insegnareducando. n° 5 - 02/2011

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N N e e w w s s i i n n s s e e g g n n a a n n t t i i G G r r u u p p p p o o A A b b e e l l e e Dal 1995 si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il primo giorno di primavera è il simbolo della speranza che si rinnova ed è anche occasione di incontro con i familiari delle vittime che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace. Numero 5 Febbraio 2011 SOMMARIO Potenza 19 marzo La scuola ritorna a Barbiana In punta di piedi ai confini del mondo Cittadinanza insieme ai rom? Geografia e storia dell’illegalità invisibile Seminario insegnanti Eventi Speciali XVI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie Appuntamento a POTENZA - 19 marzo 2011 Cari colleghi… La scuola ritorna a Barbiana Siamo felici di comunicarvi che ce l’abbiamo fatta! Volevamo creare uno spazio dedicato a tutti noi insegnanti, per riprendere fiato e ritrovare il bandolo della matassa in questo tempo di perplessità e perdita d’entusiasmo della scuola italiana. Volevamo che fosse qualcosa di diverso dai soliti convegni in cui si ascolta, ma non si ha lo spazio per ritrovare insieme orizzonti di senso ed elaborare un pensiero pedagogico comune che diventi un faro nella nebbia . Finalmente, insieme ai meravigliosi amici di Pistoia che lavorano con noi al percorso ALBACHIARA, abbiamo messo a fuoco la proposta. Eccovi il volantino in anteprima. ORA NON RESTA CHE ISCRIVERSI! Vi aspettiamo il 9 e 10 aprile a Barbiana! In ultima pagina il programma.

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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

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Page 1: INSEGNAREDUCANDO. N°  5 - 02/2011

NNeewwss iinnsseeggnnaannttii GGrruuppppoo AAbbeellee

Dal 1995 si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di

tutte le mafie. Il primo giorno di primavera è il simbolo della speranza che si rinnova ed è anche

occasione di incontro con i familiari delle vittime che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal loro

dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in

uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.

Numero 5

Febbraio 2011

SOMMARIO

Potenza 19 marzo La scuola ritorna a Barbiana

In punta di piedi ai confini del mondo Cittadinanza insieme ai rom? Geografia e storia dell’illegalità invisibile Seminario insegnanti

Eventi Speciali

XVI Giornata della Memoria

e dell'Impegno

in ricordo delle vittime delle mafie

Appuntamento a POTENZA - 19 marzo 2011

Cari colleghi…La scuola ritorna a Barbiana

Siamo felici di comunicarvi che ce l’abbiamo fatta! Volevamo creare uno spazio dedicato a tutti noi

insegnanti, per riprendere fiato e ritrovare il bandolo della matassa in questo tempo di perplessità e perdita

d’entusiasmo della scuola italiana.

Volevamo che fosse qualcosa di diverso dai soliti convegni in cui si ascolta, ma non si ha lo spazio per ritrovare insieme orizzonti di senso ed elaborare un

pensiero pedagogico comune che diventi un faro nella nebbia .

Finalmente, insieme ai meravigliosi amici di Pistoia che lavorano con noi al percorso ALBACHIARA,

abbiamo messo a fuoco la proposta. Eccovi il volantino in anteprima.

ORA NON RESTA CHE ISCRIVERSI!

Vi aspettiamo il 9 e 10 aprile a Barbiana! In ultima pagina il programma.

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In punta dei piedi …In punta dei piedi …In punta dei piedi …In punta dei piedi … …al…al…al…al confine del mondo. confine del mondo. confine del mondo. confine del mondo.

Torino, gennaio 2011 Sono un’insegnante in comando (io preferisco dire in prestito) presso il Gruppo Abele. La prima volta che ho messo piede nella baraccopoli che sorge lungo le sponde della Stura, alla periferia Nord di Torino, è stato nel maggio del 2009 con una festa che ha dato inizio alle attività di un progetto: la “Scuolina errante”. Errante in ciascuno dei due significati del termine. Errante perché nomade, itinerante, senza un posto fisso: all’inizio portavamo tavoli e sedie con un furgoncino e facevamo attività lì in mezzo alle baracchine fatte di cartone, latta e compensato, in mezzo alla polvere, all’immondizia e al fango che con l’avanzare dell’inverno e il sopravvenire del freddo e della neve, ci ha costretto a cercare un riparo. L’abbiamo trovato presso la scuola elementare più vicina, a 20 minuti di cammino dalla baraccopoli. Ma poi, per i tagli dei fondi per il personale che hanno costretto ad una drastica riduzione dell’orario di apertura, la “scuolina” è stata sfrattata ed è tornata lì tra le baracche, in riva alla Stura. Anche quest’anno il sopraggiungere dell’inverno non ci ha trovato impreparati, dopo una breve

Pagina 2 Lo stuzzicadenti …

parentesi nei locali del Gruppo Abele in Barriera di Milano, accoglienti e spaziosi,

ma un po’ troppo lontani, siamo tornati ancora una volta al “campo”, ospitati

dalla comunità evangelica nella piccola “biserica” (chiesa) tra le baracche,

anch’essa di legno e latta, costruita dai rom nell’estate.

Errante perché i nostri ragazzi sbagliano tanto, fanno un sacco di errori di

ortografia, sia in italiano sia in rumeno; molti meno ne fanno in matematica, materia in cui sono particolarmente

bravi; moltissimi ne fanno nel parlare, di sicuro in italiano, ma probabilmente

anche in rumeno, in romanes, in spagnolo, in francese, nelle tante lingue

che conoscono… Ma ancora di più sbagliamo noi, piccola

equipe di insegnanti, educatori e volontari che si reca in lungo Stura tutti i

lunedì pomeriggio per fare “scuola” con i bambini e i ragazzi rom che vivono lì.

Probabilmente sbagliamo continuamente, come sbagliano tutti gli educatori, tutti gli insegnanti in qualsiasi

situazione, come si sbaglia soprattutto nelle situazioni difficili, quando non si sa

bene che pesci pigliare… Perché, diciamoci la verità, nonostante tutti gli studi, le ricerche, i tentativi, le esperienze decennali, i progetti, le risorse impiegate,

nessuno ha ancora grandi certezze su

“Gelem, gelem,

lungone dromentzaMaladilem bahtale

romentzaA, romale, kotar tumen

aven,

E tzahrentza, bokhale ciaventza?

A Romale, A Chavale!”

“Sono andato, sono andato

per lunghe stradeHo incontrato Romà felici

Ah Rom, da dove vieni

con le tende su queste strade felici?

Ah Rom, ah fratello!”

(Inno del popolo Rom)

Torino, settembre 2010 ore 19, Barriera di Milano.

Alla fermata del tram in via Bologna ci sono due signore che combattono il caldo

sventolandosi con dei volantini ed una coppietta di adolescenti seduti sulla panchina. Passa di lì una donna con un neonato in braccio e una bimbetta di pochi anni che le

trotterella dietro trascinandosi dietro una sporta a rotelle. I ragazzi nemmeno notano la scena, assorbiti come sono l’uno nell’altra. Le signore guardano con disapprovazione e

immaginano quanto sia pesante quel carico, fanno apprezzamenti su quanto sia ingiusto che debba portarlo una bambina così piccola ed esprimono tutto il loro disprezzo e il loro disappunto per l’”invasione” dei rom che ormai si trovano

dappertutto e molestano le persone chiedendo l’elemosina o anche solo con la loro presenza.

“Non ce l’ ho con i bambini, ci mancherebbe, povere creature! Ma gli adulti… è uno schifo! Bisognerebbe…”

Sono curiosa di sentire cosa si dovrebbe fare, ma la signora che pontifica dall’alto dei suoi tacchi a spillo è distratta dall’arrivo del 49. Il pullman spalanca le sue porte. Sopra Madalina e Jasmina, tredicenni rom, anche loro con le loro sporte a rotelle, sono felici

di vedermi e si sbracciano per salutarmi. -Ciao Paola. Cosa fai qui? Perché non sei più venuta?

-Ciao. Quanto tempo! Ero in vacanza! Aspetto il 18. E voi? Come state? Come va al campo?

Scambiamo poche parole, io sulla banchina, loro sul tram che stranamente si ferma per un tempo abbastanza lungo per lasciarci finire la conversazione.

-Salutate a casa. E il pullman riparte con le signore di prima che guardano la scena basite.

Probabilmente avranno qualcosa da raccontare questa sera a casa.

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“Cara signora, ho visto questa mattina, sulle prime pagine di

molti quotidiani, una foto che La ritrae.

Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa.

Conosco il suo popolo, le sue storie.

Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in

quei volti. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme ai Suoi cari

possa scuotere almeno un po' le nostre coscienze.

Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare.”

d.Luigi Ciotti

Commento allo foto dello sgombero Ponticelli.

Pagina 3

come avvicinare alla scuola bambini e ragazzi rom rumeni che vivono in una baraccopoli alla periferia di una grande città. Mi rendo conto che abbiamo una grossa risorsa: non abbiamo paura degli errori dei ragazzi e neppure dei nostri, perché sappiamo che sbagliare crea esperienza e che dall’errore si impara. Oggi l’equipe è al completo: tre volontari e tre operatori del Gruppo Abele. Passiamo di baracchina in baracchina a chiamare i ragazzi, intanto parliamo con i genitori che ce li affidano volentieri e che talvolta passano dalla “biserica” a salutare e controllare come vanno le cose o a portare un foullard o una giacchina ai più piccoli che potrebbero avere freddo. Nella chiesetta siamo divisi in tre gruppi, di più non ce ne starebbero: Intorno ad un tavolo i più piccolini, dai quattro ai sette, otto anni; in fondo alla chiesa il gruppo dei più grandi che vanno o sono andati a scuola per un po’ di tempo e sanno un po’ di italiano. In mezzo il gruppo dei nuovi arrivati e di quelli che non sanno leggere e scrivere, anche loro più grandicelli, in braccio i fratellini più piccoli, così che a quel tavolo l’ età va dai due ai quindici anni. Quando fervono le attività, c’è chi colora, chi conta ad alta voce sulle dita della mano, chi legge sillabando con fatica, chi trascrive concentrato brevi frasi, chi impara termini nuovi a partire da semplici figure… e anche chi, come in ogni classe che si rispetti, sgomita il compagno per farlo ridere, si infila il pennarello nelle orecchie o combina qualche monelleria di nascosto dagli adulti. Verso la fine delle attività passano a salutarci i pochi bambini che tornano dalla scuola, quella vera, con le classi in muratura e le maestre con le penne rosse (ma anche blu o nere e i pennarelli e le matite…). Ci raccontano come è andata la scuola e di cosa si è parlato; qualche volta si lamentano della severità di qualche insegnante o di compagni che li

prendono in giro, del libro di testo che non hanno più perché rosicchiato dai

topi, del bianchetto che servirebbe, ma costa troppo…. ma in genere sono troppo orgogliosi per scendere nei

particolari e si limitano a dire che va tutto bene. Intanto si raduna il

materiale, si smontano i tavoli e si rimettono a posto le sedie.

Il momento dei saluti è sempre il più difficile, specie per i più piccoli che

vorrebbero rimanere ancora un po’ o portarsi a casa i colori per continuare lì l’attività. E poi ci sono gli adulti, un po’ tutti, non solo i genitori dei ragazzi ma

anche altri, che hanno pezzi di storie di vita da raccontare e informazioni da

chiedere. C’è chi ormai è disilluso e spiega con tristezza quanto gli

piacerebbe tornare in Romania se solo ne avesse la possibilità, se la crisi

economica non fosse così grave e il costo della vita così alto… chi chiede

un lavoro, uno qualsiasi, con dignità, ma al tempo stesso con la disperazione

di chi ha una trentina d’anni, è poco più che analfabeta ed ha cinque o sei bocche da sfamare; c’è anche chi ci

invita nella baracchina per bere un’aranciata o ci racconta dei

festeggiamenti per il matrimonio di un parente....

Quando scendiamo giù per la stradina, con le scarpe infangate e la testa troppo piena di voci e di pensieri,

abbiamo la consapevolezza di aver gettato appena una goccia

nell’oceano, ma che quella goccia ha una grande importanza.

Nel resto della settimana, mentre siamo impegnati in altri settori di attività,

troveremo il tempo di svolgere il lavoro di rete con le scuole, con l’ente locale,

con altre associazioni, di fare formazione e di preparare le attività

per la settimana successiva, quando ci troveremo di nuovo in punta dei piedi

al confine del mondo. Paola - Gruppo Abele

Fare cittadinanza insieme ai Rom?

Risponde Lamezia Terme. Bastano la scuola, la casa, il lavoro per riconoscersi ed essere riconosciuti cittadini? La cittadinanza la si ottiene soltanto quando

si gode dell’accesso ai diritti essenziali come quelli civili e sociali?

Lo spazio per la parola, la possibilità di negoziare il proprio ruolo sociale, la propria identità culturale, i propri progetti, sono

fondamentali per una convivenza reale tra culture ed identità plurime. L’integrazione è un processo, non può essere uno schema,

un principio generico, e va quindi continuamente nutrita di fatti concreti.

Le domande che ci siamo posti …ci hanno condotto ad avviare un percorso nella città e con la città… in cui siano le persone Rom

a prendere la parola e raccontarsi in prima persona in quanto cittadini di Lamezia …Si sono stati strutturati percorsi di

empowerment con adolescenti e giovani Rom da cui è scaturita una lettera indirizzata ai giovani coetanei lametini, costruita con

il metodo della scrittura collettiva…

Abbiamo creato un “cantiere” dove si continuano ad aprire spazi di parola ed espressione per riflettere insieme.

Il processo messo in atto vuole riconoscere i cittadini Rom come soggetti ed interlocutori (di diritti e di doveri) insieme agli altri

abitanti di questa città per trovare congiuntamente le soluzioni ai problemi che oggi bloccano, frammentano, dividono.

Ci preme creare luoghi e spazi in cui facilitare comunicazioni, negoziazioni tra interessi diversi per perseguire obiettivi e soluzioni

che ci aiutino a vivere e a realizzare sempre più integrazione reale nella vita sociale della nostra comunità.

È un processo di crescita diffusa di cui la città ha bisogno. (Marina Galati) http://www.c-rogettosud.it/alogon/alogon%2072/1.html

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L’idea, che vuol essere anche una proposta, mi è venuta partecipando il 4 e il 5 febbraio al Seminario di Formazione Nazionale di Libera a Rocca di Papa. Il titolo Conoscere i territori, conoscersi nei territori, ha indicato una strada per parlare delle tante mafie invisibili e per ribadire la fondamentale presenza dei Coordinamenti regionali di Libera e dei Presidi che come tante bandierine colorate rendono meno grigi e indecifrabili i luoghi della nostra quotidianità. Ne vengono fuori geografie e storie del nostro paese diverse da come ce le presentano i media e la politica. Geografie e storie inedite e sconvolgenti per il drammatico radicamento che le mafie hanno realizzato nel loro tessuto socio-economico e culturale. Ho fatto un viaggio insieme alle persone oneste e caparbie di Libera. Ed ho scoperto la Lombardia e Milano, dove il soggiorno obbligato dei boss ha seminato lentamente una nuova criminalità; l’Aquila in cui la corruzione, nella gestione degli appalti, ha tolto risorse alla impossibile ricostruzione; la Basilicata, con Matera, che ha visto la presenza della Banda della Magliana. Potenza ed il caso incredibile di Elisa Claps su cui c’è l’ombra ancora indecifrabile della criminalità organizzata. E poi il Lazio con Latina, in cui due giovani giornalisti sono stati picchiati da mafiosi per le loro scomode Inchieste; Fondi, comune che non si

Una domanda:

e se insegnassimo la geografia e la storia del nostro paese attraverso

gli insediamenti e le vicende della criminalità

organizzata?

Proprio la geografia, disciplina cancellata ormai dalla sciagurata

riforma Gelmini, potrebbe essere una nuova frontiera per parlare di legalità nel

territorio.

C’è posta per…Geografia e storia:

conoscere i territori, conoscersi nei territori

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riesce a sciogliere; Nettuno, Sabuadia,

Frosinone.Insomma, direte voi, piccoli centri o isole

separate dal nostro desiderio di pensare che va tutto bene, basta non vivere al Sud.

E invece c’è un territorio a Nord e al Centro assediato ogni giorno da soprusi e violazioni

della convivenza sociale. Un territorio negato nella sua memoria più autentica.

C’è quindi anche una storia da riscrivere e su cui meditare.

Ecco, penso che sarebbe utile trasformare questa MEMORIA in IMPEGNO (come dice sempre Don Ciotti) e coniugare l’impegno

con un SAPERE che nella scuola deve diventare “capacità di andare oltre”,

magari guardando la realtà locale con occhi diversi.

Infine, e a tale proposito, lancio qualche proposta di attività da fare con gli studenti e

con l’aiuto prezioso di Libera: una mappatura del proprio territorio attraverso i

luoghi della legalità da individuare e magari da certificare. I ragazzi di Addio Pizzo a

Palermo già lo fanno. O ancora, più semplicemente una indagine sulle

“irregolarità” visibili nel paesaggio, negli spazi urbani, nelle periferie e nei luoghi

colonizzati da poteri occulti e potenti. Solo così ci si può riconoscere nei territori e sentirsi

meno soli e indifesi.Roberto Saviano, che ha esplorato l’inedita

geografia di una terra come Gomorra ha scritto: Quando varchi il confine del silenzio e incidi sulla coscienza di tanti, è allora che fai

paura al potere mafioso. Varchiamo questo confine per creare nuovi argini: quelli della

legalità.

Antonella Guerrini, Presidio Sc. “G.Rechichi”, Perugia

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La bussola ….NON NON NON NON ---- Convegno Convegno Convegno Convegno

per incontrarci a Barbiana

Venerdì 8 Aprile 2011- Vicchio

18.00 Accoglienza 20.00 Cena con prodotti tipici di vari territori, portati dai partecipanti 21.00 Conoscenza partecipanti e serata di aggregazione

Sabato 9 Aprile 2011 mattino - Barbiana

9.30 Introduzione e saluti Chiara Innocenti – Assessore alla Cultura Provincia di Pistoia Roberto Izzo – Sindaco di Vicchio Barbina Alessandra Pastore – Coordinamento insegnanti Albachiara Andrea Bigelli – Coordinatore Libera Toscana

10.00 Ritrovare orizzonti di senso: EDUCARE AI LUOGHI

Domenico Chiesa – CIDI

1° pensatoio: confronto in gruppo in apprendimento collaborativo 13.00 Pranzo

Sabato 9 Aprile 2011 pomeriggio – Vicchio, Teatro Giotto

15.00 Ritrovare orizzonti di senso: EDUCARE AI TEMPI

Edoardo Martinelli – ex allievo di Barbiana

2° pensatoio: confronto in gruppo in apprendimento collaborativo

18.00 Presentazione mostra: “Scampia. Volti che interrogano”

di Davide Cerullo- realizzata da CDP Don Lorenzo MIlani di Pistoia

20.00 Cena 21.30 Teatro … di classe - (Teatro dell’Oppresso)

Domenica 10 Aprile 2011 – Vicchio, Teatro Giotto

9.30 Educare “cittadini sovrani” oggi

Marcello Cozzi – Libera Formazione

10.30 Ritrovare orizzonti di senso: EDUCARE AI MODI

Maria Emma Miceli – Dirigente IC “Don Dilani” Lamezia Terme 3° pensatoio: confronto in gruppo in apprendimento collaborativo

Conclusione non convegno 13.00 Pranzo e saluti…

Informazioni & iscrizioni:

inviare una mail a: [email protected]

indicando: nome, cognome, scuola di appartenenza, indirizzo, mail, cellulare, data di arrivo e di partenza. In alternativa utilizzare il form di iscrizione ondine che sarà disponibile su www.albachiara.org

Il percorso formativo è aperto a tutti gli insegnanti interessati. Costo: 50.00 euro (comprensivi di iscrizione e vitto) L’organizzazione offre il pernottamento gratuito in ostello o pieve (sistemazione spartana – portare sacco a pelo) Altri tipi di sistemazione dovranno essere comunicati al momento dell’iscrizione e prevedono il costo a carico

dei partecipanti.

Vi aspettiamo numerosi!!! Gruppo Abele - Settore insegnanti – 011.3841052 -3315753853 -

[email protected]

Per non perdere la rotta…