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Le Fosse Ardeatine dodici storie Le schede biografiche di Odoardo Della Torre, Angelo Di Castro, Cesare Di Consiglio, Franco Di Consiglio, Marco Di Consiglio, Mosè Di Consiglio, Salomone Di Consiglio detto Pacifico, Santoro Di Consiglio, Giorgio Fano, Sabato Amadio Fatucci, Emanuele Moscati, Gabriele Sonnino Contributi di: Silvia Haia Antonucci, Martino Contu, Georges de Canino, Sira Fatucci, Rina Menasci, Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Procaccia, Marta Ravenna Lattes Prefazione di: Liliana Segre Storia contemporanea

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Page 1: Le Fosse Ardeatine dodici storie · 2020-05-12 · versione ebook. Our publications, both as books and ebooks, are available in Italy and abroad. ISBN 978-88-492-8888-9 In copertina:

Le Fosse Ardeatine dodici storieLe schede biografiche di Odoardo Della Torre, Angelo Di Castro, Cesare Di Consiglio, Franco Di Consiglio, Marco Di Consiglio, Mosè Di Consiglio, Salomone Di Consiglio detto Pacifico, Santoro Di Consiglio, Giorgio Fano, Sabato Amadio Fatucci, Emanuele Moscati, Gabriele Sonnino

Contributi di: Silvia Haia Antonucci, Martino Contu, Georges de Canino, Sira Fatucci, Rina Menasci, Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Procaccia, Marta Ravenna Lattes

Prefazione di: Liliana Segre

S t o r i a c o n t e m p o r a n e a

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©Proprietà letteraria riservata

Gangemi Editore spaVia Giulia 142, Romawww.gangemied i tore . i t

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senzale dovute autorizzazioni.

Le nostre edizioni sono disponibili in Italia e all’estero anche in versione ebook.Our publications, both as books and ebooks, are available in Italy and abroad.

ISBN 978-88-492-8888-9

In copertina: Georges de Canino, Prigioniero. Vi porterò sempre più in alto sempre più avanti M., 1992cm. 70x100, Tecnica mista su cartoncino, collezione privata.

In quarta di copertina: Fotografia di Adriano Mordenti, 1994.

Collana “Roma ebraica” diretta da Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma

Con la collaborazione di

Questa pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo di

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Silvia Haia Antonucci, Martino Contu, Georges de Canino Sira Fatucci, Rina Menasci, Amedeo Osti Guerrazzi

Claudio Procaccia, Marta Ravenna Lattes

Prefazione di

Liliana Segre

Le schede biografiche diOdoardo Della Torre, Angelo Di Castro, Cesare Di Consiglio, Franco Di Consiglio, Marco Di Consiglio, Mosè Di Consiglio,

Salomone Di Consiglio detto Pacifico, Santoro Di Consiglio, Giorgio Fano, Sabato Amadio Fatucci, Emanuele Moscati, Gabriele Sonnino

LE FOSSE ARDEATINE DODICI STORIE

Comunità Ebraica di RomaDipartimento Beni e Attività Culturali

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INDICE

Prefazione 7Liliana Segre, Senatrice a vita della Repubblica italiana

Note introduttive

Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma 9

Aladino Lombardi, Presidente Nazionale 11 Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri

Giordana Moscati, Assessore alla Cultura e all’ASCER 13 della Comunità ebraica di Roma

I martiri ebrei delle Fosse Ardeatine: epistemologia di una strage 15Paolo De Nardis, Presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”

Il progetto e i primi risultati ottenuti 17George de Canino e Claudio Procaccia

1. Il Dizionario biografico dei trucidati alle Fosse Ardeatine e le prime 12 schede delle vittime 17

2. Le vittime 183. I contributi 22

Attilio Ascarelli e la strage del 24 marzo 1944. Il “sacrificio di vittime”, 25 le atrocità contro gli ebrei e le nuove frontiere della ricercaMartino Contu

1. La strage “[f]u un sacrificio di vittime non l’esecuzione di ostaggi” 252. Il nuovo versante della ricerca storiografica: i profili biografici 283. La strage delle Ardeatine, le atrocità contro gli ebrei e il risveglio 33

delle radici ebraiche del prof. Attilio Ascarelli

Le vittime ebree delle Fosse Ardeatine nelle aule di giustizia 37Amedeo Osti Guerrazzi

1. I fatti 372. Il processo Caruso 383. Gli altri processi “italiani” 404. I processi ai tedeschi 44Conclusioni 47

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Il contributo della memoria alla storia: le Fosse Ardeatine attraverso le interviste realizzate dal Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma 49Silvia Haia Antonucci

1. Introduzione sulle fonti orali 492. Le interviste ai parenti degli ebrei uccisi alle Fosse Ardeatine:

il progetto del Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma 52

3. L’analisi delle interviste 54

Dopo l’eccidio. L’attività di rav Alfredo Shelomò Ravenna. 63 Memorie di una figliaMarta Ravenna Lattes

Appendice didattica 67Silvia Haia Antonucci

Le schede biografiche 73Odoardo Della Torre 75Angelo Di Castro 82Cesare Di Consiglio 85Franco Di Consiglio 88Marco Di Consiglio 91Mosè Di Consiglio 93Salomone Di Consiglio 99Santoro Di Consiglio 101Giorgio Fano 104Sabato Amadio Fatucci 110Emanuele Moscati 117Gabriele Sonnino 121

Una ferita mai rimarginata 127 Appendice documentaria

Ringraziamenti 137

Sigle degli archivi consultati 137

Indice dei Nomi 138

Gli Autori 143

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LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE 7

Prefazione

Anche se la distanza temporale dagli eventi tende a sfocarli, c’è l’obbligo morale di fare i conti con la propria storia. Il caso emblematico dell’eccidio delle Fosse Ardeatine è il paradig-ma novecentesco con cui fare certi conti, come vedremo ancora aperti: 76 anni dopo molto re-sta da dire, e da fare.

Il mio personale “preambolo” è questo: la Costituzione italiana affonda le sue radici, an-che, nelle Fosse Ardeatine. Sulle 335 tombe aleggia lo spirito della Costituzione:

Articolo 2. La Repubblica riconosce e garanti-sce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come sin-golo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Articolo 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di reli-gione di opinioni politiche, di condizioni per-sonali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’e-guaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva par-tecipazione di tutti i lavoratori all’organizza-zione politica, economica e sociale del Paese.

Una pubblicazione come questa è un’ot-tima occasione per fare il punto sullo stato dell’arte. Come diceva Primo Levi: è guerra sempre. Guerra anche di carte bollate. A pochi mesi dalla mia nomina a Senatrice a vita, da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ho voluto organizzare un conve-gno dal titolo: “Stragi e deportazioni nazifa-sciste: per la giustizia e contro l’ambiguità”. L’argomento è di tale attualità che per la pri-

ma volta in 75 anni, nel nostro Paese, presso la Corte d’Appello di Firenze, il primo febbraio u.s. gli eredi delle vittime delle stragi hanno preso la parola all’inaugurazione dell’anno giu-diziario. Piero Calamandrei nel 1946 rifletteva sul processo di Norimberga: «L’essenziale, è che la violazione delle leggi dell’umanità abbia cominciato a trovare un tribunale e una san-zione. Quel che conta è il “precedente”, che domani varrà come legge per tutti, per i vinti e per i vincitori; che si rivolgerà, occorrendo, contro gli stessi giudici di oggi”.

Alle Fosse Ardeatine 76 ebrei, innocenti, vengono uccisi in quanto ebrei, e rappresen-tano un caso “esemplare” di crimini contro l’umanità (i quali, giova ricordarlo, per il di-ritto internazionale non possono cadere in prescrizione).

Può essere utile ricordare in queste pagine che con un processo tardivo, dopo 50 anni di latitanza in Argentina, Erich Priebke è estra-dato in Italia per essere processato, nel 1996, presso il Tribunale Militare di Roma. L’8 mar-zo 1998, Priebke viene condannato all’erga-stolo, (che sconterà agli arresti domiciliari a causa dell’età). Tale condanna viene motivata con l’eccedenza dei 5 martiri in più rispetto alla contabilità della morte che indicava 10 italiani per ogni tedesco ucciso in Via Rasella. Non è questa la sede per sviscerare le tecni-calità collegate all’istituto della rappresaglia mentre mi ricavo ancora due righe di spazio da dedicare alla ricostruzione memoriale. La memorialistica in Italia è precoce, nasce con una ambizione storiografica molto forte segui-ta dalla diffusione della letteratura memoria-listica. Nell’immediato dopoguerra si cercò di “Ricomporre l’infranto”. Dalla storiografia, utilissima, si passa all’aspetto giudiziario. La ricostruzione memoriale ha delle esigenze che non corrispondono alle necessità giuri-

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8 LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE

diche. Il paradigma punitivo ha prevalso su quello memoriale. Nel caso specifico dell’ec-cidio, gli aspetti penali dei due principali attori del massacro, i tedeschi Kappler ed il suo sodale Priebke, cessano di produrre effet-ti con la morte dei due nazisti; una sorta di “vittoria mutilata” (mancata esecutività della pena). I processi per i crimini di guerra, sia

penali che civili, sono un tassello importante nella tutela dei diritti fondamentali. Questa forma di tutela nella cultura occidentale è di-ventato un dogma. Forse non tutto è perduto. All’orizzonte si sta schiudendo una nuova sta-gione come sopra dimostrato dalla Corte d’ap-pello di Firenze. Una nuova storia è appena cominciata?

LILIANA SEGRE Senatrice a vita della Repubblica italiana

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LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE 9

Note introduttive

Dodici storie. Dodici schede biografiche, qui raccolte, che riassumono le vicende di dodici italiani coraggiosi e che costituiscono un primo saggio di un progetto di più vaste proporzioni: quello del Dizionario biografico dei trucidati alle Fosse Ardeatine.

L’intera opera, dedicata a tutti i trecento-trentacinque uccisi e a ciascuno di loro, potrà essere realizzata solo attraverso la cooperazio-ne e con il contributo di una più ampia rete di istituzioni scientifiche e ricercatori; ed, eviden-temente, in un arco di tempo più lungo, consen-tendo però, una volta ultimata, di dare la dovuta rilevanza anche alle vittime meno note e meno frequentemente ricordate.

Oggi, con questo volume, è stata posta la pri-ma pietra.

I trecentotrentacinque martiri – così come anche i dodici sui quali è stato più facile, in questa prima fase, reperire informazioni e che pertanto sono qui ricordati – appartenevano alle classi sociali più disparate, avevano alle spalle differenti percorsi formativi e di vita, proveniva-no da aree geografiche diverse e avevano com-piuto scelte politiche distinte; rappresentavano e rappresentano, insomma, uno spaccato della società dell’epoca in tutta la sua complessità. Un elemento, certamente, li unificava: la loro innocenza.

Ai microfoni di Radio Voce dell’America, nel primo anniversario dell’eccidio, il medico legale Attilio Ascarelli, incaricato dell’esumazione e dell’identificazione delle salme, lo sottolineò: il massacro, “freddamente disposto e premeditato da comandi responsabili”, si era abbattuto su in-dividui del tutto estranei ai fatti antecedenti (e, cioè, all’attentato di via Rasella); fu un sacrificio di vittime incolpevoli, non l’esecuzione di ostaggi. Ricomporre le loro vicende biografiche, ricorda-re le loro vite e la loro morte, è anche rinsaldare quei vincoli che tengono insieme e rendono coeso il tessuto sociale: non è quindi un mero volgersi al passato – o, peggio, ripiegarsi su di esso – ma, al contrario, contribuire a dischiudere per il Paese un orizzonte di speranza.

Commemorare il sacrificio di quanti paga-rono con la vita il proprio amore per la libertà, di quanti furono barbaramente trucidati da chi quella libertà voleva calpestata, vuol dire infatti credere nella politica come servizio al bene co-mune e non come arena per una lotta sguaiata e senza regole, nella democrazia come patrimonio di ognuno e di tutti da concretizzare quotidia-namente, nel rispetto della legalità come via maestra verso un pieno sviluppo dei diritti civi-li del singolo – nella sfera sociale, economica, personale – e verso ogni possibile cambiamento positivo della società.

RUTH DUREGHELLO Presidente della Comunità ebraica di Roma

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LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE 11

Il contributo dell’ANFIM in quest’opera non può iniziare se non ricordando colei che il 25 marzo del 2014, il giorno del workshop dal quale è nata l’idea di questo volume, era tra noi sostenendoci con tenacia nel ricordo continuo e costante della memoria delle Fosse Ardeatine: la nostra compianta e ad amata Rosina Stame, per tutti “Rosetta”.

* * *

Oggi più che mai abbiamo l’obbligo di de-dicare ai giovani quest’opera che rappresenta l’avvio all’arricchimento della Storia, vicende che non troveranno facilmente nei loro testi scolastici.

Con il racconto dei primi dodici martiri delle trecentotrentacinque vittime, si entra nel vivo delle storie vissute drammaticamente, con la cadenza del tempo trascorso che fatica a pas-sare, da parte di tanti tra donne e uomini che hanno sofferto, testimoniando nel contempo la fedeltà alle loro idee, sopportando il dolore in un definitivo atto d’amore, donando il bene più prezioso: la loro vita. Un sacrificio per la liber-tà di tutti noi, rifiutando di percorrere la via dell’indifferenza. Tutto questo lascia un segno profondo suggellato dagli ideali e dai valori che li hanno animati nelle loro drammatiche scelte.

I giovani, con questa ricerca, si troveran-no davanti agli occhi alcuni degli avvenimenti fondamentali che permetteranno di valutare gli accadimenti da un’angolazione di indagine delle fonti documentali e di quelle orali che impone una riflessione collettiva ed un impe-gno di istituzioni scolastiche e universitarie sempre maggiore.

L’ANFIM collabora da diversi anni con il DiBAC, magistralmente diretto da Claudio Procaccia, nell’approfondimento degli studi sui martiri ardeatini. In tale senso è impor-tante ricordare che, dopo settantasei anni,

tre vittime sono state finalmente identificate: Salvatore La Rosa, Marco Moscati e Michele Partito, due cattolici ed un ebreo. Ciò è stato possibile grazie all’impegno di molte istituzio-ni laiche e religiose (il R.I.S., dell’Arma dei Carabinieri, Commissariato Onoranze Caduti in Guerra - Onor Caduti, dell’ANFIM, delle co-munità ebraiche e cattoliche, delle Università di Roma e di Firenze).

* * *

La ricerche pubblicate in questo volume contribuiscono, almeno in parte, a diradare la nebbia che ancora avvolge tanti aspetti della nostra storia recente e suggerisce al lettore l’approfondimento di una storiografia sempre più ampia e meglio documentata relativa al lungo e penoso travaglio dal quale nacque la moderna democrazia italiana ed europea.

L’impatto nella lettura delle prime dodici schede biografiche delle vittime è forte per-ché proietta anche emotivamente al 24 mar-zo 1944 di ogni anno, ovvero alla ricorrenza dell’eccidio, all’appello dei trecentotrentacin-que martiri.

La realizzazione di un Dizionario bio-grafico dei trucidati alle Fosse Ardeatine è quello di contribuire a mantenere viva l’atten-zione su uno dei periodi più bui della storia dell’Umanità, che qualcuno vorrebbe far di-menticare insieme alla negazione di tragedie come la Shoah oppure della minimizzazione degli accadimenti occorsi nei campi di ster-minio nazista con deliranti affermazioni circa la presenza in quei luoghi di cinema, teatri e piscine per i deportati.

A questo proposito, va sottolineato che so-no settantasei anni che l’ANFIM, assieme alla Comunità Ebraica di Roma, si prodiga al fine di rendere la Memoria viva e feconda, affin-ché il ricordo delle vittime e dell’opposizione

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12 LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE

al nazifascismo possa essere di insegnamento, un elemento fondamentale dell’educazione ci-vica dei giovani e non solo.

I dodici martiri ardeatini operarono una scelta: quella di non asservirsi all’oppressore.

* * *I martiri non riposano in un Cimitero di

Guerra, in un Sacrario, in un Mausoleo ma in un luogo che tutti noi amiamo e che l’ANFIM considera “Patrimonio dell’Umanità”.

ALADINO LOMBARDI Presidente Nazionale Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri

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LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE 13

1 A rigor di termini, almeno uno dei settantotto non dovrebbe essere considerato ebreo secondo la halakhà. Per ogni dettaglio sulla questione si rimanda a quanto esposto al paragrafo 2 del saggio Il progetto e i risultati ottenuti, di Georges de Canino e Claudio Procaccia, infra.

Uno dei meriti del Dipartimento Beni e at-tività culturali della Comunità ebraica di Roma è quello di aver saputo attivare, in quest’ul-timo decennio, e cioè sin dall’anno della sua istituzione, molte proficue sinergie con atenei, istituti di ricerca, enti e organizzazioni della società civile in un raggio che si estende dalla città, al Paese, all’ambito internazionale. Cito qui, solo a titolo esemplificativo, l’accordo di collaborazione siglato con l’École Pratique des Hautes Études e quello con il Mémorial de la Shoah di Parigi, il partenariato con Sapienza Università di Roma e LUISS Guido Carli per la realizzazione di un progetto finanziato dall’U-nione europea, i rapporti ormai consolidati con l’Instituto Cervantes di Roma, con l’University of Notre Dame-Rome Global Gateway, le attivi-tà realizzate in cooperazione con l’Università di Roma Tor Vergata, con Radio Vaticana, con il Teatro dell’Opera di Roma.

Tali sinergie hanno consentito di raggiun-gere risultati che non sarebbero stati alla por-tata di un singolo ente e, quindi, di contribuire in maniera significativa all’approfondimento delle conoscenze sull’ebraismo romano, sul suo apporto alla vita del Paese, sulle relazio-ni di un gruppo culturale minoritario con il mondo circostante. A tutto ciò, il patrimonio documentale custodito presso l’Archivio stori-co della Comunità ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino” ha fornito e fornisce una articola-ta, solida, imprescindibile base materiale.

Oggetto di specifica attenzione sono stati, in questi anni, alcuni temi di storia contempo-

ranea; e, in particolare, quelli connessi con la legislazione antiebraica fascista, con l’istruzio-ne ebraica negli anni compresi tra il 1938 e il 1943, con la retata del 16 ottobre e con le de-portazioni successive, con l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Su quest’ultimo, per impulso del DiBAC, sono stati pubblicati nel 2012 i volumi I Martiri ardeatini: carte inedite 1944-1945. In onore di Attilio Ascarelli a 50 anni dalla scomparsa e I verbali inediti di identificazio-ne dei Martiri ardeatini. 1944-1947, che rac-colgono indagini e riflessioni di Martino Contu, Mariano Cingolani e Cecilia Tasca; e vede ora la luce questo nuovo lavoro, in cui sono riunite le biografie di dodici dei 66 ebrei iscritti alla Comunità romana assassinati, tra i trecento-trentacinque, il 24 marzo 1944.

Vale la pena di ricordare che per i nazisti, e cioè secondo le leggi di Norimberga, settantotto dei fucilati erano ebrei1: in termini percentuali, più del 23%, a fronte di una popolazione ebraica che in Italia si approssimava all’1‰ e a Roma, sede della comunità più numerosa e storicamente più importante, sfiorava l’1%. Anche per queste considerazioni, dunque, la documentazione conservata presso l’Archivio storico “Giancarlo Spizzichino” si rivela, nella ricostruzione delle vicende biografiche degli uccisi, di capitale importanza.

Al momento della esumazione, sui corpi di alcune delle vittime di fede ebraica furono tro-vati libri di Salmi, un orario delle preghiere, un almanacco calendario del 1944 scritto in ebrai-co, alcune kippot: i copricapo tradizionalmen-

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14 LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE

te indossati dagli uomini ebrei, soprattutto nei momenti della vita quotidiana più direttamente legati alla sfera religiosa, nella Roma occupata divenivano forte segno identitario e coraggiosa sfida agli oppressori. “Nella tasca del paletot specie di papalina di stoffa pesante”, annotava il professor Ascarelli. Averne una con sé poteva costare la vita, ma c’era chi non vi rinunciava.

La pubblicazione di questo testo, ulteriore tassello che va a comporre la ricostruzione delle vicende biografiche dei Martiri ardeatini, è stata realizzata in collaborazione con l’ANFIM e gra-zie al contributo dell’Istituto di studi politici “S. Pio V”. E questa nuova rete di partenariato con-tribuisce ad arricchire e vivificare la quotidiani-tà dell’Archivio storico della Comunità.

La cosiddetta individualizzazione dei destini, l’overloading inteso come eccesso di riferimen-

ti, la produzione continua di contemporaneità subito consumata, sono stati inizialmente espe-riti – anzi, subìti – dalle popolazioni colonizza-te: popolazioni colpite, proprio per effetto della colonizzazione, da un eccesso di eventi che ha reso la realtà difficile da controllare, da una so-vrabbondanza di immagini e di riferimenti spa-ziali che ha prodotto disgregazione e disorien-tamento. Oggi, l’intero mondo contemporaneo sperimenta quelle stesse condizioni; ma esse, a mio avviso, ben lungi dal decretare la fine della Storia, ne fanno al contrario più acutamente per-cepire il bisogno ed emergere la domanda.

In questo senso, è il futuro, non il passato, il tempo della memoria. Con questo progetto, insieme ad ANFIM e a Istituto di studi politici “S. Pio V”, la Comunità ebraica di Roma guarda verso l’avvenire.

GIORDANA MOSCATI Assessore alla Cultura e all’ASCER

della Comunità ebraica di Roma

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LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE 15

I martiri ebrei delle Fosse Ardeatine: epistemologia di una strage

1 Per il numero degli ebrei trucidati alle Fosse Ardeatine, si rimanda a G. de Canino e C. Procaccia, Il progetto e i primi risultati ottenuti, Infra, par. 2 [n.d. r.].

Oggi le Fosse Ardeatine rappresentano an-che dal punto di vista architettonico un esempio di costruzione di un Mausoleo la cui sobrietà e compostezza sono la risposta silenziosa ed assor-dante all’unisono ad una delle tragedie del seco-lo scorso che le vide teatro del massacro tragico e brutale della rappresaglia ad esse connessa da parte dell’occupazione nazista nella nostra città.

L’Olocausto invece è stata, per le sue dimen-sioni, sei milioni di vittime di cultura ebraica, la vera e propria tragedia del ventesimo secolo. Ma dall’innesto atroce della Storia, la stessa storia degli ebrei trucidati alle Fosse Ardeatine getta una luce particolare sulla folle epistemo-logia della razza e traduce in condanna a morte come vittime sacrificali persone che all’interno degli oltre trecento trucidati in quella terribile occasione non avevano nulla a che fare con la guerra civile, con le prospettive ideologico-po-litiche o con qualsivoglia attività ovvero com-portamento deviante rispetto a condotte che non si erano adeguate a ordini oppure a coman-di normativi dettati dalle leggi della guerra e dell’occupazione straniera.

Ci troviamo perciò di fronte a settantasei1 persone che apparentemente sono storie senza storia che però hanno fatto la storia nella parte più tragica della nostra città, individui che ven-gono coinvolti nel massacro per il semplice esse-re ebrei e quindi sulla base algida e banalmente semplice dell’epistemologia della razza.

È il tragico esempio nostrano della “banali-tà del male” come l’avrebbe chiamata Hannah Arendt, l’allieva di Heidegger, e questo bel li-

bro che andiamo a presentare rappresenta, a sua volta, il primo contributo a tale argomento portato avanti dalla ricostruzione delle prime 12 storie sulla base dei lavori del valoroso medico legale delle Ardeatine, il Prof. Attilio Ascarelli, e di testimonianze postume di parenti ed amici, nonché dell’interpretazione/spiegazione della storiografia più sensibile in materia (Portelli, Picciotto, Spizzichino).

Il metodo biografico delle storie di vita per un sociologo è tra i più importanti all’interno della prospettiva dei metodi qualitativi, soprat-tutto dentro l’ottica della sociologia della memo-ria, dove la stessa può essere oggetto (la materia dei ricordi), ma anche limite (nelle distorsioni del ricordo), senz’altro risorsa (perché anche le distorsioni e la stessa curva psicologica dell’o-blio sono governati da significati).

Lo stesso approccio biografico in sociologia sta ad indicare una serie di tecniche piuttosto diverse tese alla raccolta di storie di vita, scritte o orali, sollecitate o autoprodotte. In realtà esso è una forma di accostamento alle problematiche più che un metodo.

Si può affermare che molti pensano che le storie di vita siano solo fenomenologicamente importanti e appartengano al solo dominio qua-litativo, ma in realtà c’è chi in maniera molto analiticamente profonda e rigorosamente meto-dologica ha sostenuto il ruolo dei metodi biogra-fici come supporto agli strumenti di tipo quanti-tativo e come suscettibili di analisi quantitativa secondo un’epistemologia logico-empirica e ne-opositivistica, soprattutto attraverso inferenze

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16 LE FOSSE ARDEATINE: DODICI STORIE

che consentano di afferrare se e in che misura il caso individuale rimandi al sociale (Campelli).

Siamo di fronte a una storia della memoria vista nell’affettività, nell’emotività, nell’espres-sività di chi è sopravvissuto. D’altro canto la memoria può sopravvivere nel tempo proprio grazie allo sforzo che gli attori coinvolti nel rac-conto compiono per dare un senso alla vita di tutti i giorni o, come in questo caso, il non senso cieco e disperatamente brutale della morte vio-lenta e precoce inflitta dalla umana barbarie.

Come dare un ordine al caos quando, come in questo caso, il caos stesso non può essere ordinato?

L’utopia della rammemorazione, come di-rebbe Ferrarotti, qui viene a scontrarsi violen-temente con una materia inedita e peculiare.

Dov’è la società come convivenza di uguali, di soci, con un orizzonte asintotico verso cui tendere?

La sociologia può rimanere muta come quell’assordante silenzio delle Ardeatine di

fronte all’impossibilità di dare conto, guar-dando con tragico stupore l’ineffabilità di una spiegazione storico-sociale, quando, come in questo caso, il mondo degli uomini non esiste più, come nel periodo della tragedia del seco-lo, dell’Olocausto e di quella parte di esso per tanto tempo rimasta oscura, la parte relativa all’eccidio romano di quelle settantasei storie che lì finirono la propria storia.

Il pregio di questo lavoro è di aver inizia-to a far luce sulla parte oscura e non ancora analizzata generata da una delle zone più buie della storia della Seconda Guerra Mondiale a Roma.

E non può non tornare sempre alla mente quel buio freddo delle Fosse Ardeatine che an-cora oggi nell’agghiacciante silenzio fa da sfon-do alla sobria eleganza del Mausoleo che ospita le 335 vittime consapevoli o meno in quel 24 marzo del 1944 di aver contribuito così tragi-camente con le loro storie a scrivere una delle pagine più enigmatiche della stessa Storia.

PAOLO DE NARDIS Presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”

Page 17: Le Fosse Ardeatine dodici storie · 2020-05-12 · versione ebook. Our publications, both as books and ebooks, are available in Italy and abroad. ISBN 978-88-492-8888-9 In copertina:

La volontà di scrivere le biografie degli assassinati il 24 marzo 1944 nacque durante il workshop dal titolo L’eccidio delle Fosse Ardeatine. Riflessioni, spunti di ricerca e documentazione inedita a settant’anni di distanza, tenutosi il 25 marzo 2014 presso l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma. Ai lavori partecipò un nutrito gruppo di esperti, responsabili di settore e studiosi che hanno ispirato una serie di riflessioni e fornito spunti di ricerca dai quali è nata, tra l’altro, la collaborazione tra il DiBAC e l’ANFIM, dalla quale scaturiscono queste prime 12 biografie. L’intero progetto prevede di completare le schede biografiche di tutte le 335 persone uccise con la collaborazione di ricercatori e istituti in grado di fornire il contributo necessario a un’impresa affrontabile in modo adeguato solo con un’ampia partecipazione. Uno scopo, tra gli altri, è quello di dare la dovuta rilevanza anche alle vittime meno note e meno ricordate. Le persone del gruppo dei prigionieri trucidati nelle cave appartenevano ai più disparati ceti sociali e riflettevano diversi spaccati culturali e politici della società dell’epoca. L’idea è di ridare, almeno in piccola parte, riconoscimento alla loro memoria e di ricostruire non solo la vita delle singole persone ma d’interi nuclei familiari rappresentativi di diverse collettività e di classi di età diverse. A quest’ultimo proposito non si può dimenticare la prematura morte di adolescenti e giovani brutalmente seppelliti nelle cave.

Nella stessa collanaRoma Ebraica:

1. Giancarlo SpizzichinoLA SCOMPARSA DELLA SESTA SCOLA La sinagoga Portaleone

2. Elsa LaurenziLE CATACOMBE EBRAICHE Gli Ebrei di Roma e le loro tradizioni funerarie

3. Elsa LaurenziJEWISH CATACOMBS The Jews of Rome:funeral rites and customs

4. Elsa LaurenziLA CATACOMBA EBRAICA DI VIGNA RANDANINI

5. L’ORATORIO DI CASTRO

CENTO ANNI DI EBRAISMO A ROMA (1914-2014)a cura di Claudio Procaccia

6. GLI EBREI A ROMA TRA RISORGIMENTO ED EMANCIPAZIONE (1814-1914)a cura di Claudio Procaccia

7. Silvia Haia Antonucci e Giuliana Piperno BeerSAPERE ED ESSERE NELLA ROMA RAZZISTA Gli ebrei nelle scuole e nell’università (1938-1943)

8. Pasquale TroìaGINO MODIGLIANI Una vita per la musica

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& DIGITAL VERSION EBOOK/APP: