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R U B E D O RUBEDO RUBEDO ADAMI ADDAMIANO ANGÈI BIANCHI BIASI BOETTI DORAZIO GALLIANI KUSAMA PINELLI RÖGLER SALVO SCANAVINO SIMETI SPAGNULO TOMAINO UNCINI ZAPPETTINI

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RUBEDO

RUBEDORUBEDO

ADAMI

ADDAMIANO

ANGÈI

BIANCHI

BIASI

BOETTI

DORAZIO

GALLIANI

KUSAMA

PINELLI

RÖGLER

SALVO

SCANAVINO

SIMETI

SPAGNULO

TOMAINO

UNCINI

ZAPPETTINI

copertina Rubedo UVI ok.qxd 19-06-2014 17:32 Pagina 1

Questo catalogo è stato pubblicato in occasione della mostra | This catalogue was pubblished on the occasion of the exhibition RUBEDO

Galleria Menhir, La Spezia, 14 giugno | june – 17 agosto | august 2014

PROGETTO MOSTRA | EXHIBITION PROJECT

Sebastiano CalandraFederica BasiniORGANIZZAZIONE MOSTRA | ORGANIZATION OF THE EXHIBITION

Chiara MussoArch. Davide BassiTESTI DI | TEXTS BY

Alberto ZanchettaTRADUZIONE | TRANSLATION

Ginevra Terni de’Gregory PROGETTO GRAFICO | DESIGN

Sara SalviCREDITI FOTOGRAFICI | PHOTO CREDITS

Bruno BaniFOTOLITO | PHOTOLITOGRAPHY

Graphic&Digital Project, MilanoRINGRAZIAMENTI | SPECIAL THANKS

Archivio SimetiAntonio AddamianoErnesto GisondiMichael BiasiDavide SilvaAmanda NicoliAndrea Sirio OrtolaniSPONSOR

Finito di stampare nel mese di giugno 2014a cura di Graphic & Digital ProjectPrinted in June 2014edited by Graphic & Digital Project

Menhir Arte Contemporaneavia A. Manzoni, 5119121 La Speziatel. +39 0187 731287mob. +39 349 [email protected]

RUBEDOADAMI

ADDAMIANO

ANGÈI

BIANCHI

BIASI

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DORAZIO

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SPAGNULO

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Pure, vivid, intense, full Red. Exuberant and over-bearing as an adrenaline injection. Red colour never leaves anyone emotionless: it makespeople euphoric and restless. “A room of this colour”Goethe writes “is always solemn and pompous”, butred is also terrible: “it’s the tonality that will pervadeearth and sky on Doomsday”.

In his Theory of Colours Goethe also associates Red to“an impression of gravity and dignity but also of graceand mercy, […] Thus the dignity of old age and thepleasantness of young age can dress the same colour”.

One gets red because of embarrassment, shyness orshame. Either because of a kiss or after having in-curred into an illness or an infection.

The colour of luxury, of scarlet lips and of heart (thisorgan of ours, so hysterically in love), an eroticism thatgets aflame at touch. One is tempted to covet withhis hand – before than with his sight – the wavelikeshapes by Turi Simeti, representing sort of astral-fe-male bodies that have come to an extreme synthesisand yet to their highest sensuality.

… because one can’t deny a feeling of erotic passionto a painting.

Massimo Angèi considers painting as a Lovable demon,breeding-ground of tremors, tensions and fatigues. Thepainter lives and suffers of an interior, ever-burning fever.In painting every subject is covered with a magma thatsuddenly grows together and cools down on canvas.

Volcanos are the most authentic metaphor of paint-ing. A darting telluric condition where the words“draining” ad “staining” perfectly coincide.

Who knows whether it would be better to end up asdust or as smoke?

Painting is made up of chemistry and could burn thosewho are not acquainted with its principles. Love ischemistry as well, and love for painting is the highestsensorial pleasure. Stelio Effrena, the main characterof D’Annunzio’s Fire, states that “pleasure is the mostcertain way of knowledge Nature gave us”.

The fact that sun is always burning without consump-tion looks prodigious to us and we relish in front of itsmagnificence. Let us therefore imagine a consumed,worn out and extinguished painting: that would be avery sad image. Luckily the flames of Art can be sub-dued, even though never completely suppressed.

EROS E PASSIO: raptus of igneous inebriation

Alberto Zanchetta

Rosso vivo, puro, intenso, saturo. Esuberante e traco-tante, come un’iniezione di adrenalina. Il colore rossonon lascia indifferenti: rende le persone euforiche o ir-requiete. «Un ambiente di questo colore», scrive Goe-the, «è sempre solenne e sfarzoso», ma il rosso èanche terribile: «è la tonalità che il giorno del Giudiziodovrebbe pervadere cielo e terra».

Inoltre, nella Teoria dei colori, Goethe associa il rossoa «un’impressione tanto di gravità e dignità che di cle-menza e grazia. […] Così, la dignità della vecchiaia el’amabilità della giovinezza possono vestirsi di ununico colore».

Si diventa rossi per l’imbarazzo, per timidezza e ver-gogna. Per un bacio oppure dopo aver contratto ma-lattie o infezioni.

Colore della lussuria, delle labbra scarlatte e del cuore(quest’organo reso isterico dall’amore), un erotismoche al tatto diventa rovente. Si è tentati di concupirecon la mano – prima ancora che con lo sguardo – leforme ondivaghe di Turi Simeti, vagheggiando corpiastrali-femminili giunti a una sintesi estrema, e perconverso alla loro massima sensualità.

… perché non si può negare a un dipinto un senti-mento di ero[t]ica passione.

Per Massimo Angèi la pittura è un Amabile demone,ossia un focolaio di tremori, tensioni, affanni. Il pittorevive e soffre di una febbre interiore che crepita senza re-quie. In pittura ogni soggetto è ricoperto da un magmache d’emblèe si rapprende e raffredda sulla tela.

I vulcani sono la metafora più autentica della pittura.Sbrecciante condizione tellurica in cui i termini di “co-lare” e “colore” coincidono alla perfezione.

Chissà se sia preferibile finire in polvere oppure infumo?

La pittura è fatta di chimica, ustiona chi non ne cono-sce i fondamentali. Anche l’amore è una questione dichimica, e amare la pittura è il massimo godimento deisensi. Stelio Effrena, protagonista del Fuoco di D’An-nunzio, afferma che «il piacere è il più certo mezzo diriconoscimento offertoci dalla Natura».

Che il sole arda senza mai consumarsi ci appare unprodigio, e ci crogioliamo al cospetto della sua ma-gnificenza. Immaginiamo allora la pittura logorata,consumata ed estinta; sarebbe cosa ben triste. Fortu-natamente, le fiamme dell’arte si possono addome-sticare, ma mai sedare completamente.

EROS E PASSIO: raptus d’ebbrezza pirica

Alberto Zanchetta

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Variazione da Gertrude Stein: la rosa è rosa, e ancorpiù ros[s]a. È ciò che accade nei quadri di Salvo; i tra-monti invernali, invasi da un rosa tenue e sensuale, la-sciano il posto a paesaggi rinvigoriti dal solleone.Diversamente, nei dipinti di Natale Addamiano i cielisi infiammano all’imbrunire: anche la più fioca scintillabasterebbe a dar fuoco a questa polveriera che alleg-gia nell’etere. Se la temperatura si abbassa, ecco cheAddamiano surriscalda l’ambiente con un accecantecrepuscolo. E quando non è il paesaggio ad ardere,spetta alle case di Tomaino divampare in una caluraestiva.

Anche il Palais Royal di Valerio Adami si ravviva al tra-monto, mentre gli incantatori di serpenti (che qui sem-brano un’allegoria degli “incantatori di pennelli” di cuil’artista fa parte) si trasformano in domatori di fuoco. Inanalogia con tutti quei martiri che erano inclini alla com-bustione spontanea, neppure Petruska pare sfuggire atale destino.

Brucia san Lorenzo sulla graticola. Bruciano Giovannad’Arco, Giordano Bruno e i tanti “eretici” condannatidalla Santa Chiesa. Bruciano i libri durante il TerzoReich. Bruciano le opere di Alberto Burri, Jannis Kou-nellis, Yves Klein, Bernard Aubertin, Cai Guo-Qiang.Brucia Edvard Munch nel proprio Autoritratto all’inferno[1903]. Brucia Cristo all’inferno [1911] nel quadro diNolde. Bruciano Hiroshima e Nagasaki. Bruciano Romae Pompei.

Ebbene. Quello di Nerone fu un atto più doloso che do-loroso, o piuttosto “dovuto”?

In preda a fumi, furore e follia, L’incendiario di Palazze-schi dava fuoco a tutte le «vecchie reliquie tarlite, cosìgelosamente custodite da tanto tempo!», liberando sialui che noi dal peso opprimente della storia.

A dar retta a Duchamp, si comincia tutti incendiari perpoi finire pompieri. La letteratura ci ha però abituati a ri-considerare i ruoli degli uni e degli altri. «Era una gioiaappiccare il fuoco» esclama il pompiere Guy Montagnel romanzo Fahrenheit 451 di Bradbury. Au feu et al’eau! urla Prévert ai Grandi Distillatori di Piena che perscongiurare l’inondazione incendiano la città affinchél’acqua evapori.

Non per caso, la culla [del sacro fuoco] dell’arte è anchequella che ha inventato il “fuoco greco”: miscela in-fiammabile, usata fin dal V secolo a.C., in grado di bru-ciare persino sull’acqua!

Scrive Denise Scott Brown: «Forse il miglior esempio diun piccolo edificio civico con una scala monumentale è la

stazione dei pompieri. Vi sono diverse ragioni: nelle sta-zioni dei pompieri devono convivere le grandi apertureper i camion e le finestre e le porte di dimensioni dome-stiche, destinate agli spazi di soggiorno dei pompieri, conelementi dimensionati ai camion e alle persone, giustap-porti in un piccolo edificio, il progettista può difficilmentefallire. Infine, poiché le stazioni dei pompieri sono tra i piùpiccoli edifici pubblici, possono facilmente essere pro-gettati anche da un giovane architetto di talento e pocoaffermato. Questo spiega l’enorme quantità e bellezzadelle stazioni dei pompieri ottocentesche, che si trovanonelle città americane». L’Ottocento è anche il secolo deipittori accademici, i cosiddetti pompiers, termine d’im-precisata origine che alludeva – in scherno e spregio –alla stravaganza di David e dei suoi epigoni, i quali eranosoliti ritrarre militi ignudi con in testa un elmo, simile aquello dei pompieri francesi.

Come barriera tagliafuoco, il cemento di GiuseppeUncini trattiene il fulgore con stoica risolutezza. Vice-versa, in Dorazio il rosso retrocede ma allo stessotempo sovrasta tutti gli altri colori, li dissipa, fino adassorbirli in sé. Il fuoco è famelico, trasforma in fuocotutto ciò che incontra. Niente è più lo stesso dopo es-servi entrato in contatto. Solo l’Araba Fenice risorgedalle proprie ceneri, identica a se stessa, ancora e an-cora e ancora.

Omar Galliani disegna sopra tavole di legno – materialetranseunte, da prologo canicolare. Le sue immaginisono lingue d’ignea energia, effigi della sostanza piùsottile e mobile: il fuoco, fonte di luce e calore. Tra levampe color del Cerianto vediamo balenare un cuoreche irrora le immagini di un rosso-sangue. Lo stessoard[or]e in pectore si trova nelle opere di Pino Pinelli eGianfranco Zappettini, ove il colore è flottante, simile auna vena recisa. Ne scaturiscono dei coaguli che gli ar-tisti chiamano “Trame e orditi” di “Pitture r[osse]”. Nondissimili i rilievi di Alberto Biasi, con quelle lame (di ra-soio) che tagliano lo sguardo e la carne, causandone ildeflusso ematico.

Quando si tratta di pittura, l’artista diventa emofiliaco.Un esempio? Se chiudessimo un pittore in una stanzavuota – senza tele, pennelli e colori – dopo poco mori-rebbe, ma non di inedia bensì dissanguato. Pur di riuscirea dipingere le pareti della cella si vedrebbe costretto a in-tingere le mani nel proprio sangue.

Nel quadro di Domenico Bianchi le volute del colorenon sono quelle del rosso ma della Rubedo, l’ultimafase nel processo alchemico che conduce all’opus.Nelle opere di Emilio Scanavino l’ignea cromia fa inveceda sfondo al brulicare della Nigredo, intreccio gordianoche vuole darsi una forma compiuta.8

Mutation from Gertrude Stein: “rose is more rosy andstill more arousing”. That’s what happens in Salvo’spaintings: wintery sunsets, pervaded by a faint, sensualpink, that leave pace to landscapes reinvigorated bysummer heat. In a different way in Natale Addamiano’spaintings, skies burn into flames at sunset and the small-est spark could blaze this air-fluttering powder. If tem-perature lowers, instead, Addamiano heathens thespace with a blinding dusk. And when the landscape isnot burning what is aflame are Tomaino’s houses, in thesummer heath.

Valerio Adami’s Palais Royal also revives at sunset, whilehis Snake Charmers (who look like an allegory of thegroup of the “brush charmer” to whom the artist be-longed), are transformed into fire tamers. In the sameway martyrs were inclined to spontaneous combustion,Petrushka also looks as if she can’t escape this destiny.

Saint Lawrence burnt onto the broiler. Joan of Arc,Giordano Bruno and the other several “heretics” con-demned by the Holy Church were burning. Books wereburning during the Third Reich. The works by AlbertoBurri, Jannis Kounellis, Yves Klein, Bernard Aubertin,Cai Guo-Qiang are burning. Edvard Munch is burningin his Self-portrait from Hell [1903]. Christ in Hell [1911]is burning in Nolde’s painting. Hiroshima e Nagasakiwere burning as well as Rome and Pompeii.

Well, could that of Nero be more of a malicious actionrather than a painful or an owed one?

Under the effect of smoke, fury and folly The Arsonistby Palazzeschi, set on fire all the “ancient and worm-eaten relics, so jealously preserved since a long time!”,freeing this way us and himself from the oppressiveweight of history.

According to Duchamp we all start as incendiaries toend up as firemen. Literature, though, taught us to re-consider the roles of both of these categories: “It wasa great satisfaction to set up fire” says the fireman GuyMontag in Fahrenheit 451 by Bradbury. Au feu et al’eau! screams Prévert to the Great Flood Distillers,who set the city on fire in order to prevent the flood,so that water could evaporate.

It is not a casual thing that the cradle [of the sacredfire] of Art is also the place where the “greek fire” wasinvented: a flammable blend, used since fifth centuryB.C., which was able to burn even upon water!

Denise Scott Brown writes: “Maybe the best exampleof a small civic building of monumental scale is that of

fire-stations. There are several reasons why: in fire-sta-tions must coexist great openings for trucks andsmaller doors and windows destined to the stay of fire-men, with elements for both trucks and people, juxta-posed in a single building; an architect could hardlyfail. At the same time because of the fact that fire-sta-tions are some of the smallest amongst public build-ings, they can easily be projected by any young,talented and still not well-known architect. This ex-plains the great number and beauty of nineteenth cen-tury fire-stations one can find in American towns”. Thenineteenth century is also that of academic painters,the so called pompiers, a word of obscure origin thatreferred (in a mocking and scornful way), to David’s ex-travagance and to that of his followers, who used toportray naked soldiers with an helmet similar to thatof French firemen (pompiers) on their head.

As a sort of fire-breaking barrier, Giuseppe Uncini’s ce-ment retains brightness with fierce obduracy. Vice verse,Dorazio’s Red is less emphasized, but at the same timeit overwhelms all other colours and dissolves them untilthey are absorbed into it. Fire is ravenous and trans-forms into fire everything on its way. Nothing ever staysthe same after meeting it. Only the Arabic Phoenix res-urrects from its ashes, always identical again and again.

Omar Galliani draws onto wooden panels (a transi-tional material, of summer-heat prologue). His imagesare rays of flaming energy, effigies of the most subtleand movable substance, which is fire: source of lightand heat. Amongst the flames made of a colour simi-lar to that of Cerianthus, we can glimpse a heart spray-ing images of a bloody red. The same “ardour inpectore” can be found in Pino Pinelli’s and Gian-granco’s Zappettini’s works, where colour is floating,similar to a truncated vein. Clots that artists define as“warps and weaves” of “R[ed] Paintings” are bornfrom this. Not much different from them are AlbertoBiasi’s Relieves, with those (razor) blades that seem tocut both sight and fleshes, causing an hematic flow.

When it comes to painting, each artist becomehaemophiliac. An example? If we close a painter intoan empty room (without canvases, brushes and colours)he would die after a while, not because of starvationbut because of bleeding, instead. He would plunge hishands into his own blood to allow himself to paint.In Domenico Bianchi’s painting the colour’s coils arenot those of Red but of the Rubedo: the last phase ofan alchemic process that leads to the opus. The ig-neous chromatic tonality is, instead, the backgroundof the swarming Nigredo by Emilio Scanavino: a sortof gordian knot that wants to shape itself precisely.

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Prometeo rubò il fuoco per donarlo all’umanità. Ro-vente e apocalittico, Giuseppe Spagnulo cerca di im-brigliare questo rosso-fuoco nelle sue carte (prima chesi infiammino definitivamente). Anche l’arte della “sa-cerdotessa dei pois” è intrisa/intessuta di ansie, an-gosce, paure; le Infinity Nets di Yayoi Kusama siallargano all’infinito, capaci di far trascendere losguardo verso l’ignoto, in uno spazio assoluto, fatto dipura luce.

Lucifero, angelo radioso e potente, anche detto Fo-sforo: colui che porta la luce. Una “luce sottile” che èconoscenza.

Fosforo è l’altra metà del cielo, quella che fa breccianell’obscurum in obscuris, anche se solo per approssi-mazione.

Nella lapide di Salvo è incisa la frase Gettare via, quasia voler trovare la vena da cui far stillare il colore. Le pa-role si imprimono nella levigatezza del marmo bianco– parrebbero addirittura ustorie e cauterizzanti. A im-peritura memoria! Lo stesso dicasi dei calendari di Ali-ghiero Boetti. Ogni numero è rosso, quel rosso che dasempre funesta i quaderni di scuola, campo di batta-glia in cui tutti noi abbiamo assistito allo sterminiodegli errori.

Herman Hesse: «Dipingere è meraviglioso, rende piùlieti e più pazienti. Non si hanno le dita nere dopo,come nello scrivere, ma rosse e blu».

Altrove, il qui scrivente aveva scritto che Michael Rö-gler «impone all’opera un rapporto trascendentalecon il mondo, nutrendo la speranza di commutare latabula rasa in una tabula picta». Verrebbe da chie-dersi se il tentativo dell’artista – mentre crea danze inpunta di pennello ove i lapilli di colore vibrano cre-ando il proprio campo cromatico – non sia tantoquello di fare tabula rasa, quanto semmai di ottenereuna “tabula arsa”.

Nella dimora-collezione del conte Vittorio Cini, a Vene-zia, è impossibile dimenticare il torrido San Giorgio diCosmè Tura [1460]. L’armatura del Megalomartire è diun rosa incandescente, ben più vivo delle squame delbasilisco che giace inerme a terra. Similia similibus cu-rantur... ma se così non fosse, allora bisogna prepararsia morire.

Colore della passione e della devastazione. Del foco-lare domestico, dell’ardore e della regalità. Ha i suoi si-nonimi nelle fiamme e nell’energia. Ma lo troviamoanche nelle dermatiti e nelle efelidi. C’è il rosso cardi-nalizio e c’è il rosso Tiziano, come pure il rosso Gilera diBoetti. Da Rosso Fiorentino a Giuseppe Vermiglio finoa Medardo Rosso, un nomen omen che ci ricorda il“sangue del proprio sangue”.

«Spegnere la fiamma della seduzione»: troppa enfasi«L’inquietudine del suo genio»: sono troppe due pa-role ardite.Blaise Pascal

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Prometheus stole fire to donate it to mankind. Fieryand apocalyptic, Giuseppe Spagnulo tries to bridlethis red fires in his paperworks (before they get com-pletely aflame). The art of the “pois priestess” is alsosoaked with anxieties, distresses and fears: YayoiKusama’s Infinity Nets infinitely enlarge themselves,managing to bring one’s sight towards the unknown,in an absolute space, made of pure light.

Lucifer, glad and powerful angel is also known as Phos-phorus: the one who brings light. A “subtle light”which is knowledge.

Phosphorus is the other side of Sky, that which breaksinto the obscurum in obscuris, even though as an ap-proximation only.

Onto Salvo’s gravestone the phrase “Gettare via” (Tothrow away) is engraved, as if he was looking for thevein through which colour could flow. Words are im-pressed onto the smoothness of white marble (theymay look as gauzes or bandages). To eternal memory!The same can be stated for Alighiero Boetti’s calen-dars. Each number is red, that red which has alwaysbeen bothering copybooks in school, a battlefieldwhere we all were present at the slaughter of mistakes.

Herman Hesse: “Painting is marvellous, it makes soulsmore glad and patient. Moreover fingers get red andblue after painting and not black as after writing”.

Elsewhere, who is writing, stated that Michael Rögler“imposes to his works a transcendental relationshipwith the world, enhancing the hope of commuting thetabula rasa into a tabula picta”. One may wonder if theartist’s attempt (while creating colour-dances with thetip of brushes, where colour’s sparkles are vibrating andcreate their own chromatic field) was that of making a“consumed tabula” instead of a “tabula rasa”.

In Earl Vittorio Cini’s collection-house in Venice, onecould not forget the sultry Saint George by CosmèTura [1460]. The Megalo-martyr wears an incandescentpink armour, much more lively than the scales of thekilled basilisks, laying still on the ground. Similia sim-ilibus curantur... but if it were not so, then we shouldget ready to die.

The colour of passion and devastation. Of domesticfireplace and of royalty. Its synonyms are flames andenergy. But we also find some of it in dermatitis andfreckles. There is a Cardinal-Red, a Titian-Red, as wellas the Gilera-Red by Boetti. From Rosso Fiorentino toGiuseppe Vermiglio and Medardo Rosso, a nomenomen that recalls “the blood of our blood”.

«To blow off the flame of seduction»: too much em-phasis.«The anxiety of his own geniality»: two courageouswords are too much.Blaise Pascal

ADAM

I

14 VALERIO ADAMI Le Palais Royal al tramonto, acrilico su tela / acrylic on canvas, 116 x 89 cm

1716 VALERIO ADAMI Petruska, 1998-99, acrilico su tela / acrylic on canvas, 146 x 65 cm

ADDA

MIANO

18 NATALE ADDAMIANO Grandi nuvole serali, 2010, acrilico su tela / acrylic on canvas, 140 x 100 cm

20 21NATALE ADDAMIANO Campagna verso sera, 2014, acrilico su tela / acrylic on canvas, 40 x 50 cm

ANGÈ

I

22 MASSIMO ANGÈI La valle del mio cuore, 2014, olio su tela / oil on canvas, 120 x 100 cm

24 MASSIMO ANGÈI Amabile demone, 2014, olio su tavola / oil on board, 35 x 30 cm 25

BIANC

HI

26 DOMENICO BIANCHI Senza titolo, 2012, cera su tela / wax on canvas, 60 x 80 cm

31

BIASI

30 ALBERTO BIASI Vagante, 2000, acrilico su tela in rilievo e tavola / acrylic on embossed canvas and board, 48 x 28 cm

33

BOETTI

32 ALIGHIERO BOETTI Calendario, 1982, collage di fogli di calendario su carta / collage with almanac pages on paper, 25 x 37,2 cm

35

DORA

ZIO

34 PIERO DORAZIO Fare le righe II, 1991, olio su tela / oil on canvas, 37 x 38 cm

GALLIAN

I

36 OMAR GALLIANI Nuove carte dal fondo dei santi, pastello su cartone / crayon on paperboard, 100 x 70 cm

3938 OMAR GALLIANI Mantra per la costellazione dello scorpione, tecnica mista su tavola / mixed media on board, 50 x 100 cm

4140 OMAR GALLIANI Nuovi Santi, Dittico, tecnica mista su tavola / mixed media on board, 60 x 120 cm

43

KUSA

MA

42 YAYOI KUSAMA Untitled (Nets) 1978, tecnica mista / enamel ink on paperboard, 27 x 24 cm

47

PINELLI

46 PINO PINELLI Pittura R, 1988, tecnica mista / mixed media, 34 x 46 cm

4948 PINO PINELLI Pittura R, 1997, tecnica mista / mixed media, 29 x 46 cm

51

RÖGL

ER

50 MICHAEL RÖGLER Senza titolo, 1968, oct, tecnica mista su tela / mixed media on canvas, 130 x 115 cm

5352 MICHAEL RÖGLER K 639, 02/May III, tecnica mista su tela / mixed media on canvas, 65 x 60 cm

55

SALVO

54 SALVO Gettare via, 1972, lapide in marmo / marble plaque, 25 x 36 cm

5756 SALVO Mediterraneo, 2012, olio su tela / oil on canvas, 50 x 40 cm

59

SCAN

AVINO

58 EMILIO SCANAVINO Alfabeto senza fine, 1984, olio su tela / oil on canvas, 97 x 130 cm

SIMETI

60 TURI SIMETI 160 ovali rossi, 1966, acrilico su tela sagomata / acrylic on shaped canvas, 131,5 x 80 cm

6362 TURI SIMETI 4 ovali rossi, 2014, acrilico su tela sagomata / acrylic on shaped canvas, 80 x 80 cm

SPAG

NULO

66

GIUSEPPE SPAGNULO Senza titolo, 2009, ossido di ferro, sabbia di vulcano, rosso di cadmio su carta / iron oxide, vulcano’s sand, cadmium red on paper, 52 x 38 cm

6968

GIUSEPPE SPAGNULO Senza titolo, 2009, ferro, ossido di ferro, sabbia di vulcano, rosso di cadmio, su carta su tavola / iron, iron oxide, vulcano’s sand, cadmium red on paper on board, 37 x 30 cm

7170

GIUSEPPE SPAGNULO Senza titolo, 2012, ferro, ossido di ferro, sabbia di vulcano, rosso di cadmio su tavola / iron, iron oxide, vulcano’s sand, cadmium red on board, 55 x 44 x 10 cm

73

TOMA

INO

72 GIULIANO TOMAINO Le case dei santi, 2009, legno dipinto / painted wood, 50 x 42 x 03 cm

75

UNCIN

I

74 GIUSEPPE UNCINI Rilievo n. 123, 2001, cemento e ferro / concrete and iron, 50 x 36 cm

77

ZAPP

ETTIN

I

76 GIANFRANCO ZAPPETTINI La trama e l'ordito n. 23, 2009, resine e acrilico su tela / resin and acrylic on canvas, 50 x 50 cm

7978 GIANFRANCO ZAPPETTINI La trama e l'ordito n. 03, 2010, resine e acrilico su tela / resin and acrylic on canvas, 40 x 40 cm

BIOGRAFIE BIOGRAPHIES

8382

VALERIO ADAMI nasce a Bologna il 17marzo 1935 ma nel 1944 la famiglia sitrasferisce a Milano. La figura piùimportante per Valerio, durante l’infanzia,è senza dubbio suo nonno paterno, uomodi lettere, allievo di Giosuè Carducci, chefece nascere in Valerio e in suo fratelloGiancarlo l’interesse per la letteratura. Nel1955 si diploma all’Accademia di Brera,espone a Venezia il ritratto del fratelloGiancarlo, con il quale vince il “PremioMarzotto”, e tiene la sua prima mostrapersonale alla Galleria Pater di Milano. Nel1958 vince il premio “San Fedele” etrascorre l’inverno a Londra, così entra incontatto con l’avanguardia londinese(Francis Bacon e William Scott), cheinfluenzerà la sua futura produzione.Durante la seconda metà degli anni ‘60vengono organizzate numerose sue mostreinternazionali; inizia così una serie di lunghisoggiorni che lo porteranno, tra l’altro, aLondra, New York, Cuba, Tokio, Caracas, inBaviera, in India, in Israele, in Scandinaviae in Argentina. Tutti questi viaggisegneranno molto profondamente lacultura e la visione artistica di ValerioAdami, che spesso affronterà nelle sueopere tematiche tipiche di culturedifferenti dalla nostra.Nel 1968 la Biennale di Venezia dedicauna sala alle sue opere. Nel 1971 sitrasferisce a New York, dove inaugura unsuo atelier e a partire da questa datatornerà regolarmente per alcuni mesi ognianno. Durante questi anni incontrerànumerosi scrittori, filosofi e pittori con iquali instaurerà fortissimi legami duraturiche gli consentiranno un continuo e riccoscambio di idee ed opinioni. Nel 1980 Italo Calvino scrive Quattro fiabed’Esopo per Valerio Adami mentre nel 1985il Centre Georges Pompidou di Parigi, glidedica un’importante retrospettiva chel’anno dopo viene trasferita al Palazzo Realedi Milano. Sono anni di grandiriconoscimenti per la sua pittura. Nel 1992 parte per un lungo viaggio inMessico al quale fa seguire un altro lungoviaggio in India nel 1996. Tornato in Italianel 1997 Palazzo Medici Riccardi di Firenzeospita una sua grande mostra suddivisa intematiche. Dopo un ulteriore viaggio inIndia nel 2003, il Teatro San Carlo diNapoli gli commissiona le scene perL’Olandese Volante di Richard Wagner, enello stesso anno il Museo Frissiras di

Atene gli dedica un’ampia retrospettiva.Nel 2006 il Museo d’Arte Contemporaneadi Lissone consegna all’artista un premioalla carriera e ospita una granderetrospettiva dal titolo “Adami d’aprèsAdami”. Nel 2009 inaugura, assieme allamoglie Camilla, la retrospettiva “CamillaADAMI Valerio” al Palazzo Reale di Milano.Nel 2011 la città di Lucca celebra il suolavoro con un trittico di mostre dedicate aisuoi disegni, ai dipinti e agli acquarelli. Nel2012 la Galleria Tega di Milano decide diinaugurare la sua nuova sede dedicandoad Adami una vasta retrospettiva dal titoloFigure nel tempo, accompagnata da unimportante catalogo, contenente numerosisaggi storici sull’Artista.

VALERIO ADAMI was born in Bologna on17th March 1935, by 1944 his family hadalready moved to Milan. The figure thatmore deeply influenced him during hischildhood was without doubts hisgrandfather, literate and once pupil ofGiosuè Carducci, who lit up Valerio’s andhis brother Giancarlo’s interest in literature.In 1955 he got graduated at BreraAcademy of Arts and he exhibited inVenice the portrait of his brotherGiancarlo, which enabled him to win“Marzotto Prize”; he also had his first soloshow at Galleria Pater in Milan. In 1958 hewon “San Fedele Prize” and spent winterin London, getting acquainted withLondon avant-garde (Francis Bacon andWilliam Scott) which will deeply influencehis future work. During the second half ofthe sixties he organized severalinternational solo exhibitions; this way along series of trips began, that will bringhim to London, New York, Cuba, Tokyo,Caracas, Bavaria, India, Israel, Scandinaviaand Argentina. All these journeys deeplyinfluenced Valerio Adami’s culture andartistic way; several times in fact heconfronted with themes typical of foreign,different cultures.In 1968 Venice Biennale dedicated a wholeroom to his works. In 1971 he moved toNew York where he opened his own atelierand from this moment onwards he cameback to the City at least for some monthsevery year. During these years he met withseveral writers, philosophers and painterswith whom he established solid, durablerelationships that enabled him to have aconstant and rich exchange of ideas and

opinions. In 1980 Italo Calvino wrote FourAesop’s Tales for Valerio Adami, while in1985 the Centre Georges Pompidou inParis dedicated him an importantretrospective show which was moved toPalazzo Reale in Milan one year later.These were years of great praise for hispainting. In 1992 he left for a long journeyin Mexico and in 1996 he moved to Indiafor another long trip. Once back to Italy in1997 an important solo exhibition was heldfor him at Palazzo Medici Riccardi inFlorence, where his works were presenteddivided according to different themes.After another journey to India in 2003, hewas commissioned the scenes of Wagner’sFlying Dutch by san Carlo Theatre inNaples and in the same year FrissirasMuseum in Athens dedicated him a wideretrospective show. In 2006 theContemporary Art Museum in Lissoneprized him for his career and hosted animportant retrospective exhibition titled“Adami d’après Adami”. In 2009 heinaugurated, together with the wifeCamilla, the retrospective show “CamillaADAMI Valerio” at Palazzo Reale in Milan.In 2011 the city of Lucca celebrated hiswork with a triple-show dedicated to hisdrawings, paintings and watercolours. In2012 Tega Gallery in Milan inaugurated itsnew location with a wide retrospectivededicated to Adami and titled “Figure neltempo”, accompanied by an importantcatalogue, containing numerous historicalessays about the Artist.

NATALE ADDAMIANO nasce a Bitetto(Bari) il 12 maggio 1943. Trasferitosi aMilano nel 1968, si iscrive all’Accademiadi Brera, dove frequenta i corsi di pitturatenuti dal maestro Domenico Cantatore econsegue il diploma nel 1972. Nel 1970tiene la sua prima mostra personalepresso la Galleria L’Agrifoglio di Milano el’anno seguente la Galleria Solferinoespone una selezione di trenta dipintiappartenenti ai Diari Notturni, ciclo cheaccompagnerà per circa un decennio ilsuo cammino artistico. Dal 1976 insegnapittura a Brera. Inizia la sua ricca attività diopere litografiche con la stamperia LaSpirale di Milano. Nel 1978 RobertoSanesi lo invita ad esporre al PalazzoDucale di Urbino, curandogli anche ilcatalogo dell’esposizione tenuta negli

spazi della Galleria Cocorocchia di Milano.Nel 1990 inaugura una personale allaSpirale di Milano dove conosce KayokoShimada, suo punto di riferimento per ilGiappone. In questi anni partecipa anumerose rassegne e premi, tra cui la VITriennale dell’Incisione al Palazzo dellaPermanente di Milano (1991) e la XXXIIBiennale di Milano (1994). Nasce l’Archiviogenerale presso la Galleria Dep Art diMilano. Nell’ottobre del 2003 si trova inGiappone (Tokyo, Kyoto, Kobe, Osaka,Niigata) dove inaugura cinque mostrepersonali, e nel 2004 viene invitato aCracovia, all’Istituto Italiano di Cultura,dove esporrà trenta opere scelte dalcritico milanese Flaminio Gualdoni. Segue,nell’estate del 2005 un’ampia antologicaal Museo Archeologico Nazionale diPaestum in cui Luca Beatrice documental’intero iter creativo dell’artista: dagliesordi degli anni settanta con la serie deiDiari Notturni, caratterizzati da cromatismicupi e inquieti, alle opere più recentilegate invece ad una visione lirica epoetica della natura. Nel 2008 la città diMolfetta gli dedica un importantepersonale che ripercorre il tema caro delleGravine presso lo spazio “TorrionePassari” e negli spazi espositivi della Casadel Pane di Milano viene allestita unagrande mostra dedicata ai Notturni.Flaminio Gualdoni presenta le opereGravine e Cieli presso la Dep Art diMilano. Inizia il ciclo Cieli Stellati, che saràpresentato alle fiere di Verona, New Yorke Bologna. Di grande rilievo la produzionegrafica (acquaforti, litografie e serigrafie)che ripercorre un periodo fecondo dellasua attività, evidenziandone la maturità ela singolarità del percorso artistico tutt’orain continua evoluzione.

NATALE ADDAMIANO was born inBitetto (Bari) on 12th May 1943. In 1968he moved to Milan and registered to theArts Academy of Brera where he attendedthe lessons of the great teacher DomenicoCantatore and gained his diploma in1972. In 1970 he held his first personalexhibition at Galleria L’Agrifoglio in Milan,while the following year Galleria Solferinoshowed a selection of 30 paintings fromhis Diari Notturni collection, a cycle thataccompanied Addamiano’s artistic careerfor about 10 years. Since 1976 he will beteaching Painting at Brera Academy. He

then started an extensive lithographicwork in collaboration with La Spirale, aprinting company in Milan. In 1978Roberto Sanesi invited him to show atPalazzo Ducale in Urbino while alsooffering to prepare the catalogue foranother exhibition held at GalleriaCocorocchia in Milan. In 1983 he held anengraving exhibition at Palazzo Sormani inMilan. In 1990 he inaugurated a solo showat La Spirale in Milan where he metKayoko Shimada, who then became hisreference in Japan. In the same years heparticipated to a number of reviews andawards, including the VI EngravingTriennial at palazzo della Permanente inMilan (1991) and the XXXII Biennale ofMilan (1994). More solo and collectiveexhibitions in Italy and abroad followedand, in 2002, in its native town, Studio4Art Gallery exhibited a cycle of paintingsdedicated to Bitetto’s old town. Thegeneral Archive was founded at Dep ArtGallery in Milan. In October 2003 hetoured Japan (Tokyo, Kyoto, Kobe, Osaka,Niigata) inaugurating 5 solo shows and in2004, invited to Cracow by the ItalianCulture Institute, he exhibited thirty worksselected by the Milanese art criticFlaminio Gualdoni. In the summer of2005, a wide anthological exhibition washeld at Museo Archeologico Nazionale ofPaestum, where Luca Beatrice documentsthe artist’s entire creative career from hisbeginning in the seventies with DiariNotturni with his dull and unquietchromatic effects to his most recent workswith a lyric vision of nature. In 2008 thetown of Molfetta held a significantexhibition dedicated to the artist, focusingon the illustration of local Gravine atSpazio “Torrione Passeri”, and in the sameyear the exhibition area of Casa del Panein Milan hosted a large exhibitiondedicated to his Notturni. FlaminioGualdoni will afterward introduce hisGravine and Cieli at Dep Art Gallery inMilan. The cycle of paintings definedStarry Skys begins, which will be showedat Verona, Bologna and New York ArtFairs., Addamiano has also worked on asignificant graphic production (includingetching, lithographies and serigraphies)throughout the productive path of hisartistic career, which shows the greatmaturity and singularity of an artist incontinuous evolution.

MASSIMO ANGÈI nasce il 26 Maggio del1962 alla Spezia, vive e lavora a Sarzana.Negli anni di Liceo Artistico, collaboracome illustratore naturalistico di flora efauna.Si laurea in Pittura, all’Accademia di BelleArti di Carrara, partecipa alle primeesposizioni collettive, e alla creazione del“Gruppo Idioma”, assieme a MarcoCasentini, Fabio Linari, Jacopo Bruno ed Andrea Geremia. Pocotempo dopo inizia a lavorare comefotografo free lance, per l’editoriaspecializzata in architettura e interni,pubblica le sue immagini su riviste italianeed internazionali, fra queste ilquadrimestrale statunitense NEST. Lavoraper le agenzie fotografiche Grazia Neri diMilano e Bilderberg di Amburgo.Fotografa fino alla primavera del 2006,quando improvvisamente, riprende adipingere.

MASSIMO ANGÈI was born on 26th May1962 in La Spezia and he now lives andworks in Sarzana.During his years as a student at the ArtisticSchool, he collaborated as a naturalisticillustrator of flora and fauna.He then got graduated in Painting atCarrara Academy of Arts and he took partin his first group show and in the creationof the group Idioma, together with MarcoCasentini, Fabio Linari, Jacopo Bruno andAndrea Geremia. After a few time hestarted his work as a free-lancephotographer for editorial publicationsspecializing in interior design andarchitecture. He published his pictures onItalian and international magazinesamongst which the American four-monthlyNEST. He worked for the photographicagencies Grazia Neri in Milan andBilderberg in Hamburg. He kept on with photography until thespring of 2006, when he suddenly beganpainting once again.

DOMENICO BIANCHI nasce ad Anagninel 1955, frequenta l’Accademia di BelleArti di Roma ed esordisce nel 1977 conuna prima personale per Ugo Ferranti alFine Arts Building di New York. In questaprima occasione pubblica, espone ventidisegni fatti di cera, carta, legno e tela.Dal 1980 partecipa con gli artisti Pizzi

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Cannella, Dessì, Gallo, Nunzio, Ceccobellie Tirelli a numerose mostre collettive, trale quali “Ateliers” nel 1984, quest’ultima acura di Achille Bonito Oliva, si è svoltanegli studi degli artisti dell’Ex FabbricaCerere a Roma. Sempre nel 1984 esponeall’interno della mostra collettiva “DeUmbris Idearum” insieme a Ceccobelli,Dessì e Gallo alla Sperone–WestwaterGallery di New York, dove in seguito saràpresente più volte per le sue mostrepersonali nel 1986, 1987, 1989 e nel 1991.Nel 1992 partecipa alla III Biennale diIstanbuI e sempre nello stesso anno esponele sue opere per la mostra collettiva “Terraemotus” organizzata da Lucio Amelio nellaReggia di Caserta. É del 1993 la suapersonale presso la Galleria d’ArteModerna di Bologna a Villa delle Rose.Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel1984 nella sezione “Aperto”, nella sezione“Arte e Alchimia” nel 1986 e nella sezione“Opera Italiana: trittici” nel 1993.Nel 1994, Bianchi espone allo StedelijkMuseum di Amsterdam un gruppoconsiderevole di olii e cere su fibra divetro, opere che rappresentano il lavorodell’artista dal 1988 al 1993.L’incontro con alcuni dei maggiori esponentidell’arte povera (Mario e Marisa Merz eJannis Kounellis) aprirà all’artista nuoviorizzonti di riflessione che lo porteranno adapprofondire lo studio dello spazio e aconvincersi dell’importanza di arricchire lapropria opera con la forza di valori essenziali,che solo la semplicità dei materiali grezzi puòtrasmettere. É del 1996 la mostra con JannisKounellis alla Galleria Scognamiglio & Teanodi Napoli e del 1998 la mostra con MarisaMerz alla Galleria Christian Stein di Milano.“Intorno a Borromini” è il titolo della mostradel 2000 presso l’Accademia d’Ungheria aRoma insieme a Franz West.Nel 2001 a Roma, partecipa all’esposizionei Giganti: “Arte contemporanea nei ForiImperiali”, insieme a Kosuth, Pistoletto,Abramovic e Moschetti.Nel Settembre del 2003, con unallestimento pensato per il MACRO,presenta 140 opere, realizzate con diversimateriali, dai più semplici, come la cera eil legno, ai più preziosi, come l’argento, ilpalladio e il platino. Sono opere che siincontrano e si incastrano, formandoun’unica grande opera che riassume ilpercorso creativo degli ultimi quindici annidi lavoro dell’artista.

DOMENICO BIANCHI was born in Anagniin 1955. He attended Rome Academy ofArts and made his debut in 1977 with asolo show for Ugo Ferranti at Fine ArtsBuilding in New York. On this first publicoccasion he exhibited twenty drawingsmade of wax, paper, wood and canvas. From 1980 he took part to numerousgroup shows with the artists Pizzi Cannella,Dessì, Gallo, Nunzio, Ceccobelli and Tirelli:one of them was “Ateliers” in 1984,curated by Achille Bonito Oliva, whichtook place at the studios of the artists atthe Ex- Fabbrica Cerere in Rome. In 1984he also participated to the group show“De Umbris Idearum” together withCeccobelli, Dessì and Gallo at Sperone –Westwater Gallery in New York, where healso had another solo show in 1986, 1987,1989 and 1991.In 1992 he took part to III IstanbulBiennale and in the same year heexhibited his works in the group show“Terrae Motus”, organized by LucioAmelio at the Reggia di Caserta.His solo show at Galleria d’Arte Modernain Bologna at Villa delle Rose dates from1993. He attended Venice Biennale in1984 in the section Open Space, in 1986in the section Art and Alchemy and in1993 in the section Italian “Work:Tripthycs” .In 1994 Bianchi showed in StedelijkMuseum in Amsterdam a considerablegroup of oil and wax on fibre-glass pieces,representing the artist’s work between1988 and 1993.His encounter with some of the mostrepresentative artists of the “Arte Povera”(Mario and Marisa Merz and JannisKounellis) opened him new horizons andbrought him to new reflections which ledthe artist to deepen in particular hisresearch about space and to convincehimself of the importance of enriching hisown work with strong values that couldonly be derived from using raw materials. His exhibition with Jannis Kounellis atScognamiglio & Teano Gallery in Naplesdates from 1996 while that with MarisaMerz at Christian Stein Gallery in Milanfrom 1998.“Intorno a Borromini” is the title of theshow held in 2000 at the Accademiad’Ungheria in Rome, where he appearedtogether with Franz West. In 2001 he tookpart, together with Kosuth, Pistoletto,

Abramovic and Moschetti at the exhibition“I Giganti: Arte Contemporanea” at theFori Imperiali in Rome.In September 2003 he introduced 140works with a show thought to be set inMACRO; the works were made of differentmaterials, ranging from the simple onessuch as wax or wood to the most preciousones such as silver, palladium andplatinum. These are pieces that meet andwedge one in another, building up a huge,unique work which resumes the artisticcareer and production of his last fifteenyears.

ALBERTO BIASI, nato a Padova nel 1937,frequenta dapprima gli studi classici, poil’Istituto d’Architettura ed il CorsoSuperiore di Disegno Industriale aVenezia. Nel frattempo inizia l’attività dipittore e scultore e nel 1959 forma ilGruppo N con cui lavora fino al 1967. Nel1960 espone con Castellani, Manzoni econ gli artisti europei della “NuovaConcezione Artistica”. Nel ‘61, comecoautore del Gruppo N, tra i promotori diNuove Tendenze e nel ‘62 fra i fondatorid’Arte Programmata. In quel periodofirma collettivamente Gruppo N operecome le Trame, i Rilievi otticodinamiciottenuti per sovrapposizioni di strutturelamellari, le Forme dinamiche ottenuteper torsioni, le Fotoriflessioni inmovimento reale, gli Ambienti apercezione instabile. Dopo loscioglimento del Gruppo N “si riscopresolista” e inizia a lavorare sulle forme espazialità cangianti e sui movimentiarmonici realizzando un numeroconsistente di opere dal titolo Politipo.Negli anni settanta abbina elementilamellari in torsione e parti in movimentoreale, mentre intorno agli ottanta enovanta arricchisce ulteriormente i Politipicon inserimenti di forme e cromatismi diforte suggestione figurale. In questi ultimi,per contrasto tra la plasticità cangiantedel minirilievo e la bidimensionalità dellapittura, le nuove immagini vivono con eper chi le guarda e appaiono evocative diun continuo divenire. Nel 1988 una suaantologica al Museo Civico agli Eremitanidi Padova ha raggiunto un’affluenza di42.000 visitatori. Importante l’ultimaevoluzione del suo lavoro: nel passaggiodel 2000 Biasi elabora una sintesi delle

ricerche precedenti e crea gliAssemblaggi, soprattutto dittici e tritticiprevalentemente monocromatici,d’impressionante effetto plastico ecoloristico. Gran successo ha riscosso nel2006 l’esposizione di trenta sue operestoriche nelle Sale dell’Hermitage di SanPietroburgo. Oltre a dodici esposizioni diGruppo N, Biasi ha allestito più di ottantaesposizioni personali e ha partecipato adoltre quattrocento collettive, fra cui laXXXII e la XLII Biennale di Venezia, la XIBiennale di San Paolo, la X, XI e XIVQuadriennale di Roma e le Biennali dellagrafica, ottenendo numerosi e importantiriconoscimenti. Sue opere si trovano alModern Art Museum di New York, allaGalleria Nazionale di Roma e nei Musei diBelgrado, Bolzano, Buenos Aires, SanFrancisco, Saint Louis, Tokio, Torino, Ulm,Venezia, Wroclaw, Zagabria ed innumerose collezioni italiane e straniere.

ALBERTO BIASI, born in Padua in 1937,he attended a secondary school with anemphasis on the humanities beforestudying Industrial Design at the Instituteof Architecture in Venice.Meanwhile in1959 he begins his career as a painterand a sculptor. This is also the year inwhich he forms the Gruppo N andcontributes to the planning stages of allof the works of this group until itsdissolution in 1967. In 1960 he exhibitswith Castellani, Manzoni and otherEuropean artists of the “New ArtisticConceptions”. In 1961 as co-founder ofGruppo N he is one of the most energeticpromoters of the Nuove Tendenze,actively supporting the firststeps of theArte Programmata movement in 1962.During this very creative period hecollectively signs works by Gruppo N suchas the wefts, the optic-dynamic reliefs,obtained by overlapping thin sheets ofmetal, the dynamic forms of torsions, themoving photo-reflections as well as theunstableperceived environmentalinstallations. After the dissolution of theGruppo N, Alberto Biasi “discovers hissolo career”: he launches a series ofstudies and explorations of transitionalspaces and shapes, he deals with objectsin eurhythmic motion, creating aconsiderable cycle of works, the so-calledPoly-types. The following phase of Biasi isthe research produces a significant set of

works in which the combination of carvedlamellar elements incorporated intopainted surfaces produces changingvisual effects and establishes an evocativeexchange between viewer and artwork. In1988, the city of Padua celebrates theartist with a retrospective exhibition of hiswork at the Museo Civico Eremitani, anacclaimed event which gathers more than42 thousand visitors. His work continuesto make important evolutions: from 2000onwards Biasi elaborates a previousresearch and creates the assemblages,mainly monochrome diptychs andtriptychs, with impressive plastic andcolourist effects. In 2006 an exhibition, ofthirty of his early works, achieved greatrecognition in the rooms of the StateHermitage Museum, St Petersburg.Besides the twelve exhibitions that Biasicontributed to with Gruppo N, he hasexhibited in over eighty personal showsand has participated in more than fourhundred group shows, including the XXXIIand XLII Venice Biennial, the XI Biennialof San Paolo, the X, XI and XIVQuadrennial of Rome and the mostfamous Biennial exhibitions of GraphicArts throughout the world, where he hasreceived important recognition for hisachievements. He has exhibited widely inItaly and abroad and his works are held inimportant museums and major collectionsall over the world: at the Museum ofModern Art (New York), at the NationalGallery (Rome), and in museums ofBelgrade, Bolzano, Buenos Aires,Ljubljana, Middletown, Prague, SanFrancisco, Saint Louis, Tokyo, Turin, Ulm,Venice, Wroclaw, Zagabria.

ALIGHIERO BOETTI (1940-1994) – oAlighiero e Boetti come si firma a partiredal 1973 – nasce a Torino dove esordiscenell’ambito dell’Arte Povera a gennaio del1967. Nel 1972 si trasferisce a Roma, cittàin cui scopre il piacere della luce e deicolori lontani dall’austerità torinese. Giàl’anno precedente ha scopertol’Afghanistan e avviato il lavoro artisticoche affida alle ricamatrici afghane, tra cuile Mappe, planisferi colorati che egliriproporrà lungo gli anni come registro deimutamenti politici del mondo.Artista concettuale, versatile ecaleidoscopico, produce una grande

varietà di tipologie di opere e per alcunedelega l’esecuzione manuale ad altri, masempre secondo regole del gioco benprecise e principi come quello ‘dellanecessità e del caso’ per citare JacquesMonod premio Nobel per la Fisica 1971.Nascono così i monocromi a biro (blu,neri, rossi, verdi) in cui la campituratratteggiata su carta mette in scena illinguaggio; ugualmente tutte le operericamate su stoffa, non solo le Mappe delmondo ma anche certe composizioni dilettere, sempre quadrate e multicolore (sulmodello Ordine e disordine); infine i Tutto,fitti puzzle in cui si ritrova davvero tutto:figure da rotocalchi, oggetti da scrivania,sagome di animali. Altre tipologie diopere di Boetti sono invece di manoesclusivamente sua. Sono ad esempio iLavori postali, giocati sulla permutazionematematica dei francobolli, sull’aleatoriaavventura del viaggio postale e (a partiredagli anni 80) sulla segreta bellezza deifogli inviati nelle buste. Oppure nei primianni 70, i tanti esercizi a matita su cartaquadrettata, basati su ritmi musicali omatematici. Infine negli anni 80 e 90 lecomposizioni colorate e di tecnica mistasu carta in cui scorrono schiere di animali,memori della decorazione etrusca opompeiana. Il tempo, il suo scorrereaffascinante e ineluttabile, è forse il temaunificante nella pluralità tipologica eiconografica di Boetti.Tra le ultime opere alcune sonomonumentali, come i 50 arazzi con testi initaliano e persiano (esposti a Parigi nellamostra “Les Magiciens de la terre”, 1989),oppure i 50 khilim esposti al Magasin diGrenoble a dicembre 1993 nell’ultimamostra inaugurata alla presenza dell’artistaallora già molto malato.Alighiero Boetti ha esposto nelle mostrepiù prestigiose e emblematiche della suagenerazione, da “When attitudes becomeform” (1969 ) a “Contemporanea” (Roma,1973), da “Identité italienne” (Parigi, 1981)a “The italian metamorphosis 1943-1968”(Guggenheim Museum New York, 1994). Éstato sei volte presente alla Biennale diVenezia, con sala personale premiatanell’edizione del 1990 e un omaggiopostumo nel 2001. La sua opera nonché lesue scelte in quanto artista hannofortemente influenzato la generazionesuccessiva e molti giovani del nuovomillennio, in Italia e nel mondo.

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ALIGHIERO BOETTI ( 1940-1994) – orAlighiero & Boetti, as he modified hissignature in 1973 – was born in Turin, where he made hisdebut in January 1967 in the contest ofthe “Arte Povera”.In 1972 he moved to Rome, where hediscovered the pleasure of light andcolours, far from those typical of Turin’sausterity. During the previous year he hadalready discovered Afghanistan and hadalready started with the artistic works thathe committed to the Afghan embroiderers,amongst which the Mappe: colouredplanispheres that he will repeat during theyears as a sort of update of the politicalchanges happening in the world.This conceptual, versatile andkaleidoscopic artist produced a greatvariety of works and some of them he leftto the manual execution of others, but stillaccording to precise rules and principles,such as that of “necessity and casualty”, aquote from Jacques Monod, winner of theNobel Prize for Physics in 1971.This way the monochromes in pen wereborn (blue, black, red, green), where thetexture hatched on paper shows alanguage; in the same way all the worksembroidered on fabrics, not just theMappe but also some compositions ofletters, always multi-coloured and squared(built up upon the model Order-Disorder);finally the Tutto (Everything), works whereyou can literally find everything: imagesfrom newspapers, desk objects, animalshapes. Other kinds of works by Boetti areinstead made by his owns hands. Forexample the Lavori postali, based on themathematical permutation of stamps, onthe aleatory adventure of the postaljourney and (starting from the eighties) onthe secret beauty of the papers sent inenvelopes. Others are the many exercisesin pencil on squared papers, based onmusical or mathematical rhythms, datingfrom the seventies. Finally, during theeighties and the nineties, he created thecoloured compositions of mixed techniqueon paper, where formations of animals runover the surface, resembling someEtruscan or Pompeian decorations. Time,with its fascinating and ineluctable flowing,is probably the unifying theme of Boetti’stypological and iconographical plurality.Amongst the latest works some aremonumental, such as the fifty tapestries

with Italian and Farsi texts (exhibited inParis during the exhibition “Les Magiciensde la terre”, in 1989), or the fifty khilims,shown at Grenoble Magasin in December1993, during his last exhibition, openingwhen the artist was already very ill.Alighiero Boetti took part in the mostimportant and prestigious exhibitions ofhis generation including “When attitudesbecome form” (1969), “Contemporanea”(Rome, 1973), “Identité italienne” (Paris,1981), “The italian metamorphosis 1943-1968” (Guggenheim Museum in New York,1994). He attended Venice Biennale six times witha personal room prized in 1990 and in aposthumous tribute in 2001. His works andchoices as an artist deeply influenced thefuture generation and many young peopleof the new millennium, both in Italy andaround the world.

PIERO DORAZIO nasce a Roma nel 1927.Dal 1945 studia alla facoltà di Architetturadi Roma partecipando giovanissimo alladifficile evoluzione dell’arte astratta italianadel dopoguerra. Nel 1946 entra a far partedel “Gruppo Arte Sociale” con Perilli,Guerrini, Vespignani, Buratti, Muccini finoalla redazione (1947) del manifesto e dellemostre “Forma 1” insieme a Consagra,Turcato, Accardi e Sanfilippo.Altrettanto precoci la curiosità e lapassione, artistica e politica, per leesperienze degli altri Paesi, coltivate concoerenza durante tutta l’attività con lunghepermanenze di studio e di lavoro, oltre allapresenza in mostre ed altre manifestazioni.Dalla fine degli anni quaranta effettualunghi soggiorni a Parigi e a Praga, ancoraa Parigi, ad Harvard e a Berlino, fino aldecennio 1960-1970 in cui organizza edirige il dipartimento delle Belle Artidell’Università di Pennsylvania, soggiornoinframmezzato con significative parentesiin Italia e altrove (otto mesi a Berlino nel1968). Espone con mostre personali allaBiennale di Venezia nel 1960, nel 1966 enel 1988. Espone più volte a Londra, aNew York e in gallerie svizzere e tedesche.Nel 1974 si stabilisce a Todi e ivi lavora einsegna nella Scuola Atelier per laCeramica moderna e nel proprio studio.Nei primi anni ottanta una sua grandemostra del Musée d’Art Moderne de laVille de Paris viaggia nei principali musei

americani e si conclude alla GalleriaNazionale d’Arte Moderna di Roma.Nel 1985 e nel 1986 il debutto a Tokyo e aOsaka.In seguito le esposizioni continuano adallargare e consolidare la sua presenzaculturale nelle più importanti cittàeuropee, mentre ottiene prestigiosiriconoscimenti: membro dell’Accademia diSan Luca; dell’Akademie der Kunste diBerlino; insignito dei Prix Kandinsky e delPremio internazionale della Biennale diParigi; del Premio Michelangelodell’Accademia dei Virtuosi.Fra il 1993 ed il 1996 ha ideato il progettoper l’esecuzione di cinquanta grandimosaici di artisti internazionali nellametropolitana di Roma. Muore nel 2005.

PIERO DORAZIO was born in Rome, in 1927. Since 1945 he studied architecture inRome. At the same time first abstractworks were executed. In 1947 he took partto the artistic movement called “GruppoArte Sociale” with Perilli, Guerrini,Vespignani, Buratti, Muccini. In 1947 hereceived a scholarship from the Ecolenationale supérieure des Beaux Arts inParis, where he contacted Modern artists,who lived in Paris. He founded thegalleries “Age d’Or” in Florence andRome to diffuse avant-garde arts in Italy.During a one year stay in the USA he gotacquainted with leading characters ofAbstract Expressionism like Marc Rothko,Robert Motherwell and Barnett Newman.At that time he also intensively studiedKandinsky’s essays, whose theory of theimmaterial aspects in painting influencedhim strongly. In 1959 Piero Dorazioparticipated in the “documenta II” inKassel. Afterwards he accepted a teachingposition at the University of Pennsylvania,where Piero Dorazio founded the Instituteof Contemporary Art in 1963 and wasappointed professor in 1968.In the 1960’s the first compositions of inkribbons were executed in his studio inNew York, which dominated his workhenceforth. After his return to Italy Doraziomoved to the former romanic cloister ofTodi in Umbria. Piero Dorazio wasregarded up to great age as one of theleading Italian artists of concrete colourpainting.Piero Dorazio died at the age of 77 inPerugia on 17 May 2005.

OMAR GALLIANI nasce a MontecchioEmilia nel 1954. Dopo il diplomaall’Accademia di Belle Arti di Bologna e leesperienze concettuali degli anni ’70,all’inizio degli anni ’80 figura tra gliesponenti di spicco del gruppo degliAnacronisti e del Magico Primario,partecipando a tre edizioni della Biennale diVenezia (1982, 1984, 1986), alle biennali diSan Paolo del Brasile, Parigi e Tokyo (1982),nonché a due edizioni della Quadriennale diRoma (1986, 1996). Su invito di importantimusei ed istituzioni, tiene mostre personaliin tutto il mondo. Risale al 2006-2007l’importante “Omar Galliani, Tra Oriente eOccidente, China Tour”, con esposizioninegli otto principali Musei d’ArteContemporanea in Cina. Tra le esposizionirealizzate nel corso del 2012, si ricordano:“D’après Canova. Omar Galliani, opere1977-1980” (Palazzo Binelli, Carrara),“Nocturno” (Museo d’Arte Moderna,Montevideo e Fondazione Atchugarry, Puntadel Este, Uruguay; Centro Cultural Palaciode La moneda, Santiago del Cile), “Omar,Roma, Amor” (Museo Bilotti, Roma), “TheMale, The Female, the Sacred. OmarGalliani in Dialogue with drawing tradition”(Cafa Art Museum, Pechino) e “OmarGalliani - Alessandro Busci, Un passaggio digenerazione” (Museo Maga, Gallarate). Ha,inoltre, partecipato al 58° Festival Puccini diTorre del Lago con l’installazione “Grandedisegno italiano” ed è stato a Londra inoccasione della mostra delle collezionid’arte contemporanea della Farnesinapresso l’Istituto di Cultura Italiano. Neglianni recenti ha esibito anche al PAC aMilano, alla Fondazione Querini Stampalia aVenezia, agli Uffizi di Firenze e alla GAM diTorino. Nel 2013 ha preso parte agli eventicollaterali della 55. Biennale di Venezia. É incorso la mostra L’opera al nero alla GAM diTorino. Le opere di Galliani sonocaratterizzate, da una parte, da una ricercadi magia, seduzione, fascino, bellezza,dall’altra da una qualità esecutiva e tecnica,propria della pittura classica: si generanocosì immagini che seducono lo spettatore elo portano a viaggiare in territori inesplorati,rientrando tra i protagonisti di quel “MagicoPrimario” teorizzato da Flavio Caroli con lemostre al Palazzo dei Diamanti, Ferrara(1980) e alla Galleria Civica d’Arte Moderna,Modena (1981).È docente di Pittura all’Accademia di BelleArti di Brera.

OMAR GALLIANI was born in MontecchioEmilia in 1954. After his diploma at theAccademia di Belle Arti in Bologna and hisconceptual experiences of the beginningof the Seventies, he appears as one of themost representative exponents of the socalled groups of the “Anacronisti” and“Magico Primario” at the beginning of theEighties, taking part to three editions ofVenice Biennale (1982, 1984, 1986), and tothe San Paolo Biennale in Brasil, Paris andTokyo (1982), as well as to theQuadriennale in Rome (1986, 1996).He held several solo shows on invitation ofsome important museums and galleriesform allover the world. The importantexhibition “Omar Galliani, Tra Oriente eOccidente, China Tour”, dates from 2006-2007 with shows in the eight mostimportant Contemporary Art Museums ofChina.Amongst the exhibitions dating from 2012the most remarkable were: “D’aprèsCanova. Omar Galliani, opere 1977-1980”(Palazzo Binelli, Carrara), “Nocturno”(Museo d’Arte Moderna, Montevideo eFondazione Atchugarry, Punta del Este,Uruguay; Centro Cultural Palacio de LaMoneda, Santiago del Cile), “Omar,Roma, Amor” (Museo Bilotti, Roma), “TheMale, The Female, the Sacred. OmarGalliani in Dialogue with drawingtradition” (Cafa Art Museum, Pechino) and“Omar Galliani - Alessandro Busci, Unpassaggio di generazione” (Museo Maga,Gallarate). He attended, moreover, the58th Festival Puccini in Torre del Lago withthe intsallation “Grande disegno italiano”and was in London on occasion of theexhibition of the Contemporary ArtCollection of the Farnesina at Istituto diCultura Italiano. During the recent yearshe also was at PAC in Milan, atFoundation Querini Stampalia in Venice,at the Uffizi in Florence and at GAM inTurin. In 2013 he took part to thecollateral events of 55th Biennale inVenice. Galliani’s works are characterizedfrom the on hand by a taste for magic,seduction, charm and beauty, from theother by a very high quality of executionand technique, typical of traditionalpainting: thus images that seduce thespectator are generated and they bringhim to travel unexplored territories. Theseimages perfectly appear amongst theprotagonists of “Magico Primario”, an

artistic movement theorized by FlavioCaroli with the exhibitions at Palazzo deiDiamanti in Ferrara (1980) and that atGalleria Civica di Arte Moderna inModena (1981). He teaches Painting atAccademia di Belle Arti in Brera.

YAYOI KUSAMA (Prefettura di Nagano,1929, Giappone)Nata e cresciuta in Giappone, da giovanestudia la pittura Nihonga ma fin dall’età di10 anni, crea e dipinge le sue opere conmotivi a pois discostandosienormemente dalla pittura tradizionale.Nel 1959 si trasferisce a New York ed iniziaad esporre grandi lavori della serie InfinityNet, lavorando con olio, pastellie acquerelli. Negli anni ‘60 inizia alavorare a nuove tipologie di opererealizzate con tessuti imbottiti, oggettid’arredo, scarpe e nascono gliAccumulation e Sex Obsession. Kusamainoltre realizza filmati, romanzi e ancorainstallazioni, performance e interi ambientiche rendono possibile il coinvolgimentodel pubblico.In questi anni partecipa anche a diversecollettive dove, tra i vari, entra in contattocon il Gruppo Zero e soprattutto LucioFontana che rimarrà un suo grandissimoamico e sostenitore. Infatti nel 1966 con ilprogetto Narcissus Garden improvvisanoun’installazione all’esterno della Biennaledi Venezia, dove Kusama adagia 1500sfere riflettenti su un tappeto di erbasintetica attirando con la suaprovocazione grande attenzione delpubblico tanto da inziare a vendere lesfere per 1.200 Lire fino a all’interventodegli organizzatori.Torna in Giappone nel 1973 dove continuala sua produzione artistica alla qualeaffianca la pubblicazione di diversi romanzisurreali. Nel 1993 partecipaufficialmente alla 43° Biennale di Veneziacon una sala personale tappezzata dispecchi con diverse sculture a formadi zucca dislocate all’interno, le zucche,come anche i suoi Infinity Net, diventano isegni distintivi di Yayoi Kusama. Le sueopere sono esposte nei più importantimusei del mondo tra cui il MoMa di NewYork, il Tate a Londra e il National Museumof Art di Tokio. Kusama oggi vive in unacasa di cura in Giappone, dove continua alavorare e produrre.

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YAYOI KUSAMA (Nagano Prefecture,1929, Japan)Born in Japan she studied Nihongapainting but since the age of10, she creates and paints his works withpatterns of polka dots diverging greatlyfrom traditional painting.In 1959 she moved to New York andbegan to exhibit large works from theseries Infinity Net working with oil, pastelsand watercolors. In the ‘60s she startedworking on new types of works producedwith fabric, furniture, shoes and beginnigthe series of Accumulation and SexObsession. Kusama also produces movies,novels and even installations,performances and whole rooms that makeit possible to involve the public.In these years also participates in severalgroup like Gruppo Zero where, amongother, met Lucio Fontana, who will remainone of her great friends and supporter. Infact in 1966 with the Narcissus Gardenimprovise an installation outside theVenice Biennale, where Kusama left 1500reflective spheres on a carpet of artificialturf. This provocation attracts greatattention from the public so she starts tosell the spheres for 1200 Lit each until theintervention of the organizers.Back in Japan in 1973 she continues herartistic production and starts thepublication of several surreal novels. In1993 she participate officially in the 43thVenice Biennale with a solo room withseveral mirrors hing and pumpkin-shapedsculptures spread around. Pumpkins as wellas her Infinity Net, become the hallmarks ofYayoi Kusama. Her works are exhibited inmajor museums worldwide includingMoMA in New York, Tate Modern inLondon and the National Museum of Art inTokyo. Kusama lives in Japan, where shecontinues work and produce.

PINO PINELLI nasce a Catania nel 1938.Negli anni settanta è tra i protagonisti dellacorrente che Filiberto Menna definì PitturaAnalitica distinguendosi, al suo interno, perla monocromaticità dei suoi lavori, e per la“disseminazione” che consiste nella rotturadel quadro e nella collocazione a paretedei frammenti / scaglie, su cui da quelmomento concentra la sua ricerca. Leforme e i materiali si trasformano, nel corsodegli anni, restando però sempre

rigorosamente coerenti alla propriaaniconicità; inventa una tecnica mista,risultante di vari materiali amalgamati che,ricoperti di velature di pittura, assumono lesembianze di una “pelle pittorica”sensualmente tattile, quasi come unvelluto. Tiene più di cento mostre personaliin musei e istituzioni culturali italiane edinternazionali; ne citeremo solo alcune:Kunstverein Villa Franck di Ludwigsburg,Musée d’Art di Langre, Forum Kunst diRottweil, Civica Galleria d’Arte di Gallarate,Kunstverein Schoss Lamberg di Steyr,Centro Espositivo la Rocca Paolina diPerugia, Istituto Italiano di Cultura diLondra e Praga, Cascina Roma San DonatoMilanese, Villa La Versiliana di Pietrasanta,Museo Archeologico Eoliano “BernabòBrea” di Lipari, Palazzo del Duca,Senigallia.Tra le numerosissime mostre collettive,ricordiamo: Biennale di Venezia (1986 /1997), Quadriennale di Roma (1986 /2006), Triennale d’Arte Lalit Kala Akademidi Nuova Delhi, e tra i musei: GalleriaCivica di Modena, Galleria Civica di Torino,Musée d’Art Modern di Parigi, GalleriaNazionale di Roma, Palazzo Forti a Verona,Villa Arson di Nizza, Kunstverein diHannover, Haus am Waldsee di Berlino,Kunstverein di Bregenz, Hochshule fürAngewandte Kunst di Vienna, Kunstvereindi Francoforte. Tra le esposizioni più recenti: “FigureAstratte”, Palazzo Rospigliosi a Roma,“Fontana Manzoni Pinelli” presso laKreissparkasse di Rottweil, “FigureMancanti”, Palazzo Bricherasio, a Torino,“Pittura 70”, Fondazione Zappettini,Chiavari e Milano, “Arte italiana” al MARTdi Rovereto, “Pittura analitica” al Museodella Permanente di Milano, “PitturaAniconica. Percorsi tra arte e critica inItalia 1968-2007”, Casa del Mantegna, aMantova, “Pensare Pittura – Una lineainternazionale di ricerca negli anni ‘70”,Museo d’Arte Contemporanea VillaCroce, a Genova , “Le noir absolu et lelecons de ténèbres” Villa Tamaris CentreD’Art, “La Seyne sur Mer”, in Francia,“Monocromo. L’utopia del colore”,Convento del Carmine, Marsala,”Superfici sensibili” , CAMEC , La Spezia,“Immagine della Luce”, Villa Clerici ,Milano, “BAG”, installazione , UniversitàBocconi, Milano. Vive e lavora a Milano.

PINO PINELLI was born in Catania in1938. During the seventies he was one theprotagonists of a cultural movementdefined by Filiberto Menna as PitturaAnalitica, standing out for themonochromatism of his works and the“dissemination”, consisting in breaking thepainting and placing fragments on thewall, a device which became the keystoneof his research from that moment onwards.His forms and materials changed, duringthe years, always remaining rigorouslyaniconic; he invented a mixed technique,made of different blended materials which,once covered with a painting coat, look asa sensually tactile “painting skin”, similarto velvet. The artist held more than onehundred personal shows in some Italianand International Museums and culturalinstitutions, amongst which: KunstvereinVilla Franck in Ludwigsburg, Musée d’Artin Langre, Forum Kunst in Rottweil, CivicaGalleria d’Arte in Gallarate, KunstvereinSchoss Lamberg in Steyr, Centro EspositivoLa Rocca Paolina in Perugia, IstitutoItaliano di Cultura in London and Prague,Cascina Roma in San Donato Milanese,Villa La Versiliana in Pietrasanta, MuseoArcheologico Eoliano “Bernabò Brea” inLipari, Palazzo del Duca, in Senigallia.Amongst the many group shows we canunderline: Venice Biennale (1986 / 1997),Quadriennale in Rome (1986 / 2006),Triennale d’Arte Lalit Kala Akademi in NewDelhi; and amongst the museums: GalleriaCivica in Modena, Galleria Civica in Turin,Musée d’Art Modern in Paris, GalleriaNazionale in Rome, Palazzo Forti inVerona, Villa Arson in Nice, Kunstverein inHannover, Haus am Waldsee in Berlin,Kunstverein in Bregenz, Hochshule fürAngewandte Kunst in Wien andKunstverein in Frankfurt. Some of his mostrecent shows: “Figure Astratte”, PalazzoRospigliosi in Rome; “Fontana ManzoniPinelli” at Kreissparkasse in Rottweil;“Figure Mancanti”, Palazzo Bricherasio,Turin; “Pittura 70”, Fondazione Zappettiniin Chiavari and Milan; “Arte italiana” atMART in Rovereto; “Pittura analitica” atMuseo della Permanente in Milan; “PitturaAniconica. Percorsi tra arte e critica in Italia1968-2007”, Casa del Mantegna, Mantua;“Pensare Pittura – Una linea internazionaledi ricerca negli anni ‘70”, Museo d’ArteContemporanea Villa Croce in Genoa; “Lenoir absolu et le lecons de ténèbres” Villa

Tamaris Centre D’Art, La Seyne sur Mer,France; “Monocromo. L’utopia del colore”,Convento del Carmine in Marsala;”Superfici sensibili” at CAMEC in LaSpezia; “Immagine della Luce”, VillaClerici, Milan; “BAG”, an installation atUniversità Bocconi in Milan. He lives andworks in Milan

MICHAEL RÖGLER é nato a Mainz nel1940. Dal 1955 vive a Francoforte sulMeno. Dal 1960 al 1963 studia pitturapresso l’Accademia Statale di ArtiFigurative di Stoccarda con il Prof.Wildemann.Successivamente si iscrive alcorso di storia dell’arte presso la J.W.Goethe Universität di Francoforte.Alcuni dei suoi primi dipinti risentono dellafrequentazione di pittori tedeschi, inparticolar modo di Heinz Kreuz e OttoGreis, dopodiché rinuncia alla policromiaeccessiva e, indirettamente influenzato dalgruppo Zero, predilige l’essenzialità delgrigio e del bianco. Segue quindi unanuova policromia, derivantedall’applicazione della teoria dei colori diGoethe e dalla grande ammirazione per leopere di Claude Monet. Rögler giungeinfine a elaborare un proprio concettocromatico basato sul nero, il bianco, ilverde e il rosso. L’accostamentosimultaneo di diverse varianti di coloretende a una crescente complessità chemantiene sempre un perfetto equilibrio;allo stesso tempo l’artista crea uno spaziopittorico immaginario tangibile, incontrapposizione all’illusione e allarappresentazione.Negli anni si impone unagradualedominanza da parte di un colore primario,con conseguente spostamento delcomplementare sul margine laterale.Rögler volge poi il suo interesse all’attivitàdell’Espressionismo astratto americano(Mark Rothko, Barnett Newman). Perdiversi anni collabora con la galleria Appeldi Francoforte e la galleria Rabus diBrema. Particolarmente importante si rivelala partecipazione alla mostra “Die Farbehat mich” allestita da Michael Fehr nel2000, all’Ernst Osthaus Museum di Hagen.La mostra arriva a New York con il titolo“Seeing Red” e a Budapest con il titolo di“Colour a life its own”. Altre importantimostre si tengono al Landesmuseum diOldenburg, all’Oberhessisches Museum di

Gie en, alla Städtische Gallerie diSchwäbisch Hall. Sue opere si trovanonella Neue Galerie di Kassel, nella Galleriad’arte di Mannheim e al Clemens SelsMuseum di Neuss. A Francoforte, PeterWeiermair ha autorizzato l’allestimento diuna sua mostra personale nel 1996.

MICHAEL RÖGLER was born in Mainz in1940. He’s been living in Frankfurt amMain since 1955. From 1960 to 1963 hestudied Painting with Professor Wildemannat State Academy of Figurative Arts inStuttgart. He then started reading ArtHistory at J.W. Goethe University inFrankfurt.Some of his first works are affected by hishanging around with German painters suchas, in particular, Heinz Kreuz and OttoGreis; after a while he gave up withexcessive polychromy and, indirectlyinfluenced by the “Zero Group”, hestarted to prefer the essentiality of whiteand grey.A new polychromy followed, deriving fromthe application of Goethe’s colour-theoryand from a great admiration for ClaudeMonet.Rögler finally reached the elaboration ofhis own chromatic conception based onblack, white, green and red. Thesimultaneous juxtaposition of differentvarieties of colours tends to a crescentcomplexity, always trying to maintain aperfect balance; at the same time the artistcreates an imaginary, tangible pictorialspace, in contrast with illusion andrepresentation. A gradual dominance of aprimary colour takes place during thefollowing years, with the consequentmoving of the complementary colourstowards the lateral margin of his works.Afterwards Rögler pointed his interest tothe activity of the so-called Americanabstract expressionists (Mark Rothko,Barnett Newman). He collaborated forseveral years with Appel Gallery inFrankfurt and Rabus Gallery in Bremen.Particularly important was his participationto the exhibition “Die Farbe hat mich” setup by Michael Fehr in 2000 at ErnstOsthaus Museum in Hagen. This exhibitionreached New York with the title “SeeingRed” and Budapest with the title “Colour alife its own”.Other important exhibitions took place atLandesmuseum in Oldenburg,

Oberhessisches Museum in Gie en andStädtische Gallerie in Schwäbisch Hall;during all of them he sold some works.His works can be found in Neue Galerie inKassel, Mannheim Art Gallery andClemens Sels Museum in Neuss.In Frankfurt Peter Weiermair authorizedthe set-up of a solo show in 1996.

SALVO (Salvatore Mangione) nasce aLeonforte in provincia di Enna il 22 maggio1947. Trascorre l’infanzia in Sicilia e nel1956 si trasferisce con la famiglia a Torinodove manifesta un precoce interesse perl’arte; a soli sedici anni partecipa con undisegno da Leonardo, raffigurante unatesta di vecchio, alla 121° Esposizionedella Società Promotrice di Belle Arti. Il1973 è l’anno della svolta, segnato da unritorno alla pittura con il recupero delletecniche tradizionali che pure era giàpresentito in alcuni Autoritratti. Dal 1976elabora una serie di paesaggi dalloschema semplificato, con colori squillanti,cavalieri tra rovine architettoniche e visionidi colonne classiche che si reggono afatica, viste in vari momenti del giorno,dall’alba al tramonto. Tra il 1982 e il 1983la sua notorietà si consolida anche a livelloeuropeo, con ampie retrospettiveorganizzate a Gand, Lucerna e Lione. Daallora l’attività espositiva prosegueregolarmente in Italia, a Milano, Genova eRoma, e all’estero, a New York, Stoccarda,Monaco e Colonia, riscuotendo ovunqueun notevole successo.

SALVO (Salvatore Mangione) was born inLeonforte in the province of Enna on the22nd May 1947. He spent his childhood inSicily and in 1956 the family emigrated toTurin where he expresses a precociousinterest is art. At the age of sixteen heparticipated with a Leonardo styledrawing, depicting an old man’s head, atthe 121st Exposition of the Promoter ofFine Arts society. 1973 is the decisive year,signalled by a return to painting with theuse of traditional techniques that werehowever already experimented in someself portraits. Since 1976 he haselaborated a series of simplisticlandscapes, with bright colours, cavaliersamong architectural ruins and visions ofweary classic columns, seen in variousmoments of the day, from dawn until dusk.

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Between 1982 and 1983 he gainednotoriety which gained solidity even inEurope, with scrupulous retrospectiveexhibitions held in Gand, Lucerne andLyons. Since then he exhibits regularly inItaly (Milan, Genova and Rome) andabroad ( New York, Stuttgart, Monaco andCologne) where his work is acclaimed as agreat success.

EMILIO SCANAVINO, è nato a Genova il28 febbraio 1922. Si è imposto sino daglianni cinquanta come uno dei maggioriprotagonisti dell’Arte Italiana.Le caratteristiche della sua pittura e inmodo particolare il suo personalissimosegno si legano ed al tempo stesso sidistinguono dall’informale di cui è stato unesponente di rilievo internazionale. Piùvolte presente alla Biennale di Venezia (1950-1954-1958 ) è invitato con salapersonale nel 1960 e nel 1966 vince ilpremio Pinin Farina. Ha esposto nelleprincipali gallerie italiane e tenutopersonali all’estero: a Londra, Parigi,Bruxelles, Copenhagen, Amburgo, Malmo,Filadelfia ecc. Tra il 1973 e il 1974 glivengono allestite tre importanti mostreantologiche: alla Kunsthalle di Darmstadt,a Palazzo Grassi a Venezia ,e a PalazzoReale a MilanoDella sua opera hanno scritto i maggioricritici, alcuni come Jaguer, Ballo, Jouffroy,Crispolti, Sanesi, Russoli, G.M.Accamecon volumi monografici. Dopo la suascomparsa la città di Genova gli hadedicato una importante antologica nel1987, al Museo d’arte contemporanea diVilla Croce. Sulle opere degli anni Settantasi è tenuta nel 1988 una mostra al CastelloDoria di Porto Venere e alla Galleria Civicadi Modena, all’inizio del 1990, unarassegna sul periodo 1954-1962. Muore aMilano il 28 novembre 1986.

EMILIO SCANAVINO was born in Genoaon 28 February 1922. He became aprotagonist in the Italian art scene back inthe fifties. The traits of his paintings, andespecially his highly personal style, bothprovide a link to and distinguishthemselves from the informal style, ofwhich he was an internationally renownedexponent. Repeatedly present at theVenice Biennale (1950-1954-1958), he wasinvited there with a personal room in 1960

and won the Pinin Farina Award in 1966.He exhibited in all of the leading Italiangalleries and held personal shows abroadin London, Paris, Brussels, Copenhagen,Hamburg, Malmo, Philadelphia, etc.Between 1973 and 1974 three importantanthologies were prepared for him at theDarmstadt Kunsthalle, Palazzo Grassi inVenice, and Palazzo Reale in Milan.Major critics have written about his work,including monographic volumes by Jaguer,Ballo, Jouffroy, Crispolti, Sanesi, Russoli,and G. M. Accame. After his death, thecity of Genoa dedicated an importantanthology to him in 1987, at the VillaCroce Museum of Contemporary Art. Ashow was held in 1988 at Castle Doria inPorto Venere about his work from theSeventies, and at the Civic Gallery ofModena in early 1990 on his work from1954 to 1962. He died in Milan on 28November 1986.

TURI SIMETI nasce ad Alcamo (TR) nel1929. Si trasferisce a Roma nel 1958, doveavvia i primi contatti con il mondodell’arte, e conosce tra gli altri l’artistaAlberto Burri di cui frequenta lo studio. Inquesti stessi anni, Simeti soggiorna inoltreper lunghi periodi a Londra, Parigi eBasilea. Nei primi anni sessanta, illinguaggio di Turi Simeti si definisceattraverso l’acquisizione della monocromiae del rilievo e si struttura principalmenteintorno a un elemento geometrico,l’ellisse, che diventerà la cifra del suolavoro artistico. Condivide le dinamichedelle ricerche visive e strutturali vicineall’arte programmata e alla NuovaTendenza e partecipa con le sue opere avarie rassegne che nascono all’insegna ditale corrente, come la mostra “NuovaTendenza 3” a Zagabria nel 1965 cosìcome altre importanti rassegneinternazionali dedicate a quell’area diricerca, quali “Arte Programmata - Aktuel65” e “Weiss auf Weiss” a Berna nel 1965e 1966. Tra il 1966 e il 1969 si trattiene perlunghi periodi a New York, dove allestisceuno studio e realizza numerose opere. Neiprimi anni settanta realizza numerosepersonali e partecipa ad alcune mostrecollettive, come “Estensione”, nella Casadel Mantegna di Mantova, confermandol’adesione del suo lavoro alle ricerche inambito costruttivo.

Nel 1980 inizia a lavorare in un suo nuovostudio a Rio de Janeiro, città in cuitrascorre lunghi periodi invernali e dovenegli anni successivi espone ricevendoimportanti consensi. Negli anni seguenti lesue opere vengono esposte presso innumerose gallerie internazionali e dopoanni d’intensa presenza all’estero, Simetitorna ad esporre in Italia nel 1989 con unapersonale allestita nella Galleria Vismara diMilano e “‘Bonalumi - Castellani - Simeti/Tre Percorsi”, sempre a Milano, nellaGalleria Millenium. Durante gli anninovanta, la sua opera va configurandosiora attraverso la moltiplicazione e ladispersione degli elementi volumetrici-aggettanti ovali nella superficie, con unacolorazione più intensa e diversificata,recuperando valori di relazionearchitettonica sempre più evidenti. Nell’Agosto del 2010 una grandepersonale antologica ad Alcamo sua cittànatale viene presentata in catalogo daBruno Corà. Nel 2012 Simeti esponeinoltre in due importanti gallerie straniere:la Galerie Linde Hollinger di Laderburg ela Mayor Gallery di Londra, che oltre allasplendida mostra antologica, presenteràl’artista a Art Basel. Nel 2013 Turi Simetiinizia una collaborazione con la galleriaDep Art, frutto di reciproca stima. Lagalleria gli dedica, per la prima volta,un’ampia retrospettiva esclusivamente conopere degli anni ’60. Vive e lavora aMilano.

TURI SIMETI was born in Alcamo,(TR) in1929. He moved to Rome in 1958 wherehe got in touch with the art world gettingto know Alberto Burri and spending timein his studio. In these years he also spentlong periods of time in London, Paris andBasel. In the early sixties, his artisticlanguage defined and structured itselfaround a geometric element, the ellipse,which was to become the code of hisartistic work. In those years he was sharingthe dynamics of visual and structuralresearch close to the programmed art andto the movement “Nuove Tendenze”.Simeti participated in several exhibitionswhich were part of this current, such as“Nove Tendencje” in Zagreb in 1965 aswell as in other important international artshows dedicated to that area of research,including “Programmed Art - Aktuel 65”and “White on White” in Bern in 1965 and

1966. Between 1966 and 1969, he spentlong periods of time in New York where heset up a studio and produced numerousart works. In the early seventies hepresented his work in other personalexhibitions around Europe andparticipated in a number of groupexhibitions, such as “Extension” in theCasa del Mantegna in Mantua, thusconfirming his participation to the researchcarried out in the constructive milieu. In 1980 he started working in a new studioin Rio de Janeiro, spending long periodsof the winter time in that city and exposinghis artwork over the following years,receiving important recognition. In thefollowing years his work has beenexhibited in numerous private galleriesabroad, and after years of intense work atthe International level, Simeti came backto Italy in 1989 with a solo show presentedat the Vismara Gallery in Milan, and“Bonalumi - Castellani – Simeti: ThreeItineraries”, presented the year after inanother Milanese venue, the MillenniumGallery. During the nineties, his workfeatured a multiplication and dispersion ofthe volumetric and projecting ovalelements on the surface, with a moreintense and diversified coloration,recovering values of architectural relationto an increasingly evident extent. In August 2010 a large one man showretrospective to his hometown of Alcamowith a catalogue presented by BrunoCorrà. In 2012 Simeti exhibits in twoimportant foreign galleries: the GalerieLinde Hollinger in Laderburg and theMayor Gallery in London, which in additionto a splendid survey show, will present theartist at Art Basel. In 2013 Turi Simetibegan collaborating with the gallery DepArt, with mutual esteem. The gallerydedicated to him, for the first time, a vastretrospective exclusively with works fromthe 1960s. He lives and works in Milano.

GIUSEPPE SPAGNULO nasce a Grottaglie(Taranto), uno dei centri storici dellaceramica, nel 1936. Attualmente vive elavora a Milano. La sua prima formazioneavviene nel laboratorio ceramico delpadre, dove s’impadronisce anche dellatecnica del tornio. Dopo aver compiuto iprimi studi presso la Scuola d’Arte dellasua città, si trasferisce all’Istituto della

Ceramica di Faenza, dove è presente dal1952 al 1958 come allievo di AngeloBiancini; qui realizza i primi esperimenticon il grès. Nel 1959 si trasferisce a Milano perfrequentare l’Accademia di Brera. Diventaassistente negli studi di Lucio Fontana eArnaldo Pomodoro. Il viaggio verso nordacquista per il giovane pugliese uncarattere quasi iniziatico; costituisce l’avviodel percorso “di andata” verso la ricercadella propria identità artistica, politica,umana. Appena arrivato a MilanoSpagnulo entra in contatto anche conTancredi e con Piero Manzoni. AttraversoFontana e Manzoni, il giovane scultore èinformato delle esperienze della ceramicainformale svolte ad Albisola, all’epocapropaggine culturale della capitale delnord. Agli esordi milanesi risalgono lepiccole sculture in grès esposte nella primamostra personale nel 1965. L’artistaaderisce alla protesta del 1968,simboleggiata nei primi lavori in metallo,da installare nello spazio ambientaleurbano. Spagnulo lavora infatti nelleacciaierie, negli altiforni e nelle officine,forgiando le proprie sculture insieme aglioperai.Negli anni settanta l’artista si interessa altema della scultura orizzontale, il cuisviluppo pavimentale ricorda per certi versile esperienze del minimalismo americano.Nel 1982, dopo un viaggio fisico emetaforico attraverso il mediterraneo, loscultore riattiva il suo interesse per imateriali e le tecniche ceramiche,costruendo il gigantesco tornio nel qualefoggerà l’imponente Turris, più tardiforgiata in ferro. All’inizio degli anninovanta gli viene affidata la cattedra discultura presso l’Accademia di Belle Arti diStoccarda, in seguito al grande successoottenuto dal suo lavoro presso gallerie emusei tedeschi.L’opera di Spagnulo è stata confermatadalla critica agli inizi del 2000 con il“Premio Faenza alla carriera”. Scogliere,formata da cinque enormi blocchi diacciaio, è stata collocata, all’inizio del2002, davanti al Teatro degli Arcimboldi, inconcomitanza con l’apertura di questoimportante nuovo spazio, che ha ospitatofino al 2004 l’attività del Teatro alla Scala.Nel 2005 Spagnulo espone alla PeggyGuggenheim Collection di Venezia con lamostra “E se venisse un colpo di vento?”.

Dell’anno successivo è l”Omaggio aGiuseppe Spagnulo” nell’ambito dellaXXIV Biennale di Gubbio. Nel 2007 havinto il concorso per il “Monumento aiCaduti di Nassiriya” con una grandescultura chiamata La Foresta d’Acciaio dacollocare in Roma.

GIUSEPPE SPAGNULO was born in 1936in Grottaglie (Taranto), an historicallyfamous centre for ceramic production. Henowadays lives and works in Milan. His firstformation took place in his father’s ceramicworkshop, where he got acquainted withthe use of the potter-wheel and itstechnique. After his first studies in hishometown School of Arts, he moved toFaenza Ceramic Institute where he stayedbetween 1952 and 1958 as a pupil ofAngelo Biancini; here he made his firstgrès experimentations. In 1959 he movedto Milan to attend Brera Academy of Arts.He became assistant in the studios ofLucio Fontana and Arnaldo Pomodoro.This northwards travel becomes a sort ofinitiation for this Pugliese artist; it can beconsidered, in fact, as the start of a oneway journey towards the research of hisown human, political and artistic identity. Once arrived to Milan, Spagnulo also gotin contact with Tancredi and PieroManzoni. Through Fontana and Manzonithe young sculptor was informed aboutthe ceramic informal experiences takingplace at Albisola, a centre which could beconsidered, at that time, a sort ofcontinuation of the northern capital. Thesmall, grès sculptures shown during hisfirst personal exhibition in 1965, date fromhis first years in Milan. The artist alsoadhered to the 1968 protest, with his firstmetalworks, to be installed in the urbanenvironment. Spagnulo, in facts, used towork in steel mills, workshops andfurnaces, together with the working class.During the seventies the artist got involvedin the theme of horizontal sculpture,whose paving structure recalled, in someway, the experiences of Americanminimalism. In 1982, after a physical andmetaphorical journey through theMediterranean area, the sculptor turnedon, once again, his interest for the ceramicmaterials and techniques, building up thegigantic potter-wheel through which hewill mould the majestic Turris, later on alsoproduced in iron.

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At the beginning of the nineties he wasgiven the Sculpture teaching post atStuttgart Academy of Arts, after the greatsuccess of his works within Germanmuseums and galleries.Spagnulo’s work was confirmed by artcritics in 2000 when he won the “FaenzaPrize for career”. His sculpture Sciogliere,made up of five huge steel blocks, wasplaced, at the beginning of 2002, in frontof Arcimboldi Theatre, concurrently withthe opening of this important space, whichwas the location of the activities of theTheatre La Scala, until 2004. In 2005Spagnulo held the show “E se venisse uncolpo di vento?” at Peggy GuggenheimCollection in Venice. “Omaggio a Giuseppe Spagnulo” datesfrom one year later and was held duringXXIV Gubbio Biennale. In 2007 he won thecontest for the “Monument for Nassiriyamassacre” with a huge sculpture called LaForesta d’Acciaio,, to be placed in Rome.

GIULIANO TOMAINO è nato in Ligurianel 1945, ha iniziato la sua carriera alla finedegli anni sessanta, nella direzionedell’Arte Povera, con assemblages diobjets trouvés. Nel 1990 compare nellesue opere, per la prima volta il tema delcimbello (lo zimbello, il richiamo per gliuccelli), che ritorna insistentemente inCome dentro un vecchio colombaio (’92)dipinta stando spesso dentro la pala di unenorme Caterpillar, che è un lontanoriferimento alle decorazioni delle grotte diLascaux, ripropone il tema consueto delcimbello su scala monumentale, dandoinizio a un nuovo lavoromacrodimensionale che ancora oggi è cifradel suo fare artistico.Nel 1995 “La presenza della virtualità. Artecome pre-” mostra con sedute preliminarisul concetto di installazione site-specific;nasce un importante sodalizio con ClaudioCosta, uno dei massimi esponenti dell’arteetnica, coordinatore della mostra, e con gliartisti a lui collegati. Fra questi CostantinoCiervo, Ampelio Zappalorto, presenti nelpanorama artistico internazionale, PhilipCorner, esponente storico del Fluxus eJacob De Chirico; diventa amico diTommaso Trini. Nel ’94 Tomaino organizzacon Claudio Costa l’evento “Work inprogress”, nella cava La Piana a Carrara,presentato da Bruno Corà. La trilogia de “Il

movimento della virtualità. Arte come pre-”si conclude lo stesso anno a Biella, a PalazzoLa Marmora, con Cambio pelle, l’evento èoccasione dell’incontro con Aldo Mondino. Per “Triebquelle”, Biennale dedicataall’acqua, presso il Botanikum di Monacodi Baviera nel ’95, Tomaino progetta edesegue l’opera Houdini. In questaoccasione stabilisce contatti con HeinrichBunzel, esponente della Land Art, con UgoDossi, Mario Mariotti e Urano Palma. Nel1997, con l’esposizione “Thaumata”compare per la prima volta il tema delcavallino a dondolo come uno dei suoisimboli caratterizzanti. Sei artisti italiani perla Biennale di Dakar del 2002, è un altromomento chiave per il contatto conl’Africa e con Fabio Gori, Massimo Luconie il ceramista Mauro Petroni.Nel 2004 introduce il tema delle case deisanti e nel 2006 vede “Voyage dans lalune” esposto nel cortile degli Uffizi aFirenze e successivamente “Le acciughefanno la palla” al Galata Museo del Mare diGenova. Nel 2008 Tomaino porta le suecase a Beit Hanin (Ramallah, Gerusalemme)e realizza con giovani italiani, palestinesi eisraeliani un grande murales.Nel 2010 il Camec di Spezia gli dedicaun’ampia retrospettiva: “67/2010 L’alberodelle Carrube”. È una nuova fase consculture scatolari di grandi dimensioni, chepropongono i temi propri di Tomaino suscala urbana. Il 2010 segna un’altra tappafondamentale nella carriera di Tomaino: lanascita della Tomaino’s Factory (Balsotti,Fiorellini, Guastini, Del Pistoia, Lanzardo,Lunardon, Modugno, Ricci). Nel 2011 latendenza ad uscire dagli spazi espositivi sirafforza con le “Sculture in città” collocateda Mario Botta nella splendida cornice diPietrasanta, insieme a Tomaino. “Il cavaliereinesistente”, mostra allestita nella chiesa enel chiostro di S. Agostino. Tomaino vieneinoltre selezionato per l’edizione ligure dellaBiennale veneziana con l’opera Agilulfo,scultura interamente ricoperta da biglie. Nel2012 “I conti del carbonaio”, a Varese,insieme a “Sculture in città”, che invadonopiazza Montegrappa e il suo rigore anni ‘30:un’altra tappa della collaborazione conMario Botta.

GIULIANO TOMAINO was born in Liguriain 1945, he began his career at the end ofthe sixties, in the direction of Poor Art,with assemblages of objets trouvés.

In the ‘90s appears in his works, for thefirst time, the cimbello theme that wouldfirmly present in The work Come dentro unvecchio colombaio, (‘92), paintedsuspended inside the scoop of anenormous Caterpillar – which is a distancereference to the decorations of theLascaux grottoes – reproposes the habitualcimbello theme on a monumental scale,commencing a new macrodimensionalwork that today is still a hallmark of hisartistic making. In 1995, “La presenzadella virtualità Arte come pre-”, shows withpreliminary sessions on the concept ofsite-specific installation; an importantassociation with Claudio Costa begins, oneof the maximum exponents of ethnic art,coordinator of the show, and with theartists connected to him. Among theseCostantino Ciervo, Ampelio Zappalorto,present on the international artistic scene,Philip Corner, historic exponent of Fluxusand Jacob De Chirico; He becomes friendof Tommaso Trini. In ’94 Tomainoorganizes with Claudio Costa the “Work inprogress event”, in the La Piana quarry atCarrara, presented by Bruno Corà.For “Triebquelle”, the biennial exhibitiondedicated to water organized at theBotanikum in Munich of Bavaria in ’95,Tomaino plans and executes the workHoudini. In this occasion he establishedcontacts with Heinrich Bunzel, exponent ofLand Art, with Ogo Dossi, Mario Mariottiand Urano Palma. In 1997, with theexhibition “Thaumata”, the rocking-horsetheme appears for the first time as one ofhis characertizing symbols. Six Italianartists for the Biennale in Dakar in 2002, isanother key moment for the contact withAfrica and with Fabio Gori, MassimoLuconi and the ceramicist Mauro Petroni.In 2004, the artist introduced the theme ofSaints’ house for the first time and theyear 2006 sees “Voyage dans la lune”exhibited in the Uffizi courtyard inFlorence and then “Le acciughe fanno lapalla” at the Galata Museo del Mare inGenoa. In 2008 Tomaino takes his houses to BeitHanin (Ramallah, Jerusalem) and createsan enormous murals with young Italians,Palestinians and Israelis.The next year theCAMeC, the Art Contemporary Museum inLa Spezia, dedicated to the artist a wideretrospective, “67/2010 L’albero delleCarrube”. It is a new phase with large-

sized box-like sculptures, setting outTomaino’s own themes on an urban scale.In 2010 it was the presentation of theTomaino’s Factory (Balsotti, Fiorellini,Guastini, Del Pistoia, Lanzardo, Lunardon,Modugno and Ricci). In 2011, Tomaino is selected for theLigurian edition of the Venetian Biennale,with the work Agilulfo, a sculpture, allcovered in marbles. In 2012, “I conti delcarbonaio” in Varese together with“Sculture in Città”, invading piazzaMontegrappa and its ‘30s severity:another step of the cooperation withMario Botta.

GIUSEPPE UNCINI (Fabriano 1929 - Trevi2008) è stato pittore e scultore italiano.Frequenta l’Istituto d’Arte di Urbino e,nel 1953, si trasferisce a Roma. Partecipaalla Quadriennale di Roma nel 1955.Espone a Fabriano presso il ChiostroQuattrocentesco ed a Roma alla Galleria“Appia Antica”. Nel 1958 realizza il“Primocementoarmato“, una tavolettadi cemento grezzo rinforzato da rete eferri, e proseguendo nell’anno successivonella sperimentazione con questomateriale. Nel 1962 costituiscecon Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Achille Pace e PasqualeSantoro il Gruppo Uno per unavalorizzazione del ruolo sociale nell’arte.Inizia la serie dei “ferrocementi“ e quella delle “strutturaespazio“.Ha sperimentato materiali diversi (cementoarmato, ferro, mattoni, legno) e indagato gliaspetti strutturali dell’opera e le possibiliinterazioni con lo spazio (serieFerrocementi, Muri, Spazi di ferro, ecc.)mantenendo costante il suo interesse per lapittura, considerata complementoindispensabile alle sue esperienze plastiche.Nel 1988 gli è stato assegnato il premioFeltrinelli.Numerose le mostre personali ecollettive: Bologna, Palazzo Re Enzo; Firenze,Il Quadrante; Venezia, Il Cavallino;Quadriennale di Roma; Biennale diVenezia; Torino, Christian Stein; e molte altre.Nel 1962 è fra i vincitori del Premio Spoleto;agli artisti prescelti fu dedicato un saggiocorredato dalla riproduzione in grandeformato (bianco e nero e quadricromie) delleopere esposte. In permanenza presso laGalleria Marchese di Prato.

L’ultima opera realizzata da GiuseppeUncini è “Epistylium“ (2007 – 2009), unascultura in calcestruzzo armato alta oltresei metri, e realizzata per uno spazioespositivo all’aperto del Mart di Rovereto.Giuseppe Uncini muore nella notte tra il 30 eil 31 marzo 2008 nella sua casa di Trevi(Perugia).

GIUSEPPE UNCINI, (Fabriano 1929 - Trevi2008) was an Italian painter and sculptor.He attended Urbino Art Institute and in1953 he moved to Rome. He took part toRome Quadriennale in 1995. He hadshows in Fabriano at the ChiostroQuattrocentesco and in Rome at AppiaAntica Gallery. In 1958 he createdPrimocementoarmato, a slab of roughcement, reinforced with irons and a net,and he went on in the experimentation ofthis material during the following year.In 1962 he founded together with GastoneBiggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, AchillePace and Pasquale Santoro the “GruppoUno”, aiming at improving the social roleof art. The series of ferrocementi andstrutturaespazio begin.He experimented different materials(reinforced concrete, iron, bricks, wood)and investigated the structural aspects ofworks and their possible interactions withspace (series of Ferrocementi, Muri, Spazidi ferro, etc..), maintaining his constantinterest for painting, considered afundamental completion to his plasticexperiences. In 1998 he was given the“Feltrinelli” Prize. He had several solo and group shows: ,Palazzo Re Enzo; Florence, Il Quadrante;Venice, Il Cavallino; RomeQuadriennale; Venice ; Turin, ChristianStein; and many others. In 1962 he wasamongst the winners of the Spoleto Prize;to the winners was dedicated an essayaccompanied with the reproduction in bigsize (black and white four-colour printings)of the exhibited works. Works by him arepermanently shown at Galleria Marchese inPrato.Giuseppe Uncini’s last piece wasEpistilyum (2007 – 2009), a sculpture inreinforced-concrete over six meters highand created for an open space at Mart inRovereto. Giuseppe Uncini died in his Trevi (Perugia)house the night between 30th and 31st

March 2008.

GIANFRANCO ZAPPETTINI è nato nel1939 a Genova. Vive e lavora a Chiavari.Nel 1962 tiene la sua prima personale aPalazzetto Rosso di Genova ed entra nellostudio genovese dell’architetto tedescoKonrad Wachsmann e assieme al pittoretedesco Winfred Gaul frequental’ambiente artistico in Germania e Olanda.Nel 1971 è invitato alla mostra “Arteconcreta” al Westfälischer Kunstverein diMünster, a cura di Klaus Honnef. Esponenelle principali mostre sulla situazionedella Pittura di quegli anni: “Tempi dipercezione” (Livorno, 1973), “Un futuropossibile. Nuova Pittura” (Ferrara, 1973),“Geplante Malerei” (Münster e Milano,1974), “Analytische Malerei” (Düsseldorf,1975), “Concerning Painting...” (itinerantein vari musei olandesi, 1975-1976). Nel1977 è invitato a “documenta 6” di Kassele nel 1978 è presente alla mostra“Abstraction Analytique” al Museo d’ArteModerna di Parigi. Di recente si èconcentrato sul valore metafisico dellatrama e dell’ordito. Nel 2007, laFondazione VAF-Stiftung di Francoforte gliha dedicato un’imponente monografia acura di Volker Feierabend e MarcoMeneguzzo.Tra le recenti mostre collettive vannoricordate “Pittura analitica. I percorsiitaliani. 1970-1980”, Museo dellaPermanente (Milano, 2007), “Pitturaaniconica”, Casa del Mantegna (Mantova,2008), “Analytica”, Annotazioni d’Arte(Milano, 2008), “Pensare pittura”, Museod’Arte Contemporanea di Villa Croce(Genova, 2009), “Analytische Malerei”,Forum Kunst (Rottweil, 2011). Tra lepersonali dedicategli in quasicinquant’anni di attività da spazi pubblici eprivati, vanno almeno citate quelle tenuteal Westfälischer Kunstverein (Münster,1975), all’Internationaal Cultureel Centrum(Anversa, 1978), al Museo d’ArteContemporanea Villa Croce (Genova,1997), al CAMeC-Centro d’Arte Moderna eContemporanea (La Spezia, 2007), alForum Kunst (Rottweil, 2007, con PaoloIcaro), al Lucca Center of ContemporaryArt (Lucca, 2012). Nel 2013 ha esposto anche alla MAABGallery di Milano nella mostra “Erben –Viallat – Zappettini: tre maestri dellapittura analitica europea” e nel 2014 nellapersonale alla Galleria Allegra Ravizza diLugano.

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GIANFRANCO ZAPPETTINI was born inGenoa in 1939 In 1962 he held his first personalexhibition in Palazzetto Rosso in Genoaand he began working in the offices ofKonrad Wachsmann and, together withthe German painter Winfred Gaul, heexperienced the artistic environment inGermany and Holland. In 1971 he wasinvited to the “Arte Concreta” (ConcreteArt) exhibition at the WestfälischerKunstverein in Münster, curated by KlausHonnef. He participated in the mainexhibitions of the Painting of those years:“Tempi di percezione” (Times ofperception, Livorno, 1973), “Un futurepossible. Nuova Pittura” (A PossibleFuture – New Painting, Ferrara, 1973),“Geplante Malerei” (Münster and Milan,1974), “Analytische Malerei” (Düsseldorf,1975), “Concerning Painting...” (atravelling exhibit in different DutchMuseums, 1975-1976). In 1977 he wasinvited to the Documenta 6 in Kassel andin 1978 he attended the “AbstractionAnalytique” at the Museum of Modern Artin Paris. Recently his work has focused onthe symbolism of the warp and woof. In2007, the VAF-Stiftung Foundationdedicated to him an impressivemonograph curated by Volker

Feierabend and Marco Meneguzzo. Among the latest collective exhibitionsmust be mentioned “Pittura analitica. Ipercorsi italiani. 1970-1980”, Museo dellaPermanente (Milan, 2007), “Pitturaaniconica”, Casa del Mantegna (Mantonva,2008), “Analytica”, Annotazioni d’Arte(Milan, 2008), “Pensare pittura” (ThinkingPainting, Museum of Modern Art at VillaCroce, Genoa, 2009), “AnalytischeMalerei”, Forum Kunst (Rottweil, 2011).Among the personal exhibitions over thelast fifty years dedicated to him from bothpublic and private spaces, must bementioned: Westfälischer Kunstverein(Münster, 1975), Internationaal CultureelCentrum (Antwerp, 1978), Museum ofContemporary Art at Villa Croce (Genoa,1997), CAMeC-The Centre of Modern andContemporary Art (La Spezia, 2007),Forum Kunst (Rottweil, 2007, with PaoloIcaro), Lucca Center of Contemporary Art(Lucca, 2012).In 2013 the artist took part in the “Erben –Viallat – Zappettini: tre maestri dellapittura analitica europea” (“Erben – Viallat– Zappettini: three masters of theEuropean analytical painting”) exhibition atMAAB Gallery in Milan and in 2014 he alsoexhibited at Allegra Ravizza Gallery inLugano.