denti e carie

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21 10 i n formazione Periodico di comunicazione tra maestri, allievi, genitori, amici. LIBERA ASSOCIAZIONE PEDAGOGICA RUDOLF STEINER 

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21◊10

in formazionePeriodicodi comunicazionetra maestri, allievi,genitori, amici.

LIBERA

ASSOCIAZIONEPEDAGOGICARUDOLFSTEINER 

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http://slidepdf.com/reader/full/denti-e-carie 2/24in formazione 2

My heart leaps up when I behold 

A rainbow in the sky: 

So was it when my life began; 

So is it now I am a man; 

So it be when I shall grow old,

Or let me die! The Child is father of the Man; 

And I could wish my days to be 

Bound each to each by natural piety.

William Wordsworth 

M Y H E A R T L E A P S U P

b envenuti

Sussulta il mio cuore quando scorgo 

Nel cielo un arcobaleno: 

Così fu il giorno che io nacqui,

Così è ora che sono uomo,

Così sia quando sarò vecchio,

O altrimenti la morte! 

Il bimbo è padre dell’uomo,

 E vorrei quasi che i miei giorni fossero Legati l’uno all’altro da pietà naturale.

S U S S U LT A I L M I O C U O R E

in formazione 2 In copertina: Acquarello di Maria Luisa Vigilanti

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   E   s   t   a   t   e

   2   0   1   0    N  u  m

  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

3

Un segno identitario, un “logo”, èun motivo grafico che comunica

visivamente,presenta apertamente l’i-dentità di una “persona”, che sia un in-dividuo o un gruppo,o un’azienda o unente: è come il suo volto.

Per essere adeguato ed efficace, oltreche veritiero, deve quindi trasmetterel’essenza di quella “persona”, la sostanza,deve porsi come suo aspetto formaleesteriore coerente con tale sostanza:corrispondenza tra contenuto e forma.Se si osservano i due loghi che rappre-sentano la Libera Scuola Rudolf Steinerdi Milano e la Libera Associazione Pe-dagogica Rudolf Steiner di Milano,si puòrintracciare lo sforzo di realizzare que-gli ideali identitari sopra accennati, col-tivati diversamente ma congiunta-mente da queste due entità: sviluppa-re ed esercitare la pedagogia steineria-na nella città di Milano. I due loghi so-no nati insieme nel 1994, all’indomani

della fondazione della nuova Scuola divia Pini.Il segno della Scuola è costituito da uninsieme di quattro tratti grafici carat-terizzati da una certa corposità e pla-sticità, di color blu scuro, sullo sfondo

di un campo azzurro triangolare dai la-ti arrotondati. La sequenza e disposi-zione dei tratti, in successione ritmica,suggerisce un movimento lievementema decisamente discendente, dall’altoverso il basso, accentuato dalla posi-zione di uno di essi che, uscendo dallaserie ritmica, fa però da linea di colle-gamento sopra-sotto. Poiché questo è

poi l’unico tratto che sborda dallo sfon-do azzurro, indica anche una connes-sione fra lo spazio, l’ambito conchiusorappresentato dallo sfondo e la dimen-sione esterna superiore, lo spazio aper-to, da cui sembra provenire l’intero mo-vimento discendente.Un osservatore attento e intuitivo può

inoltre indovinare nei tratti anche le for-me allusive di una piccola figura uma-na, dal gesto fresco e gioioso, che vie-ne a calare, accolta da una forma sot-tostante a foggia di coppa,di culla.Nel-l’insieme il logo, dall’impostazione lie-vemente asimmetrica ma bilanciata eleggera, sospesa,parla di una realtà cheè il gesto dell’essere umano giovane, il

bambino, che come anima scende dauna dimensione spirituale superiore so-prafisica (ecco l’atmosfera azzurra e il

Articolo illustrativo sui segni (loghi)della Libera Scuola Rudolf Steiner di Milano

di Stefano Andi*

v ita della scuola

LIBERAASSOCIAZIONEPEDAGOGICARUDOLFSTEINER 

LIBERA

SCUOLARUDOLFSTEINER 

*Presidentedi ArchitetturaOrganica Vivente

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4in formazione

blu profondo dell’origine spirituale),pertrovare un quel luogo una ideale acco-glienza.Il segno della Libera Associazione è com-plementare a quello della Scuola. Essoè composto con gli stessi elementi for-mali, alcuni tratti grafici plastici su unosfondo colorato. Ma l’insieme esprimeuna situazione diversa, che allude a uncontrocanto rispetto al primo segno. Losfondo, sempre a forma triangolare ar-rotondata ma più stabile e concreta del-

l’altra, ha due appendici in alto, però, chene dinamizzano e ravvivano la sagoma.I tratti grafici interni, qui tre anzichéquattro, sono pure in rapporto ritmicofra loro ed esprimono, con un marcatogesto plastico, il senso di un lavorio in-teriore, che elabora e sedimenta. I coloricaldi dell’insieme (il rosso dei tratti in-terni e il rosa dello sfondo) comunica-

no attività e accoglienza.Anche questosegno è decisamente asimmetrico, maanche equilibrato in sé, sempre per espri-mere mobilità e movimento.I due segni, relativi alle due identità diuna unica realtà, la Scuola Steinerianadi via Pini, l’una propria della parte pe-dagogica ed educativa della sua mis-sione, l’altra di quella sociale e cultura-

le, sono chiaramente complementarinelle forme, nei colori, nel gesto, nellaspazialità,per esprimere appunto proprioil senso di reciproco aiuto ed integra-zione e collaborazione fra le due partidella Scuola: tema centrale e fonda-mentale questo, su cui si fonda l’auspi-cato e necessario sviluppo di un impul-

so pedagogico steineriano all’interno diuna realtà spirituale, culturale e socialecontemporanea.

Soluzione al quesitodi matematica

dello scorso numero.

Il quesito era :“Ho 4 volte l'età che avevi quandoavevo l'età che hai. Ho 40 anni, quantianni hai?

La soluzione è 25.

Proponiamo due soluzioni, entrambecon un sistema a due incognite:

1° soluzione:se si indicano con X gli anni che avevi,si ha la prima equazione4X = 40 X = 10

se si indicano con Y gli anni passati, siha la seconda equazione40 – Y = X + Y  Y = 15Da cui, sommando10 (gli anni che avevi) + 15 (gli annipassati) = 25, cioè gli anni che hai!

2° soluzione:

 y anni fa io avevo 40 – y anni e tu x – y anni.Oggi 40 = 4 ( x – y); e inoltre 40 – y = xda cui ( per la prima equazione ) 40 :4 = x – y, cioè 10 = x – y e dalla seconda 40 = x + y .Per sostituzione: x = 40 – y e x = 10 + y si

ha 40 – y = 10 + y da cui 30 = 2y y = 15.

v ita della scuola

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   E   s   t   a   t   e

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  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

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s tagioni dell’anno

L’iperico (Hypericum perfora-

tum L.), noto ad Ippocrate e

molto stimato da Paracelso, ha con-

servato in varie lingue europee il le-

game col solstizio d’estate, festa di

Giovanni Battista (Saint John’s wort

in inglese, Johanniskraut in tedesco)

non solo per la coincidenza della sua

fioritura con la data del fenomeno ce-

leste, ma perché è una vera e propria

“pianta della luce”, come si può rica-

vare dall’impressione “sensibile-mo-

rale” che essa fa su di noi, e che può

essere percepita con l’opportuna

educazione interiore.

E’ una pianta assai diffusa nelle nostre

regioni, soprattutto su terreni secchi

e aridi, marginali, quali bordi di stra-

de sterrate,macereti, radure della bas-

sa montagna fino a 800-1000 metri.

Si riconosce facilmente per la bassa

taglia della piantina ramificata, per isuoi fiori gialli ricchi di stami e per le

foglioline ellittiche che, osservate in

controluce,mostrano come dei fori su

tutta la pagina, impressione che ha

dato origine al nome specifico.In real-

tà, non si tratta di perforazioni ma di

ghiandole pellucide che contengono

olio essenziale. Tuttavia, altre ghian-

dole sono quelle che hanno fatto la

fortuna dell’iperico nella nostra epo-

ca:quelle nere,poste sul bordo dei pe-

tali della corolla e dei sepali del cali-

ce, che contengono una sostanza co-

lorante solubile nei grassi che confe-

risce al solvente un bel colore rosso:

l’ipericina.

Lo sguardo del ricercatore spiritualevede nella pianta la portatrice di un

processo simile a quello minerale del-

Erba di San Giovanni o iperico

Ormai proiettati verso l’inizio dell’estate vogliamo

provare a guardare fuori di noi, nella natura,e vedere cosa ci offre il mondo vegetale in questo periodo.

di Maurizio Tomasi*

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6in formazione

l’arsenico, il quale, se somministrato con

prudenza, favorisce l’incarnazione del-

l’astrale fino ad afferrare il fisico.

L’arsenico minerale si caratterizza peruna “antipatia” nei confronti dello sta-

to liquido.

L’arsenico, infatti, se riscaldato, sublima,

passando direttamente da solido a gas-

soso.Negli esseri viventi l’arsenico smor-

za fortemente le attività eteriche che

hanno sede nei liquidi corporei, per sub-

ordinarle alle forze astrali,di cui è espres-

sione evidente l’anima, con le sue facol-

tà del pensare, del sentire e del volere.

Rudolf Steiner suggerisce che l’iperico sia

una sorta di “processo arsenico” incar-

nato in un vegetale, e che, come tale,

estende e prolunga l’intensa, ma breve,

attività dell’arsenico minerale.

Da queste osservazioni derivano le in-

dicazioni per l’uso medicinale dell’ipe-rico: rigenerazione di lesioni nervose, ri-

epitelizzazione della cute, intervento del-

la coscienza regolatrice in processi ete-

rici troppo “lussureggianti”, soprattutto

nei bambini,e da ultimo la ben nota, an-

che alla medicina convenzionale,attivi-

tà antidepressiva dell’ipericina.

L’oleolito di iperico, di facile preparazio-

ne casalinga,rappresentava nei secoli pas-

sati, e ancora rappresenta,un valido pre-

sidio della farmacia casalinga: si prepara

raccogliendo verso la festa di San Gio-

vanni due manciate colme di sommità

fiorite della pianta (fiori,qualche foglia e

un pezzetto di stelo) e ponendole a ma-

cerare in un vaso trasparente contenen-

te un litro di olio di oliva. Il vaso,ben chiu-so,verrà esposto al sole per circa tre set-

timane, dopodiché si filtra il rosso liqui-

s stagioni dell’anno

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7    E   s   t   a   t   e

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  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

do ottenuto e lo si suddivide in conteni-

tori della capacità di circa 10-20 millili-

tri per evitare l’irrancidimento.L’oleolito

di iperico sarà un toccasana in caso discottature o ustioni, lenendo il dolore e

affrettando la ricrescita della pelle sana.

Questa pianta così preziosa per l’uomo

è tuttavia tossica per gli animali dome-

stici: se capre, pecore e vacche pascola-

no piante di iperico anche in piccola

quantità, appena si espongono al sole,

le zone più chiare del loro mantello ini-

ziano a gonfiarsi e a coprirsi di lesioni.

Subentrano successivamente convul-

sioni e idrofobia, e in casi estremi, per-

sino la morte. Il processo luminoso, al

quale l’iperico con la “ruota solare” dei

suoi fiori e il suo ciclo vegetativo lega-

to al sorgere dell’estate è strettamente

correlato, in questo caso, tramite il vei-

colo della pianta, infrange la barrieraesterna della pelle che deve tenere “in

ombra” l’interno del corpo, ed entra in

esso come un processo estraneo, fa-

cendo reagire l’organismo con l’in-

fiammazione e il rafforzamento dei pro-

cessi sanguigni.Anche nell’uomo l’ipe-

ricina può provocare fotosensibilizza-

zione, ed è questo uno dei pochi effet-

ti collaterali che essa presenta.

Si noti, per concludere, che la medicina

convenzionale utilizza solo una delle so-

stanze prodotte dall’iperico,estraendola,

purificandola e concentrandola.L’estrat-

to della pianta intera, invece,contiene,an-

che dal solo punto di vista delle sostan-

ze materiali, ben maggiore varietà ed è

proprio questa ricchezza e sinergia tra lesostanze che permette all’uomo di gio-

varsi del “processo iperico”. *Fitopreparatore

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i l racconto

Pallino

Pallino è il cane più minuscolo del parco.

E’ così minuscolo che la sua padrona,

piccolina anche lei, gli ha fatto un cappottino

rosso con minuscole maniche, per le minu-

scole zampe, per non perderlo nell’erba.

Con la stoffa avanzata dal cappottino, la sua

padrona si è fatta un cappello che la fa sem-

brare un grande fungo che cammina sulprato. D’estate Pallino ha un minuscolo man-

tello di seta rossa che lo fa sembrare un minu-

scolo moschettiere. E proprio con la bal-

danza di un moschettiere Pallino corre

incontro a tutti i cani facendo loro festa e cor-

rendo tra le loro zampe come fossero

colonne. I cani lo annusano perplessi e forse

si domandano come faccia un topolino ad

avere aspetto e odore di cane. Quando è l’oradi tornare a casa alla padrona di Pallino basta

un solo richiamo: lui obbedisce prontamente

e insieme si avviano alla loro casa che tutti

immaginiamo minuscola, con minuscole

sedie e tavolini ma con un grande amore

dentro.

BernardoBernardo è un piccolo cane meticcio,

frutto di chissà quanti incroci. Per com-

pensarlo della sua piccolezza il padrone ha

 voluto chiamarlo Bernardo. Il problema è che

Bernardo ha frainteso: ha pensato di essere

grande e santo, un vero sanbernardo. Quando

due cani accennano ad azzuffarsi, per quanto

grandi siano lui si precipita tra le loro zampe

abbaiando furiosamente perché la smettano

e riprendano a volersi bene. I cani litiganti

sono così frastornati dalla sua irruenza e dalla

sua piccolezza che pur di farlo smettere si

allontanano mogi abbaiandogli contro . Se

 vede un vecchietto che cammina lentamente

appoggiato al suo bastone, Bernardo si pre-

cipita a tenergli compagnia e ci rimane malis-

simo quando quello lo scaccia:” Mi fai

cadere!togliti dai piedi!”. Se vede un bambino

giocare con la palla si lancia a giocare con lui

per farlo divertire e ci resta malissimo se ilbambino grida:” Mamma! Mi ha preso la

palla!” Per fortuna, il più delle volte, la sua

compagnia è gradita e questo lo conferma

nella sua convinzione di essere grande e santo.

Chopin

Chopin è un levriero grigio alto ed ele-

gante. Ha vinto alcune gare di bellezza e

ne è perfettamente consapevole. Incede con

il muso eretto, le zampe allineate e le orecchie

diritte e pronte ad accogliere tutti i compli-

menti. Il suo padrone non è da meno in

quanto ad eleganza, con divertita autoironia

racconta delle sue incursioni nei negozi di

abbigliamento sportivo. Ai commessi descrive

strabilianti avventure per mare chiedendo sti-

 vali e giacche a prova di tempeste e tifoni. I

commessi si affrettano a mostrargli le novità

più tecnologiche partecipando del suo spirito

d’avventura e immaginandolo alle prese con

onde alte quanto un grattacielo. Lui compra

soddisfatto ed indossa per esibirli al parco i

suoi acquisti, che non metterà se non per pas-

seggiare con Chopin sotto la pioggia: soffre

infatti di mal di mare. Nella sua estrema ele-

ganza scuote il capo e dice: “ Con un cane così

è il minimo che posso fare!”

“Passeggiando nel parco…”di Mari Cultrera

8in formazione

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Il coro LiberIncanto esiste già dalla pri-

mavera del 2002,ma non tutti a scuo-la lo conoscono bene. Queste sono al-cune delle domande che spesso mi ven-gono rivolte.

1. Chi può partecipare al coro?

Tutti. Moltissime persone attribuisconoun alone di elitarismo culturale al faremusica,ed è un gran peccato,perché per-

lomeno il canto è una dote espressiva in-nata in tutti. I bambini lo sanno bene,mamolti adulti lo rimuovono quando cre-scono. Concludono di “non essere por-tati”o che la musica richiederebbe trop-po impegno rispetto al piacere che puòregalare. Purtroppo così rinunciano adun’enorme fonte di gioia e ad un modo

di comunicare più profondo e immedia-to rispetto alle parole, eppure a portatadi mano - per tutti.

2.“Ma mi dicono di essere stonato…”

È una leggenda metropolitana.Tutti ab-biamo innato il senso dell’armonia e, ameno di perdere l’udito, essere intonatiè il nostro stato naturale.Ovviamente ci

sono voci più o meno estese, più o me-no “grasse”, più o meno duttili ecc., maquesti sono aspetti che migliorano con

la pratica.Anche quando si impara ad an-

dare in bicicletta,ci vogliono tempo e at-tenzione per sviluppare il senso dell’e-quilibrio e prendere confidenza, ma pri-ma o poi ci arrivano tutti.La difficoltà con il canto è la nostra pau-ra di questo mezzo così potente e inti-mo, perché esprime molto più di quan-to siamo abituati a mostrare di noi. Diconseguenza, molte persone si spaven-

tano per una forza che non sanno ancoragestire bene, mentre temono allo stes-so momento il giudizio degli altri, e co-sì inconsciamente si dissociano dalla pro-pria voce, come se non gli appartenes-se. Uno scudo che (come spesso acca-de) fa più danno del pericolo dal qualedovrebbe proteggere. Ma si esce facil-mente da questa autolimitazione,è suf-ficiente prendere confidenza dedicandosial canto con attenzione, con un po’ dipratica i nodi si sciolgono in fretta, e ciaccorgiamo presto di quanta passioneera racchiusa in questo guscio da cui nonsi vedeva l’ora di uscire. La ricompensaè quasi immediata perché ci riappro-priamo di una parte intima di noi che

spesso è rimasta negata per decenni,mache si era sempre fatta sentire come untarlo. Un’insperata ricchezza tra le mani

   E   s   t   a   t   e

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  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

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Liberi di (in)cantareTimo Baucken, genitore di VII che già a Natale ci aveva

parlato dell’esperienza del canto, è il direttore di LiberIncanto ,il coro dei genitori. Qui ci racconta come funziona il coro, inche modo si differenzia da altri cori e quanto può esserefacile recuperare il dono della musicalità che tutti abbiamo

di Timo Bauken

v ita della scuola

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10in formazione

che avevamo agognato da sempre, ma che cre-devamo riservata a pochi eletti. Il bello è che sia-mo tutti eletti, e scoprirlo è molto più facile diquanto si pensi. Non occorre diventare un nuo-vo Pavarotti o una nuova Callas,è sufficiente di-ventare ciò che siamo.

3. “Ma io non so leggere la musica!”

Molti vedono lo spartito come un ostacolo, main verità vuole essere solo un aiuto.E mentre i no-stri figli in questa scuola imparano a leggerlo, lagran parte dei genitori non ha avuto questo pri-

vilegio. Comunque, lo spartito non è la musica,la raffigura soltanto! Anche i bambini piccoli im-parano una canzone semplicemente per imita-zione, senza alcuna nozione di lettura.Nel coro usiamo infatti delle tracce “precantate”che facilitano enormemente lo studio di un bra-no, basta avere un mp3 player o un lettore CD.Poi, strada facendo, si impara anche a leggere lenote, che non sono altro che un semplice lin-

guaggio scritto:paragonabile all’alfabeto,però piùlineare e con molti meno segni. È comodo saperdecifrare uno spartito come è comodo saper leg-gere un libro da soli.

4.Per esprimersi con la musica non bisogna im-

parare uno strumento?

E’meraviglioso saper suonare uno strumento,è co-me se ci dotassimo di una seconda voce,di una di-mensione espressiva in più. Ma alla base di tuttala musica c’è la prima voce, cioè il canto. La voceè il nostro strumento principe, il più immediato eil più antico.È quello che più o meno consapevol-mente padroneggiamo tutti da sempre,anche sen-za aver mai preso una lezione, ed è quello che ciesprime e ci caratterizza più di ogni altro mezzo.Ma proprio perché lo diamo per scontato, è uno

strumento sottovalutato. Non è solo il più ac-cessibile, ma anche quello più legato alle nostreemozioni – quindi alla nostra passione.Non è af-

fatto limitato alla gola,ma coinvolge tutto il cor-po: il diaframma, i polmoni, il cranio, la colonna,le spalle,il bacino,il battito cardiaco e perfino l’ap-poggio dei piedi sul pavimento. La sua vibrazio-ne ci pervade fino all’ultima cellula.Anzi, ancheoltre, perché pervade le persone che abbiamo ac-canto (persona , dal verbo latino personare = per-vadere con il suono!). E questo aspetto è stret-tamente legato con il punto seguente.Comunque: il canto è unico perché siamo sia lostrumento che il suonatore. E una volta che ab-biamo preso confidenza con entrambi, possiamo

permetterci il lusso (e la delizia) di prenderne co-scienza.In quel momento diventiamo anche il pub-blico,cioè l’ascoltatore,e possiamo bearci della bel-lezza che ci investe mentre noi stessi la stiamocreando. Un processo meraviglioso e magico.

5. Perché è utile cantare nel coro della nostra

scuola?

È più bello e più stimolante esprimere la propria

voce insieme ad altri che fanno la stessa cosa:unmodo di entrare in una comunicazione armoni-ca al di là delle mente, di creare una vibrazionecomune ed esserne arricchiti in ritorno . Il totaleche diventa più grande della somma delle parti,e poterlo sperimentare in modo così immediatoè un’esperienza unica. È perfino curativo perchéci mette “in pari”,grazie alla vibrazione armoniosadentro e attorno a noi. E come effetto collatera-le diventa un mezzo potente per dare un sensodi coesione. Per me sarebbe bello se tutti i grup-pi e le classi della nostra Scuola fossero presentinel coro con almeno una persona.

6.“Ma mi mette in imbarazzo cantare davan-

ti ad altra gente!”

Certo! Come ho già detto, la voce è il nostro mez-

zo espressivo più intimo ed immediato,e nel can-to non abbiamo i filtri che applichiamo di solitoalle nostre parole.Comunque,come sempre,il fa-

v ita della scuola

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   E   s   t   a   t   e

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  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

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re una cosa è molto meno drammatico del pen-sarla. Nessun corista dovrà mai cantare un asso-lo se non vuole, e chi sta al nostro fianco si tro-va (o si trovava una volta) esattamente nella stes-sa nostra condizione.Ad ogni modo,nel nostro coro non è richiesta per-fezione tecnica,la passione conta infinitamente dipiù,e una volta accesa (succede fin dalla prima pro-va), l’imbarazzo man mano evapora da solo.

7. Quanto impegno comporta la partecipa-

zione al coro?

La prova settimanale si tiene dalle 8.30 alle 9:30il venerdì mattina. È un orario insolito, ma can-tare di mattina dà una bella carica per tutta la gior-nata. Ma dato che un’ora è troppo poco per uncoro degno di questo nome,è demandato a tut-ti di studiarsi da soli la propria parte, e questo ri-chiede al massimo un’altra ora a casa.Oppure,perchi lo preferisce,10 minuti al giorno.In questo mo-do, durante la prova settimanale possiamo oc-

cuparci della sola fusione delle voci,molto più di-vertente che non stare lì fermi per tre quarti deltempo mentre il maestro insegna la parte ad unasezione alla volta, come succede nella maggiorparte dei cori.Come già spiegato, i coristi ricevono una tracciada ascoltare che facilita moltissimo lo studio au-tonomo.Tra l’altro, è un buon modo di prendereconfidenza con la propria voce e con la musica ingenerale, perché ognuno impara ad orientarsi dasolo,a comprendere meglio il ruolo che il suo tas-sello ricopre nella composizione del quadro glo-bale.Il fatto di avere “compiti a casa”all’inizio può spa-ventare un adulto (specie gli uomini), perché fa-cilmente risveglia ricordi poco graditi. Ma poi di-venta una piacevole abitudine ritagliarsi questo

spazio dedicato alla musica.Volendo, si può stu-diare un brano anche durante la guida o mentresi aspetta il tram.

8. Bisogna pagare qualcosa?

Contributi monetari,no.E’richiesto invece un im-pegno continuativo,perché il risultato comune sibasa sul contributo di ciascuno (quale gruppo po-trebbe essere più squadra di un coro?),e per dar-lo occorrono passione, buona volontà e curiosi-tà.La tecnica, invece,si acquisisce (o migliora) stra-da facendo.In genere i partecipanti si sentono am-piamente ripagati dai risultati che il loro impegnoproduce,anche all’infuori dell’ambito musicale.Mecompreso.

9. Che repertorio esegue il coro?Di tutto,purché adatto ad un coro piccolo:dai can-ti gregoriani e dai madrigali fino a canti africani,gospel e arrangiamenti di musica pop.Cantiamoquasi sempre a cappella, cioè senza accompa-gnamento strumentale.Anche questo è insolitoper un coro amatoriale perché richiede una pre-parazione molto accurata dei brani,ma in questamaniera le voci restano sempre in primo piano e

si evidenziano molto meglio dinamiche e colori.Gli strumenti danno sicurezza, ma possono an-che coprire le sfumature e vanificare il lavoro difusione che per me è l’aspetto più importante epiù appagante del canto corale.Il fatto che nel coro siano ben accetti anche prin-cipianti totali comunque non vuol dire che pun-tiamo in basso. In genere cantiamo brani a quat-tro o cinque voci, anche di una certa comples-sità e grande ricercatezza. Il cuore del reperto-rio è formato dai meravigliosi madrigali rinasci-mentali. Ne abbiamo presentati alcuni al con-certo in occasione della Festa della Scuola Aper-ta, ma anche un gospel, più qualche altro bra-no allegro.Oltre a maggio facciamo sempre un concerto afine novembre come conclusione del bazar di Na-

tale e un “concertino al buio” alla Festa dell’Al-bero,nell’ultimo giorno di scuola prima della va-canze natalizie.

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12in formazione

“Equando si parla di essenza si 

vuole in fondo intendere il “cuore” di ciò che sta nascosto dietro 

all’apparenza sensibile.” (C.Haupt) Ecco come l’approccio antroposoficocerca di leggere l’intero essere umanoin tutta la dentatura, che ne svela i ca-ratteri più intimi dell’animo.Se è infatti inequivocabile pensare cheda un punto di vista esteriore la den-tatura permetta all’uomo la correttafrantumazione del cibo nella bocca ene agevoli quindi la digestione, da unpunto di vista più sottile si può osser-vare come nei denti dell’uomo sianocelate Forze Vitali , che ne esprimonoil carattere e il destino.Ma come poter leggere nella dentatu-ra i caratteri dell’Individualità Umana,questo nucleo centrale che così net-

tamente definisce il singolo individuo,e ne determina in nuce potenzialità edifferenze?

Attraverso un affascinante gioco dianalogie il dr.Haupt ha mostrato du-rante la conferenza immagini di partidella dentatura, scattate con apparec-chiature elettroniche, evocando negliosservatori il Mondo Minerale, le sueleggi, i suoi stati fisici, le colorimetrie:impressioni forti, caratteri “esteriori” ingrado di esprimerne qualità “interiori”

della dentatura, evocatrici di un inte-ressante parallelismo tra Stati della Materia e Stati di Coscienza dell’Uo-mo.Le forze minerali, o Forze della Terra, simanifestano infatti attraverso il pro-cesso del fluoro: i denti,“colonne”che“succhiano” e conservano il fluoro al

loro interno,operano un processo dis-tributivo di Forze dall’alto verso il bas-so. Attraverso questo movimento in-fatti essi divengono collegamento at-tivo tra “cielo e terra”, tra l’elementoanimico-spirituale dell’uomo e il suocorpo vitale e pensante.

“Nei denti abbiamo le Forze Germinali 

dell’uomo in divenire. Nei denti in real-tà abbiamo misteriosamente tutto il destino dell’uomo.” (C.Haupt) 

L’essenza dei dentiUn approccio antroposofico alla prima e seconda

dentizione nel bambinoTratto dalla conferenza “L’anima sensibile dei denti”Relatori: dr. Claus Haupt (medico dentista) e Mareike Kaiser (euritmista) 

a cura di Silvia Del Col

e venti

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   E   s   t   a   t   e

   2   0   1   0    N  u  m

  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

13

Perchè l’uomo – a differenza di tutti glialtri animali - viene al mondo senza al-cuna dentatura? Ed inoltre: per qualeragione si trova a doverla sostituire?Il cambio dei denti nel bambino rap-presenta la discesa dell’Individualità.I denti da latte, dal chiaro carattereereditario, fanno posto ai permanen-

ti, che manifestano forze individuali, ol-tre a caratteri specifici nella loro di-sposizione tridimensionale dell’arcatadentale: essi sono infatti intimamen-te legati alle sfere del Pensare ,del Sen-tire e del Volere . (vedi tabella)

L’Euritmia Terapeutica si inserisce inquest’ambito come strumento effica-

ce per stimolare nel bambino le ForzeVitali deputate a conformare unacorretta disposizione dei denti per-

manenti all’interno dell’arcata denta-le.Il presupposto è qui sempre il nesso tral’allocazione del dente ed il significa-to del “gesto” che il dente compie, equesti è “rieducabile” traducendolo inmovimenti di risposta in diverse partidel corpo: l’euritmia danza in tutto il

corpo la melodia cantata dalla bocca.Nella paziente e profonda rieducazio-ne attraverso gesti e movimenti, chevanno a collegare il fisico agli stati ani-mici del Pensare, del Sentire e del Vo-lere, l’Euritmia Terapeutica è in gradodi accompagnare il bambino in tuttoil suo sviluppo fisicoI tre piani – il Pensare : come piano mo-

nodimensionale legato alle metà de-stra e sinistra, il Sentire (sentimenti):come piano bidimensionale legato al

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14in formazione

sopra e al sotto, e il Volere : come pianotridimensionale legato al davanti e al die-tro - comprendente anche la sfera tem-porale del prima e del dopo,del futuro e

del passato - si possono infatti ritrova-re all’interno della bocca, anche solo ingenerale.La mandibola superiore fissa rappresen-ta infatti il polo superiore dell’uomo, il“pensatore”, mentre quella inferiore mo-bile è immagine dell’uomo “del volere”,e infine lo spazio libero tra le due, ove ha

luogo l’arena dei giochi (nel movimen-to della lingua) diviene specchio del Sen-tire.Ecco come nel morso distale e nella pro- genia mandibola superiore ed inferiore sitrovano in un reciproco rapporto disar-monico.Nel morso distale, ad esempio, la ma-scella inferiore è retrocessa: il rapporto tra

polo superiore – del pensare, delle idee– e polo inferiore – collegato nell’uomoall’attività di gambe e braccia – non è bi-lanciato.Tuttavia è innegabile che le radici profon-de di qualsiasi manifestazione nel bambi-no non possano prescindere da un ap-proccio globale, che coinvolga in primis igenitori, in grado a loro volta di modella-

re pazienti e coscienti il cammino del lo-ro bimbo verso la maturità.

DomandeL’aumento degli interventi den-

tali nella bocca dei bambini è do-

vuto ad un controllo maggiore pre-

ventivo messo in atto sin dalla più

tenera età o siamo testimoni di una

involuzione/ evoluzione della bocca

del bambino (e quindi dell’uomo)?

L’aumento degli interventi dentali

nella bocca dei bambini è espressio-

ne di un’evoluzione, mostra un’indi-

vidualizzazione delle componenti

dell’uomo, e che l’uomo stesso di-

viene indipendente nel Pensare, Sen-

tire e Volere o, eventualmente, di una

sua caduta fuori da questa armonia.

e venti 1 2 3Es

Wesenheit des Menschenan Es

Bild der Gruppen-Seele

in EsAbbild der ewigenWeltenevolution

Sé Essenza dell Uomo 

Al Sé Immagine 

dell Anima di  Gruppo  

In Sè Immagine 

dell eterna evoluzione del 

mondo 

Alter Saturn Alte Sonne Alter MondAntico Saturno Antico Sole Antica Luna 

Phys.Leib

Mineral

Aether. LeibPflanze

Astralleib

Tier

Corpo fisico MondoMinerale 

Corpo eterico Vegetale 

Corpo astrale Animale 

HoerenSehenSinne

Sprache(Rhythmus) Herz, Blutkreislauf

Vedere 

Sentire Sensi 

Parola 

(ritmo) 

Sistema cardio- 

circolatorio 

7 8 12

Denken Denken FuehlenPensare Pensare  Sentire 

Wahr-nehmung

Aeusse-rung

Selbst-behauptung

Percezione Espressione Coscienza di sé 

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   E   s   t   a   t   e

   2   0   1   0    N  u  m

  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

15

4 5 6 7 8Ich

Produktivkraft desMenschen

vom IchUeberwindung der Materie

aus mirgelaeuterter Mensch

Ich in Esreiner Mensch

Ich wird EsGeistesmensch

Io Forza produttiva 

dell uomo 

Dall Io (verso..) 

Superamento della Materia 

Da Me (fuori dal Me) 

Uomo risveglaito 

L Io nel Sé 

Uomo Puro 

L Io diviene Sé 

Uomo Spirituale 

Mars Merkur Jupiter Venus VulkanMarte Mercurio Giove Venere Vulcano 

Empfindungs- seele Verstandes–Gemuets- seele,Bewusstseins- seele

Geistselbst Lebens-geist

Geistes-mensch

Anima sensibile Anima sensibile- razionale, anima 

cosciente Sé spirituale 

Spirito vitale Uomo spirito 

Gedankenleib ErdeEntwicklung des Menschen

zur Freiheit

Gedankenleib ErdeEntwicklung des Menschen zur

Freiheit

Vita del pensiero  Evoluzione dell uomo alla 

Libertà 

Vita del pensiero Evoluzione dell uomo alla 

Libertà  Leber LungeNiere  Darm Druesen Endokrines System

Fegato Polmoni 

Reni 

Intestino Ghiandole Sistema 

endocrino 

10 11 16 18 16-20

Fuehlen Fuehlen Wollen Wollen Wollen Sentire   Sentire   Volere Volere   Volere 

Eigen-staendigkeit

Beziehung zur Umweltschaffen

Hirn-entwicklung Denk-

faehigkeit

Liebes-faehigkeit

Richtiges Handeln

Indipendenza Relazione con 

l intorno 

Sviluppo 

cerebrale e 

Capacità di pensiero 

Capacità 

d amare 

Agire corretto 

L’apparecchio correttivo per i den-

ti induce anche ad una modificazio-

ne nel comportamento del bambino

(inteso anche come risposta non so-

lo caratteriale, ma anche nel pensie-

ro e animica)?Applicare un apparecchio dentale può in al-

cuni casi generare una modificazione nel

comportamento animico e caratteriale.

Molto più efficace appare allora poter fa-

vorire un mutamento costante e duratu-

ro attraverso il movimento (euritmia te-

rapeutica) che proviene dall’interno, at-

traverso l’attivazione di “forze autoguari-

trici animiche”.

L’euritmia terapeutica per i denti agisce

anche a livello karmico? Intendo: la muta-

zione della postura del corpo, che influenza

la struttura dentaria,modifica anche in mo-

do stabile e duraturo l’impressione (cioè il

messaggio) che si riverserà nella prossimaforma? (Quali le eventuali testimonianze?)

L’euritmia terapeutica per i denti esercita una

profonda azione sulla costituzione dell’uomo

e muta in modo definitivo la postura corpo-

rea, la respirazione e la circolazione del san-

gue. fino alla correzione fisica della dentatu-

ra scorretta.In questo modo si pongono le ba-

si, in modo che l’uomo possa cogliersi più

coscientemente come personalità e plasmare

autonomamente la propria vita.

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Dorothee von Winterfeldt è da an-

ni un riferimento per molti inse-

 gnanti di lingue straniere. È stata a sua 

volta insegnante, intensificando in se-

 guito la sua attività nell’esperienza di 

“coaching” in scuole Waldorf di tutta 

Europa. Anche questa esperienza, che le ha 

sempre richiesto una 

 grande “mobilità”– volge 

al termine, e Dorothee 

sta donando ai maestri di 

lingue che operano in 

Italia un ultimo ciclo iti-

nerante di incontri di 

perfezionamento. Il più 

recente si è tenuto pro-

prio a Milano, tra la 

Scuola Cometa, la Scuo-

la di via Clericetti e quel-

la di via Pini. Seguiranno 

Roma e Trento.

Proponiamo alcuni pas-

saggi tratti dalla stesura 

–stilata dalla stessa Do-

rothee von Winterfeldt -

della conferenza pubbli-

ca tenuta il 19 marzo 

2010 in via Clericetti, a 

conclusione delle giornate milanesi.

Dalla mia biografia: sono nata il 28 gen-

naio 1945 – la prima generazione del

Dopoguerra. I miei genitori, traumatiz-

zati dal periodo nazista, dalla propria

vergogna e dal proprio imbarazzo,

educano noi figli a diventare „Europei“.

Il desiderio di mio padre di vedermi nel-

la carriera diplomatica non si realizza,

ovvero si metamorfosa nel “diventareinterprete”. Allo stesso modo, Rudolf

Steiner voleva che i nostri bambini di-

ventassero interpreti che contribuisca-

no alla comunicazione tra i popoli.

Nel 1922 una bambina siede per la le-

zione di francese in una terza classe del-

la prima scuola Waldorf, a Stoccarda.

Durante la lezione c’è chiasso – i bam-

bini sono scatenati. La maestra di fran-

cese porta una parrucca, e i piccoli san-

no che la parrucca inizia a traballare

quando l’insegnante si agita – questo

li sprona a farle perdere il controllo.

Nel mezzo di questa agitazione si apre

la porta, e Rudolf Steiner appare sulla

soglia. (I bambini non solo lo rispetta-

vano: lo amavano veramente). E in un

batter d’occhio tutti sono seduti al lo-

ro posto, quasi a mani giunte.

„Hm!“ dice sorridendo Rudolf Steiner,

„Siete sempre così bravi?“ (L’anziana si-

gnora che mi raccontava questo epi-

sodio del suo passato ancora ricorda-

va come scuoteva il capo negando.

„No? Ma dovreste esserlo! Infatti – che

Dal seminario per insegnanti di lingue

di Dorothee von Winterfeldt, traduzione di Giusi Graziuso

 p edagogia

16in formazione

“Il desiderio di mio 

 padre di vedermi nella 

carriera diplomatica non si realizza, ovvero 

si metamorfosa nel 

“diventare interprete”.

Allo stesso modo,

Rudolf Steiner voleva 

che i nostri bambini 

diventassero interpreti che contribuiscano 

alla comunicazione 

tra i popoli.„

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   E   s   t   a   t   e

   2   0   1   0    N  u  m

  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

17

lezione avete in questo momento? –

Francese?! Una così bella lingua!!! E

quando un giorno la saprete parlare ….“

(A questo punto ho interrotto la miaesposizione e ho chiesto ai genitori di

dirmi come potesse essersi conclusa la

frase. Nessuno ha fornito la risposta

giusta. Tutti hanno dato risposte tipi-

che dell’“imparare-le-lingue“ , come:

“ …allora potreste andare in Francia“

ecc.) – In realtà egli disse: ….“allora po-

trete capire i francesi”.

Quando si può davvero comprendere

la mentalità di un popolo? Quando si

parla la sua lingua, - questa è la pre-

messa essenziale – e, in fondo, solo

quando se ne capisca il senso dell’u-

morismo. Io parlo inglese, francese e

russo. L’umorismo inglese l’ho intuito,

quello russo non lo conosco ancora per

niente, - e quello francese l’ho capito

solo di recente:si basa sulla voglia di ar-

gomentare dei francesi, già riconosci-

bile nella fonetica e nell’intonazione, e

sicuramente nella sintassi.– Risultato:

per imparare a capire un popolo biso-

gna accostarsi ai fenomeni della sua lin-

gua!

……….

L’essere umano come essere tripartito

è la base della pedagogia Waldorf nel

senso più ampio. Corpo- anima-spirito

- --associati alle facoltà umane di vo-

lere, sentire e pensare --- Questi sono

gli elementi di cui dobbiamo tener con-

to nell’educazione. E dalle ricerche più

recenti risulta che a questo riguardo

proprio il centro, il sentire, ha un ruo-

lo decisivo.Noi non impariamo trami-

te la testa, noi impariamo attraverso il

sentire, - attraverso il nostro „col-le-garci“ alle cose. Questo vale in parti-

colar modo proprio per la lezione di lin-

gua straniera.

Ad esempio, le ricerche applicate al-

l’apprendimento delle lingue hanno

elaborato due tipi di

„studenti“: il „buono“ e il „cattivo“

studente di lingue.

Il primo entra nella lingua intesa come

totalità, vibra nella fonetica e nell’in-

tonazione, è sognante nella lingua in un

modo più musicale – e

non si preoccupa prima

di tutto del significato di

singole parole. Il secondo

si blocca subito, non ap-

pena incontra una paro-

la di cui non comprende

il significato.

In questo periodo sto fa-

cendo io stessa il tenta-

tivo di imparare una nuo-

va lingua, l’italiano. Mi

sono inserita completa-

mente nel processo del

„buono“ studente, inizio

con testi per musica e poetici, leggo in

italiano opere famose della letteratu-

ra mondiale, mi dedico alla traduzione

del „Calendario dell’anima“ di Rudolf

Steiner (ho appena ricevuto in regalo,

qui a Milano, un’edizione che non co-

noscevo!) – e solo ogni tanto vado a

guardare il vocabolario o la grammati-

“Quando si può 

davvero comprendere 

la mentalità di un  popolo? Quando si 

 parla la sua lingua, - 

questa è la premessa 

essenziale – e, in 

 fondo, solo quando se 

ne capisca il senso 

dell’umorismo.„

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18

ca. In questo modo mi apro alla lingua

come un bambino che impara la sua

lingua madre. – Questo era il modo in

cui, secondo Rudolf Steiner, si doveva-no insegnare ai bambini anche le lin-

gue straniere: gettando una „rete lin-

guistica“ che si compone di molti stra-

ti, - non di singoli elementi come „Mi

chiamo Peter, tu come ti chiami?“.Nel-

la lingua madre vale la

frase di Rudolf Steiner :

„Io sento parlare attorno

a me, e la forza dell’io

fluisce entro me attra-

verso la lingua “ (4 con-

ferenza del corso di di-

dattica).Così il bambino

impara a parlare la sua

lingua e allo stesso tem-

po a sviluppare il suo io.

L’apprendimento delle

lingue straniere avviene

in un processo analogo, -

il bambino sente parlare

attorno a sé – e si apre

alla nuova lingua nel

confronto con la propria,

inizialmente del tutto inconsapevol-

mente.

……….

In diversi punti delle sue conferenze pe-

dagogiche Rudolf Steiner descrive lo

sviluppo dell’uomo in tre passaggi an-

che in relazione alla lingua. Parla inol-

tre delle tre Arti Liberali del Medioevo,

il cosiddetto Trivio: grammatica, reto-

rica,dialettica, da considerarsi insieme

ad aritmetica, geometria, astronomia e

musica. Per esempio, nella teoretica

medievale i giovani allievi della scuola

di Chartres studiavano, in sequenza,

grammatica (la correttezza della lin-gua) , retorica (la bellezza della lingua)

e didattica ( la potenza della lingua).Al-

lo stesso modo avviene anche l’edu-

cazione linguistica dell’uomo nella sua

lingua madre: prima impara a parlar-

la correttamente, poi riconosce le sue

bellezze e infine sperimenta i suoi ef-

fetti sia positivi che negativi. In tutti e

tre gli ambiti c’è molto da fare per ge-

nitori ed educatori. Dapprima i bambi-

ni devono essere circondati, ai livelli più

diversi,da una lingua che sia,per quan-

to possibile, vivente – non tecnica -, (è

evidente la problematica moderna!),

successivamente i fenomeni linguisti-

ci, non solo poesia e letteratura,ma an-

che la grammatica, devono venire

portati in modo che gli allievi impari-

no a riconoscere la loro bellezza e ad

esprimersi– e infine è molto importante

che l’adolescente sperimenti l’univer-

so linguistico adulto come autentico,

vero – non vacuo e ampolloso.

……….

Infine, anche il contenuto della lezione

di lingua può essere presentato come

triarticolato, analogamente alle idee

della „Triarticolazione sociale“ di Rudolf

Steiner. (…)

Esiste, nella lingua, un ambito della li-

bertà, uno dell’uguaglianza ed uno del-

la fratellanza così come, nella società,

la libertà si può associare alla vita spi-

rituale, l’uguaglianza alla vita giuridica

 p edagogia

in formazione

“I bambini devono 

essere circondati, ai livelli più diversi, da 

una lingua che sia,

 per quanto possibile,

vivente – non tecnica.

 Da adolescenti poi è 

molto importante che 

essi sperimentino 

l’universo linguistico 

adulto come autentico,

vero – non vacuo 

e ampolloso.„

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19in formazione    E   s   t   a   t   e

   2   0   1   0    N  u  m

  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

e la fraternità alla vita economica.

La libertà vive nell’ambito della lingua

laddove mi trovo solo con essa, dove

posso praticarla in modo individuale,creativo, originale – magari anche

poetico – e sono responsabile e in ob-

bligo solo nei suoi confronti.

Vi è sempre uguaglianza laddove si trat-

ta di compartecipazione e collabora-

zione(“Partnerschaft”), laddove si pren-

dono accordi, si creano leggi. La sfera

di uguaglianza della lingua è la comu-

nicazione, una parola deve, nel suo si-

gnificato, significare la stessa cosa per

gli interlocutori, essi si accordano sul-

le leggi linguistiche, sulle strutture – e

non possono modificarle arbitraria-

mente.

La fratellanza regna sempre laddove noi

ci accostiamo all’essere,all’intimo di un

altro essere umano. Nell’ambito della

lingua essa vige laddove, attraverso la

lingua straniera, mi procuro la chiave

per comprendere la mentalità di un al-

tro popolo. Superare i confini è lo sco-

po finale di ogni apprendimento di una

lingua.

……….

Nel senso di tutte queste premesse, gli

insegnanti di lingue nelle scuole Wal-

dorf sono legati alla pedagogia antro-

posofica esattamente come tutti gli al-

tri insegnanti. Non vi è nessun motivo

per attendersi da loro metodi che, ad

esempio, non si accetterebbero nel con-

testo dell’insegnante di classe (riferi-

mento al libro di testo: nessun inse-

gnante di classe introdurrebbe la fisi-

ca in sesta con un manuale,eppure ve-

do in tutta Europa che bambini di que-

sta età,a volte anche prima, hanno tra

le mani libri di testo statali nella lezio-ne di lingua straniera.)

Quando va bene, lavoriamo tutti entro

un unico spirito!

Il nostro metodo è l’insegnamento ar-

tistico.

I cui elementi sono il rit-

mo e l’immaginazione.

Gli insegnanti di lingua

vorrebbero diventare ar-

tisti.Cari genitori, non to-

gliete loro, con troppa

diffidenza e critica, le ali

con cui potrebbero in-

nalzarsi a ciò.

In Italia vi sono in questo

momento quasi 40 per-

sone che si sono poste

questo obiettivo! Date

loro la vostra fiducia.

Un famoso pedagogo ha

detto una volta (Lew Tol-

stoj):

Ogni maestro sa che l’insegnamento

è un’arte – e come in tutto ciò che è

artistico,anche in questo ambito la per-

fezione non è raggiungibile. Ma l’ane-

lito alla perfezione va all’infinito.

Scritto da Dorothee v.Winterfeldt nel

tempo di Pasqua 2010 per le/i parteci-

panti al seminario di perfezionamento

che si svolge in Italia dal 2009 al 2011 .

“ Esiste, nella 

lingua, un ambito della libertà, uno 

dell’uguaglianza ed 

uno della fratellanza 

così come, nella 

società, la libertà si 

 può associare alla 

vita spirituale,

l’uguaglianza alla 

vita giuridica e la 

 fraternità alla vita 

economica. „

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20in formazione

 A distanza di meno di un mese la no-stra scuola ha ospitato ben due

classi da Monaco per uno scambio cul-turale: un’ottava e una settima, che si-curamente non sono passate inosservateai più.

È un progetto che regala molte espe-rienze a che vi è coinvolto.Un grazie innanzitutto alle famiglie, chesi sono prestate ad ospitare, sconvol-gendo non poco il proprio tran tran quo-tidiano.

La tradizione continua…Scambio linguistico-culturale in 7ª classe

 p edagogia

 Ne l la  f amig lia ospitante si rice ve va sempre ci bo in a b bondanza. …  La con versazione tra

ita liani e tedesc hi era mo lto di f  f ici le, a l l’inizio, ma poi si è  f atta da v vero assai di vertente.

( S o ph i a )

 Mi sono  ven uti a prendere a l la stazione con  la  loro picco la  F

iat.  A   Mi lano non  hanno così

tante  Ferrari come mi ero immaginata. Ho  visto  una  Porsc he

 Carrera e d ue  Porsc he

Ca yenne.  Persino  le am b u lanze sono  Fiat. (  J u l i a )

 A  b biamo  visitato  la sc uo la, c he è mo lto picco la, e siamo andati in di verse città.  A  b biamo

 visitato c hiese e m usei, mo lto antic hi e grandiosi. (  A n n i k a )

 La sc uo la era picco la… ma i  bam bini erano carini.  A  l mattino ci sede vamo con  l’a ltra c lasse

in a u la e poi danza vamo, canta vamo e ci di verti vamo.  ( L u k a s )

 Venezia, con i l giro in gondo la, mi è piaci uta partico larmente, poic hé è  una città  be l li

ssima;

sopratt utto i negozi di masc here erano  be l li. ( L e on )

 L’incontro a ca lcio è stato mo lto di vertente perc hé era vam

o così tanti e a b biamo giocato

senza rego le. ( F i n n )

Sa bato ci siamo tro vati t utti da  Nico la a giocare a ca lcio.  A  b biamo giocato tedesc hi contro

ita liani. C hi a b bia  vinto, a l la  f ine non  lo sape va ness uno, ma è stato di vertente. 

… un anziano signore mi par la va da  un  ba lcone.  Mi dice va q ua lcosa e poi c hiede va

“Capito?” Io dice vo: “ No!” e  l ui ripete va t utto e c hiede va d

i n uo vo:”Capito?”.  E io di n uo vo

dice vo:” No!”  E’ andata a vanti così per  un po’,  f inc hé non 

mi è parso t utto ass urdo, e ce ne

siamo andati. ( N i k l a s )

 Per me  la gita è stata  un’esperienza partico lare, perc hé sono  ven

 uto con  la mia n uo va c lasse

ne l la mia  vecc hia c lasse.  A  vrei pot uto restare q ui ancora  un’eterni

tà: settimane, mesi  – anni

 – anc he se poi mi sare b bero mancati g li a ltri miei amici.  E’ stata,  f inora,  la pi ù  be l l

a gita.( Gi ov a n n i )

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   E   s   t   a   t   e

   2   0   1   0    N  u  m

  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

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Ed ecco alcuni pensieri della settima italiana …

P oe si a d i C l a r a ( tr a d .):E’ stato stupendo da Chiara,

anche se ci sta vo da sola.

Insieme ci siamo di vertite assai, 

perché di Monaco mi dimenticai. A lla fine molto ho pianto,

perché Chiara non ri vedo per tanto.

La settimana è stata un’esperienza stupenda che rif arei in ogni momento. (  J on a th a n )

Spero che anche a Monaco sia bello così e che agli italiani piaccia come è piaciuto a noi da

loro. (V a le nt in )

Q uando ho saput o che av remmo dov ut o ospit are i t edeschi ero complet ament e cont rario all’idea…ma alla f ine il sent iment o f u oppost o, anzi, già quasi prov av o nost algiache part issero. (   J u li a n )

Mi conf ondev o t roppo con le lingue: t ra l’inglese, il t edesco, l’it aliano e il f rancese non capiv o più nulla. Mi met t ev o a parlare il f rancese con gli it aliani!Però era molt o 

div ert ent e. ( C o n s t a n t )Il gemellaggio è f init o…Il periodo è st at o uno dei meno f at icosi dell’anno e i ragazzi non  v edono l’ora (anche per quest o mot iv o) di riincont rarsi. ( P i e t r o )

L’ult ima sera abbiamo ballat o t ut t i insieme, giocat o e mangiat o: è st at o v erament e f ant ast ico! ( M o n i c a )

Da casa sono andat o A d un part y  dov e ho ballat oCon i t edeschi ci siam div ert it iL’ult ima sera,

poi sono part it i.( M i c h e l e )

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   E   s   t   a   t   e

   2   0   1   0    N  u  m

  e  r  o   V  e  n   t  u  n  o

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Libera Scuola Rudolf Steiner - Via Tommaso Pini 1 - 20134 Milanowww.liberascuola-rudolfsteiner.it • e-mail: [email protected]

In Formazione è realizzato grazie al lavoro totalmente volontario dei maestri e dei genitori

che vi partecipano. Il costo per la stampa e la confezione è stato donato da Rotomail Italia SpA.Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero:

Stefano Andi, Catherine Antonine, Matilde Barberis,Timo Baucken, Alexander Caesar,Patrizia Iris Corradini, Maria Maddalena Cultrera, Silvia Del Col, Riccardo Gatti, Giusi Graziuso,Monica Marcarini,Barbara Pelosi, Maurizio Tomasi, Maria Luisa Vigilanti, Dorothee von Winterfeldt.

Chiusura in redazione: giugno 2010

LIBERASCUOLARUDOLFSTEINER 

l a redazione segnala...

Letture

Dai 9 anniP. Pullman, Lo spaventapasseri e il suo servitore, Ed. Salani Narra la storia di uno spaventapasseri pieno di nobili intenzioni. E’ anche la sto-ria di Jack, un ragazzo povero, ma molto sveglio, che accetta di diventare il suo ser-

 vitore. Insieme affrontano ogni genere di avventure, e Jack si preoccupa del suopadrone a cui tiene (letteralmente) la testa sulle spalle.Philip Pullman, autore di “La Bussola d’Oro”, costruisce una fiaba delicata e iro-nica con un incantevole Don Chisciotte di paglia e il suo astuto scudiero.

Dagli 11 anni

C. A. Cavazzoni, Fiabe e Leggende per imparare il Gioco degliScacchi, Ed. Le Due Torri, 2008 Dalle antiche civiltà al Medioevo: leggende e storie che hanno per protagonisti Ree Regine, Cavalli e Cavalieri, Alfieri, Fanti e Torri, pacifici attori di grandi imprese,appartenenti ad eserciti che certo si scontrano, ma con intelligenza e lealtà, e conregole precise.Ogni esercizio proposto è una situazione “vivente”. E non mancano le soluzioni!Un libro graficamente molto curato, con belle illustrazioni, che può introdurre ibambini alla passione per questo antico gioco dal grande valore educativo.

Auguri di Buone Vacanze...e arrivederci a Settembre!!

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Il nostro campo estivo, ispirandosi ai principi della pedagogia steineriana, segue unritmo giornaliero e settimanale con attività che portano gli elementi relativi alla sta-gione estiva.Sono proposte attività artistico-manuali adatte all'età dei bambini,usan-do unicamente materiali di origine naturale quali acquarello, cera d'api, creta,etc.Il gioco (libero,per i bambini piccoli, in gruppo per i bambini in età scolare) e il mo-mento del racconto rivestono un ruolo molto importante. I bambini possono gioca-re nell'ampio e fresco giardino, nel quale una parte è riservata ai più piccoli ed at-trezzata con altalena, casetta di legno, sabbiera, etc. Si consiglia un abbigliamentocomodo,un cappellino da sole ed un paio di pantofole.

Per bambini dai 4 agli 11 annida lunedì 15 giugno (elementari) e lunedì28 giugno (asilo)a venerdì 16 luglio 2010

Turni settimanalida lunedì a venerdìdalle 8.15 alle 16.00

Merenda e pranzo a cura della scuolaa base di alimenti biologi che seguirannoil ritmo di un menù settimanale

Campo Estivo 2010