city project, n.20

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N° 20/2009 Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1 DCB MILANO IL PRIMO TABLOID DI ARCHITETTURA PER LA CITTÀ CONTEMPORANEA ciTY projecT ph. Alex MacLean _ OVER (22Plushing) www.cityproject.it deLetteraeditore

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Atelieritaliano: il progetto, tra lusso e sostenibilità.

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Direttore Responsabile: Fiorino Ivan de LetteraResponsabile di redazione: Laura Della Badia ([email protected]) Pubblicità: Mario Longo 02.365.841.34 (dir.)

Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Milano il 18/3/2005,n. 188. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46, art. 1, comma 1 DCB Milano. Iscritta al RNS il7/3/1988 con il n. 02327 vol. 24, foglio 209. Stampa: Sate, Zingonia (Bg) Prezzo di una copia: 2,00 euro. Abb. annuale: 8,00 euro

DE LETTERA EDITOREvia Tadino, 25 - 20124 Milano tel. 02 29528788 www.delettera.it [email protected]

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L O O K

VerdetemporaneoRicoprire tutto di verde, coniugando estetica ed ecososteni-bilità: mentre si moltiplicano gli esperimenti sulle facciate,nascono anche nuove idee, come quella realizzata a Pechino,per una struttura temporanea. Green Technology Showroomsorge nel cuore di un’area residenziale e vi resterà solo per3 anni. Il progetto, commissionato dalla CR Land, è del cineseGong Dong, dello studio Vector Architects. L’idea è stataquella di sviluppare il concetto di “temporaneità” in un’otticanuova e significativa. Siccome lo showroom doveva nascere all’interno di un giar-dino, Gong Dong ha pensato ad una struttura che potesseessere facilmente costruita, demolita e riciclata, con il minoreimpatto possibile sul contesto. Soluzione: un parallelepipedoin acciaio, sollevato dal suolo e ricoperto di pannelli su cui èstata applicata dell’erba. Così è stato possibile triplicare lasuperficie verde, sebbene il prato dell’area sia stato rimosso.Il CR Land Guanganmen Green Technology Showroom saràoperativo fino al 2011. Dopo lo smontaggio, i pannelli di erbasaranno riutilizzati per la ricostruzione verde dell’area. www.chinese-architects.com/vector

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International Design Award. I vincitori dell’edizione 2008Premiare i talenti più visionari del mondo della progettazione: è l’obiettivo dell’International Design Award, cheogni anno seleziona i migliori lavori nel mondo del design e dell’architettura. A febbraio sono stati svelati i vincitoridell’edizione 2008 Più di 1000 i progetti in gara in quest’ultima edizione, suddivisi in 50 categorie e provenienti da 52 PaesiEcco i vincitori della sezione “Architettura”.n Architetto dell’anno: PTW Architects, ARUP, CCDI, “National Acquatics Centre”, Pechino (Cina),n Nuovi Edifici Residenziali: Correia/Ragazzi Arquitectos con “Casa no Gerês”, Vieira do Minho, (Portogallo),n Nuovi Edifici Commerciali: Mecanoo, Business Innovation Centre “FiftyTwoDegrees”, Nijmegen (Paesi Bassi),n Paesaggio: WXY Architecture, Urban Design, “The Battery Bosque & Carousel”, New York (U.S.A.),n Sedi Istituzionali: at103 + BGP Arquitectura, “Caserma dei vigili del Fuoco di Ave Fenix”, Città del Messico (Mes-sico),n Architettura Concettuale: PTW Architects, ARUP, CCDI con il “National Acquatics Centre”, Pechino (Cina),n Urban Design: Rogers Marvel Architects, “Paesaggio Urbano del Battery Park City”, New York (U.S.A.),n Rigenerazione: Jonathan Kirschenfeld Associates, “Floating Pool”, New York (U.S.A.)http://idesignawards.com Nella foto: Mecanoo Architecten, Business Innovation Centre “FiftyTwoDegrees

Cracovia. Facciate ventilate e riflessi cangiantiUn organismo architettonico che funziona come un enorme albero: due corpi indipendenti interagisconograzie ad un articolato sistema di collegamenti. E’ il progetto vincitore del concorso per il Centro Ammini-strativo di Cracovia, che verrà realizzato dall’architetto fiorentino Claudio Nardi. (Già suo, sempre a Craco-via, l’intervento per il Museo di Arte Contemporanea, nell’area dell’ex fabbrica di Schindler). Il complessodi circa 120.000 mc, che comprende uffici comunali, dipartimenti, assessorati e sala convegni, sorgerà suun’area verde di Nowa Huta, la città “nuova” voluta da Stalin negli anni ’50. L’edificio a nord, alto solo 11m, sarà completamente rivestito da una facciata ventilata in vetro retrolaccato o serigrafato bianco semi-trasparente. L’altro volume, alto 20 m, avrà una forma sinuosa, suggerita dalla distribuzione delle albera-ture preesistenti, che si insinueranno quasi fino all’interno dell’asse comune di collegamento tra i dueblocchi. L’edificio sarà interamente rivestito da una facciata ventilata in acciaio elettrocolorato, con riflessiramati e cangianti. www.claudionardi.it

Capsula high-techNon-Uniform Rational B-Spline: è una tecnologia software utilizzata per progettare oggetti tridimensionalie curvilinei. L’architetto Enric Ruiz-Geli, dello studio Cloud 9 di Barcellona, ha utilizzato l’acronimo NURBSper la villa realizzata ad Empuriabrava, sulle Costa Brava. L’edificio sembra una navicella spaziale appro-data in uno dei più ordinari contesti suburbani. La forma è quella di una capsula spaziale; l’interno è su-peraccessoriato di alta tecnologia. Salotto, cucina, studio, zona benessere e camere sono raccolte attornoalla piscina. In ogni ambiente, illuminazione, temperatura, suoni e finestre sono regolati da telecomandi.La copertura trasparente è in ETFE (Etilene TetrafluoroEtilene): un tetto di pannelli di plastica, gonfiabili edi forma allungata. Riempiti d'aria si espandono, lasciando penetrare la luce del giorno; quando vengonosgonfiati, invece, si contraggono, bloccando il chiarore e la vista del cielo. Un’architettura straordinaria,che fa pensare un organismo vivente! www.ruiz-geli.com

Flyer. Anche Singapore ha la sua ruotaRecentemente inaugurata, Singapore Flyer è la ruota panoramica, alta 165 m, che dovrebbe diventare ilnuovo landmark della metropoli, nuova City of Excellence del XXI secolo. Il progetto è del giapponeseKisho Kurokawa, con lo studio DP Architects di Singapore. www.singaporeflyer.com

Ci vediamo a cena, sull’alberoChi di noi non ha mai sognato, soprattutto da bambino, di avere una casa sull’albero, un rifugio dove ripararsie stare a contatto con la natura? Ad Aukland, in Nuova Zelanda, lo studio Pacific Environments Architects harealizzato questo sogno su sequoie secolari ed altissime. A 12 metri di altezza sono stati “aggrappati” deibozzoli in legno, che ospitano particolari bar-ristoranti, raggiungibili con una passerella sospesa, lunga 60metri. Grazie all’isolamento dell’involucro, è possibile pranzare o cenare in qualsiasi stagione, anche in caso dipioggia. Yellow Treehouse Cafe dispone di 18 posti, ma c’è anche un elegante bar per l’aperitivo. I bozzolipossono essere rimossi e installati su altri alberi. www.pacificenvironments.co.nz

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Sul parquet. All’aria aperta

Elite è il parquet da esterni disponibile in nove essenze e due formati: a doghe (formato max 20x270) e quadri (formato max 100x100). www.alexcolor.it

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I N T E R V I E W

GERMAN FUENMAYOR GINO GARBELLINI

MONICA TRICARIO FRANCESCO FRESA

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PIUARCH

SONO TRA I QUARANTENNI ITALIANI PIÙ PROMETTENTI NEL MONDO DELL'ARCHITETTURA, DEFINITI DALLA RIVISTA THE ARCHITECTURAL REVIEW "TRA I MIGLIORI STUDI EMERGENTI DEL MOMENTO": FRANCESCO FRESA, MONICA TRICARIO, GERMÀN FUENMAYOR E GINO GARBELLINIHANNO FONDATO 13 ANNI FA LO STUDIO PIUARCH. HANNO LAVORATO PER COMITTENTI D'ECCELLENZA, COME DOLCE & GABBANA, CONTINUANO A VINCERECONCORSI IN ITALIA E ALL'ESTERO E HANNO UNO STUDIO CON PIÙ DI 30 COLLABORATORI. A LEGARLI È UNA FORMAZIONE CULTURALE ETEREOGENEA:FRESA, NATO A ROMA, SI È LAUREATO ALL’UNIVERSITÀ DI BERLINO, FUENMAYORÈ DI ORIGINE VENEZUELANA E SI È LAUREATO A CARACAS, TRICARIO SI È FORMATA A MILANO, MENTRE GARBELLINI È INGEGNERE.

Li incontro nel lorostudio, a Milano,

per parlare dei loroprogetti, delle trasformazioni

per l’Expo 2015 edelle architetture sostenibili (che,

dicono, a volte sonocome le mele biodel supermercato)

Cominciamo dal nome: Più Arch. Più rispetto a cosa?FRANCESCO: Innanzitutto volevamo un nome che contenesse la parola ARCH: una sigla avrebbe indicato più facilmente un gruppo e non delle individua-lità. Volevamo sottolineare il fatto che lavoriamo sempre in team, non solo noi 4, soci fondatori, ma tutti quelli che fanno parte del nostro studio. Il PIUl’abbiamo aggiunto per creare semplicemente un gioco di parole; tra l’altro all’inizio era indicato come segno matematico, anche per dare la possibilità dileggerlo in maniera diversa secondo la lingua. Plus arch per esempio. Però accadeva che ognuno ci chiamava in maniera diversa; si creava confusione.

Il concetto che rappresenta meglio il vostro modo di fare architettura? FRANCESCO: A noi interessa fare un'architettura legata sempre al contesto, che non è necessariamente quello del luogo fisico, ma può essere un riferi-mento culturale, un tema etc. Il rapporto con il contesto può essere un dialogo anche in contrasto con il luogo o con il contenuto. Il progetto per la sede egli showroom della D&G coniuga un'architettura lineare ed essenziale, dove la luce e il bianco sono elementi fondamentali, allo stile delle collezioni D&Gche vengono esposte. C’è quindi un apparente contrasto perché la moda è fatta comunque di dettagli, di attenzione ai materiali, di precisione nelle forme.GERMÀN: A proposito di D&G, ci è stato detto che quell'edificio dà l'impressione di essere sempre stato lì. Eppure dal punto di vista del linguaggio nonc'entra niente con i palazzi che stanno attorno. Questo edificio lavora molto sul concetto della luce, ma anche su principi universali a volte estrapolati dalmondo dell’arte. Mi viene in mente una frase di Carlos Raùl Villanueva: “Bisogna essere locali per essere universali”. Ed è questa la cosa che cerchiamodi fare, cioè essere fortemente legati al luogo, ma anche instaurare un dialogo globale.

Oltre alla sede D&G, c'è un altro dei vostri progetti che ritenete particolarmente importante?GINO: Mecenate 79, a Milano. E’ un progetto che si relaziona molto al contesto: un’ex area industriale di inizio ‘900. Si tratta dell’area ex Caproni, cheverrà trasformata in un quartiere polifunzionale, con attività commerciali, alberghi e spazi per il tempo libero. Per ora è solo progetto; verrà realizzato con itempi italiani.

Quali sono stati i vostri maestri e i modelli di riferimento?FRANCESCO: Per me Lou Reed, Bob Marley... no scherzo! Voglio solo dire che ognuno di noi ha i propri bagagli culturali. MONICA: Siamo la somma di individualità che nell'ambito del lavoro apportano il proprio contributo, che poi nell'insieme diventa un'altra cosa. E' proprioin questo il “più”. Questo diventare squadra non coinvolge solo noi 4 ma tutto lo studio. Ci sono tante persone che vengono da luoghi, culture, esperienzediverse, molti vengono dall'estero.

Vedo sul vostro sito che lavorate in Italia e all'estero. Quali sono i pregi (se ci sono) e i difetti del sistema italiano?GERMÀN: secondo me il pregio che si trova in Italia, e che difficilmente si riscontra altrove, è legato alla qualità dei lavori, alla creatività, alla tradizione ar-tigiana. Quanto al difetto, è scontato dire quale sia, cioè quello legato agli aspetti burocratici, soprattutto nel caso di progetti pubblici. E' una corsa adostacoli in cui le probabilità di arrivare al traguardo si riducono man mano che si va avanti.

Qual è il vostro parere sui grattacieli che sorgeranno nell'area dell’Ex Fiera? Siete d'accordo con chi, come StefanoZecchi (e tanti altri) ritiene che sarebbe stato meglio un parco e che questi edifici di milanese hanno poco?FRANCESCO: Aspetta... ritorniamo a quella domanda che mi piaceva tanto: quali sono stati i vostri modelli di riferimento...Possiamo dare una risposta piùcompleta. Per me Mies dan der Rohe. I vostri, ragazzi? GERMÀN: per me Carlos Raùl Villanueva, che ho già citato. GINO: io direi architetti come Ponti, quelli del secondo dopoguerra. MONICA: bè, visto che sono l’unica donna, per me Kazuyo Sejima

Riprendo la domanda... Qual è il vostro parere sui grattacieli che sorgeranno nell'area dell’Ex Fiera?FRANCESCO: La questione dell’ex Fiera è l'autentica dimostrazione della mediocrità dell'Italia. I progetti sono il risultato di un processo che si è postol'obiettivo di avere un certo tipo di architetti dello star system; un team che è stato messo insieme per apparire in un certo modo. Il progetto vincitoremette insieme le architetture di Libeskind, Hadid e Isozaki senza però che questi seguano un preciso progetto urbanistico. Il solito minestrone, il pastic-cione italiano. Il risultato è un progetto confuso, slegato dalla realtà. Gli architetti sono stati chiamati come si chiamano le star per fare lo show. E adessosi sta criticando l'architettura ma si dovrebbe criticare il modo di operare degli amministratori, privati e pubblici. E l'unione molto spesso fa la forza, ma inquesto caso in negativo. E' chiaro che forse si poteva fare qualcosa di diverso, di più legato alla città. E’ stata un'opportunità importante ma che è andatasprecata. Si diceva che avrebbe vinto il progetto migliore invece ha vinto l'offerta migliore.

Laura Della Badia

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SEDE D&G, Milano, 2006L'intervento segue un principio architettonico di grande rigore, che vede l'utilizzo di materiali naturali quali la pietra biancanamibia, il vetro e la lamiera di acciaio grezzo. Nella pagina di sinistra: particolare dela facciata.

Credete che davvero la città cambierà in occasione dell'Expo del 2015?FRANCESCO: Io sono sicuro che l'Expo sia una straordinaria opportunità per una trasformazione della città, però è passatoun anno dall'aggiudicazione e ancora non ci sono i fondi. L'Expo è tra meno di 6 anni, e di questo passo si rischia cheparte delle opere vengano realizzate nel 2016!

Cosa vi dispiace di più dell’architettura oggi prevalente e che cosa vi piace?MONICA: Non mi piace il fatto che spesso l'architettura sia un gesto, del tutto avulso dal contesto. Ci ritroviamo di fronte adedifici che sembrano degli oggetti messi in posti in cui non si relazionano con niente.

C'è una città che secondo voi ha vinto la propria scommessa con l'architettura?MONICA: Ci sono città che hanno realizzato grandi progetti, come Berlino, Barcellona, ma in generale è stato possibile farlodove c'è stata un'amministrazione attenta al territorio, cioè interessata non a calare in città degli oggetti, ma a realizzaredelle vere trasformazioni urbane.

Philippe Daverio ha detto, in un'intervista a CityProject, che il design come visione del mondo èuna risposta alla sterilità dell'urbanistica degli architetti. Cosa ne pensate?GINO: è un principio che condivido ma mi dispiace che sia così. L’urbanistica è vittima del compromesso politico e non ter-reno di confronto e riflessione sull’architettura delle città.

Veniamo alle vostre preferenze: l'architetto più sopravvalutato e quello più sottovalutato?GERMÀN: Tra i sopravvalutati c'è per esempio Zaha Hadid. Ci sono tanti architetti che, più che sottovalutati, non hanno lapossibilità di emergere. In generale sono i giovani e gli architetti di luoghi che non riescono facilmente ad evere visibilità. Unesempio è il colombiano Giancarlo Mazzanti: la sua Biblioteca España è un’opera di una potenza, di una forza tale che me-riterebbe la stessa attenzione data alle archistar, eppure non ha questa visibilità.

L’architettura è ormai diventata di moda. Se ne parla sempre di più anche nelle riviste non spe-cializzate, in cui diventa sfondo pubblicitario, installazione, spettacolo. E’ il trend del momento oil naturale percorso evolutivo dell'architettura?GINO: secondo me è una sorta di reazione al fatto che di architettura se ne fa talmente poca, che si sente il bisogno diparlarne. L’architettura delle piccole cose, per esempio della panchina, della fontana, della piazza, etc. è inesistente in Italia,per cui nel quotidiano ognuno sente il bisogno di parlarne. E' un atteggiamento del tipo “teniamola viva parlandone”. E’ unsogno che si vorrebbe realizzare e allora se ne parla.

Parliamo dell'argomento più attuale oggi in architettura: la sostenibilità. Ma un’architettura chesi rapporta eticamente con il suo tempo, non è di per sé un’architettura ecosostenibile?GERMÀN: secondo me con l’architettura biosostenibile succede la stessa cosa che accade al supermercato. Troviamo lamela un po’ macchiata e, siccome ha l'etichetta “bio”, costa il doppio delle altre. Quando si rimane ad un livello superficialeaccade questo. Può accadere che se vai ad indagare sui contenuti di un edificio, scopri che è la cosa meno sostenibile almondo, mentre grazie ad un linguaggio un po’ tecnologico si “vende” come biosostenibile. Siccome la sostenibilità è diven-tata appunto una moda, bisognerebbe andare a cercare la sostanza, non solo l’etichetta bio. Quindi io condivido la tua os-servazione: l’architettura che storicamente si è rapportata al territorio, alle esigenze reali del luogo, è sempre statasostenibile se bene ancorata al territorio, al contesto, all’energia necessaria. Adesso l’aspetto energetico è diventato fonda-mentale, quindi bisogna prestargli maggiore attenzione, ma secondo me non deve essere quello che caratterizza l’edificio,perché dal punto di vista della visibilità è equivalente all’etichetta bio. La sostenibilità è la capacità di inserirsi in un contestodove uno dei fattori con cui bisogna confrontarsi è appunto il risparmio energetico, l’impiego di materiali che non inquinano,ma questi sono solo alcuni degli aspetti della sostenibilità.GINO: secondo me tutto dipende dalla mancanza di un approfondimento culturale dell’architettura oggi, dall’assenza di rife-rimenti; quindi la sostenibilità è un riferimento che si dà l’architettura in mancanza d’altro.

Materiali e tecnologie: le due novità che si svilupperanno di più nel futuro?GINO: credo che sarebbe un peccato non trasferire nell’edilizia e nell’architettura quelle innovazioni che vengono fatte in altrisettori. Perché l’edilizia è fatta di materiali poveri, per cui abbiamo soluzioni anche un po’ superate. Potremmo avere invecea disposizione materiali con prestazioni più elevate. MONICA: oggi si parla molto anche di edifici biodegradabili, che possano essere poi smantellati facilmente; pensiamo alleproblematiche create dall’amianto, per esempio. Quindi credo che si svilupperanno molto i materiali che possono essere poismaltiti facilmente, senza conseguenze sull'ambiente.

Periferie. Quali sono le urgenze e quale la vostra proposta concreta per superarle?FRANCESCO: L’architettura non può essere certamente il fattore risolutivo del degrado delle periferie ma c’è bisogno di in-terventi sociali e infrastrutturali. Gli edifici delle periferie sono molto spesso privi di qualità, brutti. Noi da questo punto divista abbiamo fatto un lavoro di edilizia sociale a Sesto S. Giovanni in cui ci siamo posti fortemente il problema della qualitàarchitettonica, non senza difficoltà perché bisogna confrontarsi sempre con la diponibilità economica.GERMÀN: secondo me è uno di quegli ambiti in cui diventa fondamentale la simbiosi tra l’amministrazione e gli architetti. Civuole la volontà politica di fare le cose, cioè dotare di servizi la periferia, al pari del centro, per esempio la Biblioteca Españadi Giancarlo Mazzanti, già citata, è stata costruita nella periferia di una città che è a sua volta periferia del mondo, in uncontesto assolutamente degradato, una delle città più pericolose al mondo (Medellin, Colombia). C’è stata la volontà politicadi fare questo intervento che non è l’unico, perchè rientra in una serie di operazioni tra le favelas. E’ stata fatta questa bi-blioteca che comprende anche un centro di servizi; il risultato è che si è ridotta la delinquenza di una percentuale altissima.C’è stato quindi un risultato concreto, grazie alla simbiosi tra architettura e politica.

Cosa ne sarà, tra un secolo, degli edifici costruiti in questi anni?MONICA: ci saranno ancora e saremo ancora qui a parlare di quelli costruiti bene e di quelli costruiti male! Non crediamomolto nell’architettura come allestimento temporaneo perché partiamo da un approccio diverso.GERMÀN: credo che dipenda molto anche dalle specifità dei luoghi, per esempio New York ha una dinamica economicache impone una trasformazione costante degli edifici, per cui si sa che alcuni, dopo 30 anni, verranno demoliti e sostituiti.Si tratta di logiche legate alla capacità di reinventarsi, soprattutto in situazioni avverse. Ricordiamoci che proprio durante legrande depressione fu realizzato l’Empire State Building: un segno importante, che evidenzia una grande voglia di fareanche nei momenti di difficoltà. Oggi secondo me anche il fatto che l’America abbia scelto Obama è un segno: poteva sce-gliere di fossilizzarsi, di andare sul sicuro, invece ha deciso di cambiare.

Avete iniziato a lavorare insieme 13 anni fa. Le vostre idee sono cambiate?GERMÀN: Certamente siamo cambiati come studio, innanzitutto perché eravamo in 4 e oggi siamo in 40. Ci sono statigrandi cambiamenti da questo punto di vista, ma mi viene in mente una scena di un film di Almodovar in cui compare lasorella del protagonista, che era transessuale e si sente dire: “ma come sei cambiato!” e lui risponde “mah, in fondo sonosempre la stessa!”

Avete un committente con budget illimitato. Quale potrebbe essere il vostro sogno progettuale? MONICA: Il sogno non sta tanto nel committente con budget illimitato quanto nel committente - come si diceva una volta -“illuminato”, cioè che comprenda, segua e supporti le idee progettuali. Un committente con cui confrontarsi sulle scelte, consintonia. Se poi accompagna questa sua apertura mentale con un budget importante, ben venga. Credo di poter dire chefino a qui, nella nostra carriera, siamo stati molto fortunati.

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EDIFICIO ESPOSITIVO PORTA NUOVA, Milano, 2006Progetto vincitore del Concorso. L’edificio, che ospiterà uffici e showroom, sarà realizzato nell’area di PortaNuova, oggetto di un ampio intervento di riqualificazione. La costruzione, sinuosa e ondulata, cerca un rapportocon il contesto senza rinunciare ad una propria riconoscibilità.

MECENATE 79, riqualificazione aree ex Caproni, Milano, 2003Il progetto di trasformazione prevede la realizzazione di spazi con attività commerciali, produttive e per il tempo libero. L'Hangar, il capannone più grande, avrà una superficie di 7800 mq; l'albero, l'edificio più alto, si svilupperà su 10piani; altre 2 torri, di 8 piani, ospiteranno i residence. Il fronte su Via Macenate sarà costituito da una galleria vetrata con attività commerciali.

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POCHTAMTSKIE DVORY, San Pietroburgo, 2006Progetto vincitore. Il complesso di 20mila mq, sviluppato su sette piani, situato nel centro storico, ospita uffici, luonge bar, spazi commerciali eservizi di ristorazione. Il progetto lascia inalterata la facciata storica, che offre un'ampia vista panoramica sulla città.

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MASTER PLAN DEDALO, Riqualificazione aree ex Pigna,Alzano Lombardo (BG), 2007L'intervento di riqualificazione riguarda un'area di 110mila mq. Il recupero del valore storicodi parte degli edifici esistenti è l'elemento centrale del progetto.

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AMPLIAMENTO DEL COLLEGIO DI MILANO, 2007 Progetto vincitore del Concorso. L'edificio, di tre piani, prevede 50 unità abitative per studenti. Ogni alloggio hauna grande vetrata, rientrante rispetto al profilo della facciata, che si sviluppa come un nastro continuo, alleggeritoe reso trasparente da aperture di forma quadrata e dimensione variabile.

CENTRO CONGRESSI E TEATRO, Riva del Garda, 2007L'edificio è caratterizzato da una testa interamente vetrata e da una coda che si sviluppa inaltezza, pensata per racchiudere la torre scenica del teatro. Il progetto trova negli elementi na-turali, tipici del paesaggio locale, i suoi elementi fondativi.

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R E G E N E R A T I O N

Dove c’era la CampariIl progetto di Mario Botta e Giancarlo Marzorati

E’ la prima grande opera di riqualificazione della vasta area ex industriale di Sesto S. Giovanni,in provincia di Milano: la firmano Mario Botta, Giancarlo Marzorati e Moretti Contract. Si trattadell’ex area industriale Campari, dove stanno sorgendo il nuovo centro direzionale Campari eun esclusivo complesso residenziale. Il tutto immerso nello storico parco verde, di circa 6000mq, che circonda Villa Casa Alta, di proprietà dell’azienda.Un intervento interessante che, facendo i conti con le diverse preesistenze ambientali e industriali,rigenera un’ex area produttiva restituendola alla vita della città.

Mario Botta Giancarlo Marzorati

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le torri residenzialiImmerse in un parco, saranno in classe energetica“A”: gli appartamenti delle due torri residenziali, di 13e 9 piani, proposti dalla Moretti Real Estate, offrirannocomplessivamente 14.000 mq di superficie (divisi trabi, tri e quadrilocali). Come per gli uffici, le pareti sa-ranno autoventilate, in modo da consentire il filtraggiodell’aria e della luce a seconda del momento dellagiornata. Grazie alle tecnologie di domotica integratesarà possibile programmare e personalizzare tutto ciòche riguarda clima, sicurezza, luminosità, funzionalitàdi elettrodomestici e videosorveglianza.

l’impianto geotermicoL’attenzione alle tematiche ambientali e al risparmioenergetico ha portato il costruttore ad implementarenel nuovo complesso un impianto di geotermia. Verràinfatti utilizzata la falda acquifera sotterranea per pro-durre l’energia necessaria a climatizzare gli apparta-menti delle due torri residenziali, sfruttando il delta ditemperatura tra il sottosuolo e la superficie.

DA EX-AREA INDUSTRIALE A CITTÀ Dismesse le grandi fabbriche che hanno fatto di Sesto San Giovanni un centro importante dell’in-dustria del nord Italia, ora la grande sfida si muove su concetti di marketing territoriale: riqualificare queste aree e inserirle in un nuovo contesto urbano.Alla base dell’architettura studiata da Botta e Marzorati c’è la volontà di stabilire un dialogo tra presente e passato, attraverso la reinterpretazione in chiave contem-poranea di alcuni materiali. E’ il caso del mattone rosso, che veniva prodotto dai grandi gruppi industriali come le Acciaierie Falck per realizzare i propri siti produt-tivi, e che in questo progetto costituisce il rivestimento dei nuovi edifici.Un altro momento di dialogo tra presente e passato è la scelta di mantenere e ripristinare, attraverso un vero e proprio progetto del verde, il parco di villa Casa Alta,una vera cornice naturale dove si inserisce l’intera iniziativa e la salvaguardia della storica ex fabbrica del 1903.

Il forte impatto dimensionale di questi edifici hasuggerito, per le facciate, una soluzione in gradodi conferire un tocco di dinamicità: il rivestimentoin cotto è composto da tavelle posizionate conangolazioni diverse, in base all’esposizione alsole. Questi elementi associano quindi alla fun-zione estetica quella di frangisole, contribuendo amigliorare il comfort climatico interno.

In basso: le travi in legno lamellare della strutturadi copertura della lobby.

Proprietà CampariSocietà di development Moretti ContractProgetto: Mario Botta e Giancarlo Marzorati, 2006Gestione immobiliare: Moretti Real EstateDimensioni: uffici 12.000 mq; parco 6.000 mq; residenze 14.000 mqFine lavori: uffici/primavera 2009, residenze/2010, sistemazione verde/maggio 2009

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Sunny Isles, California, TrumpTowers Miami. Nonostantel’abitato sia stato recente-

mente colpito da un uragano eil livello del mare continui a

crescere, non si smette di co-struire sulle spiagge

P H O T O S H O W

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OVER

“Volo da circa 35 anni e sono stato testimone diuno sviluppo immobiliare che ha distrutto foreste, terreni agricoli e destinati al tempo libero. All'ini-zio, distoglievo lo sguardo augurandomi che tale scempio non guastasse la mia capacità di coglierela bellezza naturale. Col tempo ho cominciato asoffermare la mia attenzione proprio sulle aree piùdegradate, mosso da un bisogno quasi vendicativo,augurandomi che anche altri si accorgessero del-l'inesorabile processo di deterioramento”: sono leriflessioni di Alex Maclean, fotografo-architetto-pi-lota, i cui straordinari scatti sono raccolti nel vo-lume OVER (22Publishing, 2008, 49 euro).Le immagini documentano l’impatto che il mo-dello di sviluppo americano e quello occidentale(ma non solo, vedi il caso della Cina) hanno

sull’ambiente, sulla società, sull’economia, sull’ur-banistica, sulla vita di tutti i giorni.L’insolita prospettiva dall’alto consente di pren-dere atto, come se ci si trovasse di fronte a unimprobabile plastico, delle profonde conseguenzedell’inarrestabile intervento umano.Una testimonianza diretta, silenziosa, che non siperde nella denuncia strillata o nella retorica, incui è facile scivolare quando si trattano questitemi. Le fotografie di MacLean sottolineano un’urgenza, una necessità di cambiamento.Il volume é diviso in 9 capitoli: atmosfera, stile divita, dipendenza dall’automobile, produzione dienergia elettrica, deserti, consumo d’acqua, innal-zamento del livello del mare, rifiuti e riciclaggio,effetti dell’urbanizzazione.

LA MINACCIA ECOLOGICA VISTA DALL’ALTO

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Le fotografie aeree possono insegnarci molte cose sulleabitudini che il nostro modo di vivere ha prodotto: lo svi-luppo incessante, l'ostentazione esagerata dei beni ma-teriali, l'inutile spreco di energia e di risorse. Questicomportamenti generano effetti diversi e in apparenzapoco importanti; sommandosi, tuttavia, possono portarea conseguenze drammatiche.

Destin, Florida. Parcheggio di camper sulla spiaggia Biloxi, Mississipi. Imperial Palace Salt Lake City, Utah. Il nodo tra le interstate 15 e 80 si estende sua una superficie di 1 kmq

Glendole, Arizona. I laghi sono alimentati da un sistema di riciclaggio delle acque reflue e di stoccaggio in pozzi o serbatoi

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La produzione di energia elettrica è responsabile del 40% delleemissioni di CO2 negli Stai Uniti. Le dispersioni di enormi quantitàdi calore, che aggrediscono l'ambiente, ci permettono di com-prendere che l'energia termoelettrica centralizzata è di scarsa ef-ficacia. L'estrazione e il trasporto dei carburanti fossili fino allecentrali rappresenta un altro fattore di dispersioni importanti; il tra-sporto dell'elettricità, infine, causa emissioni supplementari stimatetra l'8 e il 9%.

Gulfort, Mississipi. La Centrale Watson Sugar Land, Texas. La W.A. Parish è una centrale a carbone che produce 19 milioni di megawatt all’ora

Tehachagi Pass, California. Un parco di 500 turbine Doggetto, California, deserto del Mojave. I nove impianti qui presenti costituiscono il più grande complesso ad energia solare al mondo

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Secondo il dizionario, i rifiuti sono “oggetti o materiali il cui uso e riutilizzonon sono stati previsti”. Si tratta unicamente del frutto delle attività umane,poichè la natura ignora la nozione di rifiuto. Bisognerebbe eliminarli nel mo-mento stesso in cui vengono prodotti, oppure, quando ciò è impossibile, ri-ciclarli e reintegrarli nel processo di produzione. Nella foto grande a sinistra:una discarica con auto che fornisce pezzi di ricambio [Ayer, Massachusetts]

Nei prossimi 35 anni la popolazione americana passerà da 300 a 400 milionidi persone. Si stima che in questo periodo si costruiranno più di 70 milioni dinuove abitazioni (in pratica più della metà di quelle esistenti). Saranno indi-spensabili strategie all’avanguardia per rendere le abitazioni più funzionali edecocompatibili. Dovremo inoltre diminuire la nostra dipendenza dall’automobilee vivere in luoghi multifunzionali a più elevata densità abitativa.

Immagini tratte da: Alex Maclean, OVER, 22Publishing,2008, 49 euro.

New York. Vista dall’alto del Central Park Sun City, Arizona. La città si sviluppa in modo concentrico attorno al centro commerciale

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SUPERFICIE DI CONTROLLO E PROTEZIONE, INSIEME DEGLI ELEMENTI CHE DELIMITANO L’AMBIENTE INTERNO DA QUELLOESTERNO, L’INVOLUCRO COSTITUISCE OGGI UN SISTEMASTRATEGICO DAL PUNTO DI VISTADEL RISPARMIO ENERGETICO. GIANLUCA MINGUZZI PRESENTA LE PIÙ RECENTI INNOVAZIONI NEL SETTORE E ALCUNI ESEMPI DI REALIZZAZIONI PIÙ SIGNIFICATIVI DAL PUNTO DI VISTA ARCHITETTONICO

Una scelta responsabile per uno sviluppo equilibrato

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E IMPLICAZIONI ARCHITETTONICHEL’INVOLUCRO EDILIZIO

architettura sostenibile

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Requisiti prestazionali e principi di funzionamento L’utilizzo del termine “involucro edilizio” è piuttosto recente e nasce come evoluzione del con-cetto di chiusura che identificava, come unità distinte tra loro, i componenti esterni quali lepareti, le coperture e gli infissi. L’introduzione di tale vocabolo risulta oggi funzionale per indi-care, con un unico termine, l’intero sistema di mediazione tra ambiente interno ed esterno, sot-tolineandone la complessità generata dalla sua integrazione con i sistemi strutturali eimpiantistici e dalla sempre più difficile possibilità di distinzione dei suoi componenti costitutivi(in termini costruttivi, funzionali ed estetici). L’involucro, considerato come superficie di controllo e protezione che delimita l’organismo, deveconfigurarsi come insieme strutturato e integrato di componenti che interagiscono con i fattoriclimatici e le dinamiche ambientali esterne (radiazione solare, temperatura e umidità dell’aria,precipitazioni, venti, rumori). Le dispersioni o gli accumuli di energia dipendono inevitabilmente dalle caratteristiche di questocomponente di confine, e pertanto la corretta progettazione dell’involucro è fondamentale pergarantire un adeguato controllo dei flussi e il raggiungimento di un bilancio energetico favorevole.

L’architettura storica offre molte esemplificazioni di involucri ispirati al principio dellasostenibilità. Analizzando le costruzioni di un tempo si riscontra un atteggiamento razionale chescaturiva spontaneamente in virtù delle difficoltà tecniche ed economiche di reperire materiali eprodotti, inducendo necessariamente a minimizzare il consumo di energia e materiali in un edi-ficio. Era in sostanza chiaro il significato e il valore dell’involucro in relazione ai consumi ener-getici e al livello di comfort interno; di conseguenza la struttura di delimitazione dell’edificio era

costruita innanzitutto come risposta adeguataalle condizioni climatiche della regione in cui siubicava, utilizzando al meglio i materiali poveri ele tecnologie modeste che erano disponibili inciascun periodo storico. Nella lettura dell’architet-tura spontanea storicizzata si riesce a percepireuna sorta di processo di evoluzione naturale,come accaduto nella catena evolutiva animale evegetale, per la “sopravvivenza” in un climacaratterizzato da fattori particolari. La peculiaritàdi una situazione portava a definire regolecostruttive codificate diverse da quelle sviluppatein altri contesti climatici, generando soluzionichiaramente leggibili e con connotazioni formalidivenute simbolo della propria appartenenza aun territorio.

Forma e funzione dell’involucro ediliziohanno subito nel tempo modifiche sostanziali. Da sempre le partizioni esterne hanno avuto ilruolo fondamentale di dividere lo spazio abitato da quello esterno, proteggendolo dalle avversitàdel clima e al contempo rispondendo generalmente alle necessità strutturali. La rivoluzione in-dustriale e l’introduzione di sistemi portanti a telaio in acciaio e soprattutto in cemento armato,ha portato l’involucro edilizio a un definitivo affrancamento dalla sua funzione strutturale. Dallametà del Novecento la parete viene ad assumere in maniera diffusa la sola funzione di tampon-

amento consentendo l’impiego di spessori sempre più ridotti, anche grazie all’introduzione dinuovi sistemi impiantistici che hanno permesso all’involucro di non dover necessariamentegarantire prestazioni energetiche. A partire dagli anni Settanta, l’arrivo di una crisi energetica ha spinto ad affidare alle partizionidi tamponamento dei telai strutturali una rinnovata funzione termica e protettiva. Le pareti opache hanno così iniziato un nuovo percorso evolutivo diversificato; si è registrato daun lato lo sviluppo di nuovi blocchi di laterizio per la realizzazione di pareti monostrato (ele-menti porizzati e successivamente anche rettificati che hanno consentito l’eliminazione dei pontitermici costituiti dalle fughe di malta generalmente presenti nel paramento murario). Altra tendenza è stata invece quella che ha portato all’affermazione di pareti multistrato, astratigrafie variabili, in cui a spessori più ridotti di laterizio vengono affiancati strati funzionali di-versificati allo scopo di dare risposta completa ai requisiti prestazionali dell’involucro. Lo sviluppo maggiore tuttavia, sia in termini di tecnologia costruttiva sia di prestazioni dei mate-riali, è avvenuto sicuramente nel campo dei sistemi di chiusure trasparenti (infissi, vetri, compo-nenti di protezione e controllo solare). Tale evoluzione ha condotto a una progressiva riduzionedella massività dell’involucro e ha modificato radicalmente il concetto di rapporto visivo fra in-terno ed esterno, concretizzando in parte le visioni utopiche di un’“architettura di vetro” mani-festatasi a partire dall’inizio del Novecento. Lo scrittore Paul Scheerbart, amico ed estimatore diBruno Taut, affermava in quegli anni: “Noi viviamo perlopiù in spazi chiusi. Essi costituiscono l’ambiente da cui si sviluppa la nostra civiltà. La nostra civiltà è in certamisura un prodotto della nostra architettura. Se vogliamo elevare il livello della nostra civiltàsaremo quindi costretti [...] a sovvertire la nostra architettura [...] con l’introduzione dell’architet-tura di vetro. [...] Il nuovo ambiente così creato dovrà portarci una nuova civiltà”. Si è giunti così negli ultimi decenni alla definizione di un quadro articolato di tipologie di involu-cro, estremamente differenziate fra loro per modalità costruttive, materiali impiegati e principi difunzionamento.

Una sommaria classificazione delle diverse possibili configurazioni di involucro può es-sere redatta in relazione alla: n funzione statica, per cui si definisce un involucro portante o non portante; n configurazione stratigrafica, per cui si definisce un involucro monostrato o pluristrato; n modalità di funzionamento, per cui si definisce un involucro passivo, attivo o ibrido (attivo e

passivo); n trasmissione dell’irraggiamento solare, per cui si definisce un involucro opaco, traslucido o

trasparente.

L’involucro edilizio si è perfezionato trasformandosi da semplice barriera protettiva nei confrontidelle condizioni climatiche esterne a superficie di confine dinamica, complesso sistema di filtro ingrado di ottimizzare le interazioni fra le condizioni ambientali esterne (inevitabilmente variabili) equelle interne (da mantenere necessariamente il più possibile stabili). Il rivestimento degli edificista quindi evolvendo verso configurazioni sempre più simili, come filosofia concettuale, all’epider-mide umana, che rimane forse la forma più complessa di “involucro” conosciuta.

Nelle costruzioni moderne l’involucro, persa quindi progressivamente la mansione portante, havisto per contro implementare il numero di funzioni a essa attribuite, fra le quali:

Il bilancio energetico di un edificio rappresenta la valutazione dei flussi di energia che inter-agiscono con esso; le dispersioni e gli accumuli sono strettamente legati alle qualità costruttivedell’involucro. Il fabbisogno di energia può essere valutato prendendo in considerazione leperdite per trasmissione (Q t), le perdite per ventilazione (Qv), gli apporti solari (Q s) e gli apporti interni (Qi).

Frank O. Gehry, Guggenheim Museum, Bilbao (Spagna). Il museo necessita di una squadra discalatori alpini per l’effettuazione di ordinarie attività manutentive; solo l’eccezionalità di questaopera rende forse (?) giustificabili simili modalità di intervento, mentre, nel costruire diffuso,corrette previsioni progettuali sul processo manutentivo sono assolutamente indispensabili.

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n isolamento termico; n isolamento acustico; n captazione e/o protezione solare; n controllo e regolazione della illuminazione naturale; n controllo e regolazione della ventilazione naturale; n controllo e regolazione del rapporto visivo fra interno ed esterno; n controllo della propagazione del fuoco; n sicurezza meccanica e resistenza alle intrusioni.

A cui si aggiungono compiti potenzialmente integrabili come: n attivazione di processi per lo sfruttamento passivo dell’energia solare; n generazione di energia attraverso l’utilizzo indiretto della radiazione solare per

l’alimentazione di dispositivi energetici integrati.

Oltre a soddisfare questi aspetti fondamentali, il progetto dell’involucro deve necessariamenterispondere anche ad altre questioni spesso ritenute marginali ma in realtà sostanziali quali: n flessibilità della propria composizione in relazione alle mutevoli necessità dei fruitori, come

avviene già da tempo per alcuni prodotti di altri settori produttivi (p.es. automobilistico); n configurazione che favorisca, con l’ausilio di eventuali accorgimenti progettuali, un’agevole

opera di manutenzione ordinaria e straordinaria a costi contenuti e in condizioni di sicurezza; n capacità dei materiali impiegati di conservare le proprie prestazioni lungo il ciclo di vita

dell’edificio, limitando la necessità di interventi manutentivi.

La risposta a tale complesso di requisiti può essere garantita attraverso strategie progettualiche prevedono l’utilizzo combinato di: n sistemi di isolamento termoacustico adeguati (diffusi, in intercapedine o a cappotto); n porzioni sufficienti di involucro trasparente; n intercapedini ventilate (pareti o coperture ventilate opache, pareti vetrate a doppia pelle); n zone di filtro (buffer zone quali atri, serre ecc.); n idonei sistemi di schermatura artificiali e/o naturali per il controllo della diffusione della

luce naturale all’interno degli ambienti e per la riduzione del surriscaldamento estivo; n sistemi di sfruttamento attivo dell’irraggiamento solare (collettori termici e pannelli fv).

OPACO/VETRATO

L’affrancamento dell’involucro edilizio dalla funzione portante hacondotto a un’evoluzione radicale della conformazione e delladefinizione stratigrafica della pelle dell’edificio, sia in terminiprestazionali sia estetici. Larga diffusione hanno avuto le pareticon involucro opaco e pelle esterna vetrata, a realizzare intercape-dini di aria chiuse o aperte con eventuale controllo e regolazionedei flussi d’aria. DA SINISTRA IN SENSO ORARIO: Neutelings Riedijk, VeenmanDrukkers, Ede (Paesi Bassi), Massimiliano Fuksas, Europark Shop-ping Center, Salisburgo (Austria), Jean Nouvel, Agbar Tower, Bar-cellona (Spagna); Peter Zumthor, KUB, Bregenz (Austria).

L’intervento più diffuso per l’incremento delle prestazioni di involucro è rappresentato dall’au-mento delle capacità isolanti, ottenuto con l’inserimento di strati termoisolanti di di-mensioni anche rilevanti sui paramenti opachi e attraverso l’utilizzo di infissi con proprietàtermoacustiche sempre più elevate. Grazie alle elevate caratteristiche prestazionali dei serra-menti, si riescono oggi a realizzare convenientemente superfici vetrate più ampie che con-sentono, con un opportuno dimensionamento e una corretta dislocazione, di aumentare il livellodi luminosità naturale interna agli ambienti e di attivare, in periodo invernale, il fenomeno di ef-fetto serra con il conseguente accumulo termico. Negli interventi più evoluti si sono introdotte intercapedini ventilate capaci di ridurre le perditedi calore per convezione dovute alle correnti d’aria invernali sull’involucro primario e proteggerelo stesso dall’irraggiamento diretto e dal conseguente surriscaldamento nel periodo estivo. Tali intercapedini sono realizzate generalmente su pareti opache (pareti ventilate) attraverso l’u-tilizzo di un paramento esterno fissato a secco su apposito telaio ligneo o metallico; numerosisono i materiali utilizzabili per la realizzazione della facciata ventilata, fra cui il laterizio, lapietra naturale, il cemento, il legno, la ceramica, l’alluminio, il rame così come materiali com-positi di vario genere.

Un’evoluzione tipologica delle facciate ventilate è rappresentata dai sistemi a doppio involucrodalla sottrazione di calore generata per convezione dalle correnti fredde; inoltre l’intercapedinefra i due sistemi vetrati diviene uno spazio di filtro che per effetto serra può contribuire alriscaldamento naturale degli spazi interni. Nel periodo estivo la libera circolazione dell’aria nel-l’intercapedine produce un flusso di corrente che, opportunamente coadiuvato da sistemi sischermatura ubicati nell’intercapedine protetta, contribuisce alla riduzione del surriscaldamentodegli ambienti interni. La soluzione di parete a doppia pelle rappresenta un’evoluzione del sistema di fac-ciata che ha trovato larga applicazione negli ultimi anni soprattutto negli edifici terziari, tipolo-gia funzionale in cui gli elevati costi di gestione energetica degli immobili rendono convenienteun investimento iniziale supplementare nella realizzazione di un doppio involucro. Contestualmente si è verificata anche l’introduzione di nuovi criteri progettuali in cui la paretesi dilata nel suo spessore aggregando al suo interno veri e propri “spazi-filtro” (buffer zone)con funzione di controllo e calibrazione del microclima interno rispetto alle variazioni giornaliereo stagionali delle condizioni atmosferiche esterne. Tali spazi si ampliano abbandonando in al-cuni casi la dimensione parietale, divenendo veri e propri ambienti di vita fruibili intermedi fral’esterno e gli spazi di attività interni dell’edificio.

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BUFFER ZONE

DOPPIO INVOLUCRO VETRATO

Esemplificazioni di “buffer zone”(zone di filtro).Da sinistra: Bob Gysin + PartnerBGP Architekten, EAWAG FORUMCHRIESBACH, Dubendorf (Svizzera).Ingenhoven Architekten,LUFTHANSA AVIATION CENTER,Francoforte.

L’evoluzione tipologica delle paretiventilate ha portato alla realizzazionedi sistemi di facciata a doppio involucro vetrato, con conformazionedell’intercapedine ventilata diversificata in relazione alle modalità di funzionamento. Da sinistra: Toyo Ito, MEDIA CENTRE, Sendai (Giappone).Baumschlager & Eberle, MÜNCHENER RÜCK OFFICE BUILDING, Monaco (Germania).

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L’utilizzo di abbondanti superfici vetrate nella realizzazione

dell’involucro ha reso indispensabile lo sviluppo e l’introdu-

zione di sistemi di protezione solare, fissi o mobili, ade-

guati per operare il controllo della radiazione solare

incidente sull’involucro e limitare fenomeni di abbaglia-

mento. La tipologia dei sistemi di schermatura non può

prescindere, affinché questi siano efficaci, dall’essere con-

gruente con l’orientamento, nonché la latitudine, in cui

questi vengono utilizzati.

Per le superfici vetrate disposte a sud il modo più sem-

plice ed efficace per ottenere una buona schermatura è

quello di utilizzare un aggetto fisso orizzontale di lun-

ghezza proporzionale all’altezza della finestra che si deve

proteggere; per le esposizioni a est e ovest è conveniente

utilizzare schermature a elementi mobili verticali, tende o

veneziane. I dispositivi di protezione offrono una migliore

efficacia schermante e una reale riduzione del passaggio

di calore se disposti in esterno rispetto alla superficie ve-

trata. La disposizione in interno consente una regolazione

della luminosità ma non impedisce l’accumulo di calore

dovuto all’irraggiamento, provocando fenomeni di surri-

scaldamento nel periodo estivo.

Altri sistemi di protezione solare possono essere composti

da griglie fisse o mobili realizzate in vari materiali (legno,

metallo, laterizio ecc.), e possono trovare, se corretta-

mente impiegati, una buona applicazione nelle diverse

esposizioni cardinali.

Sistemi di schermatura opportunamente progettati devono

essere in grado anche di effettuare un’adeguata regola-

zione dell’intensità luminosa ed evitare fenomeni di abba-

gliamento. Tale controllo può essere ottenuto attraverso

dispositivi di varia natura: tendaggi, elementi a lamelle

orizzontali, verticali o alla veneziana, vetrate traslucide op-

pure a stato variabile (cromogeniche).

Una strategia alternativa di protezione solare è rappresen-

tata dall’utilizzo dei sistemi vegetali, grazie alla loro elevata

capacità di intercettamento della radiazione solare. Si pos-

sono impiegare efficacemente alberature disposte in

modo opportuno a ridosso dell’edificio o sistemi a verde

parietali costituiti da piante in vaso, sistemi rampicanti

(sviluppo dal basso verso l’alto) o sistemi decombenti

(crescita a cascata per gravità dall’alto verso il basso).

Il progetto della facciata verde deve definire la distribu-

zione delle essenze vegetali rispetto alle superfici del fab-

bricato; la disposizione del verde può interessare solo le

parti opache o riguardare anche quelle trasparenti, salva-

guardando la necessità di mantenere un buon ingresso di

luminosità naturale dalle superfici vetrate stesse, nonché

garantire una corretta circolazione dell’aria soprattutto nel

periodo estivo.

L’utilizzo di specie vegetali come sistema di rivestimento

della superficie esterna dell’involucro richiede comunque

notevoli attenzioni progettuali. Risulta importante definire

consapevolmente l’essenza delle piante da utilizzare (con

riferimento particolare alla loro peculiarità di specie sem-

preverde o a foglia caduca) e la loro modalità applicativa,

anche in relazione all’esposizione cardinale della parete su

cui vengono ospitate; dovranno essere considerate le ca-

ratteristiche delle specie vegetali quali la loro dimensione

di crescita, la tipologia del fogliame e il livello di densità

del manto vegetale. È necessario anche uno studio accu-

rato della loro gestione e manutenzione programmata af-

finché si possano ottenere risultati soddisfacenti e i

benefici (funzionali ed estetici) attesi.

Le scelte andranno sempre effettuate in relazione alle esi-

genze di progetto e alla tipologia del contesto climatico.

L’utilizzo di sistemi rampicanti a radici avventizie corte o a

“ventose” va attentamente valutato; la forte adesione della

pianta al supporto murario rappresenta un aspetto partico-

larmente delicato in quanto può generare patologie gravi

all’involucro edilizio; se il supporto (p.es. l’intonaco) pre-

suppone inoltre la necessità di interventi di manutenzione

previsti e prevedibili per sua natura, la presenza del ram-

picante può ostacolare la gestione corretta dell’involucro

nel tempo.

È pertanto spesso preferibile il ricorso a tipologie di rampi-

canti su supporto indipendente rispetto al paramento mu-

rario; il sostegno può essere realizzato in vario modo con

elementi in acciaio o legno opportunamente progettati per

sostenere e direzionare lo sviluppo del manto vegetale,

nonché per fornire la necessaria resistenza ai carichi sta-

tici e dinamici quali l’azione del vento.

Negli ultimi anni si sono sviluppati sistemi di pareti verdi a

componenti modulari utilizzati non tanto per funzioni

schermanti, quanto come veri e propri elementi di finitura

superficiale esterna del pacchetto murario. L’aspetto otte-

nuto è in sostanza quello di un giardino verticale che con-

ferisce alla pelle dell’edificio un aspetto mutevole e una

L’INTEGRAZIONE DEI SISTEMI DI SCHERMATURA ARTIFICIALI E NATURALI

L’efficacia di un sistema di schermatura non può prescinderedall’essere congruente con le peculiarità intrinseche dell’ori-entamento, nonchè della latitudine, in cui viene utilizzata. Da sinistra:Alessandro Contavalli, SCUOLA PONTICELLI, Imola; Werner Tscholl, UFFICI SELIMEX, Laces (Bolzano).

La piantumazione di alberature a foglia caduca a ridosso dell’edificio permette di realizzare un’efficace strategia di protezione so-lare nel periodo estivo, consentendo comunque l’ingresso della radiazione solare nella stagione invernale. Nelle foto: ChristianHauvette, CENTRO DI RICERCA E SCUOLA DI INGEGNERIA, Clermont-Ferrand.

La crescita della vegetazione rampicante è supportata da unastruttura metallica distaccata dalla superficie dell’involucro.Mario Cucinella Arch., CENTRO DIREZIONALE FORUM, Rimini.

Elementi modulari “verdi” realizzano lo strato funzionale piùesterno del pacchetto murario, sostituendo di fatto le superficitradizionali di finitura dell’involucro. Jean Nouvel, MUSÉE DUQUAI BRANLY, Parigi.

Page 29: City Project, n.20

forte caratterizzazione in termini estetici, tattili e olfattivi.

L’apporto energetico principale offerto dal verde in facciata

nel periodo estivo consiste nella riduzione del carico ter-

mico sull’involucro ottenuto grazie all’intercettazione dell’ir-

raggiamento solare; l’innalzamento delle temperature a

ridosso dell’edificio viene così contenuto dalla capacità del

manto vegetale di assorbire la radiazione solare incidente

grazie a processi di evapotraspirazione legati alla fotosin-

tesi. Nel periodo invernale la superficie vegetale delle spe-

cie sempreverdi contribuisce alla limitazione delle

dispersioni dovute a fenomeni convettivi indotti dalle cor-

renti d’aria che lambiscono l’involucro.

Altro aspetto interessante offerto dall’utilizzo di piante a ri-

dosso dell’edificio è il miglioramento della qualità dell’aria

attraverso la capacità del fogliame di trattenere le polveri

disperse nell’aria. L’adozione di una pelle vegetale pre-

senta, come visto, varie difficoltà progettuali e pone in es-

sere la risoluzione di diversi aspetti gestionali, tuttavia

rappresenta una forma interessante di interazione dell’in-

volucro con l’ambiente circostante. Una corretta progetta-

zione del sistema di facciata a verde consente di avere

una risposta dinamica dell’involucro al variare delle condi-

zioni ambientali in virtù delle corrispondenti modificazioni

naturali delle piantumazioni.

Il verde parietale, nelle sue varie forme di utilizzo, contri-

buisce a “naturalizzare” la percezione dei volumi architet-

tonici; ciò è da intendersi non tanto nel senso di mimesi

all’interno di un contesto, quanto in termini di smaterializ-

zazione percettiva dei volumi costruiti e leggerezza

d’aspetto generata dalla densità variabile del manto vege-

tale che sfuma i contorni dell’architettura.

Il verde può inoltre essere utilizzato efficacemente sulle

superfici orizzontali dell’involucro edilizio, fornendo presta-

zioni energetiche elevate e mettendo a disposizione aree

verdi aggiuntive a quote superiori a quelle del piano di

campagna, aspetto assolutamente interessante in ambito

urbano dove l’elevata densità abitativa spesso non con-

sente di avere adeguati spazi verdi a disposizione.

L’impiego di tetti-giardino migliora l’inerzia termica della

copertura, garantisce, con le sue proprietà drenanti, un

deflusso controllato delle acque meteoriche verso i sistemi

di raccolta, riducendo, in tal modo, le probabilità di conge-

stionare la rete fognaria e il pericolo di allagamento con-

seguente a intense precipitazioni atmosferiche.

Tale soluzione trova riscontri consolidati nei secoli nelle ar-

chitetture del nord Europa dove le proprietà termoisolanti

del terreno costituiscono lo strumento ideale per la prote-

zione dello spazio abitato dalle rigide temperature.

Oltre a definire adeguate strategie di protezione solare, al

contempo è necessario anche strutturare i sistemi di

schermatura in modo tale che in determinate condizioni,

sostanzialmente nei periodi invernali, essi favoriscano (o

quanto meno non ostacolino) la diffusione della luminosità

naturale; adeguati livelli di illuminazione naturale consen-

tono di ottenere le migliori condizioni di comfort visivo, ri-

ducendo al contempo l’utilizzo di apparecchiature di

illuminazione artificiale e i conseguenti consumi energetici.

L’energia elettrica necessaria per l’illuminazione degli am-

bienti rappresenta una quota non marginale rispetto al to-

tale dell’energia complessivamente consumata per il

fabbisogno di un edificio. Razionalizzare il funzionamento

dell’impianto di illuminazione artificiale (attraverso l’utilizzo

di lampade ad alta efficienza e di dispositivi di regolazione

automatica degli apparecchi illuminanti), e sfruttare al

massimo il contributo della luce naturale diurna significa

ottenere realmente un considerevole risparmio energetico.

Per ottimizzare l’illuminazione naturale degli ambienti si

possono utilizzare sistemi di riflessione a mensola che de-

viano la luce naturale fino alle parti più interne degli am-

bienti, e sistemi di luce zenitale, come lucernari o pozzi di

luce.

Esistono inoltre soluzioni tecnologiche basate sull’utilizzo di

speciali sistemi vetrati che hanno la peculiarità di riflettere

in modo direzionale l’irraggiamento luminoso secondo le

esigenze (vetri prismatici, vetri con film olografici e vetri

con microlamelle interne). In alcuni casi sono state speri-

mentate soluzioni pionieristiche che integrano nel disegno

architettonico di un unico elemento di facciata entrambe le

funzioni di controllo (protezione o incremento) dell’intensità

luminosa interna a seconda delle necessità e delle condi-

zioni atmosferiche esterne.

L’utilizzo dei dispositivi di protezione e controllo solare

influisce sensibilmente sull’aspetto dell’involucro ed

è oggi divenuto uno strumento importante per la

composizione del linguaggio architettonico e la definizione

dell’estetica di un edificio.

L’elemento modulare di facciata integra le funzioni di rego-lazione e protezione del flusso luminoso. Jean Nouvel, Institutdu Monde Arabe, Parigi. >

L’utilizzo dei dispositivi di protezione e controllo solare influisce sensibilmente sull’aspetto dell’involucro divenendostrumento importante per la composizione del linguaggio architettonico e la definizione dell’estetica di un edificio. Sauerbruch Hutton, Laboratorio di ricerche farmacologiche,Biberach (Germania); Edoardo Milesi, Stabilimento enologico,Cinigiano, Grosseto. >>

L’utilizzo dei sistemi di copertura a verde consente di ottenere prestazioni termiche elevate e una regolazione del deflusso delleacque meteoriche verso le reti di raccolta; il tetto può inoltre divenire un’area verde praticabile in grado di offrire aperture dellospazio abitato verso l’esterno anche a quote di piano superiori. Nella foto: Delugan Meissl Associated Architects, edificio per ufficie abitazioni, Vienna (Austria).

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Una notevole innovazione nella concezione dell’involucro è

rappresentata dalla possibilità di utilizzare la sua superficie

per sfruttare convenientemente l’energia solare e alimentare

il fabbisogno energetico di un edificio. Le strade percorribili

sono quelle dell’uso diretto della radiazione solare e dell’uso

indiretto in cui l’irraggiamento viene sfruttato attraverso dis-

positivi appropriati per produrre varie forme di energia.

Nel primo caso lo sfruttamento dell’energia solare, si può re-

alizzare attraverso un corretto processo di progettazione della

costruzione in termini di orientamento, di configurazione dei

volumi e di distribuzione degli spazi e delle funzioni interne;

applicato al funzionamento dell’involucro, la radiazione solare

può essere utilizzata ad esempio per generare calore o in-

nescare processi di ventilazione naturale (funzionamento

passivo dell’involucro).

Nel caso dell’utilizzo indiretto della radiazione solare la pro-

duzione di energia può essere risolta nella definizione dell’in-

volucro edilizio (funzionamento attivo dell’involucro)

attraverso l’utilizzo di collettori termici (ad aria o acqua) e

moduli fotovoltaici; per entrambi i sistemi la produzione

commerciale offre oggi sul mercato una varietà di modelli

che rende possibile il loro impiego in situazioni diversificate.

I sistemi a collettori solari possono essere impiegati per

riscaldare acqua o aria per il condizionamento degli ambienti

interni o per integrare il riscaldamento dell’acqua a uso sani-

tario. Combinando i collettori solari con sistemi a pompa di

calore si può anche ottenere energia per il raffrescamento.

Una classificazione elementare può distinguere i collettori so-

lari termici in tre tipologie: assorbitori solari, collettori piani,

collettori a tubi sottovuoto.

I sistemi fotovoltaici sono utilizzati invece per ottenere ener-

gia elettrica, sfruttando un processo fotoelettrico, caratteris-

tico del silicio, che consente di trasformare la radiazione

solare direttamente in energia elettrica.

L’integrazione effettiva di questi dispositivi energetici nell’in-

volucro aumentano il valore funzionale della pelle dell’edificio.

Tuttavia fino a oggi non si è verificata una diffusione davvero

significativa dell’utilizzo di questi sistemi integrati di pro-

duzione energetica. È di fondamentale importanza l’at-

tuazione sempre più efficace di programmi di incentivazione

economica; nonostante i continui rincari del costo dell’ener-

gia e dei combustibili fossili, non è ancora infatti divenuto

economicamente conveniente, nella maggior parte dei casi,

l’utilizzo di questi dispositivi.

La riduzione del fabbisogno energetico dell’edificio attraverso

involucri più efficienti renderà l’utilizzo dei sistemi solari inte-

grati sempre più interessante; tali dispositivi potranno di fatto

divenire capaci di fornire un fabbisogno energetico che si

avvicinerà sempre più a quello complessivo dell’edificio, ren-

dendolo quindi quasi energeticamente autonomo rispetto alle

reti di distribuzione energetica.

Tale prerogativa contribuirà a favorire l’effettiva diffusione dei

sistemi solari attivi sul mercato.

D’altra parte già da tempo esiste comunque la possibilità di

utilizzare convenientemente l’energia prodotta da impianti so-

lari per alimentare il fabbisogno utile al funzionamento di al-

cuni componenti del sistema edificio, rendendo

sostanzialmente nulli i costi di gestione a essi relativi.

Le maggiori potenzialità di sviluppo di questi componenti

risiedono tuttavia nella possibilità di divenire parte funzionale

integrante dell’involucro edilizio, in sostituzione di altri mate-

riali tradizionali di chiusura e finitura superficiale. In tal senso

occorrerà investire nella ricerca e nello sviluppo per ottenere

prodotti con prestazioni aggiuntive rispondenti a requisiti

generalmente assolti dai componenti tradizionali dell’involu-

cro, in termini di resistenza meccanica, resistenza agli agenti

atmosferici, isolamento, oltreché di integrazione estetica con

l’organismo edilizio.

Nel momento in cui i componenti “energetici” saranno in

grado di sostituirsi (a parità di prestazioni e con un valore

aggiunto dato dalla loro funzione attiva), ai componenti edilizi

tradizionali dell’involucro, otterrà anche una riduzione dei

costi legata al mancato utilizzo di questi ultimi.

La peculiare angolazione d’installazione necessaria per ot-

tenere rendimenti elevati e la considerevole dimensione su-

perficiale indispensabile (in particolare per i sistemi fv), per

raggiungere un livello di produzione energetica accettabile,

diviene uno dei principali problemi progettuali da affrontare.

Per poter prefigurare un utilizzo efficiente di questi dispositivi

energetici, che ne giustifichi il loro impiego, è assolutamente

indispensabile che già a livello metaprogettuale si ragioni

sull’edificio in considerazione anche del loro utilizzo: un cor-

retto orientamento e la disponibilità di superfici adeguate

L’INTEGRAZIONE DEI SISTEMI DI PRODUZIONE ENERGETICA

Integrazione architettonica di moduli fotovoltaici in facciata.Da sinistra: Hegger Schleiff, EDIFICIO RESIDENZIALE, Stoccarda; Pedro Cabrito + Isabel Dinizi Arquitectos, EDIFICIO SOLAR XXI, Lisbona.A destra, grande: Carmen Gill Torres, CENTRO ANZIANI ESERVIZI SOCIALI, Madrid.

Integrazione architettonica di collettori solari piani in facciata.George W. Reinberg, SCUOLA MATERNA, Vienna

Page 31: City Project, n.20

(per disposizione e per dimensione) alla produzione di una

quantità di energia corrispondente a quella prefissata sono

fattori indispensabili per il loro successo applicativo sia in

termini funzionali sia estetici.

Il lavoro di integrazione diviene ancor più impegnativo se si

interviene su edifici esistenti; si rende in questi casi ancor

più necessario ricorrere a soluzioni peculiari, spesso non

generalizzabili, che nascono da un’attenta analisi di tutti i fat-

tori rilevanti dell’edificio e del suo contesto.

Le tecnologie solari condurranno indubbiamente all’individu-

azione di nuovi soluzioni formali per l’involucro, che creer-

anno un significativo ampliamento semantico del repertorio

architettonico.

L’applicazione sinergica di configurazioni di involucro capaci

di sfruttare i fenomeni microclimatici circostanti sia in modo

passivo sia attivo definiscono un funzionamento “ibrido” della

pelle dell’edificio: le tecnologie edilizie e quelle impiantistiche

diventano fra loro complementari e l’involucro diviene parte

di un sistema integrato edificio-impianti in grado di modifi-

care le sue prestazioni fisico-tecniche nel tempo, in relazione

alle circostanze climatiche e alle esigenze dell’utenza.

I pannelli fotovoltaici integrati nel sistema di protezione solare di copertura forniscono il fabbisogno elettrico perl’azionamento delle pompe deputate alla circolazione diacqua sulla superficie esterna dell’involucro vetrato di facciata, rendendo in sostanza nullo il costo di gestione diquesta strategia di raffrescamento estivo. Nicholas Grimshaw & Partners, UNITED KINGDOM PAVILION,1992, Expo di Siviglia.

Page 32: City Project, n.20

_i materiali a cambiamento di fase (Phase Change Materi-

als, PCM), composti organici come la paraffina o inorganici

come i sali idrati che sono in grado di accumulare notevoli

quantità di calore attraverso un fenomeno fisico di

transazione di fase;

_i materiali isolanti traslucidi (Transparent Insulation Materi-

als, TIM), capaci di condurre e diffondere la luce, garan-

tendo al tempo stesso elevati livelli di isolamento termico,

rispondendo quindi a esigenze sia di conservazione sia di

guadagno energetico; la denominazione racchiude in realtà

una serie diversificata di prodotti quali quelli commercializ-

zati sotto forma di piccole sfere di materiale sintetico rac-

chiuse tra lastre di vetro (Aerogel), strutture a nido d’ape in

policarbonato o polimetilmetacrilato (Helioran) o sistemi

composti da condotti capillari di vetro racchiusi fra due las-

tre vetrate (Kapilux);

_gli isolanti sottovuoto (Vacuum Insulation Panels - VIP),

pannelli di acido silico impacchettati sottovuoto all’interno di

L’utilizzo dell’EFTE (etilene tetrafluoroetilene) rappresenta unesempio di come i materiali innovativi possano entrare a farparte del settore delle costruzioni edili attraverso la sperimen-tazione e il perfezionamento delle prestazioni fornite. Da sinistra: Herzog & de Meuron, ALLIANZ ARENA, Monaco;PTW Architects, OLYMPIC SWIMMING CENTRE, Pechino.

L’INTRODUZIONE DI MATERIALI INNOVATIVI

pellicole sintetiche impermeabili all’aria e al vapore acqueo

protette da un involucro sottile metallico; forniscono

prestazioni analoghe a quelle dei materiali isolanti

tradizionalmente utilizzati, ma con spessori anche fino a

dieci volte inferiori;

_i vetri cromogenici, capaci di modificare le proprie carat-

teristiche ottiche (trasparenza, traslucidità, opacità) in re-

lazione a determinate sollecitazioni che possono essere di

tipo elettrico (vetri elettrocromici e sistemi a cristalli liquidi),

termico (vetri termocromici) o luminoso (vetri fotocromici).

L’involucro razionale non sarà per questo in futuro neces-

sariamente sempre e in qualsiasi situazione ambientale un

involucro “imbottito” di soluzioni tecnologiche innovative o

materiali di ultima generazione. L’analisi dei caratteri varie-

gati delle architetture tradizionali storicizzate nelle varie re-

gioni del pianeta ci dimostra come l’involucro possa essere

“intelligente” e funzionale pur con l’uso di materiali comuni

La ricerca sui nuovi materiali e l’innovazione tecnologica dei

processi di produzione hanno da sempre influenzato il dis-

egno dell’involucro edilizio, sia negli aspetti prestazionali sia

formali. L’introduzione recente di materiali innovativi proveni-

enti dallo sviluppo e dalla ricerca effettuata in altri ambiti

produttivi avrà una ricaduta significativa nel settore edile.

Analizzando l’ampio repertorio di tali materiali di ultima gen-

erazione, si possono individuare prodotti che hanno trovato

già applicazione in diverse opere d’avanguardia quali materi-

ali sintetici come le membrane in EFTE (etilene tetrafluo-

roetilene), e altri che invece sono stati impiegati quasi

esclusivamente in opere sperimentali, per i quali saranno

necessari ulteriori tempi di sviluppo e monitoraggio al fine di

consentirne una maggiore diffusione applicativa. Si tratta di

materiali con caratteristiche tecniche e prestazionali molto

innovative rispetto a quelle dei materiali abitualmente utiliz-

zati in edilizia, che prefigurano scenari di sviluppo futuri as-

solutamente rivoluzionari. Fra questi si possono citare:

e tecnologie limitate. Costruire involucri efficienti e innovativi

quindi non significa necessariamente impiegare la tecnolo-

gia anche dove non assume più reali valori funzionali, bensì

calibrarne l’uso per ottenere un risultato ideale in relazione

alle reali esigenze di progetto: la tecnica non dovrà essere il

fine del progetto ma uno strumento a nostra disposizione

per la realizzazione di un processo ottimizzato in quanto

conscio e responsabile.

In diverse esperienze contemporanee la consapevolezza

delle virtù e delle potenzialità insite nelle nuove tecnologie e

nei nuovi materiali comincia a tradursi in un elemento di

forte stimolo per l’indagine progettuale, conducendo a un

reale superamento di linguaggi e canoni estetici codificati.

La superficie parietale diviene in alcuni casi strumento di

comunicazione visiva multimediale a valenza urbana, attual-

izzando il valore sociale dell’involucro alla condizione storica

in cui nasce.

L’involucro costituisce da sempre l’elemento più rappresen-

Page 33: City Project, n.20

L’involucro comincia a divenire strumento di comunicazione visiva multimediale a valenza urbana, attualizzando il valore sociale dell’edificio alla condizione storica e culturale in cui nasce. Da sinistra: Realities:united, SPOTS, Berlino; Renzo Piano, KPN TelecomBuilding, Rotterdam (Paesi Bassi).

Le potenzialità insite nelle nuove tecnologie e nei nuovi mate-riali, possono rappresentare un forte stimolo per l’indagineprogettuale conducendo a un reale superamento di linguaggi ecanoni estetici codificati. Dall’alto: Jean Marc Ibos e Myrto Vitart, Museè des BeauxArts, Lille (Francia); Peter Zumthor, KUB, Bregenz (Austria).

tativo dell’architettura; le nuove tecnologie, i nuovi materiali

e la loro applicazione ecologicamente orientata aumentano

le tradizionali potenzialità comunicative della pelle degli

edifici. Con queste nuove prerogative, la facciata ritorna così

a farsi interprete del rapporto tra l’azione umana e

l’evoluzione della società e quindi manifesto contemporaneo

esplicito di una nuova civiltà.

Numerose sono le opere di qualità realizzate in questi ultimi

anni che possono costituire un prezioso riferimento per uno

sviluppo diffuso di una nuova cultura del “costruire sosteni-

bile”, nei suoi diversi aspetti funzionali, economici, ecologici

e sociali.

Le architetture di seguito riportate rappresentano un valido,

per quanto necessariamente ristretto, campione esemplifica-

tivo in tal senso; la diversità delle realizzazioni presentate e

dei temi affrontati dimostra come sia complessa e articolata

la questione della sostenibilità e quale pluralità di approcci e

risultati possa essa generare.

L’ARTICOLO È TRATTO DAL VOLUME “ARCHITETTURA SOSTENIBILE.UNA SCELTA RESPONSABILE PER UNO SVILUPPO EQUILIBRATO, SKIRAEDITORE, 2008”, CHE PRESENTA I RISULTATI DELLE DUE ULTIME EDI-ZIONI DEL PREMIO ARCHITETTURA SOSTENIBILE, PROMOSSO DALLAFACOLTÀ DI ARCHITETTURA DI FERRARA CON IL SUPPORTO DI FASSABORTOLO.GIANLUCA MINGUZZI, ARCHITETTO, DOCENTE ALLA FACOLTÀ DI AR-CHITETTURA DI FERRARA, È SEGRETARIO DEL PREMIO INTER-NAZIONALE ARCHITETTURA SOSTENIBILE.

Page 34: City Project, n.20

Sviluppare un progetto in tutte lesue fasi, dall'ideazione alla forni-tura di materiali e arredamento,puntando all’eccellenza e allaqualità del Made in Italy: è lanuova frontiera del contract, quel“fare squadra” che per le aziendediventa sempre più spesso unpunto di forza, permettendo di ri-spondere in maniera più completae puntuale alle esigenze del mer-cato. Un settore in cui contanouna grande capacità imprendito-riale, coordinamento e compe-tenze specifiche, ma soprattuttoun continuo lavoro di ricerca,come ci spiega Roberto Bianconi,amministratore delegato di AI.Perchè anche il lusso può esseresostenibile. www.atelieritaliano.org

di L.D.B.

ATELIERITALIANOIL CONTRACT, TRA LUSSO E SOSTENIBILITÀ

I NTE R V I EW

“Un gruppo di aziende impegnate a dare forma e vita allospazio abitato, con un ideale di bellezza da condividere ele migliori idee per realizzarla”.Questa è la presentazione di Atelieritaliano che leggiamosul sito. Ci spieghi meglio cosa fa AI e in che modo si rap-porta con il mondo della progettazione?Atelieritaliano riprende e attualizza l’idea della bottega d’arte. Maestri e me-stieri della nostra tradizione legno-marmi- pietre-vetro, ma anche materiali in-novativi, si uniscono in Atelieritaliano con l’obiettivo di offrire prodotti e servizidi eccellenza. Quello che nella tradizione della bottega artigianale corporativaera un saper fare, tenuto gelosamente segreto, qui si apre invece alla speri-mentazione e alla contaminazione, che derivano dal lavorare insieme ad uno stesso progetto.Il risultato è la qualità del servizio che offriamo e che si sta affermando comela nuova frontiera del lusso: il contract su misura. Un contract, dunque, percommittenti esigenti, che esigono il valore dello stile italiano, non solo nei ma-teriali ma anche nel progetto. E, andando oltre: che si riconoscono nella cul-tura italiana del vivere con gusto.

Chi è il vostro interlocutore e quali sono le richieste più frequenti?Il nostro cliente abituale è un privato o una società che necessita di un pro-getto su misura e di attenzione ai dettagli, in particolare per la realizzazione diresidence, hotel, ville private, uffici. Il nostro supporto va oltre l’ambito proget-tuale legato all’architettura, poiché possiamo offrire anche servizi di ingegneria.

Il vostro obiettivo è quello di diffondere lo stile italiano nel mondo. C'è un ambito territoriale in cui operate maggiormente? L’ambito territoriale sensibile alla bellezza e al Made in Italy di qualità non haconfini. Il nostro sguardo è rivolto al mercato del lusso e ad un’utenza sensi-bile all’eccellenza e alla qualità. Per noi questo si traduce in un lavoro quoti-diano di attenzione ai prodotti e ai servizi che selezioniamo per i nostri clienti.

Tra le vostre attività c’è anche l'organizzazione di eventi.Cosa avete organizzato quest'anno per il Salone del Mobile?Più che di eventi dobbiamo parlare di ricerca e innovazione come cuore delnostro laboratorio. Ci contraddistingue un lungo percorso di ideazione e orga-nizzazione di eventi sperimentali, che sono anche divenuti mostre culturali dirilevanza nazionale e internazionale.La nostra attenzione alla ricerca di materiali e tecnologie innovative per l’ar-chitettura, e la sensibilità per i temi più attuali, ci ha portato, quest’anno, inoccasione del Salone del Mobile, ad inaugurare un laboratorio sul temaLusso&Sostenibilità. Abbiamo presentato, in anteprima a Superstudiopiù, ilconcept di una casa in legno, realizzato con l’arch. Angelo Micheli di AMDL.Nella nostra sede di Milano abbiamo poi inaugurato, e ospiteremo per alcunimesi, un’installazione di poesia visiva di Danilo Premoli, con corpi illuminantidi Performance in Lighting.Philippe Daverio e Gualtiero Marchesi hanno poi animato una serata dedicataal tema della luce nel convivio italiano, un tema che fa seguito al laboratorioEstetica&Buongusto già da noi creato alcuni anni fa nella nostra sede a Ve-rona, collateralmente al Vinitaly. (www.winedesign.it).

CONCEPT DI UNA CASA IN LEGNO, REALIZZATO DALL’ARCHITETTO ANGELO MICHELI E PRESENTATO DURANTE IL FUORISALONE A MILANO (2009)

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I N T E R V I E W

i mezzi di comunicazione?un ingrediente del progetto!

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Puoi spiegarci meglio, come e perché, da architetto, ti sei avvicinato al mondo della comunicazione?Credo che la mia attenzione verso il tema della comunicazione e delle sue interferenze con l'architettura sia nata nel corso deimiei studi alla Facoltà di Architettura di Firenze. La presenza di un docente eclettico come Giovanni Klaus Koenig, che tra le altrecose aveva avviato con anticipo e straordinaria abilità lo studio di una semiologia dell'architettura, è stata probabilmente per memotivo di ispirazione. Da qui ho iniziato una riflessione sul rapporto tra i media e l'architettura, nonché sulle possibili ricadute chela rivoluzione informatica stava avendo sul mondo del progetto. È mia convinzione che i mezzi di comunicazione siano a tutti glieffetti strumenti di progetto, che vadano colti e assunti al pari delle altre materie che compongono la parte più solida, se questaesiste ancora, della disciplina.

L’architettura da anni è ormai di moda. Se ne parla sempre di più anche nelle riviste non specializ-zate, in cui diventa sfondo pubblicitario, installazione, spettacolo. E’ il trend del momento o il natu-rale percorso evolutivo dell'architettura?Probabilmente si tratta di tutte e due le cose. Il fatto che di architettura si parla molto, in questa epoca, anche attraverso i canalinon specialistici, è conseguenza di un percorso che ha origini molto lontane e che ha visto la sua esplosione nell'Ottocento, in-sieme alla Rivoluzione Industriale, alla nascita delle riviste specializzate, allo sviluppo di tecniche pubblicitarie che si legano allenecessità del progetto e che sono in sintonia con la trasformazione della stessa società occidentale. Le azioni mosse da una fi-gura come quella di Le Corbusier, che giunge nel momento in cui questo percorso è decisamente spianato, può valere per ricor-dare l'opportunità di osservare il carattere evolutivo del fenomeno. D'altronde è vero che in questi ultimi anni si sta assistendo almanifestarsi di un trend secondo il quale il tema dell'architettura, e del suo progetto, appaiono più vicini al pubblico. Si tratta diun'occasione interessante, che potrebbe corrispondere a una fase di acquisizione di maggiore consapevolezza, per i cittadini, delruolo dell'architettura contemporanea.

La massiva divulgazione dell'architettura ha avvicinato enormemente a questi argomenti anche ilpubblico non specializzato, oggi più sensibile e attento ai temi della progettazione. Come è cam-biata, in conseguenza di ciò, la professione dell’architetto e il rapporto con il pubblico?Esiste un cambiamento che riguarda il pubblico e il modo in cui questo guarda all'architettura. Ed esiste un cambiamento nelmodo in cui gli architetti progettano a partire dalle condizioni poste dai media. La presenza diffusa di ambiti di comunicazione cheriguardano l'architettura costruita, e soprattutto il progetto, determina una modificazione del modo di pensare il progetto e definireil processo per la sua realizzazione.

Il sistema dei media tende a sviluppare, intorno all'architettura, una molteplicità di ambiti di inter-vento e di nuove professionalità. Come cambierà l’editoria e il web nei prossimi dieci anni?Non sono affatto certo di quello che accadrà nei prossimi anni. Posso dire che guardo con attenzione ai modi attraverso i quali ildiscorso sull'architettura contemporanea passa attraverso l'editoria, sia quella specializzata sia quella generalista. È facile preve-dere che l'attenzione dei media per l'architettura sarà sempre più legata a fenomeni di costume, che rischiano di consumarsi piùrapidamente di quanto l'architettura, che insiste su tempi tendenzialmente lunghi, effettivamente conceda.

Il successo del web e dell'interattività sembra indicare una via di sviluppo per la comunicazione eper la rappresentazione in architettura basata più sull'informazione. Credi che l'informzione possanuocere all'approfondimento?L'estendersi della pratiche che generano informazione, che negli ultimi anni vedono nel web e nei dispositivi in esso sviluppatisidegli assoluti protagonisti, non è un fatto antitetico alla possibilità di approfondimento. Per quanto internet venga maggiormentesfruttata dal largo pubblico nelle sue forme superficiali, offre opportunità di approfondimento ed enormi potenzialità nell'aggrega-zione di informazioni.

Cosa ti piace delle riviste di architettura e cosa non ti piace?Mi piace, quando effettivamente esiste, la diversità dei punti di vista offerti.

Parlando di architettura e di rappresentazione, Boris Podrecca ricorda che esiste una sorta di com-piacimento fine a se stesso nella modellazione di architetture digitali, che quasi non ha più sensorealizzarle nella realtà...Credo che l'affermazione abbia un senso se si intende per architettura digitale qualcosa che si esaurisce, appunto, con la realizza-zione di un suadente rendering. In realtà l'avvento del digitale in architettura ha a che fare con processi e con dinamiche che soloraramente si risolvono in una semplice immagine. Naturalmente esiste una forma di compiacimento verso le immagini. Qualcosa ingrado di evocare, nell'architetto che le ha prodotte, un senso di realizzazione.

Tra le prossime iniziative che hai organizzato c'è il festival BEYOND MEDIA, che da 11 anni è unadelle principali iniziative al mondo dedicate alle più attuali visioni sull’architettura contemporanea.Qual è il tema di quest'anno?La nona edizione del festiva BEYOND MEDIA è dedicata al tema "VISIONS". La cultura in generale, e l’architettura in particolare,sembrano aver perso, negli ultimi anni, la capacità di ricercare visioni ampie, di raccogliere in uno sguardo esteso la complessità

Marco Brizzi, classe 1967, è architetto, insegna alla CaliforniaState University, alla Facoltà di

Architettura dell’Università di Fer-rara e alla NABA di Milano.

Si interessa di storia e critica dell’architettura, dei rapporti tra in-novazione tecnologica e progetto,

con particolare attenzione allenuove tecnologie di comunicazione.Organizza eventi, mostre e concorsiche si contraddistinguono per un

aspetto in particolare: l’innovazione. Video, multimedia, riviste digitali:

il focus è sempre sulle nuove tecnologie che consentono di pro-durre e comunicare l'architettura.

MARCOBRIZZIFiore de Lettera

Page 38: City Project, n.20

dei fenomeni di trasformazione dell'ambiente abitato, di guidare il pensiero e la co-scienza al di là di quello che è consueto, empirico, palese e manifesto. "VISIONS"intende proporre una riflessione sul ruolo dell'immaginario nel mondo contempora-neo. Le immagini, con la loro enorme diffusione e il loro naturale consumo, hannoavuto come diretta conseguenza una maggiore partecipazione del pubblico ai feno-meni di trasformazione del mondo. Nel frattempo, hanno generato un'omologazionerispetto ai canoni visivi e alle tecniche di rappresentazione che incidono sulla capa-cità di realizzare scenari, e quindi teorie alternative rispetto al presente. Con "VI-SIONS" il festival "BEYOND MEDIA" propone una nuova riflessione sui temi dellafigurazione, della rappresentazione e creazione del progetto, andando alla ricercadelle più efficaci, forti e produttive visioni, capaci di delineare i contorni del nostropossibile futuro.

Possiamo individuare una direzione verso cui si sta muovendol'architettura a livello internazionale? Il trend della sostenibilitàpuò considerarsi quello realmente più forte? Non mi sentirei di indicare una tendenza, perché preferisco accogliere i fenomeninella loro più ampia e variegata strutturazione.

A Beyond Media privilegerai senza dubbio le videoinstallazioni. Cisaranno anche anche convegni e dibattiti?Il palinsesto della manifestazione è, in effetti, variegato: è consolidato intorno alla se-lezione internazionale di opere video di architettura, che tratteggiano a ogni edizionei temi, gli interessi, le forme espressive adottate dagli architetti e dagli autori scelti. Aquesta selezione, che offrirà un originale percorso nell'architettura contemporanea, siaffianca un congresso che, per questa edizione, è affidato alla cura di Pietro Valle.Dedicato al tema "VISIONS", il congresso si articolerà in una serie di incontri conprotagonisti della cultura contemporanea. Ci saranno poi due mostre: SPOT ONSCHOOLS, a cura di Paola Giaconia, che rinnoverà lo sguardo sulle più interessantiesperienze didattiche condotte dalle più qualificate scuole del mondo, mettendo aconfronto architettura e media, e URBAN VISIONS, curata da Michele Bonino, cheesplorerà le visioni proposte per una serie rappresentativa di città mondiali metten-dole a confronto con le pratiche di comunicazione allestite per essere condivise.

Nel panorama internazionale, qual è il progetto di comunicazione(per l’architettura) a tuo parere più innovativo?Sono numerosi i casi che meriterebbero attenzione. E non avrebbe molto senso perme fare una classifica di merito, anche perché si tratterebbe di iniziative di diversaestrazione e quindi difficilmente comparabili. La prima cosa che mi viene in mente èil programma di Wonderland, il progetto nato per mettere in comunicazione architettiappartenenti a diversi Paesi europei, che è apprezzabile per la mutevolezza dellaforma che mostra di saper assumere nel tempo (nato come network si è tradottoagilmente in una mostra, quindi in un piccolo ma assai utile magazine e ora si staripresentando attraverso un'azione concorsuale che tornerà a sua volta ad esseremostra. E nel fare tutto questo, il sistema incentiva relazioni e riflessioni. Il formato"aperto" di questo programma e il suo assetto variabile mi sembrano apprezzabili.

E’ l’architettura che si è avvicinata alla comunicazione o è la co-municazione che ha fagocitato l'architettura, avendone compresole potenzialità di spettacolarizzazione?Gli interessi in gioco sono vicendevoli. Si può essere indotti ad assumere posizioni posi-tiviste o manifestare il timore di una incipiente barbarie in funzione del punto di vistache si adotta e, forse, di una qualche inconsapevolezza sulle pratiche che qui si con-frontano. Credo che sia giusto apprezzare casi in cui è la matura conoscenza delle op-portunità in gioco a guidare un confronto tra il mondo dell'architettura e quello dellacomunicazione e mi piace pensare ad un campo ricco di opportunità di sviluppo.

Da qualche anno sono nate le prime web-tv, anche di architet-tura. In realtà della tv hanno poco. Non sono semplicemente deisiti, spesso ben costruiti e con molti video?Si tratta di un fenomeno interessante ancorché, in effetti, embrionale. Ma è rappre-sentativo di una tendenza che corrisponde all'esplosiva proliferazione delle dinamichedi video sharing all’interno del Web. Il video è d’altronde uno strumento che meritaparticolare attenzione: per la sua capacità di descrizione di qualità spaziali, per la di-sposizione ad accogliere forme espressive più largamente condivisibili, per gli specificilinguaggi che ha la possibilità di stimolare e quindi di veicolare. È con questi presup-posti che Image, la società che accompagna dal 1997 il festival BEYOND MEDIA, haavviato da oltre dieci anni la costituzione di un archivio che documenta una parte si-gnificativa della produzione architettonica contemporanea attraverso quasi 3.000 operevideo raccolte e selezionate tra le più valide sul panorama internazionale.

I tre siti che un architetto non può non conoscere?Per esempio: www.abitare.it, www.archinect.com, www.domusweb.it.

Cosa cerca, secondo te, l’architetto nel web? Aggiornamento pro-fessionale, news, opinioni, novità di prodotto? Non so dire se l’architetto le cerchi, ma è mio parere che egli abbia bisogno soprattutto diopinioni, possibilmente qualificate. Su questa linea insiste, per esempio, la stessa piatta-forma ARCH'IT. Le news in Rete non mancano. Mancano semmai i criteri per filtrarle.

E cosa non trova?Forse il tempo per lavorare.

Immagini di alcune delle operevideo in concorso a Visions

Annie Han + Daniel Mihalyo, Maryhill Double: Walking Analysis, USA 2006, 6'30''

Olivo Barbieri, BEIJING SKY, Italia 2007, 14'34''

Joao O Bruno Soares, Impromptu pour un voyage, Hong Kong 2006, 13'55''

osa - office for subversive architecture, Subverting the City_Project intact, United Kingdom 2005, 3'44''

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Arrivano gli specialistiGli spazi esterni oggi tendono sempre più ad essere conside-rati “Open Door”, in collegamento continuo con gli ambientiinterni, ideati e arredati per essere vissuti in modi diversi dalpassato, senza divisioni nette, senza bruschi cambiamenti distili o di funzioni. E’ una trasformazione importante, che ri-guarda un settore di grandi dimensioni, e che, con la guidadel design, può costituire anche per le aziende produttriciuno stimolo importante. Per offrire ad architetti e designer la possibilità di acquisire leampie competenze professionali richieste da questa fase dievoluzione del mercato, POLI.design, Consorzio del Politec-nico di Milano, organizza “Outdoor Experience Design - Corsodi Alta Formazione per progettare e arredare gli spazi esterniprivati e pubblici” di cui dal 6 al 24 luglio 2009 si svolgerà laterza edizione. www.outdoorexperiencedesign.it

Nella figura: Parcoscenico di Zeroconfine (Lucia Catto, Valentina Cursio, GraziellaGianquinto, Barbara Pietrantoni Penno, Luisa Pitrone, Matteo Rota), progetto dellaseconda edizione del corso

Presentata all’ultimo FuoriSalone, nei cortili dell'Università diMilano, Southface è una miniarchitettura al cui interno sonostate inserite delle sedute informali, che invitano al relax e alcontatto con la natura. Oltre che un’idea per arredare gli spazi

pubblici, l’installazione è stata proposta come esemplifica-zione del rapporto tra sostenibilità ed estetica: una facciata

disposta in funzione dell’esposizione solare e una parete coi-bente modulare composta da elementi in “ecocemento”, caviaddizionati di substrato, che accolgono una folta e scenogra-fica vegetazione. La facciata è esposta a sud, costituendo unvero e proprio giardino verticale, che assorbe CO2 dall’atmo-sfera, e che coibenta e isola termicamente l’ambiente che

racchiude. “Il concetto di sostenibilità è solitamente associatoa forme sterili, nelle quali l’estetica è spesso messa da parte.La nostra installazione crea spettacolari effetti estetici ren-dendo il sostenibile bello e possibile”, commenta Iosa Ghini.

SEDUTE WI-FIDare un volto nuovo agli spazi pubblici, attreverso ele-

menti di arredo urbano dal design ricercato e, contempo-raneamente, sviluppare un progetto di comunicazioneinterattivo: è e-Postcard, iniziativa dello Studio Adriano

Design, che ha come obiettivo la valorizzazione del patri-monio artistico delle città e la loro promozione a livello in-

ternazionale attraverso le sedute Brillo. Posizionate inluoghi strategici, consentono, a che si siede, di accederea www.e-poscard.it e diventare soggetto protagonista di

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borazione di Luana Marmo e la partecipazione di Colomere di Ribes Informatica, www.adrianodesign.it

A R R E D O U R B A N O

OUTDOOR DESIGN

SOUTH FACEIl sostenibile di Iosa Ghini

Page 41: City Project, n.20
Page 42: City Project, n.20

B U I L D I N G

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Acciaio inoxArtos è una struttura metallica per applicazioni architettoniche; il particolaretessuto in acciaio offre molteplici possibilità creative: per pannelli verticali,strutture cubiche o forme scultoree. L’acciaio inox garantisce un alto gradodi riflessione, una durata illimitata e un’ottima traslucenza.

Alluminio e acciaio Swiss Panel è una lamiera ondulata che, grazie alla forma sinusoidale,dona un aspetto fluido e armonico all’edificio su cui viene applicata. L’ori-ginale design, che consente il passaggio selettivo della luce attraverso ipannelli, crea delicati effetti di trasparenza sia di giorno sia di notte.

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collaborano per la crea-zione di pareti venti-late sempre piùefficienti. Il cuore del si-stema è l’ele-mentod’ancoraggio inpolimero compo-sito. La specialechiave brevettata innylon e fibra di vetropermette il fissaggio

di tutti gli elementi dirivestimento: cotto, legno,

pietra, polimeri, materiali bio-compatibili, utilizzabili anche contempora-neamente. Grazie alla combinazione dei 2piani di fissaggio e all’innovativo ancoraggiopuntiforme, il sistema Avantgarde permettedi realizzare volumi architettonici impensa-bili con le tradizionali pareti ventilate. Eco-compatibile, in perfetta linea con la politicaambientale portata avanti anche da ABETLAMINATI, il sistema Avantgarde è compo-sto da materiali separabili tra loro e ricicla-bili al 100%. www.abet-laminati.itwww.avantgardesystem.it

Il nuovo faccia a vista per l’arredo urbano

Novità per il faccia a vista: gra-zie ad un esclusivo processo

produttivo, è possibile disar-mare l’argilla dallo

stampo senza utiliz-zare la sabbia, cre-ando una superficieliscia e lineare, cheesalta i naturali ri-flessi dell’argilla.

I materiali sono quelli disempre: argilla, acqua efuoco. VIVO, questo il nome

della nuova linea, è disponibilein quattro tonalità (giallo vivo,

rosa vivo, rosso vivo, rosso mas-simo) e nei classici formati mat-tone, tavella, e listello oltre che

in tutta la gamma dei pezzi spe-ciali. I riflessi intensi e cristallinidelle superfici levigate fanno di

VIVO la scelta ideale per gliesterni e per l’arredo urbano. Iprofili netti e decisi offrono lapossibilità di creare particolari

effetti prospettici per le modernearchitetture. L’assenza di sabbiain superficie rende VIVO perfetto

anche per le finiture d’interni.www.sanmarco.it

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Viale della Fiera, 20 - 40127 Bologna (Italia) - Tel. +39 051 282111 - Fax +39 051 6374013 - www.saie.bolognafi ere.it - saie@bolognafi ere.it

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M K T U R B A N O

Cosa c’entra l’astronomiacon le resine Gobbetto?L’arte, la valorizzazione dello spazio urbano, le strategie di marketing: semprepiù spesso questi tre elementi diventano protagonisti di progetti comuni, incui la città si trasforma in scenario di eventi e palcoscenico di installazioni.Le aziende vedono la città come uno dei set privilegiati per comunicare epromuovere, in maniera spesso indiretta, la propria immagine. Tra le ultime iniziative, quella partita il 21 aprile a Torino: la mostra “Star-T.L’arte sotto le stelle”, che vede Gobbetto, azienda leader nella produzione dipavimenti e rivestimenti in resina, partecipare come sponsor tecnico dell’operaCampo Expandido Torino, realizzata da Raymundo Sesma. In concomitanzacon l’anno dell’Astronomia, Star-T si presenta come il momento di partenzaper un tragitto di incontri tra artisti, designer e architetti, riproponendo ai mo-derni costruttori di immagini il confronto con il tema dell’astronomia.L’artista messicano Raymundo Sesma, uno degli autori delle 12 opere esposte,ha realizzato la sua opera (esposta presso la Rotonda di Corso Mortara) uti-lizzando le resine della linea Dega Art di Gobetto, nei colori bianco, nero everde. Le parole e i segni impliciti in ognuna di queste rappresentazioni sonostate trasformate e rese illeggibili, diventando “altro” rispetto all’origine.www.gobbetto.com

Cantieri di lavoro, aree in fase di demolizione, pietre e cemento: sono le am-bientazioni dell'ultima campagnia pubblicitaria dell’azienda tedesca Raven-sburger, produttrice di puzzle. Al centro dei cumuli di mattoni e macerie, èstata posizionata una confezione enorme di un puzzle raffigurante celebricostruzioni, come la Casa Bianca. L’idea è dell’agenzia Scholz & Friends cheha ricreato appositamente questi “cantieri”.

BerlinoMegainstallazioni per i Puzzle RavensburgerSpecialisti in brand territoriale

Formare nuove figure professionali, specializzate nella promozione dei sistemi territo-riali: è l'obiettivo del Corso di Alta Formazione organizzato da POLI.design (Consorziodel Politecnico di Milano) e TURISMO RE, società di advisoring specializzata nel set-tore del real estate turistico-alberghiero.Il corso si prefigge la formazione di nuovi profili professionali, capaci di coniugarecompetenze di tipo manageriale ed organizzativo con altre di tipo progettuale nelladefinizione del “ritratto” di un luogo. Valorizzare le identità ed i genius loci dei diversiterritori, fare leva sul capitale territoriale, narrare i caratteri distintivi e identitari attra-verso azioni di brand policy unitaria e coordinata, sono solo alcune delle riflessioni dacui si partirà per orientare l’attività didattica. La durata del corso è di circa 2 mesi, per un totale di 200 ore, ripartite in moduli di-dattici e project work. I moduli didattici verranno organizzati secondo quattro aree tematiche: n Marketing territoriale e strategie per lo sviluppo locale n Design per lo sviluppo locale n Branding management e brand design di un territorio n Progettazione partecipata e strumenti di programmazione.

L’avvio del corso è previsto per maggio 2009. Il Corso si rivolge a tre tipologie di utenti: n Consulenti e professionisti nel campo dei processi di sviluppo locale e nel marke-ting territoriale n Dipendenti di pubbliche amministrazioni o di enti per la promozione del territorio n Architetti, designer, esperti della comunicazione che intendono approfondire le pra-tiche nel campo dello sviluppo territoriale. [email protected]

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Architetti e architettura,

designer eaziende si

assumano laloro responsa-

bilità. Siamostati in ritardo sull'ambiente,

ora le sfide da affrontare

sono anchealtre: costruire

e produrre in modo

sostenibileanche sul

piano culturaleed economico

Leopoldo Freyre

da: FRASARIO PER GIOVANE DESIGNER ovvero per ragazzo di belle speranze, in cerca di lavoro, anche gratis / Roberto Marcatti / Robin Edizioni 2008

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M O B I L I T Y

Nell'immagine: una trasposizione ludica delprogetto, una sorta di gioco dell'oca in cui ogni

casella corrisponde ad una strada di Milanoche, con le rispettive caratteristiche, può

favorire oppure ostacolare il percorso.www.logica-architettura.itwww.greendotawards.com

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Una buca improssiva, l'incrocio pericoloso, la pista cicla-bile interrotta, i binari del tram in agguato: sono alcunidegli ostacoli con cui ogni giorno hanno a che fare tutticoloro che si spostano in bicicletta nelle grandi città.E' possibile migliorare la mobilità da questo punto di vista,rendendo la vita più facile a chi sceglie il mezzo di tra-sporto più ecosostenibile che abbiamo a disposizione?Secondo l'architetto milanese Carolina Nisivoccia, sì. Il suoprogetto, Milano ciclABILE, è nato da un’intuizione sem-plice quanto geniale, e ha meritato un riconoscimento ditutto rispetto all'ultima edizione del Green Dot Awards, ilconcorso internazionale, con sede a Los Angeles, che pre-mia le proposte più interessanti in termini ecologici.La incontro nel suo studio, dove mi racconta come l'ideasia nata dall'esperienza concreta: “Vado in bici da semprema adesso ho smesso perché a Milano è diventato difficilee pericoloso. Le strade sono piene di ostacoli e rischiosiimprevisti. Così, in un pomeriggio ho avuto l’idea di coin-volgere i cittadini, trasformandoli in “rivelatori su strada”,capaci di segnalare in maniera particolareggiata lo stato

delle strade milanesi. Abbiamo fatto un primo esperimentol'anno scorso, in occasione del FuoriSalone (con Interni eil patrocinio del Comune di Milano): bastava iscriversi, se-guire i percorsi da noi indicati e poi compilare un questio-nario. Si è trattato appunto di un esperimento ma mi piacepensare che possa diventare uno spunto utile per un pro-getto reale: con la duplice finalità di sollecitare il senso ci-vico che è in ognuno di noi (in questo momento forse pertroppi un po’ latente) e creare uno strumento utile alleamministrazioni per risolvere piccoli problemi di viabilità eincentivare le due ruote. Si tratta insomma di ribaltare ipunti di vista: quelle del cittadino non sono lamentele mautili suggerimenti, tesi a creare un rapporto di collabora-zione con la pubblica amministrazione, in maniera assolu-tamente ludica”.

Carolina Nisivoccia si occupa di architettura di interni e realizza progetti per importanti marchi dellamoda e del design. Parallelamente però ha scelto di dare vita a progetti etici, come Milano Ciclabile,perché è convinta che oggi l'architetto non debba solo progettare case, edifici, oggetti ma soprattuttocreare processi in grado di migliorare il comportamento (e la vita) delle persone.

[biciclette in Italia e nel mondo]Chi ne ha di più nel mondo?

- CINA 450 milioni- USA 100 milioni

- GIAPPONE 75 milioni- GERMANIA 62 milioni

- INDIA 62 Milioni- ITALIA 29 milioni

Qual è la città più ciclabile in Europa?Helsinki: 1550 km di piste ciclebili

Vienna: 1000 km Monaco: 750 km

Stoccolma 750 km

e in Italia?Reggio Emilia 31 m/abitante

Mantova 29 m/abitanteVercelli 26 m/abitante

Bike SharingParigi: 21mila bici disponibili; abbonamento annuale: 29 euro

Barcellona: 6mila bici disponibili; abbonamento annuale: 24 euroMilano: 800 bici all'inizio del 2009 (1400 entro l'estate);

abbonamento annuale: 35 euro

Milano ciclABILE si è aggiudicato ilterzo posto nella categoria

TRANSPORTATION oltre a tre menzioni d'onore nelle categorieTransportation, Entertainment +Culture, Concept. In gara, al GreenDot Energy, c’erano un migliaio diprogetti, provenienti da 25 Paesi.

Muoversi su dueruoteIl progetto vincitore del Green Dot Awards di Los Angelesdi Laura Della Badia

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E' stato da poco inaugurato il primo idrogenodotto al mondo in area urbana. Ci spieghimeglio cosa fa e come funziona?Ad Arezzo è da molti anni che si utilizza idrogeno nelle attività industriali. Nel 1929 la prima azienda orafa ad utiliz-zare idrogeno per le lavorazioni fu la UnoAerre. Il Progetto Idrogeno per Arezzo, inaugurato il 30 aprile 2008, è co-stituito da una tubazione sotterranea che, partendo da una baia centrale di stoccaggio, è in grado di distribuirel’idrogeno alle aziende orafe di San Zeno. Presso queste aziende sono stati istallati dei co-generatori a fuel cell conpotenza nominale di 5 KW, in grado di produrre energia elettrica e calore dall’idrogeno. Gli orafi aretini utilizzano da quasi un secolo e in grandi quantità (ca 500.000 mc/anno) idrogeno in bombole o au-toprodotto in azienda. Vista la loro reciproca vicinanza, è possibile una distribuzione centralizzata e in tubazionedell’idrogeno, che abbassa notevolmente i costi della fornitura. L’utilizzo di Fuel-Cell rende l’orafo autoproduttore dienergia, trasformando l’idrogeno in 5 KW di energia elettrica e in quasi altrettanti di energia termica per usi sanitario riscaldamento. L’unico gas di scarico emesso è il vapore acqueo.

Quali sono stati i costi e i tempi di realizzazione? Chi ha finanziato la costruzione?Il costo complessivo della realizzazione è stato di circa 1,2 milioni di euro. La Regione Toscana ha contribuito con400.000 Euro. Il progetto è stato pensato nel 2002 ed inaugurato nel 2008 con un lavoro congiunto delle aziendecoinvolte, delle amministrazioni locali (Provincia e Comune di Arezzo) e le associazioni di categoria, in particolareConfindustria. Un grande contributo nel settore della ricerca è stato dato dal Dipartimento di Chimica dell’Universitàdi Siena, tramite la cooperazione del Prof. Riccardo Basosi. La Fabbrica del Sole ha inoltre sviluppato collaborazionicon altre università quali il dipartimento di Energetica “Sergio Stecco” dell’Università di Firenze tramite il Prof.Giampaolo Manfrida.

Qual è il potenziale dell'impianto e che sviluppo avrà nel breve e lungo termine?Il primo tracciato, con dorsale principale lunga circa 800 metri, andrà ad alimentare inizialmente quattro aziendeorafe. Nell’area di San Zeno se ne contano più di 40 e molte hanno già fatto richiesta per poter essere allacciatealla tubazione. Nel prossimo periodo si prevede di estendere l’allaccio a tutta l’area e cablare in maniera sistema-tica tutte le aziende del distretto.

In occasione dell'inaugurazione sono arrivati ad Arezzo ambasciatori, studiosi, politiciper vedere il vostro progetto. Come mai nessuno l’aveva realizzato prima? e come è natoquesto progetto?Il progetto sfrutta la particolarità del territorio che lo ospita: al mondo sono pochi i distretti industriali in cui si con-centra, in un’area limitata, un gran numero di aziende che utilizzano idrogeno, come quelle orafe. Noi della Fabbricadel Sole siamo stati i primi ad intuire la possibilità di poter utilizzare l’idrogeno non solo come gas tecnico maanche come vettore energetico; inoltre abbiamo creduto nella possibilità di un’ottimizzazione della distribuzione tra-mite tubazione sotterranea. Per questo sono effettivamente venuti a trovarci l’ambasciatore americano, quello cineseed abbiamo avuto contatti con l’ambasciatore egiziano. Dal Giappone è venuta a visitare la nostra realtà una dele-gazione di ingegneri.

Leggiamo, sul vostro sito, che La Fabbrica del Sole ha sviluppato in parallelo all’idroge-nodotto anche l’HydroLab. Che cos’è?Lo scopo del laboratorio, oltre al monitoraggio del progetto e alla divulgazione dei risultati, è quello di sviluppare letecnologie più prometenti per la produzione di energia rinnovabile: dal vettore idrogeno al solare termico, dalla pro-gettazione di prototipi alla consulenza in materia di energie rinnovabili. Inoltre, il laboratorio è una struttura energe-ticamente autosufficiente: è alimentato da pannelli fotovoltaici, sarà dotato di un impianto di riscaldamento apannelli solari termici e di un impianto di raffrescamento che utilizza il processo di solar cooling. Le acque piovanevengono raccolte in una cisterna, le acque nere e grigie vengono trattate da un impianto di fitodepurazione.

Al di là dell'idrogenodotto, qual è il progetto più innovativo a cui state lavorando?Stiamo lavorando alla costituzione di una delle prime comunità all’idrogeno in Europa. Stiamo anche sviluppando tec-nologie legate alla locomozione, introducendo motori ibridi all’interno di navette pubbliche. Inoltre prevediamo di co-struire a San Zeno un distributore di idrogeno per una flotta minima di bus, auto in car sharing e motorini a idrogeno.

l’HydroLab Le tecnologie in fase di studionsolare termico ad alta efficienzansolare fotovoltaicon microeoliconidroelettricongeotermico a bassa entalpia nimpianti di condizionamento basati su macchine fri-gorifere ad assorbimento alimentate da sorgenti termichea bassa temperatura (tipicamente acqua a circa 80°C):solar coolingncogenerazione e risparmio energetico

INTERVIEW

Il primo idrogenodotto al mondo in area urbana? E’adArezzo

Ad Arezzo l’idrogeno non è più solo un’idea e nemmeno unprogetto. E’ entrato in funzione il primo idrogenodotto almondo in area urbana ed è stato così realizzato il primo tas-sello di un mosaico che, se sviluppato, è in grado di garantireautosufficienza energetica, producendo in loco idrogeno dal fo-tovoltaico e mettendo al “riparo” famiglie ed imprese non solodai black out tecnici ma soprattutto da quelli che causano leimpennate del prezzo del petrolio e, conseguentemente, ditutte le tradizionali forme di energia. Incontriamo Paolo Fulini, presidente della Fabbrica del Sole,ideatore del progetto. di Greta Martini

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Il costo del silicioè sceso del 31,5%, passando dai 165$/Kg del 2008 ai 113 $/Kg del 2009. Per quanto riguarda invece l’aumento della produzione dei moduli in film sottile, si stima che sarà di circa 1900MWp, corrispondente quindi al 400% rispetto al 2008. I costi di produzione, quindi, potranno scendere a 1$/Wp. I dati fanno quindi pensare ad una crescita, che avrà ri-cadute favorevoli per tutto il comparto, anche in Italia.Nel 2008 il giro d’affari dell’industria fotovoltaica italianaè stato di circa 1.100 milioni di euro, con una potenza in-stallata pari a 257 MW (dato in aggiornamento dal GSE). Per il 2009 le stime parlano di un’ulteriore crescita, sia intermini di potenza installata sia di fatturato. Questi datipositivi, pur nel difficile momento congiunturale, spingonoil GIFI a sottolineare i benefici che la buona politica di in-centivi erogati dal GSE con il Conto Energia ha prodottonon solo per le aziende del comparto ma anche (e so-prattutto) per il Paese in termini di ‘tax revenue’ generatodagli investimenti nel fotovoltaico. Le ripercussioni posi-tive si fanno sentire anche nel campo occupazionale e inquello del controllo di emissioni. www.gifi-fv.it

NUMERO IMPIANTITotale: 33.772POTENZA INSTALLATATotale: 435.284 kW

NUMERO DEGLI IMPIANTI E POTENZA INSTALLATA(DATI AGGIORNATI AL 31 MARZO 2009. FONTE: GSE)

SOLAR ENERGY REPORTIl fotovoltaico nel 2008

Presentato a Milano (il 12 marzo) il primo studio italiano autorevole sul settoredell'energia solare, a cura dell'Energy Strategy Group del Politecnico di Milano

nVolume d’affari dell'industra fotovoltaica nel 2008: 1,1 mld di € nPotenza installata cumulata: superiore a 300 MW.nTecnologia impiegata: silicio mono (43,2%) e policristallino (46,1%),

moduli a fil sottile (10%)nAmbito di applicazione: mercato residenziale (39% della potenza

installata distribuita su circa 14.500 impianti.)nCentrali fotovoltaiche: aumento del 31% rispetto al 2006nDistribuzione geografica: ad esclusione della Puglia, le prime cinque

regioni per potenza installata sono localizzate al Nord Italia. nOccupazione: 5.700 nuovi posti di lavoro nel 2008n440: i milioni di euro versati dalle aziende del fotovoltaico nelle casse

dello staton979: le società, di vario tipo e dimensione, che operano nel fotovoltaico.

519, escludendo banche, assicurazioni, produttori e trader (di queste però non tutte hanno sede in Italia). Il Politecnico di Milano le stima in 415, il cui fatturato complessivo generato nel 2008 è stimato in circa 1.100 milioni di euro.

166618.141 kW

147615.725 kW

66817.372 kW

2935.623 kW

65611.857 kW

269956.524 kW

981.199 kW

201523.158 kW

6299.092 kW

82918.644 kW

141824.390 kW

240129.419 kW

355140.651 kW 454

3.783 kW

538950.834 kW

284934.430 kW

37272 kW3188

29.919 kW

170131.456 kW1755

12.794 kW

+ 113mila posti di lavoro(ma le banche restano strategiche)Secondo uno studio condotto dal GIFI, in Italia entro il 2020 potrebberoessere installati 16 GW di impianti, che contribuirebbero alla creazionedi circa 113mila nuovi posti di lavoro, con una produzione di 20 TWhannui di energia elettrica e il risparmio delle emissioni in atmosfera dicirca 10 milioni di tonnellate di CO2.Affinché queste ricadute favorevoli possano essere effettivamente ge-nerate, è necessario, secondo il GIFI, un ruolo sempre più strategicodelle banche attraverso innovativi e meno onerosi strumenti finanziari,in grado di facilitare l’accesso al credito da parte delle aziende delcomparto. Di questo tipo, ad esempio, l’accordo siglato nel 2008 e rin-novato anche perquest'anno, tra il GIFI ed Intesa Sanpaolo per pro-muovere la realizzazione di impianti fotovoltaici sia civili sia industrialigrazie a finanziamenti agevolati.A livello europeo, invece, l’obiettivo dell'industria fotovoltaica entro il2020 è fornire energia elettrica da fonte fotovoltaica per una quota del12%. A favorire questo andamento sarebbero una serie di fattori, qualil’abbondanza del silicio, la riduzione dei costi di produzione e il rag-giungimento della grid parity (costo del kWh fotovoltaico uguale al kWhconvenzionale) a partire dal 2010 per l’Italia e, per quasi tutti i Paesimembri, entro il 2020. Sarà il SET (Solar Energy Technology) la piatta-forma di competenze attraverso la quale l’EPIA (l’associazione dell’in-dustria fv europea) lavorerà per il raggiungimento di questo obiettivo.

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Riduzione dei costi di produzione e scalata del film sottile: sono i dati più interessanti che emergono dall'analisi della NEW ENERGYFINANCE,relativamente all'andamento del fotovoltaico per il 2009

FOTOVOLTAICO 16 GW entro il 2020

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UN CONTENITORE DI IDEE,EVENTI, SPETTACOLI, PER PARLARE DI ENERGIA AL

GRANDE PUBBLICO ATTRAVERSOLA VOCE DI ARTISTI, SCIENZIATI,

PERSONAGGI DEL MONDO DELL'ECONOMIA E DELLA POLITICA: È IL FESTIVAL

DELL'ENERGIA CHE QUEST'ANNO,PER LA SECONDA VOLTA,

TRASFORMERÀ LA CITTÀ DILECCE IN UN PALCOSCENICO DIINCONTRI, MOSTRE E CONCERTI

DEDICATI AL TEMA PIÙ ATTUALE DEL PANORAMA

INTERNAZIONALE di Laura Della Badia

Come e quando nasce l'idea di un Festival dedicato all'energia? e perchè a Lecce?L’idea di organizzare una kermesse sui temi dell’energia nacque nell’estate del 2007. Eravamo alla ricerca diuna formula che portasse il dibattito energetico nelle piazze, tra la gente. Dalle aule dei convegni e dei wor-kshop per addetti ai lavori alla strada, ma senza perdere credibilità e qualità scientifica. Proponemmo l’ideaad Assoelettrica, che la sposò e ne fu promotrice insieme a noi di ARIS.

Ci spiega meglio come sarà organizzato?Il Festival invaderà la città: sarà coinvolto tutto il cen-tro storico, splendido nel suo barocco. La manifestazione sarà composta da tanti eventi disseminati in nu-merose location, che coinvolgeranno i salentina ma anche i numerosi visitatori che arriveranno da tutta Italia.

Aris è il promotore dell’iniziativa. Di cosa si occupa l’Agenzia?L’iniziativa è promossa daARIS in partnership con Assoelettrica (la Confindustria delle imprese produttrici di energia elettrica) e in col-laborazione con Federutility (l’organizzazione che rappresenta le aziende dei servizi pubblici locali del settoreidrico e di quello energetico). ARIS è un’associazione no profit nata per sviluppare progetti di ricerca nel-l’ambito della comunicazione, nei settori dell’ambiente e dell’energia. Dal 2004 ARISgestisce Nimby Forum,un progetto finalizzato a sviluppare e diffondere la cultura della comunicazione, del dialogo e della parteci-pazione in ambito territoriale, come fattori indispensabili nella realizzazione di impianti e infrastrutture strate-giche per lo sviluppo del Paese. E dal 2008 promuove e organizza il Festival dell’Energia.

Nel 2008 avete registrato 10mila presenze. Più gente comune o professionisti?Tantissima gente comune. Del resto il Festival mira a coinvolgere tutti: le mostre, i laboratori didattici, glieventi musicali, i talkshow sono concepiti per parlare di energia a tutti, in modo semplice, aperto, leggero.Certo gli addetti ai lavori frequentano in massa la manifestazione, per tutti loro è anche una grande festa.

Il tema di quest’anno è “Decidere oggi l’energia di domani”. C’è un argomento acui dedicherete maggiore attenzione?Non uno in particolare; l’interrogativo sull’energia del futuropermea tutto il programma del Festival. E tanto spazio stiamo dando e daremo alla ricerca e all’innovazionenel settore energetico. Abbiamo infatti indetto un bando (un Call for Paper) rivolto ad enti di ricerca pubblicie privati, proprio con lo scopo di dare impulso allo sviluppo delle nuove tecnologie. Sono stati selezionati dalComitato Scientifico del Festival 15 progetti che verranno presentati a Lecce in uno speciale “Spazio innova-zione”. E’ il nostro piccolo ma significativo contributo alle sfide che dovremo affrontare nei prossimi anni.

Il Festival prevede anche il convolgimento di artisti, con spettacoli e concerti...La musica, l’arte, lo spettacolo sono forme purissime e sublimi di energia. Niente, meglio dell’espressioneartistica, può rappresentare il concetto stesso di energia. Grazie alla Regione Puglia e ad alcune aziende so-stenitrici stiamo realizzando un programma di eventi musicali di grandissimo livello, dall’esibizione di PieroPelù alla Grande Salento Orchestra, a concerti di musica classica o dj set in piazza.

Le aziende invece come verranno coinvolte? saranno presentate novità del settorein materia di eolico, fotovoltaico, geotermia?I massimi rappresentanti del panorama industrialeitaliano, e non solo, parteciperanno massicciamente a tavole rotonde e dibattiti, nel corso della quattrogiornileccese. Le novità di carattere scientifico saranno presentate direttamente dai ricercatori, dalle università edalle stesse imprese che hanno inviato i propri progetti, tutti davvero interessanti, i quali saranno espostinella magnifica cornice del Rettorato, allo Spazio Innovazione. Alcuni “explainer” illustreranno i progetti aicittadini, agli studenti e agli imprenditori, che magari saranno interessati a sostenerne qualcuno. In questomodo ricerca e impresa avranno un’occasione interessante di confronto. E nel futuro, perché no, di proficuacollaborazione.

Come si coniugano le due anime del Festival: quella istituzionale, sulle scelte inmateria di pianificazione energetica, e quella più popolare, che risponde alla vo-lontà di “spiegare l’energia” a un pubblico di non esperti?Semplicemente, senza crearesoluzioni di continuità tra le due anime. Il Festival è aperto a tutti, e quindi chiunque potrà partecipare aogni tipo di evento: i cittadini, gli studenti, le famiglie potranno partecipare sia ai momenti più “popolari”,come le presentazioni di libri, gli eventi di spettacolo e gli “incontri con l’esperto”, sia ai dibattiti istituzio-nali con i politici e le grandi imprese. In alcuni casi, sarà un po’ come assistere in diretta ad un talk showtelevisivo. Ecco perché abbiamo chiamato, a moderare questi dibattiti, alcuni tra i migliori e più famosigiornalisti in circolazione, come Giovanni Floris o Antonello Piroso. L’anno scorso è stato un piacere ve-dere il tal imprenditore, il tal giornalista e il tal scienziato conversare amabilmente tra le splendide stradedi Lecce, anche di sera, fuori dal programma del Festival e godersi assieme i momenti ludici, come iconcerti e gli spettacoli teatrali sul tema dell’energia!

Promosso da:ARIS(Agenzia di Ricerche Informazione e Società). Partner:Assoelettrica. In collaborazione con:FederUtility. Patrocini istituzio-nali:Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Ministero dello Sviluppo Economico; Regione Puglia; Provincia di Lecce;Comune di Lecce; Università del Salento; Confindustria Lecce. Patrocini scientifici:Amici della Terra; APER (Associazione Produttori Energiada Fonti Rinnovabili); CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche); CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane); DITNE (Distretto Tec-nologico Nazionale sull'Energia); FAST (Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche); Fondazione Politecnico di Milano; ISES (In-ternational Solar Energy Society); Kyoto Club; Legambiente; Safe (Sostenibilità Ambientale Fonti Energetiche). Gigawatt Sponsor: a2a;Edipower; Edison; Enel; Italgest; Sorgenia. Megawatt Sponsor:Rezia Energia Italia; Vestas. Kilowatt Sponsor:EGL.

Lecce.Festival dell’Energia

Talkshow, mostre, presentazioni,con i protagonisti del mondo

della ricerca, dell’economia, del giornalismo e dello spettacolo.

Tra i personaggi già confermati: Piergiorgio Odifreddi, Lella Costa,

Chicco Testa, Stefano Boeri, Antonello Pirosodi LA7, Giovanni Florise Maurizio MannonidiRai 3, Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos,

Corrado Clini(Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente), Giuseppe Onufrio

(Direttore di Greenpeace Italia), Dario Di Vico(Vicedirettore Corriere della Sera),

Vittorio Cogliati Dezza(presidente di Legambiente); personalità del mondo

energetico e scientifico come Gunter Pauli, fondatore di ZERI (Zero Emission Researchand Initiatives), Wolfang Palz(presidente del

World Council for Renewable Energy); Ennio Macchi(dipartimento di Energia delPolitecnico di Milano), Joakim Lundquist,esperto di comunicazione ambientale

su internet e nuovi media.

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AlessandroBeulcke presidente di ARIS(Agenzia di RicercheInformazione e So-cietà), l’associazioneno profit che haideato l'evento, ci racconta come è nato il progetto (che l'anno scorso ha registrato 10mila presenze) e qualisono le novità dell’edizione 2009

www.festivaldellenergia.it

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ll sole raccomanda i sistemi fotovoltaiciMitsubishi Electric.

Mitsubishi Electric Europe B.V. Mitsubishi Electric Europe B.V. · Centro Dir. Colleoni, Pal. Sirio 1 · Agrate Brianza (MI) · tel. 039 60531 · fax 039 6053312 · www.mitsubishielectric.it · [email protected] · Centro Dir. Colleoni, Pal. Sirio 1 · Agrate Brianza (MI) · tel. 039 60531 · fax 039 6053312 · www.mitsubishielectric.it · [email protected]

Il sole è una fonte di energia inesauribile, sicura, ecocompatibile. E molto redditizia. Infatti, grazie all’incentivazione del Il sole è una fonte di energia inesauribile, sicura, ecocompatibile. E molto redditizia. Infatti, grazie all’incentivazione delConto Energia e al risparmio sulla bolletta elettrica, il fotovoltaico è oggi una vantaggiosa opportunità di investimento. Conto Energia e al risparmio sulla bolletta elettrica, il fotovoltaico è oggi una vantaggiosa opportunità di investimento.

Ecco perché è meglio scegliere un partner affi dabile come Mitsubishi Electric, che vanta oltre 25 anni di esperienza Ecco perché è meglio scegliere un partner affi dabile come Mitsubishi Electric, che vanta oltre 25 anni di esperienza nell’industria solare e offre la garanzia di soluzioni tecnologicamente avanzate, nell’industria solare e offre la garanzia di soluzioni tecnologicamente avanzate, inalterabili nel tempo e dal rendimento eccezionale. inalterabili nel tempo e dal rendimento eccezionale.

NNon a caso Mitsubishi Electric è l’unica a proporre sia pannelli fotovoltaici sia on a caso Mitsubishi Electric è l’unica a proporre sia pannelli fotovoltaici sia inverter appositamente studiati per il mercato europeo, garantendoli per 5 anni inverter appositamente studiati per il mercato europeo, garantendoli per 5 anni sui difetti di fabbricazione e per 25 anni sulla producibilità. sui difetti di fabbricazione e per 25 anni sulla producibilità.

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dell’EcoSun Building l’impiantistica

RISCALDAMENTO RADIANTEVENTILAZIONE MECCANICA

I VANTAGGIFunziona a basse temperature[l’acqua immessa è a 30°C contro i 70° dei normali radiatori]Migliora il benessere termico[l’ambiente si scalda in modo uniforme; il benessere si raggiunge a una temperatura di 2°C inferiore a quella media tradizionale]Non muove l’ariae quindi non trascina micropolveri e batteriNon secca l’aria, garnatendo una perfetta respirazioneCosti di gestione quasi nulli ed eliminazione dei caloriferi

RISCALDAMENTO TRADIZIONALE RISCALDAMENTO RADIANTE

L’impianto di ventilazione meccanica consente di cambiare costantemente l’aria dell’edi-ficio, senza dover aprire le finestre, quindi senza creare “buchi” nell’involucro coibentato

Espulsionedi aria viziata dal bagno e dalla cucinaImmissionedi aria pulita, filtrata, pre-riscaldata in inverno e pre-raffrescata in estate

Ogni unità abitativa è dotata di centralina di termore-golazione, di contabilizzatore con interfaccia bus, dideumidificatore, di sonde e contatori.

Quindi una gestione completamente indipendente (intermini di regolazioni e consumi) ma con i vantaggienergetici di un impianto condominiale.

Il punto di forza dell’impianto è l’energia solare, soloparzialmente supportata da una piccola caldaia acondensazione

L’accumulo stratificato consente di prelevare l’acquaesattamente alla temperatura di cui si ha bisogno

VETROCAMERA

RIEMPIMENTO CONGAS ARGON

PELLICOLA ISOLANTERIFLETTENTE

TELAIO MULTICAMERA

pannelli fotovoltaici

pompe e parti meccaniche in Classe A

luci a risparmio energeticocon sensore volumetrico e crepusolare

ascensore Ecosystemad elevato risparmio energetico

ENERGIA ELETTRICA

SERRAMENTI

L’IMPIANTO TERMICO

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Innanzitutto, dove sarà realizzato Ecosun Building, e cosa lo rende uniconel panorama italiano?L’edificio sorgerà in via Ugolini, in una delle aree di Milano che, negli ultimi anni, ha visto radi-calmente trasformata la propria fisionomia. Precisamente siamo in zona Bicocca, in quella partedella città identificata dall’Expo 2015 come area dell’innovazione e inserita nel Raggio Verde R2.Siamo a due passi dalla nuova Linea 5 della metropolitana e a pochissimi metri dai popolati edi-fici dall’Università Bicocca. Questo condominio rappresenta un unicum in Italia sia per quanto ri-guarda il risparmio energetico sia per le emissioni di CO2che saranno meno di un decimo diquelle di un edificio tradizionale; infatti, produrrà circa 40 tonnellate di CO2/anno in meno di unanalogo edificio costruito con tecniche tradizionali.

E’ possibile quantificare il risparmio in termini economici?I dodici appartamenti di diverse metrature sono stati studiati per sfruttare l’energia pulita, rinnovabilee a costo zero del sole. Possiamo dire che, rispetto a una costruzione “tradizionale”,nell’arco di 30 anni ci sarà un risparmio di circa 150mila euro per unità abitativa, sui costi del ri-scaldamento, della produzione dell’acqua calda e del condizionamento estivo.

Le soluzioni architettoniche, i materiali e le tecnologie.L’asse principale dell’edificio sarà orientato secondo la direttrice est-ovest per aumentare la superfi-cie esposta a sud e massimizzare l’irraggiamento solare durante l’inverno; le linee curve dei terrazzisono pensate per proteggere le vetrate dai raggi del sole nel periodo estivo e sfruttare al massimo ilcalore del sole in inverno; gli infissi con telaio in pvc, con sistema multicamera, guarnizioni multiplee vetri riflettenti bassoemissivi, garantiscono un miglior isolamento rispetto a più diffusi serramenti.Lo stesso fanno i raccordi termoisolanti, inseriti tra la soletta interna e quella a sbalzo dei terrazzi,che impediscono al calore di disperdersi. È proprio attraverso i ponti termini dei balconi, infatti, chesi perde il 30% del calore di un edificio. Questi vantaggi sono ottimizzati dalla struttura stratificata asecco, costituita da una serie di pannelli di materiali e spessori diversi, che massimizzano l’isola-mento termico e acustico. Per la finitura esterna abbiamo sfruttato il cosiddetto effetto “lotus”, ossia la capacità, osservata ap-punto nei fiori di loto, di mantenersi puliti autonomamente; infatti il materiale di rivestimento utilizzal’acqua piovana per autopulirsi, annullando i costosi interventi di recupero.Vero punto di forza dell’EcoSun Building è, però, l’impianto di riscaldamento radiante, che si snodasotto il pavimento lungo tutta la metratura degli appartamenti e che sfrutta l’energia solare attra-verso pannelli solari. In una lunga serpentina circola acqua calda a una temperatura di 30°C. Que-sto sistema, rispetto all’uso dei radiatori tradizionali che usano l’acqua a 70°C, assicura unriscaldamento più uniforme ed economico, migliora la qualità dell’aria non seccandola e riduce imoti convettori e il conseguente trasporto di polveri e batteri. Nelle stesse tubature in estate circola acqua a una temperatura di 16°C, assicurando un raffresca-mento dell’ambiente con gli stessi vantaggi del riscaldamento radiante. Ci sarà inoltre un impiantodi ventilazione meccanica che cambierà costantemente l’aria all’interno degli appartamenti, senzadover aprire le finestre, quindi senza creare “buchi” nell’involucro coibentato e sbalzi di tempera-tura. L’aria viziata viene catturata dall’impianto e ricacciata nell’atmosfera dopo essere stata filtrata,mentre l’aria pulita, catturata nel punto più alto dell’EcoSun (filtrata, pre-riscaldata in inverno e pre-raffreddata in estate per non creare shock termici) viene messa in circolo nell’edificio. Val la pena disottolineare, infine, che impianto di riscaldamento, ascensore e ventilazione meccanica sono tutti ali-mentati con l’energia elettrica autoprodotta dall’EcoSun grazie ai pannelli fotovoltaici posti sul tetto.

L’Italia sta muovendo ora i primi passi nel mondo del risparmio energetico inedilizia. Quali sono state le principali difficoltà incontrate in fase progettuale?L’Italia non ha grande esperienza nell’uso di materiali a bassa trasmittanza, quindi non ci sono casi-stiche con le quali confrontarsi. Ci sono voluti quasi due anni di ricerche sistematiche sulle tecnolo-gie e sui materiali a risparmio energetico presenti nei vari Paesi - con analisi parallele sulleprestazioni e sui risultati, analizzando e creando simulazioni di ogni dettaglio - prima di arrivare allastesura definitiva del progetto. Visto che quasi tutte queste tecnologie provengono dai paesi del nordEuropa, dove sono largamente diffuse già da tempo, si è dovuto studiare come adattarle alle specifi-che condizioni climatiche dell’Italia: a nord delle Alpi, per esempio, l’involucro termico deve proteg-gere principalmente dal freddo, mentre a Milano bisogna aggiungere la protezione dal caldo edall’umido estivo. Un edificio a risparmio energetico, dunque, sarà molto diverso se progettato peressere edificato in Norvegia, a Milano o a Salerno.

E per quanto riguarda il reperimento di materiali e tecnologie?La difficoltà maggiore è stata trovare i materiali più adatti e le maestranze che sapessero lavorarli.Non dimentichiamo che il settore civile è il principale produttore d’inquinamento, supera tranquilla-mente industria e trasporti e, solo in Italia, è quello che si è meno evoluto tecnicamente e che èmeno soggetto a normative e vincoli riguardo alle prestazioni e alle emissioni.Molte tecnologie e materiali sono importati direttamente da paesi stranieri, principalmente dalla Ger-mania. Uno dei problemi con i quali ci siamo scontrati sin da subito, per esempio, è correlato aigiunti termici dei balconi, a quegli elementi strutturali isolanti che “staccano” i terrazzi dalla strutturadell’edificio, evitando che parte del calore interno venga disperso nell’ambiente: il nostro ingegnerestrutturale ha avuto non pochi problemi a “tradurre” i calcoli tedeschi, per inserirli nella relazionestatica coerente con le normative Italiane.L’Italia è un paese molto tradizionalista, anche nel modo di edificare e, per questo, non ha mai datoampio spazio all’inserimento di nuove tecnologie, che invece si sono evolute in altri paesi. Negli anni‘70, in Italia, avevano fatto capolino tecnologie allora innovative come il riscaldamento a pavimento ele pareti in cartongesso ma i tempi non erano ancora maturi e i risultati scadenti conseguiti avevanoportato al loro prematuro abbandono. Oggi queste tecnologie ritornano in EcoSun Building, evolute e

migliorate. Le pareti sono diventate dei sandwich di pannelli, con densità e caratteristiche calcolatiad hoc, e hanno caratteristiche di robustezza, isolamento termico e acustico nettamente superiori aitradizionali muri in mattoni. Lo stesso vale per il riscaldamento radiante a pavimento, che utilizzaacqua a 30°C invece di quella a 70°C dei normali caloriferi, grazie al quale non si muove l’aria, nonsi alzano polveri sottili e si riscalda l’ambiente in modo uniforme. Inoltre, è sufficiente far circolareacqua a 16°C nell’impianto per eliminare la dispendiosa (e poco salutare) aria condizionata.

In che modo i criteri di sostenibilità hanno influenzato l’architettura nell’orga-nizzazione degli spazi abitativi?Alla ricerca è seguita la fase di disegno vera e propria, nell’ambito della quale sono stati coinvolti in-gegneri strutturisti, periti termotecnici e impiantisti, accomunati da un unico obiettivo: la sostenibilità.La sostenibilità ha guidato il progettista non solo nell’arduo compito di sfruttare ogni caloria di ener-gia e nella ricerca di materiali ecologici e riciclabili ma anche nell’ideazione di spazi abitativi perfet-tamente funzionali, flessibili ed ecologici.La funzionalità è stata assicurata da un’analisi che ha posto in primo piano l’organizzazione deglispazi, evitando i tipici errori dell’edilizia tradizionale (lunghi e stretti corridoi, ampi disbrighi, etc), chegravano in misura importante sulle tasche degli acquirenti. In fase di progettazione è stato invertitol’assioma tipico dell’edilizia italiana: non sono gli appartamenti che vengono disegnati sulla base diuna struttura portante già pensata ma è quest’ultima che si plasma e prende forma intorno alleunità abitative, per sfruttare appieno le superfici.La flessibilità è data invece da appartamenti in grado di evolversi in conseguenza delle mutevoli esi-genze degli inquilini: il bilocale di una giovane coppia può facilmente trasformarsi in un trilocale,senza vincoli dovuti all’impiantistica verticale e alle strutture. Ecosun Building risponde ad una con-cezione dell’architettura, secondo la quale il bello non è l’eccentrico ma il funzionale e, in senso piùampio, il razionale sostenibile. L’edificio vuole prima di tutto essere una macchina perfetta per ri-sparmiare energia ed abitare bene, una casa nuova nelle prestazioni tecniche, una casa ben co-struita con l’occhio al futuro e, solo dopo tutto questo, una bella casa.

Come ha risposto il mercato? E qual è la tipologia di acquirente di EcoSun?Il mercato sta rispondendo molto bene, ad oggi sono rimasti solo cinque appartamenti non venduti.Gli acquirenti di Ecosun sono principalmente di due tipi: soggetti con una spiccata sensibilità ecolo-gica e soggetti che desiderano effettuare un investimento di sicuro ritorno, che hanno capito cheacquistando oggi un nuovo edificio di edilizia tradizionale, in un mondo che sta guardando semprecon più interesse alle prestazioni, tra 5 o 10 anni si troverebbero con un immobile fuori mercato.

Archlab è il laboratorio che ha sviluppato il progetto. Quando è nato e comesfrutterà l’esperienza acquisita con Ecosun?ArchLab nasce all’interno dello studio arch&arch, erede di G 14 Progettazione, studio attivo a Milanoda oltre 30 anni nella progettazione di edifici pubblici e privati (Stazioni Nord, Aeroporti di Linate eMalpensa, il quartiere delle Torri Lombarde a San Donato Milanese).Circa tre anni fa Arch&Arch, formato da sette soci con una spiccata prevalenza di giovani architetti,ha deciso di improntare la sua attività progettuale a questo nuovo fattore ormai strategico: il rispar-mio energetico e, in senso più ampio, la sostenibilità. Con l’intenzione di non limitarsi a cavalcare ilfenomeno come una delle tante mode ma di diventarne un punto di riferimento, ha creato un Labo-ratorio dedicato ad esplorare e sperimentare materiali, tecnologie e forme d’avanguardia: ArchLab,appunto. Oltre ad EcoSun 1 (la prima case history di ArchLab) e 2 (condominio destinato ad un mercatomedio, rispondente a tutti i più avanzati criteri di autosufficienza energetica e di sostenibilità) sonogià in cantiere anche EcoSun 3 e 4. Il primo di questi si propone di realizzare una Smart House,una piccola casa intelligente di alto livello, dotata non solo di autosufficienza energetica ma di unasofisticata intelligenza per il controllo e la gestione dei consumi. Ecosun 4 intende applicare questo nuovo know-how all’alloggio sociale, studiando non solo edifici dinuova costruzione ma favorendo la riconversione energetica dell’esistente. Ad orientare la nostra at-tività di ricerca è soprattutto la convinzione che non solo tutti i nuovi edifici dovranno essere costruiticome EcoSun Building ma bisognerà anche risanare il patrimonio edilizio esistente.

La macchina edilizia è partita:dal 10 febbraio, operai, carpen-tieri, capo cantieri e una gru di

40 metri sono al lavoro e, setutto andrà come stabilito, tra

poco meno di un anno saràinaugurato a Milano il primo

condominio ecologico dellacittà. Il progetto è di Gianmaria

Baraldi (studio arch&arch), milanese,

classe 1973,che ha fatto

del risparmioenergetico, edella ricercadi tecnologieall’avanguardia, la specializza-zione di ArchLab, laboratorio di

progettazione particolarmentesensibile ai temi della sosteni-

bilità. Qui ci racconta comesarà Ecosun Building

(dove gli appartamenti sonostati già tutti (o quasi) venduti

www.archandarch.it

L’ECOSUNBUILDING Laura Della Badia

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INTERVIEW

GIANMARIABARALDI L’ECO-ARCHITETTO DEL PRIMO EDIFICIO MILANESE IN CLASSE A

Page 62: City Project, n.20

Softhouse Nanotecnologie per i tessuti fotovoltaici

Una casa prefabbricata in grado di produrre 16.000 W/h dienergia elettrica (circa la metà del fabbisogno energeticogiornaliero di una famiglia media), attraverso speciali tendefotovoltaiche: è Soft House, progetto della designer ameri-cana Sheila Kennedy che ha sfruttato le possibilità offertedalla nanotecnologia OPV (Organic Photovoltaics) sotto formadi tessuto. L'intenzione è mostrare come le superfici che definiscono lospazio possono anche produrre energia in modo che compu-ter portatili, videocamere digitali e piccoli elettrodomesticipossano essere alimentati attraverso la tenda fotovoltaica, lacui tecnologia si basa su una serie di semi-conduttori ad altaefficienza energetica. Proprio come delle vere tende, questitessuti possono essere montati su binari e spostati durante lagiornata, per ottimizzare l’esposizione al sole. www.kvarch.net

Energia dal calcestruzzo Il progetto universitario dell’Arkansas

Immagazzinare l’energia termica nel calcestruzzo: l'idea èdei ricercatori dell’Università dell'Arkansas. L’energia imma-gazzinata dal calcestruzzo può raggiungere i 325° C, ma i ri-cercatori vogliono ottenere dalla stessa quantità dicalcestruzzo un deposito di energia termica che tocca i600° C. Si tratta di un progetto promettente, tanto che Pan-neer Selvam, professore di ingegneria civile presso l’Univer-sità dell’Arkansas e direttore del Laboratorio di MeccanicaComputazionale, si è aggiudicato il finanziamento di 770 miladollari da parte del Dipartimento dell’Energia statunitense.L’impiego del cemento come accumulatore termico non èuna novità, ma l’obiettivo del progetto è abbassare il costo diqueste operazioni e incrementarne l’efficienza.Il cemento messo a punto nasce dal mix di diverse tipologiedi materiali termoresistenti con cui si spera di immagazzinarecalore a una temperatura di 600/700° C. Per valutare la mi-scela migliore, Selvam ed i suoi utilizzeranno dei pannelli so-lari per raccogliere il calore, riversato poi nel cemento inmaniera diretta o attraverso uno o più tubi in acciaio. In que-sto modo saranno testati vari mix di materiali a temperatureprogressivamente più alte, monitorando attraverso modelli in-formatici gli effetti prodotti soprattutto in relazione alla quan-tità di calore immagazzinata nel calcestruzzo.

Involucro “multiuso” La nuova generazione 2°C

Migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni diCO2: tra le ultime novità c'è un involucro in grado di adat-tarsi alle condizioni climatiche esterne ed interne. L'idea èdella Schuco, che ha ideato il Concept 2°C il cui obiettivo siriflette nel nome stesso: contribuire a limitare il surriscalda-mento climatico mondiale a due gradi Celsius. Il nuovo invo-lucro si adatta al giorno e alla notte, e segue il cambio dellestagioni; è formato da elementi opachi e trasparenti. A se-conda delle esigenze, gli elementi funzionali dall’area opacavengono fatti scorrere davanti alla parte trasparente. Così siraggiunge un equilibrio energetico ottimale all’interno dell’edi-ficio, anche come comfort per chi vive questi ambienti.Quindi, di notte si può usare il pannello mobile isolante, chepermette una trasmissione termica dinamica. I vari elementidell’involucro possono fungere da isolamento termico, prote-zione solare e produzione energetica fotovoltaica. Il Concept Schüco 2°C dovrebbe essere pronto per una pro-duzione su larga scala entro il 2011. www.schueco.it

LOOK

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Eolico ad alta quota Il progetto Kite Gen

Visto che le torri eoliche non possono spingersi tanto in altoda arrivare al vento in quota, (con difficoltà i rotori superano100 metri dal suolo e la struttura che li sorregge diventa, colcrescere dell’altezza, esponenzialmente più pesante, instabilee soprattutto costosa) per sfruttare l’energia cinetica delvento, un gruppo di ricercatori ha messo a punto il progettoKite Gen. Il punto di partenza è un cambio radicale di pro-spettiva: non più strutture pesanti e statiche come le attualitorri eoliche, ma macchine leggere, dinamiche e intelligenti. In aria, a una altezza di 800-1000 metri: ali semirigide pilo-tate automaticamente. Al suolo: tutti i macchinari pesanti perla generazione di energia. Ad unire i due sistemi, cavi in materiale composito che tra-smettono la trazione e contemporaneamente controllano ladirezione del vento. Praticamente i profili alari sono ancoratiad una struttura a livello del suolo, che si muove attorno adun asse verticale, nella quale avviene la generazione di ener-gia. www.kitgen.com

Princess Elizabeth La prima stazione polare a impatto zero

E’ la prima stazione polare completamente autosufficientedal punto di vista energetico e a impatto zero: la “PrincessElisabeth” è stata recentemente inaugurata ad Utsteinein, inAntartide. Il suo compito sarà quello di indagare gli effetti delsurriscaldamento globale, proprio dove questi sembranoavere la maggiore incidenza: nelle aree polari.Costruita in Belgio, la stazione è alimentata interamente daenergia solare ed eolica. La sua forma è stata studiata perdisperdere meno calore possibile. Non è stata un’impresa fa-cile, perchè l’Antartide non ha un clima ideale per le energiealternative: a causa del freddo si impiega molta energia perriscaldare l’ambiente e i pannelli solari risentono di un in-verno buio di sei mesi. La stazione è stata progettata dall’International Polar Founda-tion (IPF), diretta dall’ingegnere ed esploratore Alain Hubert,insieme ad aziende partner e sponsor, tra le quali ArcelorMittal, che ha contribuito alla realizzazione fornendo le 25tonnellate di acciaio inox che costituiscono lo strato esternodella copertura. L’edificio sorge ad un’altezza media di 2metri al di sopra della cresta, in modo tale da evitare l’accu-mulo di neve. La parte inferiore della struttura è costituita da4 cavalletti di acciaio, che si possono ampliare o contrarre,indipendentemente l’uno dall’altro, e su cui poggia unagrande struttura sovrastante, in legno. I cavalletti sono fissatidirettamente nella roccia granitica mediante aste di fissaggioa 6 m di profondità, tali da resistere all’azione di solleva-mento prodotta dal vento. Il complesso Princess Elisabeth ècomposto da più elementi: la stazione di ricerca, alcuni ga-rage e sette turbine eoliche installate nelle vicinanze.www.antarcticstation.org, www.arcelormittal.com

Sunseeker Quando i pannelli seguono il sole

Un’innovativa soluzione per ottimizzare i rendimenti e semplifi-care l’installazione degli impianti fotovoltaici: secondo PVGIS(Photovoltaic Geographical Information System, un progettoche monitora le tecnologie del fotovoltaico) gli inseguitori Sun-Seeker garantiscono, a parità di potenza e numero di moduliinstallati, un rendimento superiore del 33% rispetto a un tradi-zionale impianto fisso. Il movimento viene gestito da una centralina intelligente cheassicura che ogni pannello si orienti nella posizione ottimale inqualsiasi momento del giorno, dall’alba al tramonto, mante-nendo inoltre un perfetto parallelismo durante ogni aziona-mento, in modo da ottenere il massimo rendimento e lacorretta posizione dei moduli anche in totale assenza di rego-lare irraggiamento. Gli inseguitori SunSeeker, sistemi di tracking monoassiali (pro-gettati, brevettati e prodotti da ESPE) possono essere applicatisia alle grandi superfici (come i terreni agricoli) sia a quellepiù contenute (come le coperture di costruzioni artigianali,commerciali, industriali, delle aree di servizio etc.), ma anchesu terreni sconnessi, senza tuttavia impattare con l’ambientecircostante, dal momento che non necessitano di scavi o fora-ture durante l’installazione. www.espe.it

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ENERGIAcity

www.cityproject.itdeLette

raedito

reIL PRIMO TABLOID SUL RISPARMIO ENERGETICO E LE ENERGIE RINNOVABILI