bonsai bulletin cult too ji

70

Upload: pierpaolo-rubiu

Post on 26-Mar-2016

219 views

Category:

Documents


4 download

DESCRIPTION

secondo numero di cult bollettino d'informazione della bonsai creativo school academy, too ji è l'arrivo dell'inverno in giappone si celebra la tennotanjobi

TRANSCRIPT

Page 1: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

ANNO I - N° 2 Trimestrale di cultura didattica dell’arte bonsai bulletin Bonsai Creativo School - Academy

Le ventiquattro stagioni del bonsai

TOOJI

bulletinBONSAI

CULT

Page 2: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Un click per la naturaConcorso n° 2

Scatta una foto in bianco e nero alla natura e spediscila alla redazione nel seguente formato:- dimensioni 10 X 15 cm. - Risoluzione 300 pixel / pollice, segnalaci il tuo nome e cognome e parteciperai alla selezione per la pubblicazione in questa pagina.

Autore: Fabio Canneta 1

Page 3: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Eccoci ancora tra voi !Siamo al secondo numero di “Cult”, il bollettino d’informazione della Bonsai Creativo School Academy, puntuali come il solstizio d’inverno !

“Too ji” è l’arrivo dell’inverno: in Giappone si celebra la Tennotanjobi, il compleanno dell’attuale im-peratore Akihito, nato nel 1933 e salito sul trono del crisantemo nel 1989: in quest’occasione appare con la moglie Michiko per tre minuti su un balcone davanti alla folla e sventola le bandierine giapponesi.Il 25 Dicembre anche in Giappone si celebra Natale, il 31 Dicembre la festa di fine anno: poco prima della mezzanotte i templi suonano 108 volte la campana per simboleggiare la purificazione dei 108 desideri ter-reni (bonno).Questo numero vi proporrà pagine che danno continuità alle rubriche aperte nel primo; cercheremo di ren-dere la chiave di lettura degli argomenti facile e fruibile : si trattano aspetti basilari e avanzati, argomenti estetici e filosofici. Parlerermo ancora degli ambienti del bonsai, di come realizzare al meglio elementi dell’arredo del giardino; la specificità di questo numero sarà, tuttavia, la correlazione dell’arte bonsai con le arti maggiori.

Continuerà la “Gallery story” dei bonsai della BCS che, nel tempo, hanno testimoniato e avvalorato l’impegno profuso dalla scuola e dagli studenti. Lo “Student spot” è uno spazio dedicato agli allievi, alla loro presentazione al panorama bonsaistico ; si racconta di loro per testimoniare l’ umiltà, la dedizione e la perseveranza con cui praticano l’arte bonsai.

La Bonsai & Friends è la festa del bonsai e della scuola raccontata dagli ospiti che hanno animato i due giorni, il congedo del IV° Corso accademico e la presentazione dei neo accademici del V° Corso che pren-derà il via in Gennaio p.v.e il giocare con il bonsai dei bambini della Baby-BCS.Non vi resta che iniziare a sfogliare le nuove pagine e trarne piacere e informazione. Questo é il nostro auspicio e piacere!

Buone feste! Sandro Segneri

2

Editorialedi Sandro Segneri

Page 4: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Ideato da:Sandro Segneri

Direttore / Responsabile:Sandro Segneri

Comitato di redazione:Roberto RaspantiFrancesco SantiniFrancesco SantiniFederico SpringoloMarco Tarozzo

Collaboratori:Daniele AbbattistaAntonio AcamporaMassimo BanderaMatteo CaldieroMatteo CaldieroMarco GianniniMarcelo MichelottiAlessandra Pozzi

Grafica e impaginazione:Sandro Segneri

Web:Pierpaolo RubiuPierpaolo Rubiu

RevisoreStefano De Robertis

Copertina:Foto Sandro SegneriEmail: [email protected]

Le ventiquattro stagioni del bonsai

Pag. 1: Un click per la natura.

Pag. 5: A, b, c... Il bonsai é facile - Capitolo IIdi Federico Springolo e Marco Tarozzo

Pag. 11: Fondamenti di estetica giapponese Capitolo IIdi Marco Tarozzo

Pag. 15: Un pò di Giappone in bianco/nerodi Sandro Segneridi Sandro Segneri

Pag. 19 : Inchiostro: estemporanee di un pennello di Sandro Segneri

Pag. 20: Il trascorrere del tempo espresso nella forma - Capitolo II di Marco Giannini

Pag. 24: Gallery story school

Pag. 29 : Giardini - On fuu en: il giardino del vento che suona di Sandro Segneri

Pag. 32: Working project - Analisi del bonsai - Capitolo IIPag. 32: Working project - Analisi del bonsai - Capitolo IIdi Francesco Santini

Pag. 38: Student spot - Marcelo Michelotti “Armonia e serenità”

Pag. 42: News BCSA

Pag. 43 : Armonia visiva: Forma - Spazio e Colore - Capitolo IIdi Alessandra Pozzi

Pag. 45 Operae memoria dignae : di Massimo Bandera

Pag. 47: I colori nell’acqua: di Roberto RaspantiPag. 47: I colori nell’acqua: di Roberto Raspanti

Pag. 54: Metti la cera, togli la cera: di Daniele Abbattista

Pag. 57: Bonsai Creativo School - Academy...art working team

Pag. 60: So-Saku Bonsai - Kimura MasaiKo Awards

Pag. 63 : BCSA Last minute: reportage V° Bonsai & Friends edizione 2012

Pag. 66: I diplomati del IV° Corso accademico

Pag. 67: Il Nuovo Talento della Bonsai Creativo School

Too ji - pubblicazione del 21 Dicembre

Bonsai bulletin

CULT

Anno I - n. 2 Dicembre 2012

Page 5: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Foto - Sandro Segneri

Page 6: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Ac... Il bonsai é FacileNel capitolo precedente é stata trattata la struttura dell’albero: le radici, il fusto, la foglia e la fotosintesi clorofilliana. In questo nuovo capitolo vi forniremo cenni culturali, storici, i fondamenti estetici e gli stili canonici.

GliGli ideogrammi Bon e Sai, che ritroviamo uguali sia in cinese che in giapponese, rappresentano Vaso e Albero; da qui la traduzione "Albero coltivato in un vaso". E' però abbastanza evidente che si tratta di una traduzione troppo minimalista poiché non sono sufficienti un albero e un vaso per fare un Bonsai. Si e' cer-cato in molti modi di tradurre questa parola ma nessuna definizione spiega l'essenza del "fare Bonsai". Che sia una forma artistica e' innegabile e come in ogni Arte esistono scuole e modi diversi di interpretarla.

Per noi il Bonsai e' la riproduzione idealizzata di un albero: come il pittore utilizza pennelli, tela e colori per dipingere , il bonsaista usa materia vegetale vivente per rappresentare ora un albero svettante e soli-tario, ora un vecchio esemplare contorto, ora un bosco o un paesaggio montano; il tutto contenuto in un vaso, che, nell'insieme, è più importante per l'albero di quanto non sia la cornice per il quadro.

CENNI STORICI

Forse per giungere alle origini del Bonsai bisogna risalire a molti anni prima di Cristo, quando nacque e si diffuse in Cina l'Arte del giardino. Si narra che i parchi imperiali coprissero superfici vastissime. Al loro interno erano riprodotti monti, fiumi e boschi realmente esistenti: erano la rappresentazione simbolica dell'Impero.

Il giardino cinese ancora oggi segue quelle regole antichissime: esistono due principali categorie. la prima e' il giardino con veduta in movimento, nel quale ci si inoltra scoprendo ad ogni passo angolazioni diverse per la veduta del paesaggio; la seconda è il giardino con veduta da fermo che presenta un determinato fronte, spesso inquadrato, come in una cornice, da pannelli con aperture che suddividono la visione del paesaggio.NelNel giardino cinese alberi, rocce, sottobosco, corsi e specchi d'acqua si fondono con gli inconfondibi1i segni della presenza umana: un ponte, un viottolo lastricato, un padiglione di bambù, una barca sul lago.

I Bonsai che tutt'oggi vengono coltivati a Shangai altro non sono che giardini cinesi miniaturizzati, con veduta da fermo.AncheAnche se si ritiene che l'Arte di coltivare gli alberi in vaso sia antica quasi quanto quella dei giardini (2000 A.C. c.a .) le prime testimonianze storiche risalgono al 200 D.C. e soltanto 1000 anni dopo, circa 800 anni fa, venne scoperta e portata in Giappone dai monaci che andavano a conoscere e a praticare il Buddismo Zen.

In Giappone. quest'Arte si perfezionò nei secoli: nacquero nuove tecniche e vennero codificati stili; fu Arte di nobili e di letterati, le cui opere vennero tramandate di generazione in generazione. Fu ed è tuttora una delle tradizionali "Vie" Zen per il raggiungimento della "conoscenza".

OggiOggi quest'Arte e' diffusa in tutto il mondo e, con l'uso di tecniche e di attrezzature moderne, nuovi maestri impongono il loro stile, diverso e distante dal Bonsai. tradizionale quanto può esserlo un'opera di De Chiri-co da una di Raffaello.

5

b

Page 7: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Il Ramo Posteriore ha lo scopo fondamentale di dare profondità al Bonsai; formerà un impalco parzialmen-te visibile dal fronte e, come tutti i rami posteriori, dovrà essere più corto di quelli laterali. Il Secondo Ramo, ovviamente più corto del Primo, si deve collocare sul lato opposto al Primo Ramo, più in alto rispetto a questo e leggermente spostato verso l'osservatore. Questi tre rami, insieme all'apice, sono da soli sufficienti per l'essenzialità' del Bonsai. Tutti gli altri rami complementari dovranno essere disposti lungo un'immaginaria spirale verso l'apice, in modo che non co-prano quelli sottostanti. Il primo ramo frontale dovrà essere al di sopra dell'altezza degli occhi dell'osserva-tore.

Sono considerati antiestetici: - i rami cosiddetti a corona, ossia più rami che si dipartono circolarmente alla stessa altezza;- i rami opposti che nascono alla stessa altezza; - i rami che attraversano il tronco; - i rami. che incrociano altri rami; - i rami rivolti all'interno della chioma; - i rami che presentano deformità: ingrossamenti, curve antiestetiche, ecc.; - i rami paralleli e a scaletta; - i rami che si biforcano vicino al tronco; - i rami che partono dallo stesso punto; -- i rami troppo grossi verso l'apice; - i rami che crescono all'interno di una curva; - i grovigli di rami.

Vengono considerati difetti anche: - ripetizioni di curve uguali nel tronco; . - ingrossamenti innaturali del tronco al di sopra del piede; - radici irregolari o presenti ad un solo lato del piede; -- tronco che sprofonda direttamente nel terreno, senza radici superficiali; - radici aeree; - radici aggrovigliate e presenza di più apici.

6

Capitolo IIA cura di Marco Tarozzo e Federico Springolo

Page 8: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

GLI STILI

Furono i giapponesi a codificare gli stili del Bonsai; da attenti osservatori della Natura notarono che il por-tamento degli alberi poteva essere il più diverso a seconda chequesti crescessero isolati in campo aperto, in concorrenza con una o più piante o condizionati da eventi naturali. E così nacquero gli stili. Riportiamo qui i principali con il nome tradizionale giapponese:

* Eretto Formale * Chokkan * Eretto Casuale * Moyogi * A Scopa * Horidaki * Contorto * Bankan * Inclinato * Shakan * Battuto dal Vento * Fukinagashi * Semicascata * Han Kengai * Cascata * Kengai * Dei Letterati * Bunjingi * Doppio Tronco * Sokan * Triplo Tronco * Sankan * Tronco Multiplo (o Germoglio) * Kabudachi * Alberi separati di una stessa radice * Netsunarari * Zattera * Idaka * Boschetto * Yose Ue

In questa pagine prenderemo in considerazione soltanto alcuni degli stili riportati sopra e utilizzeremo, per In questa pagine prenderemo in considerazione soltanto alcuni degli stili riportati sopra e utilizzeremo, per quanto possibile, termini italiani.

Stile eretto formale Questo stile prevede un tronco perfettamente perpendicolare al terreno e dritto. Ad un terzo del tronco e' posizionato il primo ramo, indifferentemente a destra o a sinistra. Nei rimanenti 2/3 di tronco dovranno essere posizionati i successivi rami che formeranno la chioma: questi dovranno avere una disposizione elicoidale e la chioma dovrà essere perfettamente triangolare. L'ErettoL'Eretto Formale viene considerato dai maestri lo stile fondamentale, che ogni allievo dovrebbe affrontare, sebbene esso sia una astrazione teorica, non trovando riscontro nella Natura.

Stile eretto casuale La rigidità dell'Eretto Formale, scompare negli alberi realizzati in questo stile: il loro portamento ricorda più direttamente gli alberi che crescono in natura, quasi mai perfettamente diritti. E' forse lo stile più diffuso e quello che più soddisfa il nostro gusto occidentale.

Stile a scopa LaLa Zelkova Serrata, il Bagolaro e altri alberi prendono questo portamento quando crescono liberamente in natura: alcuni grossi rami si slanciano verso l'alto e,ramificandosi, formano un'ampia cupola tondeggiante che ricorda, nella forma, una scopa rovesciata. Si può definire anche questo un "Eretto Casuale" ed e' facile da ottenere con la tecnica della capitozzatura.

Stili semicascata, cascata e battuto dal vento RappresentanoRappresentano alberi cresciuti in modo anomalo per effetto di particolari condizioni o eventi della Natura. Succede, infatti, di notare in montagna esemplari cresciuti rasenti al terreno per proteggersi dal freddo e condizionati dal peso della neve; altri appaiono come rimasti appesi con solo qualche radice ad una cengia rocciosa dopo uno smottamento o cresciuti direttamente in una fessura della roccia di uno strapiombo e pro-tesi nel vuoto; taluni appaiono condizionati dalla forza del vento che piega tutti i rami nella stessa direzione.

ilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacililbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbo

7

Page 9: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Chokkan = Eretto Formale

Moyogi = Eretto informale

Stile boschetto E' apparentemente lo stile più facile da realizzare perché si possono utilizzare piante molto giovani poichè non è necessario che siano molto ramificate; in rea1ta', riuscire a dare profondità, prospettiva e naturalezza alla compo-sizione è spesso assai difficile. Il Boschetto si compone quasi sempre di un numero primo di piante (5/7/11/13/17 e così via); viene utilizzato anche il numero 9, ritenuto un numero sacro e magico, essendo il prodotto di "tre volte tre". In questo caso le piante ven-gono disposte in tre gruppi di tre alberi. Nel Boschetto tutte le piante dovranno essere visibili dai quattro punti cardinali del vaso, dovranno essere di al-tezze differenti e possibilmente dovranno essere diversi anche i diametri dei tronchi. Fra tutte, una pianta, la più grossa e meglio formata, diverrà il punto focale della composizione. Il fronte degli alberi sarà leggermente ad arco per dare prospettiva alla composizione; verrà, tuttavia, lasciato uno spazio vuoto laterale a simbolo dell'infinito.

Stile dei letterati Lo stile Bunjin è'forse l'espressione più sottile e poetica dell'Arte Bonsai. Nasce nel periodo Edo come una rivolta intellettuale contro la diffusa e costosa moda del Bonsai classico di Pino, rappresentato stereopaticamente in forme molto rigide; nel Bunjin la classe degli intellettuali vuole rappresentare invece l'essenzialità del1'albero in una forma quasi astratta, stilizzata come un ideogramma, ed espressiva come un haiku (breve poesia zen) :II tronchi sono spesso sottili, allungati ed elegantemente sinuosi, con pochi scarni rami, soprattutto verso l'apice. La forma sfugge alle regole dogmatiche e alle schematizzazioni: quello che in qualsiasi altro stile sarebbe errore nel Bunjin acquista tensione drammatica e da' una particolare impronta ali 'albero. Sono proprio queste caratteristiche, così al di fuori degli schemi, che ne rendono l'approccio particolarmente diffi-coltoso.

8

ilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilbonsaifacileilb

Page 10: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Sokan - Doppio tronco Fukinagashi = Battuto dal Vento

Han Ken-gai - SemicascataYose ue - Bosco

Ken-gai - Cascata

ilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsaiéfacileilbonsai

9

Page 11: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

I disegni sono statti tratti da “Sentieri bonsai Vol. 1” di Sandro Segneri

10

Bunjin -Letterati

"Luna piena d'autunnoSulla stuoia di pagliaL'ombra di un pino."

Page 12: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Fondamentidell’esteticagiapponese

11

a cura di Marco Tarozzo istruttore IBS / BCSA

Foto - Sandro Segneri

Page 13: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

NoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativo

Non possiamo fare Bonsai in maniera completa se non abbiamo almeno poche nozioni di cultura giapponese. PerPer affrontare l’argomento bonsai dal punto di vista meno occi-dentale, dobbiamo considerare che tutti gli aspetti che coinvol-gono il ri-spetto per la natura sono, per gli orientali e per il popolo giapponese in misura maggiore, spunto di riflessione e di ammira-zione; per capire meglio certe situazioni legate all’emozione, dob-biamo, inoltre, accettare che l’esperienza forte del contatto con la natura sviluppa, nello spirito “gentile”, una forte emozione che gli cambierà la vita.

Si sostiene che il Taoismo classico, in contrapposizione quello considerato più animista, permeato di pratiche di carattere magico e riconducibile all’Imperatore Giallo (3000 a.c.), abbia avuto inizio con Lao Tzu (“anziano filosofo” ) che dovrebbe essere vissuto circa 600 anni prima di Cristo.La sua filosofia venne successivamente sviluppata da Chuang Tzu in una sorta di insegnamento metafisico nettamente contrapposto all’insegnamento dell’Imperatore Giallo che si basava su credenze popolari, superstizioni e magie.IlIl Taoismo classico basa le sue radici su due testi fondamentali il “tao te Ching” di Lao Tzu e “il libro di Chuang Tzu”: il primo viene considerato il secondo libro, dopo la Bibbia, più tradotto al mondo.IlIl Taoismo si può definire come la filosofia dell’arte di vivere , il suo campo d’interesse la natura nel suo insieme e il posto che in essa occupa l’uomo; è la fi-losofia del ritmo della vita e della semplicità dello spirito connessa con l’assoluta mancanza di attività premeditata: potrebbe tradursi in pura spontaneità della vita che porta all’equilibrio e all’armonia. E’ errato pensare a Taoismo come una filosofia di rinuncia al mondo è invece corretto pensarlo come una filosofia di rinuncia a tutto ciò che è artificioso, su-perficiale e falso.L’intento fondamentale del Taoista consiste nel raggiungere l’equilibrio e l’armonia tra Yin e Yang, i due poli tra i quali qualsiasi manifestazione ha luogo.Il raggiungimento di questi obiettivi deve avvenire sia all’interno di sé che nel mondo esterno ( ecco una peculiarità del TAO: differenziare in maniera inequivo-cabile il percettore dall’oggetto percepito…) affinchè i due elementi si risolvano nell’ UNO.

12

NoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativonNoidibonsaicreativo

Il Taoismo

Page 14: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

NoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreati

E’ però impossibile imporre al mondo tale condizione dall’esterno, pertanto è solo attraverso una critica in-trospezione che la propria persona puà raggiungere l’assoluta innocenza nei confronti di sè stessa e nei con-fronti del prossimo: l’essere umano in sè non è in grado di offrire qualcosa di valido al mondo.

Il Taoismo, come del resto il Confucianesimo, usano entrambe il termine Tao (Do) “la via” ma l’interpretazione di questo concetto differisce fra le due dottrine: per il Confucianesimo, infatti, si tratta di un valore etico, stabilire ciò che giusto e ciò che non lo è; per il Taoismo la via ha più un valore metafisico, intro-spettivo; la virtù non consiste nella moralità ma in una qualità tutta interiore di obbedienza al naturale, in sem-plicità e spontaneità; non c’è la ricerca di un determinato obiettivo ma solo il sentiero, la Via; questo significa che nel taoismo non esiste un fine ma un’esperienza di vita fatta con mente aperta e disponibile perché la Via e il Viandante sono una sola cosa.

Gli insegnamenti Taoisti, spesso, vengono espressi con un paradosso: uno di questi esprime il dogma che vi sia bisogno di semplicità per affrontare le complessità della vita presenti nella natura umana; per gli esseri umani la semplicità è una qualità estremamente inusuale e questo spesso porta a delle elucrubazioni mentali fini a se stesse.E' facile complicare le cose, lasciarsi andare a interminabili ripensamenti, analisi, immaginazioni, reazioni a idee convenzionali, pregiudizi e preferenze; è facile ancora accondiscendere a "qualcosa da fare" o "qualcosa da pensare" anziché acquietare la "mente di scimmia," scoprire la FUTILITÀ di azioni pianificate che condu-cono solo alle difficoltà, alla morale, a una malintesa virtù personale e al conflitto FONDAMENTALE.

La stragrande maggioranza di quelli che vengono definiti problemi della vita sono proprio auto-generati da questa mente di scimmia, perché essa abbia "qualcosa da fare" e si distragga dall'unica azione valida.

Il wu-wei è la mancanza di cause dell'azione, permette di acquietarsi e sospendere il proprio futile agire, guar-dando così ogni cosa per quello che realmente è, raggiungendo quell'equilibrio e armonia che va oltre i limiti della realtà immaginabile.

Per il Taoismo l’uomo non è la misura dell’universo, ogni cosa vivente ha la sua parte, il suo posto è un insieme di rapporti all’interno della Natura; da questo punto di vista si genera la naturalità a porsi come ELEMENTO REGOLATORE DI TUTTE LE COSE.La posizione dell’uomo è quella di mediatore tra Cielo e la Terra , i due grandi Poteri, a lui spetta la conser-vazione dell’equilibrio fra di essi.

13

Page 15: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

NoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicreativoNoidibonsaicre

la posizione che spetta all’uomo spetta è il centro: sia Taoismo che Budhismo definiscono questa come la “via di mezzo”, in questo punto esso può comunicare in maniera uguale con le due polarità, può osservare i due opposti e avere una prospettiva tale da portare in terra l’elemento spirituale e elevare la terra alla spiritualità. A ciò si può giungere, come detto, conservando Yin e Yang in uno stato di equilibrio, evitando posizioni estreme e stabilendo una condizione di armonia.

IlIl Tao in quanto unico e in quanto totalità (totalità proprio perche la molteplicità del Tao viene detta “diecimila cose” e sta per innumerevole) è presente nella quotidianità, sia nel tran tran quotidiano che nella genialità delle arti e della filosofia; esso si colloca al di là della mente ra-zionale, non può comprendere il pensiero in se ma può essere colto in stati di meditazione e di misticismo.CHUANG ZU lo chiama il grande infinito (Ta T’ung) libero da ogni determinazione, da spazio e tempo, egli dice che lo si può cogliere solo traendo conclusioni da fatti e circostanze.

14

Page 16: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

“Bianco N ero”

15

U n pò di G iappone

Page 17: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

16

Foto album: Sandro Segneri

Page 18: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

17

Page 19: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

18

Keagon Falls

Page 20: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

19

Inchiostro

Sandro Segneri

Page 21: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Il trascorrere del tempo espresso nella forma

“I paesaggi della memoria, tra suggestioni ed espressività”A cura di Marco Giannini

foto: Sandro Segneri 20

Page 22: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

21

Albero: posizione di difesa

CAPITOLO 1I

Lo studio delle forme che gli alberi assumono in natura diviene il primo passo per fare bonsai. Si tratta di una base reale comune a cui tutti dobbiamo attingere; va da sè che poi ognuno di noi cerca di dare personalità ai suoi alberi: l̓ evoluzione di questo processo di apprendimento sarà l̓argomento di indagine di questo articolo.RitengoRitengo che la natura dovrebbe essere una delle fonti di ispirazione per le forme che intendiamo dare ai nostri bonsai ma non la sola; credo che molte esperienze della nostra vita possano indicarci ed influenzare la strada da percorrere con il nostro albero. Magari a volte ci si lascia condizionare da forme viste, si cerca di seguire l̓esempio dei grandi maestri del passato attraverso riviste foto o do-cumenti. Si partecipa, con lo stesso fine, a seminari o corsi in cui siamo guidati, passo dopo passo, soprattutto se neofiti. In generale si cerca di restare sotto ad un lenzuolo di protezione da cui si può cadere sempre in piedi. Questo sistema di apprendimento non è sbagliato, anzi, se si è alle prime es-perienze, è necessario intraprendere queste strade guidate per ottenere dei risultati. A volte, però , se ci lasciassimo trascinare di più dal sentimento o dalla fantasia, verso “destinazioni inattese quanto imprevedibili, ecco che ritroveremo proprio il nostro albero, con la sua forma del tutto parti-colare e naturale: quella che avevamo immaginato per lui, ecco che si rivela quasi spontanea. Dove è andata la nostra mente a trovare quella forma? Forse ha indagato il “paesaggio sognato”, proprio, della nostra memoria più intima, un mondo interiore, costruito nel tempo attraverso le nostre espe-rienze plurisensoriali vissute nella realtà. E̓ una sorta di “Fantàsia”(chi non ha visto La storia infinita ?) che è dentro di noi, che muta tutti i giorni, come muta il nostro punto di vista della realtà.Attenzione, tutti i sensi hanno contribuito al suo esistere, non solo la vista. I più razionali possono pensare come un archivio di immagini e sensazioni personali scaturiti dal profondo di ognuno di noi, a me piace di più utilizzare il termine “Fantàsia”.I paesaggi della memoria: lì albergano tutte le forme dei nostri alberi, e non solo; perché spesso si assimilano a figure umanoidi, di animali, ancora di più, animali feroci, a volte mitici.Dobbiamo, (come dovere proprio del bonsaista) alimentare questo mondo interiore,CONTINUAMENTE, cercando di indagare a fondo il metodo, le stranezze e soprattutto la semplicità con cui la natura plasma. E̒ un̓indagine prima intorno a noi e poi dentro di noi e da esssa dipen-dono i risultati della nostra arte.

Page 23: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

22

Pablo Picasso, Les demoiselles D̓Avignon, 1907 Olio su tela, MoMA New York

Piero Della Francesca, Flagellazione, 1450 circa, Tempera su tavola, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

Il tutto, poi, dovrà passare attraverso il filtro delle regole del gusto estetico: gli stili codificati da un̓attenta osservazione della natura. con questi fini, a volte, dovremmo osare un pochino di più, mantenendo comunque il rispetto dell̓albero, mirando ad una visione più espressiva della pianta. Ancora una volta sento la necessità di collegarmi alla sfera dell̓arte pittorica per esprimere il con-cetto: nella storia dell̓arte, esiste un punto di rottura in un preciso periodo storico, in cui i quadri non raccontano più il mondo copiando figure e oggetti della realtà. Quel periodo storico coincide con l̓avvento della fotografia che ne è la prima causa. Nel corso dell̓Ottocento, grazie al progresso della chimica, agli approfonditi studi sulla sensibilità della luce e alla creazione di nuovi materiali si arrivò alla nascita della vera e propria fotografia (1845-50 indicativo).Questa clamorosa invenzione, il suo successivo e rapidissimo sviluppo e il confronto fra immagine dipinta e immagine fotografica determinarono un̓immediata presa di posizione da parte di critici e pittori. Soprattutto ai suoi primordi, si generarono polemiche molto aspre e accese. Il mondo arti-stico del XIX secolo entrò in crisi; Il lavoro di molti paesaggisti venne sconvolto per la facilità ad otte-nere risultati impeccabili, a prezzi contenuti e in tempi brevissimi rispetto alla tradizionale pittura. In realtà il problema fu più profondo e rinnovò il modo di concepire e di fare arte. Alcuni pittori hanno continuato a dipingere in studio, copiando alla perfezione i loro soggetti di-mostrando un talento incredibile nella resa cromatica di luci riflessi e ombre. Fortunatamente qual-cuno si è reso conto che bisognava cercare di esprimere qualcosa in più con la pittura: essa non è uno strumento per copiare la realtà dei soggetti colpiti dalla luce, ma un mezzo con cui rendere evi-dente ciò che è meno “visibile”. Si inizia con il Romanticismo e Realismo in Francia Intorno al 1850, poi l̓impressionismo 1865 circa, Divisionismo 1891, Espressionismo 1905 circa, Cubismo 1910, via via si srotolano tutte le avanguardie del secolo scorso.Tutto questo per dire che è NECESSARIO ESTRARRE del sentimento dai nostri alberi! Imprimere una personalità e farne uscire un̓ espressione di forma eccelsa, non riconducibile ad una firma d̓autore. Non creare ma fare Bonsai.Qui di seguito riporto un parallelo di esempi per vedere di cosa parliamo:Evoluzione in pittura, da Piero della Francesca, Pablo Picasso, Vasijli Kandinski, Lucio Fontana

Page 24: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

23

Vasijli K. Composizione VIII, 1923,Olio su tela, Museo Guggenheim, New York

Lucio Fontana, Concetto spaziale attese, 1950-60 Palazzo Clerici Milano

Ora possiamo domandarci se nel suo piccolo, la sfera dell̓ arte Bonsai ha subito un processo di evoluzione nel tempo: l̒opera” Resurrezione” del Maestro Kimura Masahiko ne é l̓esempio tangi-bile.

Il Bonsai dovrebbe evocare emozioni, ri-portando alla memo-ria ambienti, luoghi impervi o tranquilli, situazioni di precario equilibrio o di eterna calma.

Foto 2005:Juniperus C. - Resurrezionedel Maestr Kimura Masahiko

Page 25: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Bonsai

24

Page 26: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Cupressus sempervirens Bonsai design Roberto Raspanti

Foto 2008

25

Page 27: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Ontano Collezione Fulvio Bosio

26

Foto 2009

Page 28: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Pinus parviflora Sieb et Zucc. Collezione Matteo Caldiero

27

Foto 2003

Page 29: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Juniperu Ch. v. Itoigawa Collezione Francesco Santini

Foto 2009

28

Page 30: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Il giardino scuola di Sandro Segneri

29

Foto 2009

G iardiniO n Fuu en

Il giardino è il luogo dove ascolto il suono del vento, si chiama così per questo .NelNel giardino si vive la natura, si scoprono le stagioni, i colori, la luce, la vita che si rigenera, la malinconia, la felicità, i turbamenti che riportano alla semplicità delle cose, l’umiltà. Nel Giardino si realizza lo Shin:il cuore, l’anima, lo spirito, l’intuizione. On Fuu en é anche il giardino scuola dove si lavora, ci si inspira e si realizzano progetti didattici e artistici. Questo é il secondo giardino che vi pre-sentiamo, il precedente era di Federico e seguiranno gli altri degli istruttori della BCSA. Non tratteremo la realizzazione, neanche la cutura e progettazione, per questoquesto ci sarà ampio spazio in futuro. Presentarvi i nostri giardini vuole essere un modo per “annusare” il nostro ambiente di lavoro.

Page 31: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

30

Azalea v. Kiriin e lanterna di granito

OnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnF

Page 32: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

OnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuenOnFuuen

Page 33: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Il bonsai contemporaneo si esprime con forme che difficilmente possono essere ricondotte agli stili classici.

Working project - Parte II

Analisi del bonsai

32

Definizione di: bonsai maschile e femminile.

A cura di Francesco Santini

Page 34: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Spesso il bonsai contemporaneo si esprime con forme che difficilmente possono essere ricon-dotte agli stili classici. Pur essendo presenti, i modelli appena studiati vengono rielaborati a tal punto dal bonsaista che catalogarli in uno stile o in un altro è quasi del tutto inutile.Spesso è il legno secco che, elevandosi a vera e propria scultura, diventa preponderante rispetto alla chioma. In altri casi sono le forme estreme o fantasiose a far si che quello che stiamo osser-vando non risulti facilmente classificabile. Quello che però è evidente è che chi ha creato queste forme ha, per forza di cose, studiato applicato e assimilato le regole classiche degli stili.Gli stili infatti sono il fondamento per lo studio estetico del bonsai. In un percorso didattico a lungo termine verranno ben presto integrati con una serie di regole estetiche che riguarderanno le direzioni, le proporzioni, gli spazi vuoti, le asimmetrie, ecc.Se proprio dovessimo catalogare questi tre bonsai possiamo definirli nell’ordine: una semi ca-scata e un eretto informale. e un inclinato,Vediamo adesso velocemente ogni singolo stile soffermandoci su quelli più importanti:

Pinus parviflora

Juniperus Chi. v. Itoigava

Rosmarinus officinalis

analisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaivanalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsai

33

Page 35: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

34

analisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaivanalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsai

Il passo successivo è l’introduzione del concetto di pianta femminile e pianta maschile; un bonsai può essere definito:

- femminile: fa della grazia e leggerezza la sua caratteristica principale. Il tronco è alto e slanciato, gli spazi vuoti sono ampi. In un bonsai del genere si apprezzano i movimenti, l’alternanza di pieni e vuoti, ecc.

- maschile: si caratterizza per la sua forza. Ha un tronco molto conico, rami bassi e ravvici- - maschile: si caratterizza per la sua forza. Ha un tronco molto conico, rami bassi e ravvici- inati tra loro e spazi vuoti molto ridotti. È un albero vecchio con una chioma folta e com- patta.

Carattere ed esuberanza di un albero definibile “maschile”.

Page 36: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

analisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaivanalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsai

Quanto detto è facilmente deducibile avvalendoci di alcuni disegni che meglio descrivono questo concetto.Dis. 1 / 2: entrambi sono bonsai in stile doppio tronco ma hanno due masse vegetative completamente diverse. Il primo, con tronchi la cui corteccia lascia trasparire un’immagine di se più rustica: la chioma stessa, for-mata da aghi ne esalta il concetto. L‘immagine complessiva (fisicamente e otticamente) restituisce questa definizione.Nel secondo modello, la presenza di ramificazione suddivisa e sottile attribuisce alla composizione un aspetto più gentile, sobrio; la chioma appare più rada, anche il tronco risulta liscio, privo di irregolarità, di asperità e di corteccia corrugata. AdottiamoAdottiamo adesso altri due modelli, differenti per stile e per masse, sia lignee, sia fogliari; come riferimento prenderemo i diss. 3 / 4. Il primo, forte di un tronco grosso e conico, è in grado di sorreggere una quantità di vegetazione maggiore. La chioma del primo albero infatti sarebbe troppo gravosa e sproporzionata se fosse presente sul secondo tronco. Ecco perche’ nel secondo bonsai la vegetazione è minore e più rada. D’altro canto nel primo non sarebbe proponibile una vegetazione “femminile” in quanto la pianta sarebbe assoluta-mente sproporzionata. Continuamo a immaginare di scambiare la chioma dei due alberi . Nella prima la quan-tità del verde sarebbe inferiore alla quantità del legno. Il risultato sarebbe un tronco grande e conico con poca vegetazione, in altre parole sproporzionato. La strada corretta per il miglioramento è aumentare le masse veg-etative. Nel secondo caso la chioma sarebbe superiore al legno. Un tronco del genere non sarebbe fisicamente in grado di reggere tutto quel peso. In questo caso dobbiamo togliere vegetazione per ripristinare la propor-zione giusta. Per far questo dobbiamo diminuire la grandezza dei palchi e aumentarne la distanza. Ecco spie-gata la differenza tra piante femminili e maschili: molte volte il tutto si riconduce all’applicazione della regola di proporzionalità.C’è da dire, pero,’ che la proporzionalità non è l’unico elemento. Per dare carattere femminile o maschile a una pianta c’e’ bisogno di una sapiente gestione del verde, delle direzioni e degli spazi vuoti.

35

All’interno di ogni stile possiamo trovare piante femminili e piante maschili.LaLa distinzione, infatti, non si basa sulla forma ma sulla disposizione delle masse vegetative su un determinato tronco. Gran parte di questa classificazione nasce dall’applicazione di una semplice regola di proporzionalità: la quantità della vegetazione deve essere pari alla quantità del legno. DueDue piante della solita altezza ma con tronchi di diverso spessore e grandezza non possono avere la chioma uguale. Per far si che le chiome siano proporzionate bisogna posizionare, per ogni ramo, una quantità di vegetazione pari al legno del tronco e dei rami.ÈÈ chiaro quindi che tronchi alti e slanciati por-teranno una vegetazione minore rispetto a tron-chi della stessa altezza ma molto più conici.

Bonsai definibile “femminile.

Page 37: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

analisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaivanalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsai

dis. 1

dis. 2

dis. 3 dis. 4

36

Page 38: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

analisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsaivanalisidelbonsaianalisidelbonsaianalisidelbonsai

Le classificazioni finora trattate hanno lo scopo, soprattutto a livello didattico, di fornire le regole atte a definire una base di conoscenze necessarie per diventare bravi bonsaisti. Come più volte so-stenuto, sono passi obbligatori per il corretto ap-prendimento. Grazie a loro ognuno di noi si evol-ve, matura e cresce. Ma non dimentichiamo che saranno gli alberi a “parlare” e non noi bonsaisti. AlAl di là della rigorosa classificazione dello stile, quello che più ci interessa è la storia che il bonsai ci racconta, l’emozione del suo passato. Una storia fatta di cicatrici, rami spezzati, curve, zone verdi e zone secche e tanti altri particolari che un bonsaista deve saper cogliere, leggere e interpre-tare. Un esempio? Prendiamo la foto di questo bonsai a cascata:

La pianta è indubbiamente in stile kengai, ma non è così che è nata. Alla nascita era un albero che cresceva verso l’alto. È evidente che, poi, un qualcosa ne ha cambiato la forma; forse una o più frane hanno costretto l’albero a muoversi verso il basso. E tutto questo è avvenuto con un movimento fortemente verticale, quasi a voler trovare una posizione del tronco che lo renda meno vulnerabile ai continui cedimenti del terreno. Lo shari ci ricorda, infatti, che il pericolo viene dall’alto e non è un caso che la vena rimasta viva sia quella inferiore, quella protetta e nascosta al pericolo. La parte morta protegge quella viva. Il tronco scende verso il basso sfio-rando la parete rocciosa (rappresentata dal tavolo di esposzione).rando la parete rocciosa (rappresentata dal tavolo di esposzione).La pianta continua nella sua caduta fino a un certo punto. Da li in poi si risolleva verso l’alto con forza. I vecchi rami in caduta perdono forza e muoiono. I jin che ne derivano saranno pro-tetti dalla chioma stessa e si consumeranno più lentamente. L’albero continua a crescere verso l’alto, fiero e vigoroso, con un portamento che ricorda uno stile inclinato. Quella chioma forte e rigogliosa ci dona speranza per il futuro. Dopo una vita di incertezza e pericoli sembra che quell’albero abbia finalmente trovato la pace.

37

Page 39: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

StudentSPOT

Marcelo MichelottiArmonia e serenità - Cupressus sempervirens

38

Page 40: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

39

39

studentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudent

Bunjin due tronchi

Armonia e serenitàA cura di Marcelo Michelotti

Spesso accade di porsi di fronte a una pianta e iniziare a lavorarne il tronco: via via che si scava si inizia a pensare: “che me ne faccio di questa?”IlIl dubbio nasce spontaneo ma si continua a scavare. Man mano che si pro-cede, si “gira intorno alla pianta” e, come per incanto, appaiono le qualità del bonsai che la razionalità dell’essere umano non aveva fatto percepire immediatamente: l’istinto del bonsaista, partito da un araki, ha avuto, ancora una volta, ragione.Osservando i dettagli della pianta le piccole cose appaiono: la corteccia rugosa, i movimenti accennati ma importanti, il moncone “lavorabile e in-vecchiabile” e allora si capisce che la strada è quella giusta.

....Tu vieni a casa con me.Ecco così è iniziata 5 anni fa la mia avventura con questo cipresso: è una pianta vecchia che credo di aver saputo valorizzare nel tempo, in special modo nel suo carattere leggero, quasi femminile, ma allo stesso tempo aus-tero e grave.Una volta portata a casa mi sono concentrato solo sull’attecchimento: trattandosi di una pianta vecchia andava, come tale, rispettata; bisognava dargli tutto il tempo di cui aveva bisogno.Il terriccio che ho usato era composto da pomice e terra del luogo, il vaso di coltivazione era molto forato per non far ristagnare l’umidità e favorire il drenaggio; dopo il rinvaso sono iniziate le cure a base di acidi umici e antifunginei.SuperatoSuperato con successo il periodo necessario all’attecchimento, mi sono concentrato sulla coltivazione: ho seguito un calendario di concimazioni che prevede l’utilizzo di azoto, in maniera blanda, fosforo e potassio; il concime che ho usato era biologico e pellettato.DopoDopo un biennio di coltivazione la pianta si presentava sana e in ottima salute: ho quindi pensato di sfruttare un weekend in accademia alla Bonsai Creativo, per operare la prima impostazione :auspicavo di far diventare la lavorazione del moncone di legno secco il punto focale del futuro bonsai.Una volta in aula , come di consueto, ho condiviso con i miei colleghi e con Sandro la lavorazione di tutte le piante; per la mia ho proposto l’idea direalizzarerealizzare un Bunjin: ricevuta l’approvazione, mi sono concentrato dapprima sul legno secco e poi sulla “raffiatura” e protezione dei due rami che dovevano subire ulteriori torsioni.La legatura di tutti i rametti e l’impostazione ha assorbito il tempo rima-nente. Il risultato mi ha soddisfatto appieno.Ora dopo un po’ di tempo, e di coltivazione, mirata al consolidamento delle branche nella posizione voluta, ho operato la seconda impostazione e il rinvaso in un contenitore più ridotto anche se non ancora definitivo.Passerà ancora del tempo prima che la pianta sia matura come un vecchio Bunjin ma credo che il sentiero che ha intrapreso sia quello giusto.

Page 41: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

2° step: il rinvaso e la modellatura

studentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudent

40

Il cipresso nel periodo di attecchimento

Page 42: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Cupressus sempervirens

41

39

studentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudentspotstudent

Page 43: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

BCS Accademia Italia

42

2013/15

Nuovo corso accademico della BCSA Da Gennaio p.v. prende il via il V° Corso Accademico con il program-ma articolato in tre anni. I seminari prevederanno lo svolgimento dei seguenti seminari specialistici:Tecnica, Estetica, Keido, Progettazione, Shodo, Giardini e modi di fare bonsai con la partecipazione di artisti nazionali ed internazionali. I do-centi che animeranno il triennio saranno: Marc Noelanders, Sandro Segneri, Massimo Bandera, Daniela di Perna, Marco Tarozzo, Federico Springolo e Francesco Santini.La particolarità del percorso specialistico e didattico vedrà la parteci-pazione degli allievi: Fulvio Bosio, Matteo Caldiero, Marco Giannini, Antonio Morri, Giuseppe Mauriello, Marcelo Michelotti, Mario Siano, Federico Springolo, Marco Tarozzo, Mirco Tedeschi, Rocco Zinghinì.La cornice sarà la sede storica di Cerreto Guidi.Buon lavoro a tutti!

V° Corso

Page 44: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

ARMONIA VISIVAA cura di Alessandra Pozzi

43

Il bonsai è una manifestazione molto particolare di arte e di natura, contenendo al suo interno i valori essenziali di tutti e due gli ambiti. Per questo motivo guardare un bonsai e provare a comprenderlo è un’azione complessa e profonda, che presup-pone un lungo percorso interiore.

Page 45: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

44

Capitolo II

Valutare il susseguirsi dei vuoti e dei pieni è molto importante per rendere equilibrato un in-sieme di forme. Esattamente come in una composizione musicale, dove i silenzi danno valore alle note, così gli spazi enfatizzano la struttura. Il concetto di vuoto, nella cultura orientale, è molto diverso dal nostro. Lontanissimo dalla nostra idea consumistica che pensa al vuoto semplicemente come al non-pieno, cioè alla versione negativa di ricco o completo, ha invece un’accezione assolutamente positiva. Il vuoto è visto come l’infinita potenzialità, la massima libertà e apertura, con illimitate possibilità di trasformazione. Nella nostra cultura il concetto di vuoto ha ereditato, già dalle teorie di Platone e poi di Agostino, quel giudizio negativo che lo accomuna al “nulla”. Tutt’oggi il termine vuoto va ad iden-tificare qualcosa di non compiuto o di non sfruttato: “una vita vuota”, “hai la testa vuota”. Questo ci porta a tendere immancabilmente verso la “completezza” degli oggetti e dei concetti; non ci ritenia-mo mai abbastanza saturi di cose e di competenze, lungo la vita dell’ insoddisfazione. Basterebbe instillare un po’ di filosofia orientale nel nostro vivere quotidiano per gustare anche i momenti ritenuti “vuoti”, quelli dove si analizzano i nostri pensieri e ci si apre all’assoluto.

Dal Tao Te Ching di Lao Tzu :…Chi s’attiene a questa Via non brama d’esser pieno, e proprio perché non desidera esser colmo mai completa consunzione lo coglie. (XV)

…Chi ha poco, riceverà chi ha molto, privato si vedrà. (XXII)

…La grande pienezza è come vuotezza che nell’uso non si esaurisce. (XLV)

Secondo la filosofia orientale l’alternarsi di vuoto-pieno risulta equilibrato, ma questo equi-librio è dinamico, proprio perché la staticità in natura non esiste. Purtroppo noi occidentali siamo pieni, sia esternamente con oggetti di cui crediamo di avere assoluto bisogno, che internamente con idee e preconcetti che raramente riescono ad essere elastici.Il ritmo di vuoto-pieno riporta al ciclo naturale dell’esistenza, la trasformazione che mai finisce nel nulla, ma si modifica in un movimento perpetuo.Come nella teoria, anche nella pratica il susseguirsi di vuoto e di pieno rende il bonsai dinamico. Saper dosare queste parti in modo efficace è questione di preparazione ed esperienza, di essere in grado di analizzare la realtà sia fuori che dentro di noi, di riuscire ad osservare le piante dei grandi maestri e a recepirne il messaggio

Spazio

Page 46: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Operae memoria dignaeI bonsai più famosi: opera e insegnamento

SOOTEN-NO-RYUUIl drago che ascende al cielo

La preziosità fantastica di uno dei più famosi bonsai giapponesi è espressa compiutamente in questo grande Ginepro, uno dei più belli.Juniperus chinensis var. Sargentii è alto 98cm ed ha una età reale stimata intorno ai cinque secoli.NegliNegli anni sessanta del secolo scorso, è stato classificato tra i bonsai storici e monumentali dalla Japan Bonsai Society e pubblicato in Nippon Bonsai Taikan come capolavoro bonsai. Nella sua critica estetica il “Drago che ascende al cielo” è considerato un albero che impressiona fortemente : dà la sensazione di un drago che richiama la nube di modo che , una volta salito in cielo su di essa, possa guidare lo sguardo dell'osservatore. La forma misteriosa del tenjin e dello shari ritorto esprimono tenacia in un disagio di vita del luogo impervio in cui ha vissuto e sopportato, per lungo tempo, grandi privazioni: la sua terra nativa era una rupe scoscesa. L'aspetto naturale è ancora intensamente vivace: all’interno del suo magnifico conteniuna rupe scoscesa. L'aspetto naturale è ancora intensamente vivace: all’interno del suo magnifico conteni-tore antico cinese esprime, con gusto, una grande tranquillità estetica. Questo Ginepro è un vero gioiello del mondo bonsai. Le ultime lavorazioni che vediamo nelle immagini sono di Hiroshi Takeyama al Fyo-en di Omiya: nel 1999 durante la fase di spinta in alto vigore per poterlo lavorare in sicurezza ; nella foto invernale del 2010 di Lu-ciano Granato, in cui si può apprezzare la rinnovata magnificenza del capolavoro che esprime il surplus emozionale tipico dello yojoo.Lo YOJOO è un valore estetico dei poeti che praticano la forma Waka, cioè “suggerimento dai sentimenti”. Nasce in epoca Kamakura e rappresenta il riflesso emozionale che entra in contatto con il poema, portando ad un sentimento inspiegabile, metafisico.

45

Page 47: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

È il valore proprio del teatro nō quello in cui l’attore è avvolto da un’aurea dei sentimenti non spiegati: è un mondo di insinuazioni, relazioni e di evocazioni, in cui “il meno è il più”, vengono espressi dall’attore tanto più aperta-mente tanto più viene stimolata l’immaginazione emozionale dello spettatore. In epoca Muromachi entra a far parte dello Yuugen.La capacità evocativa Jojoo è il potere suggestivo: l’ideale poetico è dunque evocare senza esplicitamente espri-mere. Il Vuoto, per esercitare la sua funzione non va riempito, ma accettato come tale.Principio Daoista: “il valore di un vaso non risiede tanto nella sua forma quanto nella sua capacità di contenere, ossia nel suo vuoto. L’estetica giapponese prevede l’artista come un tramite, in cui trascorrono il sentimento e l’espressione, più che un creatore ex nihilo : i termini che definiscono la bellezza sono sempre colorati di uno sfondo affettivo, perché hanno a che fare originariamente con una facoltà emozionale non logica.Dal MA (la sensibilità estetica giapponese) nasce la verità. Ma è il catalizzatore che fa si che il fatto (KOTO) si trasformi in verità (MAKOTO) “L’identità“L’identità della verità è la sincerità” Imamichi Tomonobu.Il MA di Tokonoma è una distanza spaziale, luogo a parte, spazio sacro. BO-DO…fare della spada e dello zen una cosa sola. GEI-DO..fare dell’arte e dello zen una cosa sola (GEIZEN ICHINYO di Zeami). SA-DO…lo zen e il tè hanno lo stesso sapore.

Riusciremo a fere dello zen e del bonsai una cosa sola?Nella teoria della bellezza dell’imperfetto c’è insufficien-za, imperfezione, incompletezza, che derivano proprio dall’enfasi dello Yojoo. Mancano delle parti, delle cose. L’ordine non è apprezzabile.FUKINSEI, l’asimmetria fa percepire a chi guarda le parti incomplete, non cerca la perfezione, non è ostinata alla ricerca della perfezione, così si è liberi dalla forma (DATSUZOKU)TuttoTutto affonda le radici nell’impermanenza buddhista dove il concetto dell’incertezza della vanità di tutte le cose è la negazione del senso di BASTEVOLEZZA, del benessere del mondano. E’ottimo leggere lo Tsurezuregusa “Pen-sieri di un Ozioso (Kenko 1283-1350). Un bonsai, che è nella bellezza della teoria dell’imperfezione non ha quindi i rami più o meno disordinati, più o meno precisi, ma è da che cosa derivano, il percorso che porta al risultato che fa “apprezzare la forma”. La suggestione della bellezza (FUZEI). FUUSHUI elegante e raffinato.KANSO altamente semplice e spontaneo. “Non deve essere l’imperfezione per raggiungere la perfezione, ma è una imperfezione che supera la perfezione della forma” Susumo Sudoo

46

Page 48: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

I colori nell’acqua

47

Koi….Living jewelsChi non è mai stato affascinato dall’eleganza e dai colori di una koi che nuota tranquillamente?ConsiderandoConsiderando uno specchio d’acqua un naturale complemento al giardino bonsai, vedremo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento, fornendo nozioni di facile comprensione e utili suggerimenti per poter realizzare e mantenere, a secondo delle esigenze di ognuno, il proprio laghetto di modo da poter definire uno spazio consono e idoneo alla vita di questi fantastici animali.

Page 49: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Potete costruire il laghetto totalmente a livello del terreno, oppure con una parte che si erge anche fuoriterra; questo disegno permette di ricreare un ambiente rupestre che ri-chiami i paesaggi orientali ed il contesto di un giardino zen minimalista.Le forme possono essere veramente le più disparate a condizione che non si vada a dis-capito della funzionalità: l’acqua deve poter circolare in tutto il volume dello scavo: sono pertanto da evitare forme troppo elaborate in quanto potrebbero portare alla formazione di zone morte e stagnanti, in cui l’acqua non gode dei ricambi dovuti alla sua circola-zione all’interno della vasca.Ricordate che le koi si apprezzano maggiormente se osservate dall’alto: la possibilità di vederle da un terrazzo riserverà gradite sorprese….é come osservare un bonsai in un to-konoma!

Questo è lo schema in sezione di uno dei sistemi di filtraggio comunemente più usati ; filtro a camere con vortex in entrata.

Skimmer in funzione

Telo da laghetto : realizzato in pvc e fatto per durare a lungo (alcune case costruttrici ne garantiscono la durata minima di 25 anni) lo si trova in commercio in vari colori. A mio giudizio il migliore colore che fa da sfondo al nuoto di una koi non può essere che il nero…DrenoDreno di fondo: assomiglia ad un fungo ed è l’aspirazione che viene posta sul fondo del laghetto, generalmente nel punto più pro-fondo, dove, per gravità, si convoglia tutto lo sporco ed i detriti. Ha una ghiera in pvc con viti inox che permettono di “flangiarlo” al telo. Sotto la struttura a “fungo” è connes-so un tubo in pvc che trasporta l’acqua alla pompa.Skimmer: lo skimmer serve a mantenere pulita la superficie dell’acqua: l’acqua entra nello skimmer per tracimazione da uno sportello basculante mantenuto in po-sizione da un galleggiante in polistirolo posto sullo stesso sportello.

48

Page 50: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

All’ interno dello skimmer c’è un bicchiere di raccolta al quale è collegato un tubo in pvc che porta l’acqua verso la pompa. I tubi di drenaggio e lo skimmer si congiungono prima di arrivare alla pompa. LaLa pompa: Il vero cuore del laghetto; a lei è affidato il lavoro più duro di pompare acqua in flusso continuo, ininterrottamente ,anno dopo anno. La pompa deve essere adeguata al volume del laghetto ed erogare la capacità del laghetto almeno una volta ogni ora . Le mi-gliori pompe sono quelle che, oltre a garantire la portata oraria necessaria , non abbiano consumi esagerati; forse costano un po’ di più all’inizio , ma si ripagano nel loro uso quo-tidiano non facendo lievitare il costo della bolletta della fornitura elettrica.

La pompa utilizzata, ideata e prodotta per essere usata nell’allevamento delle koi. I suoi pregi sono innumerevoli : basso assorbimento elettrico, prestazioni efficaci, non si ferma mai, affidabile e sicura. All’inizioAll’inizio il suo prezzo, legger-mente alto, poteva dissuadere dall’acquisto, ma non ho mai

Prefiltro a cestello : viene posto prima della pompa, si tratta di un grande bicchiere di plastica che contiene un cestello di plastica forato su tutta la superficie. Serve a proteggere la pompa e la girante dall’accidentale arrivo di qualcosa di dannoso ( un sassolino, un legnetto) alla salute di questo importante componente. Il prefiltro ha una chiusura a vite ermetica nella parte superiore.

49

Questo è un’accessorio di cui molti fanno a meno, ma che, a mio parere, si rivela di grande utilità. Montato prima della pompa protegge la stessa dall’aspirazione di detriti dannosi per la girante: un sassolino incastrato sulla girante può, se non tempestivamente rimosso ,bru-ciare il motore della pompa. Capite quindi come mai sia un irrinunciabile elemento a cui affidare la sicurezza di uno dei componenti più essenziali.uno dei componenti più essenziali.

Page 51: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Lampada UV: generalmente si tratta di un neon che sviluppa una luce uv contenuto all’interno di un tubo di vetro (per isolarlo dall’acqua). Il tutto è assemblato all’interno di un tubo in pvc.Viene montata generalmente prima del filtro : l’acqua viene fatta passare all’interno della lampada e, venendo a contatto con i raggi UV, subisce un trattamento di sterilizzazione che uccide sia gli organismi unicellulari, come le alghe che in estate fanno diventare l’acqua verde, sia eventuali batteri dannosi alla salute delle nostre koi.IlIl sistema di filtraggio: ad oggi in commercio si trovano svariati filtri da laghetto , ma quali di questi soddisfano le necessità di chi alleva le koi ?A priori sconsiglio quelli venduti nei garden center: sono sottodimensionati e geralmente non funzionano come dovrebbero.LeLe koi sono animali che crescono e che mangiano in continuazione, di conseguenza pro-ducono sostanze che inquinano l’acqua. Poichè il laghetto è un “ sistema chiuso” il filtro deve essere in grado di mantenere l’acqua su standard qualitativi idonei alla vita di questi pesci.

lampada UV : più il tubo nel quale scorre l’acqua è lungo tanto meglio la lampada riesce a svolgere il proprio compito; questo modello , di produzione cinese, ha un tubo di ben 120 cm.

I filtri vengono posti in commercio con indicazioni rispetto al volume dello specchio d’acqua: personalmente sono dell’idea che si deve sempre pensare ai “chilogrammi di pesce “ che vivono all’interno dello stesso. InIn commercio esistono sistemi di filtraggio funzionanti in maniera diversa, per gravità, a pressione, “a camere” con vortex, a sabbia (vivamente sconsigliato), a letto fluido, a cen-trifuga, a tamburo. Personalmente , quando realizzai il mio pond optai per un sistema di filtraggio classico, costruito in monoblocco di vetroresina , avente in entrata un sistema vortex , seguito da tre camere comunicanti: le prime due sono riempite da japanmatte , un materiale plastico sviluppato in giappone, che funziona da filtro meccanico biologi-co; l’ultima è una camera caricata con bioball (altro materiale filtrante realizzato in plastica) e cannolicchi di ceramica. Questi due componenti vengono colonizzzati dalla flora batterica responsabile del ciclo di purificazione della nostra acqua.Per facilitare il lavoro dei batteri presenti nelle camere filtranti si utilizzano aereatori che insufflano aria atmosferica nell’acqua, alzando così la quantità di ossigeno dell’acqua e facilitando e potenziando il lavoro dei batteri.

50

Page 52: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Per maggiore chiarezza riporto alcune immagini di posizionamento del materiale filtrante e dell’effetto di movimento sull’acqua provocato dalle pompe immerse nel “pond”.

51

Page 53: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Metti

Cerala mettitogli

metti La CeRa ToGLilA cera

Metti la ceratogli la cera

togliMETTI

Va bene. Ti sei iscritto ad una scuola, pos-sibilmente di quelle buone, e pensi di poter diventare un artista del bonsai in pochi anni.

Scordatelo !!!Bene che ti vada riuscirai a diventare un buon artigiano e, credimi, non è poco. Se riuscirai a sopravvivere ad anni di gavetta e ad alberi via via sempre meno umilianti, ti potrà succedere di maneggiare piante importanti dopo pochi anni senza rischiare di ammazzarle ad ogni minuto.

Metti la cera togli la cera di Daniele Abbattista

52

di vista

Page 54: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Gerarchia,rispetto e ducia incondizionata sembrano essere alcune delle risposte che ho avuto durante le mie discus-sioni. Non nego che in principio mi sono messo le mani nei capelli; poi ho fatto riferimento al tipo di insegnamento ancora in uso in Giappone che deriva, in modo diretto, dal vecchio insegnamento feudale e che ben poche differenze ha con la Bushido di più nobile tradizione. In questa sorta di brain washing ogni convinzione dell'allievo viene spazzata via e, solo dopo questa pulizia radicale, le nuove idee vengono, con pazienza e giusta tempistica, seminate nelle nuove menti dis-sodate.C'è da dire che in Giappone non esiste una didattica così come è strutturata in Italia: il rapporto maestro/discepolo è solo una questione di sguardi, di tecniche rubate con gli occhi e di continua applicazione del vecchio metodo bastone/carota. LaLa vera innovazione italiana, molto più vicina al sentore occidentale, è stata quella della introduzione della didattica. La vera differenza l'ha fatta l'introduzione di scuole che alcuni personaggi, famosi nel mondo, ma meno numerosi delle dita di una mano, un giorno hanno inventato, decidendo di passare al professionismo e vivere di bonsai. Personaggi caris-matici, capricciosi ed egocentrici come tutti i creativi, questi maestri hanno però il dono e la fortuna di vivere facendo quello che gli piace fare. Fateci caso, i grandi personaggi del bonsai, anche al di fuori del Giappone non svolgono una secondaseconda professione: fanno bonsai. Questo introduce subito un'altra verità: non si può diventare un genio del bonsai se non si mastica bonsai tutti i santi giorni e secondo me, non lo si diventa nemmeno se uno non è abbastanza posseduto da questa ossessione . E' ovvio che a questo punto bisogna parlare di priorità ed obbiettivi. Non tutti sognano di vivere di bonsai e di passare metà della loro vita in anonimi alberghi in giro per il mondo, sperando che gli affetti e gli altri inte-ressi aspettino con pazienza e devozione il loro ritorno. Per molti è solo un meraviglioso passatempo al pari del bridge o del golf, e tutto quello che vogliono è fare sopravvivere le loro graziose piantine al meglio delle loro possibilità. del golf, e tutto quello che vogliono è fare sopravvivere le loro graziose piantine al meglio delle loro possibilità. Poi però ci sono quelli (come me) a cui non basta far sopravvivere una pianta in un minuscolo vasetto, quelli a cui inte-ressa sempre sapere il perché ed il percome delle cose; cercano di fare tutto quello che fanno al top delle possibilità con-cesse dal tempo, dalle risorse disponibili e dall'entusiasmo. Ecco che internet, i forum (Dio ci scampi) i libri e molti Club non ci bastano più. Ci serve il salto di qualità. Io sono glio di militare e sempre vissuto tra caserme e carrarmati. Ho im-parato a distinguere gli Ufficiali che provengono dall'Accademia dai raffermati e dai Sottufficiali "ufficializzati”: hanno un'altra classe. La stessa cosa è per il bonsai: forse non diventerai un genio nita la Scuola, ma farai dei lavori più che de-centi, in linea con lo spirito e la losoa giapponese e soprattutto saprai vedere nel bonsai molto più che un albero in un vaso. Se poi hai delle doti naturali, un buon maestro non potrà che metterti nella miglior condizione per poterle esprim-ere al meglio.Ma cos'hanno di speciale queste scuole Italiane, modello esportato in tutto il mondo a scatola chiusa? La didattica.Didattica deriva dal greco didàsko (insegno), la didattica è la teoria e la pratica dell'insegnare.

Togli la cera, metti la cera, tutti abbiamo ben ssata in mente l'immagine di Karate Kid, in cui il sensei Miyagi insegna attraverso la sperimentazione. Un atteggiamento ap-parentemente ottuso e prevaricante che ha rischiato di allontanare il ragazzo dall'apprendimento. Quanti di noi nel per-corso di crescita nel mondo dei bonsai, si sono trovati in questa situazione? Credo molti. E sono anche convinto che molti ab-biano mollato il bonsai a causa d’ istruttori non adatti, che hanno incontrato sulla loro strada. Mi sono sempre domandato il perché di certe situazioni vissute e viste in campo e ultimamente mi sono lanciato in fervide dis-cussioni con gli addetti del settore.

Metti ceratogl cerailala

53

Ma allora perché iscriversi ad una scuola, mi dirai. C'è internet, ci sono i libri, i forum e ci sono i Club, meno dispendiosi ed a volte più divertenti. Mi dispiace doverti disilludere, ma non ci sono scorciatoie nel bonsai. Se avrai la fortuna come è capitato a me, di saltare il periodo improduttivo dell'autoapprendimento, alla peggio eviterai di assumere atteggiamenti ed attitudini sbagliate, che in seguito saranno difficilissime da eradicare. Un po’ come imparare a sciare da soli o con il maestro.

Page 55: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

E' la scienza della comunicazione e della relazione educativa maestro/allievo. L'oggetto specico della didattica è lo studio della pratica d'insegnamento, quindi un progetto con un ne razionale: è un vero e proprio "strumento sociale" mirato e progettato.Questa strategia didattica spiega in che modo si debba insegnare, dando uno scopo all'insegnamento; chi insegna, ovvero il maestro, avrà le conoscenze e la capacità di trasmettere in modo esatto il proprio messaggio, facilitando l'apprendimento dell'allievo.UnUn passaggio fondamentale nel processo didattico è che educare signica far venir fuori se stessi, non inculcare nell'allievo idee preconcette: il docente ha il compito di far riuscire l’allievo ad essere se stesso, forzandolo a scoprirsi, a mostrarsi senza sovrastrutture, manifestando la propria autenticità. Il maestro non ostacolerà il processo di maturazione autonomo dell’allievo (auto-insegnamento) se egli stesso sarà il primo ad essere autentico con i suoi studenti.GiàGià solo soffermandosi su questa denizione di didattica possiamo vedere come ci sia molto da lavorare nel campo della formazione degli istruttori di bonsai. Insomma, l’istruttore non solo deve conoscere la tecnica, il bonsai, la discip-lina, ma anche sapere come insegnare, come trasmettere ai suoi allievi il suo sapere: tecnico ma anche esperto di comu-nicazione e quindi ovviamente anche psicologo. Ogni studente è differente Il che signica che le metodiche di insegna-mento di una determinata cosa, non necessariamente si rivelano efficaci anche con un altro allievo. L’istruttore deve quindi sviluppare la capacità di capire chi si trova davanti, i punti di forza e i punti deboli dell’allievo, i canali giusti per apprendere e adattarsi di conseguenza. Se un istruttore riuscirà in questo, ecco allora che avremo davvero un istruttore con la “i” maiuscola.La capacità di usare varie tecniche didattiche a seconda della situazione che si presenta, di quello che vogliamo otte-nere, e soprattutto di chi abbiamo di fronte determina a mio avviso il maestro perfetto.Mostrare e fare è una forma diretta di comunicazione, più diretta rispetto al linguaggio, in quanto si vede ciò che viene fatto con i propri occhi. Se la tecnica viene spiegata a parole, è necessaria una maggiore concentrazione per capire ciò che s’intende e per farsi un’ immagine propria di ciò che è necessario ritenere.Guardare e osservare: attraverso l’empatia e l’imitazione mentale, l’allievo apprende nuove tecniche e nuove idee. Anche un procedimento complicato può essere „imparato“ mediante una ricostruzione mentale.LasciareLasciare autonomia di sperimentazione e ampio margine d’errore, affinché si crei un processo d’autoapprendimento dove l’errore assume il ruolo di motore formativo. Vi assicuro che non dimenticherò per tutta la vita gli errori di inespe-rienza e di superbia che ho fatto, quando il sensei mi ha lasciato mettere le mani sulle sue piante. Il mestiere di sesnsei sicuramente non è facile e richiede conoscenza dei metodi didattici ed esperienza, ma non é im-possibile. D’altronde essere degli ottimi tecnici, con un grande bagaglio teorico e pratico, ma poi non riuscire a trasmet-tere questo bagaglio agli allievi, è un po’come essere un genio del bonsai incapace di creare una comunicazione valida con il mondo esterno. Come si misura la professionalità di un istruttore? Misurare la professionalità è un’impresa ardua, in quanto non sempre si è in chiaro e d’accordo su cosa signichi essere professionali.Per alcuni si è professionali se si mantiene un distacco reverenziale, per altri se si è dei conoscitori iper preparati nella teoria, e via dicendo. Personalmente ritengo che si debba ricondurre la professionalità di un istruttore alla sua funzione primaria e più importante: quella di istruire, insegnare, trasmettere la conoscenza e la passione per il bonsai.Ecco quindi che per me diventano molto importanti alcuni aspetti:

- La capacità relazionale dell’istruttore: di sapersi mettere in relazione con l’allievo- L’empatia: la capacità di mettersi nei panni dell’allievo e di capirne le difficoltà al ne di trovare come risolverle-- La conoscenza teorica e pratica: su quella non si discute, bisogna avere delle solide basi in quello che si vuol trasmettere- L’attitudine sociale: la capacità di essere d’esempio nei modi di fare nel comportamento (lealtà, nobiltà d'animo, educazione ed umiltà).

Essere un esempio nel mondo bonsai: non tanto per i risultati agonistici ottenuti, quanto per il modo di relazionarsi con gli altri e la pas-sione per ciò che si fa. Insomma, vedendo come si sta lavorando nelle maggiori scuole per la formazione degli istruttori, mi sento di dire che si sta puntando a un grande cambia-mento di mentalità, nella giusta direzione, puntando davvero alla professionalità nel saper insegnare e abbandonando l’era dove i requisiti per diventare istruttori erano pochi e non inerenti alla didattica, semmai alla capac-ità di tessere relazioni sociali.

Page 56: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

NEWSBonsai Creativo School, le nuove sedi di Genova, Palma de Mallorca (Spagna) e Pau (Francia).

55Zena Bonsai Club

Page 57: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

56

RICONOSCIUTA UFFICIALMENTE da UBI e IBS

BONSAI CREATIVO SCHOOL ACADEMYBonsai art working team

Servizi e didattica di qualità certificata

La Bonsai Creativo nasce come scuola per la formazione di istruttori del bonsai. E’ la prima e unica scuola strutturata con metodo accademico che si avvale di docenti e artisti nazi-onali ed internazionali che curano il percorso for-mativo dell’allievo con interventi specialistici di par-ticolare rilevanza. Negli anni Sandro si é avvalso della collaborazione di stimati Maestri giapponesi ed europei per spe-cializzare i propri studenti, prevedendo ogni tipo di approfondimento: tecnico, pedagogico, di tec-niche di comunicazione , cultura estetica giap-ponese, Keido, estetica progettuale, Shodo, non trascurando gli aspetti creativi e di formazione didattica.L’allievo viene guidato in un percorso semplice e fruibile, funzionale ed efficace, sostenuto ed edu-cato all’addestramento etico e artistico. Questa metodologia, dispensata dal team BCSA, si é rive-lata, in breve, efficace e dinamica scardinando i tradizionali metodi d’insegnamento e aprendo nuovi orizzonti didattici, non limitativi agli allievi: punta, pertanto, alla collaborazione e valorizzazi-one del singolo studente individuandone le pecu-liari capacità e promuovendone specializzazioni e inserimento nel circuito didattico della scuola.

Page 58: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

57

Bonsai art working team

Page 59: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

58

Page 60: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

59

XI° SO-SAKU Premio per autori d̓arte bonsai & BONSAI KIMURA AWARD

SAONARA (PD) - Italy)

II° Premio d̓eccellenzaper il bonsai contemporaneoKimura Masahiko

Shooman XI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAW

25 - 26Maggio 2013

Page 61: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Giuria: Premio d̓Eccellenza per il Bonsai Contemporaneo sarà assegnato dal M° Kimura Masahiko.Giuria: So-Saku Bonsai Award: assegneranno il premio gli autori in concorso.Giuria: Premio IBS: assegnerà il premio una commissione del Collegio Nazionale IBS.Giuria: Premio BCI: assegnerà il premio una commissione BCI.

Regolamento per la partecipazione.1)Sono ammessi per selezione i primi 40 autori che faranno pervenire l̓iscrizione entro il 31 Gennaio 2013.

- Ogni autore può partecipare con un solo esemplare.- L̓iscrizione prevede l̓invio di una foto realizzata su sfondo bianco che riproduca il bonsai con il tavolo per la selezione e realizzazione del book fotografico da inviare al M° Kimura Masahiko per l̓assegnazione del premio. Masahiko per l̓assegnazione del premio.

CARATTERISTICHE DELLA FOTO:a) Foto in formato cartaceo: Stampa a colori nel formato 20 X 25 cm. che dovrà pervenire entro e non oltre il 31 Gennaio 2013 al seguente indirizzo: So-SakuBonsai Award/Premio MasaiKo Kimura: C/O SANDRO SEGNERI ‒Via Colle Leo - 115 03023 Ceccano (FR) - (Italy) 03023 Ceccano (FR) - (Italy)

b) Foto in formato elettronico: formato .Jpeg ‒ risoluzione immagine 300 pixel/pollice formato di stampa 10 X 15 che dovrà pervenire entro e non oltre il 31Gennaio 2013 al seguente indirizzo email: [email protected] e/o [email protected] La partecipazione, in caso di ammissione implica la partecipazione ed esposizione dell̓e- semplare nella sede congressuale e la partecipazione per l̓assegnazione dei riconosci semplare nella sede congressuale e la partecipazione per l̓assegnazione dei riconosci menti istituiti. La Mancata esposizione dell̓esemplare non prevede il riconoscimento del “Premio d̓eccellenza per il bonsai contemporaneo Kimura Masahiko”

[email protected] / Sandro Segneri: 347 77 22 255

ARD SO-SAKUBONSDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBOXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI°SO-SAKUBONSAIKIMURAAWARDXI° SO-SSAIMURAAWARDXI°SO-

60

I PREMI

II° Premiio d̓eccelenza per il bonsai contemporaneo Kimura Masahiko.

XI° Premio per autori So-Saku Bonsai Award.

Premio IBS per il bonsai.

Premio BCI per il bonsai

Page 62: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Last minute

Bonsai & Friends

V°15 - 16Dicembre2012

E’ successo come gli altri anni, il Borgo tra le colline tipiche della Toscana si é popolato di gente , in un clima festoso dove vecchi e nuovi bonsaisti si sono in-contrati, dove qualcuno ha fatto anche bonsai, i bam-bini, i ragazzi delle sedi BCS. Il gruppo del IV° Corso Accademico si é congedato e passato il testimone ai col-leghi del V° Corso, Marc Noelanders e Sandro hanno coadiuvato le attività didattiche, Filippo e le note della sua fisarmonica hanno accompagnato la cena del Sabato, il resto l’ha fatto la cucina del Borgo con steak and wine, poi tutto é venuto a valanga, un cocktail es-plosivo con CX di noia a zero e fuorigiri da sballo . Ci siamo divertiti facendo bonsai con gli amici!Ci hanno onorato le numerose telefonate ed sms ricevu-ti di augurio e successo. Grazie a tutti!

61

Page 63: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Foto di chiusura del IV° Corso accademico con i “Testimoni di Studente Accademico” che hanno accompagnato gli allievi nel triennio 2010/12.

Il passaggio dei “Testimoni Studente Accademico a Marco Giannini in rappresentanza del V° corsoche inizierà questa meravigliosa avventura il 26 e 27 Gennaio 2013 nella storica sede di Cerreto.

62

REPORTAGE

Page 64: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

XII° StageBCSA

63

Page 65: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

64

Page 66: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

bad boys

65

2010

Page 67: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

2011

old boys

66

%2012

romantic

Page 68: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

I diplomatidel

IV° CorsoAccademicoTriennio 2010 - 2012

67

Page 69: Bonsai Bulletin Cult Too Ji

Nuovo TalentoBonsai Creativo SchoolEdizione 2012

In occasione della Bonsai & Friends la scuola riunisce i rappresentanti delle sedi didattiche per l’annuale selezione del Talento BCS che rappresenterà la scuola al congresso UBI.A rappresentare la scuola a Vieste sarà l’allievo Alessandro Strosseri della sede di Padova. “In bocca al lupo!

Alessandro Strosseri

68

Page 70: Bonsai Bulletin Cult Too Ji