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P. Giangrisostomo Tovazzi EPISTOLARIO o sia LETTERE FAMILIARI italiane, e latine SCRITTE A DIVERSI da Fra Giangrisostomo di Volano servo di Gesù, e Maria e professore dell'Ordine Serafico de' Minori Riformati di San Francesco della Provincia Trentina di San Vigilio. Volume Primo IN TRENTO, MDCCLXXXI. ____________________________________________________________ Appresso Santo Bernardino

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Page 1: EPISTOLARIO - db.ofmtn.pcn.net EPISTOLARIO 1... · 2 Iacobus Huntherus Suecus in praefatione ad suas Epistolas miscellaneas, edit. Viennae Austriae 1631. 3 S. Ambrosius Lib. 8, epist

P. Giangrisostomo Tovazzi

EPISTOLARIO o sia

LETTERE FAMILIARI italiane, e latine

SCRITTE A DIVERSI da Fra

Giangrisostomo di Volano servo di Gesù, e Maria

e professore dell'Ordine Serafico de' Minori Riformati

di San Francesco della Provincia Trentina di San Vigilio.

Volume Primo

IN TRENTO, MDCCLXXXI. ____________________________________________________________

Appresso Santo Bernardino

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Presentazione Nel Diario secolaresco alla data 15 settembre 1804, quando si stava evacuando il

convento per andare alle Laste, il Tovazzi scrive: "Io ho bruciate moltissime delle mie carte e tutte le lettere scrittemi da molti".

Forse è questo il motivo per cui il primo volume inizia con la pagina 195. Scriveva anche lettere per altri: laici e monache. Da notare che nella copia che teneva per sé ci sono aggiunte in parentesi col testo

sottolineato: questo vuol dire che tale testo nelle lettere spedite non era presente. Aggiungo qui sciolte le molte sigle usate dall’autore nel rivolgersi ai destinatari

delle sue lettere.

A.R.P.T. = Admodum Reverenda Paternitas Tua D.M.N. = Deus Mesereatur Nostri. D.M.N.E.B.N. Psal. 66,1= Deus Misereatur Nostri Et Benedicat Nobis. Salmo 66,1. EE. VV. = Excellentiis Vestris L.I.C. (o L.J.C.)= Laus Iesu Christi L.I.C.D.N.= Laus Iesu Christi Domini Nostri L.D.O.M. = Laus Deo Optimo Maximo. M.R.M. = Molto Reverenda Madre (ad una monaca badessa) M.R.M.S.L.G.C. = Molto Reverenda Madre Sia Lodato Gesù Cristo M.R.P.P. =Molto Reverendo Padre Provinciale M.R.P.P.C. = Molto Reverendo Padre Padrone Colendissimo M.R.P.S.L.G.C = Molto Reverendo Padre Sia Lodato Gesù Cristo M.R.P.S.L.G.C.S.N. = Molto Reverendo Padre Sia Lodato Gesù Cristo Signor Nostro R.P.S.L.G.C.S.N.C.A. = Molto Reverendo Padre Sia Lodato Gesù Cristo Signor Nostro

Amen. P.A.R. = Pater Admodum Reverende PP. VV. RR. = Paternità Vostre Reverende P.R.P.M. = Plurimum Reverendi Patris Provincialis P.S.M.R. = Paternità Sua Molto Reverenda P.V.R. = Paternità Vostra Reverenda P.S. = Post Scriptum o Post Scriptio R.P. = Reverendo Padre R.P.D.M.N. = Reverende Pater Deus Misereatur Nostri. R.P.G. = Reverendo Padre Guardiano R.P.G.S.L.G.C. = Reverendo Padre Guardiano Sia Lodato Gesù Cristo R.P.L. = Reverendo Padre Lettore R.P.L.S.L.G.C. = Reverendo Padre Lettore Sia Lodato Gesù Cristo R.P.L.S.L.G.C.S.N. = Reverendo Padre Lettore Sia Lodato Gesù Cristo Signor Nostro R.P.L.S.L.G.C.S.N.A.= Reverendo Padre Lettore Sia Lodato Gesù Cristo Signor Nostro

Amen. R.P.L.S.L.G.C.S.N.C. = Reverendo Padre Lettore Sia Lodato Gesù Cristo Signor Nostro

Clementissimo R.P.P.C. = Reverendo Padre Padrone Colendissimo R.P.L.P.C. = Reveredno Padre Lettore Padrone Colendissimo. R.P.P.C.L.I.C. = Reverendo Padre Padrone Colendissimo Laus Iesu Christi R.P.P.C.L.I.C.D.N. = Reverendo Padre Padrone Colendissimo Laus Iesu Christi Domini

Nostri.

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R.P.L.S.L.G.C. = Reverendo Padre Lettore Sia Lodato Gesù Cristo R.P.P.C.S.L.G.C.= Reverendo Padre Padrone Colendissimo Sia Lodato Gesù Cristo R.P.P.C.S.L.G.C.S.N. = Reverendo Padre Padrone Colendissimo Sia Lodato Gesù

Cristo Signor Nostro R.P.S.L.G.C. =Reverendo padre Sia Lodato Gesù Cristo R.P.S.L.G.C.S.N. = Reverendo Padre Sia lodato Gesù Cristo Signor Nostro R.P.S.L.G.C.S.N.C. = Reverendo Padre Sia lodato Gesù Cristo Signor Nostro

Clementissimo RR. PP. FF. = Reverendi Patres Fratres S.A.R. = Sua Altezza Reverendissima, oppure Sua Altezza Reale S.L.G.C. = Sia Lodato Gesù Cristo S.L.G.C.S.N.C. =Sia lodato Gesù Cristo Signor Nostro Clementissimo. S.M.I.R.A. = Sua Maestà Imperiale Regia Apostolica S.P.D. = Salutem Plurimam Dicit. S.P.M.R. = Sua Paternità Molto Reverenda V.P.M.R. = Vostra Paternità Molto Reverenda V.P.R. = Vostra Paternità Reverenda V.S. = Vostra Signoria V.S.M.R. = Vostra Signoria Molto Reverenda

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Pro memoria1 1. Non si dovrebbero mai leggere lettere di uomini ecclesiastici, le quali o non

avessero per soggetto ragionamenti sacri, od almeno in quale si voglia materia e di negozio e di componimento, e d'altro non fossero asperse a luogo a luogo quasi di gemme, o di detti della Scrittura, o di allusioni ad essi, o di proposizioni diverse, e di religiose menzioni di Dio, e de' Santi, e cose simili. Così Fra Francesco Panigarola Minor Osservante vescovo d'Asti nel suo Predicatore stampato in Venezia 1609, pag. 752.

2. Omnes scriptores cum in universis suis operibus, tum vel maxime in epistolis effigiem sui consignare extra dubium est. PP. Maurini Admonitiones in Epistolas s. Amborsii, To. 3 Operum omnium col. 754.

3. Sant'Ambrogio termina la sua lettera a s. Vigilio con queste parole: Vale, et nos dilige, quia nos te diligimus. Altre: Valete, fratres, et diligite me, quia ego vos diligo. Vale, et nos dilige, ut facis, quia nos te diligimus. Vale, fili, et nos dilige, ut filius, quia nos te ut parentes diligimus. Vale, et nos, ut facis, quasi filius dilige. Vale, et nos parentis affectu dilige, ut facis. E cossì altre.

Prefazione Presto presto mi sbrigo, ed in poche parole. Prevedo, che sarò tacciato di vanità, e

di presunzione da chi dopo la mia morte ritroverà, e piglierà nelle mani queste mie letteruccie. Pazienza. Ormai la fatica è fatta, e sono già nell'impegno. Io le ho scritte per forza, e le ho copiate per motivi giusti, e per gli stessi le conservo. Non pretendo, che sieno lette da veruno, e stimate come quelle de' Bembi, Sadoleti, Poli, Baroni, Tassi, Mureti, Cari, Margotti, Bentivogli, Redi, Tacchelli, Nardi, Buoni, Zeni, Borzi, e simili altri espistolografi. Quot scriptores, tot modi scribendi, et quale est ingenium scriptoris, talis est stilus2. Unumquemque fallunt sua scripta, et auctorem praetereunt, atque ut filii etiam deformes delectant, sic etiam scriptorem indecores sermones sui palpant3. Nullus tam imperitus scriptor est, qui lectorem non inveniat similem sui4. Nullus est liber tam malus, qui non aliqua parte prosit5. Per questi ed altri motivi non posso risolvermi di abbruciare questa mia qualunque siasi raccolta, e osando di pregare, che quisquis legerit, nihil reprehendat, nisi cum totum legerit6, mi avanzo a supplicarlo altresì, che con un Requiem aeternam dona ei Domine detto di cuore, mi raccomandi a Dio Ottimo Massimo, cui omnis honor, et gloria in saecula saeculorum. Amen.

1 P. Remo Stenico: Ho iniziato la trascrizione il 28 novembre 2004 prima domenica d'Avvento. 2 Iacobus Huntherus Suecus in praefatione ad suas Epistolas miscellaneas, edit. Viennae Austriae

1631. 3 S. Ambrosius Lib. 8, epist. 63 ad s. Sabinum. 4 S. Hieronymus in praefatione Lib. 12 super Isaiam edit. Veronensis. 5 Plinius senior apud Plinium iuniorem Lib. 3, epist. 5. 6 S. Augustinus in Lib. de Mendacio cap. 1.

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1. 1768.

All'illustrissimo sig. Vincenzo Voltolini. Trento, detto il Pittaro7. Ill.mo signore signore procuratore colendissimo Antonio Baldessari8 fa umilissima riverenza a vostra signoria illustrissima, e

l'assicura, che quando si compiaccia di dargli da coltivare il suo maso alla Fersina, e di somministrargli tutto il legname col resto di materiale, che faccia di bisogno, egli con le sue braccia, e co' suoi sudori farà i ripari, e le murogne, che occorreranno per vantaggio del suddetto maso. Si raccomanda dunque alla carità e grazia di vostra signoria ill.ma, che Iddio etc. etc.

Scriptum per me F. Ioannem Chrysostomum die 16 iunii 1768, ma in vano9. 28 iunii scripsi ego P. F. Vigilio Greidererio Custodi actuali Provinciae Tirolensis

et Ordinis historico, cui misi etc. Fuit hic Tridenti die 26 iunii.

2. 1768. Reverendo ac eruditissimo Patri Vigilio Greidererio Ordinis Minorum almae

Provicniae Leopoldinae Lectori Theologiae, concionatori, Custodi actuali et Ordinis historiographo.

Frater Ioannes Chrysostomus de Avolano eiusdem Instituti S. P. Quarto calendas iulias misi ad te R. P. literarum Innocentii quarti exemplum, quod

optasti: nunc et istud similiter expetitum accipe, eoque utere, si lubet, contra celeberrimum alioqui, et cum reverentia nominandum Annalium nostrorum parentem Lucam Waddingum. Hic enim ad annum 1221 num. XXXV sanctorum Danielis et sociorum martyrum non anno 1227 sed potius dicto anno 1221 adfigendum pluribus contendens, a veritatis tramite deflexisse meae paupertati videtur. Non possum quidem eum erroris revincere ope literare dominicalis, quum una eademque fuerit anno 1221 et 1227, ac proinde sexto idus octobris utroque illo anno dies dominicus, quo sancti fratres animas Deo reddiderunt, occurrerit: alia tamen sunt quae me ab illo dissentire compellunt, videlicet primo antiquitas chronicorum10, quae omnes Waddingianos scriptores longe excedit: deinde vero, ac maxime quidem, Historiola martyrii, utpote in hunc usque diem auspicato servata pro ut eam scripsit oculatus auritusque testis, ille scilicet, qui quaedam vidit, et quaedam audivit a vivis fide dignis. Tertio demum, quod librariorum vitio verti nequeat anni nota, quum verbis illis continuo subiectis: anno completo post obitum s. Francisci, fulciatur ac roboretur. Neque tantum in anni nota Waddingo adversatur praefata Historiola; verum etiam in eo quod capitulo priori ad finem, tres Fratres Tarraconae relicti Septam appulisse dicantur, non uti legit Waddingus III Calendas Octobris, sed sexto Calendas eiusdem mensis. Codex noster expresse habet sexto, non VI. Fateor tamen utramque lectionem ab librarii oscitantia originem ducere potuisse; nam experientia compertum est, quandoque numericas notas

7 Morì improvvisamente in Trento nel 1795 li 27 maggio, volendo andare ad un'Accademia. 8 detto Casteller padre di Valentino. 9 Niuno perde mai la nobiltà per rispondere ad una lettera: Ferdinando Sanz de Minchiaca presso F. Antonio de

Guevara francescano Lib. delle Lettere, pag. 91, edit. 1555. Transeunt maria epistolae: S. Hieronymus in Epitaphio Nepotiani.

10 Intellige MS Chron. XXIV Ministrorum Generalium.

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VI in IV et viceversa III in VI facile converti. Epistolam quoque Martyrum vitiatam esse apud Waddingum cernere est. Porro haec omnia saniori iudicio tuo, Rev. Pater, discutienda relinquo, ac D. O.M. ut inceptum opus perficere tibi tribuat, oro atque exoro. Vale. Tridenti ex coenobio s. Bernardini idibus iuliis 1768. Vedi sotto To. 3, epist. 86411.

3. 1768.

Eidem P. Vigilio. Schwatium. Oculo perlustravi attento laudata Ordinis Chronica, nihilque aliud in rem tuam

inveni, praeter id quod heic descriptum cernis. Articulum incipientem Post aliquos, spectare ad martyres illos, quos Waddingus appellat Leonem, Ugonem etc. nequidem ambigo. Quid eidem Waddingo ignotum prodiderit in nova sua Biblioteca franciscana P. Ioannes Suaretius de s. Antonio quo ad Michaelem caesenatem, atque Gulielmum Ockamum, adserere non valeo, propterea quod modo prae manibus non sit mihi, immo nec in tota Provincia nostra reperiatur Waddingianus scriptorum catalogus. Ceterum auctor tibi sum, ut paucis rem absolvas ubi de huiuscemodi fratribus sermo tibi occurret. Nimis enim infausta sunt universo nostro franciscano coetui eorum nomina. Cui accedit ipsi neque Boii, neque Germani fuerint, quodque gesta eorum, ut ut perpetua oblivione digna, satis, superque obvia sint omnibus penes plurimos historiographos. Quod adnotasse utile erit hoc est, ipsos tandem poenituisse; cuius quidem rei locupletissimum testimonium praeter alia exhibet Expositio Psalmi quinquagesimi, quam Michael anno 1343 mense novembri Monachii lucubravit, quamque primus publici prius fecit clarissimus Muratorius To. 3, part. 2 Script. Rerum Ital. col. 519 et seqq. Ut recuperata sanitate diu fruaris, enixe cupio. Tridenti XI cal. sept. 1768.

R. P. I. Humill. servulus F Io. Chrysostomus12.

4. 1768. Altezza rev.ma Giovanni Zanetti di Chioggia umilissimo e fedelissimo suddito dell'A.V. R. dopo

un profondo inchino, e bacio del sacro lembo, le espone, come più e più volte in vano sempre ha domandato a Francesco Garler di Falesna diverse scritture a sé necessarie per poter al più possibile scanso di spese conseguir il lucro e la porzione dotale della fu sua moglie Lucia vedova Garler nata Pasini. Le scritture sono queste: 1. Il testamento dl marito della predetta donna. 2. Il Laudo Gentili portato ad effetto di liquidare la dote della medesima. 3. L'instrumento del Benefizio instituito nell'accennato testamento. Supplica dunque l'innata begninità dell'A.V. Rev.ma che si degni di obbligare il suddetto Garler a permettere, che da mano autentica e benevisa si possano trar le copie delle menzionate scritture.

Che della grazia etc. etc. Foris.

11 Nos gratias agimus, non damus, nex reddimus, nec conferimus, nec rependimus: gratias verbis agimus, re

tenemus: S. Augustinus, in Psal. 88, Ser. 2, num. 14. Vos dona transmittitis: nos epistolas remittimus gratiarum: S. Hieronymys, Epist. 44, al. 20 ad Marcellam de mulieribus.

12 In tre cose si conosce l'uomo savio, ovvero matto, cioè in raffrenar l'ira, in governar la casa sua, ed in scriver una lettera. F. Antonius de Guevara Ordinis Minorum episcopus Mindoniensis Lib. 1, epist. Granatensi 4 dec. 1531, pag. 159, edit. Ven. 1545.

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A Sua Altezza Rev.ma monsignor Cristoforo Sizzo Vescovo e Principe di Trento etc. etc. Umilissima supplica di Giovanni Zaneti da Chiogna. Scripsi anno 1768. Chionia est agri cognolitani vicus.

5. 1768. Altezza rev.ma. Leonardo de' Carli di Villa Montagna13 umilissimo servo di V.A.R. le espone come

già tre anni ha dato ad imprestito all'ill.mo sig. dottore Giuseppe N. troni trentuno e mezzo, per riaver li quali non gli hanno giovato le molte istanze e domande premurose. Supplica pertanto la benignità innata dell'A.V.R. che si degni di obbligare il suddetto sig. N. a farne quanto prima la restituzione, insieme col rifacimento de' danni accagionati. Che della grazia etc. etc.

6. 1768 d. 19 nov.

Altezza rev.ma. Maritino Gigli di Becceca della Val di Ledro suddito fedelissimo di V.A.R. ed

umilissimo oratore14, le espone come suo figlio prete Giacomo si trova aggravato di debiti sullo Stato veneto, cui non è in grado di soddisfare15. Il medesimo oratore pertanto, mosso da paterno affetto, e da stimolo di riputazione, si esibisce di contarli; con questo però, che V.A.R. si degni di clementissimamente accordargli, che possa ricavare annualmente i frutti di ciò, che il detto suo figliolo possede in ragione di patrimonio sino all'intero soddisfacimento de' predetti debiti. Che della grazia etc. etc.

7. Avolanum. 1764.

Benedicto Thovatio fratri suavissimo Ioannes Chrysostomus frater Minor S. P. Mirum tibi primo intuitu videbitur, suavissime frater, me insueto alioqui sermone

has ad te literas dedisse. Sed omnis admiratio cessabit continuo ac caussam, quae me ad scribendum impulit, perspectam habueris. Sub rosa igitur habeto. Est qui nosse avet, quis quantusquo sit ille, cuius nomen16 heic in inclusa pagella, quales eiusdem parentes, ac domestici, quove in statu sese habeant in praesentiarum res atque negotia eorum. Iam quin ego huiusmodi quaestionem ob oculos tuos enucleatius ponam, eamdem satis superque percipis, simulque caussam, ob quam isthaec abs te expiscari cogar: cuius etiam tenoris tua esse debeat solutio, tuumque responsum. Aegre quidem huiuscemodi provinciam ego ceteroquin adsumo, adsumpsique: ast ubi neque Dei Optimi Maximi, neque proximi offensa intervenerit, ac laesio, consilium mutare quandoque aequum est, ac necessarium. Morem non gerere amico grato et gravi non potui17. Quapropter ut tu

13 Non subditus. 14 Obiit anno 1769. 15 Questo prete è morto curato attuale nell'anno 1802 oppur 1801. 16 Forer. 17 P. Aloysio Bertolino perginati.

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quoque fratri amantissimo obsequaris ac posthabitis omnibus et singulis praeiudiciis, distinctum atque sincerum testimonium praebeas, oro exoroque. Paucula, quae ego novi, amico laudato candide exposui, certe haud nocua... Malum tamen aeque ac bonum depromendum. Nullus dubito, quin meis votis facturus sis satis. Hincque post dulcissimum amplexum te, cum ceteris tuis valere iubeo. Exc coenobio tridentino s. Bernardini V calendas sept. MDCCLXIV.

Post Scriptum. Si, ut spero, aliquod ad me sis daturus responsum, dirigas epistolam ad coenobium nostrum roboretanum s. Rochi, ut inde celerius ad me transmittatur.

8. 1767.

Al sig. Antonio Dolfin patrizio veneto18. Venezia Contenermi non posso dal comparire innanzi all'eccellenza vostra con questo mio

foglio, inteso avendo da mia sorella Zanetta, la degnissima promozione fatta di Lei al reggimento di Feltre. Di tutto cuore adunque me ne congratulo con l'E.V. e siccome un felice incominciamento, così pure un non dissomigliante fine le sospiro. La pietà, prudenza, umanità, clemenza e liberalità, con tant'altre virtù singolari, che adornano e distinguono la di Lei persona, così mi fanno sperare. Che se mai atto e degno venissi giudicato di poterle ancora prestar in qualche parte la mia debole servitù, oh quanto ben avventurato mi chiamerei! non ardisco di passar oltre, ma con tutto ciò vivo pieno di speranza.

Due altre molto differenti nuove mi ha recato la detta mia sorella, che non picciol disgusto mi cagionarono, e tuttavia mi stanno fitte nel cuore. L'una, che S. E. padrona aspettava da me risposta ad una sua, con cui si è degnata di onorarmi; e l'altra, che la medesima eccellentissima padrona si trova obbligata a letto, e da erto malore incomodata. Rapporto alla prima però mi riconosco incolpevole, perché la lettera non mi è pervenuta; e per rispetto all'altra voglio sperare, che nostro Signore Iddio presto le restituirà la primiera salute, che tanto e poi tanto le desidero.

E baciando ad entrambi la veste19, spedisco loro il qui annesso cesto per un minimo contrassegno delle infinite obbligazioni20, che all' EE. LL. professo, e tutto pieno di venerazione, stima, ed ossequio, mi ascrivo ad onor singolare il potermi dire

Di V. E. Treviso 21 febbraio 1767 Infimo fedelissimo servidore Lorenzo Venturino. Scripsi ego rogatus.

9. 1767. Graecium in Stiria A.R.P. Guardiano Franciscanorum Graecensium. Fr. Io. Chrysostomus Praesidenti mihi editioni Prodromi, cuius mentio in heic complicata pagina, ardens,

nec inutilis supervenit cupido sciendi, num, et in quo discrepent inter se editiones sermonum s. Bonaventurae factae anno 1481, et 1496, nulloque magis quam affinitatem habeant cum Vaticana, vel alia simili. Quum igitur editiones huiusmodi auspicato extare dicantur in Bibliotheca sacri coenobii, cui A.R.P. T. digne praeest, enixe ac demisse rogo, atque obsecro eamdem P. T. ut idoneo Religioso, qui meo quam citius poterit

18 Vixit anno 1764 Venetiis patricius quidam Antonius Dolfin natus anno 1711, maritusque piae dominae

Laghi. Alter Antonius Dolfin natus anno 1733 ac maritus Magdalenae Donatae. 19 Li nobili veneti pretendono il bacio della veste. Così fui avvisato. 20 Cesto di dolci.

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satisfaciat voto, committere non gravetur. Reverendum P. Agnellum Planckium, cui alia similia in acceptis referimas, utique interpellassem, si me hodierna eius statio non lateret. Porro gratius mihi erit responsum, si exhibebit initium primi sermonis de tempore, de Sanctis, ac de communi Sanctorum, sique prodet, quinam ex sermonibus editionis Vaticanae legantur in editione an. 1481, aut saltem in alia an. 1696. Veniam det, quaeso A.R.P. T. si ignotus negotium istud eidem imponere ausus fuerit; pro meo enim modulo rem Seraphici doctoris, universi coetus nostri, immo totius ecclesiae agere studeo. Vale. Datum Bassani ex conventu s. Bonaventurae XV calendas iunias MDCCLXVII.

10. 1767.

A.R.P. Marco Humbel Guardiano Graecensi Fr. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D.21

Nudius tertius pervenerunt ad me literae tuae P. A. R. singularem profescto humanitatem redolentes, cum ampla et peraccurata editionis rarissimae notitia. Dolendum tamen mihi, quod frustra laborem huiusmodi rogatu meo susceperis, quum properante nimis praelo, iam ab ipsis idibus iuniis locus illi interserendae ademptus fuerit mihi, neque alium opportunum, propriumque valeam invenire. Nihilo tamen secius, quas possum tibi rependo grates, meque tibi ostrictissimum devinctissimumque profiteor, ac notum esse volo, pluries graecensis istius bibliothecae mentionem a nobis fuisse factam. Diu valeas. Bassani nonis quintilibus MDCCLXVII22.

11. 1768.

Al sig. Abate Domenico Francesco Todeschini. Pergine. Finalmente quando meno ci pensava son venuto in cognizione della patria già

tempo senza pro ricercata, di quel Zaccheria Andriano, che mi fu additato dalla signoria vostra molto illustre e molto rev.da. Sappia ella dunque che il piissimo cardinale Giovanni Bona Rerum liturgicarum Lib. 2, cap. 20, § 5, pag. 373, col. 1, edit. Operum Omnium Antuerpiae 1739, lo chiama Brixiensem. Tal asserzione sarà forse confermata dal Cozzando, dal Mazzucchelli, e dagli altri bibliotecai (sic) bresciani, ma io non tenendoli, non posso accertarmene. Per altro egli oltre l'Orazione pro clero tarvisino, ha stampato nel 1573 Expositionem Missae lodata dal predetto cardinale Bona23.

Un'altra scoperta ho fatto in questi ultimi giorni in un volume, ch'ebbi prima nelle mani cento volte senza mai osservarla24. Ella riguarda Girolamo Ottone Agricola, di cui mesi sono le scrissi per farlo dilingano. Ma ecco, che in testa ai dodici libri della molto rara Istoria austriaca scritti da Gerardo di Roo, e stampati nobilmente in Insprugg presso Giovanni Agricola nel 1592, mi si presentano quattro versi intitolati: In sciolum Dicolos Epigrammatica Hieronymi Othonis Agricolae Oenipontani. Per verità qui si parla molto chiaro, né v'ha bisogno di replica. Ciò nulla ostante per aver io ancora sotto gli occhi la dedica fatta dagli accademici dilingani al lodato Agricola nel 1626, resto confuso e perplesso, né so finire di determinarmi per alcuno de' due partiti. A Lei dunque lascio il trar dalle tenebre e por in chiaro la verità. Forse potrà dirsi di lui, che sia nato in Dilinga, e quivi pur sia stato allevato, e che poi abbia trasferito il suo domicilio in Insprugg, perciò detto enipontano, appunto come dovrà notarsi di Nicolò Inamio, il

21 Salutem Plurimam Dicit. 22 Non debet charta dividere quos amor mutuus copulavit.: S. Hieronymus, Epist. 7, alias 43. 23 Expositionem hanc vidi Clesii in bibliotheca nostra et in Arcensi parietr nostra. In tridentina nostra. 24 Extat etiam in Bibliotheca Gentilotta Gavardina Historia Aust.

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quale fiorì nello stessissimo tempo, quantunque per esser professore pubblico di Lettere in Trento siasi chiamato tridentinum nei frontispizi di due suoi panegirici, e nel titolo d'un suo epigramma, che vanno a stampa, sia però della Val di Non, così attestando il sig. Giuseppe Tartarotti, anzi egli stesso in uno de' predetti panegirici, ove dice: Omnis Anaunia Patria mea.

Giacché finora ho parlato di patria, le soggiungo, che poco fa ho inteso, essere stato ausugano il medico e scrittore Giambattista Alpruni, benché abbia lungo tempo dimorato in Vienna; ed in conferma di ciò fui assicurato, che ha maritata una sua figliuola in Primolano.

All'articolo d'Arco25 una giunta si potrebbe fare (quando non paresse di farne uno nuovo) con Angela Nogarola veronese, moglie di Antonio Conte d'Arco. Di essa vien riferito, che tra altre cose ha composto delle mirabili egloghe, Vegga il Maffei nella Verona illustrata, part. 2, lib. 3, col. 97 della stampa in foglio, anzi se può, l'Opera di fra Giacopo Filippo Foresti da Bergamo ivi citato, la quale fu stampata in Ferrara l'anno 1497, col titolo De claris mulieribus. Un Antonio Conte d'Arco, figliuolo di altro Conte Antonio visse nel 1447. Di Giulia moglie del Conte Niccolò poeta non parlo, perché già nota, e mi figuro, che neppure la S. V. molto ill.ma e molto rev.da si sarà totalmente resa alla critica fatta dal Fontanini, e dal Quadrio alla Raccolta del Lando.

Anche l'articolo Alberti di Poia si potrebbe allungare con Alberto degli Alberti di Poia. Questi fu il primo tra' suoi scritto nella Matricola de' cittadini di Trento, dottore delle Leggi, podestà di Roveredo nel 1555, ed arciconsole, oppure come dicono qui, capo-console di Trento negli anni 1558, 1562, 1567 e 1579. Egli scrisse in favore della comunità di Arco, e quindi meritò di venir grandemente lodato dal celebre giureconsulto Giacopo Menochio Lib. 5, Consil. 495, scritto dopo il 1583 e prima del 1587, come pure Lib. 6, Consil. 573. Il consiglio 495 comincia così: Cum copiose et docte admodum hac de controversia pro spectabili communitate Archi responderit excellentissimus atque eruditissimus dominus Albertus de Albertis iurisconsultus tridentinus, tamuqam frater mihi colendissimus, paucioribus agam. Scrisse in oltre sopra certa causa Legitimationis, e venne parimente lodato dal suddetto Menochio cit. Lib. 6, consil. 581, di cui si è l'esordio: Cum hac de controversia docte, et acute admodum responderint praestantissimi dominus Albertus, et Ciscus iurisconsulti tridentini, quos ob singularem eruditionem colendissimorum fratrum loco habeo, non erat quod aliud scriberem.

Di Giacopo Aconzio parla anche Claudio Fleury nella sua Historia ecclesiastica all'anno 1566, § 33, di Nicolò Avanzini Gianlodovico Schönleben decano di Lubiana in Sexagena doctorum viennensium Deiparae sine macula conceptae assertorum pag. 86, edit. Clagenfurti 1659, e Giorgio Gobat gesuita in Experientiis theologicis edit. Ven. 1672, Tract, num. 5, num. 242,710, 733, 855; Tract. 8, num. 904; Tract. 9, num. 449. Di Giulio Alessandrini medico il sig. Gio. Verardo Zeviani nel Metodo circa l'uso della purga e del salasso, part. 3, pag. III, edit. Veron. 1752. Degli Statuti fatti dal vescovo Alessandro di Mazzovia il di lui successore Udalrico IV di Lichtenstein nella prefazione allo Statuto trentino stampato l'anno 1504. Del Conte Niccolò d'Arco poeta il sig. Apostolo Zeno nella Lettera 20 del volume terzo. Rapporto ad Ambrosio de Arce, autore della Commedia intitolata: El Ercules de Ungaria, le replico, che io non lo credo Ambrosio Franco d'Arco trentino, ed aggiungo, che Giacopo Menochio tratta sopra un testamento fatto ab illustri domino Lupo Arce de Campo Hispano.

25 Delle "Biblioteca tirolese".

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Riceva S. V. molto ill. e molto rev.da tutte queste mie coserellee per un nuovo attestato e contrassegno della premura che ho di servirla, e di cooperare alla sua gloriosa ed utile impresa; e prendendomi l'ardire si avvisarla col gran Maffei, che se non vorrà dar al pubblico la sua opera, se non quando Lei crederà ridotta a segno e perfezion tale, che nulla possa venirle aggiunto, non la darà giammai, la prego di conservarmi la sua buona grazia, e di credermi quel desso, che mi soscrivo. Trento 24 novembre 1768.

Di V. S. molto ill. e molto rev.da Umil.mo, observ.mo dignissimo servidore F. Giangrisostomo da Volano.

12. 1768. Trento 5 dicembre 1768.

All'ill.mo Sig. N. N. Queste sono le memorie, che io tengo presentemente degli illustri signori Conti

Nogaroli di Verona, cavate da libri trentini. 1. Ludovici Nogarolae Comitis veronensis in Meteorologica Alexandri

commentaria praefatio ad rev.mum ac ill.mum D. D. Bernardum Clesium SS. Romanae Sedis Cardinalem episcopum et principem tridentinum. Comincia: Multae quidem D.O.M. munere. Fu da me veduta nel castello di Buon Consiglio in Trento scritta a mano in foglio di pagine cinque. In essa dice il Conte, che ha tradotto nel latino i mentovati commentari, e che poc'anzi fu qui in Trento, quando vi si trovò Ferdinando re de' Romani. NB. Ludovicus filius Galeotti, filii Ludovici, maritus Catharinae Caballiae, obiit an. 155426.

2. Ioannis Damasceni libellus de his, qui in fide dormierunt, per Ludovicum Nogarolam ex graeco in latinum versus. Così è riferito fra gli stampati nel catalogo della libreria vescovile di Trento scritto nel 1539.

3. Ludovici Nogarolae Comitis veronensis disputatio super reginae britannorum divortio. Sta registrata come già stampata nel citato catalogo.

4. Platonicae Plutarchi Cheronei quaestiones. Ludovicus Nogarola Comes veronensis vertebat. Venetiis apud Vincentium Valgrisium 1552, in 4 piccolo. Furono stampate da Giovanni Grisio ad istanza del Valgrisio, insieme col testo greco e dedicate dal Conte a Giulio terzo Papa, quem iam Trdienti colere cepit. Nell'annotazione seconda il medesimo Conte dice: plura scripsimus in nostris commentariis ad Innocentium Montanum cardinalem amplissimum, quae propediem edemus, sopra certo passo del Timeo. Nell'annotazione quarta scrive pure: Verba Timaei philosophi pythagoraei nunc proferam, quae nuper transtuli, ac Marcello Corvino (così) dicavi ornatissimo Sanctae Crucis cardinali. Nell'annotazione settima: Hac de re plenius disputavimus in epistolis veronensibus ad Dominicum Montisaureum medicum. Anche nell'accennata annotazione seconda fa cenno di queste sue lettere dicendo: quaerat curiosus lector in epistolis nostris veronensibus ad Ioannem Scopum, si quando dabitur, ut illud opus in manus omnium veniat27.

26 Anno 1412 die 22 octobris in Castronovo Vallis Lagarinae magnificus et generosus miles atque Comes

dominus Guillelmus Advocatus de Amazia, Comesque Kirchpergi, sibi desponsavit in uxorem spectabilem et generosam dominam dominam Annam de Nogarolis filiam quondam spectabilis et egregii militis domini Antonii de Nogarolis de Verona, habentem dotem duorum milium ducatorum boni auri, et iusti ponderis, donavitque ei titulo Morgengab, propter nuptias, mille ducatos boni auri et iusti ponderis.

27 Lodovico Nogarola Conte morì nel 1554, siccome nota il Maffei col. 171, il quale sembra doversi emendare nella col. 173 ove dice, che Lodovico indirizzò una sua opera a Paolo IV, che fu eletto Papa nel 1555 in maggio. Avrà voluto dire Paolo III, morto nel 1549 e lodato ivi col. 174. – Oratio Ludovici Nogarolae Comitis habita in Concilio

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5. Ludovici Nogarolae Comitis dialogus qui inscribitur Timotheus, sive de Nilo. Venetiis apud Vincentium Valgrisium 1552, in quarto piccolo dalle stampe del Griffio. È dedicato ad Ercole Gonzaga cardinale mantovano. Gl'interlocutori sono il Nogarola, Girolamo Fracastoro, Timoteo Giusto cugino del Nogarola per parte di madre, ed Aamo Fumano. In quest'operetta si loda Bartolommea zia vivente del Nogarola non soltanto perché femina lectissima, ma eziandio perché ab ineunte aetate literarum studiis apprime dedita. Questi due libri si conservano in questa nostra biblioteca bernardiniana.

6. Rex Ferdinandus oratoribus suis Gregorio episcopo de Naystot, sive Neostadio, et Leonardo Comiti de Nogarolis28, sua in instructione commisit, ut Bernardum Clesium ad summi Pontificatus apicem promovere studerent. Nel vol. quarto Monumentorum ecclesiae tridentinae, in serie antistitum all'anno 1534, pag. 182, edt. Trid. 1765.

7. Michel Angelo Mariani nel suo libro intitolato Trento, stampato l'anno 1673 accennando le sepolture singolari di questa chiesa cattedrale pag. 67 scrive: A canto della porta dall'altra parte (cioè alla sinistra degl'ingredienti per la porta maggiore) sta il deposito del Conte Leonardo Nogarola, consiglier del re Ferdianndo, capitano di Trieste e huomo segnalato in molte, grandi ambascierie appresso prencipi. Avrei prima d'ora trascritto l'epitaffio, se non fosse coperto dallo schienale d'un banco grande29.

8. Il sig, marchese Scipione Maffei nella sua Verona illustrata par. 2, col. 173 della stampa in foglio, dice, che il Conte Lodovico tratta di musica, per avergli dimandato il cardinal Madrucci, il qual cantori suavissimi in sua Corte tenea per qual ragione etc. Qui va inteso il cardinale Cristoforo, non il card. Lodovico, benché questo secondo a distinzione del primo siasi costantemente chiamato il Card. Madrucci, e quegli il Card. di Trento. La ragione si cava dalla cronologia.

9. Leonardus Nogarolus de aeternitate mundi, si conserva nella libreria capitolare di s. Vigilio in Trento segnato CF30. Il marchese Maffei col. 97 della citata parte dice, che fu stampato Vicentiae 1480. Il medesimo Leonardo fu cherico veronese, dotore di s. teologia, e protonotario apostolico. Egli compose l'uffizio e la Messa, che recitiamo noi Frati Minori nella festa dell'Immacolata Concezione di Nostra Signora, e venne approvato da Papa Sisto IV con Bolla del 1477, portata dal Waddingo in Annalibus Minorum ad dictum annum n. III, Recami maraviglia, che né il Maffei, né il Biancolini ove trattano del mentovato Leonardo, non abbiano fatta menzione di tal Uffizio. Glielo ho trovato attribuito anche in un antico Breviario pergameno manoscritto, ed in un altro stampato in membrana l'anno 1492, in Venezia da Giovanni Hamman alemano di Landoia, detto Hertzog in 16° nel qual Breviario si dice composto tal uffizio per reverendum patrem dominum Leonardum Nogarolam roboretanum doctorem famosissimum31.

10. Angela Nogarola, di cui nella Biblioteca tirolese, pag. 824, articolo 240. NB. Registro e trascrivo qui queste mie letteruccie per ricordarmi di ciò che ho

scritto, per non replicare etc.

tridentino in divi Stephani celebritate 1545, Venetiis apud Petrum et Ioannem Mariam et Cornelium eorum nepotem de Nicolinis de Sabio. Sumpto vero et requisitione D. Andreae Arivabeni anno 1549, in quarto dedicata al gran Cristofano Madruccio cardinale, vescovo e principe di Trento, di cui potrebbe essere, che una volta ne dessi al pubblico la vita. Così Girol. Tartarotti nella sua Scansia 21 Cinelliana edit. 1733.

28 Leonardus Ludovici frater et Galeotti filius, orator Ferdinandi primi. 29 Va tra gli scrittori ex Maffeio part. 2, col. 174. V. Ill. Vide Tovazzi, Variarun inscriptionum, n. 950. 30 Leonardus Leonardi filius. 31 In altro Breviario francescano stampato in membrana a Venezia l'anno 1478 conservato in Gries.

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13. 1769. Al sig. D. Domenico Todeschini. Pergine. Sono già più anni, che io pure nodrisco desiderio di sapere da chi sia stata

compilata quella storia trentina, che possede il quasi ottuagenario signor don Bartolommeo Ducato, e vien citata come di Anonimo Trentino; ma non ho mai avuto la buona sorte, che resti pienamente appagato. Nell'agosto del 1763, avendo ciò chiesto al predetto sig. Ducato mi rispose, ch'egli la credea feto di don Bartolommeo Tommazzoli suo prozio, morto nel 1729 dopo di essere stato cappellano, segretario, e teologo di non so ora qual vescovo di Gurgg32: in prova di che mi allegò la simiglianza del carattere con quello di parecchie lettere scritte dal lodato suo prozio, che trovai rudimentalista in Trento l'anno 1680. Su di questo non le dico altro, perché non ho mai veduto il manoscritto intero dell'Anonimo33, ed una citazione di esso, ultimamente osservata mi rendono vacillanti le conghietture, che un di fatto avea. Aggiungo a ciò che ho detto nell'ultima mia, che Angela Nogarola fu figlia di Niccolò Nogarola e moglie nel 1425 di Antonio figlio di altro Antonio Conte d'Arco. Tanto trovai notato da Ambrogio Franco. Ella morì avanti suo marito, cioè avanti le calende di maggio del 1447.

Il Quadrio parla delle lettere pubblicate da Ortensio Lando nella sua storia della Valtelina, siccome nota il sig. Betti al fine delle poesie del Conte Niccolò. Tale storia fu letta da me, ma feci motto, che durava fatica nell'acchetarmi alla Critica quadriana accennata dal Betti, perché contraria al sentimento del Conte Mazzucchelli, e perché poco probabile mi sembrava, che il menzionato Lando sia stato provveduto di tanto ardimento, che fosse capace di dar al pubblico una raccolta di lettere sue sotto il nome delle più celebri signore, non già di secoli rimoti, ma del suo tempo. Egli fu noto al Conte Niccolò marito di Giulia, mentre avendogli mandato de' suoi libri, lo ringraziò con undici versi stampati pag. 108. In questo giorno però avendo letto ciò che del medesimo Lando avvisano l'Advocat, e l'Origlia, non provo alcuna difficoltà nel mettermi alla censura del Fontanini e del Quadrio.

Rapporto all'Alpruni ho finora trovato questa sola memoria in Ephemeridibus enditorum Galliae, Ephem. XIII die 27 maii 1680: De contagione viennensi experimentum medicum doctoris Ioannis Baptistae Alpruni augustissimae imperatricis Eleonorae Aulae medici destinati ab excelso regimine pro pestiferorum cura. Pragae 1680.

Giorgio Franco tedesco, scrittore di più opere, avendo evolgato certi dubbi sopra tal Esperimento, sortirono tantosto Responsa Moysis Charasii ad dubia supra Experimentum etc. proposita a doctissimo viro Georgio Franco. Il Charras non è nome finto, ma vero, si scrittore dimorante in Parigi a servizio di quel monarca, e noto per altre opere lodate nelle predette Effemeridi.

Dell'Abmair io nulla sapeva in oggi più di quello, che mi ha favorito vostra signoria M. R. Il signor Perger le potrà somministrare tutti que' lumi, che desidera.

Ho fatto qualche ricerca per aggiugnere al card. Andrea d'Austria un Giorgio pure d'Austria, che fu Proposto Arlebecense, vescovo di Valenza nella Spagna, poi di Bressanone e finalmente di Liegi, dove morì l'anno 1557; ma non avendo quell'opera geografica di Abramo Ortelio, in cui dicesi lodato come testis oculatus di cosa spagnuola, non posso dire se all'Ortelio abbia resa testimonianza in iscritto, oppure in voce. Il latore della presente vuol partire; onde finisco riverendola, e resservandomi

di V. S. molto Ill.e e molto rev.

32 Massimiliano di Thunn seniore. 33 Il sig. segreto erede Pietro Ducati mi ha esibito d'imprestarmelo; ma non ho tempo da farne uso.

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Trento 13 gennaio 1769. Umilissimo divot.mo servidore F. Giangrisostomo.

14. 1769. Al sig. Domenico Todeschini. Pergine. Oh quanta differenza passa tra 'l legger un libro in una stagione, ed il leggerlo in

un'altra. Oggidì soltanto ho fatto conto di due cose spettanti alla Biblioteca tirolese, che già tempo vidi bensì, e per così dire toccai colle mani, ma non pensai di levarle, e porle in disparte. La prima è, che il già lodato Niccolò Avanzini stando in Vienna scrisse un breve sì ma succoso Elogium Ioannis Fabri Ordinis Praedicatorum, episcopi viennensis, mortui anno 1541. Fu stampato da Giorgio Crugerio gesuita nell'opera, che ha per titolo: Sacri pulveres Bohemiae, Pragae 1669, ad diem 12 iunii, e riprodotto dal P. Iacopo Quetif nel To. 2, Scriptorum Ordinis Praedicatorum, pag. III, col. 2. L'altar cosa è, che nel 1521 fiorì spectabilis iurisperitus D. Maximus Gandus civis Rippae, siccome apparisce dal monumento pubblicato nel To, 3 dal P. Bonelli, pag. 300. Ecco pertanto quel Massimo rivano poeta e giureconsulto, di cui confessò nulla sapere il sig. Zaccheria Betti pag. 178 delle poesie del Conte Niccolò.

Lascio qui a V. S. molto illustre e molto rev.da l'investigare se sia stato di cognome Gando anche il di lui nipote Aurelio, di cui le scrissi altra volta, e senza più le bacio riverentemente le sacre mani, e resto

Di V. S. molto illustre e molto rev.da Trento 23 gennaio 1769 Umil.mo obbl.mo servidore F. Giangrisostomo

15. 1769. Ad un parroco della diocesi di Trento34. Adempisco i miei doveri significando a V. S. rev.ma, che la mia povertà è stata

destinata per servirla di predicatore nella prossima Quaresima. Ed assicurandola, che mi sta grandemente a petto il riportar l'aggradimento, e al soddisfazione de' giusti e santi desideri di V. S. rev.ma, niente meno dello spirituale profitto e vantaggio delle anime a Lei commesse, la supplico umilmente, che voglia frattanto porger tutte e due le grazie bramate, e con profondo inchino le bacio la sacra destra.

Di V. S. rev.ma etc.

16. 1769. Al sig. D. Todeschini. Pergine. Vi ringrazio primieramente della grande e buona corona, che mi avete favorito, e

poi dell'umanità. che inverso di me usate, volendo che in avvenire con confidenza da amico vi dia del Voi. La premura che mi fate su di questo punto, e la tema, che il contraffare siavi un argomento di ricusare io il contraccambio, mi fanno ubbidire senza replica. Nello stesso giorno, in cui vi ho spedito l'ultima mia, cominciai a dubitare, se di fatto dovesse leggersi Maximus Gandus, oppure Grandus, avendo trovato nelle Memorie antiche di Rovereto pag. 96, che un Girolamo Grandi di Riva nel 1547 fu podestà di

34 Medeonis. D. Michele Sardagna piovano di Meano.

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Roveredo. Ho imparato bensì dalle carte trentine, che nel 1234 visse D. Otto de Gando, nel 1240 e 1258 D. Trentinus f. q. Othonis de Gando: e nel 1269 dominus Trintinus Gandi syndicus communitatis Trid., ma con tutto ciò mi credo in debito si soscrivermi ai monumenti rivani.

Che Angela Nogarola sia stata figlia di Niccolò, e nel 1425 moglie del Conte Antonio giuniore d'Arco, lo trovai nella notizia delle parentele contratte dalla nobilissima Casa d'Arco scritta di proprio pugno da Ambrogio Franco al fine del noto Codice diplomatico. Che poi sia morta prima del suo marito lo argomento dal vedere, che questi nell'ultimo suo testamento di molti fa menzione, ma non di essa.

Il vero motivo, che spinse Gasparo Scioppio a scrivere contra de' Gesuiti non mi è noto, né in oggi so dove pescarlo. Questo sì mi consta, che perfino questo titolo Lyceum Patavinum S. J. diede nel naso ai professori secolari di Padova, e si tirò addosso de' decreti35.

Il metter in testa alla storia letteraria del Tirolo una descrizione della medesima Provincia, non crederei che potesse venir disapprovato, ma che anzi renderebbe più aggradevole e preziosa l'opera. Così appunto ha fatto il P. Giacopo Echard, il quale ha premesso alla Biblioteca del suo Ordine domenicano una breve notizia delle Provincie, de' conventi, de' Capitoli generali, de' vescovi, Maestri generali, Maestri del sacro Palazzo ecc. del medesimo Instituto. Il farla di pianta non costerebbe poco, spezialmente a voi, che siete in altro più che abbastanza occupato. Il trovarne una già allestita, che sia insieme compendiosa e atta a far onore alla nazione, sarà forse malagevole troppo. Io non ne tengo alcuna; so però che Antonio Roschmann ha stampato in 8° ed in lingua tedesca Brevem descriptionem comitatus tirolensis. Il Conte Massimiliano di Mohr Topographiam Tirolensem. Martino Zeillero Suevo Topographiam Tirolis, Matteo Meriani detto anche Mariani, Descriptionem comitatus tirolensis. Sebastiano Luschier Descriptionem Tirolis, che è inedita. Mattia Burglechner Descrizione più esatta della Contea del Tirolo, in lingua germanica, che sta manoscritta nella Prepositura di s. Michel adigino. Diego da Lequile nostro Riformato Relationem praecipuarum curiositatum comitatus ac Provinciae tirolensis ad Franciscum Lauretanum nobilem ven. in lingua italiana. Michel Angelo Mariani Relazione del Tirolo scritta in Trento prima del 1668. Questa più volte citata dal suo autore e penso che si conservi nella libreria pubblica di Roveredo già de' signori fratelli Tartarotti, essendo da questi allegata come inedita nelle Memorie antiche, pag. 74.

Starò attento perché con prima opportunità vadano al loro destino le due inchiusemi, e sono

Trento 31 gennaio 1769 Servidore infimo F. Crisostomo.

17. 1769. Al sig. D. Todeschini. Pergine. Non solamente oggidì, ma eziandio quando ebbi a rispondervi l'altra volta intorno a

Gasparo Scioppio, fu da me con ogni attenzione consultato il gran Dizionario del Moreri, che abbiamo di stampa francese, quantunque però parli a lungo del mentovato

35 Il P. Alberto Alberti di Trento Gesuita nelle sue Generales Vindiciae stampate nel 1649 va investigando il

perché lo Scioppio abbia scritto contra le scuole de' Gesuiti. Legga il cap. 8 che ha questo titolo:Tam immanis odii scioppiani in Iesuitas caussae enumerantur.

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critico, ed avvisi, che ha scritto molti libri contra de' Laioliti36, vi replico che non fa cenno alcuno della cagion precisa, da cui fu mosso a scriverli.

I signori Gandini di questa città sono così chiamati dal volgo, non già perché succeduti agli antichi Gandi, ma perché venuti da Gandino, luogo notabile del Bergamasco. Questo è certissimo37.

Per compiacervi ho di nuovo scartabellato da capo a fondo il tomo dell'Alberti, che s'intitola Paradoxa, ed ho notato, che ben sedici volte almen cita la sua Trutina, usando queste frasi: pag. 12 doceo praevalide in mea Trutina opinionum moralium par. 1, cap.6 et seqq. pag 89; quos singillatim refero in mea Trutina opinionum moralium par. 3, cap. 7, § 3, num. 58, pag. 274; ut in mea Opinionum Trutina par. 1, cap. 10 et 12 ostendo. Che poi l'abbia pubblicata poco prima de' Paradossi, lo ricavai dalla pag. 372 ove dice: ne quis abusus fucum veritati facere, lectoribus minus oculatis imponere deinceps possit, integra Trutina moralium opinionum recens ex destinato elucubrata, haud segniter, ni fallor, prospexi.

Cosa notabile mi sembra ciò, che il medesimo Alberti dice nella prefazione ai menzionati Paradossi. Eccolo: Huiusmodi Paradoxa quadrimesti dumtaxat labore, non amplius, horis subsecivis a me concinnata sunt. Questo mi reca maraviglia e stupore, perché il numero degli autori antichi e recenti, che vi trovo citati, non è scarso. Sebbene dalla pag. 286, disput. 2, cap. 2, § 2, num XXI e segg. imparo, che qualche tempo prima egli avea scritto Disputationem de mulieribus, quae Mediolani nudo pectore in praesentia incedunt, la quale manoscritta fu mandata in giro, esaminata, lodata, e sottoscritta in Roma, in Milano, ed in Piacenza. Volete parte delle precise parole dell'autore? Vi compiaccio anche in questo ben volentieri: Egli cit. n. XXI così favella: Praeter doctorum monumenta, quae evolvi, viventibus quoque theologis, per multis hanc meam lucubrationem examinandam, censendamque praebui. Et quidem ante, quam haec de ornatu paradoxa superiore disputatione explicata conflassem, nullamque in cogitationem de iis scribendis venissem, brevem ego disceptationem de inusitata mulieris pectoria nuditate festinato adornavi, quum dissimulato, suppressoque meo nomine, et commentitio Synceri Liberi de industria adscito, plerisque theologis, quorum nonnullis adhuc de facie ignotus sum, porrigendam, atque ab illis excuutiendam, curavi, simulque opusculo hanc praefationulam, quam hic totidem verbis modo subiicio praefixi. Al fine poi del n. XXIII dice: animum deinde appuli ad haec paradoxa fabricanda, in quorum secundam disputationem conieci ego totam illam de insolita muliebris pectoris nuditate tractatiunculam.

Nello scorrere i più volte lodati Paradossi ho acquistato un'altra buona notizia, voglio dire, che il nostro Alberti fu discepolo di Francesco Piccolomini. Di lui così fa menzione l'Alberti pag. 82: Egregie animadvertit Franciscus Piccolomineus vir doctissimus, et olim theologiae professor Romae, ac magister meus, in tractatu de Poenit. ec. Francesco Piccolomini siccome scrive l'Origlia verbo Piccolomini, fu Generale della Compagnia nel 1644 e morì nel 1651, diverso perciò da latro Francesco Piccolomini morto nel 1604, dopo aver insegnato stampato molto.

La lettera scritta alla venerabile Madre Giovanna Maria di Roveredo, che desiderante, fu stampata al fine del libro intitolato: Tridentina beatificationis et canonizationis Ven. Servae Dei Sor. Ioannae Mariae a Cruce, Romae 1705. Ella è conceputa in questi termini: Lo Spirito Santo riempia il vostro cuore. Amen. Li vostri scritti da me sono stati, come scrissi, gettai nel fuoco, hora aggiungo, che questo fuoco

36 Gesuiti. 37 Gandin Zambaiti fatto cittadino 1617. Iseppo Gandino fatto cittadino 1633.

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non gli ha consumati, perché essendo stati nell'ardente costato di Christo per provare lo spirito vostro depositati, l'amore divino gli ha intieri conservati. Ve ne rimando dunque in parte, e vi dico, come vi disse il Padre Eufemio, che per ubbidienza attendiate a scrivere le gratie, che vi fa Christo nostro Signore, e 'l resto di vostra vita. Da questo modo mio di proceder potrete vedere, che ho qualche cura dell'anima vostra ecc. Christo vostro sposo possegga totalmente il vostro cuore ecc. Trento a dì due gennaro 1636.

Servo indegno nel Signore Alberto Alberti della C. di G. Quel come scrissi fa testimonianza di altra o altre lettere, che io non ho mai veduto.

State sicuro del caso seguito in Roma, ed il ciel vi prosperi. Trento 16 febbraio 1769. Cornelius a Lapide vir religiosissimus et sapientissimus, olim meus in divinis

Scripturis magister in Romano Collegio. Così l'Alberti in Paradoxis pag. 354.

18. 1769. Al sig. Todeschini. Pergine. Malgrado il tener ancor legata la destra per cagione di un salasso, e molto più l'aver

un occhio lagrimante per una flussione sovraggiuntami, con tutta la prontezza vi rispondo, e vi mando quello che bramate. Il Zaccheria dunque in una sua lettera sopra alcuni manoscritti milanesi indirizzata al sig. abate Antonio Rivautella li 7 novembre 1747, stampata prima nella Raccolta calogeriana e poi ristampata nel vol. I de' suoi Viaggi letterari (Excursuum litterariorum per Italiam) in Bassano, colla data di Venezia presso il Remondini l'an. 1754, così scrive pag. 132, cit. Excurs.: In Brera sono sette tomi sul Probabile del P. nostro Alberto de Albertis, celebre per molti libri dati in luce, con questo titolo: Lucubratio theologica scholastica moralis et canonica, de recta operandi regula ad evitandam culpam omnino necessaria necnon de efficaci ratione compescendi effraenatam opinandi licentiam. Buono per questo Gesuita, che dalla morte sorpreso non ha potuto stampare questi tomi! altrimenti il recente Storico del probabilismo38 lo avrebbe con tanti altri Gesuiti preso a segnale delle sue focose declamazioni, e trasportate invettive. – Nulla più dice qui dell'Alberti. Ne riparla nel vol. 8 della Storia letteraria d'Italia stampato in Bassano dal Remondini, con la data di Modena l'an. 1755, pag. 221, dove riferisce gli scrittori lodati dal Conte Giammaria Mazzucchelli nel vol. primo delle Notizie storiche. Ecco tutto il testo: Alberti Alberto Gesuita (pag. 299). Nella citata lettera inserita negli Opuscoli calogeriani, e ristampata ne' miei Viaggi (p. 132) parlo dell'opera Lucubratio theologica etc. esistente in sette tomi in 4° nella libreria di Brera in Milano. Questo è l'originale lasciato dall'autore perché si stampasse. – Quando vi mandai le mie povere note al Saggio del Tartarotti mi restò inavvertitamente nella penna questa seconda citazione. Ora ho piacere d'averla supplita, e così di aver appieno soddisfatta la vostra lodevole diligenza. Non ho risposto alla vostra penultima, perché non mi è noto dove si possano trovare queì libri che desiderate di consultare. Tengo delle faccende tanto premurose, che non posso attendere a storie. A voi dunque le lascio tutte, e resto

Trento 9 aprile 1769 Dev.mo servo F. Giangrisostomo.

38 Cioè il P. Daniello Concina Domenicano.

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19. 1769. Al P. Daniele di Cavalese nuovo Ministro Provinciale. A Roveredo. Nell'atto, che assicuro la Paternità Vostra Molto Rev.da del mio rispetto al di Lei

comando circa il trattenermi qui alquanto per motivo accennatomi, le fo il più vivo ringraziamento, che posso, e per avermi esentato dall'antico mio noiosissimo impiego39, e per avermi grandemente consolato coll'accettazione di mio fratello Domenico all'Ordine. Di siffatte singolari carità e grazie non mi dimenticherò giammai, e quindi sarò sempre quel desso, che congratulandomi di tutto cuore con la P. V. M. Rev.da, per la nuova dignità meritamente conferitale, e supplicandola genuflesso della sua paterna benedizione, acciocché possa dar buon principio ad un nuovo tenore di vita, mi professo

Di Vostra Paternità Molto Reverenda Trento s. Bernardino 4 maggio 1769 Umil.mo obbl.mo servidore e suddito F. Giangrisostomo da Volano.

20. 1769. Al P. Giuseppe Maria da Roveredo, Custode ed ex Provinciale. A Roveredo. Crederei di peccar bruttamente contra un mio preciso dovere, se trascurassi di

ringraziare la P. V. M. Rev.da de' favori ultimamente compartitimi. Vivissime grazie le rendo adunque, per aver cooperato (di che punto non dubito) ed alla mia liberazione dal noto impiego40, ed all'accettazione di mio fratello alla santa Religione. Non mai mi dimenticherò di così segnalate carità, e mi mostrerò sempre quel desso, che pregandola umilmente di raccomandarmi al Signore, acciocché mi conceda la bramata costanza nel nuovo tenor di vita, che voglio, e credo mio dovere d'imprendere, le bacio riverentemente la sagra desta, e mi dico di V. P. M. R. Trento s. Bernardino 4 maggio 1769

Umil.mo, obbl.mo dev.mo servo F. Giangrisostomo da Volano.

21. 1767. Al P. Francescantonio Tauro da Feltre Ministro Provinciale de' Minori Riformati. A

Venezia. Non avendo noi altro che fare in queste parti, per essersi già terminata la stampa del

noto Prodromo41, rendiamo avvisata la P. V. M. R., che lunedì prossimo c'istraderemo di ritorno verso Trento. Siccome poi in tutto 'l tempo non breve che ci è convenuto soggiornare in questa santa Provincia ed alla P. V. M. R. ed a' suoi religiosissimi sudditi abbiam recato molto disturbo ed incomodo, e con tutto ciò fummo trattati con carità e bontà non ordinaria; così le chiediamo perdono e compatimento per l'una parte, e per l'altra le rendiamo infinite grazie, protestando che de' ricevuti benefizi mai non ci dimenticheremo, e lasciando su di ciò il di più al nostro P. M. R. Benedetto. Per fine genuflessi divotamente supplichiamo la P. V. M. R. della sua santa benedizione, e con tutto il rispetto ed ossequio ci professiamo

Di V. P. M. R. Bassano 13 agosto 1767 Umil.mi, obbl.mi, osserv.mi servi F. Giangrisostomo di Volano

39 Di assistere al P. Bonelli nell'edizione delle opere di s. Buonaventura. 40 L'impiego di aiutante letterario del P. Benedetto Bonelli. 41 Prodromus ad opera omnia Sancti Bonaventurae.

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F. Floriano di Trento.

22. 1767. Al P. Antonio da Fondo Ministro provinciale. Trento. Riconosco mio dovere il ringraziar, come fo colla presente, la P. V. M. R. del

benignissimo suo rescritto intorno allo star qui meco il P. Floriano. Con tal occasione poi le fo sapere, che necessaria onninamente si è l'assistenza nostra alla stampa, sì per esser in tempo di emendare gli sbagli scorsi nella copia manoscritta fatta in fretta, sì ancora perché la stampa sortisca meglio distesa, di buoni fregi adorna, e colle convenienti mutazioni di caratteri. Quel che sarà in rapporto agli altri volumi, che seguiranno, io neppure lo so. Dico bene, che al conterò come una grazia speciale se ritornato in Provincia nostra, entro i confini della medesima potrò restarmene per tutti gli anni di vita, che da Dio mi verran donati. E frattanto ringraziandola nuovamente, la prego genuflesso della sua paterna benedizione, anche a nome del P. Floriano, e mi professo

Di V.P.M.R. Bassano s. Bonaventura 10 giugno 1767 Umil.mo, ubbidient.mo, obbl.mo servo e suddito F. Giangrisostomo da Volano.

23. 1767. Al medesimo. Trento. Finalmente con nostro gran contento ieri sera siamo ritornati, ed arrivati a questo

primo convento della dilettissima nostra madre Provincia. Qui, supponendo, che non sarà contraria la P. V. M. R. ci prendiamo la libertà di riposare ancor un, o l'altro giorno, con intenzione di poi proseguire il viaggio, e di portarci ai conventi di nostra collocazione. Frattanto le baciamo genuflessi la sagra destra, e supplicandola della paterna sua benedizione, restiamo pronti a suoi rispettabilissimi comandi.

Di V.P.R. Borgo, s. Francesco 21 agosto 1767. Umil.mi, ubbid.mi, obbl.mi sudditi e servi F., Giangrisotomo da Volano F. Floriano da Trento.

24. 1769. Al P. Domenico Niccolò d'Ala in Arco. Essendo stato ragguagliato da cotesto P. Maestro (cui fo riverenza) che la

P.V.M.R., secondo il mio desiderio, significato già tempo al M.R.P. Ministro, si prenderà la briga di esaminare e correggere il mio Direttorio monastico, lo spedisco in questo stesso giorno al P. letterario42 di Trento, affinché poi colla maggiore celerità possibile, e con sicurezza lo trasmetta a Lei. Molto mi ha costato, perché scarseggiando assaissimo di tempo, mi è convenuto in questo e nell'antecedente mese privarmi di tutto il riposo del dopo Mattutino in molte notti. Quindi non sarà maraviglia se lavorato avendo cogli occhi sonnacchiosi, e con la testa fiacca, molti sbagli avrò commesso. Per carità dunque supplisca la P. V. M. R. nella cui pazienza, e diligenza mi riposo. Favorirà poi di rimandarlo al suddetto P. letterario, cui scrivo, e 'l favore sarà tanto più gradito, quanto più prestamente fatto; imperciocché l'anno sene va frettoloso verso il suo fine.

42 Addetto alla stesure delle lettere.

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Con questa occasione raccomando alla di Lei carità e bontà il mio fratello novizio43, e col solito dovuto rispetto le bacio la sagra destra, protestandomi

Di V. P.M. R. Cles 8 settembre 1769 Umil.mo, obbl.mo divot.mo servo F. Giangrisostomo.

25. 1762. Al P. Benedetto da Cavalese. Trento. Mi congratulo con la P: V. M.R. per l'onore, che meritamente le vien fatto dal

rev.mo Padre Generale; ma nello stesso tempo la prego quanto mai posso di volermi avere scusato, se ingenuamente le dico, che non mi trovo in grado di ubbidirla in rapporto alla richiesta mia qualunque assistenza e servitù, non solamente per li già noti motivi, ma eziandio perché provando da qualche tempo molta debolezza nel petto, mi sento obbligato ad astenermi da quelle fatiche ed occupazioni, che potrebbero accrescerla, come al certo si è lo scriver assiduo, con evidente con pericolo di render la mia salute ancora più cagionevole, e fors'anche di perderla affatto. Siccome so, che la P. V.P.M.R. per sua mera bontà mi vuol bene assai, così voglio sperare, che riceverà senza restarne offesa questa mia tutta sincera risposta, e che ciò nulla ostante non isdegnerà, come la prego umilmente, di riguardarmi anche per l'avvenire, con quell'occhio benigno di prima, mentre anch'io, sebben da nulla, sarò in ogn'altro incontro quel desso, che baciandole con profondo inchino le sacre mani, mi do l'onore di riprofessarmi

Di V.P.M.R. Metz44 18 novembre 1762. Umil.mo, obbl.mo, divot.mo servo nel Signore F. C. C. da Volano.

26. 1763. Al medesimo. Trento. Dal P. Ignazio di Trento vennemi notificata la premura grande, che ha la P.V.M.R.

degl'indici del suo tomo terzo. Le fo dunque sapere, che avendoli lasciti a Metz insieme con le altre mie coserelle, non posso ultimarli, né trasmetterglieli finattanto che non mi vengano mandati: ciò che spero avverrà al ritorno del Terziario latore della presente. Allora procurerò di far il possibile per servirla con tutta celerità. Sebbene io penso, che frattanto potrebbe dar principio alla stampa del tomo quarto, e poi con comodo ripigliar e terminar guella del terzo.

Il medesimo P. Ignazio m'insinuò pure, che la V.P.M.R. mi vuole assolutamente presso di sé, malgrado tutte le opposizioni, che siccome altronde intesi, le vennero fatte dal venerabile diffinitorio. A tal inaspettata nuova restai grandemente sorpreso, perché tuttavia sussistono que' motivi, che mi spinsero a scostarmi da Lei un'altra volta. Cui si è aggiunto, che sebbene uso ogni circospezion nel parlare per non toccar cosa, che abbia relazione agli studi di Lei; ad ogni modo sovente non solo da Religiosi, ma eziandio da secolari mi conviene sofferire ciò che pur non vorrei. E quindi presentemente non so qual risposta recarle. Tanto più, che non mi è palese di certo, qual sia l'impiego, che addossarmi pretende.

Se ben mi ricordo nel catalogo de' vescovi ella nota, che per l'eletto Arciduca Sigismondo Francesco amministrarono il principato di Trento un Conte di Lodron, ed un Conte di Künigsegg. Il Padre Bonaventura Conero ce ne suggerisce un altro, poiché

43 Fra Massimo. 44 Mezzolombardo.

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nell'anno 1660 stampò Bolsani in officina Archiduc. un suo libricciuolo col titolo Elenchus encomiorum de Ioanne Scoto etc. e lo dedicò Ill.mo et R.mo D.D. Iosepho Ghelf ecclesiae cathedralis tridentinae meritissimo decano, imperialis principatus trident. amministratori prudentissimo, viro sanguine praenobili et meritis nobilissimo. Approvò tal libro uti deputatus ab ill.mo et R.mo Ordinario tridentino, Iacobus de Albertis ss. Theologiae baccalaureus, I.U.D., canonicus Curiensis45, et plebanus Bulzani, il quale protesta d'avere studiato nell'università di Padova sotto il sottilissimo scotista e teologo della rep. veneta il P. Matteo Ferchio Veglense.

Vorrei, che siccome la P.V.M.R. si scosta dal volgo nel chiamare Anaunia la Valle di Non, così anche facesse nello scrivere Randena e non già Rendena. L'Anania in vece dell'Anaunia, come ella m'insegna, ha fondamento nelle carte antiche, non così però il Rendena. Di questo ardisco avvertirla, perché qualche tartarottista non abbia un nuovo motivo di taccolare. Per fine le bacio riverentemente le sacre mani e resto. Cles 19 giugno 1763.

27. 1763.

Al P. Giuseppe Maria da Roveredo Ministro Provinciale. A Borgo Valsugana. Per non mancare a' miei doveri rendo ragguagliata la P.V.M.R., che nello scorso

sabbato46 fui qui a pranzo, e che non potei arrivarci prima, perché soltanto nella tarda sera del dì 21 dal P. Ubaldo di Vermiglio vennemi recata la da me totalmente inaspettata ubbidienza: ed anche perché sul viaggio venni impedito dalla pioggia. Mi spiace di non esser arrivato a tempo di poter baciare la mano alla P.V.M.R. ed intendere anche da Lei quel di più, che nell'ubbidienza mi promette; con la qual occasione avrei avuto contento di sincerarla in voce, che io non ho avuto parte alcuna nel già noto impegno, e che coll'avere finalmente acconsentito intendo fare la sola volontà di Dio. Ma se ella ha per me qualche comando me lo insinui, che lo riceverò con quella stessa venerazione, con cui pregandola genuflesso della sua paterna benedizione mi professo

Di V.P.M.R. Trento 28 giugno 1763. Umil.mo, ubbid.o suddito F. Giangrisostomo da Volano. L'obbedienza fu di assistere al Padre Benedetto Bonelli nell'edizione di s.

Bonaventura.

28. 1769. Al P. Girolamo da Trento. Melombardo. Assai obbligato mi professo alla P.V.M.R. per le molte notizie letterarie, che si è

compiaciuta di communicarmi. Quella, che risguarda il P. Giulio de' Turrati detti Forneri, mi riesce graditissima, perché così ho un nuovo motivo di far menzione dell'oscura mia patria. Dissi un nuovo motivo, atteso che già teneva qualche cosa del vivente medico Francesco Gioseffi, ed ho registrato più cose intorno ad Andrea Volani calvinista del 1570, sebbene per certo non mi costo quale stata sia la di lui patria. Ho attaccato a questo un Gio. Martino di Volano, quantunque abbia delle ragioni per crederlo spagnuolo. Nel fascio poi de' poeti volanti, voglio dire di quelli, che hanno dato alle stampe più fogli volanti di sonetti da sé composti, dietro all'esempio del Maffei, e del Biancolini, fo entrare mio zio D. Aldrighetto curato di Villazzano. Che il signor professore Carlo Martini debba riferirsi tra gli scrittori tirolesi non occorre neppur

45 Di Coira. 46 25 iunii.

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dubitare, essendo nato nell'Anaunia, e stando in Vienna soltanto a causa del suo impiego. Anche il barone Andrea Madruzzi può mettersi tra' detti scrittori, giacché è nato egli pure qui in Cles47. Altrettanto io penso eziandio del P. Ambrogio Bosini da Predazzo nostro Riformato viennese. Se l'aver fissato altrove il loro domicilio ci vietasse il porli nella Biblioteca Tirolese, lo stesso praticar si dovrebbe anche rapporto all'Aconzio, al cardinale Ugone Bianco, ed al Bernareggio, i quali per altro sono nella Tavola del Tartarotti.

Io non distinguo il dottor Giuseppe Domenico Nocher del 1717 dal vecchio vivente già Pretore di Roveredo. Il sig. arciprete Lutti non ha stampato il suo scritto in favore del probabilismo, per sua buona sorte: ha però dato alle stampe un altro suo libricciuolo spirituale poetico. Da monsignor Passi ci fu regalata la Lettera dell'abate N. in proposito della privativa del titolo di primogenito della Chiesa attribuito al re di Francia, e ci disse, ch'egli ha avuto mano in essa, indicando, che il principale autore fu un latro.

Quell'Agostino Pozzi, che dalla P.V.M.R. vien detto da Ala di Trento, e da Giacopo Tartarotti da Trento, dal marchese Maffei nella Verona illustrata è rammentato come scrittore veronese, ingannato in ciò, siccome io mi lusingo, dal fiorire in Verona la nobil famiglia Pozzi. Un altro scrittore ci leva il medesimo marchese, chiamando Bresciano quell'Ognibene Ferrari medico, che nella di Lei Tavola trovo notato da Riva. Nel 1640 visse Francesco Cosmi roveretano Gesuita; ed osservo presso il lodato Maffei uno scrittore Francesco Cosmi canonico, lettore in Trento in materia de contractibus. Quel titolo di canonico mi dà fastidio. Per altro pronunzierei, che questo ancora appartenesse a noi.

Al Grammatica Gesuita starà ben accoppiato il Grammatica legista per le difese stampate dallo sgraziato Tapparelli, che ho sentito lodare come molto forti, ed eleganti, senza però sapere il nome dell'Avvocato. Vado cercando se sia stato tirolese quel David Thoner, che fu proibito da Roma innanzi al 1595, ma non lo trovo, sebbene mi son incontrato in un Thoner medico scrittore lodato dal Weinhart. Siccome nella Biblioteca francescana universale si notano quegli scrittori, che sono stati Terziari nostri secolari, così io quando so che certi tirolesi sono stati tali, l'avviso. Così ho fatto coll'Aste di Roveredo, e con Luca di Segno. Forse sarà stato tale anche il vescovo principe Spaur, e qualche altro principe nostro. Il Gesuita Bonelli, che prima fu nostro candidato, ha fatto ritorno a sua Casa48. Oggidì avrà tenuto il suo Capitolo provinciale il nostro P. Gioacchino da Pressano. L'ora è tarda, debbo andar a sacco per poter poi con prontezza levarmi al Mattutino, e però con la mia solita riverenza e raccomandazione finisco e resto. Cles 17 settembre 1769.

29. 1769.

Al P. Benedetto da Cavalese. A Trento. Benché verissimo sia, che il promettere non è attenere, e che non di rado l'uno

dall'altro assai lontano alberga: io ad ogni modo posso assicurare la P.V.M.R. che ora, sbrigato finalmente con mio più che grande incomodo e travaglio dall'impegno dell'Ordinario, sto lavorando per Lei, ed allestendo la bramata copia del sermone de Seminante. Son certo, che in questo non imiterò la sveltezza, e la celerità del P. Giustino; impegnando però tutti que' pezzetti di tempo, che dagli obblighi della vita

47 Non nato in Cles, ma da un clesiano Madruzio. 48 Ignazio Bonelli figlio di Bonifacio Bonelli e di Chiara Riccabona di Cavalese. Fu cacciato, ossia licenziato.

Ora 1781 sta in Vienna ripetitore giurista, e pensa di pigliare il dottorato.

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monastica (cui non voglio deliberatamente mancare in niuna parte) mi verranno donati, spero, che soddisfarò alle premure della P.V.M.R., e non le darò altro motivo di replicarmele49.

Godo, che il moderno Papa le sia favorevole, e che dimostri non meno per san Bonaventura, che per altri, quello spirito, di cui fu investito il di lui sempre memorabile antecessore e confratello Sisto quinto. Iddio lo conservi lungo tempo e in vita, e ne' suoi buoni proponimenti. Godo altresì, che il P. T. Francescantonio sia per darle mano ed aiuto.

Con questa occasione penso bene di parteciparle due scoperte notabili da me fatte ultimamente, giacché una risguarda s. Bonaventura, e l'altra l'Istoria trentina. La prima è, che l'orazione del Breviario nostro nella festa di detto Santo un dì fu comune a tutti i dottori, siccome imparai da un prezioso Breviario stampato in Venezia dai Giunti nel 1559 per uso della diocesi di Trento, non che de' Francescani e degli Agostiniani della medesima città. Non occorre adunque far altro caso sul titolo, che in essa orazione gli vien dato, di Dottore mirabile. L'altra poi, è che il decreto di Alessandro sesto rapporto al festeggiare il giorno di s. Agostino come si costuma co' giorni de' Santi Appostoli, ed Evangelisti, sortì nel 1493 ad istanza del reverendo Padre Maestro Paolo di Trento Eremitano; il quale in oltre fece le spese della Bolla, che dicesi riposta nell'archivio trentino di s. Marco. Che l'accennato Religioso sia stato un soggetto ragguardevole tra' suoi, parmi di poterlo giustamente arguire anche dal vedere, che nel breve elogio tessuto da un contemporaneo a fra Niccolò dalle Scodelle di Trento lettore Agostiniano morto nel 1488; si nota, che ad Ordinem inter alios recepit reverendum magistrum Paulum tridentinum. Anche questa notizia di s. Agostino contiensi nel mentovato Breviario trentino: da cui vengo pure ammaestrato per non credere tanto antichi que' codici manoscritti, che hanno Salve Regina misericordiae, senza il Mater, perché in esso inviensi la medesima antifona senza il detto epiteto di Mater50.

Qui finisco rinnovandole il mio antico profondo rispetto, non che le mie promesse, e raccomandandomi caldamente in precibus, col bacio delle sacre mani mi dico. Cles 20 settembre 1769.

Di V.P.M.R. Umil.mo, obbl.mo servo F. Giangrisostomo.

30. 1769. Al P. Andrea da Prezzo Riformato. Trento. Di lancio, e rotondamente, senza perder tempo in parole nulla o poco meno

significanti, rispondo alla da voi propostami quistione dicendo, che nella Messa da morto eziandio consecrarsi possono delle particole con intenzione i poi metterle nel tabernacolo, e conservarle, appunto come nella Messa da vivo si costuma. Egli è bensì vero, che non ho trovato ancora chi tratti in terminis siffatta quistione, benché letto abbia, che consultato a bella posta quatto autori rubricisti, voglio dire il nostro P. Ippolito, il Padre abate Cesare Benvenuti, il P. Cavalieri, ed il papa Benedetto XIV. Tuttavolta però mi lusingo di non essermi punto ingannato, e dilungato dal vero, risolvendola coll'argomento per altro molto forte ed apprezzato, che a maiori ad minus viene comunemente appellato. Conciosiacosacché niuno mi negherà, o porrà in dubbio, che il distribuire intra Missam defunctorum le particole già da altri consecrate, e nel tabernacolo riposte, sia molto più, che il solo riporle nel tabernacolo intra eamdem

49 Ho finito di scriverlo nella notte vegnendo il dì 17 ottobre. 50 Mater fu aggiunta da s. Pio quinto.

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Missam. Il primo non è vietato, ma permesso. Dunque neanche il secondo sarà vietato, ma sì bene permesso. La conseguenza non ammette replica. Vuolsi la prova della minore? Eccola. Benedetto XIV nella sua eccellente opera de Sacrificio Missae, che ha scritto da cardinale, e ritoccato da Papa, dopo d'aver addotto delle ragioni provanti, che potest ministrari adstantibus Eucharistia in Missis defunctorum, così dice Lib. 3, cap. 18, § 12. Concludendum est, posse in Missis defunctorum Eucharistiam, sive in eadem, sive in alia Missa consecratam, distribui, dummodo id nec fiat ante sacerdotis communionem. Questo poco voglio supplire, che basterà sì per levar dalla vostra mente quel dubbio, che vi ha creato il rev.mo abate di Margone51, come pure per assicurarvi, che sebbene absens corpore, non trascuro di compiacervi quando posso, ed in quello che posso. Continuate ad amarmi, che io pure sarò sempre quel desso che salutandovi cordialmente col P. Attanasio, mi soscrivo. Cles 28 settembre 1769. Vostro amico vero

F. Gio. Criso. Veggasi sotto To. 2, epist. 249.

31. 1769. Al P. Daniele da Cavalese Ministro Provinciale. Borgo. In uno stesso giorno mi sono stati recati ed il venerabile foglio di S.P.M.R. ed il

mio Direttorio manoscritto ritornato da Arco. Tutti e due mi scapitarono inaspettati, massimamente il primo; essendo vissuto fino al ricevimento del medesimo con fondata speranza di non venir così presto rimandato a Trento. Ciò nulla ostante farò l'ubbidienza, e la farò non solamente rapporto al calar a Trento; ma eziandio rapporto alle condizioni delle stampe da P.V.M.R. prescrittemi. Desidero di trovar in tempo le necessarie copie de' nuovi decreti appostolici, che riguardano i Santi Copertino, Calasanzio, e Miano, con gli Uffizi loro, e genuflesso pregandola della sua paterna benedizione le bacio la sagra destra, e mi dico

Di V.P.M.R. Cles 11 ottobre 1769 Umil.mo, ubbid.mo servo e suddito F. Giangrisostomo.

32. 1769. Al P. letterario di s. Bernardino. Trento. Tenendo io espresso inaspettato comandamento di portarmi costà per assistere alla

stampa del Direttorio e delle nuovamente accordate lezioni, però V. P. che senza indugio si abbocchi col sig. Monauni, e chiestogli il preciso tempo, in cui potrà dar principio a tale stampa, me lo notifichi. Prima però l'avverta, che non potendo io star molto tempo lungi da questo mio amato ritiro, converrà, che l'anzidetta stampa venga fatta con celerità, e di seguito. Gli aggiunga esser mio desiderio, che si cominci presto, atteso che non vorrei viaggiare nel crudo ghiaccioso dicembre. Abbiami per compatito dell'incomodo, che le arreco, e riverendola mi soscrivo. Cles 11 ottobre 1769.

Div.mo servo in Cristo F. Giangrisostomo.

33. 1769. Al P. Camillo da Trento Riformato. Trento.

51 Giuseppe Lupi.

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Così è. Se voglio far qualche cosetta debbo strapazzare le notti, e rubare del tempo agli occhi. In questa stessa notte non son andato a dormire dopo il Mattutino per terminare finalmente la copia della pergamena da voi mandatami52. Oggidì ve la destino di ritorno insieme con la detta copia, che non mi è riuscita perfetta e compiuta, perché il carattere ha molto dell'Ebraico. Il notaio, che si chiamò dalla Berlina, sarebbe stato meglio attaccato a quel supplicio, che seduto al tavolino scrittorio. Sul bel principio è stato negligente, ommesso avendo il giorno del mese, quello della settimana, e l'indizione, cose allora pure usate. Il septimo va attaccato al decimo, altrimenti io non troverei luogo pel Cipolla nel mio Catalogo de' Pretori trentini. Ho fatto quanto mi fu possibile, e desidero che la mia fatica riesca d'aggradimento al P.M.R. ed a voi auguro un buon capo d'anno, e resto.

Cles l'ultimo del 1769.

34. 1770. Al P. Pietro Cristoforo da Roveredo segretario provinciale. Trento. Fo sapere alla P.V.R., che in questo stesso giorno mi è stato recato il di Lei riverito

foglio, con le occhiuse stampette. Dimani comincierò a trascriverle, ed ordinarle per la ristampa in quella forma, che si desiderano, e poi le indirizzerò a cotesto P. L. Evangelista. Se a santa Giovanna Francesca di Chantal dai nostri Padri di Roma non fosse stato assegnato il dodicesimo giorno di settembre, io persuaso dal P. Cavalieri, dove tratta di un somigliantissimo caso, To. 1, pag. 219, alla Chiesa universale uniformandomi, l'avrei fissata nel 21 di agosto, e nel 12 di settembre avrei messo s. Giacinto. La prego de' miei più rispettosi ossequi al P.M.R., e a Lei riverentemente m'inchino. Cles il primo del 1770.

Di V.P.R. cui rimando la lettera di Curia. Umil.mo, obbl.mo, div.mo servo F. Giovanni Crisostonmo da Volano.

35. 1770. Al P. Benedetto Bonelli da Cavalese. Trento. Fo eco alla P.V.M.R. col replicar anch'io di tutto cuore Deo gratias per il Breve

assai onorifico e significante,mandatole dal Sommo Pontefice Clemente XIV, e le rendo grazie dell'attenzione, che ha avuto di parteciparmelo. La lettera mi è stata presentata in tempo di comune rasura, e così ebbi 'l contento grande di leggerla, e rileggerla pubblicamente, con giubilo e consolazione de' Religiosi, nominatamente de' Padri Alessandro, e lettore Lattanzio. Animo dunque P.M.R. frattanto che gira vento favorevole; ma guardi bene, che gli stampatori di nuovo non lo tirino in noiosi labirinti. Se per mezzo del Padre Cammillo, oppure di qualche Padre studente mi facesse tener copia del lodato Breve, io lo ricorderei nel mio qualunque siasi catalogo degli scrittori vigiliani, e ad perpetuam rei memoriam tutto intero lo farei trascrivere dal Padre Vigilio in fronte a questo esemplare del Prodromo, siccome ho procurato di alcuni altri aneddoti preziosi, un dì da essere ricercati, e per Lei sempre onorevoli, al fine di altri volumi53. Prego Iddio nostro Signore, che la conservi lungo tempo in prospera salute, dandole insieme il contento di ridurre al desiderato fine l'opera intrapresa, e con la solita raccomandazione le bacio riverentemente le sacre mani.

Di P.V.M.R. Cles 30 gennaio 1770.

52 La pergamena fu del barone Simon Felice Crosina di Trento vivente. 53 Fu poi stampato nel Supplimento di s. Bonaventura.

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Umil.mo, obbl.mo, osserv.mo servo F. Giangrisostomo da Volano.

36. 1770. Ad un novizio Agostiniano. Bologna54. Molto piacere mi ha recato il di Lei foglio, inteso avendo da esso, che ha fatto un

felice viaggio, e che tuttavia persevera contento nell'intrapresa spirituale carriera, con risoluzione santa di non abbandonarla giammai. Nostro Signore, che per mera sua bontà e clemenza gliela ha data, gliela tenga eziandio soda e costante, giacché il principiar non basta, né vien premiato, qualora non si prosegua sino al fine. A quest'oggetto io non mancherò di aver particolar memoria di Lei nelle mie fredde orazioni; compromettendomi ch'ella pure l'avrà di me nelle sue fervorose, affinché non dimenticandomi delle già fatte solenni promesse a Dio, cammini senza guardar indietro nelle strette sicure vie degl'indispensabili di Lui Comandamenti e degli accettati Consigli, e così la bella sorte mi tocchi di seco Lei trovarmi un dì giunto alla comune meta, voglio dire nella patria beata. Io qui da più mesi niun riscontro avendo de' miei amati congiunti, suppor debbo, che stieno bene. Così la Dio mercé dir posso anche di me stesso, che vivendo sollecito ed ansioso di sentir da Lei ancor maggiori progressi nel santo divino servizio, cordialmente la riverisco, e mi professo. Cles, S. Antonio 31 gennaio 1770.

Suo div.mo ed affez.mo cugino F. L. da R.M.R. Lodoico di Roveredo chierico, di cognome Goio, che morì sacerdote in Trento li 14

aprile 1777, d'anni 29.

37. 1770. Al P. lettore Evangelista da Stenico. Trento. Ecco finalmente le Lezioni da stamparsi. Io le ho trascritte e distese con tutta

quell'attenzione, che tal materia esige, ed ho potuto, non che in quella foggia, che ho creduto più propria, perché la loro impressione più gradevole riesca, ed utile. Rimane ora, che gli stampatori secondino le mie giuste premure, né come un'altra volta, mi facciano scomparire. Per questo mando alla P.V.R. due esemplari stampati, avvisandola, che su la forma di quelli debbono esser impresse anche queste nuove Lezioni, acciocché possano stare comodamente ne' Breviari minori. In caso poi, che le moderne fossero alquanto più lunghe, potrà variarsi il carattere, pigliandone di più minuto, ed anche tralasciarsi la citazione de' Responsori Honestum, Amavit etc. Avverta, che quelle di un Santo sieno affatto disgiunte da quelle degli altri, in guisa tale, che ciascheduno venir possa inserito nel Breviario a suo luogo. Attenda in oltre, che quelle di s. Francesca Fremiota non eccedano quattro colonne. Così pure quelle di s. Serafino. Basterà il doppio per quelle di s. Girolamo Miani, ed altrettanto per le altre di s. Calasanzio. Mi piacerà, che a norma de' Breviari le colonne sieno distinte e divise da una linea nera, e che tutte le quantità delle voci vengano segnate con gli accenti già da me notati. Non le spedisco verun esemplare stampato per le Orazioni da riporsi ne' Diurnali, a cagione, che già ella stessa ne terrà nel suo. Quella di s. Serafino frattanto potrà servire anche per li Messali. Forse la stamperemo in forma più grande al fine del Direttorio. Il numero

54 Questo padre Agostino Cappelletti di Roveredo sacerdote simplice è morto in s. Marco di Trento dopo

qualche malattia li 2 marzo 1804 d'anni 52. e fu seppellito a s. Francesco nel cimitero comune fuori di città. – Fra Agostino Cappelletti professò a suo tempo. Fu folgaritano. Ora 1790 è in Trento sacerdote. Si dice da Roveredo.

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delle copie sarà quello,che fa d'uopo per provvedere tutti li Breviari de' cori nostri e monacali, ciaschedun Religioso corista, ed ogni monaca parimente corista,con poco più. Non occorre, che noi stampiamo le Messe nuove, giacché ciò senza dubbio avrà fatto il sig. Monauni. Onde potrà da lui pigliarne tante copie, quante bastino per fornirne d'esse le sagristie nostre, e monacali. Se la stampa suddetta non si termina presto, io crederei cosa espediente il non trasmetterla ai conventi prima, che sieno fatte, e poste in quiete le nuove famiglie, conciossiaché altramente i Religiosi stando su le mosse, e pensando a tutt'altro, che ad inserire ne' Breviari corali le nuove Lezioni, poi avviene, che li successori ciò non avvertono se non se quando ne hanno il bisogno, ed allora corrono rischio di non trovarne di sciolte, e senza legittimo possessore. Al medesimo tempo io pure mi riserbo di mandar la correzione del Martirologio, con le giunte, che occorrono. Intanto vivo più che sicuro della di Lei già nota commendabile attenzione, e pregandola umilmente di tenermi raccomandato a Domineddio, le fo divota riverenza, e mi protesto. Cles 10 febbraio 1770.

Di V.P.R. cui spedisco pure le Appendici del Direttorio per li signori Terziari Giambattista Sizzo, e D. Antonio Ricci di Cembra. Per questo la potrà dare al di lui nipote sig. Tommaso Bommero speciale. Aggiungo le stampe romane delle nuove Lezioni, acciocché possa servirsi in caso per collazionare le mie. Le dia poi al P. Segretario.

38. 1770.

Al P. Benedetto Bonelli da Cavalese. Trento. Da un Religioso di questo nostro sagro convento55, cui non posso contraddire, mi è

stato commesse di raccomandare alla carità e benignità di V.P.M.R. un cherico di Rallo nominato don Felmenapa [Felice Menapace], il quale negli imminenti esami vescovili si presenterà per esser promosso al suddiaconato56. Quindi la prego salvis iuribus, et salva conscientia, voglia averlo per raccomandato in caso, ch'ella pure intervenisse ai suddetti esami. Dissi salvis iuribus, et salva conscientia, perché qualora le constasse, che il candidato fosse un ballerino, ed amante di maschere ecc. dichiaro nulla nullissima affatto la mia per altro fiacca raccomandazione. Tanto scrivo in tempo di carnevale. E senza più le bacio riverentemente le sagre mani. Cles 26 febbraio 1770.

39. 1769, Clesii die 4 octobris.

Allocuzioncella refettoriale. Siccome la Dio mercé non solamente nell'Europa nostra, ma ancora nell'Asia,

nell'Africa, e nell'America, ch'è quanto a dire in tutte e quattro le parti del mondo, per maggior gloria del medesimo Iddio, e per vantaggio delle anime, truovasi propagato ed esteso l'umile Instituto dello stimmatizzato Francesco57; così ogni ragion ci persuade a credere, che in tutte le mentovate parti del mondo siavi della gente, che con inni, e cantici, ed altri segni di religiosa straordinaria letizia questo giorno distingua e solennizzi, giorno egli essendo destinato a rammentare quello, in cui già cinquecento e quarantatre anni, l'accennato Patriarca de' poveri lasciò per sempre questa valle di pianto, e passò trionfante a ricevere quella ricca stola di gloria sempiterna, che con la sua fedele cooperazione alla divina grazia, e con un indefesso esercizio delle più segnalate virtudi, si ebbe a meritare. Che che però ne sia delle azioni dei nostri

55 dal P. Guardiano. 56 Fu graziato. Vide infra To. 2, epist. 371, (p. 866 et 873 del MS). 57 Sic scriptum quando Iesuitae sunt suppressi in Hispania, Gallia, Lusitania, Sicilia ecc.

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confratelli altrove dimoranti, noi certamente, che ad onor grande si rechiamo, ed a singolar ventura, il militare a Dio sotto il rubecchio di lui stendardo, dir possiamo d'aver proccurato di rendergli quel tributo di figliale rispetto, e di parziale divozione, che ci fu possibile, prima col digiuno di ieridì più del solito rigoroso, e poi con la straordinaria ufiziatura e del coro e della chiesa. Rimane quindi soltanto, ch'egli accetto abbia il nostro riverente omaggio, e che sebbene da tanti secoli costituito in luogo ab omni molestia scevro, continui ad aver cura di noi, massimamente in questi tempi, ahi quanto! scabrosi: come pure, che io per compimento della di lui festa dispensi il nostro religioso silenzio. Ben volentieri adunque lo dispenso, invitando nello stesso tempo tutt'i Padri e Fratelli a meco riverire questi signori, nostri benefattori amorevolissimi, ed a ringraziarli delle carità loro singolari. Padre diffinitore ecc.58.

40. 1769.

A Fra Massimo mio fratello. Arco. Quanto grande sia stato il contento e giubilo, che pruovai allora quando intesi la

molto graziosa vostra accettazione all'Ordine Serafico, non posso pienamente spiegarvelo: sebbene potete crederlo stragrandissimo, senza che io per tale ve lo caratterizzi. Ne ringraziai tantosto e di tutto cuore i Padri vocali, e molto più sua Divina Maestà, cui aggiunsi, e vado ogni giorno aggiugnendo delle assai calde preci, affinché si degni di perfezionar e coronar l'opera, tanto bene incominciata59, col darvi l'inestimabile dono della perseveranza. Spero, che Iddio nostro Signore ve lo concederà, e parmi, che lo tenghiate già stretto nel pugno, sul riflesso, che vi ha prevenuto con una buona e docile indole, con una robusta complessione, con un...60 singolare per la vita claustrale. Sul riflesso altresì, che voi non l'avete abbracciata per suggestione, od istanza mia, né dei fratelli, o di altri, che anzi avete resistito valorosamente alle pruove che questi vi hanno dato, ed in tale proposito siete stato non già pochi mesi, ma parecchi anni, ed aver fatto delle stranezze per esser esaudito con eccezione di altri. Così meco pensano eziandio tutti quelli, che in qualche maniera vi conoscono; né mancano altri, che sono del medesimo sentimento al solo riflesso, che voi siete mio fratello.

Non vorrei però, che vi dimenticaste di quel salutevolissimo avviso, che dato vienvi dallo Spirito Santo Eccl. 2,1 con queste parole: Fili accedens ad servitutem Dei, sta in iustitia, et timore, et praepara animam tuam ad tentationem. State adunque in isutitia, guardandovi molto sollecitamente, non dirò già soltanto dal peccato mortale, ma per fino da qualunque veniale deliberato, da qualunque volontaria ommessione di quelle coserelle, che come buon novizio dovete praticare, atteso che farsi potrebbe, che ad una sola di esse fosse attaccato il dono della perseveranza.

State in timore, che per qualche vostra infedeltà alla divina grazia, o per notabile rallentamento del primiero fervore, Iddio ritragga da voi la sua benefica mano, e vi lasci in balia dei vostri nimici, dai quali siate spingo a far qualche inconsiderata e precipitosa risoluzione, e di cui poi abbiate da pentirvi se non prima, alla più lunga quando sarete in punto di morte.

Finalmente state all'erta, preparato ad tentationem. Impossibile enim est, soggiugne il Tirino, ut qui se vult ab illecebris mundi abstinere, et divinis mandatis obsequi, adversa mundi, daemonis, carnis, non patiatur. Il mondo vi dirà forse, come ha detto ad altri, che potrete esser buon cristiano, ed un osservator diligente dei divini precetti anche

58 P. Arcangelo Lago. 59 Aveva iniziato il noviziato il 22 maggio 1769. 60 La pagina è stata tagliata e mezza riga non si può più leggere...

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nel secolo; ma quantunque ciò avvenir possa, e sappiasi, che la Dio mercé sonovi dei buoni cristiani anche nel secolo, avvertite bene bene che il mondo è già informato come un ingannatore. Io ho trovato molti secolari, che sebbene abbiano la volontà disposta al ben operare, contuttociò vanno giornalmente gemendo e querelandosi, che da mille e moto diverse distrazioni ed occorrenze, ne vengono impediti. E di me steso confessar debbo, che malgrado io portar addosso un sacco di penitenza, il non aver impegno alcuno per negozi profani, il macerar continuamente la carne con digiuni, flagelli, e veglie, il premunirmi con lezioni spirituali, orazioni e meditazioni; pure se qualche tempo mi conviene star lungi dall'amato chiostro, quando ad esso ritorno, trovo materia da pentirmi ossia per rapporto ai pensieri, od alle parole, od ai fatti, od alle ommessioni.

Il demonio, ch'è quell'avversario, il quale a detta dell'Appostolo s. Pietro, 1 Petri, 5,8, tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret, non vi perderà di mira. Egli ante volte si trasfigura, come ha fatto costì in Arco l'anno 1626 con Antonio Canusio da Val di Buono, che poi fu degno nostro Religioso, ed il Campo l'anno 1748 col nostro novizio F. Isidoro da Cadine, da cui fu scoperto e ributatto animosamente. Il medesimo ama di star celato, e di combattere con un solo alla volta. Voi però quando anche vi suggerisse delle cose in apparenza molto buone e sante, guardatevi dal prestargli fede, ma tosto communicate il tutto al Padre maestro.

Va d'accordo e cammina di egual passo col demonio e col mondo la carne. Questa forse v'intimerà, che non potrete durar sotto il giogo della santa Religione, e che l'austerità di essa è troppo grande rapporto a voi. Ma già sapete, che caro concupiscit adversus spiritum: vi è conto e palese, che se lo spirito seconderanno le voglie della carne, tutti e due precipiteranno nell'inferno. Vi aggiungo, che s. Bernardo Serm. 33 super Cant. lasciò scritto: Primordia nostrae conversionis primus exagitat timor, quem intrantibus statim horrior vitae ingerit arctioris, et insuetae austeritas disciplinae. Rispondete dunque alla carne, che voi non avete intenzione di star nel chiostro per far una vita molle, deliziosa, e soave, ma per patire con Gesù Cristo, e per Gesù Cristo, per poi godere nell'altra vita col medesimo. Animatevi con quel Bernarde, ad quid venisti? e con quell'altro: Fecerunt isti et isti, cur non et tu?

Qui fermo la penna, e tralascio molte altre cose, che potrei suggerirvi, perché vi suppongo cheto, e contento della presa risoluzione, e già ben incamminato. Ricevete quel poco, che parlando quasi all'aria vi ho detto, per un sensibile contrassegno di quell'ardente premura, che ho del vostro vero bene, e lusingandomi, che vi diporterete in maniera, che non potrà dirsi di voi quell'Hic homo coepit aerdificare, et non potuit comsummare, mi raccomando alle vostre orazioni, e con fraterno amore abbracciandovi sono. Cles 15 agosto 1769.

Ha professato essendo mio novizio per dieci giorni nel 1770.

41. 1770. Al sig. don Todeschini. Pergine61. Non già per mancanza di rispetto alla vostra persona, o di amore all'opera, che

avete nelle mani, ho tanto procrastinato il rispondervi; ma bensì per non aver avuto un punto di tempo vacuo dalle occupazioni annesse all'uffizio nuovamente addossatomi62, cosicché ora (cosa insolita) il mio calamaio fa muffa, e non posso continuare il praticato per l'addietro di non lasciar passar giorno sine linea su' miei Zibaldoni. Credetemi, per imbrattare questo stesso foglio debbo contentarmi di aver dormito tre sole ore in questa

61 Morì in Pergine nel 1783, 11 agosto. 62 Maestro dei novizi a Santa Maria delle Grazie presso Arco.

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notte. Senza più adunque vi rispondo, che io non sono stato ancora in Arco, e che non ho alcuna entratura presso di questi signori Conti per ricavare le notizie, che bramate di Odorico padre63 e di Girolamo fratello del Conte Niccolò poeta: né le altre intorno ai fratelli Ambrogio, e Giambattista Franchi. Ma ditemi, amico carissimo, come mai vi lusingate, che rapporto alle antichità di queste parti, e singolarmente alle arcensi, possa io servirvi meglio del vostro erudito amico e corrispondente Santoni?64 egli sì avrà facilmente l'accesso agli archivi parrocchaile e civico di Arco, non che ai lodati Conti, e nominatamente al sig. Conte Francesco Eugenio Chieppio, il quale ha disteso in molti fogli la genealogia dell'antichissima e nobilissima sua casa per mandarla, siccome ha fatto, ad uno scrittore francese. Anzi un'intera storia della medesima Casa egli ha scritto, con la quale già parecchi anni era pervenuto al 1614. Sebbene io neppur dubito, che molto prima di quest'ora bussato avete alla porta del predetto signor abate Santoni per le accennate memorie. Che se non le avete riscosse da lui, non istate ad aspettarle da altri, e passate innanzi.

Sì, lo confesso. Stando nell'Anaunia ho fatto acquisto di alcune notizie letterarie, quasi senza ricercarle. Quelle che risguardano la prima lettera dell'alfabeto sono queste poche.

Agostino abate Cisterciense in Stambs, in ordine trentesimo terzo, e di tal nome il secondo, ha scritto Apologiam pro s. Bernardo abbate Claraevallensis, creduto contrario alla Concezione Immacolata di Nostra Signora. La rammenta come inedita il P. Gioachino Platner monaco dello stesso luogo, e pubblico professore di sagra teologia nell'università d'Insprugg, nell'opera intitolata: Dissertationes historico-criticae in universos theologiae tractatus, pag. 138, edit. Onipont. 1766.

Giambattista degli Angeli da Croviana, luogo della Val di Sole, fu dottore d'ambe le leggi, podestà di Riva, e tramandò a' posteri la sua memoria con de' consulti legali. Uno da me veduto porta questo titolo: Ioannis Baptistae de Angelis I.U.D. discursus iuridicus in causa Tadea praetensi fideicommissi. Tridenti 1709, ex typographia Ioannis Antonii Brunati, in fol. spisso, pagg. 14. Un'altra di lui scrittura vien lodata dalla Dissertazione stampata dopo il 1712 ed intitolata Enucleatio iuridica immunitatis univsersitatum arcensium a collectis provincialibus tyrolensibus. In siffatta dissertazione citasi come favorevole agli archesi, e vien chiamata perdorata et elegans consultatio illustris et clarissimi domini Ioannis Baptistae de Angelis, ripensis Praetoris.

Voi vorrete ingrossare anche questi due articoli. Farete bene, ma non la finirete mai. All'articolo dell'Aconzio potrete aggiugnere che tal autore vien lodato da Giacopo Bruckero, il quale dice, che il Trattato de metodo, da lui chiamato libellus utilissimus, fu stampato Traiecti ad Rhenum 1657, in 12°. Così riferisce To. 4, part. 1 Hist. crit. philosophiae pag. 585, edit Lips. 1743. Alessandro degli Alberti fu assessore di Cles dal gennaio del 1588 sino al gennaio 1590. Ho veduto Generales vindiciae stampato Monachii 1649. Il capo 8 ha questo titolo: Tam immanis odii Scioppiani in Iesuitas caussae enumerantur. Si portano diverse conghietture. Andrea Planer da Bolgiano medico, e professore in Argentina, morto di 67 anni nel 1607, lodasi dal suddetto Bruckero To. 4, part. altera cit. Operis pag. 244, 296. Alle opere del Bertondelli aggiungasi questa: Miracoli operati dall'Onnipotenza divina per mezo li Agnus Dei benedetti dalla anta memoria di Innocenzo undecino P.O.M. raccolti con ogni diligenza e fedeltà da me D. Girolamo Bertondelli sacerdote indegno dagl'istessi, che l'ebbero nella terra del Borgo di Valsugana. Aggionti alla sua vita descritta da D. G.B.P. In

63 Vide Variarum inscript. 486. 64 Prete Francesco Santoni da Ceniga, abitante in Arco.

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Venetia 1695 presso Girolamo Albrizzi, in 8°, pagg. 26. Si premette la vita senza nome di autore, stampata separatamente dall'Albrizzi nel predetto anno 169565. Io penso, che quelle sigle vadano spiegate così: Don Gio. Battista Pittoni. Il sig. Apostolo Zeno in una delle sue lettere dice, che suo fratello somasco Pier Caterino «aver ideato di stampare presso i Volpi di Padova il rarissimo volume delle poesie latine dell'insigne Conte Niccolò d'Arco». Del card. Adriano da Corneto parla Giovanni Pierio Valeriano bellunese nel suo primo libro de Literatorum infelicitate composto vivendo ancora Clemente settimo circa l'anno 1532, e stampato in Venezia l'anno 1620. Lo chiama emunctissimae latinitatis auctorem, e di lui scrive pag. 12, che «neque quo abierit, neque ubi sit, quatuordecim iam annorum spatio quisquam potuit explorare. Constans tamen opinio est, eum insuto in interiorem toracem auro oneratum, comitis famuli perfidia oppressum, auroque surrepto cadaver in solitarium aliquem locum abiectum occultari».

La cartuccia che avete indirizzato al nostro Padre Crescenzio sta nelle mie mani. Per quello, che concerne l'operetta di fra Giovenale da Val di Non (cioè Ruffini di Brezzo, siccome accertami il P. Girolamo Cassina) intitolata Manducatio, vi posso replicare soltanto, che nel mio catalogo la trovo impressa Augustae 1680, in 8°. A questo aggiungo, che in S. Croce di Trento alla sfuggita ho veduto l'altra opera del medesimo autore, che porta questo titolo: Brevissimus nucleus theologiae moralis. È un tomo grosso. Io suppongo, che lo Scheiblero confutato da Giovenale sarà stato Cristoforo Scheiblero de Arnsfeldia morto nel 1653, tremonensiun gymnasiarcha et pastor, già professore di lingua greca, di logica, metafisica e fisica, e scrittore di più libri. Ho veduto la vita del sig. Gaspari e son restato sopraffatto al vedere, che vuol far trentino il guerriero Broglio dopo che gli furono mandati monumenti sufficienti a crederlo Piemontese, da Trino cioè, latinamente de Tridino. Ma forse il lodato signore non ebbe tempo di cancellare lo scritto, prima che fosse colto dalla morte, e chi distese la di lui vita non s'incontrò negli accennati monumenti, coi quali dovransi correggere e il Muratori, che negli Annali lo chiama pur Trentino, ed il Corio, da cui appellasi Brolia del Pozo di Trento, quasi fosse della nobil famiglia detta a Puteo. Su di che per ora non passo avanti. Ieridì solamente con piacere ho inteso, che sta lavorando intorno agli scrittori nostri anche il signor marchese Clemente Baroni di Sacco66. Questo a voi non riuscirà nuovo. Molto meno vi riuscirà nuovo l'infilzamento, che io fo alla rinfusa di notizie, prendendole io in fretta come mi vengono alle mani. La carta è finita, e spero finisco anch'io salvandovi , eziandio per parte del P. Mauro, e dicendomi

Arco 8 giugno 1770 Vostro amico sincero F. Crisostomo

42. 29 giugno 1770. Todeschino Chrysostomus S.P.D. Suppongo, che avrete già ricevuto a quest'ora quelle notizie, che vi ho indirizzato

con data degli otto dello spirante mese. Qui un'altra ve ne suggerisco, di cui non so se il sig. don Santoni, od altro erudito archese, ve ne abbia dato alcun indizio. La ho trovata ultimamente a caso, rivoltando i libri santi di questa nostra biblioteca. Eccola. Sul frontispizio di un libro del Padre Angelo Maria Torsano riminese, stampato in Venezia l'anno 1563, così sta scritto: Sum Ioannis Baptistae Franci Medici Physici

65 È già stata riferita dal Tartarotti, ma non questa edizione. 66 Scrive la storia lagarina soltanto.

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Mediolanensis Arci incolae. Che me ne dite di quel Mediolanensis? riesce nuovo ancor a voi? Sarebbe da indagare, se del Milanese sieno venuti sull'Archese i due fratelli Franchi Ambrogio, e Giambattista, oppur il loro genitore Giandomenico, e per qual cagione. Ma donde si ricaverà questo? non vorrei, che si perdesse tempo. Sarebbe da investigare in oltre, chi sia stato quel Domenico Franco, da cui fu accresciuta la storia trentina di Ambrogio Franco, ed in qual tempo sia vissuto. Questo non sarà tanto difficile; ma con tutto ciò vorrà del tempo. Macte animo, et vale. Dabam ex Arcensi coenobio s. Mariae Gratiarum tertio calendas iulias 1770, alla cinquecentistica.

43. 7 luglio 1770. Avolanum.

Benedicto Thovatio fratri suo carissimo Chrysostomus S.P.D. Internuncio Fratre hoc nostro Tertiario innotuit mihi desiderium tuum sciendi, num

Collegiatae huius ecclesiae Canonici Pontificiam, et aiunt, collectam exsolvebant. Quaproprter nulla interposita mora consului Religiosum quemdam contubernalem, praefatisque canonicis familiarem (il P. Teodoro Bianchetti di Gavazzo), a quo tamquam certum et indubium accepi, eos etiam solutioni huiusmodi obnoxios esse. Valens autem ego, te quoque cum tuis omnibus valere iubeo. Ex Arcensi coenobio s. Mariae Gratiarum nonis quintilibus 1770.

44. 1770.

Al P. lettore Giovanni Evangelista da Stenico. Trento. Ho ricevuto finalmente l'involtino delle stampe, in cui debbo lodare la diligenza ed

attenzione della P.V.R., sapendo, anche per propria esperienza, che quasi oltre il possibile si è l'avvertire tutti gli sbagli tipografici, specialmente nelle impressioni fatte a mano. A Lei pure ne sono trascorsi alcuni, ma di tal sorta, che facilmente si potranno emendare col temperatoio, e colla penna. I più notabili mi sembrano questi. Nelle Lezioni di s. Calasanzio lectio 7 quia curam pro qui curam; in quelle di s. Copertino lect. 7 in textu Evangelii et Pharisaei pro et Pharisaeis. Nel titolo delle medesime Die XVII pro XVIII, Nella cartuccia pel Diurnale: Die XVIII Octobris pro Septembris. Replico queste parole ammettono facilmente la correzione: cosa che dirsi non potrebbe qualora fosse incorsa qualche notabile trasposizione, od ommessione del testo. Io non posso additarle il luogo dove se ne giacia lo Statuto trentino postillato dal Siglassina, perché non lo so. Sebbene crederei, che non essendo nelle scansie, sarà nel bancone, Per fine la ringrazio, mi raccomando, e resto

Dì V.P.R. Arco 18 luglio 1770 Div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Crisostomo.

45. 2 agosto 1770. Benedicto Thoatio fratri suo dilectissimo Chrysostomus S. P. D. Iterum paucis tibi respondeo, canonicos iam coepisse solvere augmentum quoddam

pontificiae collectae ipsis non ita pridem impositum. Id nudiustertius ab ipsismet canonicis expiscatus est vir ille Religiosus, qui tecum istic eadem super re semonem habuit. Vale, atque a contentionibus quantum potes abstine. Dabam ex Arcensi coenobio 4 nonas augusti 1770.

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46. 1770. Al P. Giannantonio da Piano. Cles. Se la memoria non mi tradisce, in Annalibus ecclesiae sabionensis, nunc

Brixinensis, atque conterminarum, opera del signor don Giuseppe Resch, la quale sta nella nostra libreria di Trento, e probabilmente si terrà eziandio da coetsto signor canonico Giannandrea Cristani, trovasi una Vita di s. Remedio, cavata, replico anche qui, se ben mi ricordo, da un manoscritto del castello Brughiero. Certamente il lodato autore parla con dell'estensione di tal Santo nel secolo quarto, o quinto. Questo è tutto quello, che posso dirci per risposta alla gratissima vostra, in cui fate bene a ricordarmi la pazienza nell'impiego addossatomi, esigendola tutta. Oh quanto son occupato! Io non son più di me, ma tutto tutto de' novizi, li quali per la Dio grazia continuano ad esser sani, e sodi, e di buona volontà. Continuate ancora voi a tenermi raccomandato al Signore, e credetemi per sempre. Arco 4 agosto 1770

Vostro amico vero F. Crisostomo.

47. 1770. Al Padre Massimiliano Stoffella. Borgo. Volentieri servo la P.V.R. con la desiderata relazione, giacché le posso dire, che Fra

tale67 sta sano, si diporta bene, e spero che così sguiterà eziandio nel tempo avvenire. Egli mi si rende commendevole nell'ubbidienza, nell'umiltà, nella mortificazione, e nella diligenza, anzi in tutte le pratiche, ed altre costumanze del chiostro. Una sola cosa solo fini ad ora gli ha dato non piccioli fastidio, così che per qualche giorno dell'ultima settimana mi ha tenuto con dell'apprensione, quantunque la difficoltà fosse facile da sventarsi. Ella fu, che dura fatica nell'imparare il nostro canto ecclesiastico, singolarmente il punto acuto, e 'l terzo del Martirologio, e della Bibbia. Avendogli però fatto animo, e dato speranza sicura di apprenderlo col tempo, e con una paziente diligenza, ora lo ravviso rasserenato. Prego Iddio, acciocché non lo lasci sopraffare da maggiori difficoltà, ed assicurando la P.V.R. che ancora per di Lei riguardo gli presterò tutta la mia qualunque siasi assistenza, lo raccomando per parte del medesimo alle di Lei fervorose preghiere, ed in un con lui anche me, che la riverisco divotamente, e mi professo. Borgo 19 agosto 1770.

48. 1770.

Al P. Daniele da Cavalese Ministro Provinciale. Trento. Reco avviso alla P.S.M.R. che tengo il Direttorio preparato per la stampa, con

l'approvazione di questo P.M.R., e nello stesso tempo la prego di notificarmi a chi debbo mandarlo perché abbia cura della medesima stampa. L'assicuro, ch'è scritto con tanta diligenza a chiarezza, che non ha bisogno della mia assistenza. E supplicandola genuflesso della sua paterna benedizione, le bacio riverentemente la sagra destra, e mi dico. Arco 20 agosto 1770.

Di S.P.M.R. Umil.mo. ubbi.mo, obbl.mo servo e suddito F. Giangrisostomo da Volano.

49. 1770. Alla sig. Anna Ferrari. Trento.

67 *Fra Bartolomeo Maria Stoffella, cugino del P. Massimigliano; era novizio a Santa Maria delle Grazie preso

Arco, che aveva come maestro lo scrivente.

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Quando ieri sera mi fu recata la di Lei lettera restai sospeso, e dubbioso assai, se veramente a me fosse indirizzata, oppur al mio antecessore; impercioché io sempre credetti, che il nome di Lei fosse Angela, né mai seppi, che si chiamasse Anna Ferrari, se non questa mattina, in cui l'ho inteso dal P. Vincenzio. Ella dunque mi dà parte dello stato suo, e mi prega, che le suggerisca dei motivi di consolazione. Ma e che potrò io dirle, che già non lo sappia, e non lo abbia inteso cento volte? Ad ogni modo per compiacerla, e per giovarle alla meglio che posso, le dirò in poche parole, giacché la festa grande, che celebriamo, e l'uffizio mio non mi lasciano vacuo maggiore spazio di tempo, le dirò, replico, che l'infermità, cui trovasi soggetta, le riuscirà di molto vantaggio spirituale, se sino al fine continuerà, come fondatamente spero, a crederla mandata da Dio Padre nostro per suo bene: se rifletterà, che in nessun'altra cosa è più certa di fare la volontà pura di Dio, senza mescolamento della sua, quanto nelle avversità e tribulazioni: se darà un'occhiata indietro, e conferirà li sentimenti avuti nel tempo di sanità e prosperità, con quelli che ora nodrisce; mentre l'esperienza di ogni giorno c'insegna, che quando siamo infermi più spesso, e più di proposito pensiamo a Dio, ai Santi, alle verità eterne, ed al negozio sopra qualunque altro importantissimo della nostra salvezza: e per lo contrario niente, od almen poco ci curiamo delle cose umane, di roba, di onori, di canti, balli, divertimenti, e trastulli. Se si ricorderà, che dai Santi le infermità furono chiamate misericordie di Dio, e che per mezzo di esse non pochi sono divenuti gran servi del medesimo. Se viverà persuasa, che la tribulazione pazientemente sopportata è una molto buona orazione: e che Gesù Cristo Signor nostro, siccome avverte san Bonaventura, non ha lasciato altro col suo testamento ai suoi Appostoli ed amici in questo mondo, fuorché le tribulazioni: e che la vita presente rispetto alla futura è brevissima: e che coi piccioli patimenti di questo mondo sofferiti per amore di Dio, ci acquistiamo una gran gloria e felicità nell'altro. Se finalmente nel suo cuore terrà fitta dì e notte la dolorosissima Passione di Gesù Cristo. Ed oh che duro letto egli ha voluto avere in morendo per nostro amore! che spietati chirurgi gli hanno infranto le vene, e stracciato le carni! che disgustosi ristori di fiele gli furono recati dagli empi assistenti! che sollevamento gli apportarono le beffe degli imperversati giudei! Ma non più, non più perché questo solo riflesso ad un'anima cristiana è soprammodo bastevole per farla sopportare con pazienza e merito qualsisia infermità e tribulazione. Questo si è quel tanto, che su due piedi le dico e suggerisco per compiacerla, e rinfrescarle la memoria. Promettendole poi, che mi ricorderò ancora di Lei ne' miei sagrifici, e nelle mie sebben fredde orazioni; come pure, che insieme co' miei novizi farò per Lei una visita speciale alla miracolosa immagine, che qui veneriamo, della gran Madre di Dio nostra Signora, la prego di aiutarmi scambievolmente colle sue divote orazioni, e di riverire per mio nome il suo amantissimo consorte (Angelo Ferrari)68 e la lascio sulla croce con Gesù, dicendomi

Dalle Grazie di Arco 8 febbraio 1770 Suo div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano Francescano Riformato.

50. 6 ottobre 1770. Todeschino Chrysostomus S.P.D.

68 Orefice.

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I nuovi rigori delle Poste69, cui non voglio contraffare, mi hanno pressoché spinto a determinarmi di non più scriver lettere ad alcuno senza una necessità poco minore dell'estrema. Certamente poche ne ho scritto per l'addietro, e molto meno ne scriverò nell'avvenire. Questa stessa ve la spedisco giacché mandandovela, come fo, aperta, senza sigillo, e senza forma di lettera, credo di non peccare contra gli accennati rigori. Da questi forse sarà stato involato quel vostro viglietto, di cui mi fate motto nell'altro dei 30 settembre, atteso che io non l'ho ancora veduto. Nulla posso dirvi di Matteo Clausio, perché non mi ricordo d'aver mai trovato alcun vestigio di lui. Probabilmente vi potrà suggerire qualche lume il signor don Francesco Claus prete tedesco in Trento. De P. Apollinare Ielico di Tesaro lasciate che parlino con le stampe i posteri, perché vive al giorno d'oggi nel convento di Melombardo, e l'opera genealogica, che dicesi aver lasciato nelle mani de' suoi parenti, stassene ancora, e vi starà sempre manoscritta. Di altro nostro Apollinare da Cognola bensì potrete parlare, ma quando arriverete al cognome Pedrotti. Così pure del nostro Padre Agapito da Tesaro, al cognome Prati, e del P. Agapito da Strigno al cognome Tommaselli. Avrò memoria delle lettere di Ambrogio Franco, e proccurerò di servirvi coll'investigare il loro possessore, nel che forse sarò non poco tardivo, perché non esco di convento, né parlo con estranei. Vale iterum. Datum pridie nonas Octobris 1770.

51. 1770.

Al Padre Massimiliano Stoffella. Borgo. Ho differito sino a questo giorno il dare alla P.V.R. ulteriori notizie di Fra tale

(Bartolommeo Maria Stoffella), e perché sono stato attendendo qualche opportunità di Religioso latore, e perché nello scaduto settembre ne avrà inteso da fra Geremia, cui commisi le mie veci. Ora dunque le dico, che continua ed in sanità, e in buona volontà, lieto, e contento in maniera, che sembra ingrassarsi. Ha sufficientemente appresso gli ordinari nostri canti, e mi dà motivo di sperare, che sarà perseverante. Continui ella pure nel tenerci raccomandati all'Altissimo, che io riverendola divotamente sono. Arco il primo novembre 1770.

52. 1770.

Al sig. Don Dominico Todeschini. Pergine. Soltanto nella sera del quindicesimo giorno fummi recato il vostro lungo catalogo

di scrittori tirolesi. Giubilai nel vederlo, e molto più nello scorrerlo senza veruno indugio da capo a fondo, considerandolo come un prezioso tesoro nuovamente dissotterrato: ma sentendo poi le vostre calde premure, che io lo disamini, lo emendi, e lo supplisca, credetemi, restai non poco sorpreso e confuso, per esser questa un'impresa, che non quadra punto alle deboli mie spalle, ed importuna al mio religioso cotidiano impiego70. Tuttavia perché son certo, che così volete di proprio moto e che se io ricusassi di ubbidirvi, ne restereste offeso, mi risolsi d'impugnare la penna, e feci quelle postille, che qui con ischiettezza, e libertade amichevole vi soggiungo.

Aigenlero. Quelli d'Insprugg scrivono Aigentler. Questo autore comunicò delle

notizie al P. Guglielmo Gumppemberg Gesuita per l'opera intitolata Atlas Marianus, che sortì con le stampe di Monaco l'anno 1672, in fol.

Alberti Ferdinando de Enno.

69 Incammerate da Gioseppe II. 70 essendo Maestro di novizzi.

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Albero Ferdinando Gesuita. E che? avete forse truovato argomenti bastevoli per dichiararli distinti? Io stento a crederlo.

Aribone di Maiz. Li tedeschi scrivono Mays, benché poi profferiscano Mayz. Lo stesso dico di altri simili nomi Gries, Vels ecc.

Anich Pietro d'Inspruck. Dal P. Giuseppe Sterzinger Teatino imparai, che uni scrittore Pietro Anich fu Oberperfuessenense.

Armani Marcellino F. Riformato Francescano di Tenno. Voi siete il primo a me noto, che lo chiami di Tenno. Egli presso di me una sola volta di proprio pugno si ha nominato di Fiavé, dove nacque; tutte le altre volte poi si scrisse di Giudicaria. Fu pur detto a Iudicaria nell'atto della vestizione religiosa, ed in quello della santa professione. Il nostro Necrologio vigiliano e gli altri cataloghi de' Frati, lo dicono a Ballino, terricciuola della Giudicaria, d'onde sono calati a Tenno gli Armani71.

Boroi Lodovico F. Rif. Francescano d'Arco. Cancellate il d'Arco, e sostituitegli di Gavazzo.

Bello Pietro da Trento. Il vescovo fu di Condino. Bonizio Giacopo. Scrivete Bannissio, oppure Bannissi. Bartolommeo F. Domenicano. Io scrivo Bartolommeo Trentino, e vi reco avviso,

che il P. Germano Domenico Christianopulo Domenicano, collega del P. Maestro Mamachi annalista di detto Ordine, ha scritto da Roma li 9 aprile 1768 al fu monsignor Brochetti, queste precise parole: Siamo a tiro d'illustrare assai bene la vita di Fra Bartolommeo Trentino.

Bianchi Ugon card. Trentino. So che fu chiamato Hugo Blancus, ed Hugo Candidus, ma non credo ciò avvenuto perché la di lui famiglia portasse questo cognome: sebbene duri tuttavia in Trento un'antica consolare famiglia di Bianchi, ed abbia lasciato scritto nel 1521 Giovanni Candido Udinese, che sul declinare del tredicesimo secolo si sono ritirati da Trento a Udine li signori Conti Candidi di Castel Campo. Anzi leggo rotondamente scritto dal signor Girolamo Sardagna, che Hugo dictus est cognomento Candidus, seu Blancus, sive Albus, a miro candore, quo eius facies insignis erat. Il medesimo Sardagna sospettò, che fosse della nobil famiglia di Caldès, e fors3e figliuolo di Parcivale da Caldès, e d'Immeltrude d'Arsio, i quali vissero circa il 1007. Che che però ne sia della di lui schiatta, io scrivo, come ho scritto anche prima d'ora, Ugone Bianco nel numero singolare. Voi al certo non avrete difficoltà nel far lo stesso, giacché scrivete anche altri cognomi nel medesimo numero verbi gratia, Begnudello, Bellone, Bello, Bertoldo.

Bemblberg Lodovico F. Francescano Tirolese. Sarebbe mai quel Fr. Ludovicus Athesinus Ordinsi Minorum Conventualium, che come teologo ebbe luogo nel Concilio generale di Trento prima che nel 1547 venisse trasferito a Bologna? 72 Il vostro dir Frate Francescano mi riesce troppo ampio, comprender potendo qualunque indossa le lane del P. S. Francesco, specialmente presso gl'italiani.

Bonvicino di Riva Frate degli Umiliati. Anch'io sino dal 1767 l'ho aggiunto al mio catalogo, ma solamente per memoria, non essendo sicuro, che sia stato di Riva Trentina: come neppur lo sono rapporto a Fra Matteo Ripense antico scrittore Domenicano. Sul Milanese v'ha una terra detta Riva. Di Milano fu lo scrittore Polidoro Riva. In Milano nel 1766 dal P. Girolamo Tiraboschi Gesuita fu pubblicata un'opera intitolata Monumenti antichi degli Umiliati, che da s. Pio quinto furono aboliti gli 8 febbraio 1571. Più altre Rive si trovano nel mondo.

71 *Nacque a Fiavé, ed era detto anche da Ballino perché la sua famiglia era oriunda da quel paese. 72 Non fu perché Lodovico Conventuale fu Athestinus cioè da Este.

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Berneri Antonio Bartolommeo d'Arco. Siccome io non ho veduto di lui fuorché due sonetti, ed un'elegia, cose stampate nel 1682, insieme con un'orazione funebre detta dal nostro P. Alessandro Salvadori di Riva, così dietro all'esempio del marchese Maffei, e del sig. Biancolini, l'avea posto in un articolo, cui ho fatto questa inscrizione: Poeti minori, cioè autori di brevi componimenti poetici italiani, e latini, stampati in fogli volanti, ed in raccolte...

Balter Aurelio di Roveredo. Per altro si scrive alla tedesca Walter, anche dai roveretani.

Bliembl Vilielmo di Bressanone canonico di Wiltau. Da un suo concanonico di Wiltau coetaneo viene spesse fiate allegato in un libro impresso l'anno 1712. In un luogo lo chiama R. D. Wilhelmum Bliemel ecclesiae Wilthinensis canonicum. Eziandio negli altri molti luoghi costantemente lo nomina Bliemel, non già Bliembl o Bliembel. Dal Kemptero pag. 10, 11, vien detto Pliembl.

Candelperg Pietro Paolo di Roveredo. Egli si scrisse Candelperger, e così praticò anche un suo nipote sinonimo mio condiscepolo.

Cecardo Antonio Trentino. Questo cognome Cecardo mi fa sovvenire, che nel 1564 Giovanni Cavalieri, poscia cittadino e Preposito di Trento, fece stampare con sua dedica a Lucio Romolo Pincio canonico di Trento, una lettera de Morte imperatoris Ferdinandi primi scritta per reverendum ac celeberrimum virum D. Mathiam Cithardum eiusdem confessarium et concionatorem, ad Pium quartum Pontificem Maximum. Non si dice donde fosse il Cithardus, ed io mi lusingo di non aver traveduto nel leggere Cithardum col th73.

Consolati... di Trento. Un dottore Orazio Consolati fu arciconsole di Trento nel 1638 e confermato nel 1639. Un dottor Filippo Consolati fu console della medesima città nell'anno 1648. Il medico Orazio Giuseppe Consolati morto li 27 febbraio 1768 stava già tra' miei Poeti minori. Nel 1618 visse nob. et excell.mus dominus Horatius Consolatus filius nob. domini Ioannis Mariae Consolati signiferi civis et collegiatus Tridenti.

Chiusole Antonio Roveretano. Non tutti li Chiusoli da voi rammentati, furono di Roveredo.

Costeano Osvaldo. Voglio supporre, che non senza ragione qui avrete scritto diversamente da quello che leggesi presso il Saggio del Tartarotti pag. 99.

Cattrin Benvenuto di Caldaro. Attaccategli F. Francescano Riformato, e scrivere Catrin con un t solo.

Colz Ferdinando F. Francescano. Lo truovo scritto anche da Kolz. Voi avete aggiunto il Riformato ad alcuni Francescani, e poi non l'avete aggiunto a tanti altri, sebbene del medesimo ceto Riformato. Quindi vorrei, o che non l'attaccaste a veruno, oppure che l'aggiugneste a tutti quelli cui conviene.

Corradini Giuseppe di Roveredo. Questi fu prete, sebbene voi non lo notate, come avete praticato da principio con altri. Siate uguale.

de' Biasi Gio. Maria prete di Roveredo. Parmi, che 'l vostro assunto sia di riferire solamente quegli scrittori, che sono passati all'eternità. Questo, se non è morto ne' poc'anzi scaduti giorni, vive.

Camerlander Simone da Ombrez. Sospetto che quest'Ombrez vada scritto con altre lettere. Non so ora se tal autore sia quegli, che nel 1729 ha dettato un tometto di regole

73 Anche l'Eysengrenio scrive Zithardum, ma non dice donde sia stato.

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per iscriver lettere latine ad un sollando. Io l'ho riscattato da mani barbare, che volevano lacerarlo.

Cabonetto Antonio Trentino. Anch'io presso Lodovico Dolce nel 162 lo trovai col cognome di Cabonetto, cognome datogli eziandio da Paride Fuitemio; ma ciò nulla ostante conghietturo, che debba chiamarsi Zabonetto, giacché certamente vissero nel 1505 Petrus Zabonetus de Enno, e nel 1640 Franciscus Zabinettus de Enno Vallis Annaniae notarius. Il primo, cioè Pietro fu contemporaneo di Antonio. Su di questo vedi ciò, che ho notato nello Spicilegio dell'Orfanotrofio, num.

Dorio Gio. Parroco di Piné. Senza replica scrivete Parroco di Baselga sopramontana, non già di Baselga pinetana. Nel mio Parrocchiale ho scritto Darius benché questo cognome sia infame, trovandosi un Ioannes Darius tra gli autori proibiti da Roma in prima classe. Probabilmente questo secondo sarà quel Ioannes Darius, che nel 1477 fuit a secretis Reipubblicae venetae. Dee il Parroco scriversi Durio.

Ecchio... da Trento. Scrivete Eccher Domenico. Franzosi Paolo di Riva F. Girolimino. Possibile, che il Padre maestro Zambaldi ve

lo abbia suggerito come suo confratello? Io non riconosco altri, che Paolo Franzosi Rivano, prete secolare, autore di più libri buoni, che tengo nelle mani, con la di lui effigie, morto dopo il 1595 e seppellito presso li Padri Minori Conventuali di Riva. Se si fosse fatto Girolimino pria di morire, sarebbe egli stato seppellito presso li Francescani? In caso però, che voi non poteste cancellare il F. Girolimino, aggiugnete il sinonimo secolare da me lodato.

Franzosi Luigi Aurelio di Riva. Rammentatevi che di sopra portato avete un Aloisio Aurelio di Tenno Frate, senza dire di qual Istituto. Alovisio, e Luigi, come già sapete, significano lo steso. Riva poi, e Tenno sono tra di sé confinanti. Forse questo Frate vi ha fatto incappucciare anche don Paolo.

Fiorio Antonio di Riva. Se intendete, come credo, il Parroco di Tegnale, questi fu di Malsesine veronese. Vengo assicurato, ch'è morto in Verona.

Fuitem. Scrivete Fuiten, come leggesi nelle carte, ed in una pietra sepolcrale di Trento.

Grasser74 Ippolito Roveretano F. Francescano. Egli non fu Roveretano, ma da Nocellari di Folgaria. Si scrisse di Nocellari, e di Folgaria.

Giuliani Francesco Ferdinando di Roveredo. Non di Roveredo, ma di Torbole. Gozner. Scrivete Gözner Francesco di Halla d'Insprugg. Io più volentieri scrivo

Gesnero. Grammatica Nicasio di Pressano. Fu Gesuita. Guarinoni Ippolito di Halla. Dite di Trento, perché fu in Halla solamente come

medico. Giannini Gio. Matteo di Brentonico. Vi ringrazio, che mi avete tratto di errore. Io

l'avea notato pro memoria, ma supponendolo Modenese. Graisderer Vigilio. Scrivete Greyderer, come egli si ha soscritto in lettere a me

drizzate, ma informatevi prima se sia morto. È vivo. Guardi Pierantonio di Vigo in Val di Non. Fu Parroco di Vigo, ma nativo di

Armazzago, e come altri scrivono, Dramazzago, ville della Val di Sole. Girardinin Francesco Paolo Trentino. Né l'epitaffio scolpito in pietra, né

Baldassare Oltrocchi, né Ambrogio Franco, né alcun altro de' monumenti da me veduti, gli dà il nome Francesco.

74 *Rectius Graser.

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Hader Giovanni Gesuita. Hayder Mattia di Trento. Questo cognome dai tedeschi si scrive Heyder. Holer Francesco de Toblhoff di Marano. Egli si scrisse Holler de Dublhoff. Io però

lascierei in questo catalogo li predicati, o sia titoli di signoria, se non per altro, almeno per esser uniforme.

Hinderpach Gio. Scrivere Hinderbach. Insprugger Giovanni Gesuita. Io tengo un Sebastiano Insprugger Gesuita del 1728

parimente scrittore. Laymann Paolo di Ortzel Gesuita. Io l'avria notato d'Insprugg, su la fede di

Giacopo Tartarotti e di altri. Linsino Pietro d'Insprugg. Scrivete Linsing. Lutti Paolo Orlando di Giudicaria. Fate Lutti Carlo Orlando di Poia. de Laiti Antonio di Mori. Scrivere Delaiti, e portatelo alla lettera D. Musoco Giovanni. Scrivere Gioseppe. Lener Antonio Francesco Trentino. Guardatevi dall'averlo in grado di scrittore per

al dedica, che ha fatto all'Arciduca Sigismondo eletto vescovo di Trento, del libricciuolo intitolato: Oculus philosophicus, atteso che la fece in occasione di tesi esposte nel Collegio Parmigiano de' nobili dal suo maestro.

Naas Giovanni vescovo suffraganeo di Bressanone. Scrivete Nass, latinamente Nasus, ed aggiugnete F. Francescano Osservante.

Naistifter Leopoldo Gesuita. Nel frontispizio del suo Theatrum Passionum animae si scrisse Neistift. Già sapete, che li tedeschi nostri tirolesi pronunziano naitrum, benché scrivano neutrum, e Naistot la città di Neustadt.

Onpoch Cristiano Udalrico. Dal Mariani pag. 607 si nomina Cristoforo Udalrico Pach. Eziandio la matricola italiana de' Nobili tirolesi, che ho veduto io, all'anno 1654 mette la famiglia Pach, il qual cognome dai nostri tedeschi si profferisce Poch, appunto come dicono anche Sboz, sebbene scrivano Schwatz. In un libro continuato annualmente da diverse mani ho trovato memoria di certo illustrissimo signor Giangasparo a Pach da Termeno, capitano in Caldaro dal 1702 sino al 1722. Ora tai signori si chiamano Ampach nell'accennato libro, ed in un altro recente. Simile mutazione si scorge anche ne' cognomi Gara, e Ioris, trovandosi Degara, Deioris.

Onich Pietro canonico di Wiltau. Ricordatevi di Pietro Anich sopra menzionato. Vorrei poi, che qui, ed altrove non vi contentaste di segnare solo monistero, ma che vi aggiugneste in curto anche l'Instituto, perché gli esteri non lo sanno, e quando nella Francia, nella Spagna od in altro regno da noi lontano faransi delle nuove biblioteche, li compositori di esse borbotteranno altrimenti contra di voi. Già non costerà molto il fare Ab. Cist. in Stams. Mon. Bened. in s. Giorgio. Can. Prem in Wiltau. Can. Reg. in s. Mich. in Gries, in Neustift.

Poli Michele. Aggiugnete di Ala Trentina, o Lagarina, o de' quattro Vicariati, giacché tale fu la di lui patria.

da Prato Agapito di Fieme F. Francescano. Egli si chiamò, è vero, da Fieme, ed a Valle Flemmarum, secondo il costume de' nostri Frati d'allora, che scrivevansi dalla Giudicaria, da Val di Sole, da Val di Ledro, da Val di Non, da Fiemme, ora però notiamo le nostre patrie precise, per oscure che siano. Ditelo dunque da Tesero di Fiemme, come hanno i nostri cataloghi.

Froilich Gio. Cristoforo. Egli alla tedesca si scrisse Frölich. Apostolo Zeno fa Froelich.

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Passi Cristoforo da Pressano. Non l'ho più sentito, bensì ho veduto un libricciuolo del medico Giangasparo Passi da Pressano.

Hoffer Gaimb. Egli si scrisse Hofer, e così truovo scritto anche Mayrhofer, Schranzhofer.

Platner Crisanzio. Scrivere Crisanto, e siate uniforme nel replicar questo cognome coll'aspirazione, o senza.

Platner Alessio. Questo mi riesce nuovo. Non però un Alessio Planch d'Insprugg poeta, ed un Fr. Alessio Maria Planc d'Insprugg Servita scrittore, forse viventi.

Prugger Ladislao d'Insprugg. Aggiugnete Francescano Riformato. Poppone Bavaro, poi Damaso II Pont. Mass. Tralasciate il Bavaro, e dite piuttosto

Poppone vescovo di Bressanone, poi Damaso II Papa, perché così ognuno veder potrà di lancio, che appartiene al Tirolo.

B. Pacifico di Riva F. Francescano. Qui fo il cieco, sordo, e muto; imperocché sebbene abbia raccolto quanto ho potuto pro e contra la persuasione de' Rivani, me ne resto ancora perplesso, e dispero di potermi fondatamente dichiarare per alcuna parte.

Bach Francesco canonico di Wiltau. Pock Villelmo canonico di Wiltau. Io credo, che Bach, e Pock siano un cognome

solo diversamente scritto, come Schwatz, e Sboz, Hinderbach, ed Hinterpoch. Pelizzari Angiolantonio arciprete di Condino. Vive prosperoso anche oggidì. L'ho

riverito coll'occasione che ha celebrato con noi qui la festa del nostro serafico Patriarca. Pozzi Andrea Pozzi Stefano di Trento Pozzi Andrea Gesuita. Io nel luogo del primo Andrea non Gesuita, che non trovai

altrove, tengo un Agostino Pozzi di Trento, detto anche d'Ala di Trento, sebbene creduto veronese dal sig. Maffei. Lo annovera eziandio il Tartarotti.

Pettenà... di Moena. Si chiamò Cristiano Pèttena, benché in Fiemme tutti dicano Pettenà coll'accento in fine. Per causa di tale accento io argomentai, che si dovesse scrivere Pettenato, siccome le voci del volgo nostro portà. consolà, ritirà e simili fanno in buon linguaggio, portato, consolato, ritirato. Poscia mi venne asserito, che gli antichi fiemmaschi appunto scrissero Pettenato, e finalmente ho veduto due carte, in cui all'anno 1561 si rammenta Lucas Petenatus di Cavedine, ed all'anno 1596 Dominicus quondam Bernardi Petenati de Musteo Cavedini. Di più in una raccolta di sonetti stampata in Parma l'anno 1698 notai un poeta detto Apolonio Petenati di Piacenza.

Peregrini Gio. Domenico di Moena. Pelegrini Giacopo di Ala. Peregrino di Povo Patriarca d'Aquileia. Io scriverei uniformemente dappertutto,

cioè o Peregrini, e Pellegrini. Che il Patriarca sia stato nativo della città di Trento e che siasi chiamato de Paho solamente per ragione di origine, lo tengo per certo. Sentite come si chiamarono gli antichi consoli della predetta città, che senza dubbio furon anche abitatori di essa: Petrus de Matarello. Ioanens de Florentia. Antonius de Molveno. Federicus de Paho.

Pezzano Bertrando di Vermei. Presso di me si nomina Bertramo, ed anche Bartolommeo, ch'è sinonimo. Vermei non ha fondamento nelle carte da me vedute, le quali portano Vermilium. Così scrisse anche il Pincio, e Vigilio Vescovi. Vermiglio hassi nel processo stampato contra il Tapparelli, e nelle mappe del Seuttero, dello Spergesio, e del Manfrone.

Redn Giusto. Aggiugnete: di Bressanone Francescano Riformato.

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Rosino Ambrogio di Predazzo. Scrivete Bosino Ambrogio di Pradazzo, e mettetelo al B.

de Reichenfeld Ermano Tommaso. Scrivete Hermanin Tommaso, e portatelo all'H. Reiner Felice. Fate Reineccio. Roveretti. Aggiugnete di Trento, e scrivete con un t solo Rovereti. Saracini Carlo Maria. Scrivete Carlo Mattia. Scherei Giorgio Gesuita. Scherer Giorgio Gesuita. Canmcellate il primo, ed aggiugnete al secondo la patria

di Schwatz. Nella vita del sig. Giambattista de' Gaspari pag. 63 si produce un Giorgio Scherero Francescano come scrittore polemico, ma io non l'accetto senza le pruove. Dee leggersi Gregorio Scherio da Lecce.

Scolartio Adelmano vescovo di Bressanone. Qualora questi non sia uno diverso da Adelmanno Scolastico di Liegi, e condiscepolo del famoso Berengario, qui mi metto a quanto vi ho scritto già tempo, perché tuttavia lo credo vescovo di Brescia italiana. Non ho più sentito nominare Adelmano Scolartio, né ho trovato alcun Adelmanno ne' cataloghi de' vescovi bressanonesi.

Setti Francesco di Roveredo. Visse molto tempo, e morì certamente in Roveredo, ma fu dal Borgo di Valsugana, e piovano di Torcegno nella medesima valle.

Simoncin... Gesuita. Scrivete Simoncini Lodovico di Salorno Gesuita. Egli si scrisse Simonzin.

Scasser. In Mezzo Tedesco certi signori si scrivono Schaseri. Stabè Cassina. Lasciate lo Stabè, ch'è predicato, sebbene stia fuor di luogo. Salvadori Alessandro. Aggiugnete di Riva. Salvadori Tommaso di Riva. Scrivete di Pedersano. Schartrer... parroco di Eppen. Tra li parrochi di tal luogo io tengo un Girolamo

Schaitter, lezione giusta. Silvano Giovanni Attesino. Forse di Caldaro, poiché nel 1552 visse certo Caspar

Sylvanus Chaldarii, come egli stesso si scrisse in fronte ad un libro latino di sua ragione.

Saursvein Francesco di Ehrentraeiz. Tengo un parroco di Bolgiano detto Hieronymus Saurwein brixinensis dioecesis.

Sole Antonio. I libri di lui, ed i fogli di Tesi, come pure quelli, che lo citano, hanno Söll, che si pronunzia Sell. In Bolgiano truovasi tal cognome.

Sinistrari Lodovico di Trento F. Francescano. Questi non fu trentino, ma di Ameno milanese75.

Subnouski Stanislao. A quel, che di lui ho notato nel catalogo de' Prepositi trentini aggiungo, qualmente ad una carta del 1424 si soscrisse: Stanislaus de Subnovia.

Tabarelli Peplio. Questo Peplio è un soprannome di Tommaso, e significa lo stesso, che Tabarello. Il cognome primiero fu de' Fati di Terlago.

Turcato Francesco di Trento F. Francescano. So chi egli sia stato, ma non già che aversi debba in grado di scrittore. Forse voi avete strainteso, e voleste scrivere Baroni Francesco di Roveredo F. Francescano, cui potrete dar luogo tra gli scrittori, come glielo ho dato anch'io.

Tommaselli Agapito. Lasciatelo perché vive ancora. Tremeno Lodovico di Trento. Avete veduto, che il Tartarotti lo chiama Lodovico

Trameno Perotti. Io però lo nomino Lodovico Trameno de' Perozzi, perché lo trovai

75 F. Ludovicus Maria Sinistrarius de Ameno Riperiae s. Iulii dioecesis novariensis.

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costantemente scritto de Perotiis, anche in una pietra. Di più aggiungo, che la di lui famiglia, ora estinta, si distingue dalla Perotti nelal matricola de' cittadini di Trento.

Triangi Ascenzio. Fate Ascensio. Tschiderer Leonardo Gesuita. Guardate di non andar errato nel nome, perché io

tengo certezza soltanto di un Girolamo Tschiderer Gesuita professore in Insprugg l'anno 1726. Il Bolgiano si truovano Tschidereri, dirò meglio nel 1766 un canonico di Bolgiano fu Tschiderer de Gleicheim76.

Valle Leonardo di Bressanone F. Domenicano. Si chiamò Fr. Leonardus de Valle Brixiensi, ed in tedesco von Brixenthall. Per questo anch'io l'avea raccolto, pensando che fosse stato de' contorni di Bressanone tirolese. Ma cangiai parere quando intesi dal sig. Antonio Roschmanno, che v'ha un'altra Brixina. Sentite ancora voi ciò, che al nostro proposito ha lasciato scritto questo benemerito autore in Disquisit. Epist. Tartarott. part. 2, pag. 71, "Brixina locus in Baioaria, seu Norico alpestri ad fines Rhaetiae ac Norici Tauriscorum, territorio hodie salisburgensi adiacens... Vallis est circiter sex horarum, quae a pago eiusdem loci principe Brixina, Brixinensis audit". Leonardo adunque non fu di cognome Valle, né di patria bressanonese.

Valle Antonio di Folgaria. La dedica, che ha fatto nel 1678 al vescovo di Trento, fu di libro non suo, ma del presidente alle Tesi, che ha difeso.

Vescovi Vigilio di Mezzotedesco. Fu bensì parroco di Mezzotedesco, ma non nativo. La sua patria fu Vermiglio.

Vicario Pietro parroco di Leder. In Pregasina, villetta di Ledro, v'ha chi conserva tal cognome. Trovai però, che vi fu anche in Trento, mentre nel 1620 un Francesco de' Vicari dottore, fu console della medesima città.

Veitenaver. Altri scrivono Weintenaur. Dovrebbe viver anche oggi. Wenger Corrado canonico di Trento. Ditelo canonico di Bressanone. Zeno Daniele di Moena vescovo di Bressanone. Non di Moena, ma di Tesero io l'ho

notato, e lo credo ancora. Zanelli Vicenzo Trentino. Guardatevi dal confonderlo con Cammillo Zanelli

parroco di Volsana, ma di nazione bolognese. Fu poeta. Toxites Michele di Sterzin. Scrivete di Sterzingen, od almeno Sterzing. Zanfranceschi Gio. Francesco di Nago. Vive anche oggidì arciprete di Nago, e però

se volete comparir eguale a voi stesso, dovete cancellarlo. 109. Malanotti Bernardino di Caldes. Nei moderni signori Malanotti questo di

Caldes è predicato. Abitano a Samoclevo. L'abate Bernardino, che fu segretario in Roma per Carlo sesto imperatore, mi vien supposto morto in Borgo presso i signori Ceschi poco dopo il 1723. Non so se abbia avuto alcuna relazione a lui quel Mathias Malanotte I.U.D. che nel 1676 fu in alma Caesarea Regiaque Carolo-Ferdinandea Universitate Pragensi Pandectarum professor publicus et ordinarius, venerabilis archiepiscopalis consiliarii pragensis assessor, necnon iuratus in regno Bohemiae advocatus.

Alberti. Aggiugnete la patria, se non volete, che il predicato di Enno: di Poia, dagli esteri sia preso per la medesima patria.

Ceschi B. Antonio di Valsugana. Dite chiaramente del Borgo di Valsugana. Se poi volete aggiugnere il titolo di Barone, o Conte, aggiugnetelo a tutti quelli che lo possono pretendere, come il Brandis, l'Eccher di Roveredo, il Lodrone, li Madruzzi ecc.

76 Questo Prè Girolamo Tschiderer fu professore logico nel 1723 in Electorali Burghusiano Gymnasio.

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112. Zach Ignazio can. di Wiltau. Mi reca maraviglia il vedere, che que' canonici non vi han ragguagliato intorno alla patria di molti loro confratelli, e che voi siete stato cheto.

Qui per non abusarmi della vostra lunga sofferenza finisco la mia qualunque siasi disamina, tralasciando studiosamente di puntar certe altre coserelle, e passo a suggerirvi quegli scrittori, che sebbene già morti, non vi ritruovo nel vostro catalogo.

Bayer Gio. Michele d'Insprugg. Medico Baldovini Francesco di Trento. Bampi Ignazio di Civezzano Francescano Riformato. Barisella Agostino di Tueno Francescano Riformato. Baroni Francesco di Roveredo Francescano Riformato. Battaglia Carlo Girolamo di Trento. Belfanti Giambattista di Enno. Bertagnoni Antonio di Strigno. de Brandis Giangiacomo. Capra Vincenzio dal Borgo di Valsugana Francescano Riformato. Carneri Francesco di Cles. Cencini Francesco Maria di Arco Francescano Riformato. Ceschi Caralantonio dal Borgo di Valsugana. Chini Eusebio Francesco di Segno della Val di Non Gesuita. Cimonati Gio. Bono Domenico di Trento Agostiniano. Colombino Leonardo di Trento. Colombo Alessandro di Trento. Concini Celestino di Avis Francescano Riformato. Concini Ferdinando di Taio. Contarini Leonardo arciprete di Lizzana. di Cortenuova Giovanni Francescano Riformato della Provincia Tirolese. Dagani Arcangelo di bagolino Francescano Ritornato. Divina Maurizio dal Borgo Francescano Riformato. Dusini Francesco di Cles Francescano Riformato. Engl Cristoforo bressanonese. Facini Melchiore di Trento. Ferdinando di s. Giorgio Francescano Riformato. Felder Tommaso di Bresssanone. Ferrari Ognibene di Riva. Feurstein Giacopo parroco di Zambs. Franco Domenico d'Arco. Frapporta, l'abate vivo nel 1748. Gardumi Giacopo Francesco d'Arco Girolamino. Gaun Francesco di Salorno Gesuita. Gerardelli Tommaso di Trento. Giovanni Lagarino, prete, credo di Ala. Gorelli Gabriele di Trento. Gretser Giuseppe di Trento. Kolb Romualdo Francescano Riformato. Lodrone Gianfrancesco Cappuccino. Luca Giuseppe Antonio di Segno della Valle di Non. Luca Gottardo della Val di Non Gesuita.

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Lustrier Sebastiano. Madruzzi Gerardo di Cles Francescano Riformato. Madruzzi Carlo Emmanuele vescovo di Trento. Mayrhofer Giacopo canonico Prem. di Wiltau. Michi Giambattista da Tesero di Fiemme. Monte Giovanni di Roveredo. Platner Mattia di Bressanone. Poda Tommaso Antonio di Flavone. Poli Paolo di Storo Francescano Osservante. Putsch Udalrico vescovo di Bressanone. Remigio di Bozzolo Cappuccino tirolese. Sardagna Giacopo di Trento Francescano Riformato. Schwab Teobaldo Francescano Riformato. Scienza Giuseppe di Trento. Sisti Gio. Silvestro di Livinallongo. Sitone [Sittoni]Lodovico di mezzo Tedesco Francescano Riformato. Stamler Giovanni canonico di Bressanone. Stier Giorgio bressanonese. Spaur Mariano d'Insprugg canonico Prem. di Wiltau. Tecini Pietro di Sarnonico. Thunn Giuseppe Maria Trentino vescovo di Passavia. Tiburzio d'Insprugg. Tolotti Romedio di Val di Non. Troilo Leopoldo di Bolgiano Francescano Riformato. Troilo Eustachio di Trento Francescano Riformato. Visinteiner (e Visintainer) Marcellino di Cles Francescano Riformato. Vittorelli Giuseppe Antonio di Strigno. Zaccheria di Rendena Cappuccino. Zancanari Masseo di Gazzadina Francescano Riformato. Zanetti Carlo di Trento. Zenone Bergamasco cappuccino tirolese. Zettele Francesco di Trento. Weber Ferdinando di Bronzolo Francescano Riformato. Geir Bartolommeo can. Prem. di Wiltau. Paoli Bernardino di s. Orsola Francescano Riformato. Festo Trentino proconsole dell'Asia. 80. Wintero Preposito di Bressanone. Marini Andrea di Mori. Sbardellati Agostino di Roveredo. Grotta Antonio Trentino. Reuperger Cristoforo di Bressanone. 85. Crosini Tommaso di Trento. Non avendo tempo di scriver molto, tralascio tutti quegli autori, che tengo nel mio

catalogo, li quali presto di voi forse non passarebbero senza pruova. Tralascio adunque i vescovi, che hanno pubblicato Costituzioni sinodali, Statuti civili, libri liturgici ed istruttivi, con che si sono resi commendevoli niente meno de' vescovi Aldrighetto e Niccolò da voi lodati. Tralascio i legisti scrittori di consulti, e li Poeti da me detti

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Minori. Di più quelli, da cui si ha qualche lettera famigliare a stampa: tutti gli anonimi, e tutti quelli che mi lasciano in dubbio se sieno stati veramente tirolesi, o se sieno ancora tra' vivi. Aggradite questo poco, e compatitemi se ve lo mando tardo. Scusatemi pure se nelle mie postille fossi stato troppo franco, ed avessi preso qualche abbaglio, e finalmente se non vi fo avere quelle notizie, che bramate, di Arco, perché sebbene sia passato molto tempo dacché pregai di esse uno di questi signori cappellani, cui per maggiormente impegnarlo diedi un pro memoria, tuttavolta non l'ho più veduto, né sentito. Passate avanti, speditevi, state sano, e credetemi. Dalle Grazie d'Arco 26 novembre 1770.

P.S77. Nel vostro catalogo sta Oliviero Olivieri di Trento. Io non so il perché, so bene, che nel 1761 ho veduto un volumetto in 4° con questo titolo: Lachrimae Seminarii Tridentini sub cura Patrum Congregationis Somaschae Iosepho Basso e Schledo vicent. rectore, in illustriss. et Reverndiss. D.D. Ludovicum Madrutii S.R.E. card. epsicopi et principis trident. etc. Sedis Apostolicae Legati, Germaniae protectoris, funere, in ecclesia Santiss. Trinitatis monialium s. Francisci de Observantia celebrato die 19 mensis maii 1600. Tridenti apud Ioannem Baptistam de Gelminis 1600. In siffatto volumetto allora lessi Orationem Oliverii ab Oliveriis, Thomae Belloti dialogismum, et Carmina. Item Carmina Oliverii de Oliveriis, Avancini de Avancinis, Odorici Iovanelli, Ioannis Donati Micheletti, Donati Gierardi, Bratholomaei Todeschi, di Stefano Pasio, di Donato Gierardi, di Gio. Donato Micheletti, di Bartolomeo Todeschi, di Bartolomeo Gierardi, D. Antonii Crosin ad seminarium Trident. alumnos. Per queste cose io non do luogo tra gli scrittori né all'Olivieri, né agli altri, che seguono, perché le credo tutte composte dal mentovato P. Basso di Schio. L'Olivieri sarà forse stato figlio di quel Giuseppe Olivieri, che fu console di Trento nel 1600 e nipote di altro Oliviero degli Olivieri console nel 1559. Tommaso Bellotti, non può confondersi con quel Tommaso Bellotti, che nel 1598 fu in Ingolstadt, nel 1599 cominciò ad esser cappellano del barone Fortunato Madruzzo, fu maestro di Cristoforo e Margherita di Wolckenstein, di Giovanna, ed Elena di Madruzzo, e se non erro, arciprete di Ledro, dottore delle leggi, protonotario Appostolico, cittadino di Trento vivente alias Parochus nel 1657. Un Bartolommeo Todeschi fu piovano di Primiero nel 1631. Un Donato Gierardi fu arciprete di Riva nel 1620. Antonio Crosn fu poi vescovo di Bressanone.

P.S. Io non ammetto il vostro Oliviero Olivieri di Trento per l'orazione e li versi, che ha recitato in Trento nella chiesa della ss. Trinità li 19 maggio 1600 in funere card. Ludovici Madrutii, le quali cose si leggono inter Lachrimas seminarii Tridentini, perché le credo composte dal padre Giuseppe Basso di Schio rettore del medesimo seminario. Il che detto sia supposto, che voi non abbiate altro di lui, o che non intendiate parlare di quell'Oliviero degli Olivieri, che fu console di Trento nell'anno 1559 oppure di altro.

Aggiungo a ciò che di sopra ho scritto de' Malanotti, che una delle compagne della venerabile Madre Giovanna Maria di Roveredo, vestita dell'abito religioso nel 1650, fu Veronica Malanotti di Trento, ma nata in Praga, dove il signor dottor Bernardo di lei padre ritrovavasi in qualità di consigliere, e segretario dell'imperadrice Anna. Ciò leggesi nella vita dell'accennata venerabile Madre, composta dal nostro Padre Lago, pag. 117 in nota.

53. 1771.

77 Questo primo P.S. fu dal Tovazzi segnato in margine quasi lo volesse mettere tra parentesi o eliminarlo. Lo

ho conservato invece così come segue.

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Attesto io sottoscritto, che da questo clarissimo Officio commissariale d'Arco mi fu presentato un editto dell'eccellentissimo Governo dell'Austria Superiore dato in Insprugg li 7 novembre 1770, rapporto alla professione religiosa. Dal convento di s,. Maria delle Grazie de' Francescani Riformati presso Arco li 3 gennaio 1771.

Fra Giangrisotomo da Volano Vicario e superiore in assenza del P. Guardiano.

54. 1771. Al sig. Todeschini. Pergine. Vi rimando il vostro catalogo, cui potrete aggiugnere il poco fa defunto signor

consegliere Gio. Paolo Ciurletti di Trento e Gio. Domenico Sartori perginese, giacché questo prete ancora non è più tra' viventi, come dal vederlo nel vostro catalogo io mi figurava. Possibile, che non abbiate veduto il di lui libro, oppure che non l'abbiate sentito rammentare? Ve lo avrei suggerito assai prima d'oggi, ma egli muto, e paziente se ne stava nel cantone di quelli, che mi lasciano in dubbio se sieno ancora tra' vivi. Per lo contrario cancellate dal predetto catalogo lo scrittore Udalrico Faber, perché fu Raetus, cioè Grigione. Io ho veduto due fogli da lui scritti, e mandati a Bernardo Clesio in diverso tempo, e so, che ha scritto altre cose. Si nominò: Huldericus Faber Rhaetus, orator et poeta. Questo però sia detto nell'ipotesi, che voi non intendiate di altro sinonimo. Vi ringrazio della notizia, che mi date dello scrittor Chini, ma nello stesso tempo vi fo sapere che l'ho trovato io il primo, e che essendo poi stato nella di lui patria, ho pescato qualche cosetta per l'articolo, che ho fatto del medesimo. Fu prima prete de Gesuita. Per secondare le vostre premure vi spedisco parte de' miei Poeti Minori, che suppongo già morti.

Aldrighetti Giambattista Giuseppe di Lizzana, parroco di Volano morto nel 1770. Belluta Domenico di Banale vivo nel 169178. Bussetti Cristoforo di Trento 1680. Betti Carloantonio d'Arco 1682. Bussetti Felice Antonio di Trento morto nel 1698. Brochetta Cammillo trentino 1590. Bevilacqua Francesco di Trento 1680. Buttalosso Simone trentino 1514. Campi Pietro Carlantonio da Campodenno, parroco di Volano, e poi di Sarnonico

morto nel 1757. Capri Domenico di Trento 1725. Ciurletti Bartolommeo Ippolito di Trento 1675. Dema Stefano Ignazio di Trento 1680. Donati Alfonso di Trento 1716. Endtstrasser Osvaldo canonico e Vicario generale di Trento sua patria 1530. Fedrigoni Martino di Roveredo 1750. Ganzini Antonio di Roveredo 1740. Grammatica Francesco Vigilio di Trento 1726. Gentilotti Gio. Bernardino di Trento 1680. Galliccioli Domenico di Trento morto nel 1698. Galliccioli Emmanuel Antonio di Trento 1716. Galvagni Felice Bernardino di Trento 1716.

78 Il Beato Luca di Padova, compagno di s. Antonio, fu di cognome Belludi, famiglia nobilissima.

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Giovanelli Bernardino di Trento 1680. Guardi Gio. Francesco da Val di Sole 1690. Iosi Gasparo di Enno canonico di Trento e parroco di Civezzano 1554. Lazzolli Giorgio di Riva 1563. Luciani Francescantonio di Trento morto nel 1769. Lener Giuseppe Ignazio di Trento morto nel 1678. di Lodron Giambattista canonico di Trento morto nel 1700. Maffei Gio. Paolo di Cles parroco di Folgaria morto nel 1760. Malfatti Girolamo di Trento morto nel 1760. Malfatti Andrea di Brentonico 1590. Mattioli Ferdinando di Trento 1678. Pace Gio. Antonio di Trento 1716. di Prato Giambattista da Trento 1716. Partacini Antonio di Mattarello 1758. Piccoli Lorenzo di castellano 1560. Particella Vincenzio di Trento 1680. Platner Pasquale Giuseppe tirolese 1716. Pompeati Andrea di Trento 1680. Regio Andrea di Trento 1500. Rosmini Francesco Giuseppe di Roveredo morto nel 1768. Rosmini Niccolò Domenico di Roveredo 1740. Salvetti Antonio d'Avio 1760. Saracini Bartolommeo di Trento 1757. Saracini Carlo di Trento 1740. Sardagna Giuseppe di Trento 1716. 45. di Spaur Carlo ananuniese 1540. Sizzo Giangiacomo di Trento morto nel 1681. Sizzo Francesco Vigilio di Trento 1700. Sizzo Francesco Ignazio di Trento morto nel 1764. Tesini Giangiacomo di Trento 1680. Tabarellki Giuseppe di Trento 1716. Terlago Sigismondo Adamo di Trento morto nel 1767. Tommasini Antonio di Trento 1716. Trentini Domenico di Trento 1716. Traboldi Pietro Ignazio parroco di s. Maria Maggiore in Trento sua patria, morto

nel 1735. di Thunn Gio. Ernesto 1716. di Thunn Domenico Antonio vescovo di Trento morto nel 1758. di Thunn Girolamo parroco di Mori 1730. Voltolini Giambattista di Trento 1680 Voltolini Cristoforo di Trento 1680. Zambaiti Baldassare di Trento 1720. Zambelli Bartolommeo di Volano morto nel 1765. Zanelli Cammillo parroco di Volsana 1544. Zanetti Bonifacio di Trento 1597. Hofer Innocenzio di Bolgiano Riformato di s. Francesco morto nel 1753. di Firmian Francesco Giorgio 1716. Rovereti Giacomo Giuseppe di Trento 1726.

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71. Bianchetti Gio. Pellegrino di Gavazzo morto nel 1762. Martinelli Valentino di Trento 1680. Bassetti Gio. Simone di Trento 1680. Sasso Giovanni tentino parroco di tenno 1640. Ecker Carlo di Trento morto nel 1762. Zannini Pietro di Brentonico parroco di s. Maria magGiore in Trento 1746. Tonolli Antonio di Brentonico 1757. Balista Alberto parroco di Brentonico sua patria 1745. Balista Filippo di Bren6tonico 1745. Cipriani Santo di Brentonico 1756. Viviani Giovanni di Trento 1664. Bussetti Girolamo di Trento 1600. Guarinoni Andrea di Trento 1600. Giobbi Giobbe di Trento morto nel 1630. Coredi Lodovico trentino 1600. Bernardelli Antonio parroco di s. Maria Maggiore in Trento sua patria 1600. Gesti Antonio trentino 1604. Nel 1579 visse in Trento Marcellus de Gestis sutor. 85. Avancini Giacomo di Roveredo a diuturno incolatu et obitu, che accadde nel

1767. Per altro fu veronese. Questi sono que' Poeti Minori, che oggidì mi son risoluto di communicarvi. Ho

avuto del riguardo nello sceglierli, e separarli dagli altri, che tengo; ma ciò non ostante sospetto, che qualcheduno possa esser ancora in vita, e che più di uno a contanti, od a prieghi abbiasi comperato il titolo di Poeta.

Nel vostro catalogo avete un Celso d'Insprugg F. Francescano senza cognome. Sarebbe mai egli quel P. F. Celsus Lechner francescano Riformato, che nel 1751 fu di stanza in Caldaro? Avete in oltre un Jenner Francesco Isacco di Bressanone, al quale io penso che aggiugner debbasi 'l titolo di F. Francescano Riformato, giacché nel detto anno 1751 visse certo nostro P. F. Franciscus Isaac Jenner exdefinitor, et praeses Hospit. Telfsiensis. Il cognome del P. Pietro Felice da Bolgiano vivente nel detto tempo va scritto così: Eberschlager e quello del P. Anacleto d'Innichen Weiller, quello del P. Giunipero d'Halla Wopfner. Gli altri Fischer e Vischer non differiscono tra di loro. Il P. Disma da Bolgiano fu chiamato non Mayr, ma Mayrl tanto nelle stampe quanto negli scritti, anche dove altri si nominano Mair. In Bolgiano fuvvi un canonico detto Francescantonio Maierle nel 1765. Guardate se il vostro Michele Spacher, di cui non notate la patria, fosse mai quel nostro P. Giovanni Michele Pacher il quale visse nel 1751 in Bolgiano. Finalmente ho trovato, che il Conte Odorico d'Arco, padre del Conte poeta Niccolò, è morto nell'anno 1528. Giace seppellito insieme con la sua moglie Susanna contessa di Collalto morta li 7 settembre del 1495, in questa nostra chiesa delle Grazie. Rapporto ai Franchi ho veduto una carta scritta nel 1674 praesentibus domino Francisco filio D. Ambrosii Franchi habitatore terrae Arci, ed altri. Già mi ricordo di quello, che mi avete notificato, cioè che l'istorico Ambrogio Franco è morto nel 1611. Presso il nostro P. Arcangelo nella vita pag. 17 vi sono delle buone notizie intorno al P. Giovenale da Val di Non. Io supponeva, che lavoraste per dar al pubblico una Biblioteca Tirolese composta di pianta; ma ora creder debbo altrimenti, avendo inteso dal suddetto P. Arcangelo pag. XI Praef., che l'opera vostra sarà intitolata: Aggiunta al saggio del Tartarotti. Compatitemi se ve lo dico liberamente, non finisce di piacermi sifatta vostra

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idea; ma con tutto ciò purché si vegga qualche cosa di nuovo, mi contenterò. Termino con la mia solita clausola li 22 gennaio 1771.

55. 1771.

Al P. Michel Angelo da Roveredo. Roma s. Francesco a Ripa. Tutt'altro da quello, che voi a prima vista penserete, si è il fine per cui vi scrivo.

Qui abbiamo il P. lettore Francesco Borgia il quale dopo la quinta sua predica dovette abbandonare il pulpito, e la città di Riva, per causa di certo grosso tumore nella guancia destra sopraggiuntogli, che oggidì dal chirurgo79 verrà inciso ed aperto. Egli dunque non potendo scrivere di proprio pugno, commise a me di pregarvi, come fo con la presente, che al nostro diacono Frat'Ambrogio da Roveredo vogliate procurare la dispensa dall'età canonica per poter esser ordinato sacerdote nella prossima Pentecoste, cioè nel giorno ventesimo quinto di maggio, giacché nel ventesimo secondo dello stesso mese finirà il suo sessennio di chericato, ed il Padre Provinciale, venendo la detta dispensa, gli permetterà di prevalersene. La mancanza di età consiste in soli sei mesi e mezzo, essendo egli nato gli 11 dicembre del 1747. Tralascio li motivi, che possono indurre la Santa sede a concedere tale indulto, perché vi sono abbastanza noti; e replicandovi la instanza, vi prego di baciare divotamente le mani per mia parte a S.P.M.R. come pure di dar un saluto cordiale al P. Campodenno, e abbracciandovi sono.

Arco, le Grazie 28 febbraio 1771. Vostro aff.mo amico nel Signore F. Gio. Crisostomo di Volano inconsolato.

56. 1771. Al P. Antonio Inama da Fondo. Trento. Sono stato in questa nostra biblioteca per servire la P.V.M.R., ma sebbene abbia

scartabellato il meschino di lei repertorio, ed anche ricercato tra gli stessi volumi teologici, non mi è riuscito di rinvenire alcuna memoria di Pietro Soto. Farsi potrebbe però, che l'accennatami opera stesse fuori della sua classe, siccome vi stanno altre, o che fosse al fine di altro autore. Per questo la P.V.R. dia un'occhiata al catalogo generale delle nostre librerie vigiliane, fatto già tempo con ordine quasi alfabetico, e da me riposto nel bancone di cotesta bernardiniana, che forse la troverà ricordata. Certamente poi nella m3desima libreria troverà la gravissima lettera scritta costì li 17 aprile 1563 a Pio quarto dal predetto Soto moribondo. Io, perché insieme co' miei scartafacci un dì non venisse gittata sul fuoco, dopo d'averne fatto un brieve sommario, la ho inserita nel tomo secondo circa il fine Scriptorum Ordinis Praedicatorum dell'Echard, che giace non lungi dalla porta in capo agli scrittori muratoriani; e per vie più assicurarne di essa la memoria, la notai al fine del curto articolo, che del lodato Soto v'ha nel tomo citato all'anno, se ben mi ricordo, 1563. All'erudito perginese ho già communicato quanto per ora gli può bastare intorno allo scrittore Chino. Qui esibendomi ad ulteriori comandi della P.V.M.R., la supplico umilmente di tenermi raccomandato al Signor Iddio, e col bacio delle sacre mani mi protesto. Arco 9 marzo 1771.

Della P.V.M.R. Umil.mo, obbl.mo, div.mo servo nel Signore F. Gio. Crisostomo di Volano.

79 Pietro Piombazzi.

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57. 1771. Al P. Serafico da Melombardo Vicario in Cles. Non mi vergogno di confessare schiettamente, che inetto ed incapace riconoscomi

non soltanto per ispiegare l'antica inscrizione scoperta di fresco nella chiesa parrocchiale di s. Zeno, ma eziandio per dare un'autorevole risposta sul punto del nuovo altare nella medesima chiesa innalzato. Negli anni scorsi ho bensì letto qualche poco intorno all'una, ed all'altra materia, ma non vi ho fatto studio, e qui per mancanza di libri non posso farlo. Le dico adunque solamente, che rapporto all'altare dalla stessa P.V. potrà consultarsi la Biblioteca del Ferraris vrbo Altare, ed il rubricista Cavalieri, che truovansi costì. Mi spiace di non poter servirla secondo il suo desiderio, e pregandola di raccomandarmi all'Altissimo, come pure di un cordiale saluto a mio fratello, mi professo. Arco 10 settembre 1771.

58. 1771.

Al P. Antonio da Fondo Riformato. Trento. Il numero degli esemplari del Direttorio, che far deve lo stampatore Monauni, è già

stato fissato nell'accordo col medesimo stabilito non so da qual Ministro provinciale. Tal numero ch'è di trecento e trentacinque, basta per provvedere ogni Religioso corista, ogni coro, ogni sagristia, ogni refettorio, tutti li provincialati e tutte le segretarie, li quattro monasteri di monache coi loro confessionali, ed i tre Terziari secolari. Onde non occorre che la P.V.M.R. faccia parola alcuna su dell'accennato numero, il quale finora fu sempre alquanto maggiore, per bontà del signor Monauni, e così probabilmente sarà eziandio in quest'anno. Le rinnovo la mia umile preghiera, che mi tenga raccomandato a Dio, e baciandole riverentemente le sacre mani mi raffermo

Di V.P.M.R. Arco 6 ottobre 1771. P.S. A ciascheduno monistero di monache soglionsi dare circa 34 esemplari. Umil.mo, obbl.mo, divot.mo servo F. Giangrisostomo.

59. 1771. Al P. Eduardo Hinitz di Roveredo Vicario de' Riformati in Borgo80. Se siavi, o no decreto nuovo della sacra Congregazione de' Riti, che permetta

l'amministrare ai fedeli l'Eucaristia sagrosanta in Messa da morto, oppure con paramenti neri, a me non consta, sebbene anche prima d'ora l'abbia ricercato. Questo sì mi è noto, che Benedetto XIV nell'opera de Sacrificio Missae, che ha scritto da cardinale, e ritoccato da Papa, dopo d'aver addotto più ragioni provanti, che potest ministrari adstantibus Eucharistia in Missis defunctorum, così dice Lib. 3, cap. 18, § 12 dell'edizione latina e sezione 2, cap. 6, § 2 dell'italiana di Venezia del 1748, pag. 235. Ita post Meratum et cum Merato part. 1, to. 1, pag. 602. Concludendum est, posse in Missis defunctorum Eucharistiam, sive in eadem, sive in alia Missa consecratam, distribui, dummodo id nec fiat ante, vel post Missam, sed intra eandem Missam post ipsius sacerdotis communionem. In vigore di questa dottrina, come uscita dalla penna di un tanto autore, suppongo che avranno comunicato in Messa da morto li padri Cappuccini dalla P.V.R. veduti. Per altro io non ho ancora veduto il simile né so quando mi determinerò di praticarlo; e ciò anche dopo d'aver veduto l'accennata dottrina esposta in una cartuccia come praticabile in Venezia nella nostra sagristia di s. Bonaventura.

80 Morto il 21 novembre 1771.

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Con questo mi lusingo di avere soddisfatto bastevolmente ai di Lei quesiti, ed esibendomele ad ulteriori comandi, la prego d'aiutarmi con le sue sante orazioni, Le fo riverenza, e resto. Arco 20 novembre 1771

Della P.V.R. Umil.mo, divot.mo servo F. Crisostomo.

60. 1772. Al P. Candido Lutti da Poia Ministro Provinciale. Trento. Sebbene in vigore di quanto dissi già in voce alla P.V.M.R. possa supporla

consenziente, che non venendo da Roma il richiesto indulto intorno alla dedicazione della patriarcale di Assisi, la inserisca secondo il prescritto delle rubriche generali, e che quindi faccia la occorrente variazione de' traslati; pure giudico mio dovere il recarle preventivo avviso, che la farò, e manderò nel prossimo maggio a tutti li conventi una cartuccia da aggiugnersi al Direttorio stampato, giacché Il M.R.P. Proccuratore generale pensò bene di non presentare alla sacra Congregazione de' Riti la nostra supplica, e mi ha risposto, che conviene sconvolgere gli Uffizi vecchi per inserire il nuovamente comandato. Non le fo parola veruna de' novizi, perché volendo, assai meglio che da altri, potrà farsi ragguagliare da Fra Giobbe latore della presente81. E pregandola genuflesso della sua paterna benedizione, le bacio la sacra destra, e mi dico.

Di V.P.M.R. Arco, Le Grazie 24 aprile 1772. Umil.mo.ubbid.mo servo e suddito F. Giangrisostomo da Volano.

61. 1772. Al P. Francesco Maria di Serina lettore P.M.R. Bergamo82. Tanto diverse sono, e contraddittorie le relazioni da me finora udite del nuovo

taumaturgo di Sorisolo (Gio. Antonio Rubi Preposto vivo di Sorisolo presso Bergamo) che più non sapendo a chi possa e debba prestar fede, già sento in me di molto scemata quella stima, e venerazione, che inverso di lui ebbi nello scaduto agosto, quando qui cominciossi a celebrarlo; e se la P.V.R. non mi favorisce, come la supplico umilmente, di un sincero, e distinto ragguaglio, che corrobori la mia prima credenza, gliela perdo affatto. Moltissimi trentini di ambidue li sessi, e di ogni condizione, sono stati a visitarlo con isperanza di ottenere la liberazione dai loro acciacchi; ma che? neppur uno dicesi ritornato perfettamente guarito: e se alcuno asserisce di provarne qualche vantaggio, da altri ciò viene attribuito alla forza della fantasia, o al moto del viaggio, o all'impegno di far creder utile la sua gita, e così eludere od i rimproveri de' suoi maggiori e congiunti, o le beffe de' miscredenti, nel che viepiù questi si confermano intendendo, che altri dopo breve tempo sono ricaduti nelle antiche loro malattie. Da me si facea caso su' molti segni di grazie ottenute lasciati a Sorisolo da storpi, e zoppi, ma oggidì ho inteso con grande mio raccapriccio, senza però finire di crederlo, che tai segnali sienvi stati disposti dai gabbamondi, ossia finti storpi, ed infermi, che in gran copia van girando per l'Italia. Orsù senza far altre parole, io con ardire forse troppo grande, prego la P.V.R. del suo sentimento, e frattanto riverendola divotamente resto.

Di V.P.R. Trento per Cles, s. Antonio 4 settembre 1772. Umiliss.mo, obbl.mo, div.mo servidore Fra Giangrisostomo di Volano M.O.R.

81 F. Giobbe da Cles Terziario. 82 Morto in Bergamo gli 8 aprile 1769 (sic): cfr. lettera 63.

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Veggasi la risposta nel mio Diario secolaresco ai 26 di settembre 1772.

62. 1772. Al P. Patrizio Tonina da Vigol Baselga. Campo. Tosto che intesi la morte della vostra buona madre determinai di contraddistinguere

il vostro merito celebrando in suffragio della medesima una mia domenicale: ciò che, a Dio piacendo, eseguirò nella prossima domenica. Subito altresì ho detto il De profundis coi novizi, ed ho fatto, che questi ancor prima del vespro hanno recitato insieme il loro uffizio de' morti. Vi do queste notizie, perché sappiate, che vi tengo nel catalogo de' miei più cari amici, ed acciocché voi pure abbiate memoria di me ne' vostri santi sacrifici, e nelle vostre fervorose orazioni, tenendo bisogno estremissimo di un particolare aiuto divino. Dite al P. Andrea che lo ringrazio dell'avviso già tempo datomi, e salutatemelo caramente nullameno del P. Vincenzio. Addio. Dal Fratrificio83 di Cles 13 settembre 1774.

Vostro amico vero Fra Crisostomo.

63. 1772. Al P. Giambattista di Gerosa Ministro Provinciale. Bergamo. Le Grazie. Rendo vivissime grazie alla P.V.M.R. e me le professo tenutissimo. per essersi

degnata di rispondermi con tanta gentilezza, ed umanità, in vece del P. Francesco Maria da Serina, cui prego l'eterno riposo. La mia lettera non potea capitare in migliori mani, ed io non poteva desiderare più pregevole risposta. Ella fu di me tostamente letta e communicata eziandio agli altri Religiosi di questo convento, ai quali riuscì tanto grata per essere favorevole al Santo Bergamasco, e per essere scritta dalla P.V.M.R. di cui tutti meco hanno, ed avranno mai sempre una stima grande a cagione della sua nota religiosità, dottrina, e prudenza, che alcuni ne vollero far copia, e trasmetterla anche altrove. Sebbene mi occorre di significarle, come qui ha tanto scapitato la fama del lodato servo di Dio, che appena parla più di lui, e può dirsi che periit memoria eius cum sonitu, essendo appunto cessata tosto che a nome del medesimo da alcuni parrochi di questa valle fu data una benedizione solenne ai rispettivi popoli, anticipatamente avvisati che si confessassero, e comunicassero, come fecero per riceverla. Credo, che molto meno ne parleranno in avvenire, atteso che le rovine fatte loro dalle acque nello scorso giorno diciassettesimo li costringe a pensar e discorrere di tutt'altro. Oh quanto mai sono state veementi, grosse, e furiose le predette acque. Hanno portato via seco ponti, strade, molini, fucine, seghe, folli, chiese, campanili, case, villette quasi intere, uomini, donne, bestie, campi e prati, con che hanno recato danni grandissimi, e rispetto a molte famiglie, irreparabili. Ad ogni modo convien replicare col santo Giobbe: Dominus dedit, dominus abstulit, sit nomen Domini beendictum. E qui supplicandola di raccomandarmi al medesimo Signore, le rinnovo i dovuti ringraziamenti, e con tutto il più profondo rispetto le bacio la sacra destra.

Della P.V.M.R. Cles, s. Antonio 27 settembre 1772. Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano84.

83 Noviziato. 84 Tengo nelle mani un libriccino intitolato: Atto d'amor di Dio composto dal servo di Dio Gio. Antonio Rubi

Preposto di Sorisolo, e Vicario foraneo. Bergamo ed in Trento 1772. Per Francesco Battisti in 24°, pp. 12.

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64. 1772.

Al sig. don Domenico Francesco Todeschini. Pergine. Appunto mentre stava pensando a voi, ed alla desideratissima opera, che avete per

le mani, mi fu recato il vostro foglio, il quale mi riuscì molto accetto, notificandomi, che a buon porto vi trovate coll'accennata opera. Mi piace, che vogliate stamparla in Trento, ma non vorrei, che gli stampatori, siccome scarsi di torchi, presso di sé la tenessero troppo lungo tempo. Qui non truovo gli Stratagemmi dell'Acconzio, ma credo che conseguirete quel testo, di cui siete voglioso, se farete ricorso al nostro P. Antonio di Fondo. L'esemplare di essi, che io vidi nella nostra bernardiniana, siccome maltrattato dalla Fersina, in cui con altri fu gittato dai ladri, forse ancora sarà fuori di sua stanza, nel bancone di mezzo, nel calto più basso, che guarda la meriggia, ed è il più vicino alla porta. Del medesimo Acconzio parla il celebre Gottofredo Guglielmo Leibnitz in una sua lettera scritta da Francfurt li 17 aprile 1670 a Teofilo Spizelio dicendo, che M. Ant. de Dominis, et Arminianis primus praelusit Acontius. L'opera, in cui dello stesso Acconzio fa menzione Andrea Rivetto, suppongo, che sarà l'intitolata: Critici sacri. Genevae 1626, in 4°. Nell'articolo dell'Aigenter ho detto, che Pietro Ribadeneira è morto nelle calende di ottobre del 1611, la qual epoca vienmi ora confermata eziandio da Niccolò Angelo Caferrio in Synthemata vetustatis, edit. Rom. 1667, pag. 285. Accordo che del medesimo Aigentero non parla il Tirino, ma bensì del Ribadeneira, che lo fa morto ai 22 di settembre; e se vi ho scritto altrimenti, ciò è derivato d trascorso di occhio.

Nulla so e nulla trovo del calvinista Macario, benché lo abbia ricercato presso il Bruckero, e nell'Indice de' libri proibiti da Roma, nel quale per altro sta Niccolò Gallasio detto Calvini defensor, e Calvinianorum genevensium minister, vivente anche nel 1570. Infra più nomi de' nostri Gallassi trentini non mi è ancora stato fatto di notare alcun Niccolò85. Rapporto all'Aver non ho altro da suggerirvi se non se che tengo notato nel mio catalogo aver egli scritto: Assertiones ex sacris Bibliis, et controversiis. Viennae Austriae 1560. Poi: Assertiones theologicas de Verbo Dei et de Sanctis. Romae 1573. Ho del dubbio se debba scriversi di Rattenberg, oppure di Rattemburg, perché un dì trovai Rattenburg città del Tirolo sul fiume Eno, guardata da un castello. Poi Rattenberg oppidum inter Suazium, et Kuefstainium. Di più Rottenburg castrum in Tiroli versus Suazium. Item Rattenburgum civitas comitatus tirolensis. Ancora Rottenburg castrum comitatus tirolensis, nucn destructum. Finalmente Rottenburgum civitas dioecesis constantiensis in Suevia. Della lezione Rattenberg son sicurissimo e questa più si confà coll'altra Papenebergensis ex comitatu tirolensi. Avendo veduto un'operetta di Giorgio Haymann ho imparato, che dee scriversi alla tedesca Hausmann, non Ausmann, come ha fatto il Tartarotti, il quale ha italianizzato tutti li cognomi tedeschi. Scrivo pure Zehentner, perché tengo sotto gli occhi una di lui opera. Voi dite, che certo Antonio Bellone fu da Bressanone, ed io vi avviso, che un Antonio Bellone si asserisce udinese dal Muratori To. 16 Script, Rerum ital. e dal canonico Giandomenico Bertoli nelle Antichità d'Aquileia in praefatione ac pag. 264. Tengo notizia di tre opere da lui scritte, due delle quali stanno presso il Muratori. Visse intorno all'anno 1540. Il Padre Fra Francesco d'Ampezzo, valle della Contea tirolese86, fu Religioso francescano

85 Nicolaus Gallasius Gallo-calvinista, minister genevensis qui decessit circa an. 1570 scripsit Commentarium

in Exodum, editum Frenekerae an. 1560 in fol. et 1640 in 4°. Ceterum die 20 ianuarii fuit Arci Nicolaus f.q. domini Francisci Galassi de Campo alias de Dulcebonis anno 1620.

86 Non della Contea tirolese, ma della Contea Goriziana austriaca.

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Riformato della Provincia di s. Antonio, e morì nel convento di s. Carlo in Padova li 26 maggio dell'anno 1678, dopo di essere stato per molto tempo segretario dell'accennata Provincia, ed anche Custode. Io penso, che possa egli pure venir annoverato infra gli scrittori nostri, giacché scrisse alquanto del servo di Dio Padre Niccolò Andegavense, altro Religioso della predetta Provincia morto nell'anno 1669, siccome attesta il P. F. Pietro Antonio Quaresima di Venezia nella Cronaca della Riformata Provincia di s. Antonio stampata l'anno 1688, Lib. 4, cap. 27, pag. 537, dove parla del lodato Padre Niccolò. Parimente Giacomo Prai d'Innichen tedesco per contar qualche antichità, potrebbe da noi rammentarsi, avendo scritto una prefazione a certo volume di Adriano sesto stampato in Venezia l'anno 1522. Una lettera di Mattia Conte di Thunn, scritta da Vigo della valle di Non li 7 aprile del 1655 a Carlo Emmanuele Madruzzo vescovo e principe di Trento, sopra l'immagine miracolosa della Madonna di Vigo, vien lodata dal Padre Guglielmo Gumppenberg in Atlante Mariano, stampato in Monaco l'anno 1672, pag. 472. Anche Ippolito Madernini Arciprete di Garduno nell'anno 1727, ha scritto una lettera de s. Felice Gardunensi pubblicata e lodata dallo Schmidt, dai Bollandisti, e dal Resch. Similmente Gio. Pietro Giuseppe Ceschi da Borgo di Valsugana, commissario austriaco ai Confini d'Italia, nel 1688 ha scritto una lettera al P. F. Lodovico Micoli di Gemona francescano conventuale, in cui riferisce le grazie, che ha ottenuto da Dio per intercessione di s. Antonio padovano. Leggesi tradotta nel latino idioma, e ristampata presso i Bollandisti To. 2, iunii, pag. 775. Carlo Ferdinando Conte di Lodrone, Preposito di Trento, merita un particolare articolo tra' nostri scrittori, benché io non sappia, che da lui sia stato scritto alcun libro. Fortunato Sigismondo Ceschi arciprete già noto di Borgo ha fatto ristampare una lettera enciclica di Benedetto XIV con una sua al Lettore. Sarebbe da cercare se sia stato di Milbach, terra del Bressanonese, quel Giovanni di Milbach tedesco, professore nel ginnasio di Erfurt, e teologo celeberrimo all'anno 1480, di cui parla l'Eysemgrem al detto anno. Al Gesuita Giambattista Insprugger potrà forse aggiugnersi Sebastiano Insprugger altro Gesuita scrittore del 1728. A Leopoldo Kalchschmidt d'Insprugg altro Kalchschmidt di nome Mattia, predicatore in Halla d'Insprugg, e scrittore l'anno 1736. A Domenico Koller, Cristoforo Koller del 1604 e Matteo Koller del 1610. A Paolo Laymannn, Matteo Laymann del 1580. A Gio. Odorico Melchiori, Angelo Melchiori Gesuita del 1750 per essere stata ristampata in Trento una sua relazione epistolare. Al Möhr Andrea Möhr francescano Riformato della Provincia salisburghese nel 1670. Al Gesuita Adamo Tannero, Mattia Tannero Gesuita del 1694 e Giovanni Tannero Gesuita del 1660. Ai Toneri, David Thoner medico del 1580, eterodosso, e Girolamo di Thunn arciprete di Mori nel 1740, per avere scritto una relazione de s. Felice Gardunensi al P. Giacopo Schmidt, che la loda, e poi lodasi anche dai Bollandisti, e dal Resch. Al Vescovi aggiugnete Lodovico Vescovi di Vermiglio prete morto in Vienna in quest'anno. Urbano Riegers del 1522 scrittor eretico sarà forse stato d'Insprugg, siccome lo sono due altri di tal cognome oggi ancora viventi. Anche Andrea Volano calvinista scrittore nella Polonia l'anno 1570, forse sarà stato mio patriota, dove io ho conosciuto due dello stesso nome e cognome. Per l'articolo di Alberto Alberti di Poia giureconsulto vi fo sapere, che il marchese Maffei nella sua Verona illustrata part. 2, lib. 4, col. n. 218 annovera tra gli scrittori veronesi un Alberto Alberti con queste parole: Nell'Indice de' libri legali di Giambattista Ziletti Ven. 1599 si veggono registrate opere d'Alberto Alberti, Paolo del Bene ecc. Per altro io prima d'ora notato avea lo stessissimo parlando di Aloisio Alberti da Verona, che fu Podestà di Trento nel 1515, eccettuato il solo nome Alberto. Anche lo scrittore medico Antonio Fumanelli si fa veronese dal mentovato Maffei ibid. lib. 3,

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col. 199; ma forse sarà stato de' Fumanelli di Avio veronese sì quanto alla giurisdizione spirituale, ma trentino e tirolese quanto alla temporale. L'infelice Ruperto di Mossheym canonico di Trento, e decano di Passavia, e scrittore, morto nel 1545, fu della Stiria. Quel Remigius a Bozzolo natione germanus, da me non si crede più a Bronzolo, ma da Bozzolo mantovano, persuaso dal P. Fortunato Hueber in Menologio franciscano 4 aprilis. Dopo di aver provato, che Cristoforo Ott Gesuita del 1680 fu tirolese, dal P, Sianda mi venne detto, che fu di Friburgo città della Brisgovia. Io lo credeva tirolese, perché in una sua dedicatoria parlando a Paolino vescovo di Bressanone, scrive Tirolim nostram. Poi: Supremus es pastor noster, cleri inquam, tirolici, cuius tam speciosi corporis, et ego particula sum, si non alia, certe unguis: finalmente dopo di avere riferite le lodi, ed i meriti del detto vescovo, soggiugne: nobis, universaeque patriae gratulor. Questi testi a me sembrano chiari, e sufficienti per poter chiamar tirolese l'autore di essi; e ciò tanto più, che v'ha qualche motivo di poter sospettare che dal Sianda sia stato notato di Friburgo, forse per essere stato professore in quella universitade. Stampò li suoi libri in diversi luoghi, voglio dire, Ingolstadii, Augustae, Oeniponti. Studiate il caso ancora voi, m,a sbrigatevi presto, che io pure con la carta qui finisco alla spedita questa mia strasecantissima stidionata, rinnovandovi. Cles s. Antonio 20 ottobre 1772. Vostro sincerissimo amico nel Signore

F. Giangrisostomo di Volano.

65. 1772. Al P. Alberto da Grumese Vicario alle Grazie di Arco. Prima che mi arrivasse la sua fui visitato dal giovine dimesso (Niccolò Corradini di

Scanna, ora prete) e dal medesimo intesi la storia della sua disgrazia conforme a quel tanto, che la P.V.R. mi scrive. Io approvai, ed approvo ancora la di lui dimissione; e così crederei espediente, che venisse fatto anche con altri, giacché neppure sotto di lei han mutato costumi, ed il Rodriguez nel suo Esercizio di perfezione part. 1, tratt. 2, cap. 9, num. 1 sul proposito nostro parla chiaro assai, e risolutamente. So, che costì ancora si parla di me, quasi che abbia usata troppa connivenza coi novizi; onde le replico quello, che già le ho detto a voce, voglio dire, che io non sono stato né cieco, né sordo, né muto, ma bensì solo, e non aiutato, né secondato nelle mie giuste premure da chi avrebbe potuto e dovuto aiutarmi, e secondarmi. Voglia Iddio, che altrettanto non possa venir detto anche al fine di quest'anno, come temo. Per carità mi raccomandi al Signore, ed alla Madonna delle Grazie, mentre riverendola divotamente sono. Cles s. Antonio 12 novembre 1772.

Di V.P.R. cui aggiungo, che il suddetto giovine ha già la licenza dell'abito clericale. Umil.mo, divot.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano.

66. 1772. Al P. Michel Angelo da Roveredo. Roma. Vi ringrazio del Breve appostolico, che mi avete mandato, di cui ne farò espressa

menzione, se Iddio mi darà vita, nel Direttorio del 1774, giacché quello del 1773 prossimo è ormai stampato, colla nota però dell'Indulgenza plenaria posta al 31 di gennaio, su la non malfondata persuasione, che a tempo venisse riconfermata. Un gran che! tutte le altre nostre Indulgenze sono concedute in perpetuum, e questa sola ad tempus. Che mistero v'ha? qual demerito ravvisa la Santa sede nella beata Lodovica Romana? Sebbene ciò a me niente cale, non avendo da pigliarmi alcuna sollecitudine

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per ottenerne la riconferma, e potendo accadere, che infra li quattordici anni susseguenti io sia già passato all'altro mondo. Il P. lettore Pietro Paolo ha tre soli studenti, perché il quarto fu esortato a stimolato a risecolarizzarsi dopo dodici mesi, e dodici giorni di noviziato. Questo mio padre Guardiano vi saluta. Lo stesso fo anch'io, con la giunta, che mi raccomando caldamente alle vostre orazioni, trovandomi assaissimo bisognoso de' divini soccorsi. Riferite li miei riverenti ossequi ai PP. M. RR, date per me un cordiale saluto al P. Campodenno, e credetemi.

Cles 20 novembre 1772 Vostro aff.mo amico e servo F. Giangrisostomo da Volano.

67. 1773. Al P. Lattanzio Petenato da Moiena. A Cavalese. Siccome dalla santa ubbidienza son incaricato di continuare le diligenze istoriche

del P. Girolamo risguardanti la nostra Provincia, così vi prego di notificarmi, chi nello scaduto anno 1771, sia stato Visitatore di cotesti Terziari, e chi siane al giorno d'oggi, come pure se nell'ultima Quaresima il P. Amando da Covalo sia stato sempre anche tra la settimana in Pradazzo, e Moena, ovvero in convento, od in un solo di detti luoghi. Vorrei saper in oltre da voi, giacché non mi è riuscito d'intenderlo da verun altro, in qual giorno, mese, ed anno sia nato Cristoforo Vanzetta di Cavalese, ora nostro Terziario detto fra Pietro. Credo, che nel libro de' battezzati ciò si troverà intorno all'anno 1745. Di queste notizie vi prego, ed insieme di compatirmi dell'incomodo, che vi arreco; per il quale anticipatamente con questa stessa vi ringrazio per non moltiplicar lettere con consumo di tempo, di carta, e con aggravio della Posta. Vi fo poi sapere che il primo di questo mese ha finito di vivere in Mechel il sig. Gio. Xohna in età di cento e due anni meno quattro giorni; ai quattro è morta in Rallo la sig. Anna Cristani; agli otto Dorotea Visintainera di Caltrone in età di 98 anni; ed oggi la nostra signora madre Luisa Dusina. Ai dieci è partito da questo noviziato verso la sua casa il giovine Giovanni Alpruni da Pergine, cantando egli il Salmo centotredicesimo, ed io l'inno ambrosiano. Finisco in un con la carta, e salutando vi resto. Cles 14 gennaio 1773.

Il vostro Fra Grisostomo.

68. 1773. Al sig. don Domenico Todeschini. Pergine. Tardi assai mi fu recata la vostra lettera coll'aggiuntole involto e quindi ancor io

tardi vi rispondo: sicuro per altro di arrivare a tempo, veggendo, che non finite mai di trovare intoppi, remore. In primo luogo adunque vi ringrazio della limosina maronale87 che vi siete compiaciuto di mandarmi; della quale tutta subito secondo il mio solito, ed il mio debito, ne ho fatto un regalo al mio benefattore, e grande, cioè al povero convento. In contraccambio poi vi mando anch'io un Marone crudo, voglio dire uno scrittore chiamato Andrea Marone, morto in Roma l'anno 1527, oppure poco dopo. Lo nomino crudo perché l'Origlia nel suo supplemento al Dizionario dell'Advocat, verbo Marone, così comincia l'articolo, che fa di lui: Andrea Marone da Brescia, o come altri, del Tirolo88. Io non ho ancora trovato alcun argomento per decidere questa discrepanza,

87 Castagne marroni. 88 Così ha l'edizione remondiniana. Quella poi di Napoli anteriore fatta l'anno 1757, dice o come altri del Trioli,

volendo dire del Friuli, giacché fu di Pordenone friulano. Sarà stato da Marone villaggio del Friuli di sua prima origine.

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ma ne cercherò. Un altro nuovo scrittore vi suggerisco, cioè Stefano Aliprandini di Livo, il quale fu arciprete di Maleto, e morì nell'anno 1746. Egli dicesi avere scritto un libricciuolo intitolato: Iura parochialia, dedicato a monsignor Domenico Antonio Conte di Thunn eletto di Trento, e stampato in Trento dal Brunati nel 1730, in 4°. Eziandio il nostro Padre Carlo Bonaventura Rigotti di Roveredo, morto in Madrid l'anno 1763, ha dato alla luce un libretto, dedicato al cardinale Prospero Colonna col titolo: Positiones theologicae, criticae, dogmaticae, polemicae etc. Romae 1747 in 8° maiore, pagg. 48, ma non so se voi per questo vi sentirete di averlo in grado di scrittore, che meriti luogo nel vostro catalogo. Forse coll'occasione, che fu lettore generale in Roma ne avrà pubblicato degli altri simili. Angela Nogarola viene lodata anche dal Padre maestro fra Girolamo Graziani della Madre di Dio, che fu Provinciale di s. Teresa, nel trattato sopra i libri della medesima Santa, ove discorrendo nel capitolo secondo di più donne cristiane, che hanno scritto in materia di spirito, così parla: "Che danno han fatto nella Chiesa di Dio i libri di santa Catarina da Siena, di santa Angela da Fuligni, di s. Brigida, di s. Metilde, di s. Isabella escomagense, e d'altre molte? ed a nostri tempi tre libri d'unione, che scrisse donna Battista Bernachia genovese; ed i libri di Angela Nogarola veneziana, e di Angelica Antonia Paola de Nigris milanese, e d'altre, alle quali i sommi Pontefici, e Concili hanno data licenza, che possano fargli uscire a luce?" Così leggo nell'edizione veneta del 1696. Ora non ho altro da suggerirvi per impinguare il vostro lavoro: bensì per dimagrarlo un pochetto. Voi supponete, che Alessandro Citolini sia stato nativo del nostro Serravalle lagaritano tirolese. Io però coll'Origlia nel citato Supplemento, lo credo di Serravalle cenedano, patria di monsig. Andrea Minucci vostro vescovo. Duro più fatica nel credere, che Claudio Eliano Preneghino, da voi possa farsi trentino. Stando per partire la Posta finisco dicendovi, che vi sbrighiate una volta, e che non ci facciate aspettare più lungamente. Addio.

Da Cles 8 febbraio 1773. Vostro obbl.mo, div.mo amico nel Signore F. Giangrisostomo da Volano.

69. 1773. Al P. Antonio da Fondo. In Trento. Mi piace, che si pensi di comunicare al signor Giuseppe Wendt viennese

(lucubranti bibliothecam sacram austriacam) quelle notizie istoriche, di cui va bramoso, acciocché non abbia giusto motivo egli pure di lagnarsi di noi, come degli altri francescani sovente fanno li Bollandisti. Ravviso bensì della difficoltà nel comporre una relazione, che all'idea del medesimo signore (petentii ortum, progressum, gratificationes, fortunas, et infortunia conventuum singulorum Provicniae nostrae) certamente corrisponda; ma nello stesso tempo credo, che quando vengagli spedita la già pubblicata dal Padre Sigismondo Cavalli di Cuneo, corretta però, supplita e continuata sino a questi nostri giorni, potrà restarne contento. Io non affetto di assumere tal impresa, e per la mia già nota povertà d'ingegno, e per la grande scarsezza, che ho di tempo, e perché infra li manoscritti del M.R.P. Girolamo non trovo quel tanto, che mi lusingava di trovare. Questo per altro accuratissimo Padre cronista nulla dice dei conventi. Della Provincia in generale tratta solamente il punto della erezione, senza apportare a disteso il Breve appostolico di tal erezione, né i diplomi austriaci. Negli elogi de' Frati s'intertiene assai nell'accennare agli offici da essi sostenuti, le malattie loro, ed i viaggi, e poi con poche generali parole si sbriga rapporto ai meriti de' medesimi, dicendo verbi gratia Fu un buon Frate, un buon Religioso, quieto, esemplare,

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divoto ecc. Ad ogni modo se la P.V.M.R. od altro non si sentisse di fare l'accennata fatica, mandi a me il tomo del Padre Cavalli, che farò io quanto potrò. Ed intanto mandandole qui compiegate le due appendici per li signori Terziari, la supplico umilmente di tenermi raccomandato all'Altissimo, e col bacio delle sagrate mani mi professo. Cles s. Antonio 22 febbraio 1773

Della P.V.M.R. Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore Fra Giangrisostomo da Volano.

70. 1773. Al magnifico Francesco Mimiola Regolano di Tres. Egli è molto tempo, voglio dire sino dallo scaduto gennaio, che io sto attendendo,

ed aspettando di giorno in giorno la vostra magnificenza, per farle la ristituzione degli affidatimi rotoli di cotesta onoranda comunità, insieme col sommario dei medesimi per servirla da me fatto. Di ciò adunque la rendo avvisata col presente, affinché venga con un sacchetto a prenderli, portando seco indietro nello stesso tempo il mio viglietto di ricevuta. E frattanto riverendola mi dico

Della vostra magnificenza. Cles, di s. Antonio 25 febbraio 1773. Div.mo, obbl.mo servo in Cristo Fra Giovanni Crisostomo di Volano Riformato di s. Francesco.

71. 1773. Al P. Francesco Albano da Trento Riformato. Roveredo. Dal Padre Aniceto mi è stato fedelmente insinuato quello, che la P.V. gli ha scritto

intorno alle premure de' signori Fumanelli di Ala. Quindi le fo sapere che io non ho mai scritto ai medesimi, perché non ho creduto, che fossevi bisogno, e supponevo, che un tal uffizio venisse fatto da qualchedun altro Religioso del convento, appunto come so essere stato praticato rapporto ad altri negli anni trascorsi. A questi motivi si aggiugne, che il ministero mio sembra obbligarmi a non aver carteggio co' parenti de' novizi, per non entrare in impegni. Potrà dunque la P. V. scriver ai suddetti signori, che il novizio dura tuttavia sano di corpo, e di spirito, e che quando altrimenti non disponga, o permetta Iddio, a suo tempo farà la religiosa nostra professione, giacché mostra genio, e volontà di farla, e spero, che siccome dai Religiosi è stato favorito nelle due prime votazioni, così gli riuscirà eziandio nella terza, ed ultima, la quale secondo il solito, si farà circa io principio del dodicesimo mese di noviziato, cioè poco dopo le feste di Pasqua. Subito dopo di essa scriverà loro lo stesso novizio, ragguagliandoli del suo stato, e proposito89. Frattanto lo raccomandino all'Altissimo affinché gli conceda misericordiosamente il pregevolissimo dono della santa perseveranza nell'intrapresa carriera: ed io aspettando da Lei risposta ad un'altra mia, le fo divota riverenza, e mi professo. Cles 28 febbraio 1773.

Di V.P.R. Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore Fra Giangrisostomo da Volano.

72. 1773. Al sig. Francescantonio Sizzo cappellano di Maleto.

89 *P. Giuseppe Andrea, Gerolamo Felice Fortunato Fumanelli da Ala, figlio di Andrea, nato il 19 febbraio

1750 e morto nel 1813 durante la soppressione dei conventi operata da Napoleone Lazzarone Bonaparte.

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Il dover io rispondere senza replica, per servire V. S. Ill.ma, rendomi, siccome confido, alquanto scusabile se fallo, e se vado lungi dal vero: tanto più, che ciò far debbo su di una materia, che non ho mai studiato, né avuto da studiare, e che neppur oggidì posso studiare, avendo in vano consultati più autori, e non trovando che la tratti di proposito. In curto adunque dirò quello, che parmi debolmente si possa dire:

Ad 1 respondeo affirmative; ut enim ex ipsis Praenotionibus § 1 constat, pro publico tantum, non antea pro privato oratorio habetur benedictio in Romano Rituali. Ergo si huiuscemodi oratorium fuit solemniter benedictum ab episcopi delegato, inferendum, quod publicum censeri queat.

Ad 2. respondeo affirmative. Nam eo ipso, quod benedictionem ei tribuit ecclesia, supponitur etiam privilegia eidem concedere, quae oratorio benedicto alias concessa reperiuntur.

Ad 3. respondeo affirmative. Patet hoc ex Praenotionibus § Hinc tale. Ad 4. respondeo. Declarat esse publicum, quandoquidem oratorii privati nullus est

titulus, qui per solam cosnecrationem, vel saltem benedictionem acquiritur. Ex dictis autem non consecratrur, aut benedicitur oratorium nisi sit publico usui destinatum. Ergo.

Ad 5 respondeo. Si benedictio facta sit ab episcopali delegato non erit irrita. Neque abstinendum ab ea, sed prorsus facienda ex Praenotationibus § Oratorium vero.

Haec autem dicta sint, salvo meliori iudicio etc. Cui me etc. Cles 15 marzo 1773.

73. 1773. Al sig. Giuseppe Premer di Trento, arciprete di Ala90. Il pregiatissimo figlio di V.S. Rev.ma siccome mi ha reso superlativamente certo e

persuaso, che fra Giuseppe Andrea d'Ala detto abbiami la verità in tutte quelle non poche volte, nelle quali vantossi meco di essere stato riguardato con occhio molto benigno ed amorevole dalla medesima S.V.Rev.ma, giacché del vero di lui bene dimostrasi premurosa e sollecita eziandio in assenza, e dopo il orso di dieci mesi, così mi riesce di un nuovo pressante motivo per non risparmiare fatica veruna, e attenzione a pro del novizio. Di tanto assicuro la S.V. R..ma benché vicinissimo mi trovi al fine del mio triennio, e conseguentemente a risegnare in altre mani più capaci delle mie li novizi. E baciandole riverentemente la sacra destra, eziandio per parte del novizio, che persevera ed in sanità, e di buona volontà, mi professo.

Di V.S.R.ma Cles s. Antonio il primo aprile 1773. Umil.mo. div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano Minore Riformato.

74. 1773. Al sig. Giuseppe Pizzini d'Hochenbrunn, Ala de' Lagarini. Quando anche altre ragioni non mi costrignessero ad aver tutta la premura e

sollecitudine de' vantaggi spirituali di questo mio novizio Fumanelli, la sola raccomandazione di V.S. Ill.ma sarebbemi più che bastevole, noto essendomi quanto grandi, e singolari sono le obbligazioni, che professa il mio Serafico Instituto all'ill.ma Casa Pizzini. Ella dunque viva certa, e sicura, che io lo assisterò indefessamente ancora

90 Hunc alloquutus sum Tridenti anno 1778, die 27 septembris et 16 sept. 1781.

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ne' pochi giorni, che mi restano da esercitare un tal ufizio, essendo già vicino il compimento del mio triennio; e riverendola con un profondo inchino, anche a nome del novizio, mi reco ad onore il potermi soscrivere, protestare. Cles, s. Antonio il primo aprile 1773.

Di V.S. ill.ma Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore Fra Giangrisostomo da Volano Francescano Riformato.

75. 1773. Al sig. Andrea Fumanelli. Ala. Rendo grazie all'Altissimo, perché avendomi recato della mortificazione colla

contrarietà mostrata dai parenti91 del mio primo novizio alla di lui serafica professione, ora dammi altrattanta contentezza col pieno assenso alla medesima di quelli dell'ultimo, ch'è appunto il figliuolo di V. S. molto illustre. Spero, che arriverà egli a farla: ma con tutto ciò la S. V. molto illustre continui a raccomandarlo al Signore, perché lo tenga fisso nel santo suo proposito, e molto più acciocché diagli la grazia stimabilissima di farla con tutto quello spirito, che si conviene. Io entro questo stesso mese terminerò il mio triennale ufizio, e così suppongo, che passerò altrove: ma ciò nulla ostante ne' giorni, che ancora mi restano, attenderò ad esercitarlo alla meglio, che potrò, anche per servire V.S. molto illustre, cui a nome del figlio bacio la mano, ed eziandio per parte del mio Padre Guardiano le fo umilissima riverenza unitamente alla signora Madre, ed a tutti li signori domestici.

Di V.S. molto illustre Cles, s. Antonio il primo d'aprile 1773 Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano.

76. 1773. Al sig. don Andrea Cominelli cappellano in Castel Valler92. Avendo ricevuto avviso questa stessa mattina dal nostro Padre Guardiano, esistente

in Sarnonico, dove mercoledì scorso si è portato per visitar un signore infermo (Doctorem Legum Ioannem Nicolaum Inamam) che quivi dee indispensabilmente trattenersi ancor alcuni giorni, prego umilmente V. S. M. Ill.mo e Molto Rev.da, che voglia scusarlo appresso l'ill.mo sig. Conte (Romedio di Spaur) suo padrone, se non verrà nel tempo concertato per servirlo. e pregandola pure de' nostri più riverenti ossequi al lodato signor Conte, le fo un profondo inchino, e resto. Cles, s. Antonio 5 aprile 1773.

Di V.S.M. Ill. e M. Rev.da Umil.mo, obbl.mo, div.mo servo nel Signore Fra Giangrisostomo da Volano Vicario.

77. 1773. Al sig. Cristoforo Menghini arciprete di Brezzo93.

91 Stoffella. 92 Cominelli della Pieve di Maleto, nato circa l'anno 1732, vive Beneficiato in Castel Ton nel 1788, ed ora 1803

in Terziolaso sua patria. 93 È morto in Brezzo l'anno 1804, li 3 marzo d'anni 81. Fu fratellastro del sig. Provicario generale Giuseppe

Ant. Menghini. –Anche Menghin.

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Rendo avvisata e sicura la S. V. ill.ma e Rev.ma, che il giovine raccomandato sta già qui con noi, e che avremo attenzione affinché il di lui sacro ritiro abbia quel buon effetto, per cui è venuto. E desiderando servire di vantaggio la S. V. Ill. e Rev.ma, le bacio riverentemente le sacre mani. Cles 6 aprile 1773.

Di V.S.Ill.ma e Rev.ma Umil.mo, div.mo, obblo.mo servo nel Signore F. Gio.Grisostomo da Volano Vicario del suddetto convento.

78. 1773. Al P. Antonio da Fondo. Pergine. Rendo avvisata la P.V.M.R., che oggidì ho finito di abbozzare la prima parte della

mia qualunque siasi relazione, contenente una succinta notizia della Provincia, e de' di lei conventi, monisteri ed ospizi. Ora penso bene di fare la seconda, che sarà de viris illustribus, cioè dei singolari nella pietà, de' Ministri provinciali, coi Capitoli, e presidenti loro, de' Visitatori di altre Provincie, de' Procuratori, diffinitori, e segretari generali, de' mitrati, de' prefetti e missioni, degli esaminatori prosinodali, degli scrittori. Vorrei spicciarmi presto, ma non posso. Al P. Cavalli mi professo obbligato, ma non più che tanto. Quando saprò l'imminente mio destino pregherò la P.V.M.R. di alcune notizie necessarie, e frattanto supplicandola de' miei più umili rispetti al M.R.P. Ministro, le bacio riverentemente le sagre mani, e resto. Cles 21 aprile 1773.

79. 1773.

Al sig. Andrea Fumanelli. Ala. Buone nuove, buone nuove. Fra Giuseppe Andrea suo, e rispettivamente anche mio

figlio, in questo steso punto le scrive tutto lieto, che avendo già riscossa favorevole l'ultima votazione, non disponendo altramente Iddio, farà la sua solenne professione della nostra serafica Regola nel giorno decimonono del prossimo maggio. Io dunque secolei mi congratulo di tal fortuna, e ne rendo vivissime grazie all'Altissimo datore della medesima. Non avendo tempo per iscrivere molto, le dirò solamente, che la solennità del suddetto giorno sarà tutta di V. S. M. Ill.tre, giacché il novizio laico compagno di fra Giuseppe non ne farà punto, essendo vecchio nella Religione, e già da molto tempo morto al mondo. Le aggiungo, che Fra Giuseppe desidera di venir onorato dalla presenza di cotesto rev.mo sig. arciprete, e dagl'ill.mi signori Pizzini. A questi, ed a quello prego V.S.M.Ill.tre di portar li miei più umili rispetti, ed in fretta riverendola riservo il più forte a voce. Cles, 23 aprile 1773.

Di V.S.M.Ill.tre che è riverita eziandio dal nostro P. Guardiano Umil.mo. div.mo. servo nel Signore F. Gio. Crisostomo da Volano Francescano Riformato.

80. 1773. Al P. Gio. Pio Boschi da Volano Riformato Roveredo. S. Rocco. Per soddisfare all'ubbideinza, ed all'impegno, n cui mi ritrovo, debbo arrecarvi un

incomodo. Vi prego adunque di trascriver, e mandarmi più presto, che potete, l'epitafio, che sta scolpito nella chiesa di san Carlo sopra la sepoltura Trentini. Anzi se vi fosse ancora quello de' Giordani o qualche altro, levatelo e speditemelo. Così pure desidero di avere quell'inscrizione, che ho veduto una volta sull'armaio de' calici nella nostra

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sagristia di san Rocco, qualora siavi anche al giorno d'oggi. Non ricerco tali cose per mio mero capriccio, né inutilmente. Onde vi prego un'altra volta, e spero, che mi favorirete. Fate però il tutto senza veruno strepito. Raccomandatemi al Signor Iddio, e conservatevi sano. Trento, s. Bernardino 10 maggio 1773.

Vostro aff.mo amico, e paesano Fra Giangrisostomo

81. 1773. Al P. Adriano Seppi da Ruffredo. Pergine. Avendo aspettato sino a questo punto senza verun pro la copia degli epitaffi, che

diconsi scolpito sopra le due sepolture de' signori Conti degli Alberti, e de' signori Valdagni, esistenti in cotesta vostra chiesa, ricorro a voi, stimolato a ciò anche dal P. Antonio, e vi prego, che vogliate farmi avere tostamente la detta copia, tenendone bisogno per soddisfare più bene, che posso all'ingiuntami ubbidienza. Io non credo, che le lettere scolpite su quelle lapide siano turchesche, arabiche, od affatto smarrite dall'antichità, o consunte dal calpestio. Non vi sgomentate: principiate e vedrete, che tutte le leggerete; e se fa d'uopo, con uno straccio lavate le pietre. In somma favoritemi ma presto, cioè nel primo ordinario della Posta, essendo anche troppo tardo. Aggiugnetemi poi eziandio il numero degli altari, con i loro titoli; ed abbiatemi iscusato dell'incomodo che vi arreco per forza, non per mio capriccio. Finalmente raccomandatemi al Signor Iddio, e state sano. Vi abbraccio col cuore, e resto. Trento 3 luglio 1773.

Vostro amico vecchio Fra Grisostomo Frate di s. Vigilio, indegno, e peccatore.

82. 1773. Al P. Francesco Albano Zambaiti di Trento. Arco. Le rendo grazie delle molte notizie, che mi ha favorito, tra le quali a me sembra la

più notabile quella, che risguarda l'asserzione del signor presidente Heister, di cui starebbe bene farsene fare da qualcheduno di quelli, che furono presenti, un autentico attestato. Il sig. Andrea Fumanelli di Ala fu gravemente infermo quando il suo figliuolo ha fatto in Cles la santa professione, ma non è morto. Io non tengo libri stampati a proprio uso di alcuna sorta, né voglio tenerne. Ho letto, e scritto non poco per mia privata instruzione spirituale, di che non mi pento: ma oimè! veriats tot habet hostes, quot vitia. Non dico altro. Avverta, che le idee del nostro santo Padre sono state assai differenti da quelle degli altri patriarchi Regolari, siccome avvisa eziandio il P. Bernardo da Bologna nella lezione seconda sopra la santa nostra Regola. Egli non fu né Gesuita, né Salesiano, né Domenicano ecc. Ma basta, non voglio dir altro. Ella sia raccomandi fisso a Dio, e raccomando ancora me, che riverendola devotamente resto. Trento 29 luglio 1773.

P.S. Quando scrissi, che il sig. Fumanelli non è morto, tale lo credetti, ma oggidì 31 luglio da un suo figliuolo secolare ho inteso, ch'è morto già da qualche tempo.

83. 1773.

Al P. Pietro da Simonzo M.R. Vicario in s. Bernardino di Bassano. Rendo grazie alla P.V.R. e me le professo assai tenuto per le notizie, che mi ha

favorito intorno a cotesta venerabile Madre Giovanna Maria Bonomi. Non fu mia intenzione di recare a Leo, o ad altri bassanesi tanto incomodo, giacché lo storico

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viennese, cui sino dai tre di luglio fu spedito il mio scritto, potrà contentarsi, che io gli abbia notato il tempo, in cui fiorì l'accennata Religiosa. Per altro non può dirsi, che sia morta nell'anno 1660, essendo stata badessa nell'anno 1666, siccome accertommi una lettera dalla medesima scritta in tal anno a queste monache di s. Michele, appresso delle quali fu per un biennio in educazione. Il vero si è, che morì nell'anno 1670, come dopo la partenza del nostro Terziario per Venezia ho imparato dal libro di Marco Pezzo sopra i cimbri, Un'altra volta ringrazio la P.V.R. e facendole divota riverenza mi dico

Di V.P.R. Trento, s. Bernardino 29 settembre 1773. Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore. F. Gio. Crisostomo di Volano Vicario Riformato.

84. 1773. Admodum reverendo Patri Capistrano Kraxnero Franciscanorum Clagenfurti

Vicario, Frater Ioannes Chrysostomus de Avolano itidem Franciscanorum Tridenti Vicarius appellatus S.P.D.

Quas ad me nuper dedisti literas, admodum venerande Pater, ... gratanter excepi, tum quia clari ac religiosi nationis nostrae viri ampliorem notitiam mihi adtulerunt; tum quia inde certo comperi, et in P. Celso Windsteinio sinceritatem, et in te promptitudinem illam, quam in aliis frustra desidero, inveniri. Quapropter utrique gratias ago, utique me obstrictum ac devotum profiteor, et dum enixe atque humiliter peto, ut apud D.O.M. memor sis mei, te quam diutissime valere iubeo. Tridenti ex divi Bernardini tertio idus novembres an. 1773.

85. 1773.

Al sig. don Domenico Francesco Todeschini. Pergine. Sono stato a parlare col sig. Battisti, e quantunque abbia poccurato di persuaderlo,

che la stampa dell'opera vostra non potrà non avere sicuro spaccio, e che esser potrebbe per lui un'impresa di molto vantaggio94; pure sta sodo, e fisso nel suo proposito di non assumerla, se prima non vi obbligate di pigliarne tosto trecento copie. Poverino! io lo compatisco. Egli ha braccia bensì, ma non ha piedi, non ha fondo, né capitale. In pro vostro io non posso far altro circa questo negozio. Studiate adunque il caso, né vi perdiate di animo. Si tratta di far un beneficio comune ad una intera Provincia, ed insieme di farlo a moltissimi privati della medesima. Possibile, che non siate per trovare uno, o più galantuomini ricchi, da cui vegniate aiutato?Che chi vuole dei gusti per se stesso solo, debba pagarli, ben la intendo, e capisco; ma che così far debba eziandio chi fatica per altri, ella è cosa mi sembra dura. Proccurate di far noto il vostro impiccio, e ritardamento al mecenate lodatomi, ora come già saprete, avanzato di grado, e creato vicegovernatore del Tirolo95. Tentate il Remondini, o qualche altro ricco stampatore tedesco, od italiano, acciocché stiano essi avanti al Battisti, ma speditevi una volta, e finitela.

Chi vi ha detto, e supposto aver io ricevuto da Vienna un libro, che tratta degli scrittori nostri, ha strainteso, perché anzi io ne ho scritto, e mandato a Vienna uno intitolato: Specimen chronicorum Provicniae Tridentinae s. Vigilii O. F. M. nel quale ho giudicato conveniente far una succinta rissegna de' nostri scrittori. Quell'Andrea Marone, di cui vi feci motto l'ultima volta, che vi scrissi, non fu tirolese, ma bensì Furlano. La stampa napoletana dice del Trioli, la basssanese del Tirolo, e dee leggersi

94 Non l'ebbe meritamente. 95 Conte Heistero boemo.

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del Friuli,, giacché da Pordenanone friulano, oriondo però da Brescia. Potrà mettersi tra quelli, che si rigettano, e ristituiscono con due parola. Per fortuna mi sono incontrato in altri a me prima sconosciuti scrittori tirolesi. Si chiamano Sigismondo Han canonico di Trento e di Bressanone: Rocco Bertelli di Giudicaria MS. Zaccheria vescovo di Bressanone: Margarita Teresa Sizza di Trento monaca in s. Chiara MS. Maria Cecilia Clementi da Mezzolombardo monaca in s. Trinità MS. Cristina Ceschini da Riva monaca ivi MS. Giambattista d'Este Cappuccino tirolese, prima detto Alfonso Duca di Modena: Attanasio dilingano, Corrado salisburghese e Teofilo pur salisburghese Cappuccini del Tirolo. Di altri pe00r ora tacio, ed augurandovi pazienza, fortezza, e sanità per compier l'opera a gloria di Dio, e della nostra nazione, resto Trento 20 novembre 1773

Vostro inutile sincero amico Fra Boccadoro96

86. 1774. Al P. Angelico Suliani97 di Roveredo. A Roveredo. S. Rocco. Soltanto nell'atto di correggere la prima stampa del Direttorio mi sono risoluto di

preferire l'Arcangelo s. Michele alla Dedicazione della basilica d'Assisi, di che punto non mi pento, neppure dopo di avere dalla P.V.R. ricevuto il decreto del 1744 riferito dal Padre Merati. L'avea letto anch'io anni fa; ma ora non posso trovarne vestigio alcuno di lui presso il Cavalieri, quantunque ne apporti di più di recenti sino all'anno 1757 e tratti di proposito la quistione. Non lo rammenta né meno il modernissimo Padre Laboranti nel suo Direttorio Sacro. Replico, che non mi pento, perché osservo, essere sempre stato praticato dal P. Ippolito di santa memoria, il preferire la commemorazione de' Santi Appostoli Pietro e Paolo a quella della Dedicazione campense. Osservo, che gli Angioli, anche solamente doppi minori, hanno li Vespri interi concorrendo con altri doppi minori; e per lo contrario la Dedicazione li dimezza. Osservo, che nella tabella dei doppi di prima classe tiene l'ultimo luogo la Dedicazione. Nell'altra tabella dei doppi di seconda classe viene riferita dopo gli Angeli, dopo gli Appostoli, dopo gl'Innocenti, dopo Santo Stefano, s. Lorenzo, s. Giuseppe. Nella tabella dei doppi maggiori la Dedicazione di Porziuncola si trova dopo gli Angioli, dopo gli Appostoli, dopo s. Gioachino, s. Anna, e dopo li protettori minori, sebbene ratione solemnitatis gode il privilegio di non cedere ad alcun giorno di ottava; e quantunque abbia interi li primi Vespri concorrenti con s. Pietro Appostolo. A tutte queste cose aggiungo, che in questa parte vado d'accordo col Direttorio moderno dei Padri cappuccini. Se un'altra volta mi occorrerà il caso, lo studierò di nuovo. Frattanto ringrazio la P.V.R. dell'avviso, e la prego dei miei rispetti al M.R.P. Domenico, cui mi riservo di scrivere quando avrò un poco di agio, tenendo un officio di Beato nuovo, ed avendo fatto qualche cangiamento nel nostro calendario perpetuo. Bacio ad entrambi le sacre mani, e resto.

Di P.V.R. Trento 28 marzo 177Umil.mo, obb.mo servo F. Grisostomo. P.S. L'accennato decreto del 1744 viene riferito anche dal Cavalieri nell'Appendice

ai quattro primi suoi tomi, pag. 206, ma soggiugne: Contrait haec sanatio praecedenti del 1743, et alteri in Aquileiensi editae, quare satius lege scilicet totum de SS. Apostolis cum commemoratione Dedicationis, licet fortasse ex scriptoris errore aliter decretum reperiatur expressum etc.

96 Cioè Chrysostomus. 97 Soriani meglio, ipso teste, qui dixit, se appellari Sulianum, ne cognomen haereticorum ferat.

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87. 1761.

Al P. Benedetto Bonelli di Cavalese. Trento. S. Bernardino. Il signor abate Girolamo Tartarotti, che fu mio penitente, poc'anzi di morire mi

pregò fuori dalla sagramental confessione, e diedemi ordine preciso di chieder per lui il più umile perdono, e compatimento a chiunque dal suo detto, o dallo scriver suo venne offese: del che dimostrommene sommo spiacere. Sapendo io adunque, che la ben degna persona della P.S.M.R. per certe letterarie, ed antiquarie controversie più di ogn'altro ne fu assai offesa, e dileggiata dal troppo avanzato scrivere del detto signor abate; perciò a nome del medesimo le chiedo il più umile perdono, e compatimento. Vero è, che di far ciò nominatamente colla P.S.M.R. non diedemi commissione il mentovato sig. abate, siccome neppure per altri me la diede, poiché la troppo grande oppressione del male glielo ebbe ad impedire:tutta volta però io mi prometto senza dubbio alcuno d'ottenergli con questa mia sincerissima deposizione dalla di lei molta carità cristiana, e dal di Lei religiosissimo spirito col richiesto perdono. Anzi spero, e tengomi sicuro, che per non dilungarsi dalle massime del santo Vangelo, s'avanzerà, come la supplico, a pregargli da Dio la remissione de' suoi trascorsi, l'eterna pace, e riposo, del che il medesimo Iddio gliene sarà il largo rimuneratore. Finalmente pregandola di aver memoria anche di me ne' suoi santi sagrifizi, ed orazioni, le rassegno la mia divota servitù, e con tutta la stima riverendola mi professo. Roveredo li 19 giugno 1761.

Della P.S.M.R. Div.mo, umil.mo ed obb.mo servidore P. Gasparo Lutz curato del Borgo di s. Tommaso98 Rudiorem Lucii epistolam ego iussus in hanc formam redegi, et eidem Lucio

describendam propria manu transmisi99.

88. 17 settembre 1774. Admodum Reverendo ac religiosissimo Patri Guardiano Franciscanorum Simontornyensium Frater Ioannes Chrysostomus de Avolano itidem Franciscanus Reformatus S.P.D. Muneri meo chronologi Provinciae huius nostrae Vigilianae, qua decet sollicitudine

ac diligentia satisfacturus, volens nolensque multis fieri molestus compellor. Quum igitur notum mihi sit, ac certum, quod noster P. F. Bernardinus Tamedius100 de Flavonio (qui missionarium egit apostolicum in Transilvania, et vivere desiit anno 1670 aetatis suae 51) electus fuerit Quinqueecclesiensis episcopus, scire aveo, quonam anno id acciderit: a quo electus fuerit, num scilicet a Papa, vel a rege, aut a Capitulo Quinqueecclesiensi; pariterque cur electio huiusmodi effectu caruerit. Utinam seraphicae humilitati adscribendum! Bibliotheca isthaec nostram utut libris plurimis referta sit; hungaricis tamen ad rem facientibus destituta est. Quaproprter A.R.P.T. humillime rogo atque obtestor, ut per se, aut saltem per aliquem suum Religiosum virum, de praefatis rebus me certiorem facere dignetur. Quod dum anxie, simulque fidenter expecto, eidem P.T.A.R. fausta quaeque adprecor. Tridenti ex coenobio s. Bernardini XV calendas octorbris 1774 (Spedita li 23 settembre).

98 *Carmelitano morto il 7 febbraio 1779 d'anni 82. 99 Proccurò tal lettera il sig. Bonifacio Bonelli fratello del P. Benedetto, ritrovandosi in Roveredo per

certa commissione. 100 *Tamè.

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Foris. Adm. Rev. ac Religiosissimo in Christo patri, patri Guardiano Franciscanorum

strictioris Observantiae ad s. Adalbertum, Viennam, Posonium. Simontornyam. Con data dei4 dicembre 1774 mi ha risposto il Guardiano suddetto frat'Ermenegildo

Grienschnekh, che non si trova memoria di essere stato eletto vescovo di Cinquechiese il detto P. Bernardino, e che non può aver luogo nel catalogo di quei vescovi: come pure, che il titolo del suo convento non è più S. Adalberto, ma li Santi Simon e Giuda Appostoli.

89. 1774.

Al P. Guardiano de' Minori Riformati ut infra. Dovendo io in adempimento della santa ubbidienza compilare una nuova cronaca di

questa nostra Provincia vigiliana, e volendo usare ogni più minuta sollecitudine, perché riesca meno che sia possibile imperfetta, mi ravviso nell'impegno di apportare dell'incomodo, e disturbo a non pochi, tra' quali uno si è la P.V.M.R. Pertanto siccome son certo, che il nostro Padre Frat'Alessandro Salvadori di Riva, soggetto illustre, e degno di esser aggiunto alla biblioteca francescana, fu commissario Visitatore di una Provincia calabrese intorno all'anno 1687, così supplico umilmente la P.V.M.R., che voglia notificarmi se sia stato Visitatore della sua, ed in qual preciso anno. E sperando, comeché sconosciuto, e molto da lungi situato, che si degnerà di favorirmi, le bacio riverentemente le sacre mani, e resto.

Di V.P.M.R. Trento s. Bernardino 209 ottobre 1774 Umil.mo, osserv.mo servo nel Signore Fra Gio. Crisostomo di Volano Francescano Riformato. Spedite tutte tre li 2 novembre. Al P. Guard. de' Minori Riformati, Mantova, Roma, Napoli, Castrovillare. Cosenza

Provinciae Calabriae S.M. di Costantinopoli. Al P. Guard. de' M. R. Mantova, Roma, Napoli, Nicastro, Catanzaro

Prov. septem Martyrum Le Grazie Al P. Guard. de' Min. Rif. Mant. Roma, Napoli, Potenza

Prov. Basilicatae in Calabria S. Maria del Sepolcro. Mi fu risposto che la Prov. visitata dal P. Alessandro nostro fu la Prov. de' Sette

Martiri. 90. 1774.

Al sig. don Domenico Francesco Todeschini. Pergine. Mettete pur ancora me nel catalogo de' vostri corrispondenti pigri, e tardi, che ne

avete tutta la ragione, quantunque anch'io abbia più motivi, con cui scusarmi, e rendermi compatibile. Già mi conoscete, e vi sono in parte note le mie religiose occupazioni. Da queste rubando a pezzetti un pò di tempo, noterò per compiacervi, quello che mi parrà conveniente ed utile su li due vostri cataloghi degli scrittori, e de' poeti Minori nostri tirolesi. Rapporto al primo dunque:

Accademia. Qui alle due accademie trentina e roveretana io aggiugnerei quella d'Insprugg, da voi collocata più sotto alla parola Tassiana.

Acquistapace Pier Sigismondo del Borgo di Valsugana. Io più non iscrivo del Borgo, perché Borgo qui non è aggettivo, ma sostantivo. Altrove, cioè nella Topografia tirolese proccurerò di giustificare con altri argomenti la mia pratica.

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Agricola Ottone. Per altro si disse Girolamo Ottone. Alberti Alessandro trentino. Se non avete altro, che l'epigramma da me

accennatovi, starà meglio nel catalogo de' Poeti Minori. Siccome poi dite di Trento il precedente Alberto, così crederei ben fatto il notare lo stesso anche di Alessandro e di Ferdinando Alberti, acciocché non si credano soltanto del territorio tentino, essendo stati essi pure della città. Di Alberto Alberti legista, già da me somministratovi no fate menzione, e perché?

Albaro Ferdinando da Bressanone. Vedrò volentieri come proverete, che questi vada distinto dal vostro Ferdinando Alberti Trentino, che da altri viene confuso.

Albmayr Teodoro tirolese. Questa si è la prima volta, che sento il cognome Albmayr. Dell'Abmayr son più che certo.

Aldrighetto vescovo di Trento. Questi per passar come scrittore non ha maggior merito di s. Adelpreto vescovo trentino, e pure voi lo trascurate questo secondo. Io lo chiamo Aldrighetto di Campo famiglia in quel tempo illustre,

Alraim Niccolò vescovo di Trento. Io sono stato il primo a pubblicarlo col cognome Alraim. Onde fareste bene se lo replicaste al nome Niccolò. Questi pure appresso la repubblica letteraria non si ha fatto merito maggiore di Bartolommeo, Enrico terzo, Udalrico III, Udalrico IV, e di altri vescovi trentini da voi sorpassati.

Bach Francesco canonico premostratense in Wiltau. Qui, ed in alcuni altri luoghi accennate la professione, tacendola poi rapporto a tanti altri. Vi vorrei conforme.

Banisio Giacopo vescovo suffraganeo di Trento. Io non ho potuto ritrovare alcun monumento per dirlo vescovo nel mio catalogo stampato dei Suffraganei di Trento. Dall'epitafio si fa soltanto Decano di Trento. Vedetelo nel catalogo mio de' Decani.

Bartolommei. In vece di fare Simonpietro I, e Simonpietro II, io scriverei Simonpietro seniore, e Simonpietro giuniore, siccome costumasi con Plinio, ed altri scrittori.

Belforti Giambattista di Enno, Correggete Belfanti. Belloni Antonio di Bressanone. Già vi ho scritto, che io lo trovo notato Udinese. Bennassuto. Trovo scritto Benassuto più frequentemente, e forse meglio. Benedetti Antonferdinando di Val di Non. Cioè di Loverno. Betta Francesco Felice di Roveredo. Se volete indicare il sig. arciprete morto a'

nostri giorni, egli si chiamò Felice Giuseppe. da Castello Adriano card. di Cornetto, In quest'indice io tralascierei la

denominazione da Castello, e lo direi rotondamente da Corneto, perché suppongo, che Castello sia un aggettivo di Corneto.

Cassina Stabè. Altra volta vi ho fatto riflettere, che Stabè si è il predicato della famiglia, da non esprimersi qui per l'uniformità.

Cavalleri. Nell'italiano per altro scrivesi Cavalieri. Chini Eusebio di Segni. Scrivete di Segno. Concini Romedio di Trento. So, che in Trento fuvvi famiglia di Concini; ma questo

scrittore mi riesce nuovo. Il Romedio Concini da me accennatovi come di Taio, va trasformato in Ferdinando Floriano; ma conviene informarsi meglio rapporto a lui.

de Cuse. Io scrivo all'italiana di Cusa, oppure Cusano. Darrio. Scrivete Durio. Fu di Baselga, perché parroco di tal luogo, e non perché

nativo. Eghen Claudio trentino. Forse qui avete confuso due soggetti in uno. Fatevi

riflesso. Enghel. Li tedeschi scrivono Eggen, ed Engel, senza l'aspirazione.

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Ferrari Ognibene di Riva. Sinceratevi meglio se sia stato veramente di Riva, oppure di Brescia, come vuole il marchese Maffei. Anche in Brescia vi sono de' Ferrari, essendo stato di tal cognome il celebre nostro P. Fortunato da Brescia.

Girardini Giammatteo di Brentonico. Anche qui sospetto, che vi sia scappato l'occhio nello scrivere in fretta. Io tengo Giammatteo Giannini di Brentonico, e Paolo Girardini di patria trentina ignota.

Giannini Giuseppe Felice di Roveredo. Altra volta mi avete scritto Givanni, e così tengo anch'io.

Greisderer Vigilio di Cuefllein. Per altro si scrive Kueffstein, luogo notabile. Rapporto poi al cognome, ed a Vigilio mi rimetto a ciò che tempo fa vi ho scritto.

Guardi. Così pure rapporto a questo. Hermanno S. Vesc. di Bressanone. Benché abbia cercato attentamente nella di lui

vita s'egli meriti luogo tra gli scrittori, non ho potuto ritrovarlo. Bensì, che un altro Hermanno Preposito quinto de' canonici Regolari neocellesi morto nel 1210 ha scritto la vita del suddetto Santo morto nel 1164. Del Santo come scrittore parlo nella Biblioteca Tirolese.

Hermanno Tommaso di Reichenfeld. Hermanin Francesco di Reichenfeld. Questo Reichenfeld è predicato. Poi Tommaso

si chiamò Hermanin sul frontispizio de' suoi libri. Di Francesco io nulla so. Heussler Massimo. A stampa di dice Massimiliano. Hoenleiter. Nelle stampe lo trovo scritto Hohenleiter, e Wolgango, non Wolfango. Hofer Giamb. di Bolgiano. Hoster Giambattista di Bolgiano. Riflettete all'identità del nome, e della patria, ed il

cognome. Kalchsmid. Le stampe da me vedute hanno Kalchschmidt. Così pure anche altrove

osservo scritto. Kranebiter Ignazio. Per altro io costantemente ho sempre letto nelle stampe

Kranabiter. Lachemayr Francesco Canonico in Wiltau. Lackmayr Francesco Can. in Wiltau. Io lo credo un Canonico solo col cognome

variamente scritto. Lietestain. Per altro si scrive di Liechtestein. Luca di Segni. Fate di Segno. Madruzzo Corrado. Dite Gerardo Maffei di Laviso. Non mi piace questo Laviso. Io scrivo di Lavis,oppure di Avisio. Maicord. Per altro si scrive Manincord. Marone Andrea Tirolese. Io non l'ammetto per le ragioni già notificatevi, e lo lascio

ai Bresciani, ed ai Furlani. Matturelli. Scrivete Maturelli con una t sola. Mattioli Pierandrea di Siena. Lasciate qui la patria di Siena, essendo stato anche

cittadino, ed abitatore di Trento, dove pur finì di vivere. Meyrhofer. Io lo riferisco avanti il Mayrl, scrivendo Mayrhofer come scrivono li

tedeschi. Mohr Andrea. So che fu nostro Frate Riformato della Provincia d'Argentina, ma mi

è ignoto se sia stato nazionale tirolese. Musoco Giuseppe vicentino. Io lo chiamo Trentino, per cagione della sua lunga

dimora e morte in Trento.

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Onich Pietro Canonico in Wiltau. Non lo distinguo dal vostro Anich Pietro d'Oberperfuess.

Otto Cristoforo tirolese. Già vi scrissi altra volta intorno a questo. Paoli Bernardino di Pergine. Fu da Sant'Orsola perginese. Paurenfaint Agostino Premostratese di Termeno. Li tedeschi scrivono Paurnfeindt.

Egli non fu Premostratese, ma bensì Canonico Regolare Lateranese in Neocella sino alla morte seguita l'anno 1721.

Pellegrino Patriarca. Né l'Ughelli, né il P. Rossi accennanlo scrittore, né alcun altro istorico da me consultato.

Petena. Già vi ho scritto su questo nome. Pilati di Roveredo. Cercate il nome. Pizzini. Così non iscrivesi dai buoni. Planch Alessandro Maria. Io non conosco Alessandro Maria bensì Alessio Maria. Platner Grisancio. Scrivete Crisanto. Pruger. Per altro si scrive Prugger con due gg. Reinesio. Scrivere Reineccio. Scolarzio Adelmanno vescovo di Bressanone. Più volte vi ho scritto, che io non lo

ammetto, e lo lascio ai Bresciani d'Italia. È pur nuovo a me il cognome Scolarzio, chiamandosi comunemente Adelmanno Scolastico di Liegi.

di Sultzbach Altemanno vescovo di Trento. Questo cognome non è molto noto. E quindi io lo metto al nome Altemanno.

Tassiana Accademia. Può replicarsi. Thunn Davide. Non poso trovare per farlo trentino. Trameno. Lo credo non cognome ma nome. Certamente da principio fu nome in

altri di tal famiglia. Troier Ferdinando Prelato in Neistift. La stampa dice Fortunato, e Troyer coll'y. Tschiederer. Mi rimetto allo scritto in altro tempo. Turcati Francesco di Trento. Così anche qui. Vanetti Andrea di Roveredo. Si disse Andrea Antonio Vannetti con due nn. Winahard. Egli si scrisse Weinhart. Weinternaver. Io tengo Ignazio Weiternaver, ma potrebbe ancor vivere. Wolckenstain Egenberto. Avrete voluto scriver Engelberto. Wolckenstain Marco Scittico. Per altro si fa Sittico senza la c. Zacheria di Renden. Io ho scritto Rendena, o Randena. Zanelli Vicenzio Trentino. Mi rimetto al già scritto. Ora vengo al catalogo secondo. Balista. Forse sarà vivo anche oggi qualcheduno de' nominati Balisti. Busetti Felicantonio. Direi Felice Antonio, perché altrimenti la c s'indurisce. Direi

pure Bussetti, perché così eglino si scrivono. Fedrici Paolo Roveretano. L'avete riferito anche nel catalogo primo. Lazzolli Giorgio di Livo. Scrivete di Riva. Alberti Andrea di Poia. Sarebbe mai questi 'l mio Alberto Alberti di Poia da

Trento? Manci Barnaba di Trento 1509. Io tengo un notaio di tal nome, e cognome, il quale

fu console di Trento nel 1612, E però avvertite all'anno vostro 1509. Tonotti Antonio di Brentonico 1753. Scrivete Tonoli.

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Zambelli Bartolommeo di Volano 1564. Correggete 1764 oppure 1765 in cui è morto.

Zanelli Camillo parroco di Volano. Emendate parroco di Volsana. Zanini Pietro di Brentonico 1746. Io scrivo come quelli di Brentonico Zannini, e

Giannini. Anche il medico di Toss nel frontispizio de' suoi scritti appellasi Zannini. Così pure il Cruscante Redi scrive Giannini.

Gallicioli Emmanuele 1616. Il mio poeta è del 1716. Fu padre del moderno arciprete Romedio Antonio Gallicioli.

Galvagni Felice 1616. Qui pure va scritto 1716. Coradi Lodovico. Fate Coredi. Questo secondo catalogo contenendo anche scrittorelli non poetici, forse meglio

s'intitolerebbe Catalogo di letterati Minori, cui possono aggiugnersi: Betta Giuseppe Natale trentino 1677. Barzacolo Giuseppe trentino 1677. Cristani Cristoforo trentino 1677. Stoffella Francesco trentino 1677. Salvadori Francesco di Riva Minor Conventuale 1677. Martinelli Bartolommeo 1683. Walter Francesco di Roveredo 1683. Maccani Giuseppe di Cles 1771, morto. Passi Giuseppe da Pressano morto nel 1774. Agli scrittori poi: Fischer Giacomo di Bern Preposito neocellense morto nel 1621. Brutti Giovanni randenese 1750. Elier Giangiacomo dell'Ordine Teutonico, parroco in Schlanders nella Val Venosta,

che ha composto la vita di s. Giovanni Nepomuceno stampata in Bressanone l'anno 1721. Ma non son certo, che sia morto.

Bertelli Rocco di Prevore, da cui fu scritta una rozza brieve istoria della Guerra delle nose accaduta in Giudicaria l'anno 1579, tra li soldati austriaci e gli uomini del paese. Fu in azione anch'egli.

Girolamo Cassina di Trento nostro Frate morto in quest'anno 1774. Aniceto Manica di Castellano Frate nostro morto nel 1553. Bartolommeo da Bolsenheim, oppure da Bolsenech, Domenicano celebre nel secolo

quattordicesimo all'anno 1360, vuolsi di Bolgiano tirolese dal P. Giacomo Echard. Maria Cecilia Clementi di Mezzolombardo, monaca Francescana in s. Trinità l'anno

1665, ha scritto una Cronaca del suo monastero. Paolino Waldner tirolese dell'anno 1600 ha scritto Vitam s. Hemmae stampata. Corrado de' Corradi di Davone Valbonsese,Domenicano, morto in Trento l'anno

1720. Corrado Prigl della val Venosta Domenicano morto dopo il 1744 ed avanti l'anno

1750. Giambattista Estense Cappuccino tirolese morto nel 1644, il quale nel secolo fu

Alfonso terzo Duca di Modena. Tralascio gli altri Cappuccini tirolesi nati fuori del Tirolo. Tralascio pure Antonio Graziadei Francescano della Provincia Veneta nel 1540,

non essendo affatto certo, che sia stato trentino, benché nel 1531 e 1534 vivesse in Trento un sig. Antonio Graziadei, che potrebb'essere stato di lui padre. Tralascio di

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scriver altro, perché non ho tempo, ed il freddo grandissimo non me lo permette, Ma non tralascerò mai, né mai finirò di augurarvi ogni bene, e di servirvi quanto potrò. Addio. Trento 9 dicembre 1774.

Vostro div.mo servo ed amico vero F. Giangrisostomo. P.S. Del cardinale Andrea d'Austria parla Enrico Spondano, ma non accenna li di

lui scritti. Al proposito dell'arcivescovo Truchses dice, che Andrea non poté conseguire il suo intento, e che fu mandato nuncio un altro vescovo.

91. 1774.

Alla sig. Petronilla dalla Valle. Cles. Mi piace assai, e sento con molto gusto, che V.S. molto illustre conservi tuttavia un

gran desiderio di servire a Dio fervorosamente; ma non posso credere, che trovisi tanto fredda nel di lui servizio quanto Ella mi scrive. Già le dissi, e le replicai più volte quando fui costì, che non basta il cominciare, ma convien perseverare nel bene: le feci sapere, che i buoni penitenti sempre trovano buoni confessori. Iddio non si muta mai. Egli è sempre, e sarà, come fu sempre, degno di ogni amore, e servitù. La santità non consiste nelle sole parole, nel solo recitar corone, e Rosari, nel conferire lungamente con direttori: nell'accostarsi spesso al sacro eucaristico Altare, e cose simili, tutte buone sì, ma bisognose di altre, che qui non voglio specificare, avendogliele già dette in voce. Le replicherò soltanto, che procuri di schivare ogni anche minima offesa di Dio, e di fare quanto può in di lui gloria, onore, e gusto senza perder tempo. Abbia pazienza nelle contrarietà, che le occorrono. Raffreni la sua lingua, e parli poco, né dia risposta ad ogni parola. Pensi bene di tutti. Faccia del bene a tutti. Preghi Iddio per tutti. Dia buon esempio a tutti. Mortifichi la curiosità delle orecchie, e degli occhi, se vuole il raccoglimento interiore. Lasci, che dica il mondo quel che vuole. Schivi le conversazioni de' tristi, e tratti co' buoni. Parli spesso dell'amore di Dio, de' di lui benefici, delle infinite misericordie, che usa coi mortali. Abbia viscere di madre coi poverelli, e quando non può contentarli pienamente colle mani, supplisca con dolci e compassionevoli parole. Renda le sue azioni più meritorie che può col replicare spesso spesso la sua buona intenzione. Procuri di tener sempre il suo cuore verso Dio, e quanto le occorre, sia buono, sia male, e disgusto, lo riceva dalle di lui santissime mani. Finisco perché non ho più carta; ma sarò sempre quel desso, che sospirandole ogni benedizione mi dico

Trento, s. Bernardino 18 dicembre 1774. Suo div.mo servo in Gesù Cristo F. Gio. Crisostomo da Volano.

92. 1774. Alla sig. Lucia Boschi. Vedova Raffaelli di Canova, Volano. Due molto diversi affetti ha eccitato in me la lettera di V.S. presentatami soltanto

nel giorno 23 scaduto, quando mi portai al monastero, e confessionario. Il primo fu di scontentezza, intendendo, che V.S. fu malamente informata del trattare di queste mie religiose Madri; e l'altro affetto fu di piacere, ch'Ella per sincerarsi di ciò da me sia ricorsa. La rendo adunque sicura, che quanto le fu supposto delle accennate Madre non è vero, ma falso falsissimo, essendo anzi elleno religiose caritative, e tutte intente all'aiuto delle loro inferme: ed in particolare le posso dire, che si lagnano di suor Elisabetta Maria, perché vedendola infermiccia non possono da lei sentire quai mali

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abbia, e quindi cosa le abbisogni101. Più, e più volte la ho stimolata io a dirlo, così ha fatto la Madre Abbadessa, così il sig. medico Niccolò Zucchelli, ma in vano. Per altro Ella tiene una buona stanza calda nell'infermeria, va esente dalle fatiche, viene trattata dalla cuciniera delle inferme: tutte, e poi tutte hanno per essa un amore particolare, sì lo replico particolare, e cordialissimo. Non è sola inferma, e vedendo, che le altre si lasciano governare, potrebbe e dovrebbe deporre ogni sospetto. Io parlo con tutta la sincerità, e come la sento nel cuore. Già tengo intera cognizione di tutto il venerabile monastero, e di ciaschedun membro del medesimo. E quindi spero, che V.S. mi crederà, e deporrà il sinistro concetto, che teneva di esso. Desidero di poterla servire in incontri migliori, ed augurandole un buon capo dell'imminente anno, colla giunta di ogni vero bene, mi dico. Trento 26 dicembre 1774.

Div.mo servo nel Signore F. Gio. Crisostomo da Volano. La detta vedova è morta in Volano negli ultimi del corrente maggio 1784.

93. 1775. Al P. Arcangelo da Cles, Ministro Provinciale. Arco. In vece di consegnare al P. Gio. Vincenzio da Roveredo la relazione che la

P.V.M.R. mi ha ingiunto di scrivere da mandarsi al rev.mo Padre Generale, debbo dargli questo picciol foglio di scusa, che non la ho ancora finita, perché l'aver dovuto assistere a due monache andate finalmente all'altro Mondo, ha frastornato le mie idee. Per altro l'assicuro, che stammi a cuore l'ubbidir a puntino, e mi preme di terminarla presto. Quindi prima di cominciare il Direttorio, o altro impegno, lavorerò intorno ad essa sin al fine. Due soli giorni, e forse neppur quelli, saranno per me vacui dal confessionario innanzi li sei marzo. La Madre maestra Marianna Cristani sta anche oggidì fitta sul letto col suo male, sebbene la febbre non sia più tanta. L'altro ieri poi sono entrate finalmente nel monistero le due novizie Bernardella e Busetta, ed ho inteso qualche leggeir voce, che sia per insinuarsi una signora Prati Chiappera di Chiarano. Faccia Iddio, che vengano alcune buone a rimettere le morte, ed a supplire per le vecchie102. Genuflesso bacio le sacre mani alla P.V.M.R. e pregandola della sua paterna benedizione, mi dico

di S.P.M.R. Trento 18 febbraio 1775 Umil.mo, ubb.mo, obbl.mo servo e suddito F. Gio. Grisostomo da Volano.

94. 1775. Al P. Francesco Felice Campi da Campodenno. Roma. S. Francesco a Ripa. Il Padre Ippolito da Nocellari, di santa memoria, si è ingannato supponendo, che io

fossi per imitarlo nella diligenza rapporto ai sacri Riti. La paura, che ho di recar ad altri del fastidio mi rattiene dallo scriver lettere, e per iscriver questa ho dovuto risolvermi con gran fatica. Vi prego adunque, che vogliate mandarmi non la stampa, ma una vostra colla notizia del decreto, che ha innalzato al rito di doppio l'Uffizio di s. Andrea Avellino, segnando il giorno, mese, ed anno, e se sia pro Urbe, ac Orbe103. Ultimamente l'ho trovato doppio nel calendari del 1774 e 1775 de' PP. Conventuali, e Capuccini, senza nota del decreto, che perciò lo credo anteriore. Vi prego pure di mandarmi l'elogio

101 Sorella di Lucia, e figlie di Giandomenico Boschi, ma lunatica. 102 La Busetta nel 1777 si maritò in Trento con un Gressellio. La Prati non venne. 103 Fu decretato doppio per l'Italia, e per le isole adiacenti soltanto.

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del Beato Santi d'Urbino da riporsi nel Martirologio del coro. Se poi fossevi qualche altra novità rituale, mi riuscirà cara. Nel coro di questi padri Conventuali ho veduto le Lezioni nuove della Beata Angela da Foligno. E chi sa, che non sieno concedute anche per noi, benché non si sieno state mandate; come fu di altre? Molto caro mi sarebbe altresì un sincero e distinto ragguaglio della vita, e morte di Fra Girolamo di Avis nostro nazionale, morto a s. Giovanni Laterano nel 1774, in concetto, siccome intendo, di santità. Pregate qualche padre, che ve lo dia per maggior gloria di Dio; e molto più pregate il medesimo Dio per me, che mi abbia misericordia, mi perdoni li miei peccati, e mi aiuti per adempiere ai miei doveri, e così diventar Santo io ancora, come dovrei. Portate li miei più umili rispetti ai vostri PP. M. RR. e conservatevi sano. Qui si muore alla presta. Oggidì è morto il P. Stefano da Vigo di Lomaso. Pregate per lui. Addio.

Trento, s. Bernardino 28 marzo 1775. PS. La Madre Marianna Cristani sta male, e temo, che più non sia per alzarsi da

letto. Ella si confessa debitrice della vita al Venerabile P. Leonardo da Porto Maurizio in altro tempo impetratele. Ma ora sebbene l'abbia pregato, coll'aiuto anche delle altre Religiose, pare che non abbia udito, e non la senta. Seno le ottiene la grazia egli perde assai qui di concetto. Andate dunque, e diteglielo. Ditegli, ch'ella è da noi creduta degna di vivere più lungamente, anzi che ci sembra necessaria. Piangonla molto amaramente tutte tutte le Religiose, le quali si contenterebbero anche di poterla soltanto vedere inchiodata sul letto, purché vivesse. Se non potete andar voi a s. Bonaventura, mandate fra Giobbe da Cles104.

Vostro amico vero F. Giangrisostomo da Volano.

95. 1775. A monsig. Francesco Antonio Rodolfi da Borgo Provicario Generale. Trento. Ritornato al convento fummi esposta dal P. Guardiano la premura, che tiene V.S.

Ill.ma e Rev.ma, cui rispondo, che mi dispiace di non poterla servire interamente come vorrei, a farebbe d'uopo, perché non ho ancora veduta la Costituzione di Clemente XIV dei 15 maggio 1774 sospensive delle Indulgenze. Dal frammento però, che ho letto di essa negli Ordinari di questi nostri Padri Conventuali, e Capuccini, ricavai, ch'è simile a quella di Benedetto XIV dei 17 maggio 1749 riferita nel di lui Bollario To. 3, Constit. 18, pag. n. 81. Di fatto lessi nel detto frammento, che sussistono Indulgentiae ab episcopis in actu pontificalium concedi solitae, come pure che Indulgentiae pro solis defunctis, atque etiam aliae quaecumque Indulgentiae, alias pro vivis concessae, aeque hoc anno durante remanent ad effectum dumtaxat, ut per modum suffragii animabus fidelium defunctorum applicari valeant. Omnibus aliis quibuscumque personis, Coronis etc. Nella Costituzione poi Benedettina, ove parlasi delle Indulgenze, quae a suspensione generali excipiuntur, leggo: Itaque praesentis et firmis etc. sino all'indulgemus. Questo è tutto quel poco, che posso dirle. E desiderando di poterla servir meglio in altri incontri, le bacio riverentemente le sacre mani, e pieno di rispetto, ed ossequio mi professo Da s. Bernardino 13 aprile 1775.

Di V.S.Ill.ma e Rev.ma Umil.mo, obbl.mo, osserv.mo servo Fra Giangrisostomo da Volano.

104 Terziario.

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96. 1775. Al P. Guardiano de' Minori Conventuali in Riva. Dalla santa ubbidienza costretto essendo a pescar, e raccorre quanto v'ha in questi

contorni, che servir possa per la continuazione degli Annali francescani del Padre Luca Waddingo, prego la P.V.M.R., che voglia favorirmi una distinta, e sincera notizia di cotesto suo antichissimo convento. Si desidera il tutolo della chiesa, il sito, il giorno, mese ed anno, in cui fu principiata la fabbrica, o la rinnovazione di essa. Da chi, e quando sia stata consacrata , ed in qual giorno si celebri l'anniversario della medesima consacrazione. Quanti altari abbia. Quai Santi rappresentino le loro palle. Da chi queste sieno state dipinte. Se tali altari veggansi ornati di tabelle votive. Il catalogo delle Reliquie sacre, nominatamente del Beato Pacifico. Si bramano altresì gli epitafi e le inscrizioni tutte, coll'avviso se sieno in pietra, oppure in tela, o su le pareti. Li nomi de' seppelliti nella medesima chiesa degni di qualche memoria, tanto Regolari, come secolari. Le confraternite, col tempo della loro erezione. Le rarità della libreria. Li fondatori, o benefattori singolari. In somma tutto quello, che può servire per la maggior gloria di Dio, e per decoro, e vantaggio della serafica Religione. Voglio sperare, che sebbene sconosciuto, e di niun conto, non isdegnerà la P.V.M.R. di farmi un tal favore; e quindi aspettandolo ansiosamente, le bacio con tutto rispetto la sacra destra, e mi dico.

Di V.P.M.R. Trento s. Bernardino 12 giugno 1775. Umil.mo. div.mo, osser.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato. Così lasciato l'epiteto antichissimo, ed il nome del B. Pacifico, nello stesso giorno

ho scritto al P. Guardiano de' Capuccini d'Arco, al P. Guardiano de' Capuccini di Ala, al P. Guardiano de' Conventuali di Brancolino.

97. 22 giugno 1775.

Admodum Rev. Patri Guardiano Capuccinorum Egnae Fr. Ioannes Chrysostomus de Avolano Reformatus S.P.D. Quum mihi, omnium licet ineptissimo, commissa fuerit sparta, perquirendi omni

sedulitate, ac in unum colligendi quicquid hactenus in partibus hisce nostris gestum, quod moderno Franciscanorum Annalium Patris Lucae Wadddingi copntinuatori gratum, et opportunum censeri queat, humillime, ac enixe oro P.T.A.R. ut coenobii, cui digne praeest, sinceram et accuratam notitiam mihi communicare dignetur. Expetitae huiuscemodi notitiae, seu relationis capita haec sunt. Ecclesiae titulus. Quonam die, mense, atque anno, et a quo primarius eius lapis iactus fuerit. Quando, et a quonam praesule fuerit oleo sacro delibata. Quonam die anniversarium eiusdem consecrationis, titulique festivitas celebretur. Quot arae in ea sint. Quorumnam Sanctorum imagines praeferant earum tabulae. Quibus manibus hae fuerint depictae. An votivis tabellis ornatae conspiciuntur. Catalogus sacrarum Reliquiarum. Epitaphia, et inscriptiones quaecumque. Nomina, merita, et temprum benefactorum insignium: necnon illorum, etiam Regularium qui vel ob singularem pietatis opinionem, vel ob doctrinae praestantiam, vel ob generis claritatem aeterna specialique memoria digni, eadem in ecclesia sine ullo epitaphio tumulati quiescunt. Sodalitia saecularium, addito tempore, quo erecta sunt. Summorum Pontificum, principumque literae ad verbum usque. Manuscripta, et alia cimelia bibliothecae. Scriptores omnes Capuccini patria egnates, vel ad Egnae coenobium pertinentes. Casignatense diversorium, seu refrigerium. Ea tandem omnia, quae ad maiorem D.O.M. gloriam, nostraeque Seraphicae Religionis, ac etiam nationis, decorem promovendum facere possunt. Porro istiusmodi realtionem, utut

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ignotus, ab humanitate A.R.P.T. spero, et fidenter expecto: quae quidem eo gratior mihi erit, quo amplior, et celerior. Valeat, meique peccatoris apud Altissimum intercessor sit. Dabam Tridenti ex s. Bernardino X calendas iulias 1775.

98. 1775.

Fra Giangrisostomo servo di Gesù Cristo Crocifisso augura ogni bene vero alla divota giovine Margherita Vielmetta di Preghena. Per ismuovere dalla vostra testa la risoluzione di fare aspre penitenze, e per

rendervi persuasa, non essere volontà di Dio, che le facciate, già sapete, che molto vi ho detto quando fui costì in Cles: e che non poco altresì vi ho detto nello scorso maggio quando siete stata qui105. Ora sebbene intendo, che ancor vacillate, e durate gran fatica nell'accomodarvi al giusto sentimento del vostro moderno direttore, cui vi ho esortata ad ubbidire, io non mi sento di scrivervi una lunga predica, od un trattato su di tal punto; bensì vi dirò in curto, che resto maravigliato della vostra durezza, e che senza più replicare dovreste mostrarvi docile, e far quanto vi ho seriamente consigliata. Voi avete dimandato con grande istanza il permesso di praticare le dette penitenze a me, ed a più altri. Tutti ve lo hanno negato. Tutti noi abbiamo obbligo stretto di studiare attentamente così fatte materie, e di renderci bene informati per poter diriggere a Dio le anime. Voi dovete crederci tali, e riconoscere nelle nostre risoluzioni, e risposte la voce, e volontà di quel Dio, di cui siamo ministri. Se falleremo noi, non fallerete voi ubbidendori. Così tutti li maestri della vita spirituale insegnano d'accordo; li quali dicono in oltre, che chiunque tralascia per ubbidienza le dette asprezze, e fa per altro tutto quello, che può nel resto, acquista doppio merito, cioè quello dell'ubbidienza, e quello delle opere per ubbidienza tralasciate. L'ubbidienza è stata sempre adoperata per esaminare, e provare se lo spirito straordinario di penitenza sia stato buono, e proveniente da Dio. Poi chi ha un tale spirito, sa far penitenza, ed anche penitenza grande senza trasgredire i termini della santa ubbidienza, come vi ho spiegato a voce. In somma quietatevi, ubbidite al vostro Padre spirituale, fate tutto quel bene che potete per dar gusto, e soddisfazione a Dio, proccurate di aver il medesimo Dio sempre innanzi agli occhi vostri, lodatelo, beneditelo, ringraziatelo, e pregatelo continuamente per voi stessa, per me, e per tutti gli altri, sopportate con pazienza li vostri mali, con tutte le altre avversità, compatite le miserie del vostro prossimo, desiderategli ogni vera contentezza, meditate di continuo la dolorosissima passione del nostro amatissimo Redentore, e state lontana sino dall'ombra di ogni peccato, che così conseguirete quel fine, cui bramate di arrivare, cioè il Paradiso. Amen. Trento, da s. Bernardino 30 giugno 1775.

99. 1775.

Al P. Celestino di cavalese Guardiano de' Capuccini in Arco. S. Lorenzo. Molto cara mi è la relazione della P.V.M.R. favoritami di cotesto suo convento.

Assai più però lo sarebbe, se contenesse anche il Breve appostolico, ed il diploma arciducale approvanti la di lui erezione; cose grandemente desiderate, e ricercate con premura dall'annalista nostro romano. Così pure se notasse da chi, ed in qual anno fu consagrata la chiesa, e quando sia stato conceduto dalla sagra Congregazione de' Riti di poter celebrare l'anniversario della medesima consacrazione nella domenica terza di

105 Pare, che sia volontà di Dio, perché sebbene facciane molte, e di aspre, dura e non si ammazza. Ella ha da

Dio anche altri doni singolari.

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settembre alla romana, ovver la terza post calendas septembris. Tuttavia la ringrazio di cuore, ed umilmente riverendola mi professo.

Della P.V.M.R. Trento, s. Bernardino 30 giugno 1775. Umil.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato106.

100. 1775. Al P. Francesco Malaspina di Verona Guardiano de' Conventuali a Brancolino. Ringrazio la P.V.M.R. della relazione, che mi ha favorito di cotesto suo convento,

nella quale se avesse inserito tutto intero il documento dell'anno 1514 mi avrebbe fatto un piacere, perché così potrei contentare il Padre Cronologo generale romano, e potrei sapere cosa fatto abbia nel detto anno la signora contessa Veronesia di Lodrone. Tuttavia un'altra volta la ringrazio del favore, e baciandole con un divoto inchino le sacre mani, mi professo.

Della P.V.M.R., cui aggiungo l'elogio, che ha mandato a Roma nella mia prima relazione della madre suor Angela Malaspina, giacché intendo, ch'Ella pur è del medesimo illustre lignaggio.

Trento, s. Bernardino 10 luglio 1775. Umil.mo, obbl.mo, div.mo servo nel Signore F. Gio. Crisostomo di Volano Minore Riformato.

101. 1775. Al P. Francesco Felice Campi di campodenno. Roma s. Francesco. Stando in procinto di scrivervi acciocché mi mandaste il decreto, che fu accennato

nella Gazzetta trentina, ho avuto contento di riceverlo da voi stesso speditomi, insieme coi nuovi miracoli di Clemente XIV. Per questi, e per quello vi ringrazio di cuore, e nello stesso tempo vi prego, che sortendo degli altri decreti simili, vogliate farmeli tenere. Le mie monache107 sono divote del lodato Pontefice, e se una non fosse quasi affatto guarita nel giorno stesso, che cercò una di lui effigie, applicata l'avrebbe all'inferma sua gamba. Tengo un attestato delle medesime di una manifesta notabile grazia ottenuta nel 1764 all'invocazione del Padre Leone dalla Riccia. Lo manderò in forma, se sarà desiderato. Guardatevi dal troppo caldo, conservatevi, raccomandatemi a Dio, e credetemi quel desso, che mi soscrivo. Trento 10 luglio 1775.

Vostro cord.mo, obbl.mo amico Fra Grisostomo.

102. 1775. Al P. Luigi Giuseppe Artini Guardiano de' Conventuali. Riva. Soltanto nello scaduto sabato è pervenuto nelle mie mani il gratissimo foglio

destinatomi dalla P.V.M.R. nel terzo giorno del corrente mese. L'assicuro, che io non ho ricevuto il primo, di cui mi fa cenno, e che ciò mi dispiace sì perché a cagione della perdita di esso ho recato doppio incomodo alla P.V.M.R. Sì ancora perché non ho potuto farne uso di lui nella mia prima relazione già mandata a Roma. Non so come mai abbia potuto smarrirsi in così curto viaggio. Tuttavia le rendo grazie e per il primo, e per il secondo; il quale mi è assai caro, e lo sarebbe ancora più, se contenesse la copia della

106 Il detto padre Celestino vive anche in quest'anno 1785 ed è buon predicatore. 107 Clarisse di s. Chiara, o sia s. Michele.

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preziosa memoria esistente nell'archivio civico di Riva, non mai intesa neppure dal P. Bonelli. Avrei gradito anche le inscrizioni, che riguardano il Beato Pacifico, e sono in cotesta chiesa, perché le copie, che già tengo di esse, mi sembrano scorrette, e discordano. Altresì care mi sarebbero state le inscrizioni sepolcrali. Ma non volendo io riuscire importuno, e di troppo disturbo alla P.V.M.R. mi contenterò del ricevuto ragguaglio, e nuovamente ringraziandola del medesimo, le bacio con un profondo inchino le sacre mani, e mi professo. Trento, s. Bernardino 17 luglio 1775.

Della P.V.M.R. Umil.mo, obbl.mo. osserv.mo servo nel Signore F, Gio. Crisostomo di Volano Minore Riformato.

103. 1775. Al P. Francesco Felice Campi da Campodenno. Roma. Qui compiegato vi spedisco prontamente l'attestato, che mi avete richiesto. Vi

prego poi con questa occasione, che vogliate notificarmi in qual giorno costì si celebri la festa e l'ufizio del Beato Santi da Urbino, e sotto qual rito, se di doppio minore, oppur di semidoppio: e celebrandosi ai 14 di agosto, qual orazione si assegni a s. Eusebio confessore, perché non coincida, essendo quasi la stessa, con quella del Beato Pietro da Moliano. Il moderno Padre calendarista della nostra Riformata Provincia di Milano inerendo alle rubriche particolari de' PP. Conventuali, ed alle regole generali assegnate da Carlo Guyeto L. 3, c. 28, q. 3 e da Gaetano Maria Merato part. 1, tit. 11, num. 7, prescrive da dirsi il Credo nella Messa della Translazione di s. Bonaventura, perché è dottore di s. Chiesa. Io non ardisco di far novità, e sopporto anche altre mancanze del nostro Breviario, e Messale; ma vi prego d'insinuar ciò a cotesto Padre calendarista romano; da cui desidero intendere se abbia fatto bene il predetto Padre milanese trasferendo la Dedicazione della basilica del P. S. Francesco per far di s. Felice da Cantalice di egual rito, ed occorrente nello steso giorno. Vorrei pur intendere, se concorrendo la Dedicazione della cattedrale di 2 classe con s. Elisabetta d'Ungheria di 2 classe debba, o no farsi Vesp. a cap. seq. Finalmente vorrei, che mi ragguagliaste, se nell'antifona stampata costì di s. Gioseppe da Copertino si legga Ostendit... aquae vivae, oppure aquae vitae, come ha il sacro testo. Vi ringrazio del nuovo miracolo notificatomi, vi chiedo scusa del nuovo disturbo, che vi arreco, e salutandovi di tutto cuore mi dico. Trento 25 luglio 1775.

Vostro amico vero F. Crisostomo peccatore.

104. 1775. Al Padre Deodato108 da Breguzzo Guardiano de' Capuccini d'Ala. Vivissime grazie rendo alla P.V.M.R. per il ragguaglio, che di cotesto suo sagro

convento mi ha favorito, di cui certamente farò buon uso scrivendo al padre continuatore generale romano degli Annali Waddingiani. Mi sarebbe stato caro il Breve appostolico approvativo dell'erezione, tutt'intero, e trascritto ad verbum, con altro simile documento; essendo queste cose assai premurosamente richieste dal suddetto Padre: ma

108 Diodato Bonazza, che nel 1793 conta 71 anno di età.

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io non voglio essere troppo importuno nel dimandare, e mi contento dio ogni notizia. Così dovrà far anch'egli, se non vorrà perder tempo. Un'altra volta ringrazio la P.V.M.R. e pieno di rispetto le bacio la sacra destra, e mi professo. Trento s. Bernardino 7 agosto 1775.

Di V.P.M.R. Umil.mo, obb.mo, div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano.

105. 1775. Al P. Antonio da Fondo Riformato in Cles. Eccole qui l'articolo del cardinale Adriano da Corneto tal quale si poté da me

compilare, ed anche trascrivere109. Desidero, che venga compatito, e per non iscritto quello, che fosse trovato in esso non ben fondato, e lontano dal vero, giacché io non l'ho disteso per la stampa; e baciando alla P.V.M.R. le sacre mani resto.

Trento 10 agosto 1775 Suo umil.mo, obbl.mo servo F. Crisostomo.

106. 23 settembre 1775. Admodum rev. Patri Maximino ab Ala Guardiano PP. Capuccinorum Eniae F. Ioannes Chrysostomus de Avolano Reformatus S.P.D. Pergratae mihi fuerunt literae tuae, Pater Admodum reverende quibus sacri tui

coenobii notitia me cumulare ac ditare dignatus es. Sane delectat me magnopere, quod de nostrae Sanctissimae Dominae simulacro retulisti. Placet mihi, quod longam nobilium, piorum, et doctorum virorum seriem exhibueris. Gratulor mihi denique, ac me tibi valde obstrictum profiteor, quod petitionis meae fueris memor, eique statim ac licuit satisfacere studueris. Veniam tamen des, quaeso, si e contrario mihi displicere dixero, quod nullum vel apostolicum, vel regium diploma, erectionem coenobii ratam habens, adtexueris, quum id annalistae nostro romano in votis sit quammaxime, et enixe ab eo petatur. Doleo similiter, quod viros cum pietate, tum doctrina celebres solo fere nomine mihi notos feceris. Accedit his, quod character, utut concinnus alioquin, et elegans, mihi italo non semper certam, ac indubiam lectionem indulgeat. Quapropter non audeo adserere quaenam fuerit familia illa, per quam fundus coenobioli Cassinianensis elargitus est: quonam in loco decesserit P. Hortulanus Paluzensis: et quonam cognomine adpellarentur Patres Petrus Curtaciensis, Thomas, et Nicasius Fasciensis. Valles anauniensis, et Flemmensis amplae sunt, ut nosti, et multis pagis refertae; unde gratius et mihi, et aliis foret, propriam cuiusque patriam, v. g. Clesium, Revodiunm, Cavalesium, Pratatium audire. Porro ex hactenus dictis inferre tibi, admodum Rev. pater, proclive est, quonam desiderio flagrem, ut videlicet piorum doctrorumque tabellas illustrare non graveris, additis unicuique propria patria, aetate, die, mense, anno et loco emortuali: virtutibus, quibus maxime illuxerunt, signis, et prodigiis, quibus in vita, vel in morte a Deo cohonestati fuere, ac titulis librorum, quos post se reliquerunt, cum tempore, forma, et loco editionis. Haec autem omnia cupio, et exquiro, non ut proprio indulgeam studio, sed ut muneri meo faciam satis, utque meo modulo Seraphicae Matri decorem adiiciam, patriae Tirolis splendorem, et bonorum omnium largitoris D.O.M. gloriam amplificare queam. Idipsum tu quoque, si mihi, ut spero, morem geres,

109 Egli lo ha mandato ad un pubblico professore di Pavia cognominato Silva Conter per un tal Ferri letterato.

Lo ha aggradito.

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praestabis.. Utere igitur opportunitate, ac vale. Tridenti ex coenobio s. Bernardini IX cal. octobris MDCCLXXV.

P.S. Titulum ecclesiae Cassinianensis ut adiungas rogo.

107. 1775. A monsig. Sigismondo Antonio Conte Manci. Decano di Trento. A Mano. In vano il Menestrina Bessol ha incomodato V.S. Ill.ma e Rev.ma, perché le madri

di s. Chiara sono intenzionate e risolute di lasciare il loro maso alla moglie dell'infermo Pietro Zanetti nel caso, che resti vedova110. Per altro io, sebbene non lo conosca di vista, me gli professo debitore, per avermi onorato co' pregiatissimi caratteri, e comandi di V.S. Ill.ma e Rev.ma, e solo mi dispiace, che non posso effettuarli. Desidero un migliore incontro per contestarle il rispetto, ed ossequio singolarmente grande, che per Lei nodrisco, e baciandole divotamente la sacra veste, mi professo per sempre. Trento, s. Bernardino 25 ottobre 1775.

Di V.S. Ill.ma et Rev.ma Umil.mo, div.mo. tac.mo servo F. Giangrisostomo da Volano

108. 8 novembre 1775. L.J.C.

Admodum rev.do in Christo Patri Maximino ab Ala Guardiano PP. Capuccinorum Enniensium Fr. Ioannes Chrysostomus de Avolano Reformatus S.P.D. Novis auctus favoribus, grates quoque novas tibi A.R.P. eorum collatori ex corde

rependo. Sero id oneris ac debiti persolvo, non tamen ingrati animi caussa, sed quia sanctae obedientiae studens, a coenobio diu longe esse coactus sum. Vale, ac D.O.M. pro me supplex ora, ut qui pietate illustrium fratrum nomina et meriti literis tradere aveo, et studeo, iisdem aliquando et ego adnumerari dignus habear. Vale iterum. Dabam ex s. Bernardino apud Tridentum. Sexto idus novembris anno Domini 1775.

109. 1775.

Al P. Arcangelo di Cles Ministro Provinciale a Cles. Mi confesso tenutissimo alla memoria, ed alla carità della P.V.M.R. e gliene rendo

vive grazie. Le Madri Cristine, che la riveriscono, stanno bene; ma io in adempimento del mio dovere, debbo star qui ogni giorno sino dal primo di questo mese, per assistere ad una Suora moribonda111. Questa finalmente darà luogo a qualche giovane, che desidera d'entrare nel monistero, ed a me crescerà la fatica, che portano le novizze. Per carità continui a raccomandarmi al Signore, e baciandole genuflesso le sacre mani, la prego divotamente della paterna benedizione e mi professo. Trento 8 novembre 1775.

Della P.V.M.R. Umil.mo, obbl.mo, ubbid.mo servo e suddito Fra Giangrisostomo.

110. 1775.

Pro R. P. Vigilio Greidererio Custode Reformatae Provinciae Tirolensis. Schwatium.

110 Non lo lasciarono alla vedova, ma lo diedero ad un altro,cioè al Donnina. 111 Non morì.

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Ad reverendi, ac eruditissimi Patris Custodis Provinciae Tirolensis quaesita sic breviter respondeo.

Primo. Apud nos tituli concionatoris dominicalis, et festivalis minime audiuntur, sed qui per annum conciones habet Tridenti, Roboreti, et in aliis iam notis locis, Annualista nuncupatur, estque ubique unus. Pro sanctimonialibus in Capitulari tabula nullus concionator notatur.

Secundo. Neque nobis, neque hisce Patribus Conventualibus ulla est cum Bellunensibus communicatio; ideoque R. P. Custos excusato nos habeat, si pro solutione dubii circa episcopum Georgium Doglionem Bellunensem Minoritam scribere non audemus. Dico igitur tantum, quod nihil de s. Aldegundis capite habent Acta Sanctorum Bollandiana ubi de eadem Sancta112. Dico insuper, quod etiam ineunte XV saeculo apud Bellunenses claruerit familia Doglionea; nam an. 1406 quidam Leonisius de Doyono fuit canonicus, decanus, et Vicarius in spiritualibus generalis Belluni. Dico tertio, quod donec contraria non obstent monimenta, dico possint admitti episcopi eiusdem nominis, cognomenti, patriae, ac ecclesiae. Id novum et singulare non erit; siquidem verbi gratia apud Ughellum Coleti occurrit Bartholomaeus Quirinus de Venetiis, epsicopus Castellanus ab an. 1274 et deinde alius Bartholomaeus Quirinus, praecedentis nepos, itidem Castellanus episcopus, dictus secundus, ad an. 1293. Aliunde scio ego, quod an. 1509 obierit Ludovicus Cheregatus de Vicentia archiepiscopus Antibarensis, quodque anno 1528 alius Ludovicus Cheregatus de Vicentia fuerit Antibarensis archiepiscopus renunciatus.

Tertio. Soror Amelia de Avantiis obiit non anno 1562, sed anno 1536, die 2 octobris. Soror Margarita Brunoria de Anaunia monialis Clarissa ad s. Michaelem decessit anno 1649, die 4 decembris chorista. Soror Theodora Leporina obiit in monasterio s. Michaelis die 27 mensis septembris 1677, aetatis suae claustralis 54, olim abatissa. Soror Anna Catharina Trappia obiit etc. Cave ne ipsam adseras praesidis Oenipontani et decani tridentini sororem. Soror Anna Paula etc. Soror Licia etc. Soror Iulia etc. Soror Martha de Gandino monialis conversa ad ss. Trinitatem obiit die 29 iulii 1585 etc. Soror Elisabeth Alex. etc. Soror Clara Catharina Salarinia (non Solarina) de Verona etc. Soror Ludovica. etc. Soror Ioanna Bassetta etc. Soror Barbara Cherubina etc. obiit non die 19 maii 1651, sed die 29 decembris 1652 ad s. Trinitatem. Hiscae aliae plures addendae sunt non absimilis meriti.

Quarto. Accursius Barisella de Thiono decessit Tridenti etc. Franciscus Turcatus etc. Franciscus de Thesino etc. die 31 maii non die 1 iunii 1651. Macharius a Venetiis etc. Ludovicus Gardunus etc. non die 13 aprilis, sed die 5 maii 1666 etc. Carolus Melchiorius etc. Iosephus Betta etc. fuitque unus tantum, non duo. Andreas ab Arco etc. Petrus Boroius, al. Bortolottus etc. etc. et his aliis merentur adiungi.

Quinto. Provincia Mantuana PP. Capuccinorum habet hos conventus in tridentina dioecesi. Roboretanum s. Catharinae V. Martyris ab anno 1576. Arcensem s. Laurentii Martyris ab an. 1585. Tridentinum s. Crucis ab an. 1598113. Alensem ab anno 1608, s.P. N. Francisci. Maletanum in valle Solis ab anno 1742 s. Ioannis Nepomuceni; et Condinensem in Iudicariis s. Gregorii Thaumaturgi ab eodem anno 1742.

Sexto. Brancolinensis coenobii s. Mariae primordia ignorantur; scitur tamen esxtitisse ante annum 1508 inibi capellam sub custodia unius Minoritae Conventualis a Comitibus de Lodronio erectam: paulloque post in ampliorem formam fuisse redactam.

112 Donato Bellunensibus a Georgio. 113 Capuccini tridentino coenobio dant anno 1589.

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Septimo. Dedicatio ecclesiae nostrae Medianae facta fuit non die 20, sed die 18 mensis maii. Anniversarium tamen eius celebratur die septimo iulii.

Octavo. Post annum 1750 scripta sua typis ediderunt Patres Ioannes Pius Besenella de Pressano, Victorius Weber de Cavalesio, Ferdinandus Weber de Barnzolo, Iosephus Hippolytus de Hippolytis a Pergino, Carolus Bonaventura Rigotuus de Roboreto, Benedictus Bonellus de Cavalesio, Iosephus Maria de Sancto Nicolao a Roboreto, Flavianus Riccius de Cimbria, Archangelus Laghius de Clesio, Carolus Antonius Malanottus de Samoclevo, Theodorus Blanchettus de Gavatio, et Seraphicus de Vigiliis a Medio Sancti Petri, omnes Provinciae nostrae alumni, de quibus, et aliis qui notabilia reliquerunt anecdota; necon de vetustioribus alio die.

Nono. Campi nulla est ecclesia saecularis. Arci, videlicet circa nostram in campestribus sitam, est parva ecclesia ss. Rochi et Antonii Patavini aedificata ex voto anno 1630 emisso a communitate Romartiolitana, idest pagorum Varignani, Clarani et Viearum. Tradita quidem fuit nostris anno 1634, sed eam lubentissime reddiderunt laudatae communbitati die 16 mensis aprilis anno 1748.

Ad cetera quaesita respondebo, vita comite, alio die. P.S. Decimo. Soror Dominica Domitilla Cunich etc. obiit etc. Soror Lucia Teresia

etc. Soror Archangela etc. Undecimo. In monasterio s. Michaelis obierunt moniales choristae Maria Iosepha

Electa ex Comitibus Arci etc. Dabam Tridenti die 27 novembris 1775.

111. 1776. Al P. Alessandro Suliani de Roveredo Riformato. Borgo. Da venerdì sera in qua trovasi obbligata a letto la madre Maria Regina Antonia

degli Alberti di cavalese, ed in questi due ultimi giorni mi ha fatto correre. Sta sera però la ho lasciata, e son tornato a questo convento, perché si spera, che non sopraggiungendole altro, non andrà in pericolo della vita. Il suo male si è un reumatismo aggravato da gagliarde convulsioni, strettezza di petto e dolore di capo. Ella è da queste religiosissime Madri, e da più medici assistita continuamente, ed amorosissimamente. Stassene molto rassegnata alle adorabili disposizioni di Sua Divina Maestà, e pronta eziandio per morire. Tuttavolta prega la P.V.R. che voglia insinuare il descritto suo stato all'amatissima sua sorella Madre Maria Carlina, perché con le sue ferventi orazioni l'aiuti nel presente suo bisogno. Io pure con questa occasione mi raccomando dello stesso ad entrambi, e con un riverente inchino mi professo. Trento, s. Bernardino 9 gennaio 1776.

Della P.V.R. Umil.mo, obbl.mo servo F. Giangrisostomo di Volano.

112. 1776. Al P. Arcangelo da Cles Ministro Provinciale. Borgo. Abbiami per iscusato la P.V.M.R. se ardisco di recarle un nuovo incomodo. Nel

mio ritorno da Venezia ho trascritto l'epitafio del barone Sigismondo di Welsperg, che vedesi in cotesta nostra chiesa scolpito in pietra, sotto la di lui effigie. Ma ora temo di aver fallato nel trascriverlo, perché trovo, che fu tra' vivi ezindio negli anni 1624, 1627, 1634, 1635. Quindi supplico la P.V.M.R. che voglia degnarsi di notificarmi, se di fatto

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la pietra dica, che Obiit die XXVIII Maii MDCXIII aetatis LXIII,114 ed in caso, che per negligenza dello scalpellino dicesse così, vorrei, che si ricavasse la verità dall'archivio del convento115. Avendo poi trovato, che nella medesima chiesa fu seppellito monsignor Niccolò barone di Wolckenstein, vescovo di Chiemsee, benefattore singolare del convento, e parente sororius Baronis Sigismundi de Welspergg, vorrei qualche maggior lume intorno a ciò, voglio dire in qual anno, mese e giorno sia morto e dove, e quando sia stato seppellito. So qualche cosa, ma non abbastanza individuata, e certa. Dicesi morto nel 1624. Le chiedo scusa un'altra volta, ed insieme la sua paterna benedizione col bacio delle sacre mani, e mi professo. Trento 13 febbraio 1776.

Umil.mo, Ubbid.mo suddito e servo F. Giangrisostomo.

113. 1776. Al P. Francesco Felice di Campodenno Riformato. Roma. Vorrei, se mai fosse possibile, por fine ai dispareri, che appresso di noi sono in

tempo di Quaresima intorno al recitare l'Angelus Domini sul mezzodì del sabato. La pratica di cotesti vostri Padri sarà stimata, e venerata; e quindi vi prego di notificarmi, se lo recitino in piedi, oppure in ginocchio. Vi prego altresì di farmi sapere, se siasi ancora dato principio alla stampa della continuazione degli Annali Waddingiani , perché la nostra relazione non sarà portata in Venezia se non dopo Pasqua. In caso, che siavi qualche novità concernente le rubriche, mi raccomando. Qui è bensì di molto mitigato l'orrido freddo, che abbiamo sentito negli ultimi dello scorso gennaio, ma dura tuttavia la neve, ad onta delle quasi continue pioggette, che han reso le strade molto disastrose. Portate li miei più riverenti ossequi ai vostri Padri Molto Reverendi, date per mio nome un saluto a Fra Giobbe, e conservatevi. Addio. Trento 14 febbraio 1776.

Vostro amico di cuore Fra Giangrisostomo da Volano.

114. 14 febbraio 1776. Al P. Carlo Maria di Genova Riformato. Genova. Rivarolo. Allorché mi favorì la P.V.R. di venire nella nostra cella, ebbe la bontà di esibirsi

alle mie religiose occorrenze nelle sue contrade. Quindi prevalendomi ora di così fatta sua cortesia, la prego di notificarmi, ed accertarmi, se li Padri di cotesta sua alma Provincia, ne' sabati della Quaresima recitino in piedi, oppure in ginocchio l'Angelus Domini del mezzogiorno. Qualunque sua risposta mi riuscirà molto gradita, e sperando, che si troverà in buona salute116, la riverisco, e resto. Trento, s. Bernardino 14 febbraio 1776.

Di V.P.R. Div.mo.obbl.mo servo in Cristo F. Giangrisostomo di Volano Minor Riformato.

115. 1776. Ad un nostro Religioso sacerdote. Arco. Sono stato sul sì, e sul no di rispondervi, perché domandate il mio sentimento in

una materia, che non sempre fido dirlo, quantunque spesso siami trovato in necessità di dirlo, ed ancora non sia fuori di essa. Per questo anch'io mi trovo angustiato, dovendo

114 La pietra dice appunto così. 115 Nulla si trova nell'archivio rapporto al vescovo. 116 Qui a Trento fu poco sano.

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reggere le altrui anime non secondo quello, che pare a me, ma secondo il parere di altri, e specialmente di persone, che non hanno mai avuto le mani nella pasta, od almeno nella pasta, che debbo maneggiar io. Non so quel che sarà dell'anima mia: se Iddio mi perdonerà una sì fatta debolezza, e tanto rispetto umano. Dì, e notte prego il medesimo Dio, che m'illumini, e mi aiuti, ed illumini anche gli altri. Io non ardisco rispondervi direttamente, perché non so quali scene sieno state in cotesto convento, e non vorrei farvi impazzire cogli scrupoli. Siamo già vicinissimi alle mutazioni delle famiglie. Se potremo abboccarci, e parlare a quattr'occhi, io intenderò meglio lo stato vostro, e vi risponderò. Frattanto vi dico che potete ubbidire al vostro P. Confessore, e così star cheto. Ubbidite, ubbidite, ubbidite. Fate ferventi orazioni,fuggite l'ozio, mortificate gli occhi, anche in cose lecite, e continuamente, e quando ricorrete a Dio, non vi andate colle mani vote. Per ora vi basti questo poco. La carta è finita, e debbo tostamente uscire di convento. Raccomandatemi a Dio per carità, che così farò anch'io per voi. L.J.C. Trento 19 aprile 1776.

P.S. Per la Dio grazia non so d'aver ancora fatto impazzire alcuno, bensì d'averne guarito coll'aiuto di Dio. Neppure ho ammazzato alcuno colle penitenze ed asprezze. Voglio esser discreto, ma desidero la gloria di Dio ed il bene delle anime. Che miserie! che intoppi! So quel che dico etc.

116. 1776.

Al P. Arcangelo Ministro Provinciale. Roveredo. Ho ricevuto ad uno stesso tempo questa mattina e gli scritti speditemi dal P.

Aniceto e le lettere della P.V.M.R. Più presto, che potrò, leggerò la copia, e la spedirò al suo destino (Romam)117 ma non vorrei, che il Terziario partisse dentro la prossima settimana. Quale accetto sia per ricevere la candidata lodatami (Burgens.)118 non lo so, perché la Madre maestra (Cristani)119 desidera di non aver discepole, e non hanno ancor le Madri praticata la legge austriaca dell'età per la professione regolare. Se sarà volere di Dio, verrà consolata. Il sig. barone Carlo Andrea Cristani è andato a Milano a trovare suo fratello infermo, cioè Niccolao. Genuflesso bacio le sacre mani alla P.V.M.R. e pregandola della sua paterna benedizione mi professo. Trento 24 maggio 1776.

117. 1776.

Al P. Eleuterio da Metodesco120 Riformato. Borgo. Ringrazio V.P.R. dell'atto di congratulazione, che passa meco per la ricuperata

sanità, e delle orazioni, che per tal fine ha fatto121. Continui, la prego, a raccomandarmi al Signor Iddio, acciocché mi doni la grazia, che tanto desidero, la quale di ben impiegare quel tempo, che si è degnato di ancora concedermi. Ora già vado al comune, e martedì prossimo piacendo a Dio ritornerò al confessionario. Rapporto alle ricerche del rev.mo signor arciprete di Telve(Ioannis Francisci Pedri Dronatis122) rispondo in succinto, che gli atti Bollandiani, dove trattano di s. Ermagora vescovo d'Aquileia, dicono bensì, ch'egli ha mandato dei preti in altre città, ma non le nominano, né ricavasi

117 La mia relazione. 118 Ferrai. 119 Marianna Cristani di Rallo. 120 *Mezzocorona. 121 *Nel giugno del 1776 il Tovazzi era stato colpito da una gravissima malattia: cfr. Stenico Remo OFM,

Giangrisostomo Tovazzi da Volano. Profilo biografico (17312-1806), Volano 1993, p. 24 (Appendice al Diarium Missarum).

122 *Da Dro.

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da loro, ch'egli sia mai stato in Trento, ed il Feltre. Sonovi degli autori, che asseriscono esser seguito il di lui glorioso martirio nell'anno settantesimo del primo secolo cristiano; ma l'eruditissimo Padre Bernardo Maria de' Rossi ne' suoi Monumenti aquileiesi afferma, che tal anno è incerto, come pure quello dell'elezione al vescovado. Li Padri Bollandisti non lo individuano, e dicono soltanto, che morì ai tempi di Nerone, il quale secondo certi cronisti regnò dal 54 sino al 68° anno di N.S. Gesù Cristo. L'Ughelli, ed il Bertondelli avvisano, che i Feltrini sono stati convertiti dal vescovo s. Prosdocimo coetaneo di s. Ermagora. Il Bertondelli aggiugne, che gli Ausugani pure furono convertiti alla santa fede dal medesimo s. Prosdocimo. Dirà forse ancor di più nella sua descrizione della Val Sugana, stampata in Padova l'anno 1665 in 4°, che io no ho ancora potuto vedere. Dove poi sia stato l'antico Ausugum, pigliato in senso di città, o luogo notabile, io non ardisco indovinarlo, né ho tempo, né modo, né voglia d'investigarlo. Qualche cosa so, che dice nel suo libricciuolo de Monetis il sig. dottor Bartolommei. Per altro io già tempo mi son incontrato in un monumento, che chiama Ausugum la terra in oggi detta Borgo, poiché dicesi scritto ai tre di giugno del 1362 in Ausugo Feltrensis Dioecesis, alla presenza di parecchi signori, e tra questi Domini presbyteri Bertholdi plebani ecclesiae s. Mariae de dicto Ausugo. In seguito si dice, che nobilis vir dominus Zeremias f.q. nobilis viri domini Nichelli de Castronovo vendidit Iohanni dicto Nani f.q. Baldini de Prato Veteri de Tuscia, nunc habitatori praedicti Ausugi, unum sedimen cum domo superius aedificata, cum muris, et aliis aedificiis lignaminis, cum canipa etc. iacentibus in praedicto Ausugo, in ora Teiarii. Cui cohaeret a sero Matthaeus qn. Varoti de dicto Ausugo etc. Il notaio fu Iohannes f.q. Martini de Ausugo. Altri notai hanno scritto Burgum de Valle Sugana nel 1307. Burgum Ausugi nel 1331. Burgum Ausugi nel 1371 e 1471. Burgum Vallis Ausugii nel 1491. Burgum Vallis Ausuganae nel 1578.Burgum Vallis Ausugii ancora nel 1599. Burgum Ausuganum iurisdictionis Castri Telvanae 1598 e 1599. Vallem Suganam 1160. Vallem Ausugii 1596. Ausugium in Ambrogio Franco. Burgum Vallis Euganeae 1686. Vallem Suganam 1331 dico 1331. In una carta del 1160 scritta in Trevigi, alla presenza di s. Adelpreto vescovo di Trento, tra più testimoni trentini comparisce pur Henricus de Burgo. Parimente in un Laudo fatto in Achenon l'anno 1184 alla presenza di Federigo I imperatore e di Alberto I vescovo di Trento, con parecchi trentini testimoni, subito dopo i Conti di Piano, ed avanti li signori di Arco, nominasi un Adelperius de Burgo. Io punto non dubito, che tal Borgo sia l'Ausugano. Il sig. abate Gioseffo Resch pag. 399 Annalium Sabion. dice, che il medesimo Borgo, Burgum oppidum inter Feltriam et Tridentum merito nuncupatur. Il P. Filippo Ferrari d'Alessandria dell'Ordine de' Serviti, nel suo Lessico geografico scrive: Ausugani pop, Alpium Tridentinarum, quorum regio Val Sugana, inter Tridentum et Feltriam. La carta del 1331 scritta in Burgo Perzini ramementa Castrum nomine Savarum, iacens inter Burgum Ausugi, et Castrum Montebelli supra stratam communis, quae vadit per Valsuganam. Nomina pure nobilem virum Otolinum fq. nobilis viri domini Christophori fq. domini Bartholomaei de Telvo Vallis Suganae. Il notaio si soscrive Gratiadeus fq. ser Bontraversii de Ausugo. Una ducale veneta del 1488 ricorda Bernardinum dal Capello de Burgo Vallis Suganae. Altra carta del 1372 partes Vallisuganae. Questo si è quel poco, che ho ricavato dai miei zibaldoni, e qui ho alla rinfusa potuto riferire per compiacere V.P. e servire il Rev.mo di Telve, cui risegno i miei più rispettosi ossequi, ed a Lei fo riverenza protestandomi

Di V,P,R. Trento s. Bernardino 10 agosto 1776 Div.mo, obbl.mo servo in Cristo F. Gio. Crisostomo di Volano.

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P.S. La carta del 1471 scritta in Burgo Ausugii dioeces. Feltr. ha: Venerabiles viri

domini presbyteri Petrus, et Vinciguerra ambo plebani ecclesiae s. Mariae de Burgo Ausugii Vallis Suganae districtus per se etc. quasi che Ausugium, e Vallis Sugana fossero due cose distinte. Il celebre avvocato Gioseffantonio Costantini nel suo libro intitolato: La verità del diluvio universale, stampato in Venezia l'anno 1747, pag. 110, scrive così: Verso la metà del vallone di Brenta nominasi il sito Val-Sugana: io credo esser questa una reliquia di nome latino: Vallis Euganea; e in conseguenza un contrassegno rimasto sino ai tempi de' Romani dell'antico soggiorno degli Euganei nell'interno del vallone.

118. 1776.

Al P. Massimiliano da Camposilvano Guardiano. Arco. Le Grazie. Queste mie buone Madri per più capi molto afflitte, e tribolate ritrovansi; e

quantunque sappiamo, che non sempre le tribolazioni sono indicio della collera, ed indignazione di Dio, non per tanto assai temono di esserne meritevoli. Perloché supplicano la P.V.R. che aver voglia la bontà di portarsi da cotesta celebre Madre Celeste Servita123, e senza punto nominarle questo monastero, anzi neppure questa città, o la professione delle Religiose, alla medesima faccia noto il loro desiderio in questi termini: "Una Famiglia religiosa oppressa da vari travagli, e molto afflitta, bramando ansiosamente di sapere, cosa da lei voglia Iddio, e cosa in essa gli dispiaccia, prega V.R. che per carità con le sue sante, e fervorose orazioni le interceda così fatta notizia, e che continui a dimandarla finché la ottenga". Spero, che la P.V.R. si compiacerà di fare senza ritardo un tal atto di carità, e stando in attenzione di qualche buona risposta, mi raccomando ne' suoi santi sagrifici, e con un divoto bacio delle sacre mani, la riverisco, e resto. Da s. Chiara di Trento 19 settembre 1776.

Di V,P.R. Umil.mo, obbl.mo servo F. Giangrisostomo.

119. 1776. Al P. Teodoro Bianchetti di Gavazzo. Arco. Avvegnaché io abbia sollecitamente notati a parte quegli scrittori, che un dì

potranno esser aggiunti alla Biblioteca francescana, e tengane un buon numero, raccolti da istorie e da cataloghi tedeschi, italiani e francesi; pure tra di essi non trovo l'accennatomi P. Amadeo da Castrovillare nostro Riformato. Egli non si rammenta punto nella Biblioteca francescana stampata l'anno 1733, né dal P. Sianda in Biblioteca polemica, né dall'Advocat, né dall'origlia nel Dizionario storico portatile ecc. Bensì penso, ch'egli sia quell'Amadeus de Caesare a Castrovillari Conventualis doctissimus, che fiorì a' tempi di Tommaso Aceto calabrese, dicendo questi nelle sue annotazioni ai cinque libri di Gabriel Barrio de Antiquitate et situ Calabriae, ove parla di Castrovillare pag. 406, edit Vatic. 1737. Nostris vero temporibus... Amadeus de Caesare Conventualis doctissimus edidit varia opuscula, quae videre poteris apud Eliam de Amato. Nuper opus edidit Haereseologia etc. Può essere, che l'abbia chiamato Conventuale per isbaglio di memoria stando in Roma, dove era beneficiato vaticano. Se col tempo ritroverò qualche altra memoria del medesimo, gliela spedirò. Frattanto la riverisco, mi raccomando, e sono Trento 16 ottobre 1776.

123 Natione teutonica tirolitana, ad quam frequens oenipontanorum accessus caussa devotionis. – La Madre Celeste Anreitter da Bressanone, nata intorno all'anno 1710. Vive anche in quest'anno 1785.

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Suo veris.mo, obbl.mo servo F. Grisostomo.

120. 1776. Al P. Gioseffantonio Dusini di Cles, Riformato. Vienna124. Nell'atto, che secovoi mi congratulo perché siete stato collocato di stanza in cotesta

dominante, vi auguro un felice soggiorno, e vi prego, che vogliate ragguagliarmi se nell'Ordinario diocesano di Vienna sia notato Patronus princip. Imperii, e dupl. I class. s. Gioseppe sposo di Maria Vergine. Così pure se sia notata dupl. I class. la Concezione della medesima Vergine. E generalmente se alle feste particolari de' domini austriaci si trovi aggiunto pro Statibus haereditariis Ausgustissimi etc. o cosa simile. Cerca queste notizie perché debbo far l'Ordinario diocesano, e colla licenza del Papa diminuire gli offici feriali. Mi raccomando adunque. Se poi v'incontraste a caso nella Bibliotheca historica Austriaca Litteraria del sig. Gioseffo Wundt, guardate cosa dice della Provincia nostra, de' di lei conventi, scrittori etc. Da Verona (non già dai nostri Padri Romani) ho ricevuto copia di un indulto apostolico, che non so se sia peranche arrivato costà. Eccovene il compendio ad literam del medesimo: Sacerdos quuilibet saecularis etc. ut in mea liturgia Vigiliana part. 4, num. 245. Nel prossimo sabato, festa di s. Andrea, qui sarà consagrato vescovo il nostro mons. eletto. Il consacratore sarà monsignor Andrea Minucci vescovo di Feltre coll'assistenza de' Prelati di Stams, e di s. Michele, Ieridì volea nevicare, ma la neve si squagliò tutta all'atto di toccare la terra. Oggidì soffia del vento, che ci ha fatti risolverci di scaldare il refettorio. Finisco salutandovi carissimamente, e raccomandandomi ecc. Trento 25 novembre 1776.

Il resuscitato F. Crisostomo. P.S. Vorrei sapere come recitano costì l'Angelus Domini ne' sabati di Quaresima sul

mezzogiorno, cioè se in piedi, o in ginocchio. Già m'intendete.

121. 1776. Al sig. Conte Andrea Nogarola. Verona. Non già per mancanza di rispetto, o per poca voglia di servire V.S.Ill.ma, ho

differito tanto il trasmetterle queste poche notizie dell'illustri suoi maggiori, ma sì bene perché da più altri indispensabili miei affari troppo fui occupato, e rattenuto. La prego di aggradirle così rozzamente scritte come si degnò di fare ascoltandole a voce, mentre io desiderando vivamente di poterle mostrare la mia divotissima servitù in cose di maggior conto, insieme col P. Benedetto le sospiro ogni felicità, e profondamente uncinandomele recomi ad onore il potermi soscrivere e protestare. Trento, s. Bernardino 6 dicembre 1776.

Di V.S.Ill.ma Umil.mo, div.mo, osseq.mo servo F Gio. Crisostomo di Volano Minore Riformato. Le notizie sono divise in undici punti. Sono un foglio pieno, tolte dalla mia

Biblioteca Tirolese verbo Nogarola, e sopra n. 12.

122. 25 febbraio 1777. Patri Thomae Thearnitano F. Chrysostomus Salutem.

124 Tridentum rediit anno 1777 mediante. Fu mandato a Vienna perché imparasse la lingua tedesca.

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Literis tuis, quibus nuper a me poposcisti, utrum in ecclesiis parochialibus non cathedralibus, neque Collegiati uti liceat planetis plicatis125, breviter hunc in modum respondens aio, quod rubricis generalibus romani Missalis tit. 19, num. 6 permittentibus planetas plicatas in Cathedralibus, et praecipuis ecclesiis, Gavantus pat. 1, tit. 19, num. 6 adnotat: Praecipuas intellige praesertim, quae sunt Collegiatae insignes canonicorum cleri saecularis, et quae ob alias causas praecipue a populo, seu a maioribus declarantur: dantur enim ecclesiae minores, praesertim apud Regulares, de quibus num. sequenti. Sed insignioribus Regularium ecclesiis conceduntur planetae plicatae a Sacra Rituum Congreg. teste Alcozer in suo caeremoniali. Halderius in suo Ephemerologio part. 1, tit. 63 id concessum adserit maioribus ecclesiis, puta cathedralibus, Collegiatis, et insignioribus Regularium. Meratus quoque part. 4, tit. 1, num. 4 maiores ecclesias tantum, scilicet cathdrales, Collegiatas, et ecclesias Regularium insigniores commemorat126; sed in indice decret. Miss. num. 247 idem privilegium etiam ad parochiales extensum fuisse testatur dicens: Immo adhibita maiori diligentia repertum est in una Calaguritana 23 martii 1631 in ecclesiis parochialibus posse adhiberi tempore Quadagesimae, et Adventus planetas plicatas. Ceterum hactenus in nullo ex multis variarum dioecesum Ordinibus, seu calendariis a me lectis, id notatum animadverti, quamvis in roboretana parochiali viderim, audiverimque in alia usitatum127. Vale, meique apud D.O.M. esto memor, ac simul habeas me excusatum, quod non cito paucula haec tibi suggesserim, quum diu extra coenobium esse habuerim, praesertim in sanctimoniali animam agenti extrema pietatis officia exhiberem128. Vale iterum. Dabam Tridenti ex s. Bernardini quinto calendas martias anno 1777.

123. 1777.

Al sig. chirurgo Lorenzo Gozzaldi. Enno. Le chiedo umile perdono, e compatimento nell'atto stesso che sono per arrecarle un

nuovo incomodo. Quando le dissi, che per il desiderato instrumento avrei procurato di farle contribuire quel costo, che V.S. Molto Illustre mi avrebbe insinuato, io non supponeva, ch'esser potesse tanto alto. Quindi ora mi trovo costretto a pregarla, che per amore di Dio, ed a riguardo del mio serafico Patriarca, si compiaccia o di notabilmente abbassare il detto costo, oppure di accettare intatto di ritorno il suo instrumento. E stando in attenzione di una caritatevole grata risposta, me le inchino riverentemente, e mi dico.

Di V.S.Molto Ill.tre Trento, s. Bernardino 3 marzo 1777. Umil.mo, obbl.mo servo nel Signore F. E. da C. M. R. cioè F. Eugenio da Cavalese Minore Riformato.

124. 1777. Viennam. Carissimo Patri Iosepho Antonio de Clesio F. Ioannes Chrysosotmus de Avolano S.P.D.

125 *Planeta plicata: nei giorni di lutto o di penitenza si usava ripiegare o addirittura tagliare a metà la parte

anteriore della pianeta durante la celebrazione della s. Messa. 126 edit. Romae 1747. 127 Idest in Ripana, in Nacena, in Leudrina. 128 apud s. Claram.

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Exposuisti mihi nuper, quod isthic Viennae apud Clarissas divi Nicolai occurrunt idemtidem uno eodemque die festum Dedicationis eiusdem ecclesiae dupl. I Clas. cum octava, et festum patroni loci, videlicet s. Leopoldi confessoris et patroni praecipui Austriae itidem dupl. I clas. cum foro sine octava. Petisti autem a me, quodnam ex iis iuxta Sacrae Rituum Congregationis decreta, vel rubricistarum placita sit celebrandum cum alterius translatione. Aio igitur, quod nullum hactenus inveni decretum ad rem faciens, et quaestionis nodum resolvens. Ex rubricistis autem delibare placuit sequentia:

Occurrente simul eadem die patrono seu titulo ecclesiae cum patrono loci, vel Ordinis, seu quocumque alio, ille his est praeferendus, ut de eo translatis aliis suo die fiat officium, puta Parisiis de s. Eustachio in ecclesia parochiali sui nominis die 3 novembris prae s. Marcello episcopo parisiensi, de quo tamquam patrono eodem die fit in tota dioecesi129. Itidem de s. Hermete, aut s. Iuliano martyribus in ecclesia propria, si quae sit, Ordinis s. Augustini die 28 augusti (adde prae s. Augustino) eadem ipsa die occurrente. Ita Carolus Guyetus Lib. 4, c. 11, q. 2 in fine, ubi ait idipsum de Dedicatione ecclesiae censendum.

Festum, et octava Dedicationis, et tituli ecclesiae praeferri debet festo, et octavae patroni loci. Io. Mich. Cavaleius To. 1, c. 1, decr. 16, num. 35.

In occurrentia Dedicationis, vel titularis propriae ecclesiae cum patrono loci, Dedicatio, vel titularis erit retinendus, et patronnus loci transferendus, nisi hic in eadem ecclesia solemnius recoleretur. Idem Cavalerius ibi num. 41130.

Obligatio audiendi sacrum non reddit solemnitatem maiorem, sed relinquit officium in suo ritu. S.R.C. sept. 1741 apud Caval. To. 2, decr. 268. Ex duobus officiis eiusdem ritus, et dignitatais praeferendum illud, quod in eadem ecclesia solemnius celebretur, non autem quod in aliis ecclesiis maiori gaudet solemnitate. Idem Caval. To. 2, decr. 217, num. 2.

Missos heic facio Gavantum, et Meratum, utpote auctores evulgatissimos: ex dictis autem infero, ecclesiae praefatae Dedicationem divo Leopoldo praeferendam esse, ac die suo celebrandam. Num tibi quoque satis eadem sint, ut idipsum sentias, libenter audiam131. Interim notum tibi facio, quod deinceps dien 20 martii ex santae Sedis indulto novissimo celebrabimus festum cum officio de B. Ioanne parmensi septimo nostri seraphici Ordinis ministro generali; quodque ad petitionem Vicarii nostri chori aracoelitani varia prodierint S.R.C. decreta die 28 martii an. 1775, quorum unum istius tenoris est:

In illis Provinciis, vel Ordinibus Regularibus, in quibus sub antiquo titulo colitur, et veneratur Deipara Virgo tamquam patrona, in feriali officio fieri debet in suffragiis sanctorum commemoratio de eadem, veluti de patrona, cum consueta antiphona Sancta Maria succurre miseris, etiamsi eiusdem officium parvum in choro fuerit recitatum.

Hac de re dixi iam in meo Ordine huius anni 1777 ad 8 decembris. Alterum ex praefatis decretis sic sonat: "In Missis dominicae Palmarum, et vigiliae

Pentecostes facienda non est commemoratio de duplici, aut semiduplici, cui ante finem anni ecclesiastici locus non superest, facta fuisset in officio".

Tertium denique habet: "Commemoratio festi duplicis occurrentis in dominica per annum, in qua recitatur officium alicuis festi mobilis maioris ritus, vel dignitatis, praeferenda est commemorationi eisudem dominicae, de cuius tamen homilia legenda est nona lectio".

129 Vide tamen nostras Rubricas particulares tit. 10, n. 113 et rubricas peculiares Breviarii novi num. 82. 130 Videsis rubricas particulares num. 113. 131 Resolutio placuit P. Salvatori de Sabaudia calendaristae Provinciae Austriacae nostrae, ipsamque sequetur.

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Alia pro nunc omitto, utpote scribens extra coenobium, et sabbati Sancti functionibus intendens. Adprecor, tibi alleluia felicissimum, et ut diuturna sospitate gaudeas exopto. Tridenti 29 martii 1777.

Ex duabus puellis quibus anno 1775 te praesente felicem ingressum in monasterium auspicatus sum, Busetta exiit132, et Bernardella nondum professa, pie admodum cum morte luctatur133.

125. 1777.

Al P. lettore Francesco Maria da Tobrio Rifromato. Roma. S. Francesco134. Il Padre Francesco Felice da Campodenno, già compagno del Padre Procuratore

Carlantonio, prima di partire da cotesta Dominante135 mi ha scritto, che la P.V.R. mi favorirà copia del nuovo indulto apostolico per poter celebrare la festa coll'ufficio del Beato Giovanni da Parma. Siccome scarseggio di tempo, e vorrei senza ulteriore tardanza compire, ed anche stampare li due miei Direttori Provinciale, e Diocesano; così prego umilmente la P.V.R. che voglia favorirmi più presto, che le riesce possibile. E sperando di restar soddisfatto, le go umilissima riverenza, e mi dico. Trento, s. Bernardino 9 aprile 1777.

Di V.P.R. Umil.mo, div.mo servo F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato.

126. 8 aprile 1777. Rev.do ac eruditissimo Patri Vigilio Greidererio Almae Provinciae Tirolis Custodi,

ac Germaniae Seraphicae benemerito historiographo F. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D. Non oblivio, non desidia, et negligentia, vel insignis tui operis contemptus, sed dira

corpiris aegritudo, quae me vix non ad extrema, et mortem ipsam deduxit, ac novum subinde antiquis superadditum ineluctabile studium, hodie quoque occupatum valde, ac sollicitum me habens, in caussa fuerunt, quod abruptum Relationis meae filum resumere huc usque distulerim, teque adeo longa temporis intercapedine complementum, aut saltem continuationem, et auctarium eius opperiri coegerim. Porro ne de diutius detineam, et patientia tua videar abuti, folium istud exarandum nunc assumpsi, ac interim aio.

Primo. Tridentinae civitatis templa haec sunt. 1, Ecclesia s. Vigilii, cathedralis, ac simul parochialis. 2, Ecclesia parochialis s. Mariae Maioris. 3. Ecclesia parochialis ss. Petri et Pauli Apostolorum. 4. Ecclesia parochialis s. Mariae Magdalenae PP. Somascenorum. 5. Ecclesia s. Martini turonensis. 6. Ecclesia s. Benedicti abbatis. 7. Ecclesia B.M.V. Annuntiatae. 8. Ecclesia B.M.V. Carmelitanae. 9. Ecclesia Suffragii. 10. Ecclesia s. Francisci Xaverii olim Iesuitarum, nunc seminarii episcopalis. 11. Ecclesia ss. Crucifixi Domus Dei, sive Hospitalis italici. 12. Ecclesia praeposituralis s. Margaritae Virginis et martyris olim monialium Dominicarum. 13. Ecclesia s. Annae in coemeterio s. Petri. 14. Ecclesia s. Mariae de Misericordia Orphanarum. 15. Ecclesia s. Philippi Nerii Congregationis presbyterorum Oratorii eiusdem Sancti. 16. Ecclesia s.

132 Busetta nupsit viro Tridenti Gressellio. 133 Ma vive anche oggi 1786. 134 Calendarista Rom. Latine de Tuberio, cioè di Tauffers pustero. 135 Roma.

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Mariae Lauretanae, vulgo della Morte, quia sodalium archiconfraternitatis Bonae mortis. 17. Ecclesia s. Barbarae virgini martyris Hospitalis germanici. 18. Ecclesia s. Catharinae senensis monialium Tertii Ordinis Praedicatorum. 19. Ecclesia s. Marci Evangelistae Fratrum Eremitarum s. Augustini. 20. Ecclesia ss. Trinitatis monialium Clarissarum. 21. Ecclesia s. Iospeh monialium Ursulinarum. Omnes intra moenia: extra vero sunt: 22. Ecclesia s. Laurentii Fratrum Ordinis Praedicatorum, olim autem Benedictinorum. 23. Ecclesia S.P.N. Francisci dicti, etsi sub titulo Deiparae Virginis erecta, Fratrum Oridinis Minorum Conventualium. 24. Ecclesia s. Crucis Fratrum Minorum Capuccinorum, olim autem Cruciferorum. 25. Ecclesia s. Michaelis Archangeli monialium Clarissarum, dicta etiam ecclesia s. Clarae. 26. Ecclesia s. Bernardini senensis Fratrum Reformatorum Ordinis Minorum. 27. Ecclesia Praeposito.parochialis s. Apollinaris de Pedecastello.

Missas facio capellas in castro episcopali, in palatio Galassiano, in aedibus Salvatorianis, in palatio Bortholatiano, et forte alibi sitas.

Secundo. Apud Medium s. Petri, vulgo Mezzo Lombardo, praeter nostram sunt 1. Ecclesia parochialis ss. Petri et Pauli Apostolorum in colle extra pagum. 2. Ecclesia s. Ioannis Baptistae in ipso pago fere parochialis. 3. Ecclesia s. Mariae Gratiarum. 4. Ecclesia s. Mariae Dolorosae. 5. Ecclesia s. Apolloniae virginis martyris in castro Comitum Spaurensium.

Tertio. Roboreti sunt 1. Ecclesia s. Marci Evangelistae parochialis. 2. Ecclesia s. Mariae Lauretanae. 3. Ecclesia ss. Redemptoris. 4. Ecclesia s. Ioseph. 5. Ecclesia s. Caroli Borromaei monialium Clarissarum. 7. Ecclesia Visitationis BMV monialium Salesianarum. 8. Ecclesia s. Rochi confessoris Fratrum Reformatorum Ordinis Minorum. 9 Ecclesia s. Mariae Fratrum Carmelitarum. 10. Ecclesia s. Thomae Cantuariensis curata sub parocho Licianensi. 11 Ecclesia s. Barbarae virginis martyris. 12. Ecclesia Suffragii. 13. Ecclesia ss. Crucifixi monialium Teresianarum. 14. Ecclesia alia in platea nova.

Quarto. Cavalesii ecclesiae sunt 1. Ecclesia parochialis s. Mariae. 2. Ecclesia s. Leonardi confessoris. 3. Ecclesia s. Sebastiani martyris. 4. Ecclesia s. Vigilii tridentini Fratrum Reformatorum Ordinis Minorum. 5. Ecclesia s. Valerii episcopi extra Cavalesium.

Quinto. Burgi ecclesiae sunt 1. Parochialis s. Mariae. 2. Ecclesia s. Crucis. 3. Ecclesia s. Laurentii martyris cum hospitali. 4. Ecclesia s. Rochi confessoris in coemeterio parochiali. 5. Ecclesia s. Annae monialium Clarissarum. 6. Eccelsia s. Francisci Fratrum Reformatorum Ordinis Minorum. 7. Ecclesia s. Francisci Xaverii baronum Ceschiorum. 8. Ecclesia s. Mariae de Onea, campestris prope Burgum.

Sexto. Clesii sunt ecclesiae. 1. Parochialis s. Mariae ac s. Rochi. 2. Ecclesia s. Antonii Patavini Fratrum Reformatorum Ordinis Minorum. 3. Ecclesia s. Valentini martyris. 4. Ecclesia ss. Petri et Pauli Apostolorum. 5. Ecclesia s. Vigilii Tridentini. 6. Ecclesia s. Mariae, ac s. Rochi in hospitali. 7. Ecclesia s. Mariae Gratiarum.8. Ecclesia ss. Viti, Modesti e Crescentiae prope Clesium.

Septimo. Pergini sunt ecclesiae. 1. Parochialis s. Mariae. 2. Ecclesia s. Caroli in coemeterio parochiali. 3. Ecclesia S.P.N. Francisci cum coenobio nostro. 4. Ecclesia s. Antonii in coemeterio parochiali. 5. Ecclesia s. Rochi. 6. Ecclesia s. Elisabeth. 7 Ecclesia s. Margaritae cum hospitali.

Octavo. Arci ecclesiae sunt. 1. Parochialis, et Collegiata s. Mariae. 2. Ecclesia s. Bernardini. 3. Ecclesia s. Ioseph ad pontem. 4. Ecclesia s. Mariae Regiensis monialium Ordinis Servorum extra moenia. 5. Ecclesia s. Mariae de Pinu extra Portam

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Claramensem. 6. Ecclesia s. Laurentii martyris Fratrum Capccinorum extra Portam sarcensem. 7. Ecclesia s. Stephani sub castro. 8. Ecclesia s. Andreae Flagellantium.

Nono. Tertius Ordo noster viget Tridenti in ecclesia parochiali s. Mariae Magdalenae. Cavalesii in ecclesia nostra. Clesii in ecclesia nostra. Pergini in ecclesia nostra. Avisii in ecclesia curata s. Udalrici. Roboreti in ecclesia nostra. Murii, Brentonici, et Avii in eccelsiis parochialibus. Castellione muriensium in ecclesia curata. Campi desiit anno 1753. Novissime autem aboliti sunt eiusdem Ordinis coetus in austriaca ditione, seu potius vetita vestitio anno 1777.

Decimo. Provinciae huius nostrae Vigilianae alumni fuerunt P. Felix de Pergino, natus ex baronibus de Prato, vitaque functus Pergini in die 6 martii anno 1702. P. Ioannes Chrysostomus de Arsio, ex comitibus de Arsio, defunctus Tridenti 26 iulii 1749. P. Ambrosius Rosminus de Roboreto, antea legum doctor, iudex Iseriensis, et patriae provisor, defunctus Tridenti 26 augusti 1753. P. Bernardus Catonius de Cavedino, P. Iacobus Keller de Roboreto, P. Benignus Clappanus de Villa Banalitana, et P. Paulus Federicius de Nano, qui obiere an. 1711, 1707, 1730 et 1737, fuerunt presbiteri antequam Ordini nostro seraphico nomen darent. Patricios, ac nobiles plures, quos habuit, praetereo.

Undecimo. Ex Clarissis ad s. Michaelem Tridenti obierunt Mater Soror Maria Ioseph Electa ex comitibus de Arco arcensis, abbatissa die 11 ianuarii 1768. M. S. Maria Adhlais Barbara Francisca, eiusdem soror, die 24 ianuarii 1769. M. S. Antonia Maria Magdalena Ioanna Leopolda ex comitibus Arci, praecedentium neptis, die 4 ianuarii 1771. M.S. Anna Catharina ex comitibus de Trapp oenipontana abbatissa, die 18 febrarii 1685. M. S. Lucretia Sibilla ex comitibus Bortholatiis tridentina die 5 februarii 1747. M.S. Ursula Regina ex comitibus de Trapp, Anna Catharina soror, die 10 martii 1662. M.S. Iulia Teresia ex comitibus de Trapp oenipontana die 30 martii 1720. M. S. Teresia Maria Iosepha Elisabetha Francisca ex comitibus de Thunn tridentina, soror episcopi, ac principis tridentini Dominici Antonii, die 28 martii 1745. M. S. Veronica Rosina de Columna ex baronibus de Vels bulsanensis, abbatissa, die 2 aprilis 1675. M. S. Clara Maria Veronica Ernestina ex comitibus de Thunn, soror Teresiae, die 24 aprilis 1762. M.S. Ioanna Maria Iosepha ex comitibus de Thunn, abbatissa, praecedentis soror, die 11 iunii 1764. M.S. Livia ex baronibus de Kiebach bolsanensis die 9 augusti 1689. M. S. Regina Archangela ex comitibus Arci arcensis die 20 augusti 1652. M. S. Anna Catharina Aloysia Francisca Carolina Liduina ex comitibus de Trapp oenipontana soror Iuliae, die 27 octobris 1748. M. S. Elisabetha ex marchionibus Beroldis de Verona, abbatissa, die 4 decembris 1624. Sed monasterium istud non pertinet ad Provinciam nostram, quum modo subsit iurisdictioni Ordinarii; etsi nos simus eiusdem confessarii.

Duodecimo. Ex Clarissis ad s. Carolum Roboreti obiere venerabilis Mater Soror Anna Maria de Iesu Tertiaria fundatrix, olim Sibilla vidua comitissa de Lodron, orta comitissa Fuggera, die 13 iulii 1663. M. S. Chunegundis ex comitibus de Thunn abbatissa ad s. Annam Burgi, ubi decessit die 21 februarii 1694. Aliae forsan recensendae erunt, quorum ergo nunc temporis nullam habeo notitiam. In monasterio autem burgensi obiit die 13 iunii 1724 M. S. Eleonora Teresia Seraphina ex comitibus de Jarischin Vratislaviensis.

Tertiodecimo. In tridentino monasterio ss. Trinitatis, nunc Ordinarii iurisdictioni subiecto, decesserunt M. S. Angela de Verona, ex marchionibus Malaspinis, die 8 maii 1562. M. S. Anna Veronica ex comitibus de Khuen a castro Landegg, abbatissa, die 30 novembris 1673. M. S. Maria Antonia ex baronibus de Prato tridentina die 7 martii

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1689. M. S. Maria Clara ex baronibus Crosinis tridentina die 7 maii 1737. M. S. Anna Francisca ex baronibus Crosinis tridentina, die 11 ianuarii 1774. Et forsan aliae similis nobilitatis.

XIV. Fuerunt Tertiarii nostri saeculares Gaspar Ubaldus Fachinellus de Pergino, parochus Strigni in Ausugio, vir celebris, et scriptoribus accensendus, qui obiit die 7 augusti 1742. Philippus baro Crosina Prior s. Thomae Tertiarius noster. Ioannes Michael comes de Spaur episcopus suffraganeus Tridentinus, Tertiarius. Dominicus Antonius ex comitibus de Thumm epsicopis et princceps Tridenti, vita functus die 7 septembris 1758. Baltassar Aste roboretanus, presbyter intra scriptores numerandus, qui decessit Roboreti 31 ianuarii 1760, aetatis circiter 80. Iosephus Antonius de Luca de Windegg a Signo Anauniae turritanae vico Iuris Utriusque Doctor et scriptor, mortuus Signi 28 novembris 1765, aetatis 78. Gabriel Antonius Gorellus de Tridento presbyter et scriptor, mortuus post an. 1730 Caietanus baro de Prato tridentinus mortuus die... decembris 1771. Carolus Ferdinandus come de Lodron canonicus, Praepositus, ac Vicarius generalis Tridenti archipresbyter villensis, et scriptor, qui obiit anno 1730. Iosephus come de Lodron canonicus tridentinus qui obiit Tridenti 29 maii 1773. Paris comes Lodroni presbyter frater canonici Iosephi vivit Tertiarius. Ferdinandus baro de Taxis , Bordogna, et Vallenigra, cubicularius imprialium maiestatum etc. Et alii similes.

XV. Post annum 1740 haec publicis typis ediderunt fratres huius nostrae Provicniae, videlicet P. Caelestinus Concinus de Avisio, qui obiit Tridenti die 6 februarii an. 1759, aetatis 54, Descrizione genealogica dell'antica e nobil famiglia Concinni an.1757, in 8°, pp. 43 sine loco, et nomine typographi.

2. P. Ioannes Pius Besenella de Pressano secretarius generalis, Visitator Provicniae Leopoldinae semel iterumque Minister nostrae Vigilianae, ac prosynodalis examinator Tridenti, Practica del divotissimo esercizio della Via Crucis. Tridenti ex typogr. Francisci Michaelis Battisti 1758, in 12°. Idea in ristretto del vero cristiano cavata dalle parole della sacra Scrittura. Tridenti 1756, typis epsicopalibus Ioannis Baptistae Paronii, in 12°. Est notabilis ampliatio libelli ab alio editi. Riflessi necessari per vivere cristianamente secondo le massime del Vangelo. Tridenti typis civicis F.M. Battisti 1761, in 8°. Vita cristiana dichiarata ne' più importanti esercizi di pietà cavati dalla Sacra Scrittura etc. Trid. formis paronianis 1756, in 12°. Est auctuarium opusculi ab alio evulgati sub tit. Istruzioni cristiane. Insuper La vita molle disaminata in varie lettere.Parte 1., tomo 1, Tridenti typis Battisti 1759, in 8°. Prodiit obstetricante manu P. Caroli Antonii Malanotti, de quo infra; eodemque anno inscriptum cardinali Nerio Mariae Corsino evulgatum est Romae uno tantum folio praeliminari mutato. Idem Pius manum suam adiecit opusculo cui tit. Instruzione per vivere cristianamente diretta ad una dama. Trid. formis Battisti 1758, in 8°. Plura alia scripsit, laudaturque a Bonello, Mazuchello, Lemio, Lazaro Casperio etc. Decessit piissime Tridenti die 28 februarii 1760, aetatis 58. Merita eius rcensuit Bernardinus Zmbaitius olim Generalis in spiritualibus Provicarius Tridenti hoc elogio: "Ioannes Pius, comes in omnes vir, multiplici eruditione, linguarum peritia, singulari memoria clarus. Pietate non mixta superstitione, doctrina etc. etc." ut Variarum inscript. 949, sed post commutavit scribendum: Tertio Kal. Martias MDCCLX. B. Z. clientum infimus etc.

3. Pater Victorius Weber de Cavalesio, sacrae thoelogiae lector provincialis Custos, et Provinciarum Tirolensis, Venetae, Bononiensis, ac Bavaricae Visitator, vita functus Tridenti quinto idus octobris 1760, aetatis suae 55, edidit librum inscriptum: De superstitiosa timiditate vitanda, sive vindiciae voti, quod vocant, sanguinarii pro tutela

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Immaculatae Conceptionis Deiparae suscepti. Trid. sub adscititio nomine136 Ausugii, typis Ioannis Baptistae Monauni 1751, in 4°.

4. P. Ferdinandus Weber de Bransolo, praecedentis Victorii patrueli sacrae thoelogiae lector, ac iterato Minister Provincialis, defunctus Tridenti 23 aprile 1762, aetatis 67. Aggiunta al cerimoniale ecclesiastico della Riformata Provincia di s. Vigilio. Tridenti typis Monaunianis 1757, in 4° maiori. Taceo plura eiusdem manuscripta ospucula.

5. P. Iosephus Hippolytus de Hippolytis a Pergino sacrae thoelogiae lector defunctus in patrio coenobio s. Francisci pridie idus februarii 1763, aetatis 51. Risposta alla lettera seconda di un giornalista d'Italia sopra il libro intitolato Notizie istorco-critiche intorno al B. M. Adelpreto vescovo di Trento. Venetiis apud Petrum Bassaleam 1761 in 8° sumptibus civitatis tridentinae. Huius quoque scriptoris, ac sequentium anedocta praetero.

6. P. Hippolytus Graserius de Nucellariis fulgaritanus, sacrae thoelogiae lector ac iterato Provicnialis, definitor, mortuus Tridenti pridie calendas novembres 1765, aetatis 67. Le rubriche del messale Romano per la celebrazione della Messa privata volgarizzate e dichiarate. Tridenti typis Ioannis Baptistae Monauni 1741 in 12°. Cerimoniale ecclesiastico della Riformata Provincia di s. Vigilio. Trid. formis Monaunianis 1742, in 4°. La vera maniera di predicare insegnata da s. Francesco di Sales. Trid. per Monaunum 1741 in 16°.

7. P. Hieronymus Cassina de Tridento, sacrae Theologiae lector et Minister Provicnialis, atque Fratrum chronologus, qui decessit Tridenti die 26 octobris an. 1774, aetatis 76. Catalogo delle sante Indulgenze, che possono facilmente acquistarsi da' Terziari, e Cordigeri Francescani. Roboreti formis Francisci Antonii Marchesani 1746 in folio regali aperto.

8. P. Petrus Marcellinus Armannus de Theno definitor Provincialis, 1ui obiit Romae poenitentiarius apostolicus lateranensis die 16 augusti 1776, aetatis 73. Esercizio divoto di s. Giulio martire. Viennae Austriae per Ioannem Petrum Van Ghelen 1747, in 12°. Panegirico di s. Ignazio di Loyola. Ibidem. His addendi.

9. P. Clemens Morellus de Tridento definitor, examinator prosynodalis Tridenti, ac missionarius apostolicus adhuc vivens, Orazione panegirica in lode di A.A.R. monsig. Domenico Antonio de' Conti di Thunn, vescovo e prencipe di Trento, habita occasione thesium in conventu mediano. Tridenti per Ioannem Antonium Brunatum 1730, in 4°.

10. P. Iosephus Maria de Sancto Nicolao a Roboreto, sacrae theologiae lector et Provincialis Minister , hodie quoque superstes, Ristretto della Regola del Terz'Ordine de' penitenti del Serafico P. S. Francesco. Coll'aggiunta di un catalogo d'Indulgenze e di alcuni esercizi di pietà cristiana. Roboreti typis Francisci Antonii Marchesani 1757, in 16°.

11. P. Archangelus de Lacu a Clesio, sacrae theologiae lector et Minister Provincialis modernus, La vita della Venerabiler Madre Giovanna Maria della Croce di Roveredo. Tridenti per Ioannem Baptistam Monaunum, 1770, in 4°.

12. P. Flavianus Riccius de Cimbria, satis notus, La via sicura del cielo, Tridenti per Monaunum circa an. 1750, in 12°. Iterum Trid. per Franciscum Michaelem Battisti 1773, in 12° sine anni nota. Riflessioni sopra vari sentimenti di Lamindo Pritanio etc. intorno al voto sanguinario etc. proposta in dodici lettere. Trid, typys Fr. Michaelis Battisti 1757, in 4°. Theologia moralis R.P. Anacleti Reiffenstuel instaurata. Trid.

136 *Pseudonimo.

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formis Battisti 1765, to. duo, in 4°. Bassani typis Remondinianis sub dat. Romae 1765, in 4°, to. 2. Pro nunc satis.

127. 1777.

Al sig. Gio. Francesco Pedri arciprete di Telve. Distinte grazie rendo a V.S. Rev.ma e per il regalo, che si è degnata di farmi della

sua lodatissima Elucubrazione, e per l'onore, che s'è compiacitata di farmi col nominarmi replicatamente in essa. L'assicuro poi, che la riporrò legata in questa nostra libreria bernardiniana, e che ho già spedito le altre due copie a Campo, e Arco. E stando in aspettazione dell'altra opera, che promette, dell'introduzione della fede ne' nostri contorni137, baciole riverentemente le sacre mani, le auguro lunga vita138, e mi professo. Trento, s. Bernardino 25 aprile 1777.

Di V.S. Rev.ma Umil.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato.

128. 1777. Al P. Francescalbano Zambaiti. Pergine. Ringrazio V.P. della datami risposta; ma resto maravigliato come il ven. clero

perginese faccia tutti gli accennati offici, mentre sono conceduti agli Stati di Casa d'Austria, ed estesi poi a tutta la diocesi di Trento, ai quali luoghi non appartiene il Perginese. Che faccia dei sette Serviti la intendo, perché altrettanto fa tutta la diocesi feltrina per essere la cattedrale sul Veneziano, cui è permesso tal officio. Parimente può fare dell'Arcangelo Gabriele, quantunque l'Ordinario feltrino lo assegni per lo Stato Austriaco, perché fu conceduto anche a tutto il Romano Impero, di cui è parte il Perginese. L'officio de ss. Sacramento fu conceduto omnibus dominiis, et Statibus haereditariis ausgust. Domus Austriacae li 17 agosto 1715, ed esteso a tutta la diocesi trentina li 17 ottobre 1718. Così leggo ne' precisi indulti, cui credo più, che ai Breviari, e Messali, che dicono rotondamente Pro Germania, perché gli Stati suddetti sono massimamente in Germania. L'officio de Conceptione fu conceduto li 15 dicembre 1727 pro omnibus regnis, dominiis, et ditionibus caesareae maiestati Caroli sexti extra Italiam subiectis, ed esteso a tutta la diocesi di Trento li 9 aprile 1729. Anche questo lo credo conceduto soltanto agli austriaci nella prima concessione, non già agl'imperiali, altramente sarebbe stato superfluo di chieder un nuovo indulto per la diocesi trentina non austriaca. L'Ordinario diocesano non ben distingue i luoghi, e vorrebbe esser più accuratamente composto. In esso mancano più offici per lo Stato austriaco. L'officio de' santi Angeli Custodi è per tutto l'Impero, e per gli Stati austriaci nella prima domenica di settembre coll'ottava. Finisco giacché finisce la carta, e sono. Trento 25 aprile 1777.

129. 1777.

Al sig. abate Giangiuseppe Volani. Roveredo. Molto volentieri abbraccio l'occasione di supplir almeno in parte a quello, che per

istrettezza di tempo con mio dispiacere grande ho mancato allora quando V.S. Ill.ma mi ha favorito della sua graditissima visita, rispondendo al di Lei foglio recatomi oggidì nella sagristia di s. Chiara. Le dico adunque, che per quanto so io, nella chiesa lizzanese di s. Floriano si dee far di s. Monica li tredici, e di s. Catterina da Siena li quattordici di

137 Questa non mai comparve. 138 Egli è morto in Roma [24.03.1794].

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maggio, perché questa seconda è già preventivamente fissata nel calendario diocesano agli undici, dopo s. Monica. Su di ciò potrà vedere li due decreti apportati nell'Ordinario dell'anno corrente 15 aprile et 21 iulii. Le aggiungo poi, che per fissare perpetuamente gli uffizi suddetti non ha obbligo di ricorrere a monsignor vescovo il rev.mo sig. arciprete di Lizzana, potendo egli stesso fissarli, siccome insegna il Padre Cavalieri To. 1, decr. in ord. 91, num. 3. Finalmente le fo sapere, che dalle giunte al suddetto calendario diocesano per le quali si ha già scritto a Roma, non saranno punto impediti, ed occupati li predetti due giorni 13 e 14 di maggio. E bramando di servirla ulteriormente, con un inchino umilissimo mi professo.

Di V.S.Ill.ma. Trento s. Bernardino 4 maggio 1777. Umil.mo, div.mo, osseq.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano Minore Riformato.

130. 1777 Al P. Domenico Niccolao Piccini d'Ala Riformato. Roveredo. Per mezzo del rev.mo sig. (Premer) arciprete di Ala e di questi padri Capuccini fu

proposto a queste mie Madri 'l desiderio, che ah di esser ammessa nel loro numero, e monastero in qualità di monaca la sig. Anna Claudia Ferrari di Ala. L'età di trentadue anni, nella quale si trova, sembra loro troppo avanzata, e dispiace: essendo però dai suddetti profusamente ricolmata di lodi, e dichiarata ricca di doti rapporto ai costumi, alla parentela, ed alla sanità, le hanno risposto, che si presenti, e si faccia vedere su la porta del monastero. Quindi la Madre abbadessa desiderando di esser informata eziandio da altri per suo regolamento, supplica la P.V.M.R. che voglia favorirla col ricavare una sincera relazione dai suo signori nipoti, e parenti. Di tanto per motivi particolari la prego anch'io, e sperando di restarne soddisfatto senza ritardo, mi raccomando ne' suoi santi sacrifici, e col bacio delle sacre mani mi raffermo.

Della P.V.M.R. Trento, s. Chiara 8 maggio 1777. Umil.mo, obbl.mo servo F. Giangrisostomo139.

131. 1777. Al P. Carlo Cristoforo da Casale Procuratore generale de' Riformati. Roma140. Sapendo, che la P.V.M.R. è consultore della Sacra Congregazione de' Riti, ardisco

supplicarla umilmente dell'infrascritto favore. Questo nostro vescovo e principe nel scaduto aprile ha spedito a Sua Beatitudine un memoriale per ottenere di poter celebrare in tutto il suo vescovado parecchi offici già prima conceduti ad altri. Siccome poi debbo io comporre il Direttorio del divino ufficio ad uso del predetto vescovado anche per il prossimo anno 1778 e mi preme di comporlo presto; così desidero ardentemente, che la richiesta grazia venga fatta senza ulteriore ritardo, e senza veruna eccezione141. Prego adunque la P.V.M.R. di proccurarmi l'uno e l'altro, in caso, che senta parlare dell'accennato memoriale, e confidando nella di Lei bontà, le chiedo scusa del mio ardire, la riverisco per parte del M.R.P. ex diffinitore generale Benedetto da Cavalese, e

139 Fu ammessa nel monistero dopo la mia partenza, ma non poté resistere, né ricever l'abito a cagione de' suoi

mali vecchi. Per altro si diportò da dama savia. 140 Hunc novi Ministrum provincialem in Capitulo generali mantuano. Obiit anno 1780 Romae Procurator

actualis. 141 Mi rispose gentilmente.

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pieno di stima, e rispetto col bacio delle sacre mani mi dico. Trento, s. Bernardino 14 maggio 1777.

Di V.P.M.R. umil.mo, osserv.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano.

132. 1777. Al P. Pietro Grisologo da Roveredo Ministro Provinciale. Arco. Nell'atto, che ragguaglio la P.V.M.R. di aver ierisera ricevuto il suo rispettabile

foglio, le do avviso, e l'accerto, che intendendo di ubbidire a Dio, e di servire ai bisogni della mia carissima Madre Provincia, malgrado le molte difficoltà, che sento, e preveggo sovrastarmi, sottometto le mie debolissime spalle all'ingiuntomi gravissimo peso (di confessore delle monache Trinitarie di Trento) e tutto tutto, cioè in corpo ed anima mi consacro di nuovo alla santa ubbidienza. Non le dico altro, se non se che supplico instantemente la P.V.M.R. di tenermi ben raccomandato al Signore, acciocché per sua pietà mi assista, e renda forte nell'incominciare e proseguire sino al fine l'ardua carriera con la sua onnipotente mano; e genuflesso baciandole riverentemente la sacra destra, la prego della sua paterna benedizione, e mi professo. Trento, s. Bernardino 26 maggio 1777.

D.V.P.M.R. cui aggiungo che la Fersina in questa notte alle tre ha rotto il muro, ed è penetrata in s. Chiara ecc.

Umil.mo, ubbid.mo, ossev.mo servo e suddito F. Giangrisostomo da Volano.

133. 1777. Al P. Massimo mio fratello. Arco. Tratta la quistione da voi propostami sopra il titolo di Martire dato dal Breviario a

s. Eleuterio papa il P. Daniele Papebrochio in Propyleo Maii, pag. 127, ma non la scioglie con certezza, né con le sue parole, portando soltanto quelle del P. Onofrio Panvinio nelle Giunte al Platina, le quali finiscono così: Omnes hii pontifices (avanti s. Silvestro) forte vocantur martyres, quod etsi violenta morte non decesserint multa tamen pro Christi confessione a furente plebe, et iniquis magistratibus, qui perpetuum in christianos odium retinebant, passi sunt. Avea detto prima il lodato Panvinio, che in una antichissimo catalogo vaticano si dicono apertamente confessori soltanto li Papi Anacleto, Eleuterio, Zefirino, Antero, Dionisio, e Melchiade. Non ho notato nel Direttorio le Lezioni proprie di s. Gregorio settimo, né gliele ho assegnate del Comune, perché le proprie si leggono ancora con la sola eccezione di qualche periodo. Le cose mie per al Dio grazia sino ad ora vanno bene; ma li Direttori riposano, anzi 'l diocesano non è ancora uscito dalla penna neppure con un pelo. Sto aspettando l'indulto papale con ansietà, e temo, che non venga a tempo opportuno. Monsig. Giannantonio Berretti di Pavia è stato due volte il convento per trovarmi, ma in vano. Riveritemi il P. Teodoro. Addio. Trento 9 giugno 1777.

134. 1777.

Al sig. don Giangiuseppe Volani. Roveredo. Due sono state le cause principali, che mi han fatto differire tanto tempo il

rispondere alla replica di V.S.Ill.ma. Una fu l'essere passato da un monastero di monache ad un altro assai laborioso142, che non mi ha lasciato un giorno di libertà; l'altra, che dopo molte ricerche oggidì solamente ho trovato il decreto da lei notato 445,

142 da s. Michele a s. Trinità.

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e nell'edizione del Cavalieri, che tengo io, segnato 411, sebbene per l'innanzi molte volte da me letto. Le dico adunque, che li due decreti 442 in Varsaviensi, e 445 oppure 411 in Frisingensi, a me non arrecano alcun fastidio, e non mi sembrano contrari a quanto insegnò il Cavalieri To. 1, decr. 91, num. 3, mentre anche il decreto in Hispalensi quivi commentato dal detto autore non parla de' parrochi, ma piuttosto dell'arcivescovo, o sia dell'Ordinario, e ciò nulla ostante il Cavalieri estese l'autorità, di cui tratta, eziandio ai parrochi. Su di questo io presentemente non so cosa dirle altro. Quindi chiedendole scusa un'altra volta della mia troppa tardanza, pieno di stima, e rispetto la riverisco, e resto. Trento, s. Bernardino 22 giugno 1777.

Di V.S. Ill.ma Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato.

135. 1777. Al P. Massimo in Arco. Ho cercato Santa Renata, ma in niun luogo potei ritrovarla, né presso li Bollandisti,

né presso il Beyerlinck, il Baronio, lo Spondano, la Papia Sacra, l'Ughelli, il Waddingo ecc. Bensì ho ritrovato, che in Pavia trovansi Reliquiae s. Renati Martyris, e cbe ne' tempi molto antichi un Sanctus Renatus fu vescovo di Angers sua patria in Francia143, e poi di Sorrento nell'Italia. Per altro il nome Renato si portò da un monaco del Norico nel quinto secolo, da un Legato apostolico antichissimo, da due Duchi di Lorena, dai Conti di Savoia, da' baroni di Madruzzo ecc. Chi ha il nome Renata potrà venerare s. Renato, appunto come le monache Francesca, Gioseffa, Michela, Giovanna, Antonia, Giacoma, Aloisia, Bernardina, Gaetana, venerano come loro avvocati onomastici s. Francesco, s, Gioseffo, s. Michele, s. Giovanni, s. Antonio ecc. In qual giorno si faccia la festa del predetto s. Renato non l'ho ancora letto. Circa le antifone di tutti li ss. Apostoli 29 iunii penso di non notar altro. Due volte sono state pubblicate. Basta. De' negligenti v'è sempre stata la semenza, e vi sarà sempre. Patisco assai nel naso per il tabacco. Il resto per la Dio grazia va bene. Il Duca di Glocester non dà accesso a chichessia, neppur al barone Cresseri suo albergatore. Giace infermo, e le mie monache fanno particolari orazioni per la di lui anima. Riveritemi li padri Teodoro, e Bernardino, ed il vostro amorevole P. lettore, cui professomi obbligato per al sollecitudine, che si prende di esercitarvi nella predicazione, ma ricordatevi, che siccome avvisa il nostro Serafico dottore s. Bonaventura in Apocal. cap. 8, Maior praeparatio ad praecicationem, post fundamentum Fidei, est bona vita, et sancta. Addio. Trento, 3 luglio 1777.

PS. Un Renatus visse a' tempi di s. Ambrogio circa il 380 e da lui si rammenta.

136. 1777. A Lucia Lorenzona. Cles. Approvo la scelta, che avete fatto di vostro confessore nella persona del nostro P.

Crescenzio da Borgo; ma non posso consolarvi con la richiesta licenza del voto perpetuo, appunto perché non voglio, che facciate alcuna cosa senza il di lui consenso finché durerà vostro confessore. Dopo, in tempo di vacanza, prima di consegnarvi ad altri, se Iddio mi conserverà in vita, e non mi obbligherà di mutare sentimento rapporto a voi, vedrò di consolarvi. Frattanto servite a Dio con quella stessa fedeltà, premura, e veemenza, che fareste, se a lui foste soavemente legata col detto voto, spesse volte

143 In Angers si fa la festa cum octava.

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offeritegli 'l vostro desiderio, pregatelo, che via spetti, vi custodisca, e fortifichi contra le insidie degli inimici del vostro vero bene. Pregatelo pure per me, che come forse saprete, passato essendo al servizio di alter monache, cioè a quelle della ss. Trinità, son ancora molto bisognoso di lume per ben dirigerle e Lui, nel cui nome vi benedico. Trento s. Bernardino 3 luglio 1777.

Questa giovine andò a Salisburgo nel 1777, novembre, appresso suo zio Pietro Antonio Lorenzoni di Cles pittore; e là fece il voto.

137. 1777.

A Margarita Vielmetta. Preghena144. Alla vostra lunga lettera rispondo in curto, anche per esser troppo occupato nel

servizio di un altro monistero di monache, dette della ss. Trinità. Mi dispiace, che abbiate patito il male notificatomi, e godo, che il nostro buon Dio abbiavi ancora lasciata in vita e dato tempo di servirlo, amarlo, e lodarlo, e così scontare almeno in parte li debiti, che dite di aver appresso di lui. Circa poi la direzione, che mi dimandate, vi replico, che non so cosa dirvi altro oltre quello, che vi ho scritto nel giugno del 1775. Così rapporto a voi la sento ancora. State quieta, ritirata, unita col vostro cuore a Dio. Frequentate li santi Sagramenti, fate orazione, mortificate la lingua, gli occhi, le orecchie, fate atti di fede, di speranza, d'amore di Dio, di contrizione, pregate per li vivi, ed i morti, lavorate a misura delle vostre forze, pensate bene di tutti, consideratevi la più trista di tutti, e moderate le penitenze corporali per non ammazzarvi. Io non approvo, che facciate più il viaggio di Trento. Nostro Signore Gesù Cristo vi benedica, illumini, custodisca, e consoli. Amen. Trento, s. Bernardino 3 luglio 1777.

138. 1777.

Al sig. Gianfrancesco Pedri de' Mandelli. Telve. Ritornato a questo convento rispondo a V.S.Rev.ma, che non io, ma bensì questo

mio P. Guardiano tiene il libro, ch'Ella dimanda consegnatogli dall'ill.mo sig. canonico Buffa. Con prima occasione sicura glielo spedirà. Il P. Benedetto la riverisce divotamente, e l'assicura, che occorrendo le farà grata ed utile testimonianza non solo rapporto alla dottrina, ma eziandio per riguardo de' suoi buoni costumi. Io non ho veruna novità letteraria, neppure intorno alla di Lei ultima Elucubrazione. Ho cercato per servirla delle notizie risguardanti le Lire francesi, ed i piovani veneti conciliari, ma nulla mi è riuscito di trovare. Le bacio riverentemente le sacre mani, e resto. Trento, s. Bernardino 10 settembre 1777. Di V. S. Rev.ma Umil.mo, divot.mo, obbl.mo servo

F. Giangrisostomo di Volano.

139. 1777. Rev. ac erudidtissimo Germaniae Franciscanae chronologo P. Vigilio Greidererio

Fr. Ioannes Chrysostomus S.P.D. et complementum expetitae Relationis exhibet X cal. octobr. MDCCLXXVII.

13. P. Benedictus Bonellus etc. Non ho tempo da trascrivere quanto gli mando. Sono due fogli pieni pieni di scrittori Vigiliani senza le monache. L'ultimo numero è il

144 Nata est calendis nov. an. 1747. Fuit Tridenti an. 1778 mense iulio et augusto. Item anno 1779 mense

februario et martio usque ad 20 inclusive, quo obiit. Item die 2 ac 3 aprilis 1780. Item die 6 octobris 1783. Filia est Laurentii.

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50. Adieci utile monumentum de F. Georgio Doleano Bellunensi, Suffraganeo Brixinensi et de capellano caesareo F. Petro Doplero Ordinis Minorum

140. 1777.

A Monsig. Simon Albano Zambaiti Canonico e Vicario Generale di Trento. Per ubbidire a V.S. Ill.ma, e Rev.ma rispondo, che quantunque io non possa lodare

nella Madre Suor Maria Arcangela Cannella145, né metter nel numero delle di lei virtù religiose, il voler un altro confessore di gusto suo privato; pure acconsento, che siale conceduto146, e ciò, come già dissi alla madre Badessa, non solamente in tempo di notte oscura, ma eziandio di giorno chiaro, e sereno, purché non pretenda che il confessore ordinario deponga la stola, e serva di compagno allo straordinario, con suo dileggiamento, e disprezzo, e con manifesto pericolo di render ciò troppo facile, e quindi anche troppo frequente non nel solo Trinitario, ma anche negli altri monisteri. Un giorno si vedrà da tutti 'l perché si cerchino così fatte soddisfazioni. E baciandole riverentemente le sacre mani, pieno di stima ed ossequio mi do l'onore di professarmi

Di V.S.Ill.ma et Rev.ma Da s. Bernardino 13 ottobre 1777. Umil.mo, osserv.mo, obbli.mo servo F. Giangrisostomo di Volano.

141. 1777. Al sig. don Domenico Francesco Todeschini. Pergine. Carissimo Amico. Laus I.C. Su la porta del convento, uscendo per andare al mio

sacro telonio, mi fu presentato il vostro rotolo con la prima scanzia della vostra desideratissima Biblioteca Tirolese: e quindi la ho portata direttamente al libraio acciocché tosto la pieghi e leghi. Ciò fatto senza veruna dilazione la scorrerò, e malgrado il trovarmi giorno e notte straoccupato in altro, seconderò le vostre premure col notare a parte quanto mi parrà opportuno per la continuazione dell'opera. Frattanto vi ringrazio tanto tanto del prezioso graditissimo vostro regalo, ed anche dell'onore certamente troppo grande che in esso vi siete compiaciuto di farmi; ed assicurandovi che molto stammi a petto il promuovere così fatto vostro studio, vi assicuro di cuore un'intera e lunga sanità, con ogni altro beneficio, e dono più desiderabile del cielo, e resto. Trento, s. Bernardino 4 novembre 1777.

Vostro cordialissimo amico F. Giangrisostomo di Volano.

142. 18 novembre 1777. Viro perquam reverendo, atque doctissimo domino Iacobo Plaicknero

caeremoniario episcopali F. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D147. Idipsum quod tibi, accidit et mihi, quod scilicet calendario dioecesano absoluto, etsi

typographi manibus iam extanti, officia nova labore non levi, ac sine ullius morae interpositione adiicere compulsus fuerim. Porro illud ss. Cyrilli et Methodii, prae oculis

145 inferma. 146 id fecit alias. 147 In Catalogo brixinensi ecclesiasticorum edito an. 1763 dicitur sacrae theologiae ac sacrorum canonum

candidatus, aetatis physicae 26, sacedotii 3. Fuit hic Tridenti ad accipienda olea sacra die primo aprilis 1790. feria 5 in Coena Domini, venitque ad me in s. Bernardinum. Idem ortus est in Fano s. Laurentii die 15 maii an 1737. Factus sacerdos anno 1760. Secretarius eccl. caeremon. episcopalis et cathedralis Beneficiatus, bibliothecarius aulicus et episcopalis seminarii et magistrum sacrorum Rituum et can. an 1803.

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habens martyrologium romanum, et calendarium, sive directorium quoddam Moravorum, diei nonae martii adfixi, amoto inde officio sl Franciscae Romanae, ac in diem XI tamquam in diem perpetuo propriam translato. Aliud s. Hedwigis immotum reliqui, eo quod perinde fiat etiam in Bohemia, ubi ritu simili duplicis minoris ab antiquo gaudet, uti et s. Teresia. Tertio tandem tuo dubio respondens aio, quod aliorum praxim et formam, nisi peculiaris aliqua obstet circumstantia, in hisce adtendendam, et imitandam reputem. Haec habui, qaue tibi festinanter, utpote alio avocatus, significare hodierna die potui. Quibus addiderim, a me datas fuisse integras vesperas officio sabbatino de Conceptione B.M.V. in concursu cum alio duplici minori, et in Missa symbolum Credo adsignatum fuisse: quodque festum s. Henrici imperatoris diei XV iulii restituerim, et illud s, Camilli ex decr. S. Rituum C. 17 augusti 1771 duei 18 iulii adfixerim. Insuper quod nova officia de Plagis, de Corona, et Sanguine Christi, deque s. Leopoldo a Breviario recentioris editionis acceperim. Haec interim habeto, et diu vale, meique ad aras sacras memento. Dabam Tidenti ex coenobio Franciscano s. Bernardini XIV calendas decembres 1777.

Foris. Plurimun Reverendo, ac Illustri domino domino col.mo domino Iacobi Plaicknero caeremoniario epsicopali etc, etc. Brixinam148.

143. 1777.

Al sig. don Domenico Francesco Todeschini. Pergine. L.I.C. Carissimo Amico. Oggidì (12 novembre 1777) comincio a leggere la prima

vostra Scanzia della Biblioteca Tirolese, e per secondare le vostre veramente umili, e lodevoli premure, metto in esecuzione la già fattavi promessa di notare quelle cose, che mi parranno degne di qualche riforma. In caso poi, che troppo stucchevole, e ardito in ciò riuscissi, vi prego di avermi per iscusato, attribuendo il tutto all'amichevole libertà, e confidenza, che vi siete compiaciuto di darmi, ed alla brama grande, che in cuor nodrisco, di giovare più che posso, a voi non meno, che alla patria tutta, ed alla repubblica letteraria.

Dico adunque. Il premesso cupro è ben inciso, ma parmi offensivo degli occhi casti. Una gran

cosa, che molto di rado si lasci vedere una effigie modesta di donna! Il puttino eziandio potea effigiarsi meno scomposto.

Il frontispizio non appaga la mia fame, né rende soddisfatte le mie speranze. Il Tartarotti già 44 anni ha pubblicato il suo bel saggio con intenzione di darci poi la Biblioteca. Se passano ancora 44 anni prima che venga data, io non la veggo più, e dovrò contentarmi di soli saggi. Se voi darete gli elogi di tutti gli scrittori tirolesi, che verranno a vostra notizia, diverrà smisuratamente più grande il manico della cesta.

Saggio di Giacopo Tartarotti, e da Domenico Todeschini accresciuto. Quell'e da non mi piace senza l'aver premesso composto, o pubblicato da Giacopo. Se aveste fatto Saggio del Tartarotti, di giunte accresciuto da Domenico, non parlerei contra.

In Venezia 1777. E perché non si nomina lo stampatore? Buon per lui l'aver celato il suo nome, commesso avendo tanti sbagli, come si vedrà in seguito.

Ora il nostro principe vescovo più non si chiama Pietro Michele Vigilio, ma Pietro Vigilio.

Pag. 3, lin. 12: delle carte correggi dalle carte.

148 Vivit anno 1803.

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24: alcuni non cor. alcuni di molti ch'io ho disteso non = Così 'l Tartarotti al fine del suo saggio nelle correzioni.

Pag. 4, linea 5: pur anche cor. però anche 8: simil Opere cor. simili Opere in nota linea 1: Corredo cor. Corrado linea 6: alliteratis cor. illiteratis 10: Tom. III : Io già lessi le riferite parole del Maffei nella parte 2 della Verona illustrata, e stampata in foglio nel 1731. 14: maggiormente = Io non approvo questo maggiormente, supponendo

anzi, che chi parla degli scrittori di una sola città possa far conto di libri piccioli, e che questi possano trasandarsi da chi raccoglie i libri di una Provincia. La ragione mi par evidente. Pag. 5, lin. 11 not.: = già vi ho scritto, che questi è morto qui li 16 ottobre 1774.

Onde non potevate dirlo vivente nel 1777. Tanto più che tra' morti lo collocate in fine pag. 182. Le due note di questa pagina tengono in fronte due numeri trasformati dallo stampatore. Ivi leggesi pure Tuiten per Fuiten; e Gaperi per Gasperi. Il premesaso D. può significare Dottor e Don.

Pag. 6, lin. 24: le pubblicò cor. lo pubblicò Pag. 7, lin. 20: de' Scrittori cor. degli Scrittori. E così anche altre 2. Pag. 8, lin. 4: a luogo sopracitato: Io non trovo altra citazione anteriore del

Moroffio. ecc. ecc. Finito in prescia li 27 novembre 1777. Vostro amico vero F. Giangrisostomo di Volano. Non trascrivo oltre: le correzioni occupano 29 pagine!!

144. 1777. Al sig. Antonio Candido Cimonati cappellano, e cerimoniere vescovile. Trento149. Non avendo tempo da venire personalmente in castello, e avvicinandosi troppo il

fine dell'anno, prego V.S.Ill.ma col presente viglietto, che faccia di nuovo scrivere all'agente romano150, perché non più differisca l'ottenere, e spedirmi l'indulto apostolico circa gli offici mandatici da Insprugg. Per impegnarlo a darsi premura si potrà fargli sapere, che sul supposto di ottenere sicuramente la permissione già sonsi notati nell'Ordinario stampato, e che presto viene il tempo di recitarli. Non vorrei, che ci burlasse come coll'altro memoriale. Tengo preparati li detti offici colle rispettive Messe per la stampa. Gli ho presi da due, anzi tre Breviari di stampa veneta; ma sarebbe stato meglio, che chi ci mandò l'indulto avesse al medesimo aggiunti anche gli offici perché fossimo sicuri, che sieno quelli, che da noi voglionsi recitati. L'aver dovuto scrivere tutto, ed esaminare le varianti lezioni, mi ha costato non poco. L'orazione de' santi Cirillo, e Metodio venuta dalla Moravia dice: Deus qui nos per beatos Cyrillum, et Methhodium ad unitatem fidei christianae vocare dignatus es. Questo non si verifica di

149 Nato circa il 1721. 150 Abate Orengo torinese coniugato. Filippo, spedizioniere regio di Torino nella Dataria apostolica e già

segretario della Religione di Malta, che da matto si annegò nel Tevere carico di debiti li 26 dicembre 1790, giorno di domenica.

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noi trentini. Onde sonomi preso la libertà di fare: Deus, qui multarum regionum gentes per beatos etc.151 Così di loro dice il martirologio romano, ed anche la quinta Lezione del loro ufizio. Il simile si legge nell'officio di s. Francesco Saverio, di s. Francesco Solano, de' Beati martiri Giapponesi etc. L'officio della Corona spinea è assegnato ad un venerdì della Quaresima non impedito. Troppo ampia è questa frase non impedito. E quindi non so, se voglia dire non impedito da officio altioris ritus, oppure da officio novem lectionum. Finché non vengami detto altro, io supporrò, che vogliasi recitato assolutamente, ma col minor disturbo, che si possa, degli altri offici. Replico a V.S.Ill.ma le mie premure, avvisandola insieme, che non ardisco di stampare gli offici nuovi prima di vedere l'indulto pontificio, e profondamente inchinamdomele, pieno di rispetto ed ossequio mi reco ad onore il potermi professare

Di V.S.Ill.ma Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo F. Giangrisostomo di Volano S. Bernardino 2 dicembre 1777.

145. 1777. Al medesimo. Trento. Ringrazio V.S.Ill.ma del nuovo indulto apostolico trasmessomi, e riserbandomi di

venir poi a pigliare in persona l'originale insieme coll'altro conceduto alla Corte cesarea, non che a chiedere la dovuta licenza di stampare gli offici, che ho preparato, le fo umilissima riverenza, e mi professo. Da s. Bernardino 3 dicembre 1777.

Di V.S.Ill.ma Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo F. Giangrisostomo.

146. 10 dicembre 1777. Adm. Rev. domino cooperatori avisiano Canonico Regulari Lateranensi Petro

Salurnitano F. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D. Quaestionem mihi nudius tertius resolvendam proposuisti, qua de numquam antea

cogitaveram, utrum scilicet possit quotidie toto tempore sacri Adventus summo mane cantari solemnis Missa de Beata V.M., quae inter votivas incipit Rorate, cumque hymno Gloria in excelsis, ac symbolo Credo: an vero ipsius loco cantari possit, et debeat Missa de occurrenti officio pariter cum Gloria in excelsis, et Credo, etsi ceteroquin nec Gloria, nec Credo in ea rubricis attentis forent canenda.

Votis, petitionibusque tuis ut quoquomodo facerem satis, volvi, ac revolvi Gavantum, atque Meratum notissimos auctores, sed frustra omnino, et in cassum, quum nihil ad rem apud ipsos invenire potuerim. Consului tertio loco Haldenium aenipontanum egregium rubricistam: at nonnisi obiter loquentem de huiusmodi Missa illum deprehendi, ait enim tantummodo in parenthesi quadam parte tertia sui Ephemerologii editi Brixinae an.1 1717, pag. 232, Secus tamen est de Missa Rorate, in quibusdam ecclesiis quotidie in Adventu decantari solita. Quarto loco adii celebrem Cavalerium editionis remondinianae 1758 et in fine quinti tomi pag. 124, inter alia plura, eademque recentiora sacrae Rituum Congregationis decreta, nullo commentario illustrata, istud quoque legi numeroVI signatum: "Cum in regno Poloniae cum maxima solemnitate et concursu populi cantetur ab immemorabili tempore in Adventu Domini

151 Nel decreto di Vaccia 1789 si mette l'orazione Da, quaesumus del comune, ma nel plurale.

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singulis diebus Missa votiva de Beata V.M. quae vocatur Rorate, quaeritur, utrum haec Missa censenda sit solemnis ratione concursus populi, et pro re gravi institutae a synodo provinciali regni Poloniae a ss. Domino nostro Paulo V approbata?152 Ad VI Missa Rorate etsi solemniter decantetur in Adventu, non est tamen recensenda inter Missas votivas pro re gravi, vel pro publica causa, sed haberi dumtaxat poterit, ut mera populi devotio". Ita declaravit Sacra Rituum Congr. 29 ianuarii 1752 in una Ordinis Carmelitarum excalceatorum Provinciae Poloniae.

Haec eadem Sacrae Congregationis declaratio repetita cernitur in Bibliotheca prompta nostri Lucii Ferrarii edita penes Gasparem Stortum an. 1763, tomo siquidem octavo, verbo Decreta num. 1257, ita lego: "Etsi cum maxima solemnitate, et concursu populi cantetur ab immemorabili tempore in Adeventu Domini singulis diebus Missa votiva B.M.V. quae vocatur Rorate, instituta etiam a Concilio provinciali, ut est in regno Poloniae, a Paulo V Papa approbato, non est tamen recensenda inter votivas pro re gravi, vel pro publica causa, sed haberi dumtaxat poterit ut mera populi devotio. Sacra R. C. 29 ianuarii in una Ordinis Carmelitarum, discalceatorum Provinciae Poloniae".

His collector subdit: singulis diebus, exceptis solemnioribus festivitatibus. Novem dies vero ante Nativitatem Domini sunt privilegiati, ubi adest cionsuetudo et concursus, in quibus quotidie, etiam diebus solemnibus, unicam Missam cantare votivam cum Gloria, et Credo non negatur. Extat enim decretum ubi num. 347 relatum tenoris huiusmodi: "In novem diebus ante Nativitatem Domini, ubi adest antiquissima consuetudo, vel concursus, potest decantari unica Missa votiva solemnis B.M.V. quamvis in ipsis occurrat festum divi Thomae Apostoli, et dominica tertia, vel quarta Adventus, non omissa tamen conventuali statuta hora decantanda. S.R.C. 28 sept. 1658 in Anagnen. Votiva solemnis, idest Ferrario docente, cum Gloria, et Credo, sine commemor. festi, vel dominicae occurrentis, et cum praefatione B. Mariae, ac Evangelio s. Ioannis in fine. Excipe diem expectationis, ubi ex indulto celebretur, in qua non votiva Missa, sed occurrens erit cantanda cum commemor. feriae, ac Evangelio, si forte occurrat, quis cum officio concordat"153. His addo quod laudatus Ferrarius habet ibi num. 1188: "Tolerari potest Missa votiva cantata B.M.V. toto tempore Adventus, ut in Polonia, exceptis solemnioribus festivitatibus, dummodo cantetur sine symbolo, etiamsi Missa occurrens illud exigat, et solum cum Gloria in excelsis in sabbatis, et infra octavam eisudem B.M.V. non omissa tamen Missa conventuali. S.R.C. 22 aug. 1744 in Cracoviensi. Addo denique, quod in Directorio romano-viennensi, seu archidioecesis viennensis pro anno 1776 ad dominicam I Adventus legere sit: NB. In Missa solemni Rorate dic. Glor., Cr, orat. un. praef. BMV Et te in veneratione, Ite Missa est, ac ult. Evengelium s. Ioannis. Eadem omnino habent Directoria archidioecesis Strigoniensis an. 1731 et nostrae Provinciae Hungaricae 1731. In Directorio autem nostrae itidem Provinciae Croatiae-Carniolae an. 1757, dominica I Adventus notatur: "Ad Rorat. quotidie dic, Mis. Votiva B.V. Rorate, col. alb. Glor. Credo, sine com., praef. Et te in veneratione, ult. Evang. s. Ioannis". In Directorio dioecesis Smyrnensis in Hungaria pro an. 1761 ad dom. I Adv. notat. In Missis Rorate, quae per totum Adv. dici solet sub aurora instar Mis. Vot. solem. dic. Glor., oratio cum Cr. praefat. de B.V. et te in veneratione (in festo tamen Concept, et per oct. dic. Et te in concept.) Ite Missa est, et Evang. s.Ioannis in fine, col. albus. Alia Directoria ecclesiarum, Religionumque Italiae, ac Germaniae, quorum ingentem numerum teneo, de Missa matutina Rorate, ne verbum

152 non anno 1628 sed alio anteriori, nam Paulus V obiit an. 1621. 153 In indice Merat. 719 in Agren.

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quidem habent. Ex autem raptim collectis, et conglobatis suorum tibimetipsi erit inferre, quid in casu tuo sentire, atque agere possis, et habeas. Ceterum laborem meum ut aequi benignique consulas enixe rogo, et ut diuturna sospitate polleas iubeo. Ex aedibus Bernardinianis Tridenti quarto idus decembris an 1777.

147. 1777.

Al P. Domenico Niccolao d'Ala. Roveredo154. Quantunque nel nuovo Direttorio abbia fatto delle mutazioni e novità, rendo

avvisata, e sicura la p.q.m. che lo ho fatto con del ribrezzo e dopo molto studio, e riflesso, e colla licenza espressa del M.R.P. Provinciale, cosicché parmi di poter dire che son nimico delle novità. So, e vivo persuasissimo, che il P. Ippolito da Folgaria di santa memoria, fu dottissimo e praticissimo delle rubriche: e quindi sonomi prefisso di attenermi alla di lui pratica sino a tanto, che non trovola espressamente condannata: ma so altresì per certo, ch'egli essendo singolarmente umilissimo non ardiva contradire a certi Padri, che con autorità risoluta gli comandavano quello che credevano conveniente senza molto studiare la materia. Così verbi gratia, per non far de feria volevano, che la festa del ss. Nome di Gesù si celebrasse ora in domenica, ed ora li 14 di gennaio, cosa, che non puossi approvare. La nota, che ho fatto ai 27 di maggio di quest'anno 1777 riguarda pure una di quelle cose fatte da esso per ubbidire. Io ho fatto come gli altri quivi notati, e come han fatto nel presente anno anche quelli di Argentina, di Venezia, e di Milano. Io non trovo, che sant'Antonio habeat ius ad primam diem infra suam octavam, coll'esclusione de' superiori o eguali antecedentemente trasferiti, essendo privilegio del solo semidoppio in primam diem immediatam vacuam infra octavam non privilegiatam. Parmi chiarissimo il decreto, che porto ai 23 maggio, dove si vede, che neppure dies octava è giorno proprio del Santo impedito in tutta la settimana. Se fosse proprio, si potrebbe fare anche in domenica, ed allora non cederebbe ai traslati anteriori, e più degni. Ho levato a Pergine li due offici di santo Stefano, e della s. Cervelliona, appunto perché non è dello stato austriaco, né della diocesi di Trento, a' quali luoghi soltanto nella Provincia nostra sono conceduti. Non vale il dire, che Pergine si è della Provincia nostra, che gode la prelazione austriaca, perché di tal titolo non portano gl'indulti, ma solamente de' domini austriaci. E poi quando si faceva l'officio del patrocinio della Madonna, e di s. Rosalia come conceduti agli austriaci, si notava nel Direttorio soltanto Arci, Roboreti, et Burgi. A Pergine dopo Compieta si dice quique principem nostrum, non già Reginam nostram. Se l'essere della Provincia austriaca giovasse, anche in s. Bernardino di Trento si potrebbero fare gli offici austriaci senz'altra estensione, e ciò molto più, perché nel diploma di protezione il Trentino solo si nomina espressamente. Quando fu conceduto santo Stefano io non ho avvertito alle suddette ragioni. Così credo avrà fatto anche il P. Ippolito. Aggiungo, che tutta la diocesi di Trento si computa nella Germania, e sotto la protezione di Casa d'Austria, e pure per l'estensione degli offici si ricorre a Roma. Su questo proposito leggesi nelle nostre rubriche particolari num. 163 che non si può estendere alcun officio da un convento ad un altro in vigore della comunicazione de' privilegi155. Se quelli di Brentonico, e di Avio fanno li detti offici, ciò sarà per le ragioni, che anche a V.P.M.R. sembrano convincenti, sebbene io non posso tenerle per tali. Né giova l'allegare la consuetudine, perché non è legittima, essendo espressamente contra le rubriche. La

154 Obiit Roboreti 17 nov. 1781, aetatis 85. 155 La Sacra C. de' Riti li 28 agosto 1706 ha proibito ai PP. Cappuccini di Liegi il far l'officio di s. Servazio

vescovo, come protettore della parrocchia, benché l'avessero sempre fatto avanti sino da cento, e più anni.

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condanna perciò il Guyeto dicendo L. 1, c. 2, 1.7, che consuetudo praescripta valet quoad festa a rubricis permissa, non quoad alia; e che Festa post Bullam Pii V inducta, consuetudine non iuvantur. Ho levato l'ottava di s. Vigilio a s. Michele, e s. Trinità, perché tali monache non sono della Provincia di s. Vigilio: bensì li Terziari secolari, siccome trovai notato espressamente in uno de' primi Direttori del P. Ippolito. Non la fanno li Conventuali, li Capuccini, gli Agostiniani di Trento. Noi non facciamo l'ottava de' santi Vittore e Corona nel Feltrino, né la fanno le monache di s. Anna156. Ogni anno leggiamo ne' nostri Statuti, che de' Santi protettori dei vescovadi si celebri la festa, ma non l'ottava. Che le monache soggette agli Ordinari non possano celebrare così fatte ottave lo dice un decreto S.R.C. Febr. 1702 in Tarvisina presso il Merati num. 224, ed il Cavalieri To. 1, decr. 39. Anch'esse sono Regolari, e però per loro pure fanno le rubriche nostre particolari num. 78 e 169. Ho dimandato se hanno qualche indulto speciale, ma nulla sanno. Quindi suppongo, che l'abbiano fatta finora per inavvertenza de' nostri Padri. Ho lasciato ai 4 di luglio li santi Giovanni e Paolo anche per s. Trinità, e s. Michele come già in possesso per non far altri sconvolgimenti, e perché il Cavalieri dice, che se vi è qualche causa ragionevole si può oltrepassare il primo giorno vacuo. Io penso, che qui vi sia tal causa. Così ho praticato anche ai 25 di settembre rapporto a Pergine, anche per non replicare più volte uno stesso ufficio. Il decreto S.R.C. emanato li 28 marzo 1775 ad istanza del nostro Vicario corale di Araceli rapporto alle Litanie mariane, e rogazionali, è questo: An ex sensu rubricae positae in festo s. Marci, et fer. 2 post domin. V Paschae recte inferatur quod Litaniae Sanctorum de praecepto recitandae in eodem festo s. Marci, et in triduo Rogatrionum, anticipari possint atque recitari post Matutinum, et Laudes die antecedenti ab iis, qui processioni sequentis diei non interveniunt? A.R.C. respondit negative. A me non piace, onde non lo pubblico. Le ragioni portate dal Cavalieri sono appresso di me più convincenti. Venero pure anche l'autorità dei Direttori di Bologna ecc. ed il decreto da me portato ai 2 di nov. del 1776. Mi resta scrupolo ancora per Pergine, dove ho lasciato correre avvertitamente l'officio proprio, e doppio di s. Nepomuceno, benché tale si è solamente per li domini austriaci, e per la diocesi trentina nella Provincia nostra, per la Germania poi, cui appartiene Pergine, si fa semid. e per al maggior parte de communi. Aspetto su di ciò il sentimento di V.P.M.R. Li secolari perginesi lo possono fare come li trentini, perché usano il calendario della cattedrale di Feltre, cui è conceduto come a chiesa veneta. Per li Regolari ciò non corre in vigor del decreto da me pubblicato nel Direttorio diocesano del 1777. Finisco pregando V.P.M.R. di benigno compatimento se rispondo tardo, e sgraziatamente. Ho grandissima scarsezza di tempo. La stampa del Direttorio mio diocesano è finita dopo, che ho fatto allo stampatore tante istanze. Ora debbo stampare li cinque offici nuovi, con le rispettive loro Messe. Mi raccomandi a Dio per carità, e si conservi lungamente, mentre col bacio delle sacre mani la riverisco, e mi professo.

Di V.P.M.R. Trento s. Trinità 2 dicembre 1777. U.I.L.M. servo F. Crisostomo.

148. 1778. Al P. Amedeo da Roveredo. Borgo. Tardo rispondo, perché prima non ho potuto. Per ubbidire al rev.mo sig. arciprete di

Telve Gianfrancesco Pedri darò a questo sig. piovano del Duomo Francesco Tommaso

156 Li nostri Veneti fanno l'officio di s. Marco Ev. dupl. I cl. sine oct. benché li secolari lo facciano coll'ottava. Li nostri milanesi fanno di s. Ambrogio d. I cl. sine octava. Li secolari cum octava. E così di altri Santi protettori.

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Michelotti l'articolo mio, che risguarda il celebre medico Pietro Antonio Michelotti. Contiene delle buone notizie, da me raccolte qua e là senza incomodo di alcuno; ma ciò non ostante non lo credo eguale al merito dello scrittore nostro. Di lui non parlo, né ha potuto parlare Giacomo Tartarotti, atteso che morì avanti del Michelotti, e scrisse soltanto di alcuni allora già morti. S e abbai qualche cosa del medesimo il sig. Todeschini, non lo so. Non vorrei faticare indarno, e perder tempo. Il detto mio articolo è di sedici pagine in 4°, e non posso subito trascriverlo perché ho altre premure indispensabili. Al che si aggiunge, che aspetto una notizia da Trento, ed una da Torino. Vedrei pur volentieri 'l Giornale de' letterati d'Italia, gli scrittori del Conte Mazzucchelli, e gli Atti lipsiensi, presso de' quali credo si troverà lodato anche il nostro Michelotti. Ma io ho molto riguardo nell'incomodare altri. La prego de' miei ossequi al mentovato rev.mo telvano, e riverendola resto. Trento 2 gennaio 1778

suo div.mo servo F. Giangrisostomo di Volano.

149. 1778. Al Padre Guardiano de' Minori O. R. Torino. Gli Angeli Compatiscami la P.V.M.R. se quantunque sconosciuto ardisco pregarla di un

favore, e di volersi pigliare un pò d'incomodo. Desidero di sapere se viva più quel Francesco Domenico Michelotti, che nell'anno 1767 fu professore di matematica in cotesta Regia università di Torino, qual sia la di lui patria e se riconosca la sua origine da Trento. Bramo e chiedo umilmente dalla P.V.M.R. così fatte notizie non già per me, ma per due rev.mi benefattori nostri di merito singolare, ad istanza de' quali debbo dare al pubblico un elogio del celebre scrittore trentino Pierantonio Michelotti. E sperando di venir favorito dalla gentilezza del P.V.M.R. senza più le bacio riverentemente la sacrata destra, e mi dico. Trento, s. Bernardino 3 gennaio 1778.

Di V.P.M.R. Umil.mo, div.mo servo nel Signore F. Gianfrancesco di Volano Minore Osservante Riformato.

150. 1778. Al sig. don Domenico Todeschini. Pergine. Ieridì soltanto fummi recato il vostro foglio dei dieci dicembre: in esecuzione del

quale vi rispondo, che l'elogio tessuto al Fabbri dal nostro Avanzini, e stampato dall'Echard, incomincia non già Ioanne Fabro O.P. illustri ornamento, ma bensì: Fuit Iohannes Faber Ordinis Praedicatorum illustre ornamentum. Hic cum candida suscepta veste etc. Finisce ultra saeculum propagavit. È di 29 versi curti. Avanti se gli premette: Nicolaus Avancinus S.J. dum litteras humaniores Viennae doceret, hoc elogium cecinit: Fuit Iohannes etc. Dopo si avvisa, che fu ristampato dal Crugerio, come già vi scrissi altra volta. Rapporto alla mia analisi vi assicuro, che la ho fatta currenti calamo, e che quindi credo esservi molti altri errori da me non notati. Un, o l'altro ve ne dirò qui di nuovo.

Pag. 275, linea 19, tenebrae, cor, tenebere. Lin. 21 Ecclesiaeque cor. Aecclesiaeque.

ecc. omissis

Trento 7 gennaio 1778. Vostro cordialissimo amico

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F. Crisostomo P.S. Al primo tometto, che stamperete, date questo titolo: Biblioteca Tirolese

Scanzia prima, o Tomo primo, o Volume primo. e fate conto, che lo stampato sia solamente un Saggio accresciuto, e prodromo. A suo luogo poi riportate li dodici elogi fatti con un testo solo.

Li 17 scritto a Roma al P. Francesco Maria di Tobrio. Li 19 scritto a Trento al P. Pietro Paolo Keller di Roveredo Vic. Capuc. Li 20 scritto a Roveredo, al P. Domenico Niccolò d'Ala. Li 28 gen. 1778 alla Madre Francesca Teresa Cristani di Rallo Michelina.

151. 1778. Alla R.M. Marianna Cristani. Trento. S. Chiara. Tenutissimo mi confesso alla gentilezza, e bontà di V.R. per l'officio, che s'è

compiaciuta di meco usare nella scorsa mia festa onomastica, e molto più per la memoria, che di me tuttavia conserva nelle sue fervorose orazioni. Gliene rendo vivissime grazie, e la prego di continuarmi così fatta sua carità, poiché gli spirituali miei bisogni (non parlo per affettata cerimonia, ma con tutta la verità) sono grandi al maggior segno. Io pure, malgrado l'essere ogni dì occupato più che assai, e meschinissimo, vivo ricordevole di V. R. e mantengo la promessa di raccomandarla al Signor Iddio, e così farò anche nell'avvenire finché avrò respiro. La prego poi di ringraziare a mio nome de' buoni auguri fattimi la sua M.R.M abbadessa, la R.M. Vicaria, con tutte le altre nominatemi, e non nominatemi religiosissime Madri, e Sorelle, assicurandole tutte, che non mai mi dimenticherò delle loro finezze, e sempre grato conserverò alle medesime almeno il mio cuore, giacché non ho altro con che contestar loro le mie grandi obbligazioni. E senza più esortandola a procurare di crescere giornalmente nel santo amore di Dio, che non ha verun termine, le raccomando di sperare in lui, e di vivere affatto rassegnata alle adorabili disposizioni del medesimo, anche rapporto alle sue corporali continue infermitadi, lasciola su la Croce con Gesù Cristo suo amantissimo sposo, e riverendola divotamente mi professo. Da s. Bernardino 28 gennaio 1778.

Di V.R. Umil.mo. div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano.

152. 1778. A Lucia de' Lorenzoni. Salisburgo. Sia lode a Gesù, e Maria Signori nostri clementissimi. Ho sentito con mio piacer

grande, che abbiate ritrovato il vostro signor zio secondo il vostro genio, assai timorato di Dio, e ottimo cristiano. Questa notizia mi fa sperare, che non perderete quel poco di spirito, che Iddio Signor nostro benignissimo per mezzo di me suo infimo servo e ministro vi ha compartito. Ma state bene avvertita di non mutarvi. Iddio sarà sempre lo stesso in ogni tempo, ed in ogni luogo, sempre mai degno egualmente di un amore infinito, di uno sviscerato e giornaliere ossequio, e servizio. Se ora vi manca che sensibilmente, e spesso vi stimoli al ben fare, e vi sostenti per farlo, aiutatevi con richiamare alla memoria li già dativi avvisi, col rinnovare spesso la risoluzione già fatta di effettuarli, coll'eseguire più fedelmente le incominciate vostre buone pratiche, col leggere libri spirituali, collo star più che vi riesce possibile, ritirata dalle creature, ed altrettanto più intenta a trattar, e parlare col Creatore. Ricordatevi, che se muterete sentimenti, e fatti lo saprò alla più lunga il giorno dell'universale giudizio. Sicché in curto vi raccomando di nuovo l'orazione, il ritiro, la mortificazione de' vostri sensi, degli

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occhi specialmente, e della lingua, non che de' vostri men giusti appetiti, tra' quali forse più degli altri si faranno sentire quelli della gola, e della superbia. Voi abborriteli quasi senza discrezione, perché neppur essi sono per altro discreti. Pregate finalmente Iddio anche per me, mentre ancor io, sebbene peccatore grande, lo pregherò per voi, e per il vostro buon signor zio, cui riferirete li miei rispetti. Ubbiditelo come vostro padre, servitelo fedelmente, ed amatelo di cruore. Iddio vi benedica, vi custodisca, vi abbia misericordia e vi renda consolata in eterno. Amen. Trento, s. Bernardino 20 febbraio 1778.

Il vostro confessore vecchio F. Gio. Crisostomo di Volano Francescano Riformato. Foris. Alla molto Illustre signora e patrona osserv.ma la sig. Lucia Lorenzoni,

appresso il molto illustre sig. Pietro Antonio Lorenzoni pittor, e cameriero di Sua altezza rev.ma. Salisburgo. - Morto in Salisburgo li 17 giugno 1782. Gli ho parlato in Trento nel 1781.

153. 1778.

Al P. Michelangelo di Roveredo segretario provinciale. Arco. Allorché nell'anno 1762 da Insprugg venne ordine di celebrarsi in un sol giorno

l'officio de' sette beati fondatori de' Servi di Maria in tutt'i luoghi del dominio austriaco da tutti e due i cleri, giusta l'indulto apostolico, disteso poi anche a tutta la diocesi di Trento, il P. Ippolito di santa memoria coll'assenso dell'allora P. Provinciale lo notò nel Direttorio del 1763; ma quando io vidi l'officio tutto proprio de' Servi, d improprissimo rapporto ai non Servi, gli scrissi contra, e subito nella Provincia nostra fu soppresso. Ieridì nulla pensando io a ciò, mi fu intimato l'espressa volontà, e determinazione di S.A.Rev.ma, che nell'avvenire si noti nel Direttorio per li detti Beati Orat. et lectio 2, nost, tant. propr. rel. de communi, appunto come nota il Direttorio diocesano di Feltre, quello de' nostri veneti e bresciani, e quello de' capuccini di Trento, e Mantova, e Brescia, e Verona, sebbene anche per loro sta conceduto tutto proprio. Quindi ora prego V.P.R. di partecipare ciò al M.R.P. Provinciale, e rispondermi subito, se vuole, che inserisca tal officio nel Direttorio157. Finora abbiamo fatto tutti gli altri offici comandati da Insprugg, e dobbiamo farli in vigore del seguente decreto: Regulares possunt, et debent recitare officia ad petitionem regum, et principum recitari concessa in aliquibus regnis, provinciis, ditionibus etc. a toto clero tam saeculari, quam Regulari. S.R.C. 20 martii 1683, in una Ordinis Min. de Observantia. Così rapportasi dal Merato num. 136 e dal Cavalieri To. 1, num. 79. In caso, che l'officio accennato voglia recitarsi anche da noi, non occorrerà fare spesa per istamparlo, ritrovandosi al fine de' Breviari nuovi, ed anche più copie nei nostri conventi provvedute nel suddetto anno 1762. Bramo pronta risposta per poter proseguire il mio lavoro. E baciando la mano al M.R.P. Ministro, col chiedergli genuflesso la serafica benedizione, m'inchino a Lei, e mi dico.

Trento 20 febbraio 1778. Di V.P.R. Div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Grisostomo.

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157 Risposto affermativamente.

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26 marzo scritto a Volano a mio fratello prete Benedetto ed a mia zia Valentina. 14 marzo 1778 Roveredo al P. Piccini.

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154. 1778. Al P. Crisologo da Roveredo Ministro Provinciale. Ricordevole del comando fattomi dalla P.V.M.R. che in tempo di straordinariato158

mi porti altrove, la rendo avvisata, che fra breve piglierò lo straordinario; e quindi se ancora vuole la P.V.M.R. che parta di qua in tal tempo, la prego di mandarmi non già in licenza, ma l'ubbidienza, protestandole riverentemente, che il mio desiderio, e proposito si è di prevalermi di quelle sole licenze, le quali paiormi necessarie per meglio adempire ai miei obblighi. Vorrei impiegar tutto l'accennato tempo nel prepararmi alla morte, ma non potrò, perché mi resta da terminare il Direttorio della Provincia, e da comporre quasi tutto quello della diocesi, e mi trovo in necessità di dar principio alla stampa di essi nel luglio. Per carità preghi Dio Signor nostro, che mi aspetti, ed aiuti a portar ancora il peso addossatomi, il quale non mai cessa di farmisi sentire assaissimo gravoso, mentre col bacio della sacra destra, e genuflesso le chiedo divotamente la sua paterna benedizione, e mi dico. Trento s. Bernardino 12 maggio 1778.

Della P.V.M.R. Umil.mo, ubbi.mo, obbl.mo suddito F. Giangrisostomo da Volano.

155. 1778. Al P. Amedeo di Roveredo Guardiano in Roveredo. Ho guardato, e consultato li miei autori familiari, cioè il Gavanto, il Merato, ed il

Cavalieri per servire a S.R.C. ma quantunque commentino la nota rubrica, punto non toccano quella particella, che prescrive la lunghezza delle tovaglie, e quindi la lasciano nel suo vigore. Non ho tempo da scartabellare per ciò altri libri, e suppongo, che se anche ne avessi, non ritroverei di più del ritrovato appresso gli accennati. Nonostante ardisco replicarle, che quando i lati dell'altare sieno decentemente ornati, non crederei cosa peccaminosa l'accorciare le tovaglie, appunto come dappertutto costumasi cogli altari di marmo. In ciò mi confermo dal vedere, che sebbene l'accennata rubrica vuole rotondamente che l'altare ornetur pallio, cioè con antipendio, il Gavanto nota, Part.1, tit.20, lit. t., che potest etiam sine eo celebrari, puta si altare est ornatum auro, vel lapide pretioso. Compatisca la mia povertà, e mi raccomandi a Dio, mentre riverendola divotamente sono. Di V.P.R. Trento 9 giugno 1778.

P.S. Il Liguorio in Busembaum L. 6, n. 375 portando la detta rubrica dice: oblonga, quae usque ad terram pertingat (quod tamen hodie non est in usu) duabus aliis brevioribus etc.

156. 1778.

Al sig. Giangiuseppe Volani. Roveredo. Ringrazio V.S.Ill.ma dell'onore fattomi colla sua stimatissima visita, e della copia,

che mi ha favorito. Circa poi l'officio del ss. Cuore di Gesù le fo sapere, che nel nostro Direttorio romano del 1768 e del 1777 ritrovasi notato col colore bianco159, quantunque venga prescritta nella di lui Messa Praef. de Cruce, ed a Prima si noti il versetto Qui

158 Periodo in cui confessore ordinario delle monache era sostituito dal confessore straordinario. 159 Anche nel nostro Direttorio veneto del 1795 ha il colore bianco.

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passus es. Il Guyeto L. 3, c. 29, 1. 2 dice, che Festa de Christo Domino,quae passioni eius contigua sunt et affinia, rubeum omnino colorem exigunt more festorum s. Crucis, cetera vero album. Non so cosa dirle altro. Quindi le fo umilissima riverenza, e mi professo. Di V.S.Ill.ma Trento 10 giugno 1778.

157. 1778.

Al sig. Gasparo Fogolari arciprete di Volano. Tenutissimo mi professo alle finezze usatemi senza veruno mio merito da V.S.

Molto Illustre, e Rev.ma, per le quali di nuovo la ringrazio. Il desiderato testo del sig. marchese Maffei è questo: "Di Francesco Cosmi canonico Praefatio alla sua lettura in Trento de Contractibus". Così egli nelle addende alla parte 2 della sua Verona illustrata della stampa in foglio del 1731, col. 280, in un fascio di scrittori, de' quali non ha potuto assicurare le notizie molto prima raccolte. Nulla più dice Giambattista Biancolini nel Supplimento alla Cronica veronese del Zagata, part. 2, vol. 2, pag. 156, edit. 1747, ove leggo: "Del canonico Francesco Cosmi una dotta prefazione alla sua lettura de Contractibus in Trento". Aggiungole che ho ritrovato non so dove un altro Cosmi nel seguente libro: Memorie della vita di Gio. Francesco Morosini card. vescovo di Brescia, scritte dal P. D. Stefano Cosmi preposito generale de' Chierici Regolari della Congreg. di Somasca. In Venetia 1677, in 4°. E senza più le bacio riverentemente le sacre mani, e pieno di ossequio, e stima mi riprotesto. Di V.S.Molto Ill.tre e Rev.ma Trento s.Bernardino 10 giugno 1778.

158. 1778.

Al sig. Todeschini. Pergine. L.I.C. Carissimo amico. Rispondo subito subito, che Angela Nogarola dal Franco

in MS Genealogia Comitum Arcensium si dice figlia di Antonio Nogarola: nella tavola poi soggiunta delle parentele da' medesimi Conti contratte dando, e ricevendo donne, si nomina figlia di Nicolò Nuogaruola 1425. Che sia mai stato al mondo un Niccolò Nogarola di Verona io non lo posso asserire con altri documenti, quantunque abbia scartabellato apposta hlistorici veronesi: bensì posso dire, appoggiato ad un rotolo autentico, che nel 1412 ai 22 di ottobre in Castro novo Vallis Lagarinae magnificus et generosus miles, atque Comes dominus Guilelmus advocatus de Amatia, comesque Kirchpergi, sibi desponsavit in uxorem spectabilem et generosam dominam dominam Annam de Nogarolis filiam quondam spectabilis et egregii militis domini Antonii de Nogarolis de Verona, habentem dotem duorum millium ducatorum boni auri, et iusti ponderis, donavitque ei titulo Moprgengab propter nuptias, mille ducatos boni auri, et iusti ponderis. Questo Antonio dunque poté esser il padre di Angela, ed io lo credo tale, giacché dicesi figlia d'Antonio dal Franco nella Genealogia, da Luigi Contarino nel Giardino istorico, da Gianfelice Astolfi nell'Officina istorica, e fors'anche da altri. Se nella tavola delle parentele suddetta vien chiamata figlia di Niccolò, si potrà rispondere, che testimonium unius, testimonium nullius, che può essere sbaglio, che può aver avuto due nomi Niccolò Antonio ecc.

Che il cardinale Cristoforo Madruzzo abbia avuto tre sorelle son sicuro, ed esse viveano in Trento nel 1547; ma che una sia stata monaca in s. Michele di Trento mi riesce affatto nuovo; comecché abbiami formato un copioso catalogo di tali monache ricavato dai libri, e dalle carte di quell'archivio. Anzi nella mia Genealogia Madrutiana ritrovo notato, che le menzionate tre sorelle Brigida, Marta, e Catterina si maritarono con Giovanni barone di Trautson, con Gioseffo Egger, e con Olderico cavaliere di Spor

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e san Valerio. Io suppongo, che i vostri pensieri sieno mossi da Isabella Madruzza, donna degnissima di esser lodata nella Biblioteca Tirolese. Questa fu nezza del cardinale Cristoforo, sorella del card. Lodovico, e moglie del barone Giovanni di Wolckenstein.

Di Mattia Berneggero tengo registrato, che si stato Luterano. Così dice il sig. Antonio Magliabecchi, e si può dedurre anche dal titolo della sua opera stampata in Argentina (dove fu professore d'istoria) intitolata Idolum Lauretanum. Egli fu amico di Claudio Salmasio, e suocero di Giovanni Freinshemio. Ebbe due figli nominati Giangasparo e Tobia, che s'han fatto merito per entrare nel ruolo degli scrittori. Io ho registrato due opere di Mattia.

Francesco Baldovini lodato dal Douyat sarà senza dubbio il francese giurista, istorico, teologo, polemico ecc. che fu al Concilio di Trento nel 1562 e morì l'anno 1573 in Parigi. Francesco Baldovini di Trento medico fu arciconsole di Trento nel 1527, 1531 e 1535, ma io non so se meriti luogo tra gli scrittori, benché glielo abbia dato il P. Cassina, Forse questi non avrà avuto contezza del francese. Ricorrete dai signori Baldovini di Trento. Nel mio ultimo viaggio per la Sarchesia ho ritrovato due nuovi scrittori. Fra Luigi Maria Riccionelli di Roncone de' Minimi di s. Francesco Paolitano nel 1719 e don Giovanni Bottesi di Lundo morto nel 1746 di cui tengo un elogio con ordinario. Aggradite il mio desiderio di servirvi, e conservatevi sano lungamente. Addio. Trento 11 giugno 1778.

Vostro aff.mo amico F. Giangrisostomo di Volano.

159. 1778. Al P. Teodoro di Gavazzo. Arco. Ringrazio V.P.R. delle notizie trasmessemi circa il vescovo Giovanni Betta, e la

prego di ringraziare in mio nome anche cotesto rev.mo sig. arciprete160, che gliele ha favorite. Dalle medesime imparai chi sieno stati li di lui genitori, e che morì avanti l'anno 1566; e che quindi falla l'Ughelli dicendo in Tergestinis, che protulit aetatem usque ad annum 1572. Dal medesimo Ughelli si dice Berta tridentinus, ma che sia stato di cognome Betta, io l'ho sempre creduto per certo. L'ho nominato de Revodio, perché così lo ritrovai appellato dal sig. arciprete Vigilio de' Vescovi. Nell'avvenire lo chiamerò de Arco, et Revodio, cioè oriundo da Arco, ed abitante di Revò, giacché anche il di lui padre nobilis et spectabilis iurisperitus dominus Bonifacius Betta fu chiamato Archensis, e de Arco, habitator Revodi anno 1529. Potrebbe dirsi anche di Cles, giacché il medesimo Bonifacio fu nominato de Arco, habitator Clesii nel 1517, 1522, 1525, 1527. Fu assessore delle Valli ma non credo, che sia detto abitatore delle medesime per il solo titolo dell'officio161. Quindi è, che dopo la di lui morte Domini Ioannes Baptista, et Pantaleon Bettae de Archo, nel 1565 furono chiamati habitatores Vallis Ananiae. Da quesiti penso derivati li Betti di Cagnò, e di Malgolo, e Gian-Pantaleone Betta arciprete di Lomaso, nativo di Malgolo. Se il rev.mo sig. arciprete di Arco mi favorirà delle altre notizie intorno al lodato vescovo, mi riusciranno grate, le metterò a ricchio, ed un dì saranno buone. Di nuovo li ringrazio tutti, e due, ed a V.P.R. bacio le mani.

Trento 15 giugno 1778.

160 Santoni. 161 In margine di mano del Tovazzi: "Anche di Trento giacché la famiglia Betta di Arco fu scritta fra le antiche

cittadine di Trento".

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160. 1778. Vide infra 212. Al P. Albano di Trento. Trento. Rispondendo al communicatomi foglio bassanese, dico, che nuovo affatto mi riesce

il credersi derivata162 dalla nobile famiglia de' Bonomi di Trento la venerabile serva di Dio Giovanna Maria Bonomi di Vicenza, monaca Benedettina in Bassano163; e che molto volentieri sentirei ciò ben provato, affine di aggiungerla in qualche modo al catalogo de' Santi trentini, che vado tessendo. Altresì nuovo mi si presenta, che la detta famiglia de' Bonomi abbia tratta la sua origine da Baldino (le nostre carte antiche dicono Boldino) villetta della valle di Rendena, celebre per il glorioso martirio in essa sostenuto dal nostro gran vescovo protettore principale s. Vigilio164. Per altro leggo nella matricola de' cittadini di Trento, che fu scritto nella medesima un Antonio Bonhomi nel 1617. So pure che un Ioannes de Bonhomis fu cittadino di Trento, protonotario apostolico, Beneficiato nella chiesa cattedrale di Trento, curato di s. Bortolommeo in Villazzano nel 1633 e poi parroco di s. Maria Maggiore in Trento, vivente anche nel 1665165. Mi ricordo ancora, che appresso il rev. sig. don Francesco degli Stefani comunemente detto Bonomi, morto in Trento li 20 dicembre 1765, ho veduto l'effigie della venerabile Bonomi bassanese dipinta in tela grande. De' Bonomi trentini non tengo verun'altra memoria, benché abbia sotto gli occhi le tavole consolari di Trento, e dir possa di aver veduto molti monumenti delle antichità nostre sacre e profane166.

Che Giovanni Bonomi padre della venerabile fosse cittadino di Vicenza parmi che lo insinui chiaramente il padre lettore Alberto Garzadoro nella di lei vita stampata in Padova l'anno 1675167, accennando, che in tal città li di lui maggiori ebbero de' posti cittadineschi168. Benché poi avesse domicilio anche in Asiago, lo manifesta, dicendo, che la venerabile nacque in tal luogo, ritrovandovisi accidentalmente nei loro poderi li di lei genitori169. Marco Pezzo veronese nella sua operetta dei Cimbri veronesi e vicentini, ristampata la terza volta in Verona l'anno 1763, pag. 42 avvisa, che il predetto Bonomi fu bensì nobile vicentino, ma de' Bonomi di Asiago; fallendo per altro certamente nel nominarlo Pietro, e nel dire, che la venerabile nacque ai 25 di agosto170.

Rapporto al Bambino, che dicesi aver parlato alla medesima venerabile, rispondo. che vienmi supposto essere stato un dì nella nobile Casa Geremia, ma che ora non si sa ove riposi.

Aggiungo che questo nostre Madri Clarisse di s. Michele, o sia di s. Chiara, conservano quattro lettere scritte dalla lodata venerabile negli anni 1643, 1654, 1655, 1666. Dall'ultima di queste trassi nel 1773 e giudicai cosa degna da inserire nel mio MS Specimen Chronicorum Provinciae Tridentinae s. Vigilii, mandato a Vienna, ed a Roma, il seguente frammento: "Ho introdotto anco qui da noi la divozione, che presi a s. Chiara, quando mi trovava in quella benedetta Religione, che come si ha bisogno di

162 Da qui in avanti la scrittura, come scrive in margine il Tovazzi in margine, è carattere del P. Albano Zambaiti. – Così la lettera 212.

163 In margine di mano del Tovazzi: "Beatificata solennemente da Pio sesto li 9 giugno 1783". 164 *Baldino è una frazione di Pinzolo; il martirio di s. Vigilio sarebbe stato perpetrato a Mortaso presso

Spiazzo Rendena. 165 In margine di mano del Tovazzi: "Filius fuit Antonii. Nel 1625 visse dominus Antonius Bonhomus civis

Tridenti". 166 In margine di mano del Tovazzi: "NB. Poco fa in Trento è morta una Bonomia ante annum 1779". 167 In margine di mano del Tovazzi: Vita della venerabile Serva di Dio Giovanna Maria Bonomi vicentina

monaca ecc. descritta dal P. D. Alberto Garzadoro lettore teologo ne Canonici lateranensi. Padova 1675, in 4°. Vidi. 168 In margine di mano del Tovazzi: "P. Gaetano Bonomi Visitator generale de' Trentini in Germania parente di

Giovanna nel 1668". 169 In margine di mano del Tovazzi: "Nel 1782 dopo il luglio è morta Angela vedova Bonomi di Trento". 170 In margine di mano del Tovazzi: "Gio. fu figlio di Gio. Pietro".

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qualche grazia, si fa una novena in onor di detta Santa, e se ne ricevono grandissime grazie: la qual divozione solevano far già la reverenda Madre mia cara maestra, ed una tal R.M. suor Diamante veronese, Madre di gran bontà pazienza, e carità, divota, e molto virtuosa". Questa Religiosa fu di Casa Prata, e morì li 16 giugno del 1630. La venerabile Bonomi, quantunque fosse molto giovine qua do fu in s. Chiara di Trento, faceva conto assai delle Religiose buone. Quindi nell'accennata lettera del 1666 scrisse pure: "Faccio riverenza alla Rev. Madre suor Margarita Teresa. Anco questa ha il nome di una di quelle Madri vecchie, ch'era molto buona. Anzi io viveva desiderosa saperne il fine, poiché era di bontà più che ordinaria sebbene era quasi cieca. So, ch'era molto buona". La riverì nella lettera del 1643 dicendo: "Faccio riverenza alla Madre suor Margarita"; la quale fu Bonomi della Valle di Non, e morì li 4 dicembre 1649 in concetto di santità. Siccome la venerabile Bonomi fu confidentissima della nostra Ven. Madre Giovanna Maria di Roveredo, così spero, che in s. Carlo di Roveredo si troverà qualche cosa spettante alla lodata Bonomi.

Lo sto aspettando. Dato li 18 luglio 1778.

161. 1778. Rev. ac eruditissimo Patri Vigilio Greidererio almae Provinciae Tirolensis lectori

theologiae, ex Custodi ac totius Germaniae Franciscanae chronologo F Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D. Schwatium. Summopere doleo, et ex intimo corde, quod sacris R.P.I studiis ea, qua deceret, ac

vellem diligentia symbolas conferre non valeam. Incredibili siquidem penuria temporis angor, proptereaquod ordinem divini officii pro nostra Provincia, et pro universa tridentina dioecesi conficere, ac edere debeam, et nihilominus diebus ac noctibus quasi omnibus et singulis cum sanctimonialibus, vel pro sanctimonilaibus imbecillitati meae commissis agere compellar. His addo quod diu noctuque choro, et aliis iunctis sanctae communitatis exercitationibus interesse deliciae meae sint. Rogo igitur, ut excusatum me habeas, et si tardus, brevisque sum in tuis resolvendis quaestionibus, patienter feras. Pro nunc haec habeto.

1. Ecclesia tridentina s. Laurentii modo clausa est, et ut fertur, desinet sacris inservire, quia die 19 iunii huius anni 1778 suppressus omnino est inibi coventus patruum Ordinis Praedicatorum pe rliteras SS. D. Nostri Pii Papae sexti datas Romae 23 maii, procurante tridentino antistite171, atque consentiente Magistro generali dicti Ordinis, ob loci paupertatem, et insalubritatem, qui vertetur in damnum disciplinae.

2.Ecclesia itidem tridentina sororum Ordinis Praedicatorum non s. Rosae Limanae, sed s. Catharinae senensis titulum praefert.

3. Ecclesia PP. Carmelitarum discalceatorum ad Lastas supra Tridentum titulum habet Sanctae Mariae. Alia Teresinarum Roboreti, sive apud Roboretum intra limites parochiae Licianensis, intitulatur ss. Crucifixi.

4. P. Benedictus Bonellus de Cavalesio praeter alia multa, edidit sequentia sua scripta. Notizie istorico-critiche intorno al B. M. Adelpreto ecc. Volume primo, Tridenti 1760, in 4°, pagg. 448 praeter praemissa et indicem. Volume secondo ibidem 1761, pagg. 826, in quo plusquam 121 monumenta ad literam exhibentur. Eius titulus est idem cum primi titolo: Notizie istorico- critiche ecc., praeceditque la Rcacolta di documenti

171 Petro Vigilio.

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dissertatio pagg. XCIII incipiens: Per non entrar nella presente Raccolta. Mutilum ad te pervenisse videtur, quod cur, et quomodo factum non capio. Notizie istorico- critiche della chiesa di Trento volume terzo. Parte prima Tridenti typis civicis Francisci Battisti 1762, in 4°, pagg. 500 et ultra. Monumenta ecclesiae Tridentinae voluminis tertii Pars altera, Tridenti formis epsicopalibus Monaunianis 1765, in 4°, pagg. 535. De hisce voluminibus scripsit ad auctorem sub datum Vindobonae 3 idus dec. 1765172 V. C. Ioannes Baptista de Gasparis levicensis: "Ella si fa un merito immortale colla nostra Patria, traendo fuori delle tenebre tanti bei monumenti, e disponendoli a suo luogo. Chi vorrà un giorno scriver la storia di Trento, dovrà ricorrere, come alla fonte a questa bell'opera di Lei". Pars prima voluminis tertii, quae etiam Volume terzo inscribitur , sicuti Pars altera volumne quartum, continet continet: Dissertazione intorno a s. Remedio ecc. Comes Ioannes Maria Mazzucchelli brixiensis Vol. 2, part. 3, degli scrittori d'Italia edit. Brix. 1762 verbo Bonelli, elenchum exhibet scriptorum eius nedum typis editorum, sed etiam quamplurium anecdotorum, mancus tamen est, emendandus, atque continuandus. Id in alium diem remittere cogor. Post annum 1776 nullum librum ediderunt nostrates, praeter libellos thesium, quas in tridentino episcopali seminario publicae concertationi esposuerunt nostri Patres professores.

F. Francisco Asculano Minorita, qui dicitur fuisse Tridenti an. 1560, hereticae pravitatis inquisitor, legi et ego Viridarium seraphicum Petri Antonii Veneti, et sola eius auctoritate innixus, ipsum recensui in mea Relatione secunda ad P. Paschalem de Varisio. Ceterum, quod an. 1560 tempore Concilii oecumenici tridentini habuerit Tridenti sanctae Ianquisitionis tribunal praedictus frater, mihi persuadere non possum. Pro rei veritate expiscanda scribendum foret ad Patres Asculanos, vel Picenates, ex quibus sat probabiliter fuit. Sed an ex Observantibus, vel ex Conventualibus extiterit dubium est.

Examinatores epsicopatus tridentini dicuntur Prosynodales, quia vices gerunt examinatorum, qui olim deligebantur singulis annis in synodo dioecesana, et tunc dicebantur Examinatores synodales. Post Madrutianam an. 1579 nulla alia Tridenti habita fuit synodus dioecesana. Pro nunc haec satis sint P.T.R. cui subdo, quod si huc personaliter accederet, quicquid apud me scriptum invenitur, libenter ostenderem. Interim valeat, et D.O.M. pro me quoque peccatore deprecari dignetur. Tridenti 19 iulii 1778. ==============================================================

Die 20 iulii al Sig, Curato di Praghena173 don Carlo Aliprandini. 162. 1778.

Laudato Patri Greidererio. Schwatium. Literis undevicesima die iulii proxime praeteriti datis nonnulla P.T.R. quaesita

resolvi. Nunc alia simili modo diluenda suscipio. Fratres Provinciae huius nostrae alumni, qui apud infideles aliosque populos missionarii apostolici fuerunt, hi sunt: P. Bernardinus Tamedius de Flavonio anauniensis etc. come in Specimen chronicorum a num. 214 usque ad 255 paucis mutatis. Commissarii autem Visitatores generales fuerunt sequentes: P, Franciscus Maturellus de Arco etc. ut in cit. Specimen a num. 256 usque ad 276. Cuiusnam sit iurisdictio temporalis in urbem tridentinam discere poterit P.T.R. ex Monumentis eccl. Trid. a Bonello editis. In eadem urbe aunt aliquot familiae ab episcopi principis iuirsdictione exemptae. Capitulum quoque canoncorum habet gladium. Pagos Anauniae numerare facile non est. Sunt 20 parochiales. Omnes apud me

172 11 dic. 173 *Oggi Preghena.

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numerantur 83. Pagi autem Sollandiae, seu Vallis Solis parochiales tres, omnes 52. Galliciolus in suo Scopatore Parnassi an. 1771 adnotavit in Anaunia esse pagos 75. Hortelius Namsbergum, idest Anaunia a Germanis dicta Nansberg, continere 350 parochias. Ecclesia Burgensis s. Annae Clarissarum duas tantum habet aras laterales, quam altera titulum praefert s. Matris Clarae, altera s. Claudii martyris. Tertius Ordo in ditione austriaca viget adhuc, sd nulli amplius dari potest eiusdem habitus. An modo iurìdicarienses a teloniis exempti sint nescio. Epitaphium lapideum Trilacaei habet Trilacaesus... pientiss. et MCCCCLXVII. Casimirum Michaelium appellavi de Tridento, et Clesio, quia ex utroque loco fuit et ideo dictus est aliquando a Clesio, et aliquando a Tridento proptereaquod familia eius domicilium mutavit. P. Hippolytus de Hippolytis obiit Tridenti die 2 ianuarii 1715. Maletum est in Valle Solis, Condinum autem in Iudicaria ulteriori. Quo ordine procedantur conventus Provinciae Mantuanae PP. Capuccinorum adserere non possum. Praedicti conventus sunt duodecim, videlicet etc. Ultra scribere non possum. Vale. Tridenti die 4 augusti 1778.

163. 23 agosto 1778.

R.D. Vincentio Antonio Mayero174 F. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D. Apud sanctimoniales agentem, totumque praeoccupatum, et libris ad rem

facientibus destitutum invenerunt me literae tuae R.D. Nihilo tamen secius quasi stante pede, ac nulla mora interposita, paucis respondeo, et aio, quod nisi ecclesiae ipsius Albianensis servitio vere, ac proprie addictus exsistas, de ipsius Dedicatione officium persolvere neque teneris, neque potes, etsi Albiani moram trahas, et dignissimi albianensium parochi (Petri Antonii Ioannini Aammaurensis) contubernio fruaris. Vale, atque cum laudato parocho iterum vale. Dabam Tridenti ex confessionali ss. Trinitatis X cal. septembris 1778.

164. 28 settembre 1774.

Amico Chrysostomus S.P. Quam solo nomine notam, suadente Hieronymo Pilato Mediocoronensis175 ex

Iesuita, hactenus invocaverunt, colueruntque sacratae virgines divi Michaelis tridentini curae meae commissae, ut in perardua lite cum barone Crosina tridentino patronam haberent, ecce quibus potui coloribus depictam tibi exhibeo, ut deinceps laudatarum virginum simplicitatem arguere, atque exagitare desistas. Lege igitur, ac vale. Dabam ex s. Bernardini coenobio apud Tridentunm 4 cal. octobris 1774.

Sancta Aya, sive Agia, comitissa Hannoniae in Belgio, vidua sancti Hidulphi Ducis Laubiensis, ac dein abbatissa canonissarum Collegii consobrinae suae sanctae Waldetrudis viduae, Ordinis s. Benedicti, in oppido Montium Hannoniae, obiit plena meritis, et miraculis clara die 18 mensis aprile anno circiter septingentesimo ac septuagesimo. Invocatur ceu patrona eorum, quorum causae iustae sub forensium contentionum ancipiti, aut diuturna discussione periclitantur, vel probandae iustitiae necessaria documenta infeliciter deperdita, vel fraudulenter subducta non sperantur posse recuperari humana diligentia, proptereaquod multis post ipsius decessum annis quum improbi quidam homines bona illa multa, quae sanctae Waldetrudis templo, in quo seputlturam accepit, donaverat, invadere, sibique usurpare praesumerent, dicentes, ea propinquitatis, ac hereditatis iure ad se pertinere, ut auxilium ferret poste diuturnam

174 Questo buon sacerdote è morto in Trento oggidì 30 aprile 1796 d'anni 42. Volgarmente fu detto Moar. 175 Mecoronensi in prima battuta. –Obiit sept. 1778 apud Toldum.

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litem invocata, de sepulcro suo utraque parte audiente, attestata sit, se bona illa iuste donasse templo s. Waldetrudis, donationemque suam ratam habere. Alia quoque devotis suis praestitit beneficia. Colitur officio ecclesiastico in tota cameracensi dioecesi; honorque sacris eius reliquiis defertur etiam Antuerpiae, ac Bruxellis. Exstat eiusdem nomen in Litaniis montensibus, laudaturque a Ioanne Molano lovaniensi martyrologio an. 1573 et ab Arnoldo Rayssio Belga. Item ab Arnoldo Wione, Andrea Saussasio, et Iacobo Guisio. Frater Romanus Coquetus Ordinis Minorum Recollectorum Provinciae s. Andreae Vitam eius scripsit idiomate gallico, quae prodiit Montensibus typis anno 1640. Pluribus de Sancta eadem agunt socii Bollandiani Tomo 2, april. die 18 pag. 579, 580, 581 et 582. Annus emortualis, quemadmodum et alia, quae ad oiginem eius, et monasticam professionem spectant, non omnino certa et indubia sunt. Adseritur virginitatem in coniugio servasse, ipsiusque coniugem etiam ex Duce Laubiensi monachum fuisse, ac abbatem, tandemque Laubiensem epsicopum. Aya depingitur cum Angelo quia familiarem cum Angelis conversationem habuisse dicitur. In eius officio recitatur oratio huius tenoris: "Omnipotens sempiterne Deus, misericordiam tuam ostende supplicibus tuis: ut qui de meritorum qualitate difffidimus, et intercedente beata Aya electa tua, non iudicium tuum, sed indulgentiam sentiamus. Per Dominum".

165. 1778.

Vigilio Chrysostomus S.P.D. Ineditum Chronicon XXIV Generalium Ministrorum quod auspicato in hac nostra

bernardiniana bibliotheca exstat, a nullo nostrum heic commorante describi potest, quia in folio est, et Fratres omnes sunt valde occupati. Exemplar nostrum ad te mittere non possum, neque licentiam petere audeo. Ceterum sparsim in Waddingianis Annalibus, et in chronicis Marci Ulyssiponensis legitur. Ughellus ait quidem quod F. Iacobo Casalio minoritae in cathedris bellunensi, ac feltrensi unitis successerit an. 1298 XII cal. maii Alexander Placentinus, quodque tandem anno 1320 die... febr. exul decesserit apud Fratres Minores in Portu Gravino, sive ut puto ego in Portu Gruarino, vulgo Portogruaro, ubi pro Fratribus Minoribus coenobium exstructum est an. 1281, sed de minoritica eius professione nihil omnino dicit176. In seminario episcopali Tridenti logicam et physicam docent duo ex nostris, qui etiam inibi sunt confessarii praesertim pro germasnice loquentibus, et publicas habent catecheses lingua germanica. Fratres omnes huius nostrae Provinciae Vigilianae, computatis etiam missionariis in partibus infidelium commorantibus, et duobus Papiae agentibus caussa publicae cathedrae, sunt 205, praeter novitios: videlicet 146 clerici; 47 conversi; et 12 Tertiarii commensales. Hoc eodem an. 1778 nostra studia sunt theologiae dogmaticae Tridenti, et Arci, philosophiae Burgi et Roboreti, oratoriae artis Cavalesii. Charta finita est. His interim fruere, ac diu vale. Tridenti 23 augusti 1778. L.I.C.

166. 1778.

Al P. Michelangelo da Roveredo segretario. Roveredo. Avendo dimandato lo straordinario con intenzione che venisse soltanto dopo la

festa del N.P.S. Francesco, mi conviene ammetterlo subito ancora in questa settimana, perché gli preme esserne sbrigato avanti la detta festa. Egli è il P. Ferdinando Schreck Agostiniano. Dimando scusa dunque se scrivo tardo. Io desidero di riposare, non vorrei straccarmi col viaggiare, e collo star quasi in ozio. Son impegnato cogli stampatori,

176 Vide nostrum Episcoparium quadruplex inter Feltrenses-

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avendo già sino dall'agosto incominciato a stampare gli Ordinari, e non essendo ancora finita la stampa del primo. Non ho alcun aiuto, perché l'assegnatomi F. Massimo sta nell'infermeria colla quartana. Eziandio il P. Guardiano mio aggradirebbe che non partissi. Già fo moto, e passi molti coll'andar ogni giorno in giù, ed in su. Prego pertanto S.P.R. che risegni al P.M.R. Provinciale la mia ubbidienza, e che m'impetri per questo straordinariato, che molto probabilmente sarà l'ultimo, di potermene restar qui. Già farò, che le monache non m'inquietino con viglietti, come ho conseguito la prima volta. Vivo con isperanza certa di esser esaudito, e riverendola resto. Trento 15 settembre 1778.

Suo obbl.mo servo F. Giovanni Crisostomo da Volano.

167. 1778. Vigilio Chrysostomus S.P.D. Dixi alias, Patres Capuccinos habere coenobium Tridenti ab anno 1598. Id ab

nescio quo manuscripto accepi. Ceterum presbyter Michael Angelus Marianus in Trento edito Tridenti an. 1673, pag. 138 de coenobio eodem disserens ait: Santa Croce già de' Padri Crociferi, ora de' Capuccini, è convento assai comodo, e ben posto. L'anno 1599 vi vennero i Religiosi, dopo prima aver avuto l'ospizio in Casa de' Conti Lodroni, La chiesa non è delle picciole etc. Alio certo monumento edoctus sum, eosdem Capuccinos fuisse in praefato coenobio die 13 nov. 1600 et consecratam eorum ecclesia fuisse anno 1601, die XI novembris. Qui annum 1589 adsignant Capuccinis Tridenti, de primo eorum adventu, deque hospitio lodroniano intelligendi erunt. Ex nostris solus P. Flavianus in Papiensi universitate cathedram theologiae dogmaticae occupat: alter est eidem a famulatu177. Quonam anno iudaei fuerint exsilio perpetuo multati a tridentinis nescio. Laudatus Marianus ibi pag. 43 scribit: In Trento non si tollerano eretici, e molto meno ebrei, che sono sbanditi in perpetuo di Terra, luogo, da che fecero morire sì empiamente il Santo Fanciullino Simone l'anno 1475. Et pag. 154, Il Monte di Pietà ebbe origine in Trento dopo il bando degli ebrei l'anno 1475 a causa della scritta morte del Santo Innocentino Simone178. Ego tamen a praeciso anno huiusmodi exsilii notando abstinere, donec certiora eruantur, satius dico.

Tertiariis, de quibus alio die scripsi, accensendus Philippus Antonius S.R.I. Liber baro de Crosina in Manburg, Tridentinus, Prior Sancti Thomae arcensis, clericus, qui obiit Tridenti die 2 maii an. 1763 aetatis suae 56, Et Ioannes Michael Wenceslaus S.R.I. Comes de Spaur, et Valler, a Medio Sancti Petri canonicus tridentinus, brixinensis, et augustanus, archipresbyter cavalesiensis, archidiaconus et Suffraganeus, Vicariusque in spiritualibus generalis Tridenti, episcopus Rhossensis, Prior s. Aegidii, et Campiliensis, consiliarius intimus Caroli sexti etc. qui vivere desiit Tridenti die 28 martii an. 1743 episcopatus sui 21.

Dominicus Antonius ex Comitibus de Thunn, et Hochenstein, episcopus et princeps Tridenti, qua socius tridentinae Accensorum Accademiae in minoribus constitutus, plura edidit carmina.

Franciscus Alphonsus Georgius S.R.I. liber baro, et dominus in Firmian, et primus ex sua gente ab anno 1748, vel 1749 S.R.I. Comes, mareschallus haereditarius episcopatus tridentini, consiliarius intimus Iosephi I, Caroli VI, et Mariae Teresiae, commissarius plenipotentiarius ad fines Italiae, praefectus Theni, Anauniae, ac Sollandiae, seu Vallis Solis, pater Vigilii Mariae Laventinorum episcopi, et Leopoldi

177 P. Petrus de Alcantara roboretanus. 178 *Sappiamo invece che tale Monte di Pietà è stato fondato solamente nel 1526.

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Ernesti S.R.E. cardinalis et episcopi Passaviensis, natus est Cavalesii in Flemmis die 18 aprilis an. 1686, obiitque Medio Coronae in Athesia die primo martii an. 1756. Is fuit chordiger, ac etiam Tertiarius franciscanus, quave academicus tridentinus an. 1716 die28 iunii orationem habuit lingua italica scriptam, publicisque typis editam per la nascita di Leopoldo principe d'Asturias, e primogenito di Carlo sesto. Fratres nostros Reformatos plurimum dilexit.

Baltassar de Aste, alias Gaspar Melchior Baltassar nobilis roboretanus, sacrae theologiae doctor, presbyter, condecanus foraneus lagarinus, accademicus Agiatus179, vir pius, prudens, et doctus, fuit Tertiarius franciscanus, obiitque in patria die 31 ianuarii an. 1760, aetatis suae circiter 80. Is edidit plura Epigrammata, et Elegias.

Iosephus Antonius de Luca, seu Luchius, de Windegg, a Signo Anauniae turritanae vico, sed Viennae in Austria circa annum 1687 ortus, qui fuit I.U.D., Tertiarius franciscanus, pater pauperum, ecclesie parochialis turritanae benefactor insignis appellatus, obiit ultimus familiae suae anno 1765 die 28 novembris exeunte, fuitque die 30 sepultus in memorata ecclesia. Suo nomine tacito edidit libellum praenotatum: Unio unionis Triadis Divinae et humanae Tri-Signi electorum prodroma. Bassani 1752, ex typographia Remondinaiana in 12°, pagg. 36.

Gabriel Antonius Gorellus de Tridento presbyter, Tertiarius franciscanus, fuit quadraginta et amplius annis cappellanus Comitum arcensium, vivens etiam anno 1730, exeunte180, sepultusque cum fratribus nostris in arcensi s. Mariae Gratiarum templo, elucuibravit relationem de illustrissima domo Comitum arcensium, quae inter inedita hodie quoque adservari dicitur.

Ioannes Gasparus Ubaldus Fachinellus de Pergino, fuit primum novitius noster anno 1679, diebus tantum 32, dein Tertiarius saecularis S.P.N.Francisci, et ab anno 1694 parochus Strigni in Ausugio, ubi decessit an. 1742 die 7 augusti. Scriptoribus ipsum adiungit modernus Todeschinus, sed quid scripserit necdum inveni. Praeclara inter gesta ipsius recensenda conversio Rabbini synagogae iudaeorum tunc Strigni coactae, qui postea dictus est Ignatius Tudeschinus roboretanus, ex quo nunc florent barones Todeschi ab Eschfeld.

Carolus Ferdinandus S.R.I. Comes de Lodron, de quo alias, plures libros edidit, sed ab aliis ut puto compositos, praefationibus, ac nuncupatoriis epistolis ornatos. Praecipui sunt: Regulae oblatorum s. Craoli. Viennae 1717, in 12°. Il Sagro pastore. In Brescia 1724, in 4°. Singulari sane amore Fratres nsotros Reformatos prosequutus est.

Franciscus Iosephus Leporinus de Pergino, I.U.D. Tertiarius noster, pater pauperum, ac vir de patria sua meritus, obiit Pergini die 14 ianuarii an. 1777, aetatis suae 75. Plura edidit soluta, et ligata oratione, praeter consilia iuridica, quae literis consignavit. Ex impressis vidi: Dialogo, et egloga pastorale, composizioni edite nell'elezione di S.E. Rev.ma monsignor Francesco Felice Conte degli Alberti di Enno etc. In Trento 1757, in 4°, pagg. 20.

Bernardinus Laurentius Zambaitius, sive Zambaitus, de Tridento, I.U.D. et sacrorum canonum professor, presbyter, et ab anno 1738 usque ad an. 1750 generalis in spiritualibus Provicarius Tridenti, vivens etiam hodie Tertiarius franciscanus, doctrina, et pietate insignis, curavit plurium librorum scriptionem, aut versionem, ac editionem. Plura ex suis carminibus luce publica typorum ope donavit, ac novissime vulgavit hunc suum libellum: Preci cavate dagli uffici della Chiesa con altre divote, ed un compendio

179 Agiati latine Lenti. 180 *+15.11.1734 d'anni 60.

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della fede, da distribuirsi nelle scuole della dottrina cristiana. In Trento 1777. Presso Franc. Michele Battisti stampatore civico, in 12°, pagg. 60.

Nullus dubito, quod alii quoque erunt Tertiarii nostri a nobilitate, vel a literatura laudandi, sed nunc temporis eorum nomina non teneo. Ex Clarissis carolitanis obiit die... iulii 1777 Mater Soror Anna Maria baronissa de Ulzbach mediocoronensis. Iis quae de F. Ioanne a Curte nova Bergomensi, olim Provinciae vestrae tirolensis Custode, habent Caballus, et chronista Leopoldinus, nonnulla prae manibus habeo attexenda, nominatim opusculum manuscriptum. Valeat R.P.T. et pro me peccatore D.O.M. oret. Dabam Tridenti ex s. Bernardini 19 septembris 1778.

P.S. Nequid vacuum suepersit addo, quod opusculum P. Bergomatis istud est: Dichiarazioni d'alcuni notabili dubbi fatte dal R.P. Giovanni da Corte nuova Bergamasco Min. Osser. Rifor. alle monache urbaniste di s. Chiara. Implent pagg. 10, in 4° manuscr. in monasterio tridentino s. Michaelis ante an. 1690 descriptae, ac lucubratae nella Provincia del Tirolo. Respiciunt praecepta Regulae, Statuta, novitias, et munera. Eiusdem methodus edita fuit Aeniponti an. 1623.

168. 1778.

Al P. Antonio da Fondo. Roveredo. Tre giorni, e più ho consumato nello scartabellare i manoscritti accennati per

trovare li monumenti desiderati (a marchione Clemente Baroni saccensi) ma in vano, giacché neppur uno ne ho ritrovato. Questo punto non può recare pregiudizio all'autorità del libro stampato, perché né chilo compose, né chi gli aiutò a comporlo, fu obbligato a tener copia de' monumenti stampati. Mi creda ho cercato con diligenza. Quindi prego la P.S.M.R. di avermi per iscusato se non la rendo soddisfatta, ed esibendomi per altri 'ncontri, dove mai potessi qualche cosa, mi raccomando in precibus, e riverentemente le bacio le sacre mani. Trento s. Bernardino 28 settembre 1778.

Di V.P.M.R. Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo F. Giangrisostomo da Volano.

169. 1778. A Margherita Vielmetta. Praghena. Gesù Cristo nostro riempisca il vostro cuore del suo santo amore. Amen. Voglio

supporre, che a quest'ora sarete alquanto rimessa nella vostra primiera salute. Iddio ha esaudito i vostri desideri di ripatriare: ed io credo, che per voi sia meglio assai lo starvene coll'amata vostra madre, e nella patria vostra. Mi dispiace, che siete venuta qua in tempo, che non ho potuto ascoltarvi secondo i vostri bisogni, e le vostre brame. Quello stesso giorno, in cui siete venuta al monistero della ss. Trinità per pigliare congedo, io era occupatissimo nella mia obbedienza, e non potei distaccarmi niente da essa. Credetemi, non per mala volontà, non per poltroneria, ma propriamente per mancanza di tempo così ho trattato con Voi, e continuo a trattare con altre, anche di gran rango, come la contessa Alberti, la contessa Lodroni, la signora Gaudenti, la signora Pasotti, ed altre. Suppongo, che avrete già inteso abbastanza dalla signora Teresa come la tratto181. Il, e procurate di sempre più crescere nel di lui santo amore; ma guardate bene, che maggior male si è, che non so quando io mi trovarò in libertà, e disoccupato. Iddio mi aiuti, mi dia pazienza, e forza per servirlo bene. Voi poi

181 Fu in Trento la Vielmetta anche nel maggio del 1794.

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continuate ad amarlo tal amore non sia di solo affetto e di sole parole. Ricordatevi di quanto vi ho scritto, e detto altre volte, abbiate pazienza, vivete rassegnata, ed abbandonata alle divine disposizioni, state sempre preparata per render l'anima a Dio Ottimo Massimo, e raccomandate ancora me al medesimo, che sebben peccatore così farò io pure per Voi, e vi sospiro ogni vero bene. Amen. Trento, s. Bernardino 28 settembre 1778.

L'infimo servo del Crocifisso F. Giangrisostomo da Volano

============================================================== 28 settembre 1778 a Lucia Lorenzoni in Salisburgo. ==============================================================

170. 1778.

Al P. Francesco Maria di Tobrio182. Roma. Prego S.P.R. che mi compatisca se ardisco d'incomodarla, e se troppo mi avanzo. In

tutta questa diocesi di Trento, ed in questi Stati austriaci si celebra l'officio sabatino de Conceptione B.M.V. con rito doppio. Attesa la dottrina del P. Cavalieri To. 5, c. 12, num. 19, io gli ho dato il Credo nella Messa, ed anche i vespri interi concorrendo con altro doppio minore, cosa che non trovo notata da altri. Ho creduto facilmente al mentovato P. Cavalieri, perché ho supposto essere stato sempre notato altrimenti da' calendaristi per inavvertenza, giacché li Francescani, gli Agostiniani, e gli altri, che fanno il detto officio semidoppio, non gli danno preferenza, né Credo. Vorrei dunque, che S.P.R. ottenesse da cotesta S.C. de' Riti un decreto di questo tenore: "Si officium de Conceptione B.M.V. in sabbato per annum ritu duplici minori celebretur, et concurrat cum alio duplici minori, hebet vesperas integras, et in Missa symbolum Credo. Secus autem si ritu tantummodo semiduplici celebretur"183. Trattandosi di approvare il sentimento dì un rubricista celebre, qual è ora il P. Cavalieri, e di un rubricista, che parla sempre con molto rispetto di cotesta S.C. de' Riti; e molto più trattandosi di maggiormente onorare la memoria della gran Madre di Dio Signora Nostra benignissima, voglio sperare, che S.R.C. si piglierà l'accennato incomodo, e che la detta S.C. farà il decreto. Lo vorrei presto. E riverendola divotamente resto. Trento s. Bernardino il primo ottobre 1778.

Di S.P.R. Umil.mo, div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato.

171. 1 ottobre 1778. Vigilio Chrysostomus S.P.D. Nonnullos alios Tertiarios iam laudatis adnumerandos novissime detexi. Eos ita

recenseo: Antonia ex Comitibus de Spaur, uxor Augustini Comitis de Thunn, ac mater moderni episcopi principisque tridentini Petri Vigilii de Thunn, quae obiit Tridenti an. 1762, et sepulta fuit apud s. Marcum PP. Augustinianorum die 16 maii. Rosa Francisca soror Dominici Antonii Comitis de Thunn, episcopi ac principis tridentini quae obiit Tridenti die 18 aprilis 1767, aetatis 77. Augustinus eiusdem episcopi Dominici frater, paterque moderni Petri, qui obiit Tridenti an. 1744, aetatis suae 49, sepultus in s. Marco

182 De Tuberio germanice Tauffers pustero 183 Per tal decreto vi vorrebbero 37 Giuli e mezzo.

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die 28 martii. Franciscus Albertus S.R.I. Liber baro de Crosina et Manburg tridentinus, qui obiit Tridenti die 29 novembris 1738, aetatis suae 66, sepultus in s. Bernardino. Angelus Antonius Rosminus roboretanus nobilis presbyter ac generalis in spiritualibus Vicarius Tridenti, obiit Rpboreti die 22 iunii 1777, aetatis suae circ.70. Ioannes Maria de Blasiis presbyter roboretanus, qui obiit die 21 ianuarii anno 1777, aetatis suae 51. Is fuit academicus Agiatus, et publicus in gymnasio patrio rhetoricae professor. Plura ex suis carminibus luce publica typorum ope donavit, scripsitque praefationem luculentam, ac ornatissimis ecclesiasticae eruditionis studiosis directam, quae legitur in limine tomi primi operum omnium S.P. Ioannis Chrysostomi editionis roboretanae, inchoatae an. 1753, atque absolutae an. 1764, ipso curante. Alios, de quibus omnino certus necdum sum, silentio praetereo. Diu valeas. Dabam Tridenti calensis octobr. 1778.

============================================================== P.S. Reperi, quod an. 1624 in ecclesia nostra s. Francisci apud Burgum Ausugii sepultum fuerit cadaver Ill.mi ac Rev.mi D. Nicolai Liberi Baroni de Wolckenstein et Rodenegg episcopi Chiemensis, ac eiusdem ecclesiae benefactoris singularis. ==============================================================

172. 1778.

Al P. Amedeo di Roveredo Guardiano Riformato in Roveredo. Alla propostami quistione, se chi serve alla Messa in una cappella domestica in

giorno di domenica, non essendo uno de' domestici, cui va esteso l'indulto, soddifaccia al precetto di ascoltare la Messa, rispondo, che siccome in tante altre quistioni, così anche in questa sono discordanti gli autori, e che io resto persuaso della ragione addotta dal nostro P. Lucio Ferrari To. 5 Biblioth. edit. Stortianae 1763, verbo Oratorium num. 64 dove asserisce, che il servente non soddisfa al detto precetto in casu, quo adsit inter privilegiatos qui possit et velit ministrare sacro, quia ipse non est accessorium ad consequendum principale concessum, cum sine ipso possit aeque bene ministrari sacro per alium privilegiatum, qui potest, et vult in nostra suppositione sacro ministrare. Aggiunge il lodato autore, che l'indulto dell'Oratorio domestico è da interpretarsi strettamente tamquam odiosum mercé che contrario al gius comune, ed ai decreti del Concilio trentino, e che quindi non può estendersi ai non privilegiati, ed ai ministri non necessari. Questo si è quel poco, che posso e penso bene di scriver qui in una materia molto imbrogliata, sebbene potrebbe essere chiarissima. Per altro mi rimetto, e riverendola divotamente resto. Trento, s. Bernardino 7 ottobre 1778.

Di S.P.R. Umil.mo, div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano.

173. 1778. Al sig. Pietro de' Tommasi arciprete di Torri. Chiedo scusa, e compatimento a V. S. Molto Illustre, e Rev.ma dell'aver differito

tanto il rispondere ai dubbi, che s'è degnata di propormi. Ne furono la causa ed il trovarmi oltremodo in altri affari occupato dalla santa obbedienza dentro e fuori del sacro chiostro, e l'aver voluto rileggere degli autori sopra le materie proposte. Ora dunque:

Al primo dubbio conceputo in questi termini: Se ne' giorni, che ammettono le Messe de Requiem, si possa cantarne una, e celebrarla privata de anniversario, in caso, che qualche persona particolare la desideri tale fra l'anno per li suoi defunti in genere,

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rispondo primieramente che appresso il celebre padre Cavalieri To. 5, pag. m. 125 v'ha questo decreto: Non sunt violandae rubricae imperitorum laicorum causa: et ideo petentibus Missam votivam de Assumptione, Purificatione etc. B.M.V. in sabbatis, vel aliis diebus per annum non impeditis festo duplici, fiet satis celebrando unam ex Missis votivis B.M.V. iuxta temporis occurrentiam. S.R.C. 29 ianuarii 1752. Questo decreto fu confermato dal seguente, che leggesi appresso P. Lucio Ferrari To. 8 Biblioth. Promptae edit. 1763, verbo Decreta S.R.C. num. 1282. Pro Missis ex fundatione, aut ex alia quacumque causa in cantu celebrandis, sive de Assumptione, sive de Conceptione B.M.V. extra eius festos dies, vel octavas earumdem solemnitatum, assumi nequit propria festivitatis sed substituenda est ei una ex quinque votivis B.M.V. qaue habentur in Missali romano iuxta congruentiam temporis. S.R.C. 22 decemb. 1753. A vista dunque di questi due decreti facendo un argomento a apri, credo, che si potrà soddisfare alla petizione della Messa de Anniversario fra l'anno colla Messa cotidiana. Rispondo secondariamente, che attesa la rubrica del Messale romano, esistente alfine della Messa quarta, o sia cotidiana de Requiem, l'Epistola e l'Evangelio di una delle quattro Messe de Requiem le quali differiscono soltanto infra di loro nelle Orazioni, nell'Epistola, e nell'Evangelio, si pssono dire indifferentemente in ogni altra ad arbitrio del celebrante, benché senza qualche motivo ragionevole, siccome avvisano comunemente gli scrittori liturgici, non debbasi variare l'ordine assegnato dal Messale. Rispondo finalmente, che nel caso descritto potrà dirsi la Messa de Anniversario, ed anche la cotidiana, ma coll'Orazione del terzo dicendo: quorum depositionis diem commemoramus senza numero oppure con quella intitolata pro pluribus defunctis, e cantandosi solennemente con concorso di popolo, senza giunta di altre Orazioni.

Al secondo dubbio se sia lecito cantare la detta Messa de Anniversario, quando per Legati di una persona particolare vien comandato, che si canti la medesima in suffragio della di lei anima non solamente nel giorno dell'Anniversario, ma quattro volte all'anno, verbi gratia nelle Quattro tempora: oppure se in tali casi debba cantarsi la Messa cotidiana con tre Orazioni, non ostante la consuetudine di cantarsi sempre la Messa dell'Anniversario, rispondo come al primo: aggiungendo che presso il detto Ferrari num. 1278 leggesi questo decreto: Anniversari, quae ex diversorum testatorum voluntate sunt a Capitulo, praesertim circa singula quatuor anni tempora in cantu celebranda, absolvi possunt in festo duplici maiori per annum, non tamen de praecepto, etiamsi dies ille non sit vere die anniversarius defuncti. S.R.C. 22 dec. 1753.

Al terzo dubbio, se comandando quasi tutte le comunità della Valle di Non al tempo di Quaresima in certo determinato giorno un Anniversario di Messe per li defunti, si possa dire la Messa de Anniversario, come si stila, rispondo come al primo.

Al quarto, se dovendo il parroco cantare la Messa nelle sue chiese figliali, cui non è ascritto alcun sacerdote, ne' giorni del patrocinio, e della consecrazione loro, debba in oltre recitare l'officio corrispondente alla Messa cantata de patrono, vel Dedicatione, nel giorno festivo e fra l'ottava, oppure se gli sia lecito il recitarlo senza ottava nel solo giorno festivo, rispondo, che io suppongo e tengo per certo, non dover, né poter recitare il detto officio neppure nel giorno festivo, e che la dottrina del Merati debba intendersi di quelle chiese, le quali hanno cherici dedicati al loro stabile servizio.

Questo si è quel poco, che rispondendo strettamente ai quesiti di V.S. Molto Ill.re, e Rev.ma, le posso dire. Per altro siccome non mi credo fornito di tutta quella capacità, ed erudizione, che dovrei possedere, e parendomi le materie trattate dagli scrittori bensì molto diffusamente, ma eziandio con molta oscurità e confusione,mi rimetto a migliore

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giudizio; ed esibendole la mia meschinità, con un divoto bacio delle sacre mani, le fo umilissima riverenza, e mi professo. Trento, s. Bernardino 9 novembre 1778.

Di V.S. Molto Ill.re e Rev.ma Umil.mo, div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano Minore Riformato.

174. 1779. Al sig. don Nicolò Carlo Aliprandini curato di Praghena. Ho sentito con piacere, che Margarita Vielmetta si ritrova alquanto ristabilita in

salute, e quantunque non possa persuadermi che sia per guarire interamente, pure voglio credere, che ora starà meglio che nello scorso mese di ottobre. Per secondare le premure della medesima fattemi anche prima del suo ritorno alla patria, la raccomando a V. S. Molto Ill.re, e Molto Rev.da perché abbiane tutta la sollecitudine rapporto alla di lei anima. Da quanto ho letto, ed ho sentito, ed ho veduto, parmi di poterle asserire con fondamento, ch'ella sia un'anima meritevole di speciale coltura. Io vorrei, che stesse in sua patria, senza uscirne così facilmente, e frequentemente. Vorrei,che più volte alla settimana si accostasse ai Santissimi Sagramenti della penitenza e dell'Altare. Vorrei che si mantenesse in umiltà e con Dio, e con le creature; ma che poi non abbadasse più che tanto alle dicerie del mondo, e che non diffidasse punto della divina misericordia. Vorrei, che lavorasse colle sue mani; ma in modo, che così fatto esercizio non la distraesse dal più pregevole, cioè dall'attendere ai vantaggi del suo spirito. Ma basta la raccomando a Lei con tutta la premura, e spero, che non perderà il tempo anzi un dì avrà da chiamarsene soddisfatto e contento. Io son lontano, ed occupatissimo, ed alieno dall'ingerirmi nella direzione delle anime; ma per forza debbo pigliare qualche impegno. Supplico la S.V. Molto Ill.re et Molto Rev.da, che voglia tener memoria eziandio di me ne' suoi santi sagrifici e baciandole riverentemente le sacre mani mi professo

Di V.S. M.Ill.re e Molto rev.da Umil.mo, div.mo servo nel Signore Fra Giovanni Grisostomo di Volano Minore Riformato Trento, s. Bernardino 27 novembre 1778.ù

175. 27 dicembre 1778. R. P. Vigilio Greidererio F. Chrysostomus S.P.D. Quaesivi, quod R. P. T. expetit, videlicet novissimi operis tui (Germaniae

Franciscanae To. 1) emptores, sed frustra: unum enim operis adeo spissi, tantaeque molis exemplar in arcta nostra Provincia satis esse aiunt omnes. Faxit D.O.M. ut tomus tuus secundus, quem de tua, nostraque, ac aliis tirolensibus Provinciis agentem puto, meliorem sortem Vindobonae, quam Aeniponti inveniet. Quod Fratribus Ordinis Paredicatorum rediturus sit locus tridentinus divi Laurentii sperare amplius non licet; qui eorum supersunt Fratres eius olim incolae, iam alibi stationem suam fixerunt; et Sodalitium ss. Rosarii translatum est in urbanam ecclesiam Confratrum carmeliticorum, ubi die octava huiusce mensis, festo Immaculatae Conceptionis B.M.V., magno cum adparatu functiones suas exercere accepit. Monialibus autem dominicanis interdicta est nova puellae alicuius vestitio, et aliquando futura totius domus suppressio intimata. Oh tempora! oh mores! Novo cum anno fausta quaeque R.P.T. adprecor. Tridenti ex s. Bernardini sexto calendas ianuarias MDCCLXXIIX.

176. 1778.

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Al P. Antonio Maria di Tueno Guardiano Cles. Non esagero, ma dico il solo vero. Il foglio di S.P. de' 20 mi ha tutto commosso, e

mi ha fatto mutar sembiante. Il dover esser ogni giorno di ogni settimana, di ogni mese, e di tutto l'anno, intento a servire in grado di Padre spirituale queste Religiose trinitarie: il dover allo stesso tempo comporre il direttorio dell'officio divino per la nostra Provincia, ed anche per tutta la diocesi trentina, colle appendici della stampa, e delle risposte ai quesiti, che di tanto in tanto mi vengono proposti: l'esser in impegno di metter insieme le cose, che servir possono per la continuazione degli Annali francescani richieste dal nostro Rev.mo Padre Generale Ministro, ed anche per continuare la Germania Francescana, che si stampa in Insprugg, tutte queste cose, aumentate dagli obblighi della vita regolare, e comune, cui senza grande rincrescimento non posso mancare, assorbiscono in tal maniera tutto il mio tempo, che trovomi costretto a strapazzare le notti, a far veglia straordinaria, a privarmi di ogni anche brieve religioso sollievo, a lasciare le incominciate mie storie, a trascurare altri studi, atti di carità, di convenienza ecc. ed in una parola mi obbligano a dire che io assolutamente non posso servire li magnifici rappresentanti della communità di Tres col trascrivere gli antichi loro monumenti, né in Cles, né qui in Trento. Sono già sette mesi, che mi ha pregato di un favore letterario un arciprete, e due mesi un altro arciprete, e pure non gli ho ancora serviti. Non posso più vivere. Ho dovuto scusarmi anche con un gentiluomo di Trento, e con una comunità del Trentino. Quindi chiedo scusa eziandio da quella di Tres, cui mi ricordo di aver servito allorché non mi ritrova tanto affollato da faccende, e sperando di ottenerla, fo divotissima riverenza alla P. S., le auguro un prospero capo d'anno, e mi professo. Trento, s. Bernardino 26 dicembre 1778.

Di S.P.R. Div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano

============================================================== Gli 8 gennaio 1779 a Salisburgo alla Lorenzoni, che fu in Trento li 12 sett. 1780. Conta 33 anni di età. ==============================================================

177. 1779. Al sig. Conte Giambattista de' Manci d'Ebenheim. Trento. Il dono gratuito de' trenta fiorini, che per mano del rev.mo sig. arciprete Leonardo

Tonioli s'è compiciuta di farci V.S. Ill.ma, fu da noi ricevuto come mandato dal cielo. E quindi dopo di averne ringraziato affettuosamente Iddio nostro amorosissimo Padre, ringraziamo di tutto cuore anche V.S. Ill.ma, nello stesso tempo accertandola, che colle nostre speciali orazioni fatte in comune abbiamo procurato di suffragare l'anima del cavaliere raccomandato. Sospirando poi a V.S.Ill.ma una vita ancora molto più lunga, e sempre prosperosa, con ogni desiderabile felicità, la supplichiamo umilmente, che a riguardo di Nostro Signore Gesù Cristo e della nostra Madre Santa Chiara, voglia sempre conservarci la sua buona grazia, e con un profondo inchino ci protestiamo. Dal monastero della ss. Trinità di Trento 12 gennaio 1779.

Di V. S. Ill.ma Umil.me, obbl.me, div.me serve nel Signore Suor Maria Teresa d'Ulzbach abbadessa, e le altre monache.

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Nota. Donum huiusmodi fecit qua minister hospitalis italici, cui titulus Domus Dei, quave idcirco heres Simonis Felicis ex baronibus de Crosina.

178. 1779.

Al P. Antonio da Fondo. Roveredo. L'altro ieri ho ricevuto dal nostro P. Lorenzo l'Apologia della Valle di Non

trascritta, ed alla P.V.M.R. indirizzata dal di lui sig. padre (Giambattista Zini dottore legale) coll'avviso però, che apra io il piego, che trattenga lo scritto, e che faccia poi passar più oltre a Lei la lettera inchiusa. Eseguito avendo i due primi punti, ora eseguisco il terzo mandando a S.P.M.R. la qui compiegata, con la giunta del dovuto ringraziamento per avermi ottenuto la suddetta copia, di cui ne farò uso certamente onorevole alla nazione, e Valle lodata. Mi dispiace, che non so chi siane l'autore, sicuro essendo soltanto, ch'egli sia stato un legista nazionale184. Non dice tutte quelle cose, che avrebbe potuto dire, ma dice anche delle cose a me per l'addietro ignote. In somma mi riesce caro, ne ringrazio di cuore la P.S. M.R. e raccomandandomi ne' suoi santi sacrifici, le bacio riverentemente la sacra destra e mi professo. Trento, s. Bernardino 5 febbraio 1770

Di S.P.M.R. Umil.mo, obbl.mo, osserv.mo servo F. Giangrisostomo da Volano.

179. 1779. Al sig. Francesco Michelotti piovano del Duomo di Trento185. Avea intenzione di risponder al quesito propostomi da V.S. Molto Ill.re e Molto

Rev.da, che rapporto alla Messa sua della prossima domenica di Quinquagesima osservasse il suo solito, giacché il caso è succeduto più altre volte, ed è succeduto in una chiesa, dove soglionvi essere de' periti belle sacre cerimonie. Tanto più, che mi trovo lungi da' miei libri, e posto fuori di convento. Tuttavia le dico, che io crederei meglio, e più sicuro in cantar la Messa occorrente, in cui v'ha per tutti la commemorazione di s. Valentino martire. Non ho mai letto, che a motivo di una sola picciola reliquia si possa cantar Messa del santo. Le rubriche generali del Messale Romano tit. 6, concedono, che si possa cantar Messa della festa impedita, quando sia del titolare,e concorso di popolo. In caso che la cantasse del santo crederei, che puotesse cantarla con una sola orazione, col Gloria, il Credo, il prefazio de Trinitate e l'ultimo Evangelio di s. Giovanni In principio; e faccia parar l'altare col colore rosso, del quale dovran esser anche la pianeta ecc. ecc. Non so, se questo poco renderà sufficientemente sciolta l'ambiguità di V.S. Molto Ill.re, e Molto Rev.da, ma qui non posso dirle altro. Desidero di servirla meglio in altri casi, e con un profondo inchino le bacio la sacra destra protestandomi

Di V.S. Molto Ill.re e Molto Rev.da Trento, s. Bernardino 10 febbraio 1779. Umil.mo, div.mo. obbl.mo servo F. Giovanni Crisostomo da Volano. P.S. L'avverto, che io non voglio entrare in verun impegno.

180. 1779. Al P. Bonifacio di Pontelegno lettore Teol. Minore Riformato. Assisi s. Damiano186.

184 Fu Lorenzo Torresano di Cles. 185 Obiit anno 1780. 186 Ipse, da Ponte di Legno Bresciano ac etiam da Pontelegno.

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Inteso avendo dal P. Onorato di Lione, che la P.S.R. è un assai perito rubricista, prendomi l'ardire di pregarla, che voglia farmi sapere il suo autorevole sentimento si quanto scrive il celebre Padre Cavalieri To. 5, c. 12. num. 19, pag. 29 edit. Ven. 1758. Cioè se l'officio votivo de Conceptione B.M.V. celebrandosi con rito doppio esiga il Credo nella Messa, e se passandosi come Festum B.M.V. perché doppio, possa pretendere interi li vespri quando concorre con altro doppio eguale. La prego pure di notificarmi come sia la cosa intorno alle antifone, Lezioni, ed Orazione proprie di s. Agnese assisiana, di cui ho qualche sentore. Spero di venir favorito di qualche risposta dalla gentilezza di S.R.P. della quale teneva già una menzione onorata in un mio manoscritto istorico, e facendole un profondo inchino passo a protestarmi

Di S.P.R. Trento, s. Bernardino 18 febbraio 1779. Umil.mo, div.mo osser.mo servo nel Signore F. Giovanni Crisostomo di Volano Minore Riformato.

181. 1779. Al sig. Conte Giambattista quondam Giannangelo Piovene. Vicenza. Suppongo, che a quest'ora V.S.Ill.ma avrà ricevuto l'infausto ragguaglio della morte

seguita mercoledì ultimamente scaduto187 della Madre Maria Gaetana sua sorella. Per commessione della medesima io le aggiungo, ch'è morta contenta e delle sempre adorabili disposizioni di sua Divina Maestà, e dell'assistenza di queste buone Religiose, le quali certamente han fatto quanto fu loro possibile per aiutarla, e conservarla di vantaggio. Mi ha pure ingiunto espressamente di chiedere scusa, e compatimento in di lei nome a V.S.Ill.ma degli incomodi, disturbi e disgusti, che le ha cagionato in tutta la vita sua, e di ringraziarla de' favori tutti, che le ha compartito; ed in fine di supplicarla, che voglia suffragare l'anima sua. Colla presente adunque soddisfo al carico impostomi, e prevalendomi di questa congiuntura, mi reco ad onore il poterle umiliare i miei più riverenti ossequi, ed il potermi soscrivere.

Di V.S.Ill.ma, Trento s. Bernardino 6 marzo 1779 Umil.mo, div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato confessore del monastero di s. Trinità.

182. 1779. Al sig. Pietro Antonio Giovannini piovano d'Albiano. La S. Brunati ritrovasi più del solito angustiata, e travagliata, perché malgrado tutte

le sue assai diligenti, e premurose ricerche, da nessuna parte le viene mai ciò, che le abbisogna per soddisfar, ed estinguer il debito suo antico e già noto a V.S. Molti Ill.re e molto Rev.da. Onde prevalendosi delle di Lei caritatevoli esibizioni e promesse, colle ginocchia per terra, e cogli occhi lagrimanti le addimanda soccorso, ed aiuto, supplicandola nello stesso tempo e spedirglielo ancora entro questa settimana, ed assicurandola, che se Iddio per effetto della pietà sua infinita, le darrà poi la possanza, proccurerà in ogni miglior modo di ricompensarle una carità opportuna cotanto188: e se non altro pregherallo, ch'egli stesso di sua mano gliela rimeriti con un centuplicato guiderdone. Se V.S. Molto Ill.re e Molto Rev.da farà quanto viene umilmente richiesto, solleverà con la supplicante ancora me, che sta mattina ebbi da fare non poco per mitigarle il cordoglio e potrà figurarsi di liberare due anime, per così dire, dal

187 3 martii hora prima pomeridiana. 188 nihil venit.

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Purgatorio. Voglio sperare, che la carità grande di V.S. Molto Ill.re e Molto Rev.da, non permetterà, che questo mio ufizio riesca infruttuoso, ed insieme che mi avrà per compatito qualora siale troppo importuno; e facendole un profondo inchino, tutto pieno di stima, e venerazione mi professo

Di V.S. Molto Ill.re e Molto Rev.da Trento s. Bernardino 14 marzo 1779 Umil.mo, div.mo. osserv.mo servo nel Signore Fra Giangrisostomo da Volano Minore Riformato.

183. 1779. Al P. Bonifacio da Ponte di Legno. Assisi. Vivissime grazie rendo alla P.S.R. per l'incomodo, che si ha preso di dar una così

erudita risposta ai miei quesiti189. Ella mi servirà per non cedere a chi prima di me componeva il calendario di questa diocesi, e ad un altro, che hammi obbiettato il decreto S.R.C. 26 augusti 1752 in Gadicen. appresso il Merato, ed il Cavalieri. Ho poi da aggiugnere alla medesima sua risposta l'approvazione speciale di questo Rev.mo Ordinario. La ringrazio pure della notizia recatami rapporto alle Lezioni di s. Agnese, delle quali ora ne tengo due differenti stampe vaticane. Per altro ardisco dire, che io non avrei esteso a tutto l'Ordine quelle tre antifone, non verificandosi, che la Santa sia stata fondatrice di tutti noi190. Il Padre Onorato da Lione non è più con noi, essendo partito per il Sacro Monte d'Alverna sino dall'ottobre del 1777 dove credo, che il di lui spirito di solitudine troverà più quiete. Nuovamente la ringrazio de' suoi replicati favori, e pregandola di raccomandarmi a Dio, ed a s. Chiara, giacché V.P.R. sta in un luogo abitato dalla medesima, ed io son confessore di Clarsise, le fo divotissima riverenza, e mi professo. Trento, s. Bernardino 29 marzo 1779.

Di V. P.R. Umil.mo, obbl.mo, div.mo servo F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato.

184. 1779. Al sig. Aliprandini curato di Praghena. Nuovamente in partendo di qua la divota giovine Margherita Vielmetta mi ha

pregato, che la raccomandi a V.S. Molto Ill.re, e Molto Rev.da. Lo fo dunque con questa, non già perché creda esservene bisogno, avendo compreso, che V.S. Molto Ill.re, e Molto Rev.da la guarda con occhio propizio, e la favorisce da vero padre spirituale; ma perché non prenda un nuovo motivo per lamentarsi di me. Ciò nulla ostante le replico quanto le ho scritto un'altra volta, e le aggiungo, che ultimamente ho scoperto della terra nuova, ed ho cavato delle ragioni ancora più pressanti per fare molta stima di una tal anima. In particolare poi le raccomando, che non le permetta di stare più di una settimana senza de' ss. Sagramenti, anzi proccuri di farla comunicare più volte alla settimana. Penso di non andar ingannato. Per carità mi tenga raccomandato a N.S. Gesù Cristo, saluti la giovine per mio nome, e si conservi lungamente.

Trento 2 aprile 1779 Umil.mo, div.mo, osser.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo.

189 Circa il Credo nella Messa de Conceptione in sabbato. Vide nostram Liturgiam vigilianam parte 4, num.

318. 190 Furono abolite nell'ultima riforma del Breviario.

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185. 1779. Al sig. Gianfrancesco Pedri arciprete di Telve. Senza cerimonie rispondo, che non posso servire V.S. Molto Ill.re e Rev.ma con

gli avvertimenti del cardinale Mureto, perché in questa nostra libreria non si ritrovano. Circa poi gli antichi signori di Caldonazzo, e di castelnuovo, i Conti di Trapp,ed altri de' Sette Comuni per lo scrittore di quel paese, qui le trascriverò alcune di quelle notizie, che conservo ne' miei zibaldoni. Caldonazzo, Castelnuovo, Castel Ruth ecc. ecc. Per ora non posso scriver altro etc. Aggradisca la mia buona volontà di servirla, scusi la mia confidenza, e povertà, mentre con piena stima, e riverenza mi professo. Trento 6 aprile 1779. Di V.S. Molto Ill.re e Rev.ma etc.

186. 1779.

Al sig. Francesco Klaus. Trento. Molto volentieri m'interesso per promuovere il culto, e la gloria de' Santi, e credo

assai bene impiegata ogni sollecitudine a tal fine191: ma questa volta, che vengo ricercato intorno alla Serva di Dio Giovanna Maria Bonomia da V.S. Molto Ill.re e Molto Rev.da, presto presto mi spiccio, rispondendole, che queste nostre religiosissime Madri di s. Chiara non conservano alcuna certa memoria dell'effigie di Nostra Signora, che vuolsi parzialmente venerata dalla suddetta Madre Bonomia, né del prodigio ad istanza della medesima succeduto. Nulla dico delle quattro lettere di essa, che conservano le mentovate Madri, perché le ho già riferite nella risposta, che ho dato ad un foglio bassanese nel luglio dello scaduto anno 1778. Bensì dirò, che tengo nelle mani un tometto intitolato: Thesoro dell'anima christiana. Pie meditazioni sopra la Passione del Signore... composte da D. Giovanna Maria B. In Venetia per il Tomasini 1655, in 12°, pagg. 451 e che lo credo opera certissima della Bonomia192. Se V.S. Molto Ill.re e Molto Rev.da mi favorirà di altri suoi comandi, pregierommi sempre di far il possibile per ubbidirla, ed inchinandomele divotamente mi soscrivo. Da s. Bernardino 15 aprile 1779.

Di V.S. Molto Ill.re e Molto Rev.da Umil.mo, div.mo, osserv.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato.

187. 1779. Al P. Teodoro di Gavazzo. Arco. Ringrazio la P.V.R. della notizia, che mi ha fatto avere di cotesta Confraternita

della Disciplina d' Arco, ed insieme dell'altra Romana etc. Circa il caso, che risguarda il cantare la Messa per un defunto, cui furono fatte

l'esequie sul cimitero, e che dopo di essere già cominciata la Messa viene portato in chiesa, e deposto nella sepoltura, le rispondo, che parmi esser lecito il cantargliela come fu praticato fin ora, perché si canta alla presenza di popolo venuto alla sepoltura, e che per qualche tempo vede il cadavero nella stessa chiesa. Dico però parmi perché la materia proposta viene trattata lungamente ed oscuramente dal mio Cavalieri, e non ho tempo da stargli sopra molto. Un nuovo rito, e dubbio, vorrebbe un nuovo decreto appostolico. Istud vide in nostro Rubricali tridentino cap. 3, num. 370, signatum 25 april. 1781 et il Kalend. tridentino pag. 193.

191 Ad istanza del Rossetti di Venezia. 192 Questo Tesoro è lodato dal Garzadoro nella Vita di Giovanna pag. 130, come opera di lei. Fu ristampato in

Bassano dal Mosia col nome espresso.

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Le fo sapere, che il Beltramini vescovo di Feltre è morto in Treviso ai 24 di marzo, e che gli è stato surrogato l'arcivescovo di Corfù monsig. Ganassoni monaco Casinese. Mi raccomando in precibus, e le fo riverenza. Trento 22 aprile 1779.

188. 1779.

Fra Giangrisostomo servo di Gesù Cristo. Alle buone fanciulle. Le scolare della signora Teresa Cappelletta, augura ogni pienezza del santo timore ed amore di Dio.

Egli è qualche tempo, che la vostra signora maestra spesso si lamenta meco di voi, perché malgrado l'avervi eziandio per parte mia sgridate, e minacciate molto seriamente, e non poche volte; pure non cessate dal travagliarla, e mortificarla colle dimostrazioni eccessive della vostra stima, che di essa ne fate, voglio dire col nominarla Santa, collo starle sempre attaccate, e col proccurare, che altri ancora la venerino come Santa. Io per quella cura, che aver debbo del di lei spirito, sento piacere, che in tal maniera si diporti, che venga conosciuta degna di un titolo così rispettabile: ma pure per compiacerla, e per altri degni e giusti riguardi, nell'atto stesso, che sento la vostra divozione, e semplicitade, vi esorto quanto posso, che tralasciate di usare secolei le predette formole di parlare, e le menzionate significazioni di parziale stima: e che in vece loro le diate la consolazione di esperimentarvi scolare ancor più divote, ubbidienti, sollecite, modeste, silenziarie, vereconde, veritiere, ed in somma buone fanciulle assicurandovi, che se così farete, siccome voglio sperare, non solamente darete gusto e contento alla predetta vostra signora maestra, ma in oltre piacerete vie più, e sarete maggiormente amate da Gesù Cristo Signor nostro clementissimo, nel cui nome sagrosanto, come di lui ministro, e sacerdote, benché indegno, tutte vi benedico. Dal sacro convento di s. Bernardino fuori di Trento questo dì 22 aprile 1779.

189. 1779.

Al sig. don Carlo Niccola Aliprandini curato di Preghena (sic). Ringrazio V.S. dell'avviso, quantunque infausto, che mi dà, della malattia

gravissima, cui soggiace la buona giovane Margherita193. Io sono persuasissimo, ch'ella patirà moltissimo, e credo, che patirà il tutto con pazienza singolare, e ammirabile, giacché per altro tanto ama il patire affine di dar gusto al suo, e nostro buon Dio. La ho sempre tenuta raccomandata al medesimo Dio; ma ora proccurerò di raccomandargliela ancora con maggior premura, e la farò raccomandare anche dalla sig. Teresa e dalla Lucia di lei conoscenti194. L'udir, che da venti giorni in qua non abbia rotto neppur il digiuno naturale, mi fa sovvenire molti somiglianti casi, che ho letto per l'addietro, e mi stimola a pregare V.S. che voglia recarle l'amato suo ristoro dell'Eucaristico cibo195. Glielo porti, che ne vedrà effetti mirabili. Fummi recata la di lei lettera dal signor cancelliero Domenico Ricci, il quale etc. Favorisca V. S. di far mota all'inferma questa esibizione, ed insieme la memoria, che conservo ancor io di essa e riverendola divotamente mi professo. Di V.S. Molto Ill.re, e Molto Rev.da

Trento s. Bernardino 18 maggio 1779 Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giambattista da Volano.

193 Fu qui a Trento da me li 3 aprile 1780 e li 12 sett. 1792. 194 Scripsi 10 iunii. 195 Così ha fatto anche nel febbraio 10 giorni. Anche nel principio del 1780 stette 46 giorni senza mangiar e

bere affatto. Ella e venuta da Preghena a Trento digiuna per fare la santa Comunione e poi non voleva mangiare niente.

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190. 1779.

Alla M.R. Madre abbadessa Clarissa di s. Carlo. Roveredo. Suor Giovanna Francesca Bettini di s. Bernardino roveretana. Preventivamente le chiedo scusa se vengo a disturbarla, ed a recarle dell'incomodo.

Da quelli, che stanno procurando la beatificazione della V. M. Giovanna Maria Bonomi benedettina in Bassano, la quale dicesi a molto buon segno ridotta, e già vicina, son pressato fortemente, perché raccolga in queste nostre parti quanto mai posso intorno alla di lei vita. In più volte ho loro somministrato ciò,che mi è riuscito di raccogliere. Ora siccome ho letto, che la V.M. di Roveredo si chiamò Giovanna Maria in grazia della V. M. di Bassano, e che seco lei ebbe carteggio; così ardisco di ricorrere a S. R. e di supplicarla, che voglia prendersi la sollecitudine di guardare se in cotesto suo venerabile monistero, e specialmente nell'archivio, si conservi qualche lettera o altra memoria, che appartenga in alcun modo alla predetta venerabile Bonomi; ed in seguito di farmene consapevole. Trattandosi di promuovere la gloria di Dio Signore nostro che meritissimo in un con quella della fedelissima di lui serva, vivo con molta speranza dì venir favorito dalla pietà singolare di S.R. alle cui fervorose orazioni mi raccomando, e con un divoto inchino mi dico. Trento, s. Bernardino 7 giugno 1779.

Di S. R. Umil.mo, div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Osservante Riformato.

191. 1779. Al sig. arciprete Valentino Zambaiti confessore delle Orsoline. Trento. Da chi, quando,e donde il Capo di santa Cordola sua stato portato a Trento, e

riposto nella chiesa di s. Lorenzo de' Padri Domenicani, io non posso asserirlo con certezza196. Questo sì posso dire, che lo ebbero anche nell'anno 1703, giacché so di certo, che in tal anno per cagione dell'assedio de' francesi lo diedero da custodire alle RR. monache della ss. Trinità, siccome ho letto scritto da mano contemporanea nella Cronica delle stesse Religiose. A questo aggiungo, che siccome i corpi delle Sante vergini, e martiri Orsola e Compagne, tra le quali rammentasi Santa Cordola, unica Santa di tal nome nel martirologio Romano, furono raccolti da' coloniesi di Germania, ed il celebre Padre fra Bartolommeo trentino, che fu uno de' primi leggendaristi de' Santi, e tra' Domenicani del secolo tredicesimo intorno all'anno 1240 molto si distinse in pietà, e dottrina, riferisce di aver portato alla suddetta chiesa trentina di s. Lorenzo molte Reliquie di Santi ritornando dalla Corte cesarea, così penso potersi fondatamente conghietturare, che una di tali Reliquie sia stata eziandio quella di s. Cordola, e che quindi sia venuta da Colonia, nel secolo tredicesimo, e per mezzo del lodato padre Bartolommeo. Questi nel suo leggendario parlando di s. Lorenzo martire scrive così: Tridenti est ecclesia martyris huius nomini dicata... Ego a Curiis prope, et caesaris rediens, et multorum Sanctorum Reliquias huic ecclesiae deferens, detuli et chrystallum um parva cruce ex auro, et argento etc. Così leggo trascritto appresso i Padri Bollandisti X augusti, ove tarttano di s. Lorenzo: e lusingandomi di aver con questo soddisfatto alle religiose premure di V.S. Rev.ma, le bacio riverentemente la sacra destra, e tutto pieno di rispetto, e stima mi professo. Da s. Bernardino 10 giugno 1779.

Di V.S. Rev.ma

196 Zambaitius procuravit Ursulinis huiusmodi Caput, quia ego an. 1778 die 22 septembris Gazadinae dixi

eidem quod apud Dominicanos tunc suppressos fuerit. Il Mariani nel Trento stampato l'an. 1673, pag. 131 dice, che su l'altare di s. Pietro martire conservasi il capo della V. e M. S. Cordola una delle undici mila compagne di s. Orsola.

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Umil.mo. div.mo.obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano Minore Riformato Questa lettera fu consegnata a monsig. Vicario generale perché faccia la patente di

autentica al detto Capo, ora trasportato nella chiesa di s. Lorenzo, e soppresso il monastero. Fu fatta la patente e la Reliquia si espone al pubblico197.

192. 1779.

Al P. Prosdocimo da Cavalese. Pergine. Mi riesce cosa nuova, che dallo storico Claudio Fleury vogliasi vissuto nel terzo

secolo il vescovo san Prosdocimo. Io non ho tempo presentemente da leggere le di lui ragioni. Onde dirò soltanto, che il martirologio romano, Pietro de' Natali, il Baronio, il martirologio greveniano, l'Ughelli ed altri favoriscono le Lezioni, che si recitano nell'officio del Santo de' Trevigiani, ed anche per indulto della S.C. de' Riti 20 agosto 1724 dai Feltrini. Aggiungo a questo, che in Trevigi appresso e fuori della chiesa cattedrale ho veduto ai 18 settembre 1766 una cappella simile a questo nostro sepolcro, stretta, e bassa, con al di fuori questa inscrizione: B. Pontifex Prosdocimus s. Petri Apostoli discipulus, cuius in hoc vetustissimo sacello memoria colitur, populum Tarvisinum ad Christianam Religionem convertit, et hanc basilicam primam omnium sub invocatione s. Petri Deo dedicavit. Restaurat. Anno MDCXXXVI. Il ristoratore fu monsignor Pietro Secco veneto, giureconsulto, protonot. apost. abate, canonico, e Vicario generale di Trevigi, siccome ricavai da un'altra inscrizione posta di rimpetto l'anno 1646 dai canonici Trivigiani. Questa si è la chiesa, che come dicono le Lezioni, vir sanctus Divo Petro Magistro suo, paulo ante Cruci affixo, curavit aedificandam. Questo pure si è tutto quello, che senza uscire di cella, posso notificare a S.P. ed esortandola a continuare la sua divozione al suo gran Santo avvocato, la prego di raccomandar anche me al medesimo, e molto più a Dio Signor nostro clementissimo, mentre riverendola mi dico. Trento 15 giugno 1779.

Suo div.mo servo F. Giangrisostomo di Volano.

193. 1779. Al P. Teodoro di Gavazzo. Arco. Ringrazio la P.V.R. delle notizie, che mi ha favorito intorno alla Confraternita e

chiesa di s. Andrea d'Arco. Circa poi quello, che mi dimanda del seminario vescovile io non posso dirle altro, se non se, che il cardinale Lodovico Madruzzi vescovo di Trento nel suo sinodo diocesano tenuto l'an. 1593, nel capo 30 de seminario ha incorporato al medesimo Beneficium, seu clericatum in ecclesia parochiali Leudri, oltre più altri Benefici, ospitali, e Priorati. Leggo nel Trento del Mariani pag. 123 che li seminaristi di Trento sono 18, sei dei quali per lascita di casa Pezzen. Leggo pure nella relazione ad Limina di S.A.R. Francesco Felice de' Conti Alberti data li 20 dic. 1760, che Seminarium a Carolo Cardinale Madrutio Patribus Somaschis concreditum, octodecim constat clericis. duodecim adlegit episcopus: sex vero haeredes liberi baronis Pezzeni. Nulla di più sa il P. Benedetto con cui riverendola, mi raccomando in precibus, e resto.

Di S.P.R. Trento 22 giugno 1779.

197 Videsis Cavalieri to. 1 decr. 53, n.7 et seqq. ubi de argumentis probantibus Reliquiarum identitatem et iure

episcoporum ad eas probandas. Vide etiam La visita pastorale di monsig. Crespino part. 2, § 5,n. 6 ed il Concilio trentinmo sess. 25 de invocatione, veneratione et Reliquiis Santorum.

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194. 1779.

Al sig. Girolamo Crivelli di Creuzberg, vescovo di Nepi, e Sutri, Prelato domestico ecc. Cadine.

Non solamente aggradisco insieme con tutte queste mie Religiose sorelle, ma lo ricevo per un singolar favor, ad onore che V.S. Ill.ma, e Rev.ma si compiaccia di venir a pontificare in questa nostra povera chiesa. Perciò le rendo vivissime grazie; e bramando, che ci sia suggerito in tempo quanto occorrerà di preparare, affinché V.S.Ill.ma e Rev.ma resti ben servita, e pienamente soddisfatta, e la sacra funzione (delle Ordinazioni) riesca con tutto quel decoro, che si conviene, senza più, in nome anche di tutte queste Religiose le bacio divotamente il sacro lembo, la prego della sua santa benedizione, e piena di gratitudine, venerazione, e stima mi do il contento di protestarmi. Trento, s. Trinità 3 settembre 1779.

Di V.S. Ill.ma, e Rev.ma Div.ma, obbl.ma zia e serva Suor Maria Antonia Crivelli.

195. 1779. Al P. Crisologo da Roveredo Ministro Provinciale. Melombardo. Ringrazio la P.S.M.R. dell'obbedienza speditami da Cavalese coi viglietti al Baiti,

ed anche dell'altra, che ho ricevuto ieri sera. Io desiderava ed ho chiesto sinceramente lo straordinario per allontanarmi alquanto da quel luogo, che tanto mi annoia, e pesa, ed anche perché temo l'usare privilegi; ma vedendo, che Iddio mi conserva in perfetta sanità, e che so desiderato con tanto impegno dalla M. abbadessa, e da tutte le altre, fra le quali vi sono alcune per altro difficili nell'acconsentire a somiglievoli198 proposte, cederò alle loro instanze ed aggradirò l'onore, che mi fanno. Così farò piacere anche a monsig. Vicario generale, che non facilmente ritrova soggetti da designare al suddetto impiego. Voglio sperare, che Iddio continuerà ad aiutarmi; e perché lo faccia, prego S.P.M.R. che lo supplichi con premura, e chiedendole genuflesso la paterna sua benedizione, col bacio delle sacre mani mi professo. Trento, s. Bernardino 20 settembre 1779.

Di S.P.M.R. Umil.mo, ubbid.mo, obbl.mo suddito e servo F. Giangrisostomo da Volano.

196. 1779. A monsig. Crivelli vescovo di Sutri199. Essendo imminente la festa del dottor massimo san Girolamo, di cui V.S. Ill.ma e

Rev.ma ne porta molto degnamente il nome, ancor io in quella forma, che vienmi permessa dal mio religioso ritiro, me le presento innanzi, e le protesto ingenuamente, che coll'intimo del cuore le auguro, e prego da Dio Signor nostro clementissimo, tutte tutte quelle prosperità, e benedizioni ch'Ella sa, e può santamente desiderare, e senza dubbio desidera, per se stessa, e per tutte le anime alla sua cura dal medesimo Dio commesse. Altrettanto, in un con maggiori, e più cospicui progressi nella carriera ecclesiastica, le sospirano tutte queste Religiose, alle quali unita, in nome di tutte ringrazio nuovamente V.S.Ill.ma e Rev.ma degli onori, e favori singolari, che s'è

198 Somiglianti, simili. 199 Obiit 17 nov. 1780 in dioecesi Sutrina.

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degnata di compartire a me, ed a tutto questo nostro monistero; assicurandola nello stesso tempo, che de' medesimi ne resterà presso di noi perpetua preziosa memoria. Supplicandola poi umilmente di mai sempre conservarci la sua buona grazia, e di raccomandarci premurosamente a Dio Signor nostro: come pure di aggradire le qui annesse fatture delle nostre mani, qual picciol contrassegno200, e attestato del molto più, che le dobbiamo, genuflesse col bacio del sacro lembo, le chiediamo la sua santa benedizione, ed io cantando giuliva il Nunc dimittis, mi reco ad onor singolare il potermi dir, e soscrivere. Trento, s. Trinità 27 settembre 1779.

Di V.S.Ill.ma, e Rev.ma Div.ma ed obbl.ma zia e serva Suor Maria Antonia Crivelli.

197. 1779. A monsig. Crivelli. Trento. Quello, che con V.S.Ill.ma, e Rev.ma non ha potuto fare in nome mio, e di tutte

queste Religiose, se il nostro Padre confessore201, per non aver avuto la buona sorte di ritrovarla in casa, lo fo io stessa col mezzo di questo mio rozzo foglio. La ringrazio adunque sinceramente di tutti gli onori, e favori straordinari, e della limosina, che opportunamente s'è degnata di compartire a questo nostro povero monistero, e con tutto il cuore gliene sospiro dal Cielo una molto larga ricompensa. Nello stesso tempo supplico umilmente V.S. Ill.ma, e Rev.ma, che per atto di carità voglia tenerci tutte consolate colla continuazione della sua pregevolissima grazia, non che di raccomandarci caldamente a Dio Signor nostro, e di aggradire il qui annesso sacro Bambinello, qual picciolissimo testimonio del molto, che ce le professiamo debitrici; e finalmente prostrate in ginocchio col bacio della sacra veste le chiediamo la sua santa benedizione, ed io ricolma di stima, rispetto, e gratitudine protesto, che sono, e sarò sempre quella stessa che mi pregio di soscrivermi. Trento, s. Trinità 26 settembre 1779.

Umil.ma, div.ma, obbl.ma serva nel signore Suor Catarina Teresa abbadessa indegna202.

198. 1779. Al sig. abate Antonio Candido Cimonati cappellano e cerimoniero di S.A.Rev.ma. In Castello. Siccome tantissimo mi preme il negozio, che spinta dalla pura necessità ho ardito di

confidare, e raccomandare a V.S.Ill.ma, e Rev.ma, quando ultimamente Iddio mi ha fatto avere il vantaggio, e contento di poterla riverire in voce: così ora intendendo già seguito il bramato ritorno di S.A.Rev.ma, presso di cui s'è compromessa graziosamente di trattarlo, con un nuovo ardimento giusta lo stabilito, glielo ricordo, e raccomando. E tutta piena di speranza nella possente di Lei mediazione, le fo un profondo inchino, e mi professo. S. trinità... ottobre 1779.

Di V.S.Ill.ma, e Rev.ma Umil.ma, div.ma, obbl.ma serva nelSignore Suor Maria Aloisia Brunati.

200 Non furono di poco conto. 201 cioè io. 202 Catarina Teresa de Lama di Trento.

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199. 1779. Al P. Vicario de' Minori Riformati203. Todi. S. Giacomo. Compatiscami la P.S.R. se quantunque sconosciuto ardisco di recarle

dell'incomodo204. Queste nostre monache, ed anche alcuni Padri di questo convento, letto avendo ultimamente il Sommario cronologico de' processi formati sopra le maraviglie della grazia operate in Anna Felice Fornari romana, poi suor Chiara Isabella monaca francescana, morta in Todi li 9 decembr. 1744. Stampato, senza però nome di stampatore, in Venezia 1765, in 8°, bramano di sapere qualche cosa di più, e nominatamente qual esito avuto abbia il detto Sommario, e come si parli oggigiorno costì della lodata monaca. In nome di tutti prego io umilmente S.P.R. che voglia favorirmi un così fatto riscontro, e sperandolo dalla sua religiosa gentilezza, le fo un profondo inchino, e resto. Trento, s. Bernardino 15 ottobre 1779.

Di S.P.R. Umil.mo, div.mo, osserv.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo di Volano Minore Riformato Confessore attuale di monache.

200. 1779. Alla sig. Margherita Passerini di Brentonico dozzinante appresso le RR. Madri

Orsoline. Trento. S.L.N.S.G.C205. Se l'ambasciata, che V.S. mi ha mandato per mezzo della signora

Gertrude Heyderin, risguarda la sua premura di trattare meco della sua coscienza206, le rispondo assolutamente, che io non posso più ascoltarla, troppo gravi, e continui essendo li miei spirituali affari. Attribuisca a se stessa la colpa di tale mia impotenza, per non essersi prevaluta del comodo a suo tempo, e si rassegni207. Quel Dio, cui brama di servir, e piacere, l'aiuterà, se lo pregherà caldamente, siccome la esorto che faccia. Ed augurandole ogni bene desiderabile resto. Trento, s. Trinità 11 novembre 1779.

Suo div.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo.

============================================================== A Margherita Vielmetta in Praghena 30 dic. 1779. ==============================================================

201. 1780. A monsig. Vicario Generale canonico Simone Zambaiti. Al foglio di Bagolino credo potersi rispondere, che le ore italiane notate nella

tabella trentina per l'anticipazione del Mattutino privato, s'intendono supputate alla norma dell'orologio solare italiano antico, il quale terminava le ore 24 al tramontare del sole, giacché allo stesso tramontare del sole hanno riguardo anche le ore germaniche nella medesima tabella segnate; e che per conseguenza se in bagolino presentemente le ore 24 suonano mezz'ora dopo il tramontare del sole, può anticiparsi di mezz'ora il

203 Il P. Girolamo di Todi. 204 Vide nostrum Promptuarium Spirit. Francisc. parte 2, cap. 155. 205 *Cioè: Sia lodato nostro Signor Gesù Cristo. 206 di fare la sua confessione generale. 207 Fu mia novizza. Poi novizza Orsolina dall'aprile del 1780, professò come servente nell'aprile del 1782, col

nome di Suor Felice.

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tempo nelle ore italiane notato dalla predetta tabella. Scriptum et exhibitum personaliter pro memoria die 3 ianuarii 1780.

202. 1780.

Al sig. don Antonio Cimonati. In Castello. Supponendo, che V.S. Ill.ma e Rev.ma avrà l'onore di poter appressarsi, e parlare

all'eminen. signor cardinale d'Herzan208, la prego, che voglia chiedergli, cosa debba farsi dell'officio della Corona Spinea di N.S. Gesù Cristo, quando tutti li venerdì della Quaresima sono impediti da altri offici, siccome occorrerà per noi nell'anno prossimo 1781. Egli l'ha ottenuto dalla Santa Sede pro una ex sextis feriis Quadragesimae in impedita, senza esprimere l'ab officio maioris ritus, oppure novem lectionum. Compatisca il mio ardire, mentre con un profondo inchino mi protesto. Da s. Bernardino 24 gennaio 1780. ==============================================================

Nel mese di febbraio ho mandato tre inscrizioni etc. a monsig. Andrea de' Conti Minucci arcivescovo di Fermo.

203. 1780.

Al sig. Giambattista de Angelis piovano di s. M. Maggiore. Omissis

Rispondo 1, che l'officio della predetta Dedicazione occorrente li 29 marzo fer. 4 Pasch. dee trasportarsi in primam diem festo duplici, vel semiduplici non impeditam, siccome prescrivono le rubriche del Breviario romano tit. 10 de Translat. festorum, num. 1.

Rispondo 2, che deve trasportarsi, e celebrarsi senza ottava, perché non può recitarsi avanti il fine della medesima, essendo tutti li giorni di essa impediti da offici occorrenti, ex cit. Rubr. ibi in fine. Che poi l'Annunciata nel giorno terzo d'Aprile quest'anno sia officio occorrente da preferirsi ad un doppio traslato di prima classe, si ha da un decreto della Sacra Congr. de' Riti 2 septembris 1741.

Rispondo 3, che nella domenica seconda dopo Pasqua non può farsi de duplici translato, perché tal domenica ha officio di rito semidoppio, e v'ha il seguente decreto: sub nomine festi novem lectionum venit etiam dominica. S.R.C. 12 martii 1618.

Rispondo 4, che se l'indulto conceduto è di poter cantare la Messa Rorate nelle domeniche avventuali, non vedo, come possa cantarsi quella de Conmceptione B.M.V. che comincia Salve.

Rispondo 5, che nel giorno 29 di marzo può cantarsi la Messa festiva de Dedicatione, ex rubr. Missal. Rom. tit. 6, ma senza obbligo di cantarne innanzi un'altra de octava, secondo il decreto S.R.C. 23 augusti 1704. Tal Messa dovrà dirsi ritu Pasch. sine commem. cum Glor. Credo, Communicantes, et Hanc igitur paschal., ex Caeremon. Eccl. Prov. s. Vigilii, pag. 75, n. 6.

Rispondo 6, che io non crederei di peccare contra le rubriche, lasciando fermi ne' giorni loro assegnati per quest'anno nell'ordine stampato, li Santi Gioseffo, Simone, Adalpreto, e seguenti, e rispondo l'officio della dedicazione ai quindici di aprile, in cui sta l'officio votivo de Conceptione, il quale non ha luogo quando ritrovasi un officio traslato di nove lezioni. Ita scripsi 10 martii 1780.

208 Francesco Conte, che non passò se non li 21 settembre 1780 [ma non si fermò].

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204. 1780. Fra Giangrisostomo riverisce distintamente il rev.mo sig. arciprete Valentino

Zambaiti, e gli risponde, che anche le RR. MM. Orsoline debbono trasferire l'officio di s. Gioseppe loro titolare in primam diem festo duplici vel semiduplici non imeditam post octavam Paschae; a tenore delle rubriche del Breviario Romano tit. 1o, num. 1, ed in corpore Breviarii popst dominicam Palmarum.

Risponde in secondo luogo, che l'Annunciata in quest'anno rende impedito il lunedì dopo la domenica in albis rapporto a qualunque altro traslato anche di prima classe, in vigore di un decreto S.R.C. 2 septembis 1741.

Risponde in terzo luogo, che nella domenica seconda dopo Pasqua non può celebrarsi la festa di s. Gioseppe, essendo anch'essa giorno, che non ammette traslati, giusta un decreto apostolico dei 12 marzo 1618.

Risponde in quarto luogo, che le dette Madri non possono fare l'officio di s. Gioseppe aventi li 6 d'aprile, né trasferirlo più oltre; e che se per la di lui festa vi fosse Indulgenza, questo correrebbe ai 19 marzo, né si potrebbe trasferire.

Risponde in fine, che portando l'accidente di esser impedita la solennità di s. Gioseppe, potrebbero far il vestiario delle novizze ai tre d'aprile, festa di Maria Vergine Santissima, e sposa di s. Giuseppe etc. etc. Ita scripsi die 10 martii 1780. ==============================================================

Al P. Bonifacio da Pontelegno rubricista della Riformata Proiv. in Assisi 30 marzo 1780 ringraziandolo delle Lezioni della B. Angela da Foligno. ==============================================================

205. 31 marzo 1780.

Reverendo Patri Salvatori Sabaudo209 Fr. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D. Qua dioecesis Tidentinae, ac Provinciae Vigilianae rubricista, seu calendarista, licet

ineptus, ad te confugere, tibique molestus fieri compellor, Pater in Christo reverende. Simul enim ac vidi officium de Spinea Corona Domini nostri Iesu Christi ad preces augustissimae domus austriacae concessum fuisse pro una ex sextis feriis Quadragesimae non impedita, dolui, et questus sum, quod verbis illis non impedita, praeter morem, non fuerit additum festo maioris ritus, vel festo novem lectionum. Unde abs te, qui in urbe austriacarum principe motraris, et calendarium almae Porvinciae Austriae, ut audivi, diligenter coordinas, peto humiliter, quid agendum de officio praefato, si omnes prorsus feriae sextae Quadragesimae aliis officiis impeditae inveniantur210: dumque votis meis satisfactum iri confido, fausta quaeque tibi apprecor. Tridenti ex coenobio s. Bernardini FF. Minorum Reformatorum pridie calendas apriles anno R.S. 1780.

P.S. Episcopus princepsque noster adversa valetudine laborat. Foris. Reverendo, ac religiosissimo in Christo Patri Patri Salvatori de Sabaudia

lectori et concionatori Ordinis Minorum Reformatorum S.P.N. Francisci. Viennam. ad s. Hieronymum.

206. 1780.

Al sig. arciprete di Arsio.

209 F. Salvator Jaquemod, respondit 9 aprilis, et accepi Tridenti 22 aprilis. 210 Omittendum respondit. Vide Liturgiam nostram Vigilianam part. 4, n. 329.

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Omissis Ad primum respondeo, diem quartam maii celebrandam ritu, quem exigit

solemnitas Ascensionis Domini, ac insimul festum, in ea occurrens, Sancti Floriani martyris ecclesiae titularis, cuius officium et Missa omnis transferri debent, ex rubr. Breviarii Romani tit. 10, num. 1, et rubr. general. Missal. tit. 6.

Ad secundum respondeo officium, et Missam Sancti titularis celebrandam esse post festum ss. Trinitatis, videlicet ut ego quidem puto, die 27 maii, sabbato infra octavam ss. Corporis Christi, infra quam recitari potest de dupli. I, ac II classis etiam translato, ex decr. S.R.C. 30 maii 1699. Alia enim translata s. Monicae, s. Cathariane, s. Nepomuceni, s. Venantii etc. denuo transferre, ut primus locus divo titulari altioris ritus attribuatur, non necessarium censeo, cum dies, quibus in calendario iam impresso adfixi sunt, dici possint hoc anno impediti. Celebrari autem poterit absque solemnitate, ac pompa extrinseca, non secus ac si foret tantummodo duplex minus, et iusta rubr. 10 de Translat. Fest. num. 1 in fine, hoc anno celebrabitur sine octava.

Così ho scritto li 6 aprile 1780. L'arciprete Cristoforo Meneghino è morto in Brezzo d'anni 81 li 3 marzo 1804.

207. 1780.

A monsig. Vicario Generale. Trento. Omissis

Ad primum respondeo, quod nisi aliter probetur, censemus divum Pancratium non esse proprie dictum patronum ecclesiae parochialis Ultinensis; sed tantummodo titularem; ideoque nullum in eius festo teneri audire sacrum, et abstinere a labore servili, prout notatum in ordine tridentino divini officii pro anno 1760.

Ad secundum respondeo, festum s. Walburgae in anno bisextili celebrandum die 26 februarii tamquam die suo proprio, quemadmodum egregie probat etiam Cavalerius To. 1, decr. 94 exponens decretum S.R.C. 7 decembris 1680.

Così ho scritto li 7 aorile 1780.

208. 1780. Al sig. don Carlo Aliprandini curato di Praghena. Suppongo, che a quest'ora sarà ripatriata la buona giovane Margherita, e che sarà

ritornata malconcia. Io non l'aspettava più, avendole già detto più volte seriamente, che non facesse tal viaggio, ed avendo avuto una infermità cotanto grave, e lunga. Ciò non ostante, attesa la molta di lei insistenza, e malgrado l'esser altrove occupato, la ho ascoltata più volte. Ora prego V.S. Molto Ill.tre e Molto Rev.da, che non più le permetta il far un così lungo viaggio, non lo tollero assolutamente, e se lo farà, non le darò altro ascolto. Già non ne ha bisogno. Ella confessa, che da lei è assistita con molta carità. Gliela raccomando nuovamente, e l'avverto, che se allega la mia licenza per le penitenze corporali, l'importunità della medesima me la ha estorta, sebbene pare, che Iddio Signor nostro voglia da essa qualche cosa di straordinario. Non so come altrimenti potrebbe sussistere. Chi non sa tutto quello, ch'è passato, e che passa in essa, non può formare un giudicio giusto. Favoriscami di dirle, che gliela ho raccomandata, e che la benedico, e pregando V.S.Molto Ill.re, e Molto Rev.da, che si ricordi anche di me ne' suoi santi sagrifici, le bacio riverentemente le sacre mani, e resto. Trento, s. Bernardino 18 aprile 1780.

Suo um.mo, div.mo servo F. Giangrisostomo.

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209. 1780. infra num. 242.

Al P. Giammaria da Cembra. Cles. La nota, che ho fatto nel Direttorio dell'anno 1776, e che voi bramate di leggere

un'altra volta, si è questa: In solis sabbatis Quadragesimae standum est extra tempus Paschale ad signum salutationis angelicae, quod datur in meridie, quia nempe in his solis, non autem in aliis sabbatis per annum, vesperae pro sequente dominica unaquaque (quibus solis a tempore primarum vesperarum, uti et toto tempore Pascahli in memoriam Resurrectionis dominicae, eiusmodi preces publicae dicuntur stando) dicuntur ante meridiem. Haec P. Ioannes Baptista Halden in suo Ephemerolopgio edit. Brixinen. 1717, aprt. 1, pag. 64.

Ora mi piace di aggiugner a questo, che Papa Benedetto XIV li 20 aprile 1742 inerendo alla disposizione della rubrica comandò, che l'orazione dell'Angelus Domini etc. dal vespro di ciaschedun sabbato a tutta la domenica seguente si reciti in piedi. Non eccettuando egli alcun sabbato, conseguentemente comprese anche li quaresimali, sapendo benissimo, che nella Quaresima il vespro del sabbato si recita innanzi al mezzogiorno, Allegando poi la Rubrica (che io non dubito essere la terza del tit. 36 tra quelle del Breviario Romano, dove si legge, che le antifone finali della Madonna dicuntur flexis genibus, praeterquam in diebus dominicis a primis vesperis sabbati et toto tempore etc.) insinuò, che la detta orazione Angelus Domini rapporto al recitarla in piedi, od in ginocchio, deve regolarsi come le antifone mentovate. Nel che mi conferma il sapere che il medesimo papa ordinò ai Predicatori il recitare in piedi l'Avemmaria non solamente nel tempo pasquale, ma eziandio in tutte le domeniche dell'anno, siccome ha in cerimoniale de' vescovi ristampato per di lui comandamento.

Aggiungo ancora, che nel sabbato Santo nessuno s'inginocchia sul mezzogiorno per salutare Maria Santissima, e tutti dicono il Regina coeli, quantunque anche in tal giorno il vespro si reciti avanti 'l mezzodì, come ne' sabbati precedenti.

Aggiungo, che nei detti sabbati quaresimali al mezzogiorno recitano l'Angelus Domini in piedi li nostri Padri romani e veneti.

Aggiungo finalmente, che sembrami confermare la detta pratica quanto scrive il P. Lucio Ferrari To. 4, Biblioth. verbo Indulgentia art. 3 num.39 edit Stort. 1763, cioè, che in Quadragesima tempus lucrandi Indulgentiam prosequente festo die concessam incipit media decima hora antemeridiana diei praecedentis, cum eo tempore in Quadragesima vesperae dici possint, et soleant, Gobat, Quintanadvenas, et Kazenebrger.

Finisco dicendo, che io resto persuaso dal fin qui detto, e che desidero di vedere tra noi una perfetta uniformitade anche in questo punto; ma non essendo un articolo di fede, non voglio ostinarmi, né disturbare alcuno. Pregate Iddio per me peccatore, mentre di cuore vi saluto, e resto. Trento 18 aprile 1780.

Vostro amico vecchio F. Grisostomo P.S. A chi dice, che se si recitasse in piedi l'Angelus Domini anche al mezzogiorno

del sabbato, verrebbesi a recitarlo in piedi cinque volte tra il sabbato e la domenica, io rispondo, che li Papi Benedetti XIII e XIV concedendo le Indulgenze per tal recita non determinano le volte, ma soltanto li tempi dicendo mane, meridie, ac vespere.

A chi poi dice, che il vespro si anticipa per accidens, rispondo, che parimente per accidens potrà anticiparsi l'Angelus Domini, come quid accessorium. Aggiungo, che anche l'ora del vespro tra l'anno è anticipata, mentre il Magri nel suo Hierolexico verbo Vesperae dice: Vesperae olim dicebantur post occasum solis. Tandem anticipata fuit ab

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Ecclesia vesperarum recitatio post Nonam ad praebendam commoditatem populis, ut intervenire possent, seu potius (dice il fratello) ad auferendas utriusque sexus scandalosas occasiones.

210. 1780. Schwatium.

Rev. Patri Vigilio Greidererio F. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D. Gratulor tibi, rev. pater, quod secundum insignis operis tui tomum praelo tandem

subiicere potueris. Quid in eo de hac nostra Vigiliana Provincia dicturus sis nescio. Alias monitum te feci, ac iterum facio, ne nimium tribuas Caballo Serafici Orbis continuatori. Quae ad te misi ego, pauca sane sunt, et non tanti facienda. Alia multo plura teneo, sed temporis angustia, qua ut ut sanctimonialium confessarius amplius non sim, premor, omnia exscribere non sinit. Scriptores praesertim plures habeo, qui ante, ac post an. 1740 sua opera ediderunt, Caballo ignotos, Aegre ferrem, si eiusdem Provinciae nostrae historiam non integram et mendis scatentem exhiberes. Chronicon, quod Aeniponti apud sodales nostros esse dicis, ab origine Ordinis nostri usque ad an. 1374 productum, ipsissimum est ac servatum in hac nostra Bernardiniana bibliotheca, passim inscriptum Chronica XXIV Ministrorum Generalium. Proximun Sancti tui patroni onomastici festum tibi felix faustunque adprecor, teque diu valere iubeo. Tridenti VIII Calendas iulias 1780.

PS. F. Nicolaus Glasberg fuit Minorita Moravus, filiusque Provinciae Argentinensis. Laudatur in Biblioth. Franciscana. Recte omnino illud 13Λ7 legisti 1377.

211. 1780.

Al sig. abate Giangiuseppe Volani. Roveredo. Rimando fedelmente a V.S.Ill.ma le carte, che già tempo s'è compiaciuta di

favorirmi, e la ringrazio pregandola insieme, che voglia continuare a farmi somiglianti favori. Mi dispiace, che il memoriale del clero assistente a cotesto coro marciano senza obbligo, non abbia la risposta romana. Un dì ho letto qualche cosa su dello stesso punto, ma ora non mi sovviene il luogo211. Le chiedo poi scusa della mia mala grazia, con cui per mancanza di tempo ricevetti la sua per altro graditissima visita, e facendole una profonda riverenza mi professo. Trento s. Bernardino 24 giugno 1780.

Di V.S. Ill.ma Umil.mo, div.mo, obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano Minore Riformato.

212. 1780. Vide supra 160, 186. A Bassano. Tranne le ultime quattro righe, la scrittura è del P. Giovanni Francesco Andreis,

come scrive il Tovazzi in margine. Per compimento di quanto scrissi due altre volte nel 1778 e 1779 rapporto alla

venerabile212 Madre Giovanna Maria Bonomi abbadessa in Bassano, che con molto mio piacer intendo approssimarsi alla solenne sua beatificazione, restami soltanto da riferire, che

211 Cavalerius to. 1, decr. 26, num. 34. 212 Ora Beata, 1783.

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1. Nulla ritrovasi di essa nel monastero di s. Carlo in Roveredo, siccome vengo ragguagliato da quella madre abbadessa. Suor Giovanna Francesca Bettini di Roveredo.

2. Nel trentino di s. Chiara, o sia s. Michele, non conservasi alcuna memoria, con la quale possa distinguersi quella immagine di Nostra Signora, cui la V. Bonomi portò quella divozione particolare, che accennasi dal P. Garzadoro pag. 37. Potrei formare qualche conghiettura sopra di quella, che stando dipinta sul muro della sagristia chiamata vecchia, viene ogni giorno, e con affetto speciale visitata dalle Religiose, quantunque sia fuori di mano, ma temo di perdere il tempo; massimamente sapendo che l'annessa chiesa fu rifabbricata dai fondamenti nel 1626 dopo la partenza della Bonomi, e non sapendo se la detta sagristia fosse la interiore delle monache, oppure la esteriore de' sacerdoti e serventi.

3. Parimente nulla si ha qui di scritto a penna rapporto alle azioni della V. Bonomi; e conseguentemente neppure circa la maravigliosa guarigione da lei ottenuta alla sua madre maestra. Essendo però riferita dal P. Garzadoro contemporaneo, io la tengo certa, e da non dubitarsi.

4. Chi sia stata la detta maestra non si sa. Forse si potrebbe argomentarlo, se al lettera del 1643, chela Bonomi ha scritto a Trento, avesse la mansione, poiché in essa si soscrive Figlia in Cristo, dice alla Religiosa cui scrive, che le comandi, mentre può comandarle come Madre a figlia. Nelle altre tre del 1654, 1655, 1666 si soscrive serva. Nell'ultima soltanto parla della sua Madre Maestra come già morta. Quelle del 1654 e del 1655 hanno la sopra scritta, e sono indiritte alla Madre suor Lucia Rudigera di Trento, la quale fu abbadessa dal 1649 sino al 1652. Vicaria dal 1652 sino al 1655, nuovamente abbadessa dal 1658 sino al 1661 e morì li 19 febbraio 1662.

5. In Trento non vi è, né fuvvi mai alcun monistero intitolato a s. Giustina. Onde falla quell'Albero genealogico di casa Bonomi, che rammenta Faustina Bonomi monaca in s. Giustina di Trento. Ella fu Clarissa in s. Trinità di Trento, dove professò nel 1633 e vi fu Vicaria dal 1662 fino al 1665. Fu figlia quondam domini Antonii Bonhomii civis Tridenti, morto dopo il 1620. e sorella de' signori Giovanni prete, Gasparo e Giacomo.

6. Una Nicolosa Bonoma sta seppellita in s. Pietro di Trento, dove presso alla porta settentrionale vdesi eretta una lapida collo stemma gentilizio, e con la seguente inscrizione: D.O.M. Nicolosae Bonomae nobilitate, venustate, morumque, ac vitae integritate insigni, Ludovicus Tramenus de Perotiis serenissimorum Caroli, Mariae, atque eorum XII liberorum archiducum Austriae etc. a consiliis intimus medicus, coniugi dilectissimae P.M.P. obiit Kalendis Maii MDXCI. Il medesimo Lodovico che viene annoverato fra gli scrittori, fu arciconsole di Trento, e nunzio de' trentini alla Corte cesarea di Vienna. Ma ora più non sussiste la di lui famiglia.

7. Circa il sacro Bambino, che dicesi aver parlato alla Ven. Bonomi, ed essere stato nella nobile casa Geremia di Trento, non posso dir altro, se nonché nel 1654 fu in Bassano a visitare la detta Venerabile una signora Ginevra Geremia di Trento. Che a' tempi della medesima Venerabile fu monaca in s. Girolamo di Bassano suor Giovanna Francesca Geremii rammentata dal Garzadoro pag. 163, la quale forse sarà stata nezza di quel Giovanni Francesco de' Geremii di Trento, che nel 1662 e 1685 fu arciprete di Cavalese in Fiemme. Che finalmente dal 1675 fino al 1731 fu monaca in s. Michele di Trento la M.S. Maria Teresa de' Geremii di Trento, la quale fu abadessa due trienni dal 1702 e dal 1714.

8. Non può dirsi, che la suddetta Madre Lucia Rudigera sia stata la maestra della Bonomi, mentre ice nella lettera dell'anno 1654 risponsiva, che non sapeva il di lei nome, né il cognome. Quella del 1655 ha il nome di Lucia nella soprascritta, e poi

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vedesi bianco il luogo del cognome fino al titolo di Vicaria. Parla della sua maestra in quella del 1666 perché risponde ad una, che si gloriava di essere stata discepola della medesima maestra.

9. Nella lettera de' 25 febbraio 1655 dice che finirà il suo abbadessato ai 13 di giugno, e che dopo tal tempo non riceverà più lettere di sorte, né credo potrò scriver a niuno come son stata ancora. Sono parole precise di essa.

Scritto il 25 luglio 1780 e mandato alla madre M. Giovanna Francesca Sartori abbadessa benedettina di s. Girolamo di Bassano per mezzo delle signore Aquila, e Travaglia.

213. 1780.

Al P. Eufrasio da Dervio nostro Riformato. Milano. Dongo. Ringrazio di cuore la P.S.R. e me le professo molto obbligato per la memoria, che

ha conservato di me anche in distanza, e per l'incomodo, che si ha preso ad oggetto di favorirmi. Godo, che Iddio Signor nostro le abbia donato un felice viaggio, e le sospiro un non disuguale soggiorno. Circa popi li trasmessimi decreti mi conviene significarle, che io non posso prevalermi di essi prout tacent; mentre sembrandomi cavati dal celebre Cavalieri, non mi si presentano conformi in ogni loro parte al testo Cavalierano. Se il tempo glielo permette li confronti anch'essa col detto Cavalieri To. 5, pag. 96 della stampa remondiniana 1758 e pag. 125 e pag. 51. Vedrà, che il terzo risguardante le chiese benedettine non ha il verbo debent. La giunta piana fatta al primo non è per tutte le chiese, ma soltanto per le soggette al nostro Padre Generale. Ciò non ostante di nuovo la ringrazio, le esibisco la mia pochezza, e divotamente riverendola mi professo.

Trento 3 agosto 1780. Di V.P.R. umil.mo, div.mo, obbl.mo servo F.G. da Volano.

214. 1780. A chiunque, spedita al sig. Verci, Bassano. Gesù, e Maria. Ecco qui tutto quel poco, che scorrendo leggermente la storia degli

Ecelini (composta dal sig. Giambattista Verci di Bassano e stampata in Bassano nel 1779, in 8°) mi ha piaciuto di notare. Forse avrò sbagliato anch'io nell'atto stesso, che sono stato notando quello che in essa mi è sembrato errore: e quindi preventivamente ne addimando un benigno compatimento, e prego, che aggradito sia il mio buon desiderio di giovare.

Li documenti primo e secondo ci danno una notizia finora ignota dell'uso, che de' loro beni temporali hanno fatto alcuni veronesi posti nelle carceri di Ecelino. Così avessi potuto ritrovare anche i loro nomi: ma in vano gli ho cercati nel per altro assai copioso archivio di queste nostre monache Micheline, quantunque tengano altre donazioni veronesi del medesimo tempo. A me piacciono quelle parole papali: de aeterna provide cogitantes salute... pia et provida liberalitate213. Li due accennati documenti non furono mai stampati, ma penso, che gli stamperà il Padre continuatore degli Annali nostro Waddingiani in Roma, cui gli ho mandati sino dall'anno 1776.

Il podestà di Verona nel 1260 fu Mastino dalla Scala, siccome imparai dal Biancolini nella cronologia veronese, e dalla storia eziandio eceliniana. La badessa poi trentina fu suor Maria da Bolgiano.

213 Sunt phrases contra Vercianas, pietatem adpellantes ignorantiam, excessum devotionis etc.

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Il documento terzo servir può per confermare quanto scrivesi nella citata storia eceliniana To. 1, pag. 112. Qui aggiungo di più, che nel 1282 vissero nobiles Odolricus, Henricus, Ezelinus et Vielmus fratres filii quondam domini Ezelini de Egna.

Il documento quarto214 è tratto da un manoscritto in foglio intitolato Cronice generalium Ministrorum Ordinis Fratrum Minorum, le quali sogliono citarsi col titolo Chronica XXIV Ministrorum Generalium, perché trattano de' soli primi ventiquattro Generali. Finiscono nell'anno 1374. Si trovano in molte altre libreria della nostra Religione in Italia, ed in Germania. Furono di molto uso anche al celebre nostro P. Waddingo. Il detto documento leggesi stampato appresso li PP. Bollandisti To. 2, iunii, pag. 731 e 732, num. 35 e 36, ma con un grosso errore, dicendo in Bononia in luogo dell'in Verona, e senza quell'aspetto di antichità che hanno le dette Cronache.

Il documento quinto è tolto dalla Vita di s. Antonio scritta dal Polentone, e stampata la prima volta dal Padre Antonio Maria Azzoguidi bolognese in Bologna nel 1757215: in testa ai sermoni del medesimo Santo in Psalmos. Lo stesso ad un di presso ha il P. Waddingo ad annum 1231, num. 28.

Li documenti ricavati dal manoscritto Spicilegio diplomatico del P. Giuseppe Ippolito degli Ippoliti di Pergine nostro Religioso, morto in Pergine li 12 febbraio 1763, di sua età 51, sono descritti dagli originali, od esemplari esistenti nell'archivio segreto del castello di Trento216. Il medesimo Religioso fu fratello del noto sig. medico e cavaliere Baldassare Ippoliti e fece il citato Spicilegio coll'occasione, che per servire a Sua Altezza Rev.ma monsig. Francesco Felice de' Conti Alberti di Enno vescovo e principe di Trento, compendiò in circa tre anni dal 1759 al 1762 tutte le carte non tedesche dell'accennato archivio ascendenti al numero di 7255 e più. Il predetto Spicilegio sta presso di noi e finora non venne mai allegato da veruno, anzi per giusti motivi non si ha piacere che venga nominato in pubbliche stampe. Laus Deo. Trento 18 agosto 1780.

Note alla Storia degli Ecelini

Tomo primo. Pag. XXI. Il sig. Giambattista Conte e signore di Arco, abitante in Mantova, figlio

del fu signor Conte Francesco Eugenio Chieppio, può facilmente confondersi coll'altro sig. Giambattista Conte e Signore di Arco, vivente in Arco anche oggi. Il mantovano si nomina Conte d'Arco, Chieppio, Ardizzone.

Pag. 110. Conte di Pinao: Io direi di Piano: così pure Famiglia Zenobio, non già Zanobio. Il doc. 302 qui citato è dell'anno 1204 non 1202.

Pag. 109 in fine. Penso, che il cronista bassanese abbia creduto napoletano Enrico d'Egna, perché sul Napoletano trovasi Enna, città della Sicilia. Anche Egna di Trento ritrovasi nominata Enna.

Pag. 140. Codice Wangliano: Dicasi sempre Wanghiano anche negli altri luoghi ove citasi.

Pag. 145, num. 18. Nel 1194 ai 26 di aprile, secondo la lettera domenicale B, non fu lunedì, ma martedì. Fu lunedì nel 1193.

Pag. 182 in nota. Adelperico. Io tengo Adelperio, né ho mai trovato alcun Adelperico d'Arco.

Pag. 230 in fine. La mia serie manoscritta de' podestà di Trento comincia dal 1163.

214 Est contra Vercium allegantem Ioannem de la Haye, ac ipsum de falsitate notantem. 215 Et istud est contra Vercium incredulum. 216 A Vercio citatur medicus etsi fuerit tantummodo exscriptor Fratrum Vigilianorum.

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Pag. 344, num. 7, ad Orsaniga. Questa è la prima volta, che sento Orsaniga. Tutti gli altri scrittori da me veduti dicono Ossenigo, ed Orsenico, ed in latino Ursanicum, Ursinicum, Ursinigum, Orsenicum ecc. Sarebbevi da dire su quel luogo del Veronese.

Tomo secondo

Pag. 57. Nel 1231 li Frati di s. Francesco non si sono chiamati Conventuali, né così sono chiamati da Gregorio nono nelle citate lettere.

Pag. 226. Olrico Conte de' Vetumi: Non si dica de' Vetumi, ma de Ultimis, o alla paesana di Ulten, luogo, che ora latinamente chiamasi Ultina. Il castello di Dreno dicasi di Drena. Io non trovo quello di Zeula. Bensì altrove trovai unitamente nominati li castelli di Peneda e di Drena, tutti e due de' signori Conti d'Arco. V'ha pure Ceole tra Riva ed Arco.

Pag. 304, num. 31, del castello di Dosso e del Monte di Arco: Facciasi del Dosso e del Monte, quantunque vada inteso di un luogo solo. Sodegerio de Tito: In un supplimento al Dizionario del Calepino lego: Titum, lo Tito, opp. Lucaniae apud Satrianum M.P. a Potentia 12 etc. Altrove leggo, che gli abitatori della medesima terra situata nella diocesi di Potenza, diconsi non di Tito, o da Tito, ma del Tito, o dal Tito. In altro libro recente la trovai nominata Civitas Titi.

Pag. 313, n. 40. Il Monaco padovano ha rapinis, non già ruinis. Pag. 314. Facciasi Tenna, non Tenne. Pag. 317. Li Signori di Castelbarco non sono mai stati chiamati Principi. 317: Facciasi dal Ponte, e di Cimone. Le voci Dazio, e Muda sino sinonimi. Pag. 318. Anche li signori d'Arco non mai sono stati chiamati Principi. Così pure

quelli di caldonazzo rammentati nel To. I, p. 43. Pag. 318. In vece di Terceno facciasi di Termeno, ch'è una terra dell'Atesia fra

Trento e Bolgiano.

Tomo terzo. Pag. 22. Anno 1124, 17 giugno, non 18. Pag. 23. Anno 1124, 21 giugno, non 22. Pag. 32. Anno 1133, 24 maggio, non 23. Pag. 37. Anno 1159, 18 febbraio, non 21. Pag. 42. Il 27 giugno non si accorda col V Calend. iunii. Forse vorrà dir iulii, nel

qual caso il documento dovrà posporsi al seguente. Pag. 128. Si può aggiungere, che il documento del 1198 fu scritto li 24 ottobre

come apparisce dal testo ivi pag. 129. Pag. 135. Anno 1199, 10 giugno, non 21, mentre il documento dice die X intrante

iunio, non già exeunte. Pag. 149 documento 76, quemdam Feudum. Io trovo, che feudum è voce barbara

del terzo genere. Pag. 149. Anno 1207, 16 ottobre, non 14. Pag. 168. Anno 1218, 22 giugno, non 21. Pag. 182. Anno 1220, 24 maggio, non 23, Così andrà bene anche il dies dominica. Pag. 196. Anno 1221, 23 nov., non 22. Pag. 206. Anno 1223, 20 dic., non 18. Pag. 223. Anno 1228, 29 febbraio, non 28, perché fu bisestile. Pag. 252. Anno 1233, 27 sett., non 26.

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Pag. 277. Anno 1239, 12 giugno, non 2 e quindi questo doc. va posposto ai due seguenti de' 7 e de' 10 giugno.

Pag. 281. Anno 1239, 20 nov. non 21 dic. e però va posto avanti al doc. 158. Pag. 295. Innocentius servus. Dovrebbe dirsi: episcopus, servus: ma l'episcopus

manca eziandio nell'Ughelli. Pag. 297. Comes de Ultimis, non de Vetumis. Nelle carte trentine io sempre ho letto

Fridericus, et Beralus fratres de Wanga. Per Evangelii facto Sanctis dovrà leggersi Evangeliis sacrosanctis.

Pag. 298. Castra Zeule, et Drene, come sopra. Mitifacum, sarà Mitifocum. Pag. 308. Anno 1247, 7 giugno, non 10. Pag. 312. Anno 1248, 18 aprile, non 19. Pag. 341. Anno 1251, 17 maggio, non 15. Pag. 346. Anno 1252, 23 giugno, non 24 luglio. Pag. 356. Anno 1254, 19 giugno, non 20 luglio. Così correrà bene anche l'anno

undecimo del Pontificato. Pag. 376. Anno 1255 aggiugner si può 11 aprile a tutti e due li doc. del 1255. Pag. 382. Anno 1255, 28 ott., non 27. Pag. 386. Anno 1256, 20 maggio, non 19 luglio. Pag. 387. Anno 1256, 1 dic., non 2. Pag. 396. Anno 1258, 26 aprile, non 28. Pag. 415, linea 4. Seu potius:=La copia del nostro padre Ippoliti ha set potius. Pag. 415. linea 7, et patre suo: = et dicto patre suo. Ivi linea: restituentes ei: =

restituentes eis. Ivi linea 30: et dominum Tyrol: =et domum Tyrol. Pag. 420, nel doc. 249. Non ho mai letto il titolo cardinalizio in Via Latea, ma

sempre in Via Lata. Pag. 446. Anno 1261, 23 marzo, non 22. Pag. 510. Anno 1268, 25 ottob., non 23. Pag. 575. Anno 1251, 16 giugno, non 15 maggio. Pag. 570, doc. 302: Enrici de Piano, non de Pinao. Petri de Numio, non de Punio.

Castronovo, Burse, non Castronovo Burse. Pag. 215. Il doc. 110 leggesi stampato dal P. Giangiacinto Sbaraglia nel Bullario

francescano To. I, Romae 1759 ad annum 1227, pag. 34, col. 2 ex authographo conventus Bassanensis, et eius exemplo in archivo Ordinis Romae apud Sanctos Apostolos. In esso si legge de Bassano... propensius diligere... sincerioris charitatis... speciali munimine contueri... lorica iustitiae... in Bassano, et Terris... Azolini... canonice proponitis etc.

Pag. 216. Anche il doc. CXI leggesi stampato dallo Sbaraglia ivi pag. 35 ex authographo in archivo conventus s. Firmi Maioris veronen. In esso si legge de Bassano... loricam... possunt... accinxerunt... Bassano... Azolini... possident, seu possidebunt... quatenus non permittit etc.

Pag. 260. Il doc. 141 fu pubblicato la prima volta dal P. Bonelli nel vol. 2 avendolo tratto esso dall'autografo veduto anche da me.

Pag. 568. Si confronti questo doc. 302 collo stampato dal P. Bonelli, vol. 2, pag. 520.

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Pag. 570. Doc. 303. Questo Varsieto di Romanzolo sarebbe stato archese, cioè di quel territorio, che comprende Varignano, Chiarano e Vigne presso Arco verso l'occidente, e costituisce la Comunità di Romarzolo?217.

Pag. 56. Anno 1175, 17 aprile, non 15. Pag. 108. Anno 1191. Il 27 giugno non si accorda col tertio exeunte iunio, che

indica li 28. Né si accorda il tertio exeunte iunio col die iovis, mentre fu dies veneris nel 1191.

Pag. 110. Anno 1191, 19 dic., non 17, ma non conviene il dies veneris, correndo dies iovis li 19 dic. 1191.

Pag. 133. Anno 1199, 18 giugno, non 17; così vuole anche il dies veneris. Pag. 143. Anno 1200, 25 maggio. Questo non si accorda col dies veneris, perché fu

giovedì. Pag. 144. Doc. 71 anno 1202, 18 nov., non 17. Così camminerà bene anche col die

lune. Pag. 101. Doc. 53:Petri, et Pauli, et Agneli= Qui saravvi un errore di stampa e vorrà

dire Angeli, cioè di s. Michele Arcangelo nel Monte Gargano. Basta.

Li 18 documenti mandati da me al Verci occupano pagg. 43 in 1uarto, alle quali XI

di premesse aggiunte fanno pagine 54. Spedito tutto per Bassano li 14 settembre. Fu aggradito assaissimo dal sig. Verci, che rispose li 21 settembre.

NB. Li miei documenti sono 18. Il primo del 1260, il secondo del 1260, il terzo del 1260, il quarto del 1374, il quinto del 1433, il sesto del 1258, il settimo del 1240, l'ottavo del 1240, il nono del 1211, il decimo del 1259, l'undicesimo del 1258, il dodicesimo del 1259, il tredicesimo del 1258, il quattordicesimo del 1255, il quindicesimo del 1256, il sedicesimo del 1264, il diciassettesimo del 1253, il diciottesimo del 1356.

215. 27 agosto 1780. Schwatium.

R. P. Vigilio Greidererio F. Chrysostomus S.P.D. Scripsi alias tibi, R. P. a domino Balthassare de Aste roboretano, Tertiario nostro,

editum fuisse libellum sub titulo Ristretto della Vita di s. Pietro Regalato, quia mihi quoque id fuerat adsertum. Perperam tamen, et gratis omnino; verus enim libelli eiusdem auctor est noster P. Iosephus Maria de s. Nicolao roboretanus, prout heri ab ipsiusmet ore accepi. Cave igitur, ne huiusmodi errore typos tuos inficias, et nomini laudati Patris Iosephi memoratum libellum adiunge. Rem gratam mihi facies, R. P. si docueris me, quid de loco, die, mense, atque anno mortis, deque loco sepulturae Nicolai Wolckensteinii episcopi Chiemensis adserant historici. Id mihi utile erit nosse pro historia nostri coenobii burgensis. vale. Tridenti ex s. Bernardini V calendas septembris 1780.

216. 1780. Schwatium

R. P. Vigilio Greidererio F. Ioannes Chrysostomus. S.P.D. Gratulor tibi R. P. quod tandem ad finem suum prosperet secundi tomi tui editio218.

Quem espetis librum de rebus vallis Camunicae gentem, vidi quidem olim in Anaunia

217 In carta del 1630 trovo Romarzollum Comitatus Archi. 218 Editio absoluta fuit, et Vigilius obiit anno 1781.

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penes excell.mum quemdam virum, sed apud nostrates nullibi. Ceterum probabiliter admodum Venetiis inveniri poterit venalis. Ipsum exquiret P. Paulus Maria Rosata literarius generalis ad S. Bonaventuram, si quemdem rogabis. Titulus eius iste est: Curiosi trattenimenti continenti raguagli sacri, et profani de' popoli camuni. Opera del P. Gregorio di Valcamonica Ministro provinciale dell'alma Provincia Riformata di s. Antonio etc. Consegrata all'alta eccellenza di Giovan Francesco Gonzaga Duca di Sabbionetta, principe di Bozolo etc. In Venezia 1698 appresso Giuseppe Tramontin, in 4°. Errant qui pro Camuni lwegunt Comuni, et pro anno 1698 obtrundunt an. 1668. Gregorius fuit cognomento Brunellus, obiit Tarvisii die 13 martii 1713, alia quoque scripsit, laudaturque a Coronello Augustinio, et Suaresio nostris. Non Brixiensis, sed Venetae Provinciae alumnus exsitit. Hodie proh dolor! cecidit ecclesiae tridentinae columna, coelique nostri fulgentissimi sidus: obiit enim Rev.mus dominus Franciscus Antonius Redulphius Pro-Vicarius in spiritualibus generalis. Faxint superi, ut ei par sucecssor inveniatur. Vale, et ora Deum pro me. Tridenti die 9 septembris 1780.

217. 1780.

Al sig. barone Giambattista Gentilotti. Trento. Ecco prontamente servita V. S. Ill.ma colla notizia della nostra chiesa cattedrale,

che oggidì le ho promesso, e che distesi per mio sollievo nell'anno 1776. Supplico umilmente l'innata gentilezza di V. S. Ill.ma, che si degni di compatire la mia rozzezza, unita ad un ardire troppo grande: e bramando di poterle contestare il mio profondissimo rispetto, ed ossequio con maggiori contrassegni, le fo umilissima riverenza, e mi do l'onore di soscrivermi. Da s. Bernardino 15 settembre 1780.

Di S. S. Ill.ma Umil.mo, div.mo, obbl.mo servidore F. Giangrisostomo da Volano. NB. Notitia inscribitur: De maiori Tridentinae Civitatis Ecclesia. Incipit: Primam

Tridentinae. Implet pagg. sex in folio parvo. Fu mandata subito al vescovo di Verona don Giovanni Mororsini di Venezia Benedettino.

218. 1780.

Al P. Pietro Antonio da Sacco. Borgo. Ardisco dire, che non credo esservi alcuna Santa in paradiso di nome Armenia, anzi

neppur alcun Santo detto Armenio, purché se gli avessi ritrovati ne' martirologi, e calendari, e trattati de' Santi, che ho in gran numero scartabellati per comporre il mio Cielo trentino, in cui ogni giorno do almeno un Santo, ed una Santa, e metto moltissimi nomi stravaganti, ve gli avrei certamente riposti, e ciò anche per sapere, che in Borgo fiorì sino al 1742 uno scrittore Ceschi detto barone Girolamo Armenio Giuseppe. Forse il nome di s. Irminio vescovo sarà stato trasformato in Armenio, come quello di Ermanno ritrovasi mutato in Armanno. Nel 1609 è morto Giacomo Arminio d'Adewara capo degli eretici detti Arminiani, al quale primus praelusit Iacobus Acontius tridentinus. S. P. potrà suggerire a che porta il nome di Armenia, l'esempio riferito dal P. Cesare Calino ne' discorsi alle monache part. I, disc. 10, pag. m. 241 2 242, dove si ha, che Lucia di Palermo pigliando l'abito monastico219 chiese di essere nominata Suor Delizia, ed essendole detto, che in paradiso non eravi alcun Santo di tal nome, rispose, che sperava mediante al divina misericordia, di potarvelo essa. Ciò non è impossibile.

219 Domenicano.

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Una volta non vi era in paradiso neppur s. Irmina, né s. Gliceria, né s. Chiara, e tantissime altre. Se viverà da Santa, morirà santa, ed andrà in paradiso, dove bramo di arrivare anch'io. S. P. mi ottenga da Dio una tal grazia, poiché riverendola sono. Trento s. Bernardino 25 settembre 1780.

Suo div.mo servo, ed amico F. Grisostomo.

______________________________________________________________________ 7 ottobre 1780 a Schwatz al P. Vigilio Greiderer Riformato cronologo nostro con varie notizie, e coll'elogio Ridolfino. ______________________________________________________________________

219. 1780.

Al sig. don Francesco Brugnara primo curato di Villamontana. Ritornando alla casa sua oggidì il giovane raccomandatomi da V. S. illustre e molto

rev.da, lo compiaccio accompagnandolo colla mia presente. Egli dimostra buona volontà, promette non poco, e persiste nell'idea già fatta di studiare per giugner un dì allo stato ecclesiastico. Nel molto brieve tempo, che si ha trattenuto qui ho procurato al più che potei, d'illuminarlo, avvertirlo, e stimolarlo al bene. Con qual pro si vedrà in seguito220. Io son persuaso, che assai più sarebbe d'uopo ad un tale per gittar buoni, e sodi fondamenti dell'edificio grande, che medita inalzare se ritornerà da me, come mi ha detto di voler fare, procurerò di supplire alla presente mancanza; e ciò nondimeno lo raccomando alla pastorale carità, e vigilanza di V. S. molto ill.tre e molto rev.da, ne' cui santi sacrifici raccomando anche me stesso, e con un profondo inchino mi professo. S. Bernardino 4 nov. 1780.

Di V. S. molto ill.tre e molto rev.da Umil.mo. div.mo. obbl.mo servo nel Signore F. Giangrisostomo da Volano.

220. 1780. A monsig. Vicario Generale Zambaiti. Ill.me, ac rev.me domine domine. Viso schemate modernae trambelenensium

ecclesiae, auditaque relatione, quod fuerit ex parte maiori, ac nobiliori, necnon uno eodemque tempore a fundamentis reaedificata: consultis insuper Cavalerio, Ferrario, et aliis de re huiusmodi agentibus, censeo, ipsam nova indigere consecratione; ac interim usque dum ad eandem consecrationem deveniatur, abstinendum a celebratione annua prioris cosnecrationis, et absque ulla mora impertiendam ipsi a sacerdote per episcopum deputato benedictionem illam, quam exhibet Rituale romanum circa medium. Haec tamen dicta volo, salvo meliori iudicio. cui etc.

Hac die 6 nov. 1780221.

221. 1780. Al P. Massimo di Volano. Borgo. Ho differito anche troppo il rispondervi, perché son tanto occupato, e scarso di

tempo, che non so dove voltarmi. Ogidì soltanto ho terminato le mie miserabili stampe.

220 Giuseppe Pedrotti di Villa Montagna si chiama ed ha 16 anni d'età- Poi nel 1787 si vestì da chierico, e

diventò prete. 221 De reconscranda ecclesia vide Benedictum XIV, To. 4, Bullarii sui ad an. 1756, Constit. 58, pag. 260 et

seqq.

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A motivo di servire il rev.mo sig. arciprete di Telve Gianfrancesco Pedri ho consultato e guardato più autori per imparare, chi sieno stati li primi artefici degli organi; ma niuno li nomina, quantunque parlino degli organi e della origine loro. Anzi Polidoro Virgilio di Urbino nella sua opera de gl'Inventori delle cose stampata in Brescia l'anno 1680, L. I, c. 15, pag. 39 dice espressamente: Chi sia stato l'autore del nostro organo così bene ancora accomodato, non si sa altrimenti, con perdita veramente grande del suo nome. Anche nel L. 3, c. 18, pag. 175 asserisce, che il di lui autore non si sa, ed è andato in oblivione. Ciò scrisse nel 1499. Non trascrivo qui altro intorno agli organi, perché non so qual fine abbia il detto rev.mo e non vorrei lavorare in vano. Fate con esso lui le mie scuse, e rinnovategli la mia servitù ossequiosissima. Vi sospiro un buon esito rapporto al pulpito, e con fraterno affetto vi abbraccio. Addio. Trento 12 dic. 1780.

Gli autori che trattano degli organi, e che furono da me consultati, sono il card. Baronio in Annalibus; il Beyerlinck in Theatro; il Magri in Hierolexico; il Chericato de Sacrificio Missae; il Muratori in Dissert. Antiq. Medii Aevi; il citato Virgilio. Il Morerì ed il Pivati non ne parlano. Non si sa neppure chi abbia fatto il famosissimo organo di Trento a s. Maria Maggiore; Il sig. Carlo Prato organista mi ha detto, che fu fatto da un suo antenato. Fides sit penes auctorem.

222. 22 dicembre 1780.

Admodum reverendo ac illustri domino Thomae Casario praemissario salurnitano222.

Fr. Ioannes Chrysostomus de Avolano S.P.D. Serius multo, quum debueram, statueramque, fateor ingenue V.A.R. quaestionibus

tuis satisfacere adgredior. Citius enim id praestare, utpote aliis non voluntariis curis districtus, nullatenus potui. Ut igitur excusatum me habeas, veniamque mihi tribuas, humiliter peto; sperans, quod si meum istud qualecumque responsum ex parte, frustraneum tibi erit hoc anno, tale non erit subsequentibus, quos tibi et plurimos numero, et ter quaterque prosperos adprecor.

Porro circa quaestiones de Missa Rorate in adventu quotidie cantari solita, nihil prorsus invenire potui apud Gavantum, et Meratum magistros notissimos. Obiter tantum ipsam innuit Helderus aenipontanus rubricista. Cavalerius pariter nihil habet de ipsa in suis commentariis: in fine tamen eorum inter alia plura, eademque recentiora S. Rituum Congreg. decreta nullo commentario illustrata, istud quoque legi num. 146 signatum: "Cum in regno etc. etc. ut supra num. 146, pag. 450 et seqq. Item documenta quae invenire potui, tunc attuli. Quomodo autem ex iis quaestiones tuae sint solvendae, tute ipse iudex esto. Ego addam solummodo, quod notante Patre Nicolao Mogio antecessore meo ex Benedicto XIII solemnis habenda non est illa Missa, qaue cantatur sine ministris sacris, ac proinde commemorationem simplicis, aut similes excludens. Addam ulterius, quod ex decreto S. R. C. 23 augusti 1704 non est necessario cantanda Missa conventualis ut supra, ubi non cantatur quotidie.

Adm quaestionem de ministrorum genuflexionibus respondeo, quod ministri sacri cum celebrante accedentes a cornu Epistolae ad altaris medium, et ab hoc ad Epistolae cornu redeuntes, numquam genuflectere debebt. Secus vero dicendum, si seorsim a celebrante accedant, vel recedant. Sic Meratus part. 2, tit. 5, num. 18 cum communi, excepto unico Constantino Hagerero.

222 Vide To. 6 epist. 2781.

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Ad ultimam quaestionem de thuribuli ductibus, quos exhibitionem incensi sanctissimo Sacramento, s. Crfuci, ac celebarnti praecedere faciunt multi, respondeo, quod nullum legerim ipsos praescribentem, ac nihilominus puto nullam esse faciendam in numero eorum differentiam. Caeremoniale episcoporum L. I, c. 23, num. 8 praescribit celebranti, ut thuribulum ad se retrahat, et illud sub brachio leviter, et competenti mora reducat. Meratus autem part. 2, tit. 4, num. 24, ait, quod celebrans facta cruci reverentia ter aequali ductu incensat crucem nihil dicens, post unamquamque incenmsationem tantillum quiescens, ita ut distinguatur eas incensationes esse tres. Idipsum habent Bauldrius portuensis, et alii communiter. En quiescendum dicunt isti post primam incensationem anteaquam fiat secunda et tertia. Sic hactenus praestiti ego, et ab aliis nostris praestitum vidi.

Haec sunt, quae ad te V.A.R. potui rescribere. Parce quaeso iterum, morositati meae, parce imbecillitati, meique peccatoris memor esse velis ad aras, his praesertim sanctis diebus, quos tibi caelestium munerum affluentia irriguos exsopto. Tridenti ex coenobio s. Bernardini XI cal. ianuarii 1780.

223. 1780.

Al sig. abate Francesco Botto genovese exgesuita. Trento. Io credo, che molte e molte buone cose possano scriversi di Ercole Gonzaga

mantovano, prete cardinale del titolo di s. Maria Nuova, morto in Trento essendo primo Legato, e presidente del sacro Concilio ai due marzo dell'anno 1563, e lo stesso anno seppellito nella chiesa sua cattedrale di Mantova. Egli fu ordinato sacerdote nel Duomo di Trento gli otto di giugno del 1561223, e nel medesimo Duomo cantò la sua prima Messa li dicidotto di gennaio del 1562. Federigo Pendascio fu di lui canonista, e teologo nel detto Concilio.

Frat'Alfonso Contreras spagnuolo, Minorita Osservante, e teologo del re cattolico nel mentovato Concilio, in una sua Orazione ad Patres, recitata nella domenica seconda di Quaresima del 1563 e stampata nello stesso anno, ed anche dopo più volte, parlò del medesimo cardinale con molta lode, dicendo: "Hinc demum casus ille inopinatum (quod sine gemitu et lachrimis commemorari vix potest) ante hisce quatuor dies nobis accidit, illustrissimi, inquam, ac rev.mi cardinalis Mantuani in hac sancta synodo primi Legati, insperata, ac fere repentina sublatio. Cuius viri prudentiam, gravitatem, sanctitatem, constantiam, et reliqua praeclara eius stemmata nullus vestrum ignorat. Nec est, quod mea nunc barbucie obscurentur potius, quam illustrentur",

Il cardinale Giovanni Morone di Milano mandato a Trento in luogo del defunto Gonzaga, così parlò ai Padri congregati li 13 aprile 1563: "Erepti sunt nobis duo prudentissimi, vereque illustrissimi cardinales, Mantuanus, et Seripandus, quorum mortem non sine magno animi dolore ad memoriam revoco. Nam etsi eos felices, beatosque futuros esse existimem, quia scriptum est: Beati mortui, qui in Domino moriuntur, doleo tamen et reipublicae causa, quae eorum opera his temporibus maxime indigebat, et mea. Nam utrique eorum familiaritate, ac necessitudine coniunctus eram. Accepto nuncio tam acerbo mortis ill.mi Mantuani summus Pontifex cum sacro cardinalium Coetu, me et virtute et ceteris omnibus rebus longe inferiorem illi suffecit etc.".

Nella gran Raccolta de' Concili ristampata dal Coleto in Venezia To. 20 a col. 1133 v'ha Oratio Ludovici Maiorani Gravinatis canonici Ordinis Lateranensis, de optimo

223 Mariani, pag. 122.

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reipublicae statu missa ad patres in Concilio tridentino, con lettera dedicatoria al card. Ercole Gonzaga presidente e con un'altra lettera risponsiva del medesimo cardinale data Tridenti nonis martii 1562.

In questa nostra biblioteca bernardiniana conservasi un libro intitolato Ludovici Nogarolae Comitis dialogus, qui inscribitur Timotheus, sive de Nilo. Venetiis apud Vincentium Valgrisium 1552, in 8° grande. Dall'autore, che fu veronese, venne dedicato Herculi Gonzagae ampliss. cardinali mantuano.

Nicolò Conte d'Arco trentino, morto di 67 anni nel 1546 scrisse un'Ode de Amplissimo Hercule Gonzaga Card. Mantuae, e sette distici ad eumdem. Leggonsi ristampati L. I Numer. 45 et 46, pag. 37-39, del volume intitolato Nicolai Archii Comitis Numerorum Libri IV. Veronae typis Marci Moroni 1762, in 8° grande. Dallo stesso volume pag. XXVII s'impara, che il menzionato Conte scrisse anche un'opera intitolata De claritate ecclesiae Lib. III ad Ill. rev. Mantuae. Non si nota chi sia stato questo prelato di Mantova; ma io penso, che sia stato Ercole, il quale fu fatto vescovo di Mantova nel 1520 per la rinunzia di suo zio Sigismondo Gonzaga cardinale morto nel 1525.

Mi piace l'elogio, che al lodato card. Ercole fa Luigi Moreri nel suo Grand Dictionaire Historique della stampa di Parigi 1732, To. 3, pag. 899, 900, verbo Gonzague Hercule, dove cita Possevin in Gonzag. Sadolet I, 2.et 15 sive al Lib. 15 Epist. 15. Sponde an Chr. 1563 n. 9. Garimbert. Retramellar Mich. Iustiniani Histoire des Gouverneurs de Tivoli etc.

Il Padre Antonio Pagi nel suo Breviario gestorum Pontif. Rom. stamapto in Venezia dal Recurti 1753, To. 6, ad an. 1563, num. 56, pag. 504, scrive, che nel lodato Ercole conspiravit splendor etc. sino all'exhiberet.

Enrico Spondano ne' suoi Annali ecclesiastici all'anno 1563, num. 9 ha: Hercules Gonzaga, quamquam nobilissima etc. etc.

Tralascio l'Ughelli in Mantuanis come già scrittore notissimo, anzi confesso, che poteva tralasciare anche li precedenti:ç ma gli ho rammentati per ubbidire, e per far vedere, che volentieri sento esservi trattato di scriver nuovamente la vita del lodato cardinale etc.

Qui finisce il volume primo, segue il secondo.

O.A.M.D.B.Q.V.G.