dibattito · 2017-11-22 · il giornale dell’information & communication technology dal 10 al...

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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY DAL 10 AL 24 OTTOBRE PAG.14 OPINIONI A CONFRONTO Dibattito Il “legame speciale” di Cisco con l’Italia è cosa nota. Stefano Venturi, capo della filiale italiana fin dalla sua nascita nel 1994, non ha mai sottaciuto il ruolo del rapporto con Telecom Italia, il carrier che più di altri ha sposato in anticipo la strada dell’ipizza- zione della rete backbone. Per non considerare poi il rapporto triangolare con Italtel, dove le due aziende hanno una partecipazione di poco inferiore al 20% e dove l’azienda californiana è il partner tecnologico. Ancora lo scorso anno, l’Italia rappresentava per fat- turato il quinto mercato al mondo e il terzo in Europa per Cisco (anche se la società non comunica numeri a livello nazionale, gli analisti lo stimavano a circa 500 milioni di euro). Al Cisco Expo, la due giorni milanese che ha riunito duemila tra partner, clienti e osservatori del mercato, Venturi ha lanciato due messaggi. Il primo è la rivendicazione del peso ita- liano di Cisco. Il secondo è il ruolo che viene affidato, per crescere, alle Pmi, annunciando la nascita di una nuova unità, la Business Division, affidata a Stefano Somenzi, che riunisce le attività dalla piccola azienda a quella medio-grande. Una scelta non casuale, se si pensa che mentre il settore enterprise rappresenta il 45% del fatturato mondiale di Cisco, il segmento commercial rappresenta il 25%, ma è quello in grado di sostenere i più elevati tassi di sviluppo, superiori al 20%. E in Italia, aggiunge Venturi, “le Pmi hanno due volti: c’è chi è ancora ai margini, ma c’è anche chi ha ben compreso il contributo delle tecnologie per acquistare competitività”. Venturi, perché quest’enfasi sul tricolore in casa Cisco? Perché di questi tempi abbiamo visto un gran agi- tarsi da parte di concorrenti internazionali. Vorrei ricordare che Cisco ha, a Monza, un centro di ricerche nelle tecnologie ottiche di 250 addetti (si tratta delle attività rilevate da Pirelli all’inizio del 2000 per 2,15 miliardi di dollari, ndr). E stiamo parlando di un cen- tro di ricerca e sviluppo, non di dei cosiddetti “poli di eccellenza” a metà tra il supporto clienti e il marke- ting, che ogni tanto sbandiera qualche azienda. Qual è l’impatto del centro italiano? Qui sono sviluppate le tecnologie di punta nell’otti- ca in campo mondiale, come i sistemi di trasmissione Dwdm. Le tecnologie ottiche avanzate sono sviluppa- te qui in larga misura e sono esportate per il 95-98%. Cosa vuol dire esportazione? Non abbiamo delle linee di produzione vere e pro- prie, ma realizziamo, per esempio, i prototipi dei nuovi prodotti. Poi affidiamo la produzione a outsourcer no- stri partner, come la Celestica a Vimercate. Resta però un problema che risale alla scarsa capacità del sistema Italia: facciamo fatica a trovare partner locali ai quali affidare la fornitura di componenti specializzati. Nella trasmissione ottica c’è più banda di quanta se ne consumi. Su cosa si sta lavorando? È vero, il problema nella trasmissione non è tanto la capacità quanto l’intelligenza. Per esempio, nella tecnologia Dwdm si opera per associare ai colori dei canali diversi tipi di servizio, per instradare il traffico in modo più efficace. Lavoriamo inoltre per aumenta- re il passo di ripetizione, allungando la distanza che sulle reti, terrestri e sottomarine, può essere coperta senza rigenerazione del segnale. Com’è valutato il centro di Monza all’interno di Cisco? Nelle nostre classifiche è ai primi posti per il rispetto dei programmi di lavoro e di sviluppo dei progetti. Cisco ha migliaia di progettisti in India, a Banga- lore, e lo scorso anno è stato aperto un centro per le tecnologie ottiche. Cosa dobbiamo aspettarci? Quello di Monza è un centro di R&S, quello di Ban- galore è un Optical Compliance Lab. Piuttosto, non è escluso da Monza si possano affidare delle attività ai nostri centri indiani. Pagina a cura di Sandro Frigerio Cisco e la scommessa italiana Venturi: «Qui noi facciamo R&S» Il laboratorio di Monza e i rapporti con i progettisti indiani a Bangalore Business&hi-tech, crederci per crescere Giampio Bracchi PRESIDENTE FONDAZIONE POLIMI “Facciamo i conti con la nostra realtà, che è fatta soprattutto di piccole e medie imprese. Solo cento gruppi superano la soglia dei 500 milioni di euro di fatturato. Non è difficile individuare in questa fotografia un mo- dello che abbia difficoltà a reggere la competizione internazionale, ancora trop- po dipendente dall’industria manifatturiera. Un modello molto confrontabile con la Corea del Sud, che però si è posta con decisione il problema dell’investimento tecnologico, del consoli- damento industriale, delle infrastrutture (inclusa la più alta diffusione mondiale della larga banda). Per la competitività del sistema paese non basta l’innovazione di processo: occorre an- che quella di prodotto. Ma non c’è un sistema che favorisca e sostenga l’innovazione. È molto più facile trovare denaro per finanziare acquisizioni di attività in essere e buyout che per lanciare nuove attività. I venture capitalist hanno lasciato il settore hi-tech”. Sergio Cellini AD TISCALI ITALIA “Siamo arretrati? Non dobbiamo essere troppo pessimisti. In Italia abbiamo quattro operatori mobili e un’ap- prezzabile diffusione della larga banda. Nelle nostre tasche le tecnologie digitali non sono assenti e un iPod non si nega a nessuno. Ma se a livello personale c’è ampio accesso alla tecnolo- gia, sul fronte delle aziende, a parte le grandi imprese, che non sono molte, non c’è altrettanta disponibilità. Il signor Prudenzio ha paura. Ha paura di investire quan- do invece dovrebbe avere capacità di rischio. In un’economia in cambiamento, vince chi sa ancora mettersi in discussione e rischiare: un’abitudine e uno stato mentale che non deve venire meno alla Pmi”. Francesco Chirichigno PRESIDENTE INFRATEL “Non dobbiamo sottovalutare i passi in avanti. Tre anni fa fui incaricato della scrit- tura di un libro bianco sulla banda larga, ed eravamo davvero a… pagine bianche. Occorreva realizzare un’infrastruttura, che ha potuto avvantag- giarsi della tipologia di rete di telecomunicazioni esistente, e si è compreso che lo sviluppo della banda larga richiedeva anche ser- vizi. Sono state poste ora le premesse, con la creazione di due società responsabili per infrastrutture e servizi, per arrivare anche in quelle aree dove la sola domanda di mercato non era sufficiente a giustificare l’investimento degli operatori. Ora l’ulteriore passo è muoverci in un’ottica di banda larga intesa come servizio universale. Quanto alle Pmi, devono capire che cos’è l’innovazione, ma per questo occorrono anche soggetti in grado di accompagnarle facendo convergere tecnologia, impresa e innovazione”. Luigi Gambardella PRESIDENTE PUNTOIT “Emergere in un mondo piatto, questa è la scommessa. Un mondo dove tempi e distanze si sono accorciati e dove sono cambiate le regole della competizione. In Italia il problema è, prima che tecnologico ed economico, culturale e di educazione. Ed è tutta l’Europa ad avere dei problemi: eccesso di regolamentazione nell’industria Ict, scarsa integrazione e liberaliz- zazione del mercato dei servizi e difficoltà strut- turale dell’impresa, soprattutto quella medio- piccola, di adeguare e far marciare in sincrono ambiente organizzativo e tecnologico”. Andrea Pontremoli PRESIDENTE IBM ITALIA “Le statistiche di- cono che ogni cinque minuti in Italia c’è un convegno dove si parla di innovazione. Che cosa occorre dunque? Non solo un’azione effettiva, che coinvolga gli stakeholders delle aziende, quindi clienti, dipendenti, fornitori, ma anche strumenti che permettano di applicare con velocità le idee di business. Per questo, notiamo un’accelerazione sul versante dei servizi informatici. Dopo un pri- mo semestre molto debole, in questi ultimi mesi l’interesse delle aziende per un cambio di marcia è tornato ad essere palpabile, anche se dall’interesse alle realizzazioni concrete il passo non è breve. E c’è un segnale interes- sante: se in passato le aziende venivano da noi chiedendoci una sola cosa - dove e come tagliare i costi - oggi un numero crescente di aziende pone la domanda giusta: come fare a crescere?”. Mauro Righetti AD ITALTEL “In un mondo piatto, dove a Bangalore non si fa soltanto outsourcing produttivo, ma anche le dichiarazioni dei redditi per i commerciali- sti di New York, occorre reintrodurre la cultura del rischio. Oggi non ci sono più pasti gratis e occorre conquistare sul campo il proprio posto. A partire dal rischio nelle scelte tec- nologiche. Noi lo abbiamo fatto sul VoIp in tempi non sospetti; quando, cioé, occorreva ancora fare lo spelling per dirlo mentre adesso è sulla bocca di tutti e chi ha investito inizia a raccogliere i primi risultati. Ma at- tenzione: non bastano le idee, anche quelle geniali. La ricerca e l’innovazione richie- dono costanza e un ambiente che premi la continuità d’azione”. Roberto Schisano AD GETRONICS “Una rondine non fa primavera, e i casi di successo isolati come quello dimostrato dal- l’esperienza di Geox (case history presentata nel corso del dibattito, ndr) non sono sufficienti. Ciò che manca all’Italia è un approccio di sistema, quell’approccio che permette di avere dei riferimenti per esempio nel rapporto impresa, finanza, università e di creare un’ef- fettiva cultura dell’innova- zione. Una cultura che non può nemmeno prescindere da quel che avviene nella scuola. I giovani italiani tendono a protrarre troppo a lungo la perma- nenza nella scuola e in famiglia, con il risul- tato di presentarsi troppo tardi nel mondo del lavoro, ormai demotivati e comunque con un ritardo di 4-6 anni più tardi dei loro colleghi oltreoceano. Occorre un sistema che sappia accompagnare le Pmi nella strada della tra- sformazione, con modalità alla loro portata. Getronics sta individuando nuovi canali e partner per rendere i servizi informatici alla portata delle piccole aziende e favorre l’acces- so a tecnologie e metodi innovativi”. Corrado Sciolla AD BT-ALBACOM “Attenzione alle visioni troppo rosse. Bt ha deciso di investire in Italia più che in altri paesi europei. Anzi si tratta del Paese in cui, con l’ac- quisizione del controllo di Albacom, ha maggiormente investito insieme con gli Stati Uniti. Per averne che cosa? Abbiamo presentato un progetto, il XXI Century, che prevede investimenti per 15 miliardi di euro per rinnovare la propria rete all’insegna delle nuove tec- nologie: internet e conver- genza. In queste settimane è stato lanciato in Gran Bretagna il servizio Fusion, per la convergenza fisso mobile, ma per fare altrettanto in Italia occorre passare attraverso un operatore mobile. Le cose non vanno meglio per i servizi Ip: affittare da Tele- com Italia la linea per il solo traffico dati costa un’enormità. La nuova Agcom si sta muoven- do e avrà parecchio da fare”. Stefano Pileri CTO TELECOM ITALIA “È vero, quando incontro Matt Bross, il CTO di BT, gli dico sempre che se la loro è la rete del 21esimo secolo, noi siamo arrivati un secolo prima, portando per primi l’Ip sul backbone. La banda larga è una realtà, i servizi anche. Lo scorso anno l’Adsl è cresciuto del 116%, la rete 3G in Italia c’è e funziona. Insomma, non mi sento proprio parte di un paese sottosviluppato. Che cosa serve? Tanto per comin- ciare. soluzioni e proposte commerciali che rispondano alle esigenze delle Pmi, che le aiutino ad essere più com- petitive, e grazie ai nuovi servizi già possono esserlo. La convergenza? È già una realtà, così come già oggi, per esem- pio è possibile continuare ad essere collegati in rete grazie ad una pluralità di tecnologie, in modo trasparente, a casa, in ufficio o in mo- bilità. Il futuro passa anche per la capacità di sfruttare i nuovi strumenti”. Tra un Prudenzio e un Gaudenzio, tra l’inazione di chi sembra aver rinunciato a pensare al domani e chi sembra disposto a venderselo senza nemmeno costruirlo, come ritrovare un percorso virtuoso di crescita? E come possono le tecnologie dell’informazione diventare una leva per superare i nostri storici limiti (produttività, costo del lavoro, invecchiamento della popolazione)? Al dibattito, organizzato a Milano da Cisco, stimolati anche dalle esperienze di chi all’innovazione pensa per aprire nuovi mercati o per ridare slancio al proprio ter- ritorio - come Mario Moretti Polegato, il patron di Geox e Riccardo Illy, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy - protagonisti delle Tlc e dell’Ict hanno provato a cercare una ricetta. Competitività, tecnologia e crescita del sistema Italia. Invitati da Cisco, manager e imprenditori si confrontano sulle sfide prossime venture.

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Page 1: Dibattito · 2017-11-22 · IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY DAL 10 AL 24 OTTOBRE PAG.14 OPINIONI A CONFRONTO Dibattito Il “legame speciale” di Cisco

IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGYDAL 10 AL 24 OTTOBRE

PAG.14

O P I N I O N I A C O N F R O N T ODibattito

Il “legame speciale” di Cisco con l’Italia è cosa nota. Stefano Venturi, capo della filiale italiana fin dalla sua nascita nel 1994, non ha mai sottaciuto il ruolo del rapporto con Telecom Italia, il carrier che più di altri ha sposato in anticipo la strada dell’ipizza-zione della rete backbone. Per non considerare poi il rapporto triangolare con Italtel, dove le due aziende hanno una partecipazione di poco inferiore al 20% e dove l’azienda californiana è il partner tecnologico. Ancora lo scorso anno, l’Italia rappresentava per fat-turato il quinto mercato al mondo e il terzo in Europa per Cisco (anche se la società non comunica numeri a livello nazionale, gli analisti lo stimavano a circa 500 milioni di euro). Al Cisco Expo, la due giorni milanese che ha riunito duemila tra partner, clienti e osservatori del mercato, Venturi ha lanciato due messaggi. Il primo è la rivendicazione del peso ita-liano di Cisco. Il secondo è il ruolo che viene affidato, per crescere, alle Pmi, annunciando la nascita di una nuova unità, la Business Division, affidata a Stefano Somenzi, che riunisce le attività dalla piccola azienda a quella medio-grande. Una scelta non casuale, se si pensa che mentre il settore enterprise rappresenta il 45% del fatturato mondiale di Cisco, il segmento commercial rappresenta il 25%, ma è quello in grado di sostenere i più elevati tassi di sviluppo, superiori al 20%. E in Italia, aggiunge Venturi, “le Pmi hanno due volti: c’è chi è ancora ai margini, ma c’è anche chi ha ben compreso il contributo delle tecnologie per acquistare competitività”.

Venturi, perché quest’enfasi sul tricolore in casa Cisco?

Perché di questi tempi abbiamo visto un gran agi-tarsi da parte di concorrenti internazionali. Vorrei ricordare che Cisco ha, a Monza, un centro di ricerche nelle tecnologie ottiche di 250 addetti (si tratta delle attività rilevate da Pirelli all’inizio del 2000 per 2,15 miliardi di dollari, ndr). E stiamo parlando di un cen-

tro di ricerca e sviluppo, non di dei cosiddetti “poli di eccellenza” a metà tra il supporto clienti e il marke-ting, che ogni tanto sbandiera qualche azienda.

Qual è l’impatto del centro italiano?Qui sono sviluppate le tecnologie di punta nell’otti-

ca in campo mondiale, come i sistemi di trasmissione Dwdm. Le tecnologie ottiche avanzate sono sviluppa-te qui in larga misura e sono esportate per il 95-98%.

Cosa vuol dire esportazione? Non abbiamo delle linee di produzione vere e pro-

prie, ma realizziamo, per esempio, i prototipi dei nuovi prodotti. Poi affidiamo la produzione a outsourcer no-stri partner, come la Celestica a Vimercate. Resta però un problema che risale alla scarsa capacità del sistema Italia: facciamo fatica a trovare partner locali ai quali affidare la fornitura di componenti specializzati.

Nella trasmissione ottica c’è più banda di quanta se ne consumi. Su cosa si sta lavorando?

È vero, il problema nella trasmissione non è tanto la capacità quanto l’intelligenza. Per esempio, nella tecnologia Dwdm si opera per associare ai colori dei canali diversi tipi di servizio, per instradare il traffico in modo più efficace. Lavoriamo inoltre per aumenta-re il passo di ripetizione, allungando la distanza che sulle reti, terrestri e sottomarine, può essere coperta senza rigenerazione del segnale.

Com’è valutato il centro di Monza all’interno di Cisco?

Nelle nostre classifiche è ai primi posti per il rispetto dei programmi di lavoro e di sviluppo dei progetti.

Cisco ha migliaia di progettisti in India, a Banga-lore, e lo scorso anno è stato aperto un centro per le tecnologie ottiche. Cosa dobbiamo aspettarci?

Quello di Monza è un centro di R&S, quello di Ban-galore è un Optical Compliance Lab. Piuttosto, non è escluso da Monza si possano affidare delle attività ai nostri centri indiani.

Pagina a cura di Sandro Frigerio

Cisco e la scommessa italianaVenturi: «Qui noi facciamo R&S»

Il laboratorio di Monza e i rapporti con i progettisti indiani a Bangalore

Business&hi-tech, crederci per crescere

Giampio BracchiPRESIDENTE FONDAZIONE POLIMI

“Facciamo i conti con la nostra realtà, che è fatta soprattutto di piccole e medie imprese. Solo cento gruppi superano la soglia dei 500

milioni di euro di fatturato. Non è difficile individuare in questa fotografia un mo-dello che abbia difficoltà a reggere la competizione internazionale, ancora trop-po dipendente dall’industria manifatturiera. Un modello molto confrontabile con la Corea del Sud, che però si è posta con decisione il problema dell’investimento tecnologico, del consoli-damento industriale, delle infrastrutture (inclusa la più

alta diffusione mondiale della larga banda). Per la competitività del sistema paese non basta l’innovazione di processo: occorre an-che quella di prodotto. Ma non c’è un sistema che favorisca e sostenga l’innovazione. È molto più facile trovare denaro per finanziare acquisizioni di attività in essere e buyout che per lanciare nuove attività. I venture capitalist hanno lasciato il settore hi-tech”.

Sergio Cellini AD TISCALI ITALIA

“Siamo arretrati? Non dobbiamo essere troppo pessimisti. In Italia abbiamo quattro

operatori mobili e un’ap-prezzabile diffusione della larga banda. Nelle nostre tasche le tecnologie digitali non sono assenti e un iPod non si nega a nessuno. Ma se a livello personale c’è ampio accesso alla tecnolo-gia, sul fronte delle aziende, a parte le grandi imprese, che non sono molte, non c’è altrettanta disponibilità. Il signor Prudenzio ha paura. Ha paura di investire quan-

do invece dovrebbe avere capacità di rischio. In un’economia in cambiamento, vince chi sa ancora mettersi in discussione e rischiare: un’abitudine e uno stato mentale che non deve venire meno alla Pmi”.

Francesco ChirichignoPRESIDENTE INFRATEL

“Non dobbiamo sottovalutare i passi in avanti. Tre anni fa fui incaricato della scrit-tura di un libro bianco sulla banda larga,

ed eravamo davvero a… pagine bianche. Occorreva realizzare un’infrastruttura, che ha potuto avvantag-giarsi della tipologia di rete di telecomunicazioni esistente, e si è compreso che lo sviluppo della banda larga richiedeva anche ser-vizi. Sono state poste ora le premesse, con la creazione di due società responsabili per infrastrutture e servizi, per arrivare anche in quelle aree dove la sola domanda

di mercato non era sufficiente a giustificare l’investimento degli operatori. Ora l’ulteriore passo è muoverci in un’ottica di banda larga intesa come servizio universale. Quanto alle Pmi, devono capire che cos’è l’innovazione, ma per questo occorrono anche soggetti in grado di accompagnarle facendo convergere tecnologia, impresa e innovazione”.

Luigi GambardellaPRESIDENTE PUNTOIT

“Emergere in un mondo piatto, questa è la scommessa. Un mondo dove tempi e distanze

si sono accorciati e dove sono cambiate le regole della competizione. In Italia il problema è, prima che tecnologico ed economico, culturale e di educazione. Ed è tutta l’Europa ad avere dei problemi: eccesso di regolamentazione nell’industria Ict, scarsa integrazione e liberaliz-zazione del mercato dei servizi e difficoltà strut-

turale dell’impresa, soprattutto quella medio-piccola, di adeguare e far marciare in sincrono ambiente organizzativo e tecnologico”.

Andrea PontremoliPRESIDENTE IBM ITALIA

“Le statistiche di-cono che ogni cinque minuti in Italia c’è un convegno dove si parla di innovazione. Che cosa occorre dunque? Non solo un’azione effettiva, che coinvolga gli stakeholders delle aziende, quindi clienti, dipendenti, fornitori, ma anche strumenti che permettano di applicare

con velocità le idee di business. Per questo, notiamo un’accelerazione sul

versante dei servizi informatici. Dopo un pri-mo semestre molto debole, in questi ultimi mesi l’interesse delle aziende per un cambio di marcia è tornato ad essere palpabile, anche se dall’interesse alle realizzazioni concrete il passo non è breve. E c’è un segnale interes-sante: se in passato le aziende venivano da noi chiedendoci una sola cosa - dove e come tagliare i costi - oggi un numero crescente di aziende pone la domanda giusta: come fare a crescere?”.

Mauro RighettiAD ITALTEL

“In un mondo piatto, dove a Bangalore non si fa soltanto outsourcing produttivo, ma anche le dichiarazioni dei redditi per i commerciali-sti di New York, occorre reintrodurre la cultura del rischio. Oggi non ci sono più pasti gratis e occorre conquistare sul campo il proprio posto. A partire dal rischio nelle scelte tec-nologiche. Noi lo abbiamo fatto sul VoIp in tempi non sospetti; quando, cioé, occorreva ancora fare lo spelling per dirlo mentre adesso è sulla bocca di tutti e chi ha investito inizia a raccogliere i primi risultati. Ma at-tenzione: non bastano le idee, anche quelle geniali. La ricerca e l’innovazione richie-dono costanza e un ambiente che premi la continuità d’azione”.

Roberto SchisanoAD GETRONICS

“Una rondine non fa primavera, e i casi di successo isolati come quello dimostrato dal-l’esperienza di Geox (case history presentata nel corso del dibattito, ndr) non sono sufficienti. Ciò che manca all’Italia è un approccio di sistema, quell’approccio che permette di avere dei riferimenti per esempio nel rapporto impresa, finanza, università e di creare un’ef-fettiva cultura dell’innova-zione. Una cultura che non può nemmeno prescindere da quel che avviene nella scuola. I giovani italiani tendono a protrarre troppo a lungo la perma-nenza nella scuola e in famiglia, con il risul-tato di presentarsi troppo tardi nel mondo del lavoro, ormai demotivati e comunque con un ritardo di 4-6 anni più tardi dei loro colleghi oltreoceano. Occorre un sistema che sappia accompagnare le Pmi nella strada della tra-sformazione, con modalità alla loro portata. Getronics sta individuando nuovi canali e partner per rendere i servizi informatici alla portata delle piccole aziende e favorre l’acces-so a tecnologie e metodi innovativi”.

Corrado SciollaAD BT-ALBACOM

“Attenzione alle visioni troppo rosse. Bt ha deciso di investire in Italia più che in altri paesi europei. Anzi si tratta del Paese in cui, con l’ac-quisizione del controllo di Albacom, ha maggiormente investito insieme con gli Stati Uniti. Per averne che cosa? Abbiamo presentato un progetto, il XXI Century, che prevede investimenti per 15 miliardi di euro per rinnovare la propria rete all’insegna delle nuove tec-nologie: internet e conver-genza. In queste settimane è stato lanciato in Gran Bretagna il servizio Fusion, per la convergenza fisso mobile, ma per fare altrettanto in Italia occorre passare attraverso un operatore mobile. Le cose non vanno meglio per i servizi Ip: affittare da Tele-com Italia la linea per il solo traffico dati costa un’enormità. La nuova Agcom si sta muoven-do e avrà parecchio da fare”.

Stefano PileriCTO TELECOM ITALIA

“È vero, quando incontro Matt Bross, il CTO di BT, gli dico sempre che se la loro è la rete del 21esimo secolo, noi siamo arrivati un secolo prima, portando per primi l’Ip sul backbone. La banda larga è una realtà, i servizi anche. Lo scorso anno l’Adsl è cresciuto del 116%, la rete 3G in Italia c’è e funziona. Insomma, non mi sento proprio parte di un paese sottosviluppato. Che cosa serve? Tanto per comin-ciare. soluzioni e proposte commerciali che rispondano alle esigenze delle Pmi, che le aiutino ad essere più com-petitive, e grazie ai nuovi servizi già possono esserlo. La convergenza? È già una realtà, così come già oggi, per esem-pio è possibile continuare ad essere collegati in rete grazie ad una pluralità di tecnologie, in modo trasparente, a casa, in ufficio o in mo-bilità. Il futuro passa anche per la capacità di sfruttare i nuovi strumenti”.

Tra un Prudenzio e un Gaudenzio, tra l’inazione di chi sembra aver rinunciato a pensare al domani e chi sembra disposto a venderselo senza nemmeno costruirlo, come ritrovare un percorso virtuoso di crescita? E come possono le tecnologie dell’informazione diventare una leva per superare i nostri storici limiti (produttività, costo del lavoro, invecchiamento della popolazione)?

Al dibattito, organizzato a Milano da Cisco, stimolati anche dalle esperienze di chi all’innovazione pensa per aprire nuovi mercati o per ridare slancio al proprio ter-ritorio - come Mario Moretti Polegato, il patron di Geox e Riccardo Illy, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy - protagonisti delle Tlc e dell’Ict hanno provato a cercare una ricetta.

Competitività, tecnologia e crescita del sistema Italia. Invitati da Cisco, manager e imprenditori si confrontano sulle sfide prossime venture.