n09a - cittadella · 2012. 7. 19. · i tex willer sono 600 60 giovanni ruggeri siti internet firme...

64
inserto perché tanta gente muore di sete? TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia 2.70 Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi 70 ANNO immigrati föra di ball cedolare secca l’iniquo regalo frontalieri dietro front! bambini in carcere affidi difficili Chiesa il Beato Wojtyla Pasqua festa dello stupore 09 1 maggio 2011 paure del secolo l’uomo potenziato (e infelice) Mediterraneo e dintorni la pace delle armi

Upload: others

Post on 26-Jan-2021

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • insertoperché tanta gentemuore di sete?

    TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

    periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Perugia€ 2.70

    Rivistadella

    Pro Civitate ChristianaAssisi 70

    ANNO

    immigratiföra di ball

    cedolare seccal’iniquo regalo

    frontalieridietro front!

    bambini in carcereaffidi difficili

    Chiesail Beato Wojtyla

    Pasquafesta dello stupore

    091 maggio 2011

    paure del secolol’uomo potenziato

    (e infelice)

    Mediterraneo e dintornila pace delle armi

  • far conoscereRoccain modo “leggero”ma completo?

    passa ad un amicoi 5 mm di spessore del Cd rom Rocca 2010

    perché con un click

    spaziandodi articoloin articolo

    possa visionaretutta un’annata

    e si inseriscanella rete degli abbonati di

    Rocca

  • som

    mar

    io4 Ci scrivono i lettori6 Anna Portoghese

    Primi Piani Attualità

    10 Giovanni SabatoNotizie dalla scienza

    11 VignetteIl meglio della quindicina

    13 Raniero La ValleResistenza e paceFukushima

    14 Maurizio SalviMediterraneo e dintorniLa pace delle armi

    17 Tonio Dell’OlioCamineiroIl ritorno della guerra

    18 Fiorella FarinelliImmigratiFöra di ball

    21 Romolo MenighettiOltre la cronacaFrontalieri dietrofront!

    22 Roberta CarliniCedolare secca sugli affittiL’iniquo regalo

    25 Oliviero MottaTerre di vetroCattivi pensieri

    28 Giuseppe O. LongoPaure del secoloL’uomo potenziato (e infelice)Pietro Greco29 Ugo LeoneInsertoL’acqua c’è in abbondanzaperché tanta gente muore di sete?

    37 Stefano CazzatoLezione spezzataLa mappatura

    38 Elisabetta ProiettiAffidi difficiliE poi i disegni diventano colorati

    42 Giancarlo ZizolaChiesaIl Beato Wojtyla

    45 Enrico PeyrettiFatti e segniArroganze e speranze

    Rocca

    1 maggio2011

    09

    46 Giuseppe MoscatiMaestri del nostro tempoJacques MaritainUn umanesimo integrale per l’oggi

    48 Ilenia Beatrice ProtopapaNuova AntologiaAndré AcimanRaccontar d’amore con coraggio

    50 Carlo MolariTeologiaDialogo sull’espiazione

    52 Rosanna VirgiliIntroduzione alla lettura della BibbiaUn teatro di relazioni

    54 Lilia SebastianiIl concreto dello spiritoPasqua festa dello stupore

    57 Paolo VecchiCinemaPoetry

    58 Roberto CarusiTeatroSe il regista c’è...

    58 Renzo SalviRf&TvSorriso Spot

    59 Mariano ApaArtePicasso

    59 Michele De LucaFotografiaUelsmann

    60 Alberto PellegrinoFumettiI Tex Willer sono 600

    60 Giovanni RuggeriSiti InternetFirme on line

    61 Libri62 Carlo Timio

    Rocca SchedePaesi in primo pianoRepubblica ceca

    63 Luigina MorsolinFraternitàProgetto Perù: muchas gracias, estimados amigos

  • ci sc

    rivon

    o i le

    ttori

    Gli interventiqui pubblicatiesprimonolibere opinionied esperienze dei lettori.La redazionenon si rende garantedella veritàdei fatti riportatiné fa suele tesi sostenute

    4

    quindicinaledella Pro Civitate Christiana

    Numero 9 – 1 maggio 2011

    Gruppo di redazioneGINO BULLACLAUDIA MAZZETTIANNA PORTOGHESEil gruppo di redazione è collegialmente responsabiledella direzione e gestione della rivista

    Progetto graficoCLAUDIO RONCHETTI

    FotografieAndreozzi B., Ansa-LaPresse, Associated Press, Ballarini, Be-rengo Gardin P., Berti, Bulla, Carmagnini, Cantone, Caruso,Cascio, Ciol E., Cleto, Contrasto, D’Achille G.B., D’Amico, DalGal, De Toma, Di Ianni, Felici, Foto Express, Funaro, Garrubba,Giacomelli, Giannini G., Giordani, Grieco, Keystone, La Picci-rella, LaPresse, Lucas, Luchetti, Martino, Merisio P., Migliorati,Natale G. M., Oikoumene, Pino G., Riccardi, Raffini, Robino,Rocca, Rossi-Mori, Turillazzi, Samaritani, Sansone, Santo Pia-no, Scafidi, Scarpelloni, Scianna, Zizola F.

    Redazione-AmministrazioneVia Ancaiani, 3 - 06081 ASSISItel. 075.813.641e-mail redazione: [email protected] ufficio abbonamenti: [email protected] - www.cittadella.orghttp://procivitate.assisi.museumFax Redazione 075/3735197Fax Uff.abbonamenti 075/3735196conto corrente postale 15157068Bonifico bancario: UniCredit - Assisiintestato a: Pro Civitate Christiana - RoccaIBAN: IT 26 A 02008 38277 000041155890(Paese IT Cin 26 Cin A Abi 02008 Cab 38277 n. 0000 41155890)dall’estero IBAN: IT 26 A 02008 38277 000041155890BIC (o SWIFT) UNCRITM1J46

    Quote abbonamento 2011Annuale: Italia € 60,00; estero € 85,00; Sostenitore: € 150,00Semestrale: per l’Italia € 35,00una copia € 2,70 - numeri arretrati € 4,00

    Spedizione in abbonamento postale 50%Fotocomposizione e stampa: Futura s.n.c.Selci-Lama Sangiustino (Pg)Responsabile per la legge: Gesuino BullaRegistrazione del Tribunale di Spoleto n. 3 del 3/12/1948Numero di iscrizione al ROC: 5196Codice fiscale e P. Iva: 00164990541

    Editore: Pro Civitate ChristianaTutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Ma-noscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono

    Questo numeroè stato chiuso il 16/04/2011 e spedito daCittà di Castello il 19/04/2011

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    70ANNODelusione

    Credevo di leggere nell’ulti-mo numero 7 argomentirelativi al momento: guerrain Libia, profughi sì profu-ghi no, terremoto in Giap-pone, pericolo atomico.Niente di attuale invece pernoi poveri mortali che sia-mo sepolti da notizie scrittee visive e attendiamo qual-che voce sopra le righe.Delusione.

    Mario LorenziniLivorno

    Rocca non è un quotidia-no il cui compito è daretempestivamente la noti-zia di ciò che accade.Come quindicinale puntapiuttosto a proporre ana-lisi e riflessioni sui fatti eper farlo seriamente nonpuò farlo nell’arco di qual-che giorno, o addiritturadi qualche ora, prima del-la chiusura del numero,senza cercare di capire checosa sta realmente acca-dendo. Ecco perché quan-to da lei richiesto è statoaffrontato nel n. 8 succes-sivo.Grazie della fiducia

    Un validosostegno

    Ho sempre ammirato, se-guito e sostenuto i vostrisuggerimenti e le vostre po-sizioni socio-politicheespresse nei vari servizi del-la rivista Rocca.La ricerca degli studiosi edegli esperti è stata semprepuntuale e molto profonda,in perfetta sintonia con leproblematiche sociali edecclesiastiche del momento.I vostri articoli sono stati perme un valido sostegno siaper motivi professionali (hoinsegnato in un liceo scien-tifico) che per una matura-zione personale e spiritua-le.Vi ringrazio di cuore e vi

  • CI SCRIVONO I LETTORI

    5

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    auguro di rispondere sem-pre perfettamente alleaspettative dei lettori.Buon lavoro e tanti auguridi Buona Pasqua.

    Maria Lupoli-CarrieroMonteroni di Lecce

    Nostalgiadi Costantino

    L’articolo di Giancarlo Zizo-la «Nostalgia di Costanti-no», pubblicato sul nume-ro 7 di Rocca non solo è in-teramente condivisibile, mameriterebbe di essere invia-to come meditazione quare-simale a tutti i Vescovi e amolti cattolici d’Italia, nellasperanza che serva a qual-cosa. Due ulteriori annota-zioni mi sembrano impor-tanti.1. Il «catto-berlusconismo»dovrebbe essere consapevo-le di dare la sua adesioneallo scardinamento dell’at-tuale sistema democratico,attuato mediante:a) La eliminazione o quan-to meno la grave limitazio-ne del potere legislativo at-traverso il sistema elettora-le che consente la nominadei parlamentari e quindi laloro subordinazione al po-tere esecutivo (si ricordi laconseguente e coerente pro-posta delle votazioni limita-te ai capigruppo),b) la costante delegittima-zione del potere giudiziario,ma soprattutto la creazionedi organi di governo dellamagistratura a maggioran-za politica e, quindi, la su-bordinazione del potere giu-diziario all’esecutivo. Si trat-ta forse della realizzazionedi quella che la settimanasociale dei cattolici di Reg-gio Calabria chiama «demo-crazia governante», ma che,come acutamente nota Ra-niero La Valle, «nell’attualegergo politico indica la pre-valenza dei poteri sui dirit-ti» (Rocca, stesso fascicolo)?2. La «solidarietà fra tutti gliuomini», secondo Luigi Bet-tazzi, deve essere a buondiritto inclusa fra i «princi-pi non negoziabili» e tutti i

    cristiani dovrebbero farsenepaladini. Questa è la veradifesa della vita. Molto piùdiscutibile è la difesa diquelle «zone grigie» d’inizioe di fine vita, nelle quali sirischia di difendere l’esisten-za di cellule che di umanohanno solo i cromosomi o,all’altro estremo, di organi-smi che di umano hannosolo alcuni organi ancorafunzionanti. Impostare ladifesa della cristianità sulladifesa di queste situazionimi sembra eccessivo pernon dire pretestuoso.

    Fausto GrignaniPerugia

    La Bibbiain friulano

    Leggo su Rocca del 1° apri-le - Primi Piani, a cura diLuigina Morsolin (di cuiapprezzo molto la rubrica«Fraternità») un trafilettoche informa dell’iniziativaad Udine della lettura inte-grale della Bibbia in friula-no, apprezzata in quantooriginale per l’uso del friu-lano «lingua minoritaria».Nell’attuale contesto italia-no (e il contesto è sempreessenziale da considerareper il nostro giudizio) que-st’iniziativa a me non piaceaffatto perché mi sembracadere in una sensibilità distampo leghista che tenta(purtroppo con successo...)di ridurre il Cristianesimo eil suo fondameto biblico adespressione identitaria del-la nostra civiltà, senza nes-sun respiro ecumenico e, mipare, neppure nazionale.Le sempre più piccole Pa-trie, vere od inventate comela Padania, nel momento incui il fenomeno dell’immi-grazione suscita tanti terrori(e non solo italiani!) sonosentite come una difesa dal-l’ignoto, che è poi il diverso;secondo me non vanno, so-prattutto oggi, lo ripeto, innessun modo alimentate.Le lingue minoritarie sonoda incoraggiare e difenderenei contesti in cui chi le par-la rischia la perdita della sua

    identità, ma non quandodiventano strumento dichiusura verso lo «stranie-ro» (e al Nord Italia oggianche il meridionale italia-no rischia di essere conside-rato straniero...).Invece sentire la Terra comenostra Patria è essenzialeper imparare a sentirci tuttifratelli, con gli stessi dirittied opportunità, perché tut-ti figli dello stesso Padre.Approfitto per segnalare cheho ricevuto Rocca n. 7 del 1aprile, spedito il 22 marz-so, solo alla fine della scor-sa settimana (9 aprile): nonsarà che ricominciano i ri-tardi nelle consegne dellespedizioni?

    Gabriella BentivoglioMacerata

    Immigrati föradi ball?

    Gentile direttore, chi le scri-ve è un gruppo di cittadini,credenti e non credenti, cheritiene necessario far udirela propria voce di fronte aglieventi internazionali che inlarghissima misura stannotoccando il nostro paese ealle ultime dichiarazioni delsenatore Umberto Bossi,ministro di questa Repub-blica. Come cittadini rite-niamo che il rapporto conaltre culture e popoli sia unelemento problematico chechiama alla responsabilitàla classe dirigente d’un pae-se come il quotidiano d’ognicittadino. Il non riuscire oil non volere affrontare que-sti fenomeni se non ricor-rendo alla violenza verbaleo a un rozzo riduzionismo,è segno dei profondi limitipolitici, culturali e umanid’una classe dirigente ed’una collettività. È segnodell’incapacità di progetta-re una politica estera versopaesi e popoli che desidera-no libertà e democrazia euna politica interna al difuori dei muri e delle barrie-re innalzate dalla paura. Èsegno dell’incapacità di co-gliere come l’incontro conaltre identità culturali abbia

    costituito e continui a co-stituire la storia e il patrimo-nio culturale del nostro pa-ese e del nostro continente.È segno dell’incapacità dicogliere come l’incontro conaltre umanità sia la linfa cheda sempre alimenta quantodi meglio l’Italia e l’Europahanno saputo produrre intermini di diritto e giustizia.Come credenti manifestia-mo profonda preoccupazio-ne riguardo a un punto –l’immigrazione, l’incontrocon lo straniero, il diverso,l’altro – che tocca l’essenzadella fede cristiana trasmes-sa dalle Sacre Scritture, dal-la tradizione dei padri e dalmagistero della Chiesa.Troppo spesso, in manieraillecita, si continua a riven-dicare un cristianesimo che,ridotto ad un tratto distinti-vo della «nostra» civiltà ita-liana ed europea e a elemen-to identitario d’una comu-nità nazionale, viene bran-dito come un’arma controchi cristiano non è. Credia-mo che la Legge di Dio, daAbramo che praticò l’ospi-talità a Mamre, al comandodi Cristo «ero straniero e miavete accolto», posta nelcuore d’ogni uomo, riecheg-gi anche nei confronti di chioggi attraversa un braccio diMediterraneo in cerca disperanza.

    segue un lungo elencodi firmatari

    Errata corrige

    Ringrazio per la pubblica-zione della mia lettera sulnumero 6 della rivista.Devo fare peraltro osserva-re che, a causa di un refu-so, accanto al mio nomerisulta indicato il paeseAntrosano che è quellodove è parroco don AldoAntonelli. Per quanto miriguarda non c’è nessunproblema, anche se i letto-ri di don Antonelli potreb-bero non capire a chi va at-tribuita la paternità dellalettera.

    Aldo AbenavoliRoma

  • ATTUALITÀ

    prim

    ipia

    nia

    cura

    di

    Ann

    a Po

    rtog

    hese

    6

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    Assisila giornata

    dellereligioni

    Il 27 ottobre Assisi ospiteràPapa Benedetto XVI in unaGiornata di riflessione, dialo-go e preghiera per la pace e lagiustizia nel mondo, assiemead esponenti delle Chiese cri-stiane e delle principali reli-gioni del mondo.L’incontro, spiega una notavaticana, vuole «solennizza-re il 25° anniversario dellostorico incontro tenutosi adAssisi il 27 ottobre 1986», vo-luto da Giovanni Paolo II eavrà come tema: ‘Pellegrinidella verità, pellegrini dellapace’... «Ogni essere umanoè, in fondo, un pellegrino inricerca della verità e delbene» e «anche l’uomo reli-gioso rimane sempre in cam-mino verso Dio: da qui nascela possibilità, anzi la neces-sità di parlare e dialogare contutti, credenti o non creden-ti, senza rinunciare alla pro-pria identità o indulgere aforme di sincretismo»; anzi,«nella misura in cui il pelle-grinaggio della verità è vissu-to autenticamente, esso apreal dialogo con l’altro, nonesclude nessuno e impegnatutti ad essere costruttori difraternità e di pace».Oltre ai rappresentanti delleChiese cristiane e delle altrereligioni, saranno invitate an-che «alcune personalità delmondo della cultura e dellascienza che, pur non profes-sandosi religiose, si sentonosulla strada della ricerca del-la verità e avvertono la comu-ne responsabilità per la cau-sa della giustizia e della pacein questo nostro mondo. Ledelegazioni partiranno daRoma, in treno, la mattinastessa del 27 ottobre, insiemecon il Papa.All’arrivo in Assisi, nella Ba-silica di Santa Maria degli An-geli, avrà luogo un momentopreparatorio, nel ricordo deiprecedenti incontri e di appro-fondimento del tema dellaGiornata.

    Haitiil paese

    ha un nuovoPresidente

    Ad Haiti larga vittoria alle pre-sidenziali del 20 marzo di Mi-chel Martelly della formazio-ne «Risposta contadina». Ilpopolare cantante ha avutola meglio sulla candidata deimoderati, l’ex first lady, Mir-lande Manigat. I cittadini"hanno votato il cambiamen-to per la nostra politica, perle nostre scelte economiche eper la nostra organizzazionesociale" ha detto Martelly, ag-giungendo che come primoobiettivo vuole raggiungere lariconciliazione nazionale: «in-sieme possiamo spostare lemontagne» ha detto facendoappello all’unione di una so-cietà che è stata profonda-mente divisa per anni. La pub-blicazione dei risultati è stataaccolta favorevolmente dallacomunità internazionale edelle istituzioni come l’Unio-ne Europea (Ue). In questomodo il paese cerca di voltarepagina dopo il terremoto delgennaio 2010 e l’epidemia dicolera, il cui bilancio resta di-sastroso: 222.517 morti, 310928 feriti, 900 mila gli edificidistrutti. Circa un milione emezzo sono i bambini dellezone colpite, molti dei qualirimasti orfani dei genitori (daUnicef).

    Perùal ballottaggioper cambiare

    modello di sviluppoI peruviani hanno votato il 10aprile per il Presidente e ilCongresso.I risultati hanno portato alballottaggio Ollanta Humala,ex militare, leader nazionali-sta e Keiko Fujimori, figliadell'ex presidente dalla manodura, per non dire dittatore,degli anni Novanta. I risultatidefinitivi si conoscerannodopo il voto del 5 giugno. In-tanto, è chiaro che l’elettora-to moderato esce sconfitto econ esso il modello economi-co neoliberista promosso dalgoverno uscente. Humala, cheda sinistra propone proprio ilcambiamento, ha superato ilsecondo candidato al primoturno, con una differenza diquasi il 10%, secondo i son-daggi delle urne e gli exit poll.È un chiaro messaggio man-dato ai governanti e al grup-po di potere economico nazio-nale e straniero. «I peruvianihanno detto: basta con gliabusi, con la corruzione deifunzionari, basta che ‘tu tiporti via tutto’ e a me lasci lebriciole», ha scritto l’economi-sta Jorge Gonzalez Izquierdosul quotidiano di Lima. Negliultimi sette anni il Perù havisto crescere il Pil del 6,8%annuo, grazie alle esportazio-ni di argento, zinco, rame estagno, piombo e oro di cui èproduttore mondiale. Ma, se-condo un’inchiesta condottadall’Università cattolica delPerù, il 40% della popolazio-ne ritiene che la propria con-dizione di vita sia peggioratanegli ultimo quinquennio e il39% che sia rimasta uguale.Inoltre, l’83% degli intervistaticritica la gestione delle risor-se pubbliche a causa della cre-scente corruzione, della loromancata destinazione ai cetipiù poveri e dell’aumento del-le disuguaglianze di reddito.I vescovi si sono espressi perla difesa dei diritti umani eper l’accesso dei più poveri aidiritti primari.

  • ATTUALITÀ

    7

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    Caritas2500 posti

    per l’accoglienza profughi

    Duemilacinquecento posti di-stribuiti in 93 diocesi sono adisposizione per l’accoglienzadei profughi che i conflitti inNord Africa stanno spingendosulle coste italiane. Lo ha an-nunciato il segretario genera-le della Conferenza Episcopa-le Italiana (Cei), mons. Maria-no Crociata, illustrando inconferenza stampa il comuni-cato finale del Consiglio per-manente dell’organismo deiVescovi italiani, conclusosi il30 marzo. Le strutture dispo-nibili per l’accoglienza nelleDiocesi italiane afferisconodirettamente o indirettamen-te alle Caritas; duecento postisono stati trovati nella «Casadella fraternità» dell’Arcidioce-si di Agrigento, «la più espo-sta – ha spiegato Crociata –all’emergenza profughi per lapresenza nel suo territorio del-l’isola di Lampedusa e, perquesto, anche la più sostenutada Caritas italiana». Si trattadi un segno concreto, che siaccompagna «all’incoraggia-mento all’accoglienza versopersone che rischiano la vita,non solo per venire in Italia magià nei Paesi d’origine».

    Costa d’Avoriopacedopo

    la tormentaDopo undici anni di guerracivile, l’arresto dell’ex-presi-dente Gbagbo avvenuto l’11aprile potrebbe segnare unasvolta nella storia della Costad’Avorio. Il neo presidenteAlassane Ouattara dovrà peròusare tutte le sue qualità diconciliatore per riparare i di-sastri lasciati dall’eredità co-loniale, dalla lunga guerra tranord e sud e dagli scontri re-centi. Quest’anno, dopo lacrisi post-elettorale che ha vi-sto contrapporsi l’ex presi-dente Gbagbo e il vincitoreOuattara, i morti sono stati500. Abjian, la «Parigi del-l’Africa», è stata per giornisottoposta a saccheggi e sicontano oltre 200mila glisfollati. Sono stati segnalatirapimenti, stupri, detenzioniarbitrarie, condizioni sanita-rie precarie, acqua ed elettri-cità spesso interrotte, scarsi-tà di alimenti. Da più parti sichiede al nuovo Presidente diinstallare una commissioned’inchiesta sulle accuse dimassacri e altri crimini diguerra compiuti dalle dueparti in conflitto. Non sarà fa-cile.

    Firenzegli omosessuali

    e la chiesadell’accoglienza

    L’incontro dell’8 aprile a Firen-ze del gruppo omosessuali cri-stiani Kairòs – in occasione dei10 anni dell’attività – ha mo-strato nuovi aspetti del dibat-tito sull’omosessualità. Impor-tante il confronto con il notobiblista Alberto Maggi, comeracconta l’Unità dell’11 aprile.«Kairòs» è una parola grecache indica il momento oppor-tuno per una nuova vita; leparole di questo incontro sonostate: riconoscenza verso lavita, accoglienza dei fratellicristiani, a partire da una ri-lettura dell’Antico Testamentoche non può essere usato népro né contro perché, comedice Maggi, «l’omosessualitànon era nel novero delle cono-scenze dell’epoca». «Dio guar-da ai bisogni, non ai meriti, ag-giunge il biblista, non si con-cede come un premio macome un dono. Se si compren-de questo, la vita cambia total-mente» Gli viene chiesto: «Gliemarginati di cui si parla nelVangelo?». Risposta: «Gesù licerca» «Anche gli omosessua-li? «Le persone non vanno eti-chettate, risponde. Sono per-sone».

    Africauna donna premier in Mali

    Grande soddisfazione viene espressa all’interno e all’estero aproposito della scelta da parte del presidente della Repubbli-ca del Malì del suo primo ministro. Si tratta della signoraCissé Mariam Kaïdama Sidibé (nella foto), già nota nella ge-stione degli affari pubblici. Questo paese africano, per la pri-ma volta nella sua storia, ha un premier donna. Gli organi-smi internazionali riconoscono in lei grandi qualità e com-petenze; qualche giornale italiano sottolinea il fatto che ilMali ha realizzato ciò che in Italia non si è mai visto e cherimane una prospettiva lontanissima. Dopo una lunga espe-rienza di amministratore locale, il nuovo premier è stato quat-tro volte ministro del governo centrale. Dal 2000 ha occupatola carica di segretario esecutivo del Cilss, il Comitato inter-nazionale che si batte contro la desertificazione e per la ridu-zione della povertà nel Sahel. Ora dovrà cimentarsi con ilnuovo codice della famiglia.

  • ATTUALITÀ

    prim

    ipia

    nia

    cura

    di

    Ann

    a Po

    rtog

    hese

    8

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    Catechismotraduttore

    cometraditore

    Youth Catechism (You Cat),il catechismo approntato peri giovani in vista delle Gior-nate della Gioventù a Madride tradotto in 13 lingue conla prefazione di BenedettoXVI, ha una domanda cosìespressa: «Può una coppiacristiana far ricorso ai meto-di anticoncezionali?». Ladomanda cui seguiva un as-senso, era errata per tradu-zione dal testo tedesco. Hacostretto l’editrice italiana(Città Nuova) a ritirare le 14mila copie distribuite. Ladomanda autentica chiedevauna cosa diversa. Si riferivaal controllo delle nascite,non all’uso degli anticonce-zionali e andava così tradot-ta: «Può una coppia cristia-na esercitare una regolazio-ne dei concepimenti?» (Darfein christliches Ehepaar Em-pangnisregelung betrei-ben?). La risposta, infatti è«Sì, una coppia cristiana puòe deve essere responsabilenella sua facoltà di donare lavita». All’affermazione se-guono i chiarimenti: «A vol-te ci si trova in presenza dicondizioni sociali, psichichee di salute nelle quali un al-tro figlio potrebbe costitui-re una sfida così grande dasfiorare il sovrumano». Il re-golamento della fertilità nonpuò però significare che unacoppia pratichi un’esclusio-ne sistematica dei concepi-menti, non può nemmenovoler dire che i figli venga-no esclusi per ragioni egoi-stiche e né può significare laliceità di ogni mezzo anti-concezionale. Infatti vengo-no indicati come leciti i me-todi di pianificazione natu-rale della famiglia in base aiperiodi fecondi e infecondidella donna, esclusi quelli ar-tificiali (pillola, condom, spi-rale, sterilizzazione) inquanto ritenuti manipolati-vi dell’unione uomo-donna.

    Yemensi rovesciano

    gliequilibri?

    La primavera araba ha rag-giunto anche lo Yemen dovesi lotta per la libertà, la de-mocrazia e per l’allontana-mento del presidente Alì Ab-dallah Saleh, il cui mandatoscade nel 2013. Scontri vio-lenti, perché contro l’allona-namento alcuni evocano lapossibilità di emendare laCostituzione affinché Salehpossa ripresentarsi ad altrimandati. A Ta’izz l’esercitopresidenziale ha sparato suimanifestanti anti-governati-vi, ma la defezione del gene-rale Mohsen Al Ahmar, cheera a capo di metà dell’eser-cito, attualmente ha cambia-to l’equilibrio dei poteri. An-cora un’ altra notizia dal NewYork Times del 4 aprile: gliStati Uniti, finora alleati stra-tegici del governo nella lottacontro la frangia yemenita diAl Quaeda, avrebbero cam-biato posizione sulle protestein Yemen e starebbero cer-cando un modo per rimuove-re dal potere il presidente AliAbdullah.

    Cittadinanzaun’indagine

    traBari e Vicenza

    Attualmente il concetto di cit-tadinanza definisce il modo diessere cittadini in una demo-crazia. I termini da coniuga-re sono complessi: da un latodiritti da garantire a tutti; dal-l’altro, problema dei migran-ti, dinamiche culturali dellanon-sudditanza o libertà edell’appartenenza, presuppo-sti della partecipazione. Unaricerca sociologica sul tema èstata condotta dall’istitutoRezzara di Vicenza che hacoinvolto 8.425 persone delVicentino e del Barese. L’ana-lisi dei dati, condotta dal prof.Giuseppe Dal Ferro, rivela le-gami identitari estremamen-te deboli con la religione e lapolitica, mentre vede emerge-re «una cittadinanza sociale»da costruire ogni giorno, at-traverso le relazioni, l’impe-gno, la disponibilità alle emer-genze. Una cittadinanza lega-ta al territorio è meno presen-te a Bari che a Vicenza, dovesoprattutto i giovani sembra-no non trovarsi bene e averepoche prospettive di perma-nenza.A Bari si conservano i legamifamiliari e amicali del luogo; illegame di appartenenza di con-seguenza, è maggiore versol’Italia e l’Europa. Vicenza rive-la l’inconsistenza della cittadi-nanza etno-culturale che negliadulti permane solo in parte.Qui sembra emergere, soprat-tutto nei giovani, una cittadi-nanza costruita dal basso, arete, mentre a Bari la rispostaè cercata nelle istituzioni equindi, come conclude Ferro,rischia di essere pensata piùcome servizio sociale e assisten-ziale da parte dello Stato. Né aVicenza né a Bari si delineachiaramente una cittadinanzacosmopolita in quanto i rappor-ti con gli altri Paesi sono vistiin termini di conoscenza, dia-logo e collaborazione (da Cit-tadinanza e democrazia, ricercasociologica 2010, Ed. Rezzara,Vicenza, pp. 176, € 19.00).

  • ATTUALITÀ

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    notizie

    seminari&

    convegni

    Per la pubblicazio-ne in questa rubricaoccorre inviare l’an-nuncio un mese pri-ma della data di re-alizzazione dell’ini-ziativa indirizzandoa: [email protected]

    9

    Terni. Ricca di artisti la Mo-stra sull’Annunciazione pres-so le sale del Museo diocesa-no in via XI febbraio. Con va-rie tecniche pittoriche e diffe-renti stili gli artisti ripropon-gono il sempre nuovo rappor-to tra l’uomo e Dio, l’arte e lafede. Tra i presenti: Angeli Va-lentina, Bernardi Nestore,Bertoloni Angelina, CaponiAlvaro, Chioccia Mario, Cian-chelli Marsilio, Di Sisto Enri-co, Dominioni Alessandro,Francescangeli Luigi, Koval-

    28 aprile-1° maggio. SanGiovanni Rotondo (Fg).Convegno ecclesiale sul tema«I laici nella Chiesa e nella so-cietà pugliese oggi».Relazioni, dibattiti, liturgiecon esperti laici e laiche; in-terventi dei Vescovi pugliesi epersonalità civili. Fedele allasua vocazione ecumenica, laChiesa di Puglia ha invitatoanche rappresentanti dellechiese cristiane e, tra gli altrisaranno presenti al Convegnoquelli delle Chiese greco-orto-dossa, rumena-ortodossa ecopto-etiopica. Informazioni:www.istitutopastoralepuglie-se.org3 e 10 Maggio. Moie di Ma-iolati (An). Corso di forma-zione su «Politiche e servizi perle persone con disabilità nellanormativa della Regione Mar-che». È rivolto a coloro che avario titolo operano nei servi-zi sanitari e sociali con perso-ne con disabilità. Informazio-ni: Gruppo solidarietà, Via For-nace 23 -60030 Moie di Maio-lati (An), tel/fax 0731 703327,e-mail: [email protected] maggio. Terni. Convegnonazionale del Movimento perla santificazione della famigliapresso la chiesa di San PietroApostolo. Preghiera, Testimo-nianze, Catechesi del vescovomons. Vincenzo Paglia. Infor-mazioni: Gabriella Rasile, viaGabelli 27- 05100 Terni, tel.0744 3017668, e-mail:[email protected] maggio. Bassano delGrappa (Vi). Ritiro per fidan-zati con p. Mario Marcolinisul tema: «In cammino conMaria e Giuseppe» e per cop-pie con i coniugi Fulvio e

    Maria Luisa Zivoli. Su «...per-ché la mia gioia sia in voi e lavostra gioia sia piena...». In-formazioni: Villa san Giusep-pe, Via Ca’ Morosini 14. 36061Bassano del Grappa, tel. 0424504097, fax 0424 504577, e-mail: [email protected] maggio. Bari. «Chi parla echi tace. La partecipazione ela comunicazione, oggi, nellavita sociale e nelle chiese» è iltema dell’incontro/dibattitocondotto da don Tonio del-l’Olio, organizzato dalla ProCivitate Christiana di Assisi. Èrivolto a tutti, in particolare aquanti sono interessati alla‘Cittadella’ come luogo doveproseguire il confronto tra per-sone provenienti da esperien-ze diverse, in grado di rilancia-re un dibattito nella vita socia-le ed ecclesiale, com’è nella vo-cazione e missione della Procivitate Christiana. Ore 19.30Aula magna Parrocchia sanMarcello, via Fanelli, LargoRicci, Bari. Informazioni: Procivitate Christiana, via Ancaia-ni 3 Assisi 06082, tel 075812308; Bari tel. 080 5579919;e-mail: [email protected] maggio. Camaldoli (Ar).7° Convegno di Nuovi oriz-zonti di ricerca sul tema «Evo-luzione antropologica. Rap-porti tra homo sapiens ehomo religiosus?». Relazionidi Roberto Tagliaferro, RemoPievani, Aldo N. Terrin. Infor-mazioni: Foresteria Monaste-ro 52010 Camaldoli, tel. 0575556013, fax 0575 556001, e-mail: [email protected] maggio. Camposam-piero (Pd). Ritiro per religio-se guidato da p. Giancarlo

    Bruni su «La preghiera salmo-dica». Casa Spiritualità san-tuari antoniani, via s. Antonio2, 35012 Camposampiero(Pd), tel. 0499 303003.13 maggio. Jesi (An). Semi-nario di approfondimento sultema «Persone con disabilità.I diritti, i bisogni, i servizi».Confronto con Paolo Alliata,Marco Bollani, Mauro Burli-na. Segreteria Gruppo Solida-rietà Moie di Maiolati (An),tel/fax 0731 703327; e-mail:[email protected] maggio. Bari. Nell’ambi-to degli incontri interreligio-si/interculturali della chiesa diSan Marcello, sul tema «Pu-glia arco di guerra o arca dipace» interventi di Nichi Ven-dola presidente della RegionePuglia e il prof. Salvatore Lo-piazi. Ore 20.00 Aula MagnaSan Marcello, Largo donFranco Ricci, Bari. Informa-zioni: tel. 080 5579919; 340842 9649.23-29 maggio. Monza (Mi).Bimbò, la manifestazione dedi-cata ai bambini si terrà nellalocation dell’Autodromo Nazio-nale della città. Protagonista èil gioco e, oltre al divertimento,vengono proposte attività didat-tiche e sociali. Informazioni: tel.039 8946677; e-mail: [email protected] luglio. Santa CesareaTerme (Le). 18ª vacanza-stu-dio «Uno sguardo inedito sulvivere quotidiano», organiz-zata dai Volontari della ProCivitate Christiana, con rifles-sioni guidate dal teologo An-drea Grillo. Per info: tel. 0836/562357; 347/1833408; e-mail:[email protected] - http://ospitassisi.cittadella.org

    ska Margherita, Lomoro Wil-ma, Marchionni Elvio, Moret-ti Rosanna, Nucciarelli Giam-pietro, Pantaloni Rodolfo,Piersigilli Cecilia, Sensi Ales-sandra e Alessandro Valan. LaMostra è stata organizzatadall’associazione culturale«Sinergie», in collaborazionecon la Diocesi e la RettoriaSanta Maria degli Spiazzi.(Ernesto Luzi)Perugia. La V edizione delFantacity, festival nazionaledella creatività – sostenuto dal

    Fondo sociale europeo e pa-trocinato da Unicef – ha pro-posto, nell’Anno internaziona-le dei boschi e delle foreste,molteplici attività legate al-l’ambiente e alla green eco-nomy. Tra divertimento e fina-lità educative, i quasi 100 la-boratori hanno fatto cimenta-re bambini di tutta Italia conil riciclo dei materiali e la chi-mica, la letteratura, il disegno,la musica. Di grande attratti-va il diorama allestito dal Cor-po forestale dello Stato.

  • ATTUALITÀ

    notiziedallascienza

    GiovanniSabato

    10

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    La foglia artificiale

    Dopo dieci anni di tentativi, è stata realiz-zata la prima «foglia artificiale» pronta auscire dai laboratori per produrre energiasul campo. Lo ha annunciato al congressoannuale della American Chemical Society unteam del Massachusetts Institute of Tech-nology guidato da Daniel Nocera.La foglia è in effetti una cella solare che usal’energia del sole per scindere l’acqua in idro-geno e ossigeno, come fanno le piante nellafotosintesi. I due gas possono essere imma-gazzinati e poi impiegati per produrre elet-tricità in una cella a combustibile.Simile per forma e dimensioni a una cartada gioco, la foglia è fatta di silicio, compo-nenti elettronici e composti chimici, detticatalizzatori, che rendono possibili le reazio-ni di scissione dell’acqua. Nei nuovi cataliz-zatori sta il segreto di Nocera. La prima fo-glia artificiale, infatti, era stata realizzata daaltri ricercatori oltre 10 anni fa, e funziona-va anche piuttosto bene. Era però molto caraperché composta da metalli rari, e restavaattiva solo per una giornata prima di degra-darsi. Nocera invece ha trovato il modo perusare come catalizzatori materiali comuni,economici e presumibilmente stabili, a basedi nichel e cobalto. La reazione è 10 voltepiù efficiente della fotosintesi naturale, chesfrutta solo una piccola frazione della luce.«L’invenzione è particolarmente prometten-te come fonte di elettricità a poco prezzonei paesi in via di sviluppo» ha dichiaratoNocera. «Una foglia, pochi litri d’acqua e unpo’ di sole basterebbero a produrre l’elettri-cità per una casa di un villaggio indiano oafricano, e il nostro sogno è di rendere ognicasa elettricamente autosufficiente».

    Gli effetti delle radiazioni

    È presto per capire che effetti avranno le ra-diazioni di Fukushima sulle popolazioniesposte. Per valutarlo, verrà tuttavia utileuna rassegna pubblicata su «Disaster Medi-cine and Public Health Preparedness» dallaRadiation Effects Research Foundation,un’iniziativa statunitense e giapponese cheda 63 anni controlla 200.000 sopravvissutia Hiroshima e Nagasaki e i loro figli, e perconfronto analoghe popolazioni non espo-ste, così da verificare le conseguenze delleradiazioni nel tempo.«Lo studio include ambosessi di ogni età almomento del bombardamento, esposti a unavasta gamma di dosi (ricostruite individual-mente con grande accuratezza), e sottopostiin questi anni ad attenti controlli medici»scrivono i ricercatori. «Così, stiamo costruen-do la più attendibile valutazione dei rischidelle radiazioni per la salute umana, a bene-ficio dei sopravvissuti e dell’umanità».Chi è stato esposto alle dosi minori (meno

    di un gray) finora ha perso in media duemesi di vita, mentre nella fascia più alta laperdita è stata di 2,6 anni, nel 60% dei casiper tumori solidi, nel 10% per leucemie, enegli altri per malattie non oncologiche. Itumori sono aumentati per la maggior par-te degli organi, com’era da aspettarsi perun’irradiazione sull’intero corpo. Cancro aparte, si registrano soprattutto conseguen-ze neurologiche e psicologiche, cataratte,disturbi tiroidei e cardiovascolari.Per quasi tutti i tumori, l’aumento del ri-schio rispetto ai coetanei non irradiati nonsi esaurisce al passare del tempo, ma per-dura a vita. Chi all’epoca era più giovane stasoffrendo i danni peggiori: l’aumento di ri-schio per chi aveva 10 anni è doppio rispet-to a chi ne aveva 40. «I più giovani, che al-l’epoca avevano meno di 20 anni, sono perl’80% ancora vivi ed entrano ora nell’età piùa rischio per cancro e malattie della sene-scenza» precisano gli autori. «Molti tumoriquindi devono ancora manifestarsi e lo stu-dio continuerà almeno per altri 20 anni».

    Crescita economicae malnutrizione

    «Non si deve dare per scontato che la cresci-ta economica si traduca automaticamente inun miglioramento della nutrizione e dellasalute dei bambini». Così Srinath Reddy, del-la Public Health Foundation of India, rias-sume in un editoriale il senso di una metico-losa analisi pubblicata su «Plos Medicine»da studiosi delle Università del Michigan edi Harvard per verificare come il recenteboom economico dell’India abbia influitosullo stato nutritivo dei suoi bambini.Lo studio ha riesaminato i dati di un’inda-gine nazionale condotta a più riprese dal1992 al 2006, per un totale di quasi 80.000bambini. Negli ultimi due decenni la ric-chezza dell’India è cresciuta quasi sempredi oltre il 7% annuo, ma la malnutrizione èrimasta molto alta: i bambini sottopeso perla loro età, per esempio, sono scesi solo dal49% al 44%. La ricchezza, e la sua crescitain questi anni, è molto diversa da stato astato, e gli studiosi hanno dissezionato i datiper verificare se si trovasse una relazionetra il reddito medio nei vari stati e le condi-zioni dei bambini. Il risultato è stato, essen-zialmente, nullo: la percentuale di malnu-trizione non è legata se non marginalmentealla ricchezza media dei singoli stati, né èvariata nel tempo in relazione alla loro cre-scita. Fattori individuali, come l’istruzionee il reddito familiari, sono invece risultatideterminanti.«Per combattere la malnutrizione infantileoccorrono misure per ridurre le disparità so-ciali e programmi volti specificamente a mi-gliorare la nutrizione nella prima infanzia»conclude dunque Reddy.

  • da IL CORRIERE DELLA SERA, 14 aprile

    ATTUALITÀ

    il m

    egli

    ode

    lla

    quin

    dici

    na

    vign

    ette

    da IL CORRIERE DELLA SERA, 5 aprile

    11

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    da L’UNITÀ, 11 aprile

    da L’UNITÀ, 4 aprile

    da IL CORRIERE DELLA SERA, 8 aprileda L’UNITÀ, 7 aprile

    da IL CORRIERE DELLA SERA, 15 aprileda LA REPUBBLICA 13 aprile

  • RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    12

    cittadella convegni 2011

    informazioni iscrizioni soggiornoCittadella Convegni – via Ancajani 3 – 06081 ASSISI/Pg

    e-mail: [email protected]; [email protected]. 075/812308; 075/813231; fax 075/812445; http://ospitassisi.cittadella.org; www.cittadella.org

    2-5 giugno 33° seminario ‘la comunicazione nella coppia’

    amorevolmente rivalicompetere, concorrere, contendere

    La coppia è feriale terreno di match e gare, ci si contendono spazi, successo sul lavoro, affetti… si moltiplicano esponenzialmente le areedi frizione; l’imperativo dell’autorealizzazione alimenta ansie di riscatto, quando non di ribellione. Quali forme assume la ‘concorrenza’ tra idue? Invidia, ricatto, gelosia…? Quali scenari di senso apre il racconto della creazione di Eva?partecipano: Ritanna ARMENI, giornalista e scrittrice; Luigi BOVO, psicoanalista dell’Istituto Aberastury di Perugia; Rosella DE LEONIBUS,psicologa e psicoterapeuta; Carola DELLI PAOLI, operatrice shiatsu; Don Nazzareno MARCONI, biblista; Giuseppe MOSCATI, dottore di ricercain filosofia e giornalista; Mirella MELEGARI, insegnante yoga; Daniele NOVARA, del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione deiconflitti; Beppe SIVELLI, psicologo e psicoterapeutaI ragazzi (3-12 anni) saranno impegnati in attività creative

    1-3 luglio 7° laboratorio estivo ‘quel legame fragile...’

    tempo libero e festa: quale solidarietà uomo donna?Amore, lavoro e festa sono polarità feconde e ispiratrici del modo umano di abitare la terra. Da sempre gli uomini, le donne e i gruppi socialisentono il bisogno di interrompere lo scorrerre del tempo e la quotidianità degli eventi con momenti di festa e di celebrazione, di gioco e dirito collettivo.Occorre impegno per ristabilire rapporti di festa e vita nelle diverse dimensioni della realtà: antropologica (uomo/donna), sociopolitica(poveri/ricchi), cosmica (uomo/natura); religiosa (uomo/Dio).partecipano:Nella BORRI, psicoterapeuta; Giancarlo BRUNI, biblista; Carmelo DI FAZIO, neuropsichiatra; Marco NOLI, sociologo; Angelo CASATI, poeta.

    20-25 agosto 69° corso di studi cristiani

    sporgersi ingenui sull’abisso...il male sfida uomini e religioni

    il Corso è in collaborazione con la Comunità ecumenica di Bose e l’Editrice Querinianasabato 20ore 21,15 prolusione di Enzo BIANCHI, priore Comunità ecumenica di Bosedomenica 21ore 9,00 male, dove sono i tuoi dèmoni? – Marco POLITI, scrittore e giornalista

    ‘spesso il male di vivere ho incontrato’ – Rosella DE LEONIBUS, psicologa e psicoterapeutamoderatore: Tonio DELL’OLIO, di Libera International

    ore 16,30 l’inquietante banalità del male – Giovanni CUCCI, filosofo e psicologoliturgia eucaristica festiva

    lunedì 22ore 9,00 il bene e il male in Dostoevskij – Sergio GIVONE, filosofo

    ‘pongo davanti a te il bene e il male’ – Rosanna VIRGILI, biblista – moderatore: Mariano BORGOGNONI, sociologoore 16,30 riscoprire il fascino e la forza del bene – Vito MANCUSO, teologo e scrittore

    la bellezza dell’arte, terapia del male? – Franco PROSPERI e Svetlana MELNICHENKO, scultoriinaugurazione della Mostra dei due artisti

    martedì 23ore 9,00 quel confine smarrito tra vero e falso, tra giusto e ingiusto… Roberta DE MONTICELLI, filosofaore 16,30 oltre i fanatismi, i fondamentalismi, le idolatrie – Marco GALLIZIOLI, fenomenologo delle religionimercoledì 24ore 9,00 in ascolto del grido dei popoli e delle coscienze – tavola rotonda interreligiosa con Izzedin ELZIR, imam di

    Firenze; Elizabeth GREEN, pastora battista; Tanaka HIROMASA; buddhista giapponese; Giuseppe LARAS, rab-bino; Dipak Raj PANT, antropologo nepalese; Domenico SORRENTINO, vescovo di Assisicoordina Raffaele LUISE, giornalista RAI

    ore 16,30 prendersi cura della terra, rigenerare la vita – Simone MORANDINI, fisicosull’orlo dell’abisso... resistere alla vertigine – Ermes RONCHI, servita

    ore 21,15 ‘la mia lettera siete voi’: Paolo ai credenti di oggi – testo di Ermes Ronchi

  • RESISTENZA E PACE

    13

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    RanieroLa Valle U

    Fukushimana delle novità portate dalla nuovacultura della nuova destra della nuo-va Repubblica è di avere derubricatol’osceno. Esso non deve più essere na-scosto, ma entrare «in scena»; difattiha preso dimora nelle ville e nei pa-

    lazzi del potere, è salito al governo, è entratonel processo di formazione di un Consiglio re-gionale, trabocca nelle barzellette e nelle be-stemmie del presidente del Consiglio. Tuttavial’osceno maggiore è stato mostrato dalla Ca-mera dei Deputati inchiodata per giorni e nottiai pulsanti del voto per decidere, sostituendosiai giudici di Milano, di archiviare un processodi corruzione in atti giudiziari a carico del capodel governo. L’aula parlamentare al posto diun’aula di giustizia: non si potrebbe immagi-nare un conflitto di attribuzioni più evidente eostentato di questo.Allo spettacolo hanno concorso ministri chenelle stesse ore avrebbero dovuto affrontare latragedia degli sbarchi a Lampedusa e dei nau-fragi a Pantelleria, ricucire lo strappo con l’Eu-ropa prodotto dalla politica xenofoba dellaLega, gestire una inconsulta guerra con la Li-bia, trovare qualche rimedio alla caduta delreddito e dell’occupazione, mettere un freno al-l’impoverimento generale del Paese; invece digovernare, ecco i ministri a presidiare il forti-no di Montecitorio, per resistere ai Tartari cheperò non arrivano mai.La realtà è che abbiamo perduto il Parlamento,proprio l’istituzione suprema della democrazia,l’estremo baluardo delle pubbliche libertà. Il verodissesto nei rapporti tra i poteri dello Stato nonsta nel conflitto tra l’esecutivo e il giudiziario,ma sta nell’assorbimento del Parlamento da par-te del governo. Il Parlamento non è più un pote-re autonomo, per il semplice fatto che non è piùnemmeno un potere. Ha perduto il suo poteredi rappresentanza sia perché ai cittadini è statotolto il voto per la selezione dei candidati, siaperché le maggioranze bulgare attribuite dallalegge alla minoranza che vince le elezioni han-no rotto la somiglianza tra Parlamento e Paese;ha perduto la sua innocenza perché, venutameno la sua maggioranza per un legittimo dis-senso politico, è divenuto teatro di una campa-gna acquisti volta a procacciarne al governoun’altra; ha perduto la sua libertà perché non fapiù ciò che vuole ma ciò che vogliono gli avvo-cati i procuratori e i «responsabili» della soprav-vivenza politica del premier.Analogo processo di neutralizzazione subiscela magistratura, a cui nella proposta di rifor-ma costituzionale presentata dal delfino Alfa-no viene tolta l’inclusione tra gli «altri poteri»dello Stato e ridotta a un servizio pubblico sen-

    za potere, sicché non si potrebbe più nemme-no parlare di conflitto di poteri, ma di riduzio-ne di tutti i poteri a un unico potere, quello delneo-sovrano assoluto sempre in piedi sul pre-dellino del popolo e preteso «padre nobile» dellaRepubblica.Dal punto di vista dello Stato moderno e dellademocrazia costituzionale è un vertiginoso sal-to all’indietro verso la restaurazione dell’anti-co regime. Ci sono voluti secoli di pensiero fi-losofico, di elaborazioni giuridiche e di lottepolitiche per superare e rovesciare le formuleche consacravano i poteri assoluti: dal «basi-léus nomos» (il re è la legge) alla potestà «legi-bus soluta» («sciolta» da ogni legge). Come maiquesti modelli ora ritornano? Le Costituzioni,la democrazia non avevano allestito difese egaranzie per impedirlo?Sì, ma non avevano previsto il denaro, con cuipotevano essere recuperati, ripristinati ricom-prati quei poteri. Nella nuova versione dellademocrazia postmoderna il denaro compra ilpotere, e il denaro lo difende; a sua volta il po-tere, comprato per denaro, diventa moltiplica-tore del potere d’acquisto del denaro, sicché puòcomprare anche ciò che il denaro da solo nonpoteva: impunità, donne di rango, maggioran-ze, assoluzioni giudiziarie e morali: nuove cor-ruzioni, nuove prostituzioni, nuove simonie.Nel caso di Berlusconi non si tratta nemmenodi soldi suoi, come rivendicano con orgoglio isuoi fautori, ma di soldi tratti dalle tasche de-gli italiani, perché fatti con lo sfruttamentoeconomico di quei beni comuni di tutti i citta-dini che sono le frequenze televisive, e col te-soro di un enorme gettito pubblicitario che siforma con le tasse occulte per le spese promo-zionali che tutti i consumatori pagano su ogniprodotto o servizio che acquistano.Voci preoccupate chiedono che tutto questo siarresti, prima che sia troppo tardi. Apparente-mente non c’è molto da fare, sicché Asor Rosaè giunto fino a chiedere misure d’eccezione. Manon si possono salvare le regole sospendendole regole. Al contrario, la prima tappa di unprocesso per salvare la Repubblica potrebbeessere, il 12 giugno, un massiccio voto popola-re per il sì nei tre referendum per l’acqua, per ilnucleare e per la revoca dell’immunità proces-suale a Berlusconi. Ma la tappa successiva po-trebbe essere, come prevede la Costituzione, loscioglimento delle Camere per tornare al votoe salvare il Parlamento, che da fornitore di ener-gia si è trasformato nel massimo fattore di in-quinamento del Paese: come Fukushima. Comea Fukushima molti veleni radioattivi sono giàpassati nell’atmosfera e nell’organismo socia-le, ma il peggio può ancora essere evitato. ❑

  • 14

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    MaurizioSalvi L

    e speranze che l’Africa maghrebinaed il Medio Oriente potessero esse-re investiti in tempi brevi da unasana e rinnovatrice stagione di de-mocrazia e rispetto dei diritti uma-ni si sono abbastanza affievolite alla

    luce di quanto sta avvenendo in quella tur-bolenta regione. Un ‘arco di crisi’ di dimen-sioni insolite, che tiene con il fiato sospesola diplomazia internazionale. Ma che, vadetto, è diventato una incredibile piattafor-ma su cui si è sviluppato un progressivo eincontrollato imbarbarimento delle pratichedel diritto internazionale e della gestionedelle emergenze umanitarie, in cui l’Occiden-te ha accumulato molte responsabilità. L’ap-poggio alla caduta delle gerontocrazie, spes-so cresciute come dittature familiari e/o il-luminate (Egitto, Tunisia, Yemen, Siria e Li-bia), è stato senza dubbio positivo.Ma la dura strategia intervenzionista adot-tata nei confronti di Moammar Gheddafi, illeader libico considerato per decenni part-ner affidabile e poi scaricato con un colpo diamnesia, ha incredibilmente chiuso ognispazio per la politica e la diplomazia, por-tando alla trasgressione di lettera e spiritodella Risoluzione 1973 del Consiglio di Si-curezza dell’Onu. Essa permetteva infatti lacostituzione di una ‘no fly zone’ sul territo-

    rio libico a difesa della popolazione civile dal-le violenze della repressione di Gheddafi, manon bombardamenti indiscriminati e nep-pure l’ipotesi di fornitura di armi e denaroai ribelli del Consiglio nazionale di transi-zione (Cnt), formato da personalità di cuinon è chiara ancora oggi l’origine e gli obiet-tivi politici. Per non parlare dell’assoluta stru-mentalizzazione con cui è stato utilizzatol’argomento delle vittime nella popolazionecivile ed il distacco manifestato per la trage-dia della morte in mare ed in terra dei pro-fughi fuggiti dalle zone di conflitto verso l’Ita-lia, utilizzati unicamente come arma di scon-tro politico a livello internazionale.

    un miraggio nel deserto

    Un avvertimento ai paesi occidentali a noneccedere in entusiasmo militare sulla que-stione libica è venuto dal vertice del grup-po Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Su-dafrica) che il 14 aprile a Sanya, nel suddella Cina, ha perentoriamente sostenutoche «noi condividiamo il principio che l’usodella forza dovrebbe essere evitato». «Sia-mo dell’opinione – si dice ancora – che tut-te le parti dovrebbero risolvere le loro di-vergenze attraverso mezzi pacifici e il dia-logo in cui l’Onu e le organizzazioni regio-

    delegati libicia Doha (Qatar)

    lo scorso 13 aprilenella pagina accanto;

    manifestantia Sanaa (Yemen)

    sotto

  • 15

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    MEDITERRANEO E DINTORNI

    la pacedelle armi

    nali dovrebbero svolgere un ruolo».Il ritmo lento a cui avanza il cambiamento èstato constatato anche dal Segretario di Sta-to americano Hillary Clinton che, serafica-mente, in un messaggio ad una conferenzaStati Uniti-Mondo islamico organizzato dalQatar e dalla Brookings Institution il 12 apri-le a Washington, ha detto: «Riusciranno gen-te e leader di Medio Oriente ed Africa set-tentrionale a perseguire un nuovo, più in-clusivo, approccio per risolvere le persisten-ti sfide politiche, economiche e sociali? Op-pure quando ci troveremo riuniti di nuovoqui fra uno, cinque o dieci anni, dovremoconstatare che le prospettive di riforme sisono dissolte e ricordare questo momentosolo come un miraggio nel deserto?».Verrebbe ironicamente da rispondere che sequesta domanda fosse stata posta anche al-l’inizio dell’intervento in Afghanistan e in Iraq,la risposta sarebbe ora sotto i nostri occhi,perché in nessuno dei due casi il «contribu-to» occidentale dopo oltre un decennio è re-almente servito ad un miglioramento dellasituazione. In un articolo per il quotidianofrancese Le Monde, Didier Billion, direttoredi ‘La Revue internationale e stratégique’ hasostenuto che «bisogna ribadire come, con osenza una risoluzione dell’Onu, i bombarda-menti non portino mai all’instaurazione del-

  • 16

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    MEDITER-RANEO EDINTORNI

    la democrazia. Sappiamo che quest’ultima èil frutto di un lungo processo che nessuna po-tenza straniera potrà mai svolgere al postodei popoli interessati, in questo caso quellolibico. Cacciare Gheddafi come conseguenzadi un intervento militare esterno significhe-rebbe in pratica sostituirlo con un HamidKarzai (il contestato presidente afghano, ndr.)e/o accettare la partizione del paese».E poi, aggiungiamo noi, spendere nuove in-genti somme per puntellare per anni e annicon armi e militari la nuova situazione. Per-ché, ha detto l’ex ministro degli Esteri libicoMoussa Koussa, esiliatosi senza però andarenel campo dei ribelli, «il rischio è che la Libiasi trasformi in una nuova Somalia». Per que-sto, ha dichiarato in una intervista alla Bbc,«è fondamentale che una soluzione venga tro-vata dagli stessi libici, attraverso la discussio-ne ed il dialogo democratico». E gli ha fattoeco durante la riunione del Gruppo di Con-tatto svoltasi a Doha a metà aprile il segreta-rio generale dell’Onu, Ban Ki-moon, secon-do cui «circa 3,6 milioni di persone» (su 6,4che costituiscono la popolazione libica) po-trebbero avere bisogno di aiuto umanitarionel caso si generasse una guerra civile.

    nuove classi dirigenti?

    Tornando ad un piano più generale, si deveconstatare che il processo ha subìto un ral-lentamento per almeno due fattori princi-pali. Il primo è che in molti paesi dove sisono registrate e si registrano rivolte anti-regime non si sono imposte le tanto attesenuove classi dirigenti capaci di dare consi-stenza agli slogan delle proteste. Il secondo,sia al fatto che i militari hanno continuato agestire con pugno di ferro le situazioni dicrisi, anche in paesi che sembravano final-mente liberati dai «tiranni». È il caso adesempio dell’Egitto dell’ex presidente HosniMubarak dove nuove manifestazioni nellamitica Piazza Tahrir del Cairo sono state re-presse con la forza, mentre ha suscitato sor-presa e impressione la condanna a tre annidi carcere da parte di un tribunale militareegiziano del blogger venticinquenne MaikelNabil «colpevole» di aver criticato la rivolu-zione ed il Consiglio supremo delle Forze ar-mate nei suoi messaggi postati su Internet.Il processo in corso, in definitiva, mostratutte le debolezze espresse da un movimen-to che pur partecipato da giovani e membridella società civile in precedenza esclusi dallestanze dei bottoni, è tuttavia eterogeneo, non(ancora?) ideologicamente forte, quindi po-tenziale facile preda di centri di potere ma-lintenzionati, militari o meno, operanti nel-l’ombra. O magari di più complessi tentatividi islamizzazione della società simili a quel-li che meditano di sviluppare in Tunisia vari

    movimenti che si richiamano all’Islam. Il piùimportante dei quali è senza dubbio l’En-nahdha (Movimento della tendenza islami-ca) guidato da Rached Gannouchi, per mol-tissimi anni esiliato a Londra e rientrato nelpaese a gennaio per operare nel nuovo sce-nario, frutto della caduta di Ben Alí.

    due pesi e due misure

    In altri paesi, i protagonisti delle protestesono invece stati repressi da forze militariinterne ed esterne, come avvenuto nel casodel Bahrein, in cui le truppe dell’Arabia Sau-dita e dei paesi del Golfo hanno instauratola «pace delle armi». Ciò senza che la Comu-nità internazionale, molto meno preoccupa-ta della protezione della popolazione civiledi quanto fatto per la Libia di Gheddafi,muovesse per questa emergenza un solo dito.E il discorso vale anche per il vicino Yemen,dove tutto quello che hanno fatto gli StatiUniti e i paesi europei è stato ritirare l’ap-poggio, prima esplicito, al «grande pacifica-tore», il presidente Alí Abdullah Saleh, la-sciando scivolare poco a poco il paese nelbaratro della guerra civile. A qualche mesedall’inizio delle rivolte, gli analisti seguonol’evolversi di una complessa partita che comeabbiamo visto ha il suo capitolo principalein Libia, ma che si è sviluppata con forzaanche in Siria, dove proseguono cruentiscontri, con la speranza di alcune GrandiPotenze occidentali di riuscire a toccarel’Iran del presidente Mahmud Ahmadinejad.In tutto questo complesso processo, si trovaanche Israele che ad una analisi semplicisti-ca parrebbe trarre unicamente benefici dal-l’indebolimento dei regimi nel mondo ara-bo-islamico, ma che potrebbe invece doverpagare un caro prezzo nel caso alleati finorasicuri (Egitto, Giordania) dovessero venirea far mancare il loro appoggio non ricono-scendo trattati firmati decine di anni fa oper incontrollabili mutamenti di linea poli-tica. È anche per questo che il premier Ben-yamin Netanyahu è molto affaccendato amettere a punto una proposta nuova e piùampia per la costituzione di uno Stato pale-stinese in Cisgiordania e Gaza, dovendo perquesto ovviamente superare monumentaliostacoli frapposti dalla sua destra interna.Gli sforzi sono comunque incoraggiati aWashington dove, secondo Hillary Clinton,il presidente Barack Obama sta preparandouna nuova offensiva per risolvere la crisi me-diorientale, e per questo riceverà in maggioalla Casa Bianca Netanyahu che, assicura-no gli esperti, svelerà una nuova propostaper la Cisgiordania e Gaza e per un futuroStato palestinese.

    Maurizio Salvi

  • CAMINEIRO

    17

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    la guerra è tornataTonioDell’Olio L

    a guerra è tornata. In punta di pie-di come sempre. Con la mimeticadella missione umanitaria e conl’ipocrisia delle nobili ragioni. Ètornata – diciamo – ma forse nonsi era mai allontanata. Dalla map-

    pa della politica internazionale e dal lin-guaggio delle cancellerie. Dall’immagina-rio collettivo e dal nostro armamentarioinformativo. Dalla nostra coscienza e dal-le nostre ragioni. E forse questo è piùdrammatico di ogni altra cosa. Perché si-gnifica non averla mai cancellata dalla sto-ria nonostante le promesse e le premesse.Come quella delle Nazioni Unite che na-scevano «per preservare le future genera-zioni dal flagello della guerra» e invececontinuano a partorire risoluzioni ambi-gue, oscuri piedistalli dei bombardamen-ti. Non si è mai allontanata questa guerrain agguato perché continuiamo a celebra-re la Festa della Repubblica con una para-ta militare invece che con una sfilata deicampioni dello sport, dell’imprenditoriaintelligente del Made in Italy, degli scritto-ri e dei poeti, degli eroi del volontariatoquotidiano, del genio degli architetti, di co-loro che lottano contro ogni forma di vio-lenza. Perché continuiamo a ostentare lenostre armi micidiali in Piazza Duomo aMilano e al Circo Massimo a Roma con lafila dei bambini che vogliono farsi fotogra-fare sul carro armato e davanti all’elicot-tero di nuova generazione. Quando arrivaun capo di Stato straniero, c’è sempre unpicchetto d’onore (militare) con il suo pre-sentatarm. E a Natale non manca il colle-gamento televisivo con «i nostri ragazzidelle missioni all’estero». E non sono maii giovani della cooperazione internaziona-le e né i missionari d’Africa. La guerra ci èrimasta dentro con la sua porta socchiusacome una possibilità. Come un’opzionesempre aperta e disponibile. Inevitabile.Ineluttabilità dell’esercizio della violenzabenedetto dalle nostre coscienze per con-dannare, fermare o sovrastare un’altra vio-lenza sempre da condannare. È dramma-tico che in duemila anni di storia non sia-mo riusciti a inventarci un altro modo.

    Giovanni XXIII la definì «alienum a ratio-ne» e don Tonino Bello tradusse: «roba damanicomio».

    la grammatica della guerraLa guerra si nutre di spericolate invenzio-ni semantiche e di menzogne. Al punto dadiventare «umanitaria» e da prevedere i«danni collaterali». Si bombarda una cittàe non i suoi abitanti. Si abbatte un aereo –si dice – e si colpisce un carro armato. Sievita di fare menzione del pilota e dell’ar-tigliere. Quando il blindato saltato in ariasventola il tricolore, i morti hanno improv-visamente un nome e una famiglia e le fotodel paese d’origine sul giornale con la fi-danzata che piange e il padre che rilasciainterviste nella nostra lingua. La propagan-da è un ingrediente obbligato. Fosse unaricetta, diremmo che «è la morte sua». C’èuna grammatica della guerra che prevedela creazione del nemico. Uno più crudeledegli altri e più temibile del giorno prima.Tra le sue regole c’è sempre il nobile moti-vo e noi dalla parte giusta. Ci sono gli eroi,sempre e soltanto nostri, e non manca lapreghiera dell’aviatore. Una preghiera ri-volta allo stesso Dio cui contemporanea-mente si stanno rivolgendo anche i militidel campo avverso. Al punto da mettere inimbarazzo la divinità.

    un giornalistaBengasi non si era ancora scossa di dossola presenza delle forze fedeli al dittatore eMohammed Nabbous già raccontava almondo un’altra Libia. Finalmente libera.Si era inventato un canale, Libya Al-Hur-ra, e faceva corrispondenze per la Cnn. Adare la notizia della sua uccisione con uncolpo alla testa da parte di un cecchino, èstata la moglie che porta in grembo il fi-glio di quella vita giovane. 28 anni vissutiall’ombra della follia di Gheddafi e pochigiorni, fino al 19 marzo, per raccontare almondo che sapore ha la libertà.

  • 18

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    IMMIGRATI

    föra di ball?

    osa sta succedendo davvero, sul-l’altra sponda del Mediterraneo.Nella guerra cosiddetta «umani-taria» di Libia. In Egitto e in tut-to il Maghreb. In una Tunisia cheha accolto con dignità centomila

    libici pur nel mezzo di una difficilissimatransizione istituzionale. Tutto si sfarina esi dissolve, per giorni e giorni, tutto si sfuo-ca e si deforma sotto l’urto dell’ennesimoallarme per l’ennesima invasione. Anchele centinaia di vittime del canale di Sicilia,la tragedia dei bambini e delle donne in-goiati dall’acqua, i racconti degli scampatiche hanno perso in mare le famiglie, nonfanno scattare se non tra pochi i sentimentidi empatia che ci sono stati in altre occa-sioni simili, e neppure una riflessione po-litica adeguata alla novità della situazio-ne. Che cosa vuol dire che, oltre ai tunisi-ni, comincino ad arrivare anche eritrei,somali, libici, non sarà la vendetta di Ghed-dafi contro il tradimento del suo ex-sodaleBerlusconi? Contro la partecipazione ita-

    liana all’intervento militare in Libia?Le testimonianze di chi racconta di esserestato spinto dalle minacce della polizia li-bica a imbarcarsi per la Sicilia lo farebbe-ro pensare, ma sono pochissimi i commen-tatori che vi si soffermano, i giornali sor-volano su questi dettagli, e non c’è atten-zione da parte della politica. Neppure diquella di opposizione che nella guerra èrotolata senza troppo soffrirne, e che sem-bra incapace anche su questo di dire paro-le autonome.

    molto più di una battuta

    Sotto il cono di luce dei telegiornali e dellagrande stampa finiscono piuttosto le con-vulsioni di una coalizione di governo sul-l’orlo di una crisi di nervi. Dominante è lapreoccupazione per le prossime elezioniamministrative, centinaia di rinnovi deiconsigli negli Enti Locali, ovvero il timoreche una Lega rafforzata dalle pulsioni xe-nofobe per lo sbarco dei soliti barbari pos-

    FiorellaFarinelli C

  • 19

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    sa sorpassare il Pdl in tutte le regioni delNord, e forse anche altrove. Il «fora di ball»di Umberto Bossi non è un’uscita estempo-ranea, tanto per divertire le truppe. E sonoil segno di una partita tutta interna allamaggioranza le proteste del sottosegreta-rio agli Interni Mantovano contro il modocon cui viene gestito «il problema». Cioècontro una localizzazione tutta concentra-ta al di sotto della linea gotica dei ventimi-la sbarcati a Lampedusa e dintorni.L’Italia che giustamente chiede all’UnioneEuropea di non restare da sola a farsi ca-rico della nuova emergenza è lo stesso pa-ese che non riesce a costruire solidarietà econdivisione all’interno del suo territorionazionale, e che non sa ridistribuire sen-satamente, anche al di sopra il Po, le re-sponsabilità dell’accoglienza. Che mostraal mondo intero lo scandalo di un’assolu-ta incapacità organizzativa e di un’ineffi-cienza colpevole. Che dopo anni di politi-che dell’immigrazione intese come politi-che di ordine pubblico – e di veleni xeno-

    fobi diffusi a piene mani – sembra averdimenticato che esistono precisi obblighiinternazionali di tutela delle persone chefuggono da situazioni di grave instabilità,e da gravi pericoli. Ci sono i diritti umani,di tutti e in tutto il mondo, prima delleconvenienze degli Stati. E sicuramente,anche se probabilmente non sta scritto neisacri testi dell’Onu, i diritti umani vengo-no prima degli interessi elettorali dell’unao dell’altra parte politica di questo o quelpaese. O l’impegno «umanitario», in Ita-lia, può essere ormai dichiarato solo pergiustificare la decisione di partecipare ainterventi militari?

    e l’Europa dice no

    È un fatto, comunque, che le prime dichia-razioni del Viminale secondo cui i 20.000tunisini sbarcati a Lampedusa dovevanoessere considerati tutti «clandestini» a nor-ma della legge Bossi-Fini (e quindi ogget-to di altrettanti provvedimenti giudiziari

  • 20

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    IMMIGRATIdi espulsione: spesa prevista, 400 milionidi Euro), dopo un po’ sono state smentite.Con la decisione di ricorrere alle misuredi protezione temporanea, definite da unadirettiva europea attuata in Italia con undecreto del 2003 e previste proprio per ge-stire situazioni di afflusso massiccio dipersone che fuggono da paesi terzi rispet-to all’Unione Europea e «di cui è momen-taneamente impossibile il rimpatrio per lecondizioni stesse del paese di provenien-za». Ma il modo con cui ci si è arrivati,non a caso con il consenso della Lega, èstato così evidentemente finalizzato a li-berarsi il prima possibile degli intrusi sca-ricandoli in altri paesi europei da ottenereimmediatamente l’effetto opposto. Le con-trarietà dei governi francese e tedesco, leresistenze della Commissione, a cui oggisembra che ci si voglia opporre addirittu-ra minacciando l’uscita dell’Italia dal-l’Unione Europea.Tutto da costruire, insomma, con negoziaticomplicati e problematici, su tutti i versan-ti, a Bruxelles, a Parigi e a Berlino, e sull’al-tra sponda del Mediterraneo. Ma una stra-da in ripidissima salita. Grazie a un mini-stro degli esteri inconsistente, a un mini-stro degli interni che si occupa della Pada-nia, a un premier che ha giocato spregiudi-catamente sulla scena internazionale attra-verso ambigui rapporti privilegiati conGheddafi o con Putin – e che dell’Egitto sioccupa solo a proposito delle relazioni fa-miliari vere o presunte di un Mubarak or-mai esiliato – oggi l’Italia non solo non hapiù come un tempo una sensata politica me-diterranea ma non ha nessuna credibilità enessun ruolo nella politica europea.Un dato di fatto, che non può essere oscu-rato o sottovalutato dalla realtà, pure evi-dente ed angosciante, di un’Europa che sichiude come una fortezza di fronte alle tra-sformazioni geopolitiche imposte dalle ri-volte popolari contro i dittatori dei paesi delMeghreb. Difficile prevedere se ci sarà unavia d’uscita,e di che natura possa essere. Ècerta invece la necessità di un governo del-le relazioni internazionali diverso da quel-lo di oggi. E di politiche dell’immigrazionecapaci di calibrare gli interessi del paese,che certo non può essere campo aperto amigliaia e migliaia di profughi, con il rispet-to dei diritti umani e con strategie sensatedi accoglienza e di integrazione.

    una partita tutt’altro che semplice

    I vecchi schemi, in effetti, non funzionanopiù. Non può più funzionare l’appoggio agoverni dittatoriali in cambio di affari per

    le imprese europee – e di petrolio, dove c’è– e in nome di una loro vera o presuntacapacità di fare da argine all’integralismoislamico. Quei governi non ci sono più, osono a forte rischio, sotto l’urto di movi-menti e di rivoluzioni che non sventolanoaffatto, per il momento, le bandiere del-l’Islam. E che fanno anzi emergere – comenegli sbarchi dei tunisini a Lampedusa –nuove generazioni di giovani istruiti e qua-lificati, non interessati a fantomatici scon-tri di civiltà ma in cerca di nuove libertà edi migliori condizioni di vita.La partita, è vero, è ancora incerta, ma al-l’Europa, e tanto più all’Italia che è il pae-se più esposto alle migrazioni per la suacollocazione nelle acque comuni del Me-diterraneo, spetterebbe di sostenere que-sti processi con aiuti economici e con in-terventi di cooperazione nei loro paesi, econ strategie generose e lungimiranti di ac-coglienza e di integrazione nei nostri.Per almeno due buoni motivi. Prima ditutto perché senza la costruzione di nuoviequilibri politici e sociali in quei paesi, esenza che si inneschino nuove dinamichedi sviluppo che diano concrete speranzedi benessere alle popolazioni, sembra im-probabile poter contenere e controllare ul-teriori flussi di immigrazione nei nostri: èl’esempio Albania, insomma, in cui un’im-migrazione assai più massiccia di quellache vediamo oggi dai paesi dell’Africa set-tentrionale, si è fermata e ha anzi ripresola strada del rientro solo quando è miglio-rata, con gli aiuti internazionali, la situa-zione politica e economica del paese.E inoltre perché questi nuovi protagonistisaranno i nostri interlocutori politici e eco-nomici del prossimo futuro. Non è dun-que una buona idea, anche per contrasta-re la possibilità che con l’instabilità politi-ca ed economica si aprano spazi a forze ditipo non democratico e a culture integra-liste, che l’agognata Europa si mostri in-vece con la faccia arcigna e feroce dei re-spingimenti e dei rimpatri forzati, fortez-za chiusa e ingenerosa.Il futuro, un buon futuro di qua e di là delMediterraneo, non si costruisce né con learmi né con le espulsioni. Il «föra di ball»,oltre a essere disumano, non è credibile.Ma per un paese lacerato e avvelenato ditroppi umori xenofobi come il nostro, lapossibilità di politiche più sensate passada un’Europa che recuperi un ruolo pro-tagonista sullo scenario internazionale. Eanche qui, come noto, la partita è tutt’al-tro che semplice.

    Fiorella Farinelli

  • OLTRE LA CRONACA

    21

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    frontalieri dietro front!RomoloMenighetti C

    hi la fa l’aspetti.A seguito della vittoria, nelle re-centi elezioni locali del CantonTicino svizzero, del partito xeno-fobo di Giuliano Bignasca – aven-te tra i punti programmatici un

    drastico taglio del numero dei frontalieri – ileghisti di casa nostra rischiano di vivere ildramma che, a loro volta, impongono agliextracomunitari e ai meridionali. Cioèl’espulsione, la cacciata. Quasi una nemesi.La propaganda elettorale di questo partito,la «Lega dei ticinesi», ha avuto come bersa-glio i lavoratori italiani delle province di Va-rese, Como e Sondrio – zone ad alta percen-tuale leghista – che quotidianamente attra-versano la frontiera per andare a lavorarenel Canton Ticino. Si tratta di operai, impie-gati, addetti alla grande distribuzione, came-rieri, commessi, infermieri, attratti da stipen-di mediamente più alti di quelli italiani. Ora,10.000 di questi, su un totale di circa 48.000,rischiano di vedersi stoppati e cacciati in-dietro alla frontiera, proprio come i loropolitici di riferimento intendono fare, e inparte già fanno, con gli italiani provenientidal Sud e con gli extracomunitari. Cacciaticome topi che mangiano il buon formaggiosvizzero, come illustrano i manifesti eletto-rali fatti affiggere dal partito di Bignasca. Ela minaccia è concreta, in quanto la Legasvizzera nel governo del Cantone occupa 2seggi su 5, avendo conquistato nell’ultimaconsultazione il 30 per cento dei consensi,con una lievitazione di 8 punti percentuali.Questo partito si avvale delle spinte xeno-fobe di un movimento, l’Udc (che non haniente a che fare con il partito di Casini) ilquale da tempo manda i propri messaggisulla rete e sui cartelloni stradali. Si trattadi una vera e propria campagna antifron-talieri – «Balairatt», letteralmente «i topiballano» – con slogan del tipo: «no all’in-vasione del frontaliero», «no alla crescen-te criminalità d’importazione». I candida-ti della Lega dei ticinesi nei loro manifestielettorali si sono fatti fotografare con unafetta di formaggio in mano. Evidentemen-te la loro fantasia non va oltre il ratto e ilcacio. È giusto dire però che nei confrontidi questa campagna antifrontalieri, che tra

    l’altro ha fatto sfiorare l’incidente diploma-tico tra Italia e Svizzera, il Consiglio di Sta-to ticinese ha preso le distanze.Alla base di questo rigurgito c’è l’accusa clas-sica, quella che gli stranieri tolgono il lavoroai locali, accontentandosi i primi di salaripiù bassi, accusa fattasi particolarmentepressante a causa della crisi economica chetocca anche il paese degli orologi a cucù.Ma ci sono altri motivi di frizione tra Sviz-zera e Italia inerenti ai frontalieri.Oggi il Canton Ticino gira all’Italia il 39per cento delle imposte trattenute sugli sti-pendi dei lavoratori italiani. Questa resti-tuzione è uno strumento di perequazioneindispensabile per i nostri Comuni di con-fine, altrimenti chiamati a dare servizi sen-za poter contare sulle tasse dei propri cit-tadini. Ora Bignasca vuole ridurre talequota al 30 per cento. E poi la Lega deiticinesi ce l’ha con Tremonti, che non soloha inserito la Svizzera nella lista nera deipaesi che proteggono gli evasori, ma an-che perché con l’ultimo scudo fiscale hafatto uscire capitali dalla Confederazione.Comunque, di là da ogni altra considera-zione, la campagna antifrontalieri è mio-pe e autolesionista, perché questi lavora-tori, tutto sommato, sono una risorsa peril Canton Ticino in quanto lavorano, pro-ducono e alla sera tornano in Italia, senzaappesantire i servizi e le infrastrutture.Un aspetto particolarmente paradossale ditutta la vicenda sta nel fatto che a fronte diquesta minaccia nei confronti dei lavoratoriitaliani frontalieri, i leghisti nostrani gioisco-no. «Vogliono cacciare i frontalieri e i nostrileghisti sorridono». Così il vice segretarioregionale varesino del Partito Democraticocommenta la telefonata di congratulazionidell’onorevole leghista Alessandro Giorgettia Bignasca per il suo successo elettorale.C’è un’evidente schizofrenia nella Lega, laquale deve scegliere se stare con gli xenofobiticinesi o con i cittadini lombardi e italiani.La vicenda, comunque, dovrebbe far riflet-tere gli xenofobi nostrani. C’è sempre qual-cuno più a Nord di loro, pronto a trattarlicome «terroni». Se ne deduce che ognipolitica che tenda a chiudere e a esclude-re, prima o poi si ritorce su chi la pratica.

    dello stesso Autore

    LE IDEECHE DIVENTANOPOLITICAlinee di storiadalla polisalla democraziapartecipativapagg. 112 - € 13,00

    (vedi Indicein RoccaLibri www.rocca.cittadella.org)

    per i lettori di Rocca€ 10,00 anziché € 13,00spedizione compresa

    richiedere aRocca - Cittadella06081 [email protected]

  • 22

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    all’aprile 2011 a coloro che gua-dagnano più di 75mila euro al-l’anno saranno dati 1.589 euro inpiù; mentre quelli che stanno sot-to i 15mila euro non riceveran-no niente, anzi dovranno pagare

    qualcosina». Cosa direste di una legge cosìcongegnata? Tutto il male possibile, pro-babilmente. Una così sfacciata operazio-ne da Dooh Nibor (Robin Hood alla rove-scia) non sarebbe presentabile da parte diqualsiasi governo in democrazia, né accet-tabile da parte degli stessi ricchi benefi-ciati. Eppure, succede davvero nell’Italiadell’aprile 2011. E succede in relazione auna delle questioni più delicate e social-mente sensibili del momento: l’affitto del-le case. La cui tassazione è stata riforma-ta, con una perfetta operazione da DoohNibor. Vediamo come.Tutto parte dalla famosa legge sul federa-lismo, che come si sa è l’assicurazione sul-la vita di S. Berlusconi: finché il federali-smo va avanti, la Lega tiene in vita il go-verno; sennò, stacca la spina. E per anda-re avanti il federalismo è stato diviso indue: da una parte, il federalismo munici-pale, dall’altra quello regionale. Secondomolti dei maggiori esperti, la somma delledue cose non porterà a una vera autono-

    RobertaCarlini D

    mia dei livelli locali di governo, né consen-tirà davvero alle regioni del Nord di rag-giungere l’agognata indipendenza fiscale(ossia di non farsi più carico dei problemidelle regioni con minori risorse: vero mo-tivo per cui la Lega voleva il federalismo).

    la «novità fiscale» dell’anno

    Ma lasciamo stare la questione generale,tanto più che la sua attuazione è rimanda-ta alle calende greche e che per capirecome funzionerà davvero occorre attende-re i dettagli attuativi, che non sono ancorascritti. Parliamo invece di quello che c’ègià, dentro la pancia del decreto sul fede-ralismo municipale, che ha rimodulato unpo’ di imposte dalle quali i comuni trar-ranno le loro risorse. Tra queste, quella cheè stata definita la vera «novità fiscale» del-l’anno: la cedolare secca sugli affitti.Di cosa si tratta? Finora, gli affitti pagatidagli inquilini andavano – in teoria – a in-tegrare il reddito di chi li riceveva, fossequesto una persona fisica (un singolo pro-prietario, grande o piccolo che fosse) o unasocietà (un costruttore, un’immobiliare,etc). Facciamo l’esempio di un inquilinoche pagava 800 euro al mese: sui dodicimesi, fanno 9.600 euro, sui quali il pro-

  • 23

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    CEDOLARE SECCA SUGLI AFFITTI

    l’iniquo regalo

    prietario pagava – sempre in teoria – l’im-posta personale sul reddito. E poiché ilnostro sistema di imposte personali è pro-gressivo, più alto era il reddito del proprie-tario, più alta l’aliquota e quindi l’impostada pagare. Va detto però che la legge fisca-le precedente faceva un piccolo sconto: nontutto l’affitto andava in Irpef, ma solo l’85%se si trattava di un canone libero, e pocomeno del 60% se era un canone concorda-to (l’erede del vecchio equo canone).

    chi ci guadagna

    Per farla breve: il proprietario del nostroesempio, che aveva affittato a canone libe-ro, nel vecchio regime avrebbe pagato alfisco una somma oscillante tra i 1.900 e i3.500 euro all’anno, a seconda che fosse almargine più basso o più alto della scaladei redditi. Con il nuovo sistema, invece, ilnostro proprietario potrà scegliere: potràcontinuare come prima, oppure optare perla cosiddetta «cedolare secca». Cioè paga-re un’aliquota secca, che non varia al va-riare del reddito, su tutto l’affitto che rice-ve: è lo stesso sistema che si applica, perdire, ai Bot, che sono tassati alla fonte conun’aliquota unica e non vanno a integrareil reddito, ai fini fiscali. Quest’aliquota, per

    gli affitti a canone libero, è al 21%. È chia-ro che un sistema del genere è tanto piùconveniente quanto più alta era l’aliquotadi prima, cioè quanto più ricco è il pro-prietario. Ritorniamo al nostro esempio:il proprietario si troverà a pagare 43 euroin più, se ha un reddito molto basso (sottoi 15mila euro l’anno); guadagnerà appena251 euro, se ha un reddito tra i 15mila e i28mila euro l’anno; mentre il suo guada-gno fiscale salirà con il salire del reddito,fino ad arrivare, per chi ha un reddito su-periore ai 75mila l’anno, ai 1589 euro cita-ti all’inizio di quest’articolo.

    e l’inquilino paga fino all’impossibile

    Insomma, il tutto è un consistente regaloa chi guadagna di più. Il che non è unanovità: è dal suo esordio, anno 1994, che ilcentrodestra di marca berlusconiana fapolitiche fiscali di questo tipo, e a pensar-ci bene è questa la cifra che contraddistin-gue le destre in tutto il mondo (anche sealtrove forse c’è minore abilità nel contraf-fare i risultati di tale politica).Però in questo caso c’è qualcosa d’altro, cheriguarda proprio la questione delle case. Difronte all’emergenza abitativa, e alla scar-sità delle case in affitto, da tempo si invoca

  • 24

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    una tassazione più favorevole, come la ce-dolare secca. L’effetto redistributivo – a van-taggio dei proprietari di case – potrebbeessere tutto sommato previsto, e anche ac-cettabile, per raggiungere uno scopo supe-riore: mettere più case sul mercato degliaffitti, agevolare quella fascia di popolazio-ne che non ha casa in proprietà. Si tratta diuna famiglia su cinque, ma la percentualesale molto se si considerano le famiglie piùgiovani, quelle che vivono in grosse città, egli immigrati. Ma per aiutare davvero que-sta parte della popolazione – quella più arischio, quella esclusa dall’attuale livellodegli affitti e dalla scarsità di case – biso-gnerebbe fare in modo che tutto il vantag-gio fiscale si trasferisse su di loro. Così nonè. La nuova cedolare secca lascerà i suoibenefici nelle tasche dei proprietari e nonfarà scendere di un euro il livello dei cano-ni: perché quel signore che si troverà a pa-gare meno tasse dovrebbe volontariamen-te far scendere il canone al suo inquilino,ossia trasferire il beneficio in tasche altrui?Non solo. La cedolare secca, versione 2011,non è studiata per incentivare contratti d’af-fitto a canone calmierato. Basti pensare chese si ricorre a un contratto a canone con-cordato l’aliquota scende in modo irrisorio,dal 21 al 19%. Troppo poco per rendereappetibili i canoni concordati. Da anni sul-la questione dell’affitto la politica economi-ca italiana non fa nulla: nulla per calmiera-re i canoni di mercato, giunti a livelli im-possibili da sostenere per la quasi totalitàdei redditi, e in particolare per quelli checaratterizzano oggi il mercato del lavorogiovanile; nulla per l’edilizia pubblica, nel-la quale non si investe anzi si disinveste;nulla per sostenere gli affitti privati (il rela-tivo Fondo, introdotto nel 1998, è ormaiarrivato a uno stanziamento prossimo allozero: 33,5 milioni nel 2011); nulla per aiu-tare gli sfrattati per morosità, che secondoi sindacati degli inquilini saranno 150milanei prossimi cinque anni. Ecco che arrivala prima grande riforma fiscale che si oc-cupa di affitti, e non prevede alcun mecca-nismo capace di incidere in pur minimaparte sul vero problema: gli affitti sono trop-po pochi e troppo alti, andrebbero previstimeccanismi per incentivare la gente a met-tere sul mercato le case e abbassare i cano-ni. Per esempio, si poteva prevedere il be-neficio della cedolare secca solo per le casemesse sul mercato a canone concordato.

    anche i Comuni piangono

    Tutto ciò non si è fatto, perché la situazio-ne degli affitti e degli inquilini era l’ultima

    delle preoccupazioni del legislatore fede-ralista. Il suo scopo principale infatti eraquello di trovare in qualche modo risorseper i comuni. Ma anche questo scopo prin-cipale rischia di fallire. Secondo le stimedei più esperti economisti, infatti, ci saràuna perdita secca di gettito, nel passaggiodal vecchio sistema alla cedolare secca, equesta perdita oscilla tra i 918 milioni egli 1,8 miliardi. Che passeranno dunquedalle tasche dello Stato (o dei comuni) aquelle dei proprietari più ricchi. La mag-gioranza che ha approvato la legge non lapensa così: si sostiene che infatti il nuovosistema farà emergere affitti che primaerano in nero, quindi aumenterà il gettito.L’emersione del «nero» dovrebbe avvenireperché, nel nuovo sistema, si danno note-voli vantaggi all’inquilino che sta pagandoaffitti al nero e che denuncia il suo pro-prietario-evasore. Secondo il governo, lapaura della denuncia porterà i proprietaria far emergere i canoni, per di più poten-do ricorrere al sistema della cedolare sec-ca. Secondo altri – tra questi, la Confedili-zia, ossia la lobby dei proprietari – questonon succederà. Difficile dire se stiamo par-lando di stime econometriche o di scom-messe, di gioco d’azzardo. Certo, il gover-no gioca ma con i soldi altrui: quelli cherischiano davvero alla fine sono i comuni,che potrebbero trovarsi con meno risorse,con pochi mezzi per intervenire, e con nes-suno strumento per dare soddisfazione allemigliaia di sfrattati che continueranno abussare alle porte dei sindaci.Ma la vera domanda è: perché di tutto que-sto non si parla, alla vigilia di elezioni am-ministrative importantissime e nel pieno diuna crisi economica e sociale senza prece-denti? È vero che ci sono le leggi-vergognain parlamento e l’indignazione per i processidel premier: ma né leggi vergogna né indi-gnazione sono prerogativa di un singolosettore, anzi le prime dimostrano giornodopo giorno di operare in campi sconfina-ti. Meglio avere il quadro d’insieme, cosìforse la situazione è più chiara.

    Roberta Carlini

    Fonti

    I numeri citati sono tratti da articoli dell’eco-nomista Raffaele Lungarella (v. Lavoce.info).Sull’argomento: «Un federalismo municipale asovranità limitata» (Antonio Misiani, Nens, feb-braio 2011). «Affitti, così funziona la cedolaresecca» (Corriere della sera, 10 aprile 2011),«Quando conviene la cedolare secca» (Il Sole24 ore, 9 aprile 2011).

    CEDOLARESECCASUGLIAFFITTI

  • TERRE DI VETRO

    25

    RO

    CC

    A 1

    MA

    GG

    IO 2

    011

    OlivieroMotta A

    iuto, veniamo tagliati!, un gridoche in questi mesi è stato ripetu-to tante volte, dai tetti ai palchiteatrali, dalle aule scolastichealle sale cinematografiche. Pre-se di posizione, forme di prote-

    sta creative, talvolta in grado – è il caso delmondo dello spettacolo – di arrivare a ber-saglio. Eppure tra queste voci sembra man-care quella dei servizi rivolti all’infanzia,alle povertà, agli anziani e alle persone di-sabili.Come se questi mondi facessero fatica aprendere parola e posizione; come se inballo non ci fosse un interesse pubblico diprimaria importanza.Eppure i tagli ai servizi sono ingenti, frut-to della doppia mannaia messa in atto dalministro Tremonti: prima la riduzione delFondo nazionale per le Politiche sociali,poi la contrazione dei trasferimenti ai Co-muni, principali protagonisti ed erogatoridei servizi alle persone. Un uno-due mici-diale.Non si tratta, infatti, di qualche ritocco perrimediare a possibili sprechi o eventualidiseconomie; si tratta invece di un ridimen-sionamento drastico che non potrà non tra-dursi in una diminuzione secca della qua-lità e della quantità delle risposte ai biso-gni.Nonostante questo, tutto il mondo che ruo-ta attorno ai servizi alla persona pare in-capace di prendere iniziative concrete evisibili. Sembra ci si sia arresi già primadi combattere.I pochi segnali lanciati da cartelli come «Idiritti alzano la voce» o dalle federazioninazionali del terzo settore non sembranoin grado di far scattare la scintilla.Prevale un diffuso malumore, una lamen-tela continua e strisciante che però faticaa tradursi in parola pubblica e iniziativapolitica. È come se operatori sociali edamministrazioni locali, enti di rappresen-

    tanza del terzo settore e decisori pubblicifatichino a sintonizzarsi per trovare unastrategia comune.Siamo come incantati di fronte al mare chesi ritira e prepara l’onda finale; paralizzaticome vittima sacrificale di fronte alla frec-cia fatale ormai in viaggio verso di noi.Eppure basterebbe poco, ci dicono i ricer-catori, per ribaltare la nostra situazione difanalino di coda europeo quanto a risorsedestinate alle politiche sociali. Pochi mi-lioni di euro spostati da una parte all’altradel bilancio statale porterebbero a un bal-zo in avanti enorme per lo 0,1% che ab-biamo dedicato finora alla lotta alla pover-tà, allo 0,15 per la prima infanzia e perl’1,18% che abbiamo speso l’anno scorsoper l’assistenza degli anziani.Ci stiamo bevendo la storiella della crisi eil refrain dei «soldi che non ci sono»; tuttefoglie di fico per coprire volontà e sceltepolitiche precise. Patacche che si rivelanotali quando i soldi per lo spettacolo, all’im-provviso, saltano fuori.Può darsi che chi ha la responsabilità dirappresentare il terzo settore e gli Enti lo-cali a livello