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San Bonaventura Newsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum Editoriale Il cantico delle creature Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male. Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate. San Francesco di Assisi GIUGNO 2015 speciale laudato si’: chiavi di lettura francescane sull’enciclica di papa francesco pag. 2 morale e società: riservatezza e trasparenza nella santa sede pag. 16 teologia: i 70 anni dello studio teologico per laici di padova pag. 18 miscellanea francescana: anteprima sul nuovo fascicolo pag. 21 estate missionaria: sulle banchine del tevere, a parlare di dio pag. 22 tra le righe: chiara e francesco pag. 24 cultura dell’accoglienza: happy therapy, nell’estate di bimbi&Co. pag. 25 cineforum: Jura$$ic World pag. 27 appuntamenti: in queste settimane... pag. 30 Francescanamente parlando: le attività pag. 32 ANNO III - Nº 29 informa 1 In questo numero:

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San BonaventuraNewsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum

Editoriale

Il cantico delle creature

Altissimu, onnipotente, bon Signore,tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.

San Francesco di Assisi

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speciale laudato si’: chiavi di lettura francescane sull’enciclica di papa francescopag. 2

morale e società: riservatezza e trasparenza nella santa sedepag. 16

teologia: i 70 anni dello studio teologico per laici di padovapag. 18

miscellanea francescana: anteprima sul nuovo fascicolo pag. 21

estate missionaria: sulle banchine del tevere, a parlare di diopag. 22

tra le righe: chiara e francesco pag. 24

cultura dell’accoglienza: happy therapy, nell’estate di bimbi&Co. pag. 25

cineforum: Jura$$ic Worldpag. 27

appuntamenti: in queste settimane... pag. 30

Francescanamente parlando: le attivitàpag. 32

ANNo iii - Nº 29 informa

1

in questo numero:

IL PROBLEMA ECOLOGICO E LE GRANDI SFIDE DEL NOSTRO TEMPO: COSA CI CHIEDE L’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO

di Giulio Cesareo*

L’ultima fatica di papa Francesco, l’enciclica Laudato si’, sulla cura della casa comune, è il documento pontificio sull’ecologia, che era atteso da tempo. Non potendo – per ovvie ragioni di spazio – offrire una sintesi compiuta del testo, mi limiterò a evidenziarne alcuni tratti particolarmente significativi, con l’ambizione di sottolinearne delle chiavi di lettura essenziali. La prima cosa comunque è certamente la scelta del titolo e del sottotitolo. L’utilizzo dell’incipit del celeberrimo Cantico di frate Sole di san Francesco è senza alcun dubbio espressione di una notevole creatività e originalità che – allo stesso tempo – non fa altro che confermare e ribadire quanto la scelta del nome Francesco da parte di papa Bergoglio non sia stata un’azione di “marketing spirituale”, quanto il frutto di un’intuizione, secondo la quale il Poverello d’Assisi, in quanto trasparenza di Cristo stesso (l’Alter Christus), è davvero fonte di ispirazione per l’esercizio del ministero petrino e la vita di tutta la Chiesa in questa seconda decade del terzo millennio cristiano. Il sottotitolo del documento, poi, “sulla cura della casa comune”, lascia intravvedere sin dall’inizio almeno tre chiavi di lettura essenziali, che ritornano a più riprese, di tutto il documento e della questione ambientale tout court.1. Anzitutto l’ambiente , il mondo, la natura non è qualcosa da cui gli uomini possono separarsi per analizzarlo e gestirlo quasi dall’esterno, dal momento che è la loro unica casa, è l’unico ambito della loro vita in quanto umana.2. In secondo luogo l’ambiente non è uno spazio asettico o “vuoto”, quanto la casa degli uomini. E dire casa fa riferimento a una realtà ordinata, sensata, significativa, ma soprattutto abitata.3. Infine proprio questo aggettivo abitata – che fa pendant con comune del sottotitolo – rinvia al fatto che l’ambiente è lo spazio delle relazioni interpersonali che sono la quidditas della vita dell’umanità. La questione ambientale dunque è essenziale perché l’umanità si scopra famiglia e non confederazione di singoli.

speciale «laudato si’»

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Il documento si presenta come un testo relativamente lungo per il suo genere sebbene sostanzialmente semplice e accessibile a lettori – credenti e no – che non siano particolarmente addentro né alle questioni teologiche, né tantomeno a quelle ambientali o relative alla giustizia sociale, che è un tema molto ricorrente, insieme a quello ecologico, dell’economia e della cultura occidentale consumistica, che si sta imponendo su vasta scala per tutto il pianeta.

In questo senso il pontefice propone continuamente una visione d’insieme del problema ecologico, all’interno delle altre grandi questioni e sfide del nostro tempo: dalla lotta alla povertà alla promozione della giustizia, da una rivoluzione culturale basata sulla gratitudine e sulla sobrietà a una vera gestione politica (nel senso forte del termine) delle dinamiche fondamentali della società mondiale, attualmente in mano a poteri occulti in qualche modo legati al mondo dell’alta finanza e dei grandi gestori dei mass media.

In modo particolare la proposta cristiana a questa crisi globale del nostro tempo, di cui il disastro ecologico non è che un aspetto, richiede soluzioni globali, organiche, appunto, in cui è necessario agire sulle coscienze dei singoli attraverso l’educazione (etica e estetica soprattutto) e delle masse, per re-imparare a percepire il mondo e la vita come dono del Padre, che si dona nelle persone e nelle cose attraverso il suo Figlio incarnato per la potenza dello Spirito santo. La fede in Cristo cioè offre l’opportunità di scoprire la realtà come casa delle relazioni d’amore, che partono dal Padre e ci raggiungono e ci coinvolgono. In questo modo niente e nessuno può essere semplicemente qualcuno o qualcosa, ma tutto, dalla pietra al filo d’erba fino all’embrione al malato e all’anziano in casa di riposo, è portatore – in maniera peculiare e certamente differenziata – di una Presenza che si offre come amore e invita alla cura e all’amore a 360°. Il mondo come la casa delle relazioni: laudato sì’!

*OFMConv, docente di Teologia morale, Metodologia e Teologia trinitaria Direttore dell’Istituto “Mulieris dignitatem per studi sull’unidualità uomo-donna”

Foto: www.perlapace.it

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COSTRuIRE uNA BuONA ECOLOGIA CON ARTE E POESIA.GIACOMO DI SARuG, EFREM IL SIRO, ISACCO DI NINIvE

di Tomasz Szymczak*

Se teniamo conto della complessità della crisi ecologica e delle sue molteplici cause, dovremmo riconoscere che le soluzioni non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà. È necessario ricorrere anche alle diverse ricchezze culturali dei popoli, all’arte e alla poesia, alla vita interiore e alla spiritualità. Se si vuole veramente costruire un’ecologia che ci permetta di riparare tutto ciò che abbiamo distrutto, allora nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio.

FRANCESCO, Laudato si’, 63

Adamo, nuovo unto, è diventato l’immagine del Figlio, è venuto nel mondo e tutto il mondo si è inginocchiato e si è prostrato davanti a lui in adorazione.La luce lo ha accolto perché l’immagine della Luce brillava sul suo volto. Il firmamento si è rallegrato, le stelle si presentarono al suo servizio. Il mare si è rallegrato e ha preparato i pesci da offrirgli. La terra si è rallegrata e si è inginocchiata davanti a lui, con i suoi alberi. Il sole e la luna hanno offerto a lui i loro raggi, che sono piaciuti al nuovo padrone. I rettili aquatici e gli uccelli che volano nell’aria sono venuti a gruppi per rendergli omaggio. Tutti gli animali domestici, tutti gli animali selvatici e gli uccelli si piegano per accogliere il suo giogo. Sono venuti da lui come la proprietà da un maestro, mandria dopo mandria, stormo dopo stormo, paio dopo paio, fila dopo fila. Sono venuti a rendergli omaggio, pieni di pace e amore per lui. E le bestie feroci inchinavano le loro teste nel segno dell’obbedienza davanti alla grande immagine di Dio, incisa sull’Adamo. Appena il cosmo lo ha visto, si è sottomesso totalmente a lui: ogni animale domestico e addirittura le bestie selvatiche sono venute vicino per dare a lui la reverenza, e lui le ha sigillate come sua proprietà. Ha chiamato i loro nomi, e con i nomi le ha soggiogate, perché il Signore ha dato a lui come la proprietà. Era giusto, perché era immagine di Dio, di porre le mani sopra ogni cosa che il Signore, il suo Signore, ha creato. Lui stesso non poteva creare, ma ha dato i nomi e cosi è diventato il partner di Dio nell’opera della creazione. (Giacomo di Sarug , Omelia sulla Creazione del mondo. Il sesto giorno)

speciale «laudato si’»

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Che vocazione meravigliosa, che ruolo grande assegnato all’essere umano! Quale posizione importante che Dio assegna all’uomo nell’universo. Il viceré e il partner di Dio nell’opera della creazione! C’è oggi ancora qualcuno che riesce a guardare il mondo in questa ottica? Dopo la lettura dell’enciclica Laudato si’, sembra di sì.Il testo riportato sopra è un frammento dell’omelia di un grande autore antico che scriveva in lingua siriaca, Giacomo di Sarug (451-521). Questo frammento fa parte di un ciclo delle omelie sui sei giorni della creazione, e più precisamente, dell’omelia che concerne il sesto giorno, in cui secondo il racconto della Genesi fu creato l’uomo. Già da quel passaggio possiamo comprendere che la visione ecologica di Giacomo di Sarug è radicata nella Bibbia e nasce da essa. Giacomo è consapevole dell’intima relazione che ricorre tra Dio, l’uomo e il creato; del ruolo dell’uomo affidatogli dal Creatore - l’uomo è come ambasciatore o viceré che esercita l’autorità sul creato, ma questa autorità significa piuttosto responsabilità. Il pensiero di Giacomo si inserisce in un grande fiume che nasce da una sorgente che zampillava nelle citta di Nisibis e Edessa e si chiamava… sant’Efrem il Siro (306-373). È stato lui, l’Arpa dello Spirito Santo, a dare inizio a quello specifico e profondo modo di percepire il mondo, ripreso poi da tanti poeti e autori siriaci. La sua visione del creato e il suo rapporto con Dio e con l’uomo è così impressionante e attuale, che uno dei massimi esperti degli studi siriaci nel mondo, Sebastian Brock, notando la grandezza di quel pensiero ecologico di sant’Efrem, non esita a dire che sarebbe un ottimo patrono dell’ecologia! (giocando in casa dobbiamo aggiungere: se il posto non fosse già occupato da san Francesco). Colpisce prima di tutto la profonda consapevolezza che Efrem aveva dei legami che esistono tra tutto

ciò che è creato e che nulla esiste nell’isolamento. Ma non tutti si accorgono di questo fatto. Efrem osservava che nei confronti del creato si può avere uno dei due atteggiamenti, espressioni della nostra responsabilità o della sua mancanza. L’atteggiamento giusto è quello di gratitudine e meraviglia, quello sbagliato è l’atteggiamento di arroganza e avidità. L’atteggiamento giusto si traduce anche nella capacita di trattare il mondo come un libro, come un sacramento che racconta la bellezza del suo Creatore. Tuttavia, dopo la caduta dei primi genitori l’armonia primordiale, quel

bellissimo rapporto che esisteva tra esso, l’uomo e Dio è stato distrutto. Non siamo più capaci di leggere il mondo come il luogo della rivelazione divina, i nostri rapporti con il creato sono pessimi e peggiorano ancora.Efrem non perde comunque la speranza, vede che nella storia della salvezza proprio il peccato diventa il luogo dove si sperimenta la misericordia.

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È consapevole comunque, che il cambiamento esige la collaborazione di tutti, a causa della sopranominata consapevolezza che tutto è legato con tutto. Tutto l’andamento del rapporto tra di noi e il creato dipende quindi dal nostro rapporto con Dio. Se la nostra relazione con Dio va male, andrà male pure la nostra relazione con il creato. Eccoci l’esortazione di Efrem in una frammento che potrebbe essere proposto come una delle più semplici, belle e potenti sintesi della visione ecologica cristiana:Nutrite le vostre anime con il timore di Dio, e Dio nutrirà il vostro corpo. Fa queste cose, in modo che quello che voi stessi non siete in grado di procurare, possa esservi donato da Dio. Prendi nota di questo, se Dio non procurerà la pioggia e il vento, essere ansioso non ti servirà a niente. Obbedisci dunque a Dio e la creazione obbedirà alle Tue esigenze. (Efrem il Siro, Commentario al Diatessarone VI.18a)

L’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco incoraggia a un certo punto a prendere in mano il pensiero, la poesia, l’arte delle diverse culture, per cercare in esse il respiro, l’ispirazione che potrebbe aiutare a recuperare la visione del creato. San Francesco e il suo discepolo san Bonaventura sono stati già citati nell’enciclica, mi sono permesso quindi di giocare fuori casa, prendere in mano la poesia e il pensiero che proveniva dall’altro circolo culturale e rimandare chi fosse interessato pure a queste fonti della saggezza, che si nascondono tra le righe della letteratura dei padri siriaci. E come vediamo, alla fine i pensieri dei santi, dei mistici, dei poeti, degli artisti che agiscono sotto la guida dello Spirito Santo convergono, pur essendo distanti nella particolarità della espressione, nel tempo della formulazione, nella provenienza geografica. Il nucleo del pensiero rimane invariabile: la razza umana è uscita dalle stesse mani da cui è uscito l’agnello e la tigre. Sì, siamo fratelli e sorelle. Ma la pace e il decoro della «casa comune» dipendono dal nostro comportamento, non dalla condotta degli scoiattoli e delle alghe. E di questo tratta tutta la Laudato si’. E di questo tratta il testo riportato sotto, in cui Isacco di Ninive annunzia una buona novella – la pace tra il mondo creato e l’uomo è possibile. È necessaria però la conversione: accoglienza dell’opera redentrice di Cristo. L’uomo mite avvicina le bestie feroci e nel momento in cui posano il loro sguardo su di lui, la loro ferocia viene calmata. Vengono da lui e aderiscono a lui come loro Maestro, muovendo le code e leccando le sue mani e i suoi piedi. Sentono come se emanasse da lui lo stesso profumo che usciva da Adamo prima della trasgressione, nel tempo quando erano radunate davanti a lui e lui conferiva a loro i nomi, nel Paradiso. Questo profumo è stato tolto da noi, ma Cristo lo ha rinnovato e ce lo ha ridato nel momento della sua venuta. Questo è ciò che addolcisce la fragranza dell’umanità. (Isacco di Ninive, De perfectione religiosa)

*OFMConv, conferenziere e dottorando al Biblicum

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CAMBIO D’EPOCA? DALLA CuLTuRA DELLO SCARTO ALLA CuLTuRA DELL’AMMIRAzIONE CON FRANCESCO

di Orlando Todisco*

Francesco figura inaugurale - L’inizio - il primo mattino - è il luogo dell’indicibile per la sua ricchezza. Noi però non siamo all’inizio - l’uomo è stato creato per ultimo - bensì fatti per l’inizio, impegnati cioè ad attivare una dialettica liberatoria da ciò che ci incurva su noi stessi o isola le cose dalla loro sorgente. È quanto sollecita papa Francesco, figura inaugurale, il cui sguardo ammirativo per le cose è ben diverso dallo sguardo mercantile, l’uno attento alla cosa come questa o quella, l’altro alla prestazione cui la cosa è deputata; per l’uno la cosa è d’ammirare, per l’altro è da sfruttare. Papa Francesco insegna a riscoprire il fascino delle creature rinnovando la lezione di Francesco d’Assisi.

Il Cantico delle creature - Innalzando a Dio il Cantico delle creature, ignorava forse il Poverello d’Assisi che il sole brucia talvolta i raccolti e inaridisce la terra; che il vento spazza via ciò che incontra sul suo cammino; che l’acqua talvolta inonda e devasta; che il fuoco minaccia le abitazioni dei poveri? E allora - occorre concludere - l’esaltazione degli elementi nel Cantico delle creature è, oltre che l’inno di lode al creatore, anche un invito a organizzare le cose perché siano motivo di vita, non di morte, di gioia, non di sofferenza. Il che è possibile uscendo dalla logica selvaggia del puro profitto. Oltre che simbolo della pacificazione cosmica, il Cantico delle creature è anche un progetto di strategia operativa a salvaguardia del creato.

Dalla cultura dello scarto alla cultura della custodia - Come non lasciarsi prendere dalla bellezza multiforme, di cui ogni creatura è un riassunto? Come uscire dalla cultura dello ‘scarto’, sostenuta dal primato dell’utile, ed entrare nella logica del rispetto, promossa dalla cultura dell’ammirazione? A quale condizione è possibile questo passaggio? È qui il cambio d’epoca che papa Francesco sollecita. Ebbene, limitandoci all’aspetto filosofico, quale l’operazione a cui occorre metter mano? Rispondiamo pensando a Francesco d’Assisi, il cui atteggiamento complessivo invita a disertare l’ambito della ragione e ad abitare un terreno, altro dalla ragione, da cui ammirare la bellezza delle creature. “Eravamo idioti e soggetti a tutti”, leggiamo nel suo Testamento. Non è l’elogio dell’ignoranza o la denuncia di un sapere da acquisire. È piuttosto l’enunciazione di un programma da attuare. Ebbene, in cosa consiste tale programma?

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Ruolo ‘definitorio’ della ragione’ - Il ruolo della ragione è di rispondere all’interrogativo ‘cos’è questo?’ promuovendo l’identificazione della cosa. Il che ha luogo insegnando a de-finire - porre fine all’oscillazione di senso dei fenomeni - o a de-terminare - porre termine alla discussione tra i vari punti di vista, dicendo che una cosa è questa e non altro. La ragione indica la via dell’ordine contro il disordine, della legge contro la trasgressione, della norma contro la devianza; o anche, è lo strumento che dota di punti di riferimento il paesaggio che siamo chiamati ad abitare, sottraendolo all’anarchia del dissenso.

Il mondo che la ragione esclude - Ma in questo modo la ragione cosa esclude? da quale mondo prende le distanze? Interrogativo cruciale, da non eludere. La risposta non viene dalla ragione, dal momento

che cerchiamo ciò che precede la ragione o è altro dalla ragione. È un interrogativo che solleva colui che vuole che la verità della ragione non sia coperta dalla maschera dell’assolutezza con i suoi derivati indiscutibili di bene e di male; è un interrogativo che solleva colui che vuole che la verità della ragione appaia come uno strumento prezioso, e nulla più, una necessità di convivenza pacifica, dunque funzionale, non assoluta o definitiva. E allora - domandiamo di nuovo - quale la fonte

da cui la ragione prende le distanze? La risposta è: quel mondo, detto ‘inconscio’, e cioè che non si lascia categorizzare, respinto nel regno delle pulsioni emotive; quel pensiero, per il quale le cose sono fornite di intenzionalità; quel mondo - demoni, dèi, leggi, ideali - la cui sovrabbondanza semantica nella storia è ampiamente confermata e nella vita soggettiva sempre risorgente. La ragione espunge tutto ciò, o forse lascia solo nell’ombra un mondo che ritiene un insieme di punti oscuri di una psiche immatura. La ragione non prende forse le distanze anche da quel Dio delle religioni abramitiche, perché troppo antropomorfico e dunque non razionalizzabile? E che dire della concezione immacolata di Maria, dell’incarnazione del Verbo di Dio, della resurrezione di Cristo, in quanto fuori o contro ogni logica razionale?

La ragione nasce e si afferma per il controllo - Perché la ragione lascia ai margini questo regno che costituisce la nostra singolarità, la nostra biografia intima, la nostra fede, il nostro mondo quotidiano? Quale l’obiettivo che la ragione persegue, con cui sta o cade? La risposta è: il controllo è l’obiettivo della ragione. La ragione è la fonte primaria del dominio delle cose e del controllo della società; o anche, è un sistema di regole che inducono ad abdicare alla propria soggettività e al proprio mondo, a favore del mondo di tutti in quanto non è di alcuno in particolare, in una sorta di impersonale comunitarismo. Come altrimenti vivere se vien meno il controllo di ciò tra cui viviamo?

Non saremmo profondamente angosciati se sopraffatti dall’imprevedibile? È questo il ruolo prezioso della ragione. Il risultato è l’oggettivazione e cioè il pensare le cose in maniera che non sfuggano alla nostra logica e si prestino alle nostre manipolazioni. Ebbene, è di questo strumento che ci siamo serviti finora - filosofi, scienziati, dogmatici, moralisti - con atteggiamenti assolutistici e definitori, procedendo alla razionalizzazione finanche della parola rivelata, dopo però aver ricondotto Dio stesso a fondamento di ciò che noi riteniamo vero. Amiamo purtroppo vestirci spesso dei panni di Dio o servirci della sua autorità!

Recuperare il mondo francescano - Occorre recuperare quel mondo variegato di senso, da cui la ragione prescinde. Come? Facendo spazio a ciò che è razionalmente incontrollabile - dalla poesia alla letteratura, dall’arte alla preghiera, alla liturgia. È la via della libertà creativa, lungo la quale dare, non rapinare, aprire, non chiudere, mettere a frutto, non sprecare. Il che comporta il ridimensionamento della ragione, alla ricerca del massimo risultato con il minimo impiego di mezzi. E come? Potenziando la forza immaginativa dell’anima, innamorata dello sguardo poetico, meditativo, orante di Francesco d’Assisi? Il che comporta l’impegno di imprimere al linguaggio visivo, oggi predominante, una verticalità che sondi zone invisibili, dando luogo a scene di ammirazione e di preghiera, a una rinnovata liturgia nel labirinto del mondo. Questa non è l’epoca del cambiamento, ma il cambiamento d’epoca - O la ragione ridiventa una voce, per quanto preziosa, solo una tra tante, o altrimenti, con il suo carattere omologante e utilitaristico, continuerà a coprire l’intero territorio. E allora l’interesse non potrà non pretendere il primo posto e con esso il profitto e quindi il denaro. È il registro interpretativo del reale nel suo insieme che ci interpella. Non più la ragione, strumentale e provvisoria, ma la libertà creativa di segno oblativo. È questa la via francescana per il cambiamento d’epoca.

* OFMConv, docente di Filosofia francescana

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L’EMERGENzA DI uNA EDuCAzIONE AL CREATO E ALLA MERAvIGLIA:uNA PROPOSTA PER NuOvI STILI DI vITA E NuOvE SENSIBILITà

di Maria Teresa Pontara Pederiva*

Nella nostra società occidentale non sembra esserci spesso alcuna differenza di comportamento neppure tra quanti chiamano la natura “creato” e la ritengono un dono di un Dio Creatore. Anzi, sembrerebbe quasi più realistico affermare che proprio in tanti cristiani sembri ancora aleggiare una sorta di indifferenza, se non quasi sufficienza, a questo tema.Cosa manca allora o cosa è mancato in questi anni nella riflessione delle nostre comunità, nella predicazione, nella catechesi per giungere a tutto questo? Com’è possibile che neppure l’introduzione della Giornata del Creato da parte dei nostri vescovi abbia portato ad un’inversione di tendenza degna di nota? Perché, come cristiani, non se ne parla ancora abbastanza, il tema non diventa oggetto di dibattito, terreno comune su cui convergere fra credenti, non credenti o diversamente credenti?“È ancora carente una vera e propria ‘educazione al creato’. Un’azione, attenta e paziente, che si sia fatta carico di annunciare il Dio Creatore che ha affidato all’uomo la terra su cui vivere, una terra da amare, condividere con i nostri fratelli e conservare con responsabilità per le generazioni future” (La Terra giustizia di Dio. Educare alla responsabilità per il creato di Maria Teresa Pontara, EDB 2013, ndr).“Educazione e spiritualità ecologica”: il titolo del capitolo sesto dell’enciclica indica già una pista da percorrere. Una sfida culturale, spirituale ed educativa.“Puntare su un altro stile di vita” per acquisire quella libertà di scelta che non ci renda - singoli, famiglie, comunità - schiavi del modello consumistico imperante. Uno stile di vita alternativo che possa produrre un cambiamento rilevante nella società (LS 203-208).“L’arte dell’educare al Creato diventa sempre più necessaria. Anche perché gli errori ed i limiti precedenti, frutto di poca sensibilità sociale e culturale, possono ora essere rimediati. E superati. La sensibilità è infatti cresciuta, più vicina alla storia odierna, soprattutto dei giovani, che sentono vivissimo il loro cuore attento all’erba che cresce, al cielo azzurro, all’aria pulita, al territorio risanato. In un lavoro che garantisca il futuro - scrive padre Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso-Bojano - l’educare al creato diventa scuola di gratuità e di stupore per la bellezza della vita. Perché c’è una grammatica da rispettare, che non creo ma scopro, già presente prima di me. La dobbiamo solo ‘custodire’, perché possa fiorire in bellezza e freschezza”. Almeno per quella buona fetta di adulti che non hanno rinunciato ad educare, se espressioni come “distribuzione ineguale delle risorse del pianeta”, “ecologia integrale”, “sostenibilità ambientale”,

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“prospettive per il futuro della terra e dei suoi abitanti” sono ormai diventate familiari ai cittadini d’Europa, perché allora nel nostro Paese non educare anche all’ambiente, “casa” di tutta l’umanità? Se è vero che la Conferenza episcopale italiana non ha mai dedicato un documento specifico al tema, a differenza di tutti gli altri paesi occidentali, anche di molti asiatici (il primo documento dei vescovi tedeschi è del 1980, mentre da noi solo la conferenza episcopale lombarda ha scritto nel 1988 e si contano rare Lettere pastorali, come quelle del vescovo di Bolzano-Bressanone, Wilhelm Egger), in questo campo la testimonianza laicale rappresenta una risorsa, soprattutto per quanti si ispirano alla spiritualità francescana.E se cominciassimo, da cristiani, ad andare in controtendenza rispetto allo stile di vita che ci propone il mondo moderno? Se provassimo nel concreto a testimoniare da laici il nostro essere battezzati e inviati a “prendere il largo”? Sì, anche attraverso il nostro comportamento nei confronti del creato, la nostra casa comune - evitando ad esempio lo spreco di risorse - possiamo realizzare il nostro essere “inviati” (cfr. Giovanni 17, 1-26). “Ci impegniamo: a sviluppare ulteriormente uno stile di vita nel quale, in contrapposizione al dominio della logica economica ed alla costrizione al consumo, accordiamo valore ad una qualità di vita responsabile e sostenibile”, si legge nella Charta Oecumenica (9).Bartolomeo I, il “patriarca verde”, scriveva nel suo Messaggio alla Chiesa ortodossa di

Costantinopoli (1° settembre 2012): “Quando invochiamo Dio per la conservazione dell’ambiente naturale, in ultima analisi, lo imploriamo di cambiare la mentalità dei potenti del mondo, perché li illumini di non distruggere l’ecosistema del pianeta per ragioni di profitto economico e di interesse effimero. Questo a sua volta, però, riguarda anche ciascuno di noi, in quanto tutti noi generiamo piccoli danni ecologici in rapporto alle nostre capacità individuali

e alla nostra ignoranza del problema”.Educhiamo allora alla meraviglia, ad una nuova attenzione alle cose, ad un nuovo modo di rapportarci col creato, da trattare come “habitat” e non contenitore di risorse da saccheggiare. Uno sguardo sulla realtà al di là della logica dell’uso ci apra al senso richiamato dalle cose stesse, che è poi la dimensione contemplativa, oggi dimenticata. Educhiamo a riconoscere la bellezza della creazione, a liberarci dalla schiavitù del consumo e della corsa ad avere “sempre di più”, perché educare al creato è educare i nostri figli al senso del dono e della gratuità, mutando lo sguardo per considerare la natura come dono di Dio Creatore.Convertirsi al creato significa anche celebrare il creato all’interno delle nostre liturgie, assumere la responsabilità di un nuovo ruolo culturale, testimoniare la possibilità di nuovi stili di vita, educare all’universalità della famiglia umana.In altre parole siamo chiamati a scegliere tra la vita e la morte, tra il dono del creato e la sua distruzione, tra l’esistenza di chi ha troppo e quella di chi non ha niente, tra la benedizione e il fallimento personali e comunitari.

* OFS, giornalista e docente di scienze a Trento

Maria Teresa Pontara

Bartolomeo I e papa Francesco (foto: www.asianews.it)

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SGuARDO GRATO, TuTTO è CONNESSO ED ECOLOGIA INTEGRALEALCuNI PASSAGGI DELL’ENCICLICA

di Domenico Paoletti*

L’enciclica di papa Francesco “Sulla cura della casa comune” per lunghezza, ampiezza e profondità necessita di un’attenta lettura per evitare di banalizzarla in letture parziali e superficiali destinate in poco tempo ad essere assorbite nel grande mare dell’indifferenza mediatica o assoggettate a qualche moda ideologica. Il fatto che è stato un documento tanto atteso è già segno di una umanità in ricerca di luce e di senso per una crisi di cui il degrado dell’ambiente, “nostra casa comune”, ne è segno ed effetto.In attesa di uno studio attento e approfondito dell’Enciclica in questo breve testo accenno a tre passaggi significativi che ho colto ad una prima lettura.Innanzitutto l’impressione che emerge dalla lettura del testo è quella suggerita dallo stesso titolo, l’incipit sanfrancescano Laudato si’: l’invito alla lode e alla contemplazione. Papa Francesco ci invita ad assumere uno «sguardo diverso» (111) sul creato, centrato sugli atteggiamenti positivi dello stupore e della lode, della gratitudine e della gratuità, della gioia e della responsabilità. È la lode al Signore-Creatore che ci dona quella luce della fede per riconoscere la verità e la consistenza di tutte le cose. San Francesco, a cui il papa rimanda per imparare uno sguardo contemplativo, «tutte le creature appellava fratelli e sorelle, dicendo che tutti abbiano un cominciamento da un medesimo Creatore e Padre» (san Bonaventura). Senza lo sguardo di fede non si riesce a cogliere il senso del mondo, della storia e del nostro essere in cammino nel mondo. Da qui l’invito «a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi» (9).Un secondo passaggio significativo lo si riscontra nel sottotitolo Sulla cura della casa comune che viene compresa «come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (1). La “casa comune” rimanda all’idea di un’unica famiglia ed esige, pertanto, «una cura generosa e piena di tenerezza» (222). Il concetto di “casa comune” esprime inevitabilmente interdipendenza reciproca, relazioni come componenti costitutive della realtà. «L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune» (164). Da qui il primato che l’enciclica attribuisce alla fratellanza, sia rispetto al creato che alla società. L’ecologia non è altra cosa della casa in cui abitiamo. Non si può parlare di ecologia senza parlare delle creature che l’abitano, e tra queste l’uomo ne è il vertice perché creato “ad immagine e somiglianza di Dio”. Così si comprende l’invito del papa a riscoprire il dinamismo trinitario della creazione: «Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità» (240).

speciale «laudato si’»

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Il terzo passaggio è costituito, a mio avviso, dal concetto di “ecologia integrale” che riassume tutto il messaggio della enciclica (cf. Cap. IV e altre parti). Bisogna ammettere, dice il papa, che siamo di fronte a una sfida epocale, che non è lecito ignorare o minimizzare. La gravità di questa sfida è collegata al principio di fondo che tutto è connesso, vera chiave interpretativa dell’intera enciclica. «Tutto è connesso. Se l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto, la stessa base della sua esistenza si sgretola» (117; cf. anche 138). C’è un nesso tra l’ecologia dell’uomo e quella dell’ambiente, da qui l’ecologia integrale intrinseca all’umanesimo integrale, il quale è intrinseco alla cristologia integrale. San Francesco d’Assisi, presentato da papa Francesco come esempio di attenzione all’ecologia integrale, senza la fede in Gesù Cristo, modello e fine della creazione, rimane incomprensibile. L’ecologia integrale è quella testimoniata dal santo d’Assisi con i suoi tre amori - il cosiddetto cosmoteandrismo francescano - uniti all’interno del primato dell’amore Dio. Papa Francesco riprende e rilancia il messaggio di frate Francesco con l’obiettivo di «proporre una sana relazione col creato come una dimensione della conversione integrale della persona» (218).Ecologia integrale significa ecologia totale, completa, in contrapposizione a parziale, di cui è piena una certa cultura ideologica ambientalista e animalista. Oggi in alcuni ambienti si è più attenti al pane integrale che all’ecologia integrale, come si è più attenti alla salute che alla salvezza integrale dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.«Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia» (118), non si può separare l’ambiente dall’uomo e l’uomo da Dio se si vuole comprendere e vivere una vera ecologia integrale: l’ecologia umana e l’ecologia ambientale camminano insieme con Dio verso una pienezza e un abbraccio totale-integrale in Dio.Laudato si’ è un testo di spessore culturale, accolto con attenzione dal mondo religioso, politico ed economico grazie al suo approccio profetico e di grande realismo. L’enciclica ci aiuta a prendere coscienza che abbiamo bisogno di un nuovo sguardo e di una nuova sintesi, che interpella tutti noi a fare un passo in avanti nella conversione ecologica (cf. 216-221).

* OFMConv, Preside della Facoltà e docente di Teologia fondamentale

@fraterdominicus

Foto: www.unibs.it

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IL FESTIvAL FRANCESCANO: uN’EDIzIONE CHE ABBRACCIA IL CREATO,DAL CANTICO DELLE CREATURE ALL’ENCICLICA LAUDATO SI’

di Elisabetta Lo Iacono*

La città di Bologna ospiterà, dal 25 al 27 settembre, la settima edizione del Festival francescano. Sarà piazza Maggiore a celebrare “Sorella terra” – tema scelto per questa edizione –, il luogo dove ci si interrogherà sul futuro dell’ambiente, dove si avanzeranno proposte per donare al pianeta quella tutela e quell’equilibrio che richiedono urgentemente le sue creature.È indubbio che il sottofondo spirituale e “programmatico” saranno il Cantico delle creature di Francesco di Assisi e la recente enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Due testi che apporteranno ulteriori spunti di riflessione, ma anche domande e richiami all’assunzione di responsabilità, in una manifestazione che si sta sempre più consolidando come un punto di riferimento per il mondo francescano ma anche per chi, credente o meno, ha la piena consapevolezza di come certe questioni siano ormai improcrastinabili.Il Festival francescano ha proprio il merito di rappresentare uno strumento completo, capace di offrire intensi contributi sul piano spirituale, dell’attualità, delle risposte che si vorrebbero da una società spesso povera di testimoni.Sono oltre cento le iniziative gratuite in programma: conferenze, workshop, incontri con l’autore, spettacoli, attività per bambini, spazi dedicati alla spiritualità.Il tema di questa edizione – la prima a Bologna dopo i tre anni a Reggio Emilia e le altrettante edizioni a Rimini – era stato comunicato, come da tradizione, in chiusura del Festival del 2014. E l’enciclica di papa Francesco assieme all’Expo di Milano rappresenteranno indubbiamente un apporto tematico di non poco conto, un appuntamento da condividere con personalità del mondo religioso, culturale, politico. L’elenco degli ospiti è particolarmente ricco e vi spiccano i nomi del filosofo Massimo Cacciari, dello storico del cristianesimo Alberto Melloni, del regista Pupi Avati, dell’attrice Amanda Sandrelli, del missionario Alex Zanotelli, dell’economista Romano Prodi.Tre i principali filoni che sottendono il programma: quello filosofico-letterario che metterà al centro il Cantico delle Creature; il filone spirituale, dal testo biblico all’enciclica di papa Bergoglio; infine, quelloscientifico su energie rinnovabili, consumo delle risorse, sprechi, con un evidente collegamento alle

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tematiche dell’Expo di Milano. Dopo due anni di presenza con uno spazio espositivo sulle proprie attività, il Seraphicum per il

terzo anno consecutivo parteciperà al Festival, portandovi anche un contributo accademico e di approfondimento sul Cantico di frate sole.Il Preside fra Domenico Paoletti sarà, infatti, relatore al convegno “Il Cantico delle creature tra storia, poesia e teologia. Il messaggio di san Francesco d’Assisi per la custodia del creato”, in programma la mattina del 25 settembre nell’Aula absidale di Santa Lucia. L’appuntamento, promosso dal Festival in

collaborazione con Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, sarà aperto alle ore 9 da fra Alessandro Caspoli, presidente del Festival Francescano, e dal professor Ivano Dionigi, filologo e Magnifico Rettore dell’Università di Bologna.Seguirà l’intervento del medievista Jacques Dalarun su “Il Cantico di frate sole: un testo e la sua genesi”, autore del recente ritrovamento di un manoscritto di Tommaso da Celano su san Francesco. Sarà quindi la volta del preside fra Domenico Paoletti su “Laudato sie, mi’ Signore…” e del poeta Alberto Bertoni su “Il Cantico delle creature, evento poetico”.“Parteciperemo anche quest’anno al Festival Francescano - spiega il fra Domenico Paoletti - con la consapevolezza che i luoghi della teologia non sono solo le aule scolastiche ma anche gli spazi dove la gente vive e si incontra. E il Festival francescano è appunto un luogo da abitare, specie quest’anno che ha per tema Sorella terra”.Il Festival come luogo di incontro e di arricchimento, dove trascorrere qualche ora del proprio tempo così da acquisire una maggiore conoscenza sulle ricchezze di cui disponiamo e delle quali, troppo spesso, non abbiamo una chiara percezione.Il primo passo può essere proprio quello di partire dalla spiritualità francescana, per una maggiore consapevolezza del posto che ci è stato dato nel creato, magari muovendo da questa riflessione contenuta nel manifesto scientifico del Festival. “Dio si serve del sole per illuminarci, riscaldarci attraverso il fuoco, dissetarci attraverso l’acqua, nutrirci attraverso i frutti della sorella madre terra. Per il francescano Dio è là, sotto mille forme, nel senso che non crea per ritirarsi poi nel suo regno, ma dimora tra le sue creature, suo autentico altare”.

Il sito del Festival francescano

* Giornalista e docente di Mass media @eliloiacono

Da sn. fra Rimoli e fra Nguyen allo stand del Seraphicum

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MORALE E SOCIETÁ

RISERvATEzzA O TRASPARENzA? LA SANTA SEDE vA CONTROCORRENTE

di Maurizio Di Paolo*

Sono rimasto sgomento, come penso molti di voi, quando ho saputo che dalle colonne dell’Espresso, o meglio dal suo portale informatico, veniva reso pubblico il testo della Enciclica Laudato si’. La violazione dell’embargo è in sè un atto di grave scorrettezza e disonestà professionale. Su questo tutti siamo d’accordo. Tuttavia questa violazione assume anche un valore simbolico, a motivo del fatto che questa fuga di notizie è partita dagli ambienti vaticani, ovvero dai giornalisti accreditati presso la Santa Sede. Tutti ricordiamo lo scandalo del così detto “corvo”, che rese pubblico il carteggio riservato del Pontefice, e in seguito volle giustificare la sua azione motivandola come desiderio di “trasparenza”.Tutti ci rendiamo conto che la violazione di un embargo pontificio, oltre ad avere profili di immoralità, non può esser mossa che da latenti o manifesti interessi politici o, peggio ancora, economici.Frequentando personalmente gli ambienti vaticani, a causa del mio servizio di “Procura”, ossia di rappresentanza dell’Ordine presso gli uffici della Santa Sede, tocco con mano gli effetti di una logica diversa: quella della riservatezza. Basta un minimo particolare: in alcuni uffici, come ad esempio quello della Congregazione della Dottrina della Fede, non è possibile attendere un officiale all’ingresso, o lungo un corridoio, o accedere direttamente in un ufficio, ma si attende la persona competente per risolvere la pratica segnalata, in un salottino, ove si svolge anche l’incontro, a “porte chiuse”. In alcune occasioni le stesse missive arrivano in buste prive di intestazione, e recano nell’incipit la qualifica: riservato. In rare occasioni, la missiva giunge “sub secreto pontificio” e viene ricordato che l’obbligo di osservare tale segreto è “sub gravi”, ossia che la violazione dello stesso costituisce peccato grave.Perché tanta cura per tutelare la “riservatezza”? Alla domanda mi sono dato empiricamente tre risposte: per preservare la “buona fama” delle persone, per rispettare la libertà di coscienza, e per tutelare la libertà di azione della stessa Santa Sede, sottraendo al “tribunale mediatico” e, a volte alla vera e propria diffamazione, le persone e le questioni più delicate.

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Troppo spesso le vicende più importanti, nella nostra società italiana e occidentale, sono giudicate sommariamente nei salotti televisivi, da opinionisti o giornalisti, o peggio ancora sulle nuove agorà virtuali, a suon di “post” e di “sentenze” approssimative e superficiali.La riservatezza tutela la libertà di coscienza che ognuno di noi ha, ed esprime nel porre in essere le proprie scelte, che se possono sembrare criticabili ai più, hanno una loro logica intrinseca, fosse anche quella della debolezza che innesca il peccato. È necessario giudicare e condannare il peccato, salvando il peccatore, e dando a lui la possibilità di riscatto.Distruggere la buona fama di una persona pubblica, come ad esempio un sacerdote o un religioso, potrebbe cagionare anche l’abbandono della Chiesa e lo scandalo da parte di molti altri, fedeli o non. Attuare sanzioni penali su di un religioso o un fedele, da parte della autorità ecclesiastica, secondo le procedure prestabilite, non deve comportare una “damnatio memoriae”, ma tracciare un cammino di conversione, evitando lo scandalo, che ferisce la fede dei più deboli. Ecco perché tutto ciò deve avvenire nella massima riservatezza. Basti pensare che per alcuni procedimenti penali la Santa Sede chiede che siano sacerdoti sia i giudici che gli avvocati, tanta è la delicatezza delle questioni trattate.La segretezza di taluni provvedimenti tutela la libertà di azione della Santa Sede. Mi riferisco ad

esempio alla procedura di nomina ad alcuni uffici ecclesiastici, per i quali è necessario richiedere delle informazioni e dei pareri presso persone autorevoli, senza sollevare sospetti o dare adito a dicerie. La libertà di azione della Santa Sede si esprime anche nel governo e nel controllo delle Chiese locali e degli Istituti Religiosi. In questi casi la riservatezza è d’obbligo. Basti pensare cosa avverrebbe se l’identità di chi denuncia alla Santa Sede una situazione problematica all’interno di una Chiesa locale o un Istituto Religioso venisse resa nota: si esporrebbe la persona al rischio della emarginazione, o peggio ancora della ritorsione. Il “male” va curato, senza condannare chi lo ha denunciato.

Possiamo pensare in merito, alla sottilissima rete di rapporti diplomatici che la Segreteria di Stato tesse con le diplomazie di tutto il mondo, per tutelare la pace, la libertà religiosa e la dignità delle comunità cristiane sparse in tutto il mondo.La trasparenza, che oggi sembra un principio imprescindibile, fino a diventare una vera e propria bandiera politica, non può essere applicata sic et simpliciter alle procedure vaticane. Se la richiesta di trasparenza è figlia della profonda diffidenza nelle istituzioni politiche, la fiducia nella Chiesa motiva e supporta il nostro pieno rispetto per la segretezza che il Papa e i suoi collaboratori ci chiedono in alcune circostanze, per il bene del prossimo e la salvezza delle anime, che nella Chiesa deve sempre essere legge suprema (Can. 1752) .

* OFMConv, Procuratore generale dell’Ordine [email protected]

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Lo Studio patavino collegato a “San Bonaventura”I 70 ANNI DELLO STuDIO TEOLOGICO PER LAICI DI PADOvA:uNA FORMAzIONE CHE GuARDA ALLE SFIDE DELLA STORIA

di Luciano Bertazzo*

Domenica 21 giugno presso l’Istituto Teologico S. Antonio Dottore di Padova si è voluto celebrare il 70° anniversario di fondazione dello “Studio teologico per Laici al Santo” (STL). Una realtà ininterrottamente presente nel contesto culturale e teologico, evolutasi in una vivace Scuola di formazione teologica, formalmente riconosciuta dalla Facoltà teologica dell’Ordine. Nell’ultimo ventennio sono stati più di 500 gli studenti che hanno raggiunto il diploma dopo un quadriennio di regolare frequenza dei corsi.Settant’anni: la vita di un uomo, secondo il salmo! Ma anche segno di vitalità in una storia che ha saputo trovare nuove strade offrendo risposte a domande emergenti nel variare delle situazioni.Tutto iniziò nel dicembre 1945, quando per iniziativa di p. Samuele Doimi, il 21 dicembre prendeva avviò lo Studio Teologico per Laici al Santo. Era il primo nel Veneto proposto dai francescani conventuali che, secondo un’antica tradizione, in continuità ideale con lo Studium generale presente nel convento del Santo fin dal ‘300, volevano rifarsi presenti nel tessuto urbano – allora devastato dalla guerra e dalla ideologia totalitaria del fascismo – per un ripensamento dell’essere cristiani in una società pluralista, proponendo una solida formazione. Un’esperienza analoga era già stata avviata, nel gennaio di quell’anno, nella basilica francescana di Santa Croce a Firenze. Un avvio con i crismi dell’approvazione ufficiale pervenuti dalla Congregazione per gli Affari Ecclesiastici. Il 17 dicembre, a firma del pro-sostituto Domenico Tardini, giungeva l’assenso con l’evidenziare “L’insegnamento non solo si terrà fuori di ogni corrente di pensiero antitomistico, ma seguirà la dottrina dell’Angelico Dottore, in conformità a quanto prescrive il can 1366 § 2”. La proposta padovana non costituiva una novità assoluta. Si poneva all’interno di quelle esigenze maturate già nel pontificato di Pio XI con il progetto di un laicato preparato culturalmente e dottrinalmente, fedele e obbediente alla gerarchia, capace di inserirsi e di opporsi a una cultura laicista, quando non antagonista.

teologia

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Studenti dello Studio teologico (Foto ITSAD)

Già nel 1915 il gesuita p. Agostino Garagnani aveva aperto a Padova l’ “Accademia di studi religiosi” (lo stesso che fondò nella Pontificia Università Gregoriana la cattedra di “Apologetica della religione” nel 1918); dal 1935 al 1941 corsi di cultura cattolica erano stati svolti a Trieste dal gesuita p. Giuseppe Petazzi; nel 1945 a Venezia si era avviato lo “Studium Cattolico” e a Verona la “Scuola superiore di cultura religiosa”; dal 1943 ad Assisi don Giovanni Rossi aveva avviato le “Settimane teologiche” presso la “Pro civitate christiana”. Lo Studio di Padova, nel primo decennio, tenne corsi sistematici di teologia, filosofia, cicli di conferenze, aprendosi a iniziative artistico-musicali e aggiornamenti sui temi scottanti del tempo, invitando le migliori intelligenze del mondo francescano, del clero diocesano e del laicato cattolico. Negli anni ’60 con la flessione del numero dei partecipanti, si modificò la proposta proponendo brevi cicli di lezione su punti salienti della fede cristiana. Una situazione storicamente comprensibile nei mutamenti culturali dell’epoca, soprattutto nell’evento conciliare del Vaticano II (1962-1965).La svolta, improrogabile, avvenne con l’anno accademico 1977: restando idealmente

collegati al Santo da dove tutto aveva avuto inizio, la sede venne trasferita presso l’ITSAD organizzando una scuola serale di teologia, articolata in un ciclo triennale. Lo STL divenne così la Scuola Serale di Teologia, collegata per il diploma alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura”. Ai corsi sistematici di teologia venivano affiancate varie altre proposte culturali, particolarmente vivaci durante il rettorato di p. Alfredo Bizzotto (1983-1991).Nel mese di ottobre 1979, prendeva avvio anche la Scuola

di Teologia per religiose (impedite, per vari motivi, a partecipare alla scuola serale), di durata triennale, esperienza durata fino al 1991. Nel consiglio scolastico del 1991, su proposta del rettore Bizzotto, le due scuole confluirono in un unico corso (su richiesta della maggior parte dei laici che trovavano più vantaggiosa la soluzione in termini di impegno) con corsi dalla durata quadriennale organizzati nella Scuola di formazione teologica, attività dal 1995 formalmente incorporata nell’ITSAD.Molte cose erano cambiate nel frattempo. L’esigenza di una formazione teologica “per i laici” era divenuta un’esigenza sentita: molte diocesi avevano attivato “Scuole di formazione teologica”; nel 1978 anche la diocesi di Padova aveva avviato la sua Scuola di formazione teologica, in un ciclo triennale. Scuole che si erano associate nella “Federazione delle Scuole di Formazione Teologica del Triveneto”, Federazione che attualmente fatica a trovare ossigeno, anche se si sta cercando di “rivitalizzarla” come luogo alternativo alla ristrutturazione dei vari ISSR.

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Fra Paoletti con fra Bertazzo (Foto ITSAD)

Su questa traccia, che segna una realtà che è stata capace di rinnovarsi, di accogliere considerevoli numeri di iscritti grazie soprattutto al convinto passaparola di chi la frequentava, si è stati capaci di offrire ulteriori rivitalizzanti proposte. Mi riferisco soprattutto a due iniziative che caratterizzano vivacemente la realtà attuale.L’attività proposta nella lectio divina domenicale: avviata nell’anno accademico 1996-97 come proposta in preparazione alla Missione cittadina in vista del grande Giubileo del 2000. Una proposta che si affiancava al corso di Introduzione biblica, animato dai padri Lorenzin, Cappelletto, Casarin. E poi la costituzione della Scuola di spiritualità come ricerca dell’identità profonda della vita consacrata e quale risposta alla diffusa domanda di approfondimento presente nel clima culturale.

Nel settembre 1998, in una giornata di formazione dei docenti, si rifletteva sulla domanda di una teologia che si fa spiritualità. Su queste linee e domande si avviava, il 6 ottobre 2001, il Corso biennale di spiritualità, divenuto triennale a partire dal 2006, con una formula progressivamente e costantemente rinnovata. Ringraziamo il Signore per questa storia: continui a darci

nel ministero intellettuale la passione per il regno, interceda il beato Antonio, incaricato da san Francesco di insegnare teologia, “purché non si estingua lo spirito di orazione e devozione”.

*OFMConv, Preside dell’Istituto teologico di Padova

La cerimonia sul blog Istituto Teologico S.Antonio Dottore

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Consegna dei diplomi (Foto ITSAD)

Studenti dello Studio teologico (Foto ITSAD)

IN ANTEPRIMA IL NuOvO FASCICOLO DI MISCELLANEA FRANCESCANACON STuDI FILOSOFICO/TEOLOGICI, FRANCESCANI E Su S. ANGELA DA FOLIGNO

di Roberto Tamanti*

Puntuale come un orologio svizzero arriva la nostra rivista Miscellanea francescana. Il primo fascicolo del 2015 infatti è appena stato licenziato ed è in spedizione ai vari abbonati, oltre che consultabile nelle biblioteche e anche online sul sito della Libreria del Santo. In questo numero abbiamo articoli e contributi suddivisi in tre sezioni: gli studi filosofico/teologici, gli studi francescani ed una sezione dedicata ad alcuni lavori su sant’Angela da Foligno.Mi piace evidenziare, tra tutti questi articoli, alcuni che per il tema affrontato o per il modo con il quale sono stati elaborati, si mostrano particolarmente significativi.Tra gli studi teologici un lavoro nuovo come tipo di proposta è quello di Simone Schiavone, frate del Seraphicum, che con altri studenti ha partecipato al seminario offerto dalla Facoltà insieme all’Istituto Mulieris dignitatem, sul tema della teologia nella vita quotidiana. Questo lavoro è il frutto della discussione in seno al seminario stesso, quindi in qualche modo un contributo che è passato attraverso il confronto con gli altri studenti.Tra gli studi francescani suggerisco in particolare la lettura dell’articolo di un frate minore della Custodia di Terrasanta, sulla farmacia da loro gestita a Gerusalemme, su tutta l’opera di cura dei malati portata avanti durante i secoli dai frati. Un lavoro ricco di citazioni e curiosità: la storia, come sappiamo, non è fatta solo di grandi eventi, ma anche della narrazione delle vicende quotidiane, che permettono di capire la situazione e lo spirito del tempo. Inoltre non dimentichiamo i due articoli sul beato Antonio Lucci (OFMConv), nel 25° di beatificazione.Infine, come dicevo, alcuni contributi su sant’Angela da Foligno, frutto e della presentazione del libro a lei dedicato, e della relazione svolta durante la festa della Facoltà da parte di Bernardo Commodi.Come sempre, completano il volume qualificate recensioni.Segnaliamo come, a partire da questo numero, abbiamo ripreso la stampa degli estratti cartacei degli articoli, quindi chi è particolarmente interessato a uno studio può farne richiesta all’autore.Infine, in seconda pagina di copertina di Miscellanea appare una dicitura nuova: la rivista è infatti classificata da Anvur come rivista scientifica per le aree 10 e 11 (per saperne di più, consultare il sito www.anvur.it).

*OFMConv, docente di Teologia morale e Bioetica, direttore di Miscellanea Francescana

MISCELLANEA FRANCESCANA

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“In mISSIone” SuLLe BanChIne DeL TeveRePER COSTRuIRE PONTI CON uNA PERIFERIA BISOGNOSA DI DIO

di Paolo Fiasconaro*

“Diamo un volto umanitario, sociale e spirituale all’Estate Romana sul Tevere”, è lo slogan del Centro Missionario Francescano ONLUS per sensibilizzare turisti e visitatori romani a vivere momenti di crescita nelle calde serate estive ed anche per far conoscere le attività missionarie che i Francescani Conventuali promuovono in quaranta paesi del mondo.L’iniziativa, dopo l’esperienza estiva dello scorso anno, è partita anche quest’anno (12 giugno/2 settembre) ed è nata in collaborazione con l’Associazione Culturale “La Vela d’oro” per valorizzare il tempo libero con contenuti culturali, artistici e promozionali, accogliendo l’invito di Papa Francesco che stimola i credenti a “uscire dalle proprie strutture” per andare nelle “periferie esistenziali dell’uomo” dove la gente vive tempi e spazi di sana cultura.Raccontare l’esperienza vissuta tra le sponde del Tevere dal nostro Centro Missionario può essere un motivo in più per capire il significato dell’evento, caratterizzato da elementi poveri di strutture, ma fortemente ricco per la valenza culturale e spirituale. La “missione” sulle banchine è un’avventura che ha dello straordinario e sorprendente.Straordinario per la novità di una proposta e di una esperienza inusuale, in un luogo “laico”, in una periferia umana quale è la movida romana… del divertimento, del relax serale e della passeggiata dei romani e dei turisti.Sorprendente per i risvolti positivi nel dialogo e nell’incontro con la gente di varie estrazioni sociali, nazionalità, razza e culture: una moltitudine di tipologie diverse, giovani e famiglie intere, suore e preti, seminaristi e diplomatici, credenti e non credenti di varie religioni e ideologie. Una fiumana umana… che guarda meravigliata, si ferma, dialoga e cammina fino a notte alta… alla ricerca di un sorriso, di un consiglio, di uno sfogo e forse “spesso” di ritrovare la strada perduta.

estate missionaria

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Abbiamo visto transitare lo scorso anno per tutta l’estate quasi due milioni di persone: tutti hanno potuto osservare il nostro stand e la nostra presenza tra la gente, in un sito con tanti

ristoranti, eventi e due chilometri di spazi espositivi. Alcuni rivolgono un semplice sguardo, ma con ammirazione; altri indifferenti, ma rispettosi. Moltissimi grati perché “ci siete in questo luogo laico”. Tanti ringraziamenti perché “siete la fiaccola accesa in questo mondo che corre”. Proficua è la consegna di una cartolina “CARO PAPA FRANCESCO: per me la missione è”, dove ognuno può esprimere un proprio pensiero sul concetto di missione.

Inoltre si distribuiscono migliaia di depliant, rosari, biografie e la nostra rivista “Il Missionario Francescano”. Non vendita di oggetti missionari, ma solo presenza e testimonianza.Grande rispetto per il saio francescano e per la cordialità dell’approccio, non invadente, ma mirato alle finalità della nostra proposta. “Ci mandano San Francesco e Papa Francesco”: sono le due figure che ci aiutano a trasmettere il nostro messaggio. L’effetto Bergoglio è una sorprendente ed efficace mediazione di catechesi che traduce concretamente quanto il Papa va dicendo ogni giorno: “Sogno una Chiesa che faccia delle scelte missionarie… una Chiesa in uscita”. Il nostro Centro ha ascoltato il suo messaggio sull’onda dell’invito del Padre San Francesco. Non abbiamo esitato ad intraprendere questa avventura e la Provvidenza ci è venuta incontro.Due sono i “dati salienti” dell’incontro con la gente. 1) La proposta del concetto di “missione” spiazza ogni ideologia e, al di là del proprio credo, dentro la “missione” sono insiti i valori dell’altruismo, condivisione, volontariato, solidarietà e quant’altro di positivo vi è dentro l’animo umano nei confronti del proprio simile. 2) L’esperienza vissuta sulle banchine è esportabile in altri siti laici e credo che sia la nuova frontiera di una evangelizzazione “davvero nuova”. Essa fa tesoro di queste opportunità per penetrare dentro il tessuto di una collettività disorientata, distratta e alla ricerca dell’accoglienza fraterna e di testimonianze credibili in grado di dare risposte ai grandi problemi esistenziali dell’umanità e alle tante povertà che affliggono il mondo contemporaneo, bisognoso di Dio.

*OFMConv, giornalista, direttore del Centro Missionario Francescano Onlus

Il sito del Centro Missionario Francescano

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CHIARA E FRANCESCO: DuE MODI DI REALIzzARE LA vITA EvANGELICA

Pietro MARANESI, Chiara e Francesco. Due volti dello stesso sogno (Itinera Franciscana, 8), Cittadella Editrice, Assisi 2015, pp. 114.

Recensione a cura di emil Kumka*

Il nuovo libro di Pietro Maranesi mette a confronto due modi di realizzare la proposta della vita evangelica. Adoperando la categoria del sogno espone l’impatto della radicalità della scelta del rovesciamento delle strutture sociali e religiose da parte di Francesco e di Chiara. Lo stesso fascino per il Vangelo, per la povertà volontaria e la fraternità con gli ultimi dell’epoca, che furono uguali per tutti e due i figli d’Assisi, non poterono però avere svolgimento omogeneo. Subito all’inizio del libro troviamo la problematica della struttura sociale nella quale si nota una netta cesura per i maschi e per le femmine (i primi svolgevano le funzioni nel tessuto della città, invece le seconde furono relegate unicamente alle funzioni familiari tra le mura della casa o alla scelta della reclusione nella clausura del monastero), perché è secondo “queste categorie antropologiche e di tali valori sociali che vivono Francesco e Chiara”. Di conseguenza Maranesi pone la domanda: come e se queste circostanze poterono condizionare il valore evangelico scoperto e proposto da parte dei Santi? Nella breve conclusione l’Autore dà la sua risposta alla domanda iniziale, sull’impatto e sulla reazione della proposta del cambiamento della gerarchia sociale e religiosa nell’ottica del Signore povero, che sottolinea sì la novità profetica dell’Assisiate e della sua Pianticella, ma che tristemente evidenzia una certa sconfitta. Infatti scrive: “Tuttavia i processi evolutivi che seguirono le due realizzazioni specifiche di quel sogno evangelico (da parte dei frati minori e da parte delle sorelle povere di San Damiano), mostrano una specie di (e)involuzione interna dei gruppi. […] …si assiste di fatto ad una specie di involuzione, i cui punti di arrivo delle due esperienze nate da Francesco e da Chiara sembrano ritornare a quei valori sociali-religiosi dai quali essi si erano voluti allontanare”. Così la novità profetica è stata in qualche modo canalizzata sui percorsi, comunque cambiando la percezione del mondo degli ultimi e la sensibilità verso i poveri nella storia ecclesiale e civile.

*OFMConv, docente di Francescanesimo e Direttore della Biblioteca del Seraphicum

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TRA LE RIGHE

HAPPy THERAPy HAPPy SuMMER 2015NuOvE INIzIATIvE DELL’ASSOCIAzIONE BIMBI & CO.

di Enrica Lo Coco*

Lo splendido parco della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum è, anche quest’anno, protagonista del campus estivo Happy Therapy Happy Summer 2015.Come di consueto i Frati Minori Conventuali che ospitano l’Associazione Bimbi & Co. Onlus si sono fatti ambasciatori dell’iniziativa che vede protagonisti, per il secondo anno consecutivo, quattordici piccoli partecipanti selezionati nel progetto di ricerca Learn By Doing.L’Associazione Bimbi & Co. Onlus opera dal 2009 in favore della riabilitazione di bambini con autismo, disturbi del comportamento e del linguaggio, Ideatrice e promotrice del progetto Learn By Doing, l’Associazione ha sede operativa proprio all’interno del Seraphicum con ben 400 metri quadri di spazi, realizzati con il contributo della Caritas Antoniana.Learn by Doing è un programma di ricerca su circa ottanta famiglie coinvolte e si sviluppa durante il corso dell’anno scolastico rispettando le attività terapeutiche tradizionali di logopedia e neuropsicomotricità con cadenza uni o bisettimanale, con monitoraggi e valutazioni semestrali (a inizio e fine progetto) e inserendo come unicità la condivisione e il coinvolgimento nelle attività dell’intero nucleo familiare.Infatti l’unicità sta proprio nell’accogliere la famiglia e tutte le persone che ruotano intorno al bambino, proprio per lavorare insieme nel raggiungimento degli obiettivi preposti.La figura, inoltre, del responsabile dell’Associazione, mamma anch’essa di un bimbo con diverse abilità favorisce l’ascolto e l’accoglienza. Il campus estivo Happy Therapy, poi, nasce dalla richiesta e dall’esigenza da parte delle famiglie che da settembre a giugno accompagnano i loro bambini a terapia e che desiderano integrare e intensificare il lavoro svolto durante l’anno con l’organizzazione di un campus estivo rivolto ai propri figli.Happy Therapy, volto ad arricchire il lavoro terapeutico sviluppato durante il corso dell’anno con rapporto uno a uno (operatore e bambino) con una proposta sperimentale studiata proprio

CULTURA DELL’accoglienza

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per agevolare la relazione con i pari, è un progetto Bimbi & Co. basato sulla ricerca e che ha come scopo quello di dimostrare l’importanza di una costanza, di una persistenza e di una regolarità del lavoro quotidiano per diverse ore consecutive rispetto al singolo intervento terapeutico settimanale.È gestito interamente dal personale sanitario che ha sviluppato le attività non più per il singolo ma per il piccolo gruppo.La sana competizione, l’osservazione dell’altro e lo scambio tra pari, oltre a favorire l’integrazione e la relazione, garantiscono l’acquisizione di competenze più facilmente raggiungibili

grazie a una intensificazione terapeutica basata su obiettivi a breve termine.

Campo estivo haPPY TheRaPY haPPY SummeR 2015 Che cos’è: un campo estivo in cui ai bambini del nostro centro vengono proposte attività neuropsicomotorie e logopediche mirate. I 14 partecipanti divisi in tre gruppi in base ad età e necessità riabilitative frequentano il campo per 5 giorni a settimana dalle ore 8:30 alle ore 16. La loro giornata è suddivisa in 6 momenti diversi: logopedia, attività neuropsicomotoria a tavolino, merenda, attività neuropsicomotoria dinamica, pranzo seguito da gioco libero e attività musicoterapeutiche e artistiche. Quando: inizio attività 30 giugno termine 24 luglio 2015 Beneficiari: 14 bambini del nostro centro e le rispettive famiglie, 4 operatori sanitari, 4 tirocinanti, 2 addetti all’amministrazione. Risultati ottenuti nel 2014: dal punto di vista riabilitativo si è assistito a un miglioramento delle performance dei bambini in tutte le aree. I genitori hanno accolto con grande entusiasmo questo progetto e, al termine del campo estivo, hanno ripetutamente chiesto la sua attivazione anche durante l’anno scolastico o in tutti i periodi di vacanza dalla scuola.I piccoli partecipanti vengono accolti e accompagnati nel parco dove si svolgono quasi tutte le attività proposte. La durata del campus è di 8 ore al giorno per 5 volte a settimana per 4 settimane dalle ore 9.30 alle ore 16.00 e prevede: Arrivo e divisione dei gruppi Percorso senso motorio (bike therapy, puzzle therapy) Sviluppo delle competenze linguistiche Attività di autocontrollo, attenzione e sviluppo delle funzioni esecutive Musicoterapia , Teatroterapia e Laboratori crativi Il momento del pranzo, con l’apparecchiamento e il servizio a tavola svolto di volta in volta dai bambini Pausa relax e gioco strutturato nel parco in zona d’ombra Uscita

Visita il sito di Bimbi&Co.

* Fondatore e Presidente di Bimbi&Co.

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Attività nel parco del Seraphicum

JuRA$$IC WORLD: uN FILM CON GRANDI EFFETTI SPECIALI MA uN’OCCASIONE MANCATA PER RIFLETTERE Su uOMO, NATuRA E TECNICA

di Emanuele Rimoli*

A Uomo non bastava un giardino e si comprò un’isola. Uomo piantò ogni tipo di laboratori e vi giacque con un’anziana zanzara. Quando si svegliò i laboratori avevano dato chi il trenta, chi il sessanta, chi il cento per uno. E Uomo era molto felice perché era miracolosamente diventato oviparo. E questo per quattro volte, nonostante alcuni figlioli dimostrassero avere qualche problema con l’autorità.Sotto la costante supervisione di mamma laboratorio Uomo allevò i piccoli che crebbero grandi e forti, e gli spuntarono la coda, le piume, le ali, le squame, gli artigli, i denti (molti!), le corna, il gozzo - tutte quelle cose che rendono fieri i genitori e per cui dico-no “ha preso tutto da me”.Ma mamma laboratorio, nonostante le innovative tecniche pedagogiche, non riesce a educare tutti i fi-gli, perciò questi si arrabbiano, spaccano tutto, se la prendono con babbo Uomo e si mangiano un po’ fra di loro. Ma un bel mattino, dopo tanta corsa e tanti ruggiti, tutto torna a posto: Uomo fa un bel sermone fune-bre moraleggiante a mamma laboratorio e se ne va, e i figlioli tornano a giocare liberi.

Considerato che il cuore di questo genere di film emerge fra le corse spasmodiche, i ruggiti, i morsi e le urla terrorizzate degli umani, il lettore/spettatore capisce bene che resta poco su cui ragionare. Ed è un peccato.Si potrebbe tranquillamente dire che è un giocattolone che mescola dosi innocue di avventura, tensione, meraviglia, effetti speciali (smisurati), elementi tenuti assieme dal democratico “per tutta la famiglia”. Perciò tocca semplicemente essere spettatori che si godono l’entertainment, visto che per questo è stato pensato. Ma così si finisce col buonista «Eh, so’ ragazzi», e i monelli continuano a sfondare le finestre a pallo-nate.

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Cineforum

Il film si basa su tre elementi fondamentali e poche altre briciole.

Il dinosauro geneticamente modificato. Siccome ormai ci siamo abituati ai dinosauri che non sono più abbastanza WOW, ce n’è bisogno di uno nuovo, più all’avanguardia («was designed» dice il dottor Wu/Frankestein). Insomma i dinosauri sono troppo vecchi per questo mondo e non fanno più tendenza (alias guadagno), c’è bisogno di un upgrade che lasci tutti a bocca aperta. Ed ecco che viene progettato il feroce Indominus rex, panacea per le esigenze di marketing del parco. Che cosa veramente sia è riassunto nella frase più ripetuta del film: «Bigger, Louder, More Teeth», ov-vero è più grosso degli altri, quando urla fa più rumore degli altri e ha molti più denti degli altri. Insomma è Er più de Borgo, ricordando il Celentanosauro.Ed è femmina, bianca, intelligentissima, psicopatica, imprevedibile, snervante, e ha il pollice opponibi-le - chi scrive non intende fare alcuna allusione sarcastica.

I velociraptor ammaestrati. È la parte più spassosa e moralistica del film. Owen - macho col coefficiente di lezzo pari alla metroB all’ora di punta - è l’alfa del branco dei Raptor. Ragiona con loro, in qualche maniera li ha addestrati ma, siccome tiene a entrambe le mani e non solo, si affretta a ricordare che i Raptor non sono foche da circo o le caprette di Heidi, e che lui non li ha davvero ammaestrati, ma ha intessuto con loro «una relazione basata sul mutuo rispet-to», cosa che auspica per la relazione con la bella e frigida Claire, A.D. del parco. Spezziamo una lancia a suo favore. Una delle scene più bel-le del film è la corsa in moto del macho Owen (di sorriso soddisfatto munito) con i Raptor alla ricerca del Cattivosauro. Una carica di cavalleria adrenalinica che supera la scena epica di Godzilla scortato dalla flotta armata del film di Edwards (2014). Ma la tensione mozzafiato e il terrore dei Raptor del primo Jurassic Park muoiono qui, il resto è rissa da bar.

Il terzo elemento (che non merita nemmeno il grassetto) sarebbe la battaglia etica tra chi vede gli zoo come entità commerciali da modificare e promuovere in base alle leggi di mercato e chi, invece, invocando il rispetto per l’ecosi-stema, considera i dinosauri creati in laboratorio come animali da studiare - ovviamente con tanto di diritti, tipo essere vestiti da pony per portare a spasso i bambini del parco (così i cuccioli di Triceratopo nel film) o magari, per essere più attuali, infestare il

web come accade ultimamente coi gattini.

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Ma il tema è così generico che scompare all’ora di pranzo del T-Rex, quando l’onnipresente voce del megafono annuncia: «Avviso per i genitori: lo spettacolo potrebbe impressionare vostri bambini».Le briciole, ovvero il T-Rocky o Rockysauro. Il film spera in un climax finale, quando l’Indominus sta per insediarsi sul trono, i Raptor ne sono diventati gli alfieri e i pedoni umani sono in trappola.

Colpo di scena, se così si può dire: il Raptor beta rientra in sé, torna dalla parte di Owen-alfa e viene punito dall’In-dominus con un solenne ceffone. Claire, che finora ha fatto poco più che urlare, correre sui tacchi (che non si rompono mai!) e cercare di domare at-tacchi d’ansia, ha un colpo di genio (indotto dal nipote), far entrare in scena uno “coi denti”. È un momento grandioso: si alza il cancello della gabbia

come un sipario e dal fondo buio compare il T-Rex come una vecchia gloria, un eroe di guerra. L’imponente e un po’ flaccido Rocky sale sul ring e ovviamente, dopo un promettente inizio a suon di ruggiti a 50 e passa denti e corsa in slow motion, le prende di santa ragione. Solo il gioco di squadra con il Raptor (lo schiaffeggiato) e il leviatanico Mosasauro (alfa e omega della sua genia) permette di sconfiggere l’odiosa lucertola artificiale. Natura vince, tecnica perde - come in Rocky contro Drago. E il T-Rex va a urlare «Adriana» sul tetto del laboratorio.

Al di là degli straordinari effetti speciali, il film è un’occasione mancata. Si poteva riflettere sui temi attualissimi che riguardano il rapporto uomo, natura e tecnica, pur mantenendo una buona dose di in-trattenimento. Questo film e l’intera serie potevano farlo senza scivolare sugli slogan pseudomoralistici del riccone di turno: «Questo parco è stato costruito per ricordarci quanto siamo piccoli» - imbottito di Maalox, deve aver dimenticato che basta un mal di pancia a ricordarcelo, o una zanzara tigre… E invece no. Ci si è persi in troppi rivoli già visti, prevedibili e mai sviluppati appieno. Ci si meraviglia più per l’in-trattenimento del parco a pieno regime, che per la natura.Il risultato è che a vincere su tutti è una sola specie mai estinta, il Dollarosauro.

*OFMConv, Docente di Antropologia teologica e Direttore del Cineforum Seraphicum @fratemanu

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appuntamenti

PeLLeGRInaGGIo neI LuoGhI KoLBIanI

Dieci giorni sui luoghi di san Massimiliano Kolbe in Polonia, guidati dai frati polacchi. Il pellegrinaggio-studio, in corso in questi giorni, è proposto dalla Cattedra Kolbiana della Facoltà ai frati studenti

del Seraphicum che hanno così l’opportunità di visitare e conoscere i luoghi simbolo del loro confratello, martire ad Auschwitz. Il programma prevede soste a Niepokalanow la Città dell’Immacolata, a Cracovia e ad Auschwitz. “I partecipanti al pellegrinaggio - spiega fra Raffaele Di Muro, direttore della Cattedra Kolbiana - hanno così l’opportunità di sostare nei luoghi di Kolbe, riflettendo sulla sua spiritualità e sul suo zelo apostolico. La visita ai campi di concentramento si rivela assai toccante alla luce del martirio di carità vissuto dal santo polacco”.

L’iniziativa va a concludere il percorso di studi della licenza in francescanesimo durante la quale gli studenti, dopo aver seguito corsi o convegni kolbiani, visitano quei luoghi dove il santo polacco, ex studente del Seraphicum, ha espresso il suo fervore missionario.

CONvEGNO Su vALDO E FRANCESCO

“Valdo e Francesco. I fondatori e gli sviluppi” è il tema del convegno in programma il 1° agosto a Laux (Usseaux), al quale parteciperà fra Giuseppe Giunti, docente di Teologia pastorale e Catechetica al Seraphicum. “Francesco interpella i credenti di oggi” è il tema della relazione che offrirà un contributo all’obiettivo di questo convegno finalizzato a studiare “due uomini che in periodi vicini e in luoghi diversi - si legge nella presentazione - hanno animato e interpretato nella cristianità delle esperienze religiose per alcuni aspetti simili e che hanno avuto degli esiti opposti. Con Valdo di Lione nel 1174 inizia un movimento pauperistico che si sviluppa allora specialmente nella Francia del Sud e nel Nord dell’Italia. Francesco d’Assisi si converte nel 1206, l’anno della morte di Valdo, e quando muore nel 1226 il movimento da lui promosso ha ormai una diffusione ampissima destinata ancora a espandersi”. Il convegno, inoltre, intende interrogarsi sugli stimoli che da Valdo di Lione e Francesco d’Assisi possono venire alla nostra religiosità e alla nostra cultura.

SAN BONAVENTURA INFORMA SuLLA LETTuRAUscirà attorno alla metà di luglio il numero di San Bonaventura informa dedicato alla lettura, l’ultimo prima della pausa estiva. Come da tradizione, si tratterà di un numero interamente dedicato ai libri, attraverso riflessioni, consigli da parte dei docenti e uno sguardo alle pubblicazioni presentate nel corso dell’anno accademico. Un numero a foliazione ridotta, in linea con il periodo estivo, ma con la volontà di offrire qualche spunto per questo tempo di riposo.

(Foto: www.valdesidipignano.it)

vERSO IL 112° ANNO ACCADEMICO:I PERCORSI FORMATIvI DELLA FACOLTà

Si apriranno il prossimo 1° settembre le iscrizioni all’anno accademico 2015-2016, il 112° della Facoltà.La Facoltà San Bonaventura, inizialmente riservata agli appartenenti all’Ordine dei Frati minori conventuali, dal 1973 è frequentata anche da studenti esterni, religiosi e laici, che vi trovano, in un ambiente familiare, la possibilità di acquisire approfondite conoscenze nell’ambito teologico e del francescanesimo. Con il valore aggiunto - oltre che di un corpo docente qualificato - di un radicato approccio interculturale grazie a un eterogeneo corpo docenti e alla presenza di studenti provenienti da oltre venti Paesi.Seguendo i nostri corsi, è possibile conseguire i gradi accademici di:*Baccalaureato: I° ciclo quinquennale di studi con un biennio filosofico e un triennio istituzionale;*Licenza: II° ciclo di studi della durata di due anni con specializzazione in Cristologia e in Francescanesimo contemporaneo.*Dottorato: III° ciclo della durata di due anni.

Il nuovo anno accademico inizierà il 5 ottobre 2015 e terminerà il 23 giugno 2016.Le iscrizioni al primo semestre sono aperte dal 1° settembre al 5 ottobre 2015; per il secondo semestre dal 7 gennaio al 16 febbraio 2016.

Ci si può iscrivere alla Facoltà come:ordinario: per conseguire i gradi accademici di Baccalaureato e Licenza in Sacra Teologia;straordinario: per frequentare i corsi istituzionali senza il conseguimento dei gradi;

ospite/uditore: per frequentare alcune discipline senza obbligo d’esame;fuori corso: per completare gli studi e conservare i diritti di studente trascorso il normale periodo di iscrizione;candidato al dottorato: dopo aver conseguito i gradi di Baccalaureato e di Licenza in Teologia.

La Facoltà propone inoltre i corsi di: Cattedra Kolbiana, Grafologia pastorale, Master “Peace Building Management-per costruire la pace nel mondo” .

Recapiti della Segreteria per informazioni e iscrizioni: via del Serafico, 1 – 00142 Romatel. 06 5192007 - e-mail: [email protected](la Segreteria riaprirà il 1° settembre)Per ogni dettaglio, visita il nostro sito.

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InIZIaTIva DeLL’aCCaDemIa “BeSSaRIone” È stato presentato l’11 giugno nella biblioteca della Facoltà, alla presenza del cardinale Raffaele Farina,

il volume “Il Palazzo della Rovere ai Santi Apostoli di Roma. Uomini, pietre, vicende. Il Quattrocento. Parte Prima. I cardinali Bessarione e Riario” di p. Isidoro Liberale Gatti.Il testo è il primo di sei volumi che l’autore ha progettato per coprire il periodo storico dal Quattrocento al Novecento (il primo volume parte in realtà dal Duecento, con i viaggi a Roma di Francesco d’Assisi), ricostruendo nel dettaglio vicende e personaggi che hanno ruotato attorno al Palazzo della Rovere ai Santi Apostoli. Un edificio di particolare importanza nella storia romana, appartenuto al cardinale Basilio Giovanni Bessarione

(1403-1472), sede del cenacolo culturale che lui stesso volle creare nella città dei papi, donando poi il complesso all’Ordine dei Frati minori conventuali. All’iniziativa, promossa dall’Accademia “Cardinalis Bessarionis - Cultus et lectura Patrum”, istituita presso la Facoltà, sono intervenuti il cardinale Raffaele Farina, presidente onorario dell’Accademia, il prof. Francesco Sisinni presidente della stessa, il Preside fra Domenico Paoletti, la professoressa Concetta Bianca dell’Università degli Studi di Firenze e l’autore del libro, moderati da fra Tomislav Mrkonjić, responsabile dell’Accademia per la Facoltà e docente del Seraphicum.

CONFERENzA SuL MARTIRIO DI SAN PAOLO “Il martirio di Paolo” è il tema della conferenza che ha chiuso, il 27 giugno, il ciclo di appuntamenti ideati e tenuti da fra Germano Scaglioni, biblista e docente di Nuovo Testamento. Un incontro che ha permesso di ricostruire la figura dell’apostolo, esaminando in particolare l’ultima fase della sua vita comunemente definita “la passione di Paolo”. Gli incontri, organizzati nell’ambito di questo percorso biblico, hanno affrontato la Lettera ai Filippesi, offrendo una rilettura e analisi della cosiddetta “lettera della gioia” di Paolo e, a seguire, il tema “Per la prima volta furono chiamati cristiani”. La chiesa di Antiochia negli Atti degli Apostoli. Il percorso biblico con fra Germano Scaglioni riprenderà dopo la pausa estiva.

COMuNICARE DIO: LO SGuARDO CRISTIANO DELLA NOTIzIA“Comunicare Dio. Lo sguardo cristiano sulla notizia” è stato il tema del secondo meeting nazionale dei

giornalisti cattolici “Pellegrini nel Cyberspazio”, svoltosi dal 18 al 20 giugno a Grottammare-Ascoli Piceno, al quale era presente anche il Seraphicum con San Bonaventura informa. Un appuntamento promosso per riflettere e per confrontarsi sui rapidi mutamenti della comunicazione, con l’obiettivo primario di mantenere sempre la centralità della Verità. Il meeting ha visto una folta partecipazione di operatori dei media ma non solo. Particolarmente significativa la testimonianza di mons. Basel Yaldo (nella foto), vescovo ausiliare di Baghdad che ha richiamato l’attenzione sul ruolo primario dell’informazione per far acquisire la dovuta consapevolezza sulle persecuzioni contro

i cristiani, perpetrate ogni giorno in tante parti del mondo.

francescanamente parlando

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Foto: fra Franciszek Czarnowski

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FESTA DI RINGRAzIAMENTO A CHIuSuRA DELL’ANNO ACCADEMICO

Si è svolta il 24 giugno la tradizionale festa di ringraziamento a conclusione del 111° anno accademico della Facoltà, aperta dalla santa messa presieduta da monsignor Augusto Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma per il settore sud. A seguire la consegna dei riconoscimenti agli studenti che, in questo anno, hanno conseguito i vari gradi accademici e quindi il momento di convivialità e dei saluti con la cena nel parco del Seraphicum.La conclusione dell’anno accademico è stata dunque

anche l’occasione per festeggiare gli studenti che hanno sostenuto e superato gli esami di grado. Hanno conseguito il “Baccalaureato”: Paulo De Freitas Lindo, Alessandra Genovesi, Domenico Susco, Matteo Ragazzini, Timothy Mwanjala Machila, Paul Kiarie Njuguna, Andrei Bejan, William Mulenga Chanda, Willis Chungu, Thiago Da Silva Lougon, Néstor Livera Pérez, Cezar Nanea, Antolin Ramos De La Cruz. Per quanto riguarda invece la Licenza, hanno concluso il ciclo di studi, Louis Panthiruvelil, Luigi Ruggeri, Zlatko Vlahek, Kyuhee Han, Luis Alberto Nolasco Hernandez, Arturo Osorio Nava, Clement Tălin.

IN PAROLE FRANCESCANE

«Con il fervore di una devozione inaudita, in ciascuna delle creature, come in un ruscello, delibava quella Bontà fontale, e le esortava dolcemente, al modo di Davide profeta, alla lode di Dio, perché avvertiva come un concento celeste nella consonanza delle varie doti e attitudini che Dio ha loro conferito».

SAN BONAVENTURA, Leggenda maggiore IX: FF 1162

PonTIFICIa FaCoLTÁ TeoLoGICa “San BonavenTuRa” SeRaPhICumVia del Serafico, 1 - 00142 RomaSan Bonaventura informa è a cura dell’Ufficio Stampa del Seraphicum Responsabile: Elisabetta Lo Iacono ([email protected])

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Mons. Lojudice con il Preside Paoletti e fra Algarotti

La celebrazione eucaristica nella Cappella “San Bonaventura”