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ROMA FEBBRAIO 2012 ISTITUTO ANALISI TRANSAZIONALE NUMERO 5 IAT NEWS SOMMARIO Lettera del Presidente NUOVO DIRETTIVO IAT Presidente: Eva Sylvie ROSSI [email protected] Vice Presidente e Tesoriere: Patrizia VINELLA [email protected] Segretario: Cesare FREGOLA [email protected] Consiglieri: Antonio FERRARA [email protected] Orlando GRANATI [email protected] Cristina INNOCENTI [email protected] Gaetano SISALLI [email protected] Soci fondatori e Past President: Carlo MOISO Michele NOVELLINO Gaetano SISALLI Comitato di redazione IAT NEWS e WEB Managing editor Orlando Cesare GRANATI FREGOLA Editing Web Master Lidia Patrizia CALO’ VINELLA Cari soci, Questo numero esce a ridosso di un importante appunta- mento. A febbraio prossimo, a Roma, tutte le Associazioni italiane di Analisi Transazionale si riuniranno in un convegno nazionale. ネ la prima volta dal 1985, e allora erano solo 3 le associazioni presenti nel nostro paese. ネ un impegno che ci ha visti, come IAT, convinti sostenitori da sempre e che costituisce un ulteriore passo in un lungo percorso iniziato a Firenze, con gli esami EATA ed il convegno congiunto con l’AIAT, rivolto a creare occasioni di scam- bio culturale, scientifico e filosofico tra professionisti, ricercatori, allievi. Ci auguriamo che la partecipazione dei nostri soci all’evento sia la maggiore possibile. Come sempre, le pagine del nostro bollettino saranno aperte alle considerazioni e alle riflessioni che potranno essere stimolate anche in questa occasione. La redazione Cari soci, incominciamo il nuovo anno con un numero ricco di contributi interessanti provenienti dai diversi campi di applicazione ai quali vorrei lasciare uno spazio sempre più significativo all’interno della nostra associazione. Il nuovo Consiglio Direttivo, in cui è entrata a far parte Cristina Innocenti a cui do il benvenuto, si è già attivato per avviare una serie di iniziative tra le quali le prossime giornate IAT che si svolgeranno in Sicilia, dall’1 al 3 giugno 2012 e per il quale è stato scelto un tema e un titolo interessante e ambizioso “Da Prometeo alle Baccanti fra tecnologia e risveglio della coscienza”. Le altre iniziative riguardano l’ulteriore sviluppo delle IAT news e del nostro sito rispetto ai quali abbiamo avuto riscontri molto positivi dai nostri soci e l’avvio di nuovi progetti. Siamo attualmente impegnati insieme ai nostri colleghi delle altre sei associazioni AT italiane nell’organizzazione del Convegno Congiunto del prossi- mo 24-26 febbraio 2012 a Roma Vorrei in questo momento condividere con voi una rifles- sione che riguarda il contributo dell’AT all’area socio- politica; come molti di voi sanno ritengo che essere Ana- listi Transazionali in qualsiasi campo di applicazione signi- fica, a mio modo di vedere, tenere presente costante- mente il contesto sociale e politico all’interno del quale operiamo con in nostri clienti /pazienti. Berne e l’AT dei primi anni sottolineavano questa dimensione di “impegno sociale “ dell’Associazione Internazionale sulla copertina di ogni numero del TAJ veniva riportato “… L’analisi Transazionale è una teoria completa di perso- nalità e una psicoterapia sistematica per la crescita per- sonale e il cambiamento sociale” e se nel tempo questo aspetto sembrava perso di sicuro l’Associazione Interna- zionale l’ha recentemente recuperato con lo sviluppo, come tutti voi sapete, del TAFSR (Transactional Analysis Forum for Social Responsibility). Allo stato attuale si tratta di un gruppo di persone interessate all’applicazione dell’AT nell’ambito di problematiche sociali alle quali è stato proposto di partecipare ad una tavola rotonda all’ultimo Convegno Internazionale a Bilbao al quale ho avuto il piacere e l’onore di partecipa- re, insieme a Vladimir Goussakovski, Marco Mazzetti, John Monk-Steel e Keith Tudor. Del TAFSR fa parte an- che Fanita English che pur avendo 95 anni ha dichiarato di voler dare il proprio contributo attivo nei limiti delle sue possibilità. Viviamo tempi difficili in cui l’impatto del contesto lascia più che in ogni altra epoca precedente delle tracce profondissime su di noi e condiziona molto al di là della nostra consapevolezza il nostro agire, il nostro pensare e il nostro mondo relazionale. Un esempio fra tutti: esiste una relazione chiaramente individuata tra perdita di lavoro del capofamiglia e incremento della violenza domestica, è un esempio fra molti altri dell’impatto di fattori esterni a noi rispetto ai quali ritengo sia fonda- mentale come Analisti Transazionali sviluppare nel rapporto con i nostri clienti/pazienti una riflessione criti- ca e un sano senso dei nostri limiti e possibilità nel soste- gno fornito per un lavoro che possa essere realmente terapeutico. Saper sviluppare e utilizzare reti professionali di supporto ritengo sia fondamentale in questa particolare fase socio-politica. Mi piacerebbe incoraggiare all’interno della nostra Asso- ciazione un riflessione sulle implicazioni “politiche”, dei nostri interventi AT in diversi contesti sociali; alcune delle associazioni o gruppi che fanno parte dell’IAT – Performat – ad esempio, si muovono già attivamente in questa direzione, a loro come ad altri vorrei chiedere di contribuire non solo con riflessioni ma anche con la con- divisione di esperienze significative in questo ambito, cioè il contributo dell’ applicazione dell’ AT in funzione di problematiche sociali. Con l’augurio che questo sia un anno ricco di crescita professionale, organizzativa e personale per tutti noi! Sylvie ROSSI ASSOCIAZIONE IAT Via Piemonte, 117 Roma tel/fax 06.42013471 Internet home page: wwwistitutoanalisitransazionale.it LETTERA DEL PRESIDENTE pag 1 TEATRO TRASFORMATORE pag 2 L’IDENTITA’ DEL COUNSELLOR AT: UN PROGETTO IN EVOLUZIONE pag 4 LE ANTINOMIE NELL’EDUCAZIONE DEL XXI SECOLO E LA RELAZIONE CON IL PROPRIO APPRENDIMENTO pag 5 ALCUNE RIFLESSIONI DALLA PROSPETTIVA DELL'IRPIR pag 6 COMMENTI ALLE RIFLESSIONI DEL PRESIDENTE DELL’ IRPIR pag 7 RECENSIONI pag 8 NEWS DALL’AT pag 10 wwwistitutoanalisitransazionale.it wwwistitutoanalisitransazionale.it

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Page 1: IAT NEWS - Istituto Analisi · PDF fileð•Carlo MOISO ð•Michele NOVELLINO ð•Gaetano SISALLI Comitato di redazione IAT NEWS e WEB Managing editor Orlando Cesare GRANATI FREGOLA

R O M A — F E B B R A I O 2 0 1 2

ISTITUTO ANALISI TRANSAZIONALE NUMERO 5

IAT NEWS

S O M M A R I O

Lettera del Presidente

NUOVO DIRETTIVO IAT

Presidente:Eva Sylvie [email protected]

Vice Presidente e Tesoriere:Patrizia [email protected]

Segretario:Cesare [email protected]

Consiglieri:

Antonio [email protected]

Orlando [email protected]

Cristina [email protected]

Gaetano [email protected]

Soci fondatori e Past President: Carlo MOISO Michele NOVELLINO Gaetano SISALLI

Comitato di redazioneIAT NEWS e WEB

Managing editor

Orlando CesareGRANATI FREGOLA

Editing Web Master

Lidia PatriziaCALO’ VINELLA

Cari soci,

Questo numero esce a ridosso di un importante appunta-mento. A febbraio prossimo, a Roma, tutte le Associazioniitaliane di Analisi Transazionale si riuniranno inun convegno nazionale.

È la prima volta dal 1985, e allora erano solo3 le associazioni presenti nel nostro paese. È un impegnoche ci ha visti, come IAT, convinti sostenitori da sempre eche costituisce un ulteriore passo in un lungo percorsoiniziato a Firenze, con gli esami EATA ed il convegnocongiunto con l’AIAT, rivolto a creare occasioni di scam-bio culturale, scientifico e filosofico tra professionisti,ricercatori, allievi.

Ci auguriamo che la partecipazione dei nostri sociall’evento sia la maggiore possibile. Come sempre, lepagine del nostro bollettino saranno apertealle considerazioni e alle riflessioni che potranno esserestimolate anche in questa occasione.

La redazione

Cari soci,incominciamo il nuovo anno con un numero ricco dicontributi interessanti provenienti dai diversi campi diapplicazione ai quali vorrei lasciare uno spazio semprepiù significativo all’interno della nostra associazione.Il nuovo Consiglio Direttivo, in cui è entrata a far parteCristina Innocenti a cui do il benvenuto, si è già attivatoper avviare una serie di iniziative tra le quali le prossimegiornate IAT che si svolgeranno in Sicilia, dall’1 al 3giugno 2012 e per il quale è stato scelto un tema e untitolo interessante e ambizioso “Da Prometeo alleBaccanti fra tecnologia e risveglio della coscienza”. Lealtre iniziative riguardano l’ulteriore sviluppo delle IATnews e del nostro sito rispetto ai quali abbiamo avutoriscontri molto positivi dai nostri soci e l’avvio di nuoviprogetti. Siamo attualmente impegnati insieme ai nostricolleghi delle altre sei associazioni AT italianenell’organizzazione del Convegno Congiunto del prossi-mo 24-26 febbraio 2012 a RomaVorrei in questo momento condividere con voi una rifles-sione che riguarda il contributo dell’AT all’area socio-politica; come molti di voi sanno ritengo che essere Ana-listi Transazionali in qualsiasi campo di applicazione signi-fica, a mio modo di vedere, tenere presente costante-mente il contesto sociale e politico all’interno del qualeoperiamo con in nostri clienti /pazienti. Berne e l’AT deiprimi anni sottolineavano questa dimensione di“impegno sociale “ dell’Associazione Internazionale sullacopertina di ogni numero del TAJ veniva riportato“… L’analisi Transazionale è una teoria completa di perso-nalità e una psicoterapia sistematica per la crescita per-sonale e il cambiamento sociale” e se nel tempo questoaspetto sembrava perso di sicuro l’Associazione Interna-zionale l’ha recentemente recuperato con lo sviluppo,come tutti voi sapete, del TAFSR (Transactional AnalysisForum for Social Responsibility). Allo stato attuale sitratta di un gruppo di persone interessateall’applicazione dell’AT nell’ambito di problematiche

sociali alle quali è stato proposto di partecipare ad unatavola rotonda all’ultimo Convegno Internazionale aBilbao al quale ho avuto il piacere e l’onore di partecipa-re, insieme a Vladimir Goussakovski, Marco Mazzetti,John Monk-Steel e Keith Tudor. Del TAFSR fa parte an-che Fanita English che pur avendo 95 anni ha dichiaratodi voler dare il proprio contributo attivo nei limiti dellesue possibilità.Viviamo tempi difficili in cui l’impatto del contesto lasciapiù che in ogni altra epoca precedente delle tracceprofondissime su di noi e condiziona molto al di là dellanostra consapevolezza il nostro agire, il nostro pensare eil nostro mondo relazionale. Un esempio fra tutti: esisteuna relazione chiaramente individuata tra perdita dilavoro del capofamiglia e incremento della violenzadomestica, è un esempio fra molti altri dell’impatto difattori esterni a noi rispetto ai quali ritengo sia fonda-mentale come Analisti Transazionali sviluppare nelrapporto con i nostri clienti/pazienti una riflessione criti-ca e un sano senso dei nostri limiti e possibilità nel soste-gno fornito per un lavoro che possa essererealmente terapeutico. Saper sviluppare e utilizzare retiprofessionali di supporto ritengo sia fondamentalein questa particolare fase socio-politica.Mi piacerebbe incoraggiare all’interno della nostra Asso-ciazione un riflessione sulle implicazioni “politiche”, deinostri interventi AT in diversi contesti sociali; alcunedelle associazioni o gruppi che fanno parte dell’IAT –Performat – ad esempio, si muovono già attivamente inquesta direzione, a loro come ad altri vorrei chiedere dicontribuire non solo con riflessioni ma anche con la con-divisione di esperienze significative in questo ambito,cioè il contributo dell’ applicazione dell’ AT in funzione diproblematiche sociali.Con l’augurio che questo sia un anno ricco di crescitaprofessionale, organizzativa e personale per tutti noi!

Sylvie ROSSI

ASSOCIAZIONE IAT

Via Piemonte, 117 Romatel/fax 06.42013471Internet home page:wwwistitutoanalisitransazionale.it

LETTERA DEL PRESIDENTE pag 1

TEATRO TRASFORMATORE pag 2

L’IDENTITA’ DEL COUNSELLOR AT:UN PROGETTO IN EVOLUZIONE pag 4

LE ANTINOMIE NELL’EDUCAZIONEDEL XXI SECOLO E LA RELAZIONE CONIL PROPRIO APPRENDIMENTO pag 5

ALCUNE RIFLESSIONI DALLAPROSPETTIVA DELL'IRPIR pag 6

COMMENTI ALLE RIFLESSIONI DELPRESIDENTE DELL’ IRPIR pag 7

RECENSIONI pag 8

NEWS DALL’AT pag 10

wwwistitutoanalisitransazionale.itwwwistitutoanalisitransazionale.it

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I A T N E W S Pagina 2

Lo rappresenta e di fatto, esprime se stesso, nonsegue uno stereotipo, lo fa a sua immagine. L’attoresi ispira alla propria esperienza soggettiva, diventapersonaggio. F. Perls, il fondatore della Psicoterapiadella Gestalt, seguì per molti anni attività teatraliispirate alle concezioni di Reinhardt. Il teatroinfluenzò la sua visione terapeutica. Ricordo tra letante la tecnica di identificazione nelle parti.Si porta se stessi nell’elemento di un sogno, di unapersona reale, di un genitore, o di qualsivoglia og-getto, anche materiale. Lo si diventa, come unpersonaggio di teatro, ma le esperienze vissutesono le proprie. Mi identifico nell’acqua, nella lunae di fatto scopro aspetti di me, chi sono. Se diventola luna e dico: ‘Sono argentata, sono piena, indicola via al viandante …’, di fatto, tutto ciò che espri-mo è un riflesso di me stesso. Se un’altra personafacesse lo stesso lavoro, emergerebbero altre cose.Ci sarebbero certamente delle espressioni simili,ma l’esperienza di ciascuno avrebbe comunqueconnotazioni e significati diversi. Diventando unpersonaggio, persona o oggetto che sia, emergonoconsapevolezze, stati emotivi e sensoriali, e si rico-noscono propri comportamenti. In fondo sto facen-do teatro, ma è ancora un monologo. Il teatro insenso pieno è dramma, azione, prevede la presen-za di almeno due attori dialoganti. Riflette la vita edè capace di attivare sottili interazioni. Durante unarappresentazione gli spettatori, nonostante il lorosilenzio, inviano messaggi. E l’attore li riceve. Il suoè un ascolto impercettibile, profondo. Tra attori epubblico si instaura una relazione che influenzai personaggi stessi, o meglio le persone che in queimomenti li rappresentano.Questo fenomeno trova un impiego particolare nelteatro di Reinhardt. Nelle sue opere lo spazio sce-nico si amplia, coinvolgendo gli spettatori in unrituale comunitario. Reinhardt vuole che il teatroabbia un forte spirito aggregante, capace di rinfor-zare l’identità sociale. Così come insiemi di personeopportunamente stimolate danno vita a una culturagruppale, lo stesso fenomeno si può attivare in unaplatea di spettatori. Per altro verso, poiché come giàdetto, ci sono scambi sottili tra pubblico e attori, purse piccole, di volta in volta ci saranno delle sfuma-ture diverse anche nel ruolo recitato. La vita è comeil teatro. Anche il terapeuta viene sollecitato daquanto passa nel silenzio del paziente, dai suoi nondetti, dai vissuti che non trovano espressione. Nelmio Teatro, c’è sempre un pubblico e sono gli stessipartecipanti. A turno, alcuni recitano e altri fannoda spettatori. Serve il loro ascolto. Ho chiamato ilmio teatro, Trasformatore. Chiaro cerco il cambia-mento. Mi piace che chi si mette in gioco in unlavoro di questo tipo, apprenda qualcosa su di sé.E non solo. Incoraggio la persona a scoprire che giàdurante l’esperienza, recitando, può concretamen-te, proprio in quel momento, sperimentare nuovimodi di fare, di sentire ed agire, mettendo in evi-denza ed esprimendo aspetti e modi di essere cheabitualmente non manifesta, perché repressio sconosciuti, a volte proibiti, a volte mai appresi.Organizzo scene di teatro utilizzando tecniche tea-trali. La rappresentazione è gestita dagli stessicomponenti del gruppo di lavoro, i quali seguonodelle linee guida che io propongo. In una secondafase intervengo più direttamente e trasformo i per-sonaggi che hanno messo in scena. Per quanto gliattori siano stati creativi e anche teatralmenteefficaci, per quanto abbiano rischiato, i Copioniabituali, pur se mascherati dal ruolo interpretato,sono sempre presenti. Anzi, appaiono più evidentiche in una comune terapia. I modi del teatro produ-cono una certa trasparenza e la persona, anchesenza volerlo, più facilmente si svela. Il più delle

Il Copione è una storia scritta per essere rappresen-tata in teatro, ma anche, com’è noto, un program-ma che si articola e sviluppa nello svolgersi di unavita reale. Il Copione di vita non è scritto a priori. Siforma nel tempo, sia come frutto di esperienzeeffettivamente vissute, che di fattori che precedonolo stesso concepimento. L’insieme di più elementi edi molteplici stimoli si organizza in un progettounitario che caratterizza ciascun individuo. E’ diffici-le che una teoria possa dar conto della complessitàdei fenomeni che partecipano a dar forma e a so-stenere nel tempo la vita di un uomo. Berne ebbequesta capacità e tradusse le sue geniali intuizioniin sistemi operativi molto concreti, che ci permetto-no di comprendere le realtà visibili e quelle piùnascoste del funzionamento umano, per alimentar-ne il potenziale e trattarne le disfunzionalità. Nelteatro, riflesso della realtà, le storie sono rappre-sentate da personaggi che hanno un proprio Copio-ne e proprie maniere di stare al mondo. Usano unlinguaggio e forme di espressione più enfatizzate epiù creative, rispetto al parlare comune. Per questoproducono maggiore ed immediato impatto sullospettatore. Il coinvolgimento è forte, grazie al ma-gnetismo che l’arte della recitazione e della messain scena utilizzano per portare a sé chi guarda eascolta. La base del teatro è dramma, azione.Occorrono potenza dialogica e vicende che prenda-no, trucchi e colpi di scena. Il dramma è conflitto.E’ saper toccare l’ ‘anima’ del pubblico. Una vitaumana non è molto dissimile. E’ diluita nel temporispetto ad un’opera teatrale, gli avvenimenti sonodistanziati e pur se le forme caratteriali delle perso-ne e i loro Copioni sono sempre intuibili, i finaliconseguenti possono arrivare dopo anni, quandoneanche c’è più memoria di come la cosa incomin-ciò. In ogni caso, sia che la vita venga intensamen-te vissuta, sia che venga lasciata scorrere scialba emonotona, sia che oscilli da una dimensioneall’altra, così come nel teatro, il Copione haun’ origine. Un proprio protocollo, i cui nuclei più omeno lontani nel tempo si sviluppano, prendonoforme definite, per poi assestarsi su schemi rigidi,che tendono a ripetersi, sempre uguali a se stessi,

con pochee insignificantivarianti. Occor-rono esperienzecapaci di rompe-re gli equilibriprecostituiti perdare una diver-sa direzione allelinee esistenzialicosì tracciate edorganizzate.I personaggi diun dramma

teatrale hanno loro caratteristiche che gli attori,storicamente, tendevano a rappresentare seguendodei modelli ispirati a stereotipi. Come dire chel’attore ‘indossava’ un ruolo, già noto, ne prendevail costume e ne assumeva il comportamento. Siispirava a specifici caratteri e recitando li rappre-sentava. Agli inizi del ‘900 nel teatro avvenneroprofondi cambiamenti. Tra i primi innovatori ci fuMax Reinhardt. Le sue proposte furono rivoluziona-rie. Cambiò quei modelli ai quali il teatro si era dasecoli ispirato. Reinhardt fu attore, regista, impresa-rio. Alla sua scuola è l’attore come persona cheentra nel personaggio. Non si adatta a quanto latradizione propone, ma è lui, l’interprete, con i suoimodi, le sue emozioni, il suo sentire, che dà vita aRe Lear, all’innamorato romantico, al bancario, allatata o a qualsiasi altro sia il ruolo che gli tocca.

CAMPO CLINICO

TEATRO TRASFORMATORE

Di Antonio FERRARAPsicologo, Psicoterapeuta dellaGestalt e Didatta–Supervisore,Analista Transazionale,Didatta-Supervisore (TSTA),Counsellor formatore

Il Copione è una storia scrittaper essererappresentata in teatro,ma anche, com’è noto,un programma chesi articola e sviluppanello svolgersi di una vitareale. Il Copione di vita nonè scritto a priori. Si formanel tempo, sia come fruttodi esperienzeeffettivamente vissute, chedi fattori cheprecedono lo stessoconcepimento.L’insieme di più elementi edi molteplici stimolisi organizza in un progettounitario che caratterizza

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Pagina 3 I A T N E W S

volte chi rappresenta il personaggio è poco o perniente consapevole che quello che ha mostrato, èproprio la maniera in cui porta avanti la sua vita.E per quanto il ruolo che recita gli possa apparireestraneo, in quel ruolo comunque mette se stesso.Sono il carattere e la struttura di Copione, che nelcarattere si manifesta, a dirigere e guidare il com-portamento. Con il termine carattere ci riferiamoalle parti dure della personalità, a maschere che èdifficile rompere. In esse si riflette la propria identi-tà, quella che riteniamo sia la nostra natura. Carat-tere è un termine che fu utilizzato nel teatro pro-prio per indicare dei prototipi di personalità cheseguono forme specifiche. I caratteri della Comme-dia dell’Arte, ad esempio, hanno un loro costume,un loro modo di parlare e comportamenti tipici.Pantalone, Arlecchino, Colombina, seguono le loromaniere di essere e agire, sempre. Pantaloneè avaro, ma accanto a questa qualificazione cesono altre, è anche brontolone, centrato su di sé,corteggia le giovani donne e così via. Arlecchino èfurbo, ottiene quello che vuole giocando di astuzia,si arrangia nella vita e pur se prende botte, alla finecasca sempre in piedi, mentre Colombina è la ser-vetta astuta e civettuola, che, corteggiata dal pa-drone, fa soffrire il povero Arlecchino. Come per lemaschere della commedia, le forme degli esseriumani tendono a standardizzarsi in diverse tipolo-gie. Anche se non così fortemente caratterizzate,senza particolari travestimenti, fuori da ogni simbo-logia teatrale, nel mondo si aggirano 27 tipi umani,portatori di tratti stereotipati e ripetitivi. A ciascuntipo, o carattere, corrisponde una struttura diCopione. Sono molteplici le qualifiche di ciascunadelle tipologie, che permettono di approfondire laconoscenza della personalità. Si parla di formecognitive irrigidite, di fissazioni, diverse per ognitipo. In pratica idee irrazionali che tracciano le lineeguida dell’ organizzazione copionale. E anchedi passioni, maniere distorte ed esagerate di guar-dare alla realtà in termini emozionali. Tutto questopatrimonio, frutto di una ricerca che va avanti daanni che ha dato vita alla Psicologia degli Enneati-pi, porta ad una articolata possibilità di conoscere imodi della recita, i ruoli rappresentati, come ap-partenenti alla persona, al di là del teatro. Ovvia-mente questi strumenti vengono utilizzati per unpercorso terapeutico o di crescita personale.Nel Teatro Trasformatore, prendono una forma piùimmediata e diretta. Il primo passo è quello diapprendere come si è, scoprire aspetti che abitual-mente non vengono osservati e assumerne co-scienza e consapevolezza. Il risuonatore teatrosostiene il processo e amplifica l’esperienza. Larende più drammatica e gli spettatori, con i lorovissuti, prima silenziosi e poi anche espressi, fannoaccrescere l’impatto con ciò che si incontra.E’ importante riconoscere ed esprimere emozioni, eche siano congruenti. L’attore deve sapere comemanifestarle per trasmetterle al pubblico. Altrimentiil messaggio non arriva. E’ ovvio che nella vitaabbiamo la stessa necessità. Se le emozioni chesentiamo non sono adeguate, inseguiamo invanorisultati che non arrivano. Teatro e psicologia vannoinsieme. Nel mio lavoro propongo esercizi specificiper contattarle e riconoscerle. A volte modello lapostura, l’espressione del volto, suggerisco ungesto o induco pensieri che possano evocare lostato emotivo che richiedo. E’ chiaro, quando c’èdifficoltà, ci sono dei no, dei divieti. Sono dei noantichi. In questi casi, al fine di spianare la via,propongo esercizi rivolti ad attenuare il divietoo aggiro l’ostacolo utilizzando trucchi teatrali.Mi piace richiamare, a fronte delle stereotipiecopionali, e di carattere, la metafora della mario-

netta. La vecchia marionetta dei burattinai è guida-ta da fili, è fatta di legno, dura, rigida. Non si muo-ve se non manovrata e i suoi movimenti sonolimitati, vanno per linee, mai sono rotondi. Senzaqualcuno che la muove è ferma, si affloscia alsuolo, inerte. Dipende da chi se ne occupa e nonpuò avere alcuna iniziativa, per quanto piccolapossa essere. La marionetta è romantica, stimolal’immaginario dei bambini e commuove gli adulti.Evoca una certa malinconia, con il suo impaccio el’espressione fissa. Per umanizzare la marionetta efarla uscire dal suo piccolo repertorio di gestie azioni, serve un atto creativo. E’ la vita che lochiede. E allora non servono molta analisi o teorie.Occorre un contatto profondo con chi si è appenaespresso e mettersi in gioco con lui o lei, per scopri-re insieme qualcosa di nuovo. Ora serve seguirel’intuito e i propri sentimenti, le proprie fantasie,e io, attore e regista, entro in relazione con la per-sona, cerco di intuirne il mondo interno e mi affidoall’ ispirazione, ora interviene l’arte, la creatività.Sconvolgo gli assetti stabilizzati, seguo impulsie medio con la ragione, pensando a cosa serve.Guido i suoi movimenti, propongo emozioni e comeprovarle. Indico modi per esprimerle, suggeriscoparole, come parlare. I compagni, l’intera compa-gnia di teatro partecipa. Prestano cose del loroabbigliamento, aiutano a truccare e a creare anchecon l’immagine il personaggio. Ora è teatro, si vivel’intensità del teatro, diventa un rituale. Esce unnuovo personaggio, costruito al momento. Frutto diun’ improvvisazione. L’attore così rinnovato speri-menta altro. Non è più una marionetta è una perso-na viva. Può piangere, ridere, soffrire come unmalato terminale di cancro, come una cieca che siaggira smarrita nella vita, o godere di una sensoria-lità mai sperimentata. Ora è una persona vera. Ogniscena è sottolineata dall’applauso del pubblico egli attori se ne riempiono. Gli attori vivono perl’applauso. Il teatro è applauso, riconoscimento.Ogni volta che faccio questo lavoro mi meravigliodi quanto potente sia l’impatto che crea nelle per-sone. C’è una sorta di magia nel fenomeno teatra-le. Di fatto nasce dal Ditirambo nell’antica Greciache inizia come espressione sacra, ad una voce,e poi diventa dialogo e quindi dramma. Calcareil palcoscenico, il sipario che si alza, il pubblico,il silenzio, e le energie invisibili che si muovono,creano una complessa atmosfera che incide forte-mente nell’esperienza dell’attore consapevole. Eavvengono cambiamenti nelle persone che anchedopo anni mi raccontano degli effetti trasformatorivissuti nell’esperienza fatta.Riporto a titolo di esempio la sintesi commentata diun lavoro effettuato in occasione di un seminario diTeatro Trasformatore. La scena è stata rappresen-tata da due partecipanti, un uomo e una donna.Il personaggio maschile, secondo la Psicologia degliEnneatipi si è rivelato essere un tipo astuto-goloso.Come tale tende a nascondere a se stesso tuttoquanto gli provocherebbe dolore o senso di man-canza e si illude di rendere più facile la propriaesistenza, attraverso la ricerca costante di quantodi piacevole offre la vita. La scena originariasi articola in un lungo dialogo su come organizzareal meglio la cena di Natale. Lui cercando di trovarele soluzioni più gradevoli e soddisfacenti e la mo-glie quelle meno grandiose, più pratiche, nelle qualisi possa sentire coinvolta nel fare in prima persona.Nella trasformazione Il goloso-astuto viene invitatoa sperimentare la deprivazione che lo porterebbe avivere il dolore, frutto delle sue carenze, non solomateriali, ma anche affettive, che abitualmentecopre riempiendosi la vita di sogni, fantasie e cosebuone. Ne faccio un vagabondo buttato per strada,

ridotto a chiedere l’elemosina. Tra le tante coseche dice, scansato e rifiutato da passanti che nongli danno nulla, impersonati da alcuni partecipantial gruppo di lavoro, vive frustrazione e una sottilesofferenza, emozione sempre evitata: ‘Non avreimai pensato che mi potessero negare aiuto … unpochino di danaro … da mangiare … per favore,solo un po’. E poi, cambiando tono, ‘maledizione(batte il pugno in terra), neanche qualcosa damangiare’. Sembra impossibile. Infine si senteperso, smarrito: ‘Un idiota’. Nella finzione teatraleperde i suoi riferimenti e nei commenti successivi,si rende conto che nel teatro si è sentito una per-sona reale, e che abitualmente vive sopra le righe,in una continua menzogna con se stesso.La donna che appartiene ad una tipologia vanitosa,è presa dal suo attivismo e dal voler controllareogni cosa. La trasformo in una malata terminale dicancro. E’ difficile stare in contatto con se stessa eil male la costringe ad ascoltarsi. Non ha un ‘fare’con cui si possa distrarre e tuttavia vuole occupar-si di altro, del figlio che lascia, ad esempio. Leinduco ancora qualcosa che la spinga a guardare insé. ‘… cos’è questa esperienza, cos’è morire …cosa è non essere più a questo mondo … tu nonesisti più, il tuo corpo non esiste più … la tua testanon esiste più … ’ . Infine entra nel personaggio‘ (piangendo), ‘non voglio andarmene … io non houna fede’. E il marito: ‘Non posso fare niente, nean-che pagare un medico … ’. Lei si sente persa, smar-rita, buttata in un vuoto senza riferimenti. Vive peressere vista e se perde la sua immagine, sente dinon esistere più. Si sono aperti ai loro lati più na-scosti, ai segreti che tengono in piedi il dramma.Chiedo al pubblico di dare un titolo a questa storia.Alcuni dicono ‘Gli Abbandonati’, altri ‘Gli Idioti’.E poi commento: ‘Gli idioti … di ogni giorno …l’incapacità di amare … l’unica cosa che potrebbeaiutare in questa storia è un po’ di amore’, al di ladei ruoli.

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I A T N E W S Pagina 4

In questo articolo intendo proseguire con la riflessio-ne sul counselling avviata nel n.2 delle IAT News;la riflessione che oggi propongo ai lettori riguardal’identità del counsellor AT.

Quando ho iniziato mia formazione (alla fine deglianni ’80!) in Italia era ancora molto difficile spiegarechi fosse un counsellor e quali fossero le sue compe-tenze: si stavano ancora delineando le competenzedegli psicologi e degli psicoterapeuti. Anche nellacomunità analitico transazionale erano pochissimi iformatori in ambiti non clinici e gli articoli che aiutas-sero a comprendere chiaramente le competenze e lerisorse di questa nuova figura professionale.

Dopo venti anni l’identità professionale del counsellorattraversa ancora, nonostante tante battaglie, unafase caratterizzata dalla ricerca di una condivisibiledefinizione e di una chiarificazione legislativa. Taledifficoltà non è causata soltanto dalla mancanza inItalia di un Ordine Professionale riconosciuto deicounsellor, ma anche dalla poliedricità dei ruoli e deisetting di lavoro in cui questa nuova figura professio-nale si trova ad operare.

Per molto tempo l’identità del counsellor si è struttu-rata sull’individuazione delle differenze e sulla ricercadi confini orientati a individuare ciò che il counsellor“NON è”e “NON può fare” , più che sulle risorse esulle potenzialità delle sue competenze. Per definirel’identità del counsellor, bisogna partire dalla specifi-cità delle sue competenze e dalle caratteristiche delsuo ruolo professionale.

Chi è il counsellor?E’ una figura professionale che facilita processi dicambiamento, conduce colloqui e gruppi mirati afavorire la consapevolezza dei problemi, il potenzia-mento delle risorse, i cambiamenti focali. Le suecompetenze sono connesse alla promozione eco-costruzione (insieme al singolo e al gruppo)di capacità legate al benessere.

Il counsellor è quindi un professionista che, attraver-so una formazione specifica, acquisisce competenzenella gestione di relazioni d’aiuto orientate a cam-biamenti finalizzati al miglioramento della qualitàdella vita; ha la competenza per guidare, attraversotecniche di dialogo ed esperienze gruppali, il clientee/o i gruppi di clienti verso la consapevolezza e versola competenza emotiva, potenziando le abilità sociali.Liselotte Fassbinder (2011) sottolinea come una dellecompetenze più importanti del counsellor AT sia lacapacità di riconoscere le risorse dei clienti, indivi-duando i loro punti di forza più che quelli di debolez-za. Per attivare queste risorse il counsellor può:

1. utilizzare la teoria AT attraverso cui si può lavorareper attivare l’Adulto, analizzare i giochi psicologici efacilitare nuove decisioni;

2. porre attenzione alle esperienze positive del passa-to per trasporle al presente al fine di sostenerel’identità della persona;

3. focalizzare l’attenzione all’aspetto creativo delcliente al fine di costruire visioni di nuove prospetti-ve per il futuro, per esempio creando la visione delproblema già risolto per trovare insieme al counsellori passi necessari per la soluzione;

4. utilizzare le percezioni corporee per aumentare laconsapevolezza del proprio livello di stress, delleproprie forze e dei propri meccanismi per gestire lostress.

La Fassbinder pone inoltre l’accento sulla professio-nalità del counsellor che si dimostra tra l’altro attra-verso: La consapevolezza dei propri limiti; La riflessione continua sul proprio atteggiamento

etico; La riflessione sul proprio lavoro nel contesto di una

continua supervisione e confronto con colleghi.

Per essere un counsellor ad orientamento analiticotransazionale è necessaria una formazione specificache faciliti la costituzione di una competenza tecnica,di chiarezza metodologica e di una buona conoscen-za della teoria di riferimento; la professione del coun-sellor va comunque costruita sul campo: nella realtàprofessionale il counsellor ha bisogno di calare le

proprie competenze in setting differenziati edi costruirsi una identità professionale chiara e so-prattutto etica, rispettosa delle leggi vigenti e deicodici deontologici delle associazioni di AT di riferi-mento (nazionali e internazionali).Essere analisti transazionali counsellor riporta ad unaresponsabilità etica intesa come espressione delproprio agire in una direzione di “okness” in ognunodei diversi ambiti lavorativi rivolti al sociale nella suacomplessità; pertanto l’impegno etico diventa unimpegno quotidiano e totale.Accade spesso che, ad esempio, diversi insegnantiche sono anche counsellor ad orientamento AT,utilizzino i concetti chiave di AT non solo durante laconduzione di gruppi in progetti specifici di counsel-ling, ma anche come uno strumento utile nella rela-zione quotidiana con i bambini, per facilitarel’apprendimento, e con i genitori, così come nel rap-porto con i propri colleghi, per evitare di agganciarsi agiochi psicologici e per instaurare una relazioneOK-OK.Possiamo considerare questo aspetto come una com-petenza di counselling complementare al proprioruolo professionale prioritario (in questo caso il ruolodi insegnante): le competenze nella gestione dellarelazione di aiuto, se ben utilizzate, facilitano la co-municazione e il lavoro di rete, in una attenzione alsociale in linea con l’insegnamento berniano.Essere counsellor significa quindi lavorare a livellidiversi attraverso il dialogo e l’ascolto, integrando lecompetenze specifiche e lavorando in rete; più sicostruiscono punti di accordo e dialogo trai differenti sistemi di apprendimento e più si puòoperare per il cambiamento, cercando terreni dilavoro comuni.Emerge così la necessità di potenziare l’elementoosservativo empirico, la ricerca e lo scambio al fine diconoscere e intervenire, anche attraversouna integrazione con le altre scienze, sui problemidella complessità.La storia del counselling, come illustrato altrove, èuna storia di ricerca di identità e di ricerca di confinitra le identità professionali affini (psicologo o psicote-rapeuta); questa ricerca ha portato spesso a vivere laindividuazione dei confini come una norma Genitoria-le (“tu non puoi”) piuttosto che come acquisizioneAdulta.

Nella mia esperienza di supervisore mi imbattospesso nella confusione tra il concetto di limite conquello di limitazione: per limite si intende la chiarezzasulle competenze specifiche e le aree di intervento, inquesto senso la consapevolezza del confine può esse-re solo rassicurante, non solo perché si evitano rischidi denunce per esercizio abusivo della professione dipsicologo (come peraltro è già accaduto ad alcunicounsellor!), ma perché si opera in un ambito in cui ilcounsellor ha acquisito delle competenze e delleabilità specifiche, al fine di strutturare in modo ade-guato un piano di lavoro adatto a quella specificarichiesta e a quel dato cliente o sistema di clienti.Non è solo la tecnica a fare la differenza mail significato di quella tecnica in relazionealla strategia di intervento e al contratto che si stipulacon il cliente.Ricordiamo anche che l’attenzione all’altro nellarelazione d’aiuto è fondamentale quanto l’attenzionea se stessi, la disponibilità di ascolto degli altri siconiuga con la disponibilità di ascolto di se stessi edei propri mezzi per dare risposte adeguate a quellaspecifica relazione d’aiuto. Prendersi cura di sé, comecounsellor, significa non essere soli, confrontarsi congli altri colleghi e con i propri supervisori quandosorgono dubbi o perplessità anche minime di ordineetico e tecnico.Sappiamo che c’è ancora molta strada da fare perriconoscere le competenze e la professionalità deicounsellor, ed è per questo che come formatoridobbiamo interrogarci continuamente sulla serietàdei nostri intenti formativi e sulle competenze cherichiediamo ai nostri trainees; nella mia pratica diformatore e di supervisore ho potuto più volteriscontrare quanto le competenze del counsellor,nei differenziati setting di intervento (dalla strada,alle comunità, alla scuola, alle palestre) possanocostituire una risorsa sociale di grande portata,avvicinando l’AT alle persone, alle famiglie,alle scuole, in linea quindi con l’intento originarioberniano della Analisi Transazionale come strumentodi psichiatria sociale.

1 Vinella P., Riflessioni sulla storiadella formazione in counselling AT,IATNEWS n.2, Maggio 20102 Liselotte Fassbind, L.,Incontro di formazione e supervi-sione, Performat , Pisa, 2011Comunicazione personale3 Vinella, P., Fregola, C., Gestire lacomplessità’ sociale e interculturale:esperienze di collaborazione tra icampi di applicazione dell’analisitransazionale, Atti ConvegnoAIAT 20084 Vinella, P., Storia del Counselling adorientamento analitico transazionale inItalia, in Atti del 2° convegnoPerformat, ottobre 2009

CAMPOCOUNSELLING

L’IDENTITA’ DELCOUNSELLOR AT:UN PROGETTOIN EVOLUZIONE

di Patrizia VINELLApsicoterapeuta, counsellor CPTSTA

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I A T N E W SPagina 5

Per chi svolge ruoli educativi in situazioni organizzativeformali o informali, la tematica dell’apprendimento si staportando al centro dell’attenzione in relazione alle muta-zioni nei paradigmi dell’educazione nella società dellaconoscenza. Queste mutazioni hanno comportato,e comportano, l’esplorazione di numerosi punti di vistariguardo le funzioni dell’apprendimento, i suoi scopi e gliambienti intenzionali o meno che lo sollecitano,lo organizzano, gli danno struttura e lo indirizzano versomete più o meno definite.

Nel 2003 si è svolto un convegno organizzato dalDipartimento di Scienze dell’Educazione dell’UniversitàRoma Tre dal titolo: Antinomie dell'educazione nel XXISecolo(1). Negli interventi di apertura ho trovatotre affermazioni che riporto di seguito, perché indicanolo sfondo sul quale intendo presentare ai nostri lettori diIAT News alcune considerazioni a partire dalle qualicontinuare il fecondo confronto che si è sviluppato nelcorso del mandato del Consiglio Direttivo che ha comple-tato il suo ciclo in questi mesi ed è in viadi ricostituzione.

La prima affermazione è del Prof. Francesco Susi (2003,p. 10)(2), che sottolinea come “Le conoscenze, i livelliculturali, le capacità di affrontare e gestire il cambiamen-to si trasformano più che mai, oggi, in fattori di inclusio-ne ed esclusione, di selezione e gerarchizzazione sociale”È evidente il ruolo sociale della conoscenza che dinami-camente si pone a confronto con le tematiche del muta-re delle professioni, del modo di definire le organizzazio-ni e le conseguenze nel modernizzare senza escludere(3).La seconda affermazione è del Prof. Roberto Cipriani(2003, p. 15) (4)che apre così il suo intervento alconvegno: “Ancora una volta chi si occupa e preoccupadi educazione ha da fare i conti con il mutamento in attocon il cambio delle generazioni, con le innovazioni tecni-che, con la crisi dei valori, con la messa in discussionedelle metodologie educative, dei criteri di valutazione,delle modalità di verifica, dei mezzi di orientamento”e prosegue: “Se l’educazione non è finalizzata al soloapprendimento di nozioni e di modi di uso degli stru-menti, tuttavia c’è da chiedersi se abbia senso in questonuovo secolo proseguire lungo la strada della formazio-ne educativa finalizzata ad acquisire modelli comporta-mentali di corretto utilizzo del vivere sociale e di tutte lesue risorse”. Questo aspetto apre al tema delle funzionidei ruoli educativi nella società della conoscenza ein particolare riconduce direttamente all’antinomia fracultura e professione. Infine la terza e ultima affermazio-ne è del prof. David Meghnagi (2003, p.17)(5) che apreil suo intervento con queste parole: “Ciò che hai eredita-to dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero”.Riporta così il brano del Faust di Goethe e sottolinea che“è stato ripreso da Freud con riferimento al dialogo fra legenerazioni in più occasioni … quasi a voler suggellare ilsignificato di un percorso e di una ricerca sui fondamentidell’identità individuale e collettiva”. Le antinomiedell’educazione del nostro tempo si pongono alla base diquestioni cruciali quali la trasmissione di valori, di saperee di competenze.

In questo sfondo la relazione fra l’individuo e il proprioapprendimento è in via di riformulazione in rapportoall’evoluzione delle interazioni che ha con i saperi educa-tivi e quelli socio-culturali. I processi educativi e le finali-tà dell’apprendimento nel proprio ciclo di vita si pongo-no sempre più in rapporto con l’esigenza di costruire unapropria autoefficacia(6) nell’interazione con un ambientecontinuamente mutevole. Gli schemi sociali, culturali eprofessionali relativi all’azione educativa ricercano così

soluzioni e risposte adeguate e definite per problemiintrinsecamente non sempre ben definiti e l’aspettativaè quella di pervenire a conclusioni definite a partire dainformazioni vaghe, ambigue o imprecise (Fregola C.,2011)(7). Ci si trova nel pieno campo di azione delleantinomie(8), molte delle quali sono indicate negli atti diquel convegno internazionale che mantiene la sua attua-lità. Le principali sono ricondotte alle seguenti: locale eglobale, singolare e plurale, particolare e generale;uguale e diverso, mutazioni nel rapporto cultura eprofessione nel tempo e nello spazio in relazione a unmondo globale abitato da innumerevoli localismi; ragio-ne ed emozione; antinomia e progetto. ll ruolo delCounsellor del Campo Educativo trova interessantisviluppi nell’applicazione dell’Analisi Transazionalenei processi di apprendimento.

A riguardo W. F. Cornell e J.Hine(9) (2010, pp. 95 e seg.),oltre a esplicitare le difficoltà nell’individuare linee didemarcazione fra i campi clinici, educativi e del counsel-ling nell’ambito della salute mentale, rendono esplicitala particolarità della formazione nel campo dell’AT chegrazie alla netta separazione tra la pratica clinica e quellanon clinica rende possibile il perseguire diversi scopi chegli strumenti dell’AT consentono nei processi terapeutici,educativi e di sviluppo della persona. Comunque spessomanca, secondi i due studiosi, una comprensione chiara,un alfabeto di base, di cosa siano teoria e praticanell’ambito clinico e in quello non clinico e ciò può deter-minare diversi punto di vista dovuti alle specializzazionee agli ambiti applicativi del modello all’interno dei conte-sti di applicazione e dei ruoli professionali che operano.Su questi aspetti nei prossimi numeri riporteremoricerche, sperimentazioni e riflessioni da mettere a con-fronto e sollecitiamo i lettori a partecipare al dibattitocon altrettante modalità.

1. Gli atti , a cura di: Susi F., Cipriani R., Meghnagi D.,Antinomie dell'educazione nel XXI Secolo, ArmandoEditore, Roma, 2004.2. Susi F., Op. cit..3. Il riferimento è al libro di Schwartz B., Modernizzaresenza escludere, Anicia, Roma, 1995.4. Cipriani R., Op. Cit..5. Meghnagi D., Op. Cit..6. Il riferimento è alla teoria Bandura A., Autoefficacia:teoria e applicazioni, Trento, Erickson, 2000.7. Fregola C., Analisi Transazionale e processi educativi.Esplorazioni per curiosare nel Campo Educativo nellacomplessità sociale e culturale del nostro tempo, in:Tangolo E., Vinella P., ( a cura di), ProfessioneCounsellor, Competenze e prospettive nel cousellinganalitico transazionale, Felici Editore, Pisa, 20118. Wikipedia riporta la seguente definizione:“L'antinomia (dal greco αντι, preposizione che indica unacontrapposizione, e νομος, legge) è un particolare tipo diparadosso che indica la compresenza di due affermazionicontraddittorie, ma che possono essere entrambe di-mostrate o giustificate. In questa situazione non èovviamente possibile applicare il principiodi non-contraddizione”.9. Cornell W. F. e Hine J., Funzioni cognitive e socialidelle emozioni: un modello per la formazione di analistitransazionali nell’area del counselling, in Dondi Ae Lo Re E., Luoghi e modi del Counselling, MilanoLa Vita Felice, 2010.

CAMPOEDUCATIVO

LE ANTINOMIENELL’EDUCAZIONE DELXXI SECOLO E LARELAZIONE CON ILPROPRIOAPPRENDIMENTO

di Cesare FREGOLAProfessore di “Metodologia e tecnica delgioco e dell’animazione” nel Corsodi Laurea in Scienze della FormazionePrimaria, presso l’Università Roma Tree di “Didattica della matematica perl'integrazione", nello stesso corso dilaurea, presso l’Università di L'Aquila,dove svolge anche il Laboratorio diPedagogia Sperimentale.E’ PTSTA in ambito Educativo dell'EATAed è membro del direttivo dell'IAT.Coordina il Master AnaliticoTransazionale nei campi educativi pressoal sede Performat di Roma.

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I A T N E W S Pagina 6

Il numero 3 del 2010 dell'IAT NEWS presenta un contribu-to di Michele Novellino dal titolo “Storia AT Italiana.L'IAT e l'AT: altre riflessioni storiche”. L'autore ricostrui-sce il percorso che ha preceduto la costituzione della SIATed esplicita le ragioni secondo cui questa non si sarebbeaccreditata presso l'EATA e l'ITAA come associazionerappresentante degli Analisti Transazionali italiani. L'o-biettivo in tale ricostruzione ragionata dei fatti è quello ditrasmettere una storia alle nuove generazioni di AnalistiTransazionali perchè, presumo, ne facciano tesoro peril futuro; questo futuro è abbastanza dietro l'angolo, vistoil convegno che si terrà a febbraio 2012 e che trova coin-volte, per la prima volta, 7 associazioni italiane di ATguidate dall'intento di incontrarsi e confrontarsi intornoa similitudini e differenze.

Nella ricostruzione del percorso precedente alla costitu-zione della SIAT, riconosciuta da Michele come l'unicotentativo serio di fondare un'associazione nazionale,e nel mettere a fuoco le ragioni del mancato riconosci-mento del suo ruolo a livello della comunità internaziona-le Analitico-Transazionale, secondo Michele, avrebberoavuto un peso diversi fattori.

In primo luogo la presenza di “interessi particolaridi singole scuole che operavano all'ombra di diverseassociazioni.... (IAT, IRPIR, SIMPAT e parzialmente l'AIAT)e passavano sopra le dichiarate intenzioni di presentarsiunite”.

Fa seguito la volontà di “alcuni direttori di scuola di tenerfuori dal controllo di organi associativi meta scolastici,scelte di ordine interno che sarebbero state contestate”.Rientrano in questa prospettiva il ruolo assunto dal prof.Scilligo, Presidente dell'IRPIR, all'interno di un ConsiglioDirettivo della SIAT, quando dichiarò di non voler“controlli” nella “sua” scuola e la posizione da lui assunta,successiva all'approvazione dell'EATA relativa alla richie-sta da parte di associazioni nazionali, di organizzare esamiEATA di 1° livello; posizione che si sostanziò nel lasciareall'autonomia delle singole associazioni la realizzazionedi tali esami e nel non riconoscere alla SIAT la funzionedi gestore degli stessi, a livello nazionale.

All'interno del Consiglio Direttivo della SIAT si aprìun confronto circa il ruolo della SIAT nella gestione degliesami speciali e quando si passò alla votazione,il confronto si risolse a favore dell'IRPIR, nonostante,afferma Michele, fosse, all'epoca, minoritaria la presenzadi Analisti Transazionali e di didatti all'interno dell'IRPIR.

Questa analisi ragionata dei fatti porta necessariamente aconcludere che la responsabilità principale della mancatarealizzazione di un'intesa tra le varie associazioni di ATnel realizzare un' associazione nazionale, la SIAT, siadell'IRPIR e specificamente di Pio Scilligo che avrebbepreferito riconoscere la SIAT come “un'associazioneombra la cui attività si limitava nell'organizzare un conve-gno annuo”.

Date le premesse, la conclusione appare ragionevole maè tuttavia viziata da alcuni aspetti impliciti che caratteriz-zano i fattori da me sintetizzati e che ritengo doverosoesplicitare.

La prima considerazione contiene una critica che alludead “interessi particolari” perseguiti da singole scuoleservendosi, come copertura, di un uso tattico delle asso-ciazioni di appartenenza, senza esplicitare quali fosseroquesti interessi, da chi fossero rappresentati ed in chemodo avrebbero influito negativamente sulle vicendedella AT in Italia. Questo modo di argomentare alimentaun clima di sospetto che rende difficile alle nuove genera-

zioni di Analisti Transazionali, appartenenti ad associazio-ni diverse, sviluppare realistica fiducia reciprocanel perseguire obiettivi condivisi.

Fa seguito una seconda considerazione che lascia senzarisposte alcune ragionevoli domande: quali scelte aveva-no la necessità di nascondere alcuni direttori perchèinconciliabili con la politica di organi associativi metascolastici? Quali peculiarità avevano queste scelte peressere inconciliabili ad un livello meta? Viene ventilato intal modo un fantasma di presunta scorrettezzao di interessi privatistici a danno di un bene comune edanche questo contribuisce ad ingenerare nelle nuovegenerazioni un clima di sospetto, un guardarsi alle spallenon essendo certi dell'affidabilità delle persone con cuisi sta collaborando.

Viene quindi menzionata una posizione assunta da PioScilligo in un Consiglio Direttivo della SIAT quandoaffermò che non intendeva “controlli” sulla “sua” scuola.Avendolo conosciuto, non dubito che egli abbia pronun-ciato queste parole ma vengono riferite senza informazio-ni di contesto che permetterebbero di comprenderneil senso, anche se questo potrebbe non essere condiviso.Pio Scilligo è morto e quindi vengono meno le condizioniper recuperare dal diretto interessato un frammento distoria.

Viene riferita la posizione dell'IRPIR, assunta da PioScilligo, che riteneva quali ambiti fossero condivisibili egestibili da un'associazione meta, la SIAT, e quali fosserostrettamente agganciati all'identità di singole associazio-ni. Gli esami di 1° livello rientravano per l'IRPIR in questaseconda categoria. Per il confronto che ci fu all'epocaall'interno dell'IRPIR, tale posizione era fondatasulla convinzione che, pur facendo propri i criteri dellacomunità Analitico-Transazionale per conseguire il titolodi CTA, la scuola avesse una sua autonomia nel mediarequesti con la propria cultura di appartenenza e con lagerarchia di priorità che da questa deriva: specificoorizzonte valoriale, ruolo assunto nella valutazione dellecompetenze acquisite dalla conoscenza degli allievisviluppata nel tempo, una visione del rapporto esistentetra processo formativo e processo valutativo nel ricono-scere il percorso compiuto dall'allievo. Si ritenevain sintesi che i docenti di una scuola afferente alla rispet-tiva associazione fossero i responsabili del percorsoformativo degli allievi e si trovassero quindi in una posi-zione che garantisse una completezza ed una complessitàdi informazioni per la valutazione degli allievi.

Ampliando la prospettiva, va preso anche in considerazio-ne come il riconoscimento della professione di psicotera-peuta in Italia e degli istituti formativi cambiava drastica-mente il panorama della formazione: le scuole di specia-lizzazione dovevano trovare un modo di creare un pontetra il piano nazionale e quello internazionale, nel casofossero interessate al mantenimento di questo legame.Questo atteggiamento va compreso come autentica, ecerto parziale, apertura ad un confronto con la comunitàinternazionale. In realtà l’IRPIR, con gli esami speciali, haaperto una strada, seguita in seguito dall’Austria e dallaGran Bretagna, nazioni in cui la professione di psicotera-peuta è riconosciuta o in via di riconoscimento.

Le considerazioni finora esposte motivarono da partedell'IRPIR la richiesta di riconoscimento degli esami inter-ni come esami speciali da parte dell'EATA . L'EATA ritenneche gli standard degli esami dell'IRPIR fossero assimilabilia quelli definiti dal COC e si procedette, nel marzo del1995, a siglare l'accordo di riconoscimento degli esamiinterni come esami che conferiscono il titolo di Analista

STORIA AT ITALIANA

ALCUNE RIFLESSIONIDALLA PROSPETTIVADELL'IRPIR

di Susanna BIANCHINITSTA, Presidente IRPIR

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Pagina 7 I A T N E W S

Transazionale. Allo stato attuale sotto il cappellodell'Associazione IRPIR rientrano oltre alla Scuola Superio-re di Psicologia Clinica dell'IFREP (SSPC-IFREP) anche laScuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinicadell'Università Pontificia Salesiana (SSSPC-UPS), la Scuoladi Specializzazione in Psicoterapia Transazionale (SSPT) diLatina e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Inter-personale e di Gruppo (SSPIG) di Palermo. Questo implicache la mole dei TSTA e dei PTSTA dell'IRPIR ammonta a 55unità; nelle sessioni di esame si viene così a creare unacondizione per cui spesso è possibile che gli esaminatoriconiughino insieme il senso di appartenenza all'IRPIR,caratterizzato da una propria identità culturale, con la nonconoscenza degli allievi che sosterranno l'esame.Gli specializzandi spesso provengono da una sede diversada quella in cui svolgono l'attività didattica i membri dellacommissione d'esame.

E' utile rammentare che il riconoscimento degli esamiinterni da parte dell'EATA comporta la presenza di un“moderatore” da parte dell'EATA stessa la cui funzioneconsiste nel vigilare sugli standard rispettati nella proce-dura d'esame. Anche il riferimento di Michele al fatto cheil nastro di gruppo consiste in un nastro alla pari (coni relativi punti esclamativi indicanti un commento implici-to) parla di una insufficiente informazione: l'accordo conl'EATA circa il riconoscimento degli esami interniprevedeva questa possibilità. La scelta del nastrodi gruppo alla pari è prevista dall’EATA come opzioneminimale rispetto a quello che era un forte trendmondiale a togliere il nastro di gruppo come obbligatorioper l’esame CTA. Lo sforzo dell'EATA va nella direzione,da un lato, di uniformare varie culture e dall'altrodi riconoscerne le “diversità”, puntando a declinareprincipi filosofici e valori etici simili in modo diverso.

Un'ultima riflessione riguarda la ragione per cui Michelemette tra virgolette la dicitura “democrazia dei numeri” .Se vogliamo ritrovarci intorno al metodo democratico perprendere decisioni, questo non può che passare attraver-so il conteggio dei voti. Nel 1995, anno in cui venne siglatoil riconoscimento da parte dell'EATA ad organizzare esamispeciali, l'IRPIR contava tra le sue fila 71 soci con contrat-to in formazione per l'esame di CTA, 8 CTA e 12 PTSTA.

Queste considerazioni mi portano a ritenere cheil confronto avvenuto allora tra i “pionieri”dell'Analisi Transazionale italiana, unitamente ad alcuneesperienze di esami con commissioni miste (esaminatoriinterni alla propria associazione ed esaminatori esterni)abbiano stimolato nelle realtà associative di allora unadiversa valutazione riguardo a ciò che era possibile omeno condividere circa il ruolo della SIAT.

Credo che le basi per una collaborazione futura tra lediverse associazioni di AT debbano poggiare sul riconosci-mento reciproco delle ragioni fondanti le varie posizioniassociative di allora. Se da una parte posso capire la delu-sione di Michele rispetto al sogno di costruire una piatta-forma comune, dall'altra credo che fornire come spiega-zione dell'insuccesso la mancanza di sincerità di intenti daparte dell'IRPIR non aiuti le nuove generazioni di Analisti T

ransazionali.

Se i giovani colgono le ragioni delle scelte associative diallora e di come le divergenze si trasformaronoin conflitto, possono stare nelle condizioni di sperimenta-re le loro strade per realizzare quel sogno che risultòdifficile concretizzare da parte dei “pionieri” dell'ATin Italia.

COMMENTI ALLE RIFLESSIONI DEL PRESIDENTE DELL’ IRPIR

Michele Novellino, TSTA in psicoterapia e in counselling

E’ con grande piacere che mi accingo a commentare la lettera della dott.ssa Bianchini, alla qualemi rivolgerò nel rispetto del ruolo istituzionale, Presidente dell’ IRPIR, all’ interno del quale ella ha invia-to una sua lettera con la richiesta che venisse pubblicata dal nostro Bollettino IAT.Desidero fare delle osservazioni che possano completare quello che ho scritto, e anche il perchèsul ’come’ l’ho scritto.Procederò per punti consequenziali.Sui miei rapporti personali con alcuni docenti dell’IRPIR: parto da questo aspetto, perché per me essoè stato fonte di forte riflessione e anche di autoanalisi. Diversi colleghi dell’ IRPIR si sono rivolti a me,dopo essere venuti a conoscenza del mio articolo: alcuni mi hanno telefonato, altri sono venuti a parla-re. Ho raccolto molta rabbia e sofferenza da parte loro per quanto avevano ascoltato durante la tualettura del mio articolo, e anche voglia di capire meglio dalla mia voce, conoscendomi come personapassionale ma sincera. Queste forti emozioni , mi hanno convinto, proprio perché espresse direttamenteall’ interessato, a riconsiderare la critica principale che mi hanno fatto, e che non riguarda i contenutidell’ articolo (spesso per una incompleta conoscenza dei temi trattati, risalenti a diversi anni orsono),ma piuttosto alcune modalità percepite come svalutanti del loro legame storico e affettivo conla scuola-IRPIR. Ebbene, dico pubblicamente che questo mi addolora: il fatto che persone, alle qualisono o comunque sono stato legato da stima e fiducia personale e professionale, abbiano sofferto per ilmodo in cui ho scritto, questo mi dispiace enormemente. Non avendo potuto parlare direttamentecon tutti, sono e sarò disponibile a venire, ovviamente se lo riterrai congruo, presso la tua associazioneper spiegare e confrontarci.A proposito dell’IAT, associazione che ho fondato e che oggi è così proficuamente rappresentata datante persone degne: mi assumo la responsabilità di quello che sempre ho scritto e scriverò,mentre ringrazio tutti i consiglieri che mai hanno interferito nella scrittura delle mie idee e ricordi.A proposito degli INTERESSI PARTICOLARI : nel mio testo, rileggendolo alla luce delle tue osservazioni,riferite ai rapporti in essere all’ epoca della SIAT, in effetti devo chiarire meglio che mi riferisco allavolontà di gestire in proprio gli esami EATA, volontà peraltro confermata dalla lunga e precisa spiega-zione da te fornita in seguito nella tua risposta; allora, direi che, mettendo insieme una transazionecompleta ( quanto ho affermato , aggiunto a quanto hai spiegato con grande e apprezzabile trasparen-za) , direi che il possibile ‘clima di sospetto’ viene comunque dissipato. Ritengo la vostra scelta motivatacon chiarezza, ed è da queste DIFFERENZE che,a mio personale parere, si deve ripartire per un futurointerassociativo che superi senza ignorarle le antiche differenze.Comprendo di avere toccato la memoria di una persona fondamentale per tutti voi dell’IRPIR: non cisono più Pio, ma anche Maria Teresa e Carlo, attori di quegli anni di confronto, se ne sono andati.Ho ritenuto che la verità, che ritengo fosse anche la loro, andasse detta, anche se essa oggi risultaopinabile, Mi duole davvero che averla voluta dire abbia ferito qualcuno, ma sono certo che l’amore perla verità e il confronto per cercare quest’ultima prevarrà, e non solo tra i soci dell’ IAT: sia chiaro chequanto ho affermato non scalfisce la stima e l’affetto che conservo per Pio, il quale per tanti anni miaveva dato la sua fiducia personale e professionale.Ora passiamo, infine, alla questione della gestione da parte dell’IRPIR in proprio di esami EATAcosiddetti ‘speciali’. Innanzitutto ringrazio per i chiarimenti circa il contratto tra IRPIR ed EATA sullagestione particolare dei criteri universalmente adottati per far accedere i trainees agli esami di livello I.Ora, io non ho mai messo in discussione la competenza dei docenti dell’IRPIR, molti dei quali hannosvolto il loro percorso formativo con me come sponsor nel conoscere i loro allievi e valutarli: il puntoè se si debba necessariamente escludere, anche per il futuro, esaminandi ed esaminatori di altreassociazioni, ora che per merito di tutti si vuole sanamente riimpiantare un discorso interassociativo.In conclusione, ritengo che tu abbia colto bene la mia delusione: diciamo che oggi si possono meglioconfrontare contenuti ben precisi tanto delicati riguardo le modalità di formazione, senza esaurireil dibattito nel concetto di diversità.

Con stima e affetto,Michele Novellino

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Pagina 8I A T N E W S

“Psicoterapia psicodinamica conl'Analisi Transazionale: un'esperienza”di Anna Emanuela Tangolo

Felici Editore 2010";È un vero piacere per me recensire il libro di AnnaEmanuela Tangolo “Psicoterapia psicodinamica conl’Analisi Transazionale: un’esperienza”. Piacere chederiva da una lettura gradevole e stimolante di quelloche vorrei definire un viaggio turistico nella esperienzaprofessionale dell’Autrice. Con metodo e con garboAnna Emanuela accompagna il lettore attraversoil proprio lavoro, affiancando l’illustrazione dei concettida lei utilizzati alle proprie riflessioni teoriche e alleesemplificazioni mediante l’illustrazione dei casi clinici.

Anna Emanuela Tangolo proviene da una lunga praticaprofessionale di psicoterapeuta, counsellor e formatri-ce. Nella sua esposizione, si apprezza tanto la chiarezzadi riferimento della professionista esperta quanto lacapacità di coinvolgere e il metodo nel presentare delladidatta, il tutto lasciando trasparire l’entusiasmosempre vivo e presente per il proprio lavoro.

Il libro inizia con una presentazione della propriaposizione filosofica, comepremessa indispensabileper collocare il proprio pen-siero e contestualizzareil proprio agire (anzi, Agire,secondo l’efficace citazionedi Hanna Arendt contenutanel capitolo). Anna Emanue-la descrive i propri riferi-menti filosofici e culturali,racconta del suo impattocon l’Analisi Transazionale eindividua nella relazione,sia individuale che gruppa-le, lo spazio in cui il cambia-mento, meta dell’interventoin psicoterapia e in counsel-ling, si realizza. Passaquindi a descriverla meto-dologia di interventodell’Analista Transazionale,dalla descrizione delsetting, dal colloquiodescritto in termini analitico-transazionali al processodel contratto terapeutico,sempre intervallandoil costante riferimento ailavori dei principali Autoridel mondo AT alla suapersonale esperienza,attraverso il metodico rac-conto esemplificativo di casiclinici. Ognuna di questefasi è descritta sia nellametodologia, sia (ed è unaparte che ho particolarmen-te apprezzato) nella

esemplificazione dei problemi che si possono trovarenella pratica clinica. L’Autrice mette così a disposizionedel lettore la sua personale esperienza, per illustrarecome la teoria trovi la sua applicazione nella pratica.Proseguendo, Anna Emanuela illustra le operazioniterapeutiche, la dimensione trans ferale all’interno dellarelazione e come, attraverso le fasi del trattamento,il paziente/cliente mette in scena il suo copione, fornen-do le opportunità al clinico di effettuare i suoi interventie al counsellor di evitare le trappole dei giochi e l’insidiadi un involontario rinforzo delle posizioni copionali.In ogni fase, l’Autrice pone attenzione alla distinzionedegli interventi che appartengono alla sfera della psico-terapia e a quelli invece coerenti con un contrattodi counselling, tenendo ben distinti i due ambiti di appli-cazione dei concetti esposti. Passa poi ad illustrare lepotenzialità e le caratteristiche del lavoro in gruppo,sempre sia in psicoterapia che in counselling.La passione e l’amore per il gruppo è bene espressodalle parole e suona come un incitamento, a chi muovei primi passi nelle attività psicologiche, a lanciarsi nelmondo affascinante delle dinamiche gruppali.Ancora viene esposto il lavoro sui sogni, capitolo parti-colarmente ricco di contributi esemplificativi trattisempre dalla esperienza diretta dell’Autrice. Anche qui,esperienza e lettura attenta e analitica si fondonopiacevolemente, accompagnando il lettore nella tecnicadel lavoro sui sogni, vista attraverso i diversi approcci.Gli ultimi due capitoli sono dedicati alla guarigione,che nuovamente riprende il tema della filosofiadell’Analisi Transazionale, prima ancora della tecnica,che si accompagna alla conclusione del processoterapeutico; infine ad una riflessione sul ruolo dellafilosofia AT nella visione della società e nel ruolo chel’etica occupa. Come in un viaggio, metafora finodall’inizio utilizzata da Anna Emanuela per descrivere lapsicoterapia, ma che vorrei mutuare per descrivere ilpercorso narrativo proposto, inizio e termine coincidononell’approccio filosofico, che sottende ogni passo deltragitto attraverso il quale l’Autrice funge da guidacortese e attenta.

RECENSIONE DIORLANDO

GRANATI

Anna EmanuelaTangoloPsicoterapeuta edocente di psicoterapi-a, dirige la scuola dispecializzazione inpsicoterapia Performat, con sede a Pisa e aCatania. È Analista Transazionale Certificata(CTA) nonché didatta e supervisore in training(PTSTA) in campo clinico dell’EATA (EuropeanAssociation Transactional Analysis). Espertain counselling e formazione, si interessa anchedi consulenza aziendale ed è imprenditrice dise stessa. Tra i suoi scritti: Donne in cerchio(Derva, 2003), Facilitatori sociali per la salutepsichica (Felici Editore, 2008) e Comunicazio-ne e coaching in azienda (in Comunicazionee processi di formazione, Franco Angeli 2009).

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Pagina 9 I A T N E W S

Seminari cliniciLa cassetta degli attrezzi dell’analista transazionaleMichele NovellinoFranco Angeli 2010

Sono felice ed emozionato nello scrivere una recensione del libro, ultimo uscito, di MicheleNovellino, che è uno dei Maestri più importanti per l’Analisi Transazionale in genere e pergli Analisti Transazionali Italiani in particolare.Sono felice perché il libro riprende un testo, uscito fuori commercio nel 1987, che segna l’iniziodei miei interessi per l’analisi transazionale e l’incontro con Michele Novellino a Palermo, incontroche è diventato relazione e che tutt’ora prosegue configurandosi come uno dei legami più lunghie significativi della mia vita.Il primo ”seminari clinici” prende avvio da una serie di seminari, appunto, tenuti da Michele in varieparti d’Italia, in un periodo storico in cui si muovevano i primi passi in Italia nella diffusione dellateoria e della teoria della tecnica dell’Analisi Transazionale. Insieme ad Achille Miglionico questiseminari furono raccolti in un testo che tra noi allievi era chiamato il “Novellino Miglionico, quellocon la copertina verde” come a dire che se volevi imparare a fare psicoterapia con L’AT doveviconoscere il “Novellino Miglionico”. Si, proprio così, se volevi imparare ad usare l’AT questo testoera ed è, nella nuova edizione rivista e aggiornata, rimasto l’unico testo in cui, con la chiarezzateorica e metodologica di Michele, veniva per la prima volta indicato che cosa, come e su che basiteoriche si poteva lavorare con i clienti. Le famose tattiche e strategie in analisi transazionale.Tattiche e strategie che con un nuovo linguaggio sono diventate “la cassetta degli attrezzi”.Il testo attuale, anche se prende spunto da quei seminari, è nuovo sia nella scrittura che neicontenuti e riporta in modo comprensibile l’evoluzione teorica e tecnica dell’AT in questi ultimi 25anni con una parte importante relativa alla psicoanalisi transazionale e all’AT come psicoterapiarelazionale. E’ chiaro come Michele prediliga un approccio psicodinamico che garantisce unaprogressiva evoluzione della teoria della tecnica risolvendo il rischio di tecnicismi che spessocristallizzano la teoria.Il libro inizia con una splendida metafora che rappresenta il senso della crescita e del cambiamen-to, elementi che si trovano rappresentati nel testo attraverso un linguaggio contemporaneo eun apporto di nuove esperienze e teorizzazioni, una per tutte il paragrafo sulla “sloppines”in cui Michele chiarisce “l’atteggiamento mentale“ del terapeuta che prende in considerazione lacomunicazione inconscia presente nella relazione terapeutica.Il “manuale” è costruito in modo da guidare il lettore nel percorso della terapia a partire dalle”nuove basi epistemologiche” per poi chiarire il concetto di cambiamento in un ottica psicodinami-ca; proseguire con la descrizione delle difese e delle resistenze e quindi del transfert e controtran-sfert, con le splendide pagine sulle resistenze in gruppo e sull’antileadership. A questo puntoMichele introduce un capitolo sulla metodologia e rende comprensibile come organizzare un pianoterapeutico e individuarne le varie fasi strategiche. Il quinto capitolo è dedicato alla costruzione delsetting, dalla prima telefonata al primo colloquio, con una importante chiarificazione delle differen-ze tra un setting cognitivo-comportamentale e un setting psicodinamico. Un capitolo interoè dedicato al contratto mentre nei successivi due capitoli sono descritte le tecniche bernianee postberniane. Infine non poteva mancare un capitolo sull’approccio psicodinamico.Questa cassetta degli attrezzi è completa chiara, sintetica e piena di esempi c’è dentro la grandeesperienza clinica di Michele e la sua straordinaria capacità di rendere la teoria comprensibile,applicabile, riconoscibile nella pratica. Insomma uno strumento da leggere, studiare ed avere aportata di mano per rileggerlo e scoprire le tante indicazioni tecniche e i tanti rinvii teorici,uno strumento per diventare consapevoli “capitani di una nave che viaggia“ (come dice Michele)in luoghi e mari diversi che è bello attraversare e imparare a conoscere per poi ritrovarsi congli altri capitani a raccontare le proprie avventure. Buona lettura.

Recensione diGAETANO

SISALLI

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NEWS DALL’AT

ISTITUTO ANALISI TRANSAZIONALE NUMERO 5

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I° Convegno Nazionaledelle Associazioni Italiane

di Analisi Transazionale

“Cultura, identità ecambiamento in AT”Roma 24 - 26 febbraio 2012

Domus Pacis Torre Rossa ParkVia di Torre Rossa, 94

ROMA

Promotori:Associazioni Italiane di AT

AIAT, AUXIMON, CPAT, IANTI,IAT, IRPIR, SIMPAT.

Sito web:www.convegnoat2012.it

Giornate di studio IAT10° edizione

Siracusa, 1-3 giugno 2012

“Da Prometeo alle Baccanti:tra tecnologia e risveglio

della coscienza”