clan&affari l'a pendicetorinese
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CLAN&AFFARI
L'a pendice torineseL'inchiesta sulla Lega èdestinata ad allargarsiL'interesse di Rechichi per il centro commercialedella provincia di Reggio "Perla dello Stretto"
Alessia Candito
rovare riscontri docrnnentali di rapporti e affari che la presunta associazione segreta impastata di 'ndrangheta, massoneria deviata ed eversione emersa dalle carte'~dl'indùestasulla Lega da decenni intrattiene: questo ha~'1 '~m..1_o il pm Giuseppe Lombardo agli uomini della Diache
all'immobiliare - curiosamente fin dalla finedegli anni Novanta è presente e attiva a Reggio città. In riva allo Stretto, in cittàcome nellavicina Villa San Giovanni, la casa automobilistica ha irrfatti due enormi strutture adibitea deposito e centro di smistamento che proprio in quegli anni decide di dismettere. Dueoptrazioni fortW1ate per la casa torinese, cheriuscirà adisfarsi degli ingombranti immobili- dicono fonti vicine alle indagini - a prezzicosì superiori a quelli di mercato, da renderel'(lperazione quasi antieconomica per l'acquirente. Eppure Fiat vende.La struttura di Villa finisce in mano allaRomeo Antonino & C. sas, già proprietaria
del maxistore "Mercatone" e che lì costruiràlffiO dei primi centri commerciali della provincia, la "Perla dello Stretto".Ma il settore commerciale contiguo non èl'unica cosa che accomW1a le due operazioni. Dietro ci sarebbero i De Stefano-Tegano. Ad occuparsi della ristrutturazione eliqualificazione della struttura sat'à infatti laComedil, per gli inquirenti espressione diretta deiTegano, ma formalmente dei fratelliGiuseppe e Rosario Rechichi, coinvolti qualche anno dopo nell'inchiesta che svelerà lapresenza del clan di Archi all'interno dellamunicipalizzata Multiservizi, in CLÙ Fiat decide di investire. Ma del resto, queUa della
L: 25 giugn(l scorso hanno bussato alle portedi una trenùna di società, uffici e abitaziunitra Reggio Calabri:::. Mìlano e Genova Lì gliinvestigatOli ha! mo cercato e -stando a fenti'.:icine alle indagini - trova lO, carte e documenti che a-I7'Ja!o;arlO j sospetli degli inquil "nti, ormd da empo slùle tracce di<.juelì'associazione che per la cosca De Stefano avrebbe riciclato e reimpiegaro milionie milioni di euro, ma soprattutto contaminato il cuore dell'economia italiana e delleaziende di Stato, anche grazie a uomini cheavrebbe collocato all'imerno dellé istituzioni.Enon in posizioni defilate.L'iscrizione SlÙ registro degli indagati di personaggi come Lino Guaglianone, il suo sociostorico Giorgio Laurendi, il bancario lvan Pec1razzoli, l'imprenditore reggino Michelangelo Tibaldi, l'ex assessore comW1ale - efedelissimo del governatore Peppe Scopelliti- Giuseppe Sergi, tutti considerati a vario titolo espressione di quell'associazione segretain nome e per conto della quale nel corsodegli anni si sarebbero mossi anche il faccendiere Romolo Girardelli e il sedicente awocato Bruno Mafrici, partito da Melito PortoSalvo e approdato al ministero della Semplificazione con un incarico di consulente enello strategico smdio Mgim di Guaglianone.sono lffi segnale chiaro.L'inchiesta è destinata ad allargarsi e polfebbe alTivare anche a toccare W10 dei colossi dell'economia italiana, nel corso deidecermi in grado di condizionare le strategiepolitiche e indusniali del Paese: la Fiat.Quella che Lill tempo era la principale casa
automobilistica italiana, ma negli anni ha saputo cliversificare gli investimenti trasformandosi in W1a grande holding che vantainteressi e controllate nei più svatiati settori-dalla gestione di servizi alla manutenzione,
PEPPE ESTEF. NO SA~ E .ESTATO !L VERO REGISTADELL'OPERAZUì ECHE HA PORTATO LA CASAAU'I'OJ\lI0BILISTICA li CEDERE1.1\ STRUTTURA DI ViLLA
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LA STORIA DELLA FIAT EQUELLA DELLA PiÙ GRANDEMUNICIPALIZZATA DELLA CITTÀ DI REGGIO CALABRIASI INTRECCIANO ESI INCROCIANO. EPRESENTANO MOLTI,TROPPI, PUNTI IN COMUNE PER NON DIVENTARE PERGLIINQUIRENTI INTERESSANTI AI FINI INVESTIGATIVI
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casa torinese e quella della più grande municipalizzata della città di Reggio Calabriasono sto:ie che si intrecciano esi incrociano,presentano molti, troppi, punti in comuneperché non diventino interessanti per gli inquirenti.Coincidenze che non si limitano aquello stabile di via Vecchia Provinciale Archi, doveavranno la pwpria sede tanto la Comedil,come la Sica srl-"<iù la stessa Comedil affittaun:ramo d'azienda e trasferisce tutti i lavoratori -, presenti nella compagine sociale 'iliMùltiservizi sotto le insegne dellaRecim, rii.aanche la sressa municipalizzata che- casualmente - avrà proprio ID Pino Rechichi il proprio dirp.Ttort- operativo.Ma Rechichi - che più di un collaboratore digiustizia indica come uomo di CarmeloBarbaro, uno dei grandi vecchi del clanTegano,impegnato fin dai tempi della guèITa agestiresoldi e affari degli àrcoti - stando alle intercettazioni messe agli atti nell'inchiesta"Archi-Astrea" avrebbe svolto un ruolo anchenell'affare "Perladellostretto".Edi certo nonlimitato alla manutéhzfone." ~
È il 15 novembre'20l1 quando gli investigatori intercettano una conversazione fra PinoRechichi e Giovanni De Stefano, il figlio delboss Giorgio, trucidato neU'agguato di Acquadel Gallo e che assieme al cugino, don Paolina de Stefano, negli anni Settanta avevacambiato il volto della 'ndrangheta in città.lnsieme con Giovanni, c'è il cugino di Giuseppe, secondogenito di don Paolina e all'epoca astro nascente nella galassia'ndranghetistica reggina enon solo. Per le inchieste, proprio in quei mesi, sarebbe statoinvestito della carica di capo-crimine che erastata di Pasuale Condello.Ma, soprattutto, Peppe De Stefano all'epocasarebbe stato il vero regista dell'operazioneche ha portato Piat a cedere la struttura diVilla alla Romeo Antonino & C. Eproprio delperfezionamento dell'affare - in cui nessunodei due formalmente figura - parlano al telefono Peppe De Stefano e Pino Rechichi, cheper il figlio di don Paolina gestisce queUe trattative.Un affare complesso, che sembra essersiarenato fino aquando Peppe De Stefano non ordina a Rechichi: "Senti una cosa, fan1IIÙ unfavore, vai a vedere dove mangia questo, ti
parcheggi fuori, lo prendi, glielo porti là dalprincipale, là da Romeo, te lo porti là, gli portii miei saluti, gli dici che hai portato a questo... entro dieci minuti gli finna il contratto,mi segui? Glielo fai firmare là, subito senzache ve ne andate, che pure che dice dobbiamo parlare, dobbiamo fare, no. Siamo quaper firmare il contratto. Vi saluta Peppe, hadetto cosl, questo è venuto apposta per firmare il contratto».E i saluti. di Peppe devono essere stati panacea di ogni difficoltà e male, se èvero che nelgiro di poto il contratto verrà firmatp e all'exdeposito Piat, la Comedil prima elaFinpredilpoi - di proprietà di Salvatore Laganà e dei!'ratelli Francesco e \-larlo Audino, boss vicinissimo a Peppe De Stefano trucidato in un.1gguato nel 2003 - inizieranno i lavori di ristrutturazione.Del resto, ha r~ccontato inpùbblica'uçiienzail collaboratore Nino Fiume;storico fidanzafodi Giulia; la sorella di Peppe De Stefano._in.quegli'anni «R~chichi avevainrnano divèrsecose. Era interessato;:llla '1>érla de -,. .èmt.. ;\.~' ~.
e in quella situazione dava conto a Peppe DeStefano e ai Tegano». Assieme al secondogenito di casa De Stefano - aggiunge - «supervisionano anche i disegni dell'ex Fiat equando c'era da fare la piscina a Parco Caserta, pure parlavano».Ma perché gli arcoti avrebbero dovuto lavorare per la casa automobilistica torinese? Larisposta -suggeriscono gli ultimi sviluppi investigativi - potrebbe stare proprio nella costituzionedi Mtùtiservizi, nella cui storia tuttigli odierni indagati - da Mafrici a Guaglianone, da Laurendi aTibaldi - hanno giocatoun ruolo. Quando il bando viene emesso,solo un'Ati-associazione temporanea di imprese - è in gradodi soddisfare tutti i criteriprevisti, grazie alla presenza nella compaginesocietariadellaIrigesl: faciliry,una controllatadi Fiat presente'con il 60%delle quote all'interno dellaG&t, çh~ s~ aggipdicherà la garaAssieme alla casa: tbnnese, che nel 2004uscirà precipitosarriente'dalla società- il suoposto verrà prèSo dallli Recirh. riconducibileai Rechichi- neU'A:ti ç:i sono lìL"lngegneri Demetrio, Pietro eDomenico Cozzupoli snc"con il 23 per cento è la uTibi srl" di Michelangelo Tiba!di per il restante 17 per cento. Masoprattutto per gli inqÙir~nti ci sarebbero iclan di Archi. Una circostanza- ipotizzano che la Fi~fllQn.potevanop;çonoscere e sullaCjlmesiattendoi1ò ancoradeqite e approfondite spiegazioni"
. "re4à[email protected]
CORRlEI1ì& della CALABPJA I 18 luglio 2013 I 51