presentazione di powerpoint...• da un luogo di memorizzazione pubblica a un luogo sempre più...
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La televisione dopo la televisione
Alberto Marinelli
Teorie della comunicazione e dei nuovi media
Television is not just a simple technology or appliance
- like a toaster - that has sat in our homes for more
than fifty years.
Rather, it functions both as a technology and a tool for
cultural storytelling.
(Lotz 2007)
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Definire la televisione …
• television set: piattaforma di distribuzione e dispositivi
tecnologici utilizzati per l’accesso;
• television programs: tipologie di contenuto organizzate e
distribuite attraverso le differenti piattaforme;
• television business: modelli produttivi, organizzativi e
regolamentari che consentono di valorizzare la distribuzione
dei contenuti;
• television: medium in se stesso, cioè l’insieme delle pratiche
culturali, economiche, politiche e sociali che si sono
storicamente sedimentate intorno ad una configurazione
tecnologica del mezzo e alle forme di visione che ha reso
disponibili.
dicembre 2012 slide 3
PUBBLICOPREVEDIBILE E ISPEZIONABILE
NESSUNAINTERFACCIA
VISIONE COLLETTIVA
SCHEDULING RIGIDO
PRODUCER
CONTROLLED
FLOW
USER GENERATED
FLOW
AGGREGATE
DISPERSED PUBLICS
POINT TO POINT
CONNECTION AND
RECCOMENDATION
come la chiamo?
nomi commerciali + over
the top, iptv, catch-up tv..
COME CAMBIA
LA TV?
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Il percorso evolutivo della televisione.
• Dalla televisione come un flusso unidirezionale, coerente,
controllato da una programmazione centralizzata alla
televisione come un’esperienza bidirezionale,
frammentata, controllata dall'utente;
• da un pubblico di massa a spettatori individualizzati;
• da un luogo di memorizzazione pubblica a un luogo
sempre più personale dove emergono forme di
espressione sia pubbliche che private.
Questi cambiamenti non hanno intaccato le caratteristiche
temporali del medium televisivo, che fanno riferimento alla
sfera dell’immediatezza e della continuità, ma hanno
trasformato radicalmente l’esperienza relativa alla messa in
sequenza, all’interpretazione e alla ripetizione
(Uricchio 2010, 36)
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IL MEDIUM TELEVISIVO:FLOW VS. PERSONCASTING/ENGAGEMENT
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Forma vs. contenuto – Mainstream vs. engagement
• Da mass medium centrale e incorporato in maniera quasi uniforme nelle abitudini di vita – domestiche e familiari – e nei processi cognitivi di tutte le persone (mainstreammedium), alla condizione attuale in cui la frammentazione, la pluralità di piattaforme, l’ubiquità, la asincronia possono condurre a una esperienza di accesso e socializzazione del tutto disomogenea.
• La forza strutturante del medium, inizialmente sorretta dalla configurazione tecnologica dei television set, che lasciava poche possibilità di sottrarsi al flusso organizzato imposto dai broadcaster, sta evaporando in un contesto in cui è il singolo contenuto – e il desiderio di appropriarsene, di manipolarlo e di condividerlo – che orienta la scelta, i tempi e le modalità di visione, la tipologia di schermo (tv, pc o mobile) e il livello di coinvolgimento (engagement medium).
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La forma prevale sul contenuto
• «è il medium che controlla e plasma le proporzioni e la
forma dell’associazione e dell’azione umana. I
contenuti, invece, cioè le utilizzazioni di questi media
possono essere diversi, ma non hanno alcuna influenza
sulle forme dell’associazione» (McLuhan, 1964: tr. it.
16-17).
• La televisione, a differenza della radio e del cinema, è
un medium freddo che richiede un livello elevato di
partecipazione e di «completamento» da parte del
pubblico e promuove un coinvolgimento sensoriale
esteso, in cui la dimensione prevalente è quella tattile.
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McLuhan – La Tv come medium “freddo”
• «La forma a mosaico dell’immagine televisiva esige
partecipazione e coinvolgimento in profondità
dell’intero essere, come il senso del tatto. Viceversa
l’alfabetismo, estendendo il potere della vista
all’organizzazione uniforme del tempo e dello spazio,
sul piano psichico come su quello sociale, apportò
una capacità di distacco e di non coinvolgimento»
(McLuhan, 1964: tr. it. 365)
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Williams - Il concetto di flusso (flow) 1
• «In tutti i sistemi avanzati di broadcasting,
l’organizzazione tipica del contenuto e,
conseguentemente, l’esperienza che se ne fa, è
quella della sequenza o del flusso (flow). Questo
fenomeno, il flusso pianificato , è probabilmente
l’elemento caratteristico del broadcasting, sia come
tecnologia sia come forma culturale».
(R. Williams,1974)
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Il concetto di flusso (flow) 2
• «La differenza del broadcasting rispetto a … altri
sistemi di comunicazione non sta soltanto nel fatto
che tali eventi o altri analoghi siano accessibili da
casa, premendo un pulsante; ma nel fatto che
l’effettivo programma offerto consiste in una
sequenza o un insieme di sequenze alternative di
questi o di altri eventi simili, fruibili nella stessa
unità spazio-temporale e attraverso un’unica
operazione».
(R. Williams, 1974)
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Producer controlled flow
• Gli spettatori non debbono far altro che accendere il televisore ed esporsi al flusso dei programmi e dei commercials, anche perché la configurazione del television set tende a limitare qualsiasi forma di interferenza e di esercizio diretto del controllo.
• La televisione diviene una presenza elettronica quasi ininterrotta, che si innesta negli spazi comuni della casa e si integra con altre attività come mangiare e svolgere le faccende domestiche o i compiti di scuola.
• La linearità sul piano temporale del flusso incorpora le interruzioni, che alimentano l’aspettativa di un continuo alternarsi tra programmi e commercials e si combinano con i tempi personali di entrata o uscita rispetto alla esposizione al mezzo televisivo e di dislocazione dell’attenzione rispetto ad altre attività che si svolgono in parallelo nello stesso ambiente domestico.
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Evoluzione del sistema televisivo broadcast
L’esperienza di visione nella fase di transizione
(Multichannel tv)
I telespettatori
• possono scegliere tra un numero elevato di canali,
• possono liberarsi, attraverso le formule pay (subscriptionchannels), dall’invadenza delle interruzioni pubblicitarie.
• sono abilitati dal telecomando ad assumere un atteggiamento esplorativo
• possono sfuggire alla schedulazione rigida attraverso i VCR.
• La necessità di prendere le misure rispetto a un comportamento decisamente più selettivo delle audience impone ai broadcaster la prima grande evoluzione – e sofisticazione – nei sistemi di monitoraggio che si incardina nella distribuzione dei (Nielsen) People Meterpresso panel rappresentativi della popolazione televisiva
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Verso un flusso user generated
• il flusso non è una condizione di default del sistema
(basta accendere lo schermo e posizionarsi per la
visione) ma una «condizione che richiede una
selezione attiva» (Uricchio, 2009).
• Anche se il flusso rimane tendenzialmente il criterio
attorno al quale si organizza l’esperienza di visione,
la forma che gli assegna il medium – strutturandolo
in canali, generi, intervalli temporali – vede erodere
la sua capacità di incidere in maniera uniforme nella
disponibilità quotidiana della quota maggioritaria
della popolazione.
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Il contenuto tende a liberarsi dalla forma
• Il contenuto emerge come criterio determinante per la costruzione dell’esperienza di visione.
Questo processo evolutivo
• libera la televisione dal presupposto che il canale di distribuzione (il tv set domestico) sia un aspetto caratterizzante del contenuto che viaggia attraverso di esso.
• Sulla base di questa logica i dirigenti televisivi – e, di fatto, tutti i media executive – operano in realtà nel business dei contenuti, nel cui ambito il contenuto può essere definito come «una unità di informazione o un prodotto di intrattenimento che può essere venduto o sponsorizzato e successivamente distribuito attraverso una ampia gamma di canali e piattaforme» (Askwith, 2007: 17, tr. nostra).
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La tv lineare risponde attraverso il Narrowcasting
• Vengono disposti in senso orizzontale i segmenti di
offerta che, per la loro qualità e/o per la specificità dei
pubblici di riferimento, possono consentire alle audience
di inseguire una pluralità di preferenze e interessi (dallo
sport al gossip, ecc.).
• Esplode la quantità dei contenuti che trovano
espressione, più o meno definita, in formati
«televisivizzabili».
• Le piattaforme di distribuzione (satellite, digitale terrestre
ospitano l’espansione dell’offerta e lavorano a nuovi
modelli sostegno economico (subscription, pay per view)
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Programming based vs. viewer-centred model
• In questo nuovo regime – l’era del narrowcasting –
la vecchia audience di massa non solo si è
frammentata, ma ha anche guadagnato un maggior
potere di intervento nella creazione della propria
sequenza di programmazione, nella definizione dei
modelli di interpenetrazione (zapping durante la
pubblicità, passaggio veloce da un canale all’altro)
e, grazie al videoregistratore, nella individuazione
della propria strategia per ripetere e recuperare i
programmi (Uricchio, 2010: 35, tr. nostra)
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Verso un nuovo ecosistema televisivo
• i sistemi di distribuzione broadcast in digitale (DVB-T; DVB-S) soppiantano definitivamente l’analogico
• prevale un approccio multipiattaforma (digital broadcasting, IP -based) rispetto ai canali di distribuzione, e multidevice (tv, pc, second screen device) rispetto ai terminali di accesso.
• gli schermi diventano terminali internet enabled e cominciano a ospitare servizi televisivi non lineari (on demand).
• le pratiche di fruizione di tipo televisivo trovano spazio in altri ambienti di comunicazione (come il world wide web) o sono declinate su altri schermi personali (pc e handhelded device).
• i contenuti televisivi subiscono un processo appropriazione creativa (cut, remix, share) proprio delle culture partecipative.
• I social media ospitano i discorsi sulla televisione (social television) e favoriscono l’engagement dei pubblici.
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I social media, infine, ospitano in misura sem-pre crescente i discorsi sulla televisione
e favoriscono quel processo di engagement
Le trasformazioni del medium: timeshifting e
placeshifting
• Si produce una profonda alterazione del regime temporale attraverso il quale vengono gestiti l’accesso e le modalità di fruizione dei contenuti, rispetto all’esperienza di visione che ha caratterizzato per decenni la televisione di flusso.
• “Attraverso l’uso delle tecnologie per il timeshifting, gli spettatori della televisione broadcast conformano la programmazione alle loro esigenze di orario e la espongono ai momentanei desideri dei loro click, poiché sono in grado passare rapidamente dai programmi live a quelli registrati. In questo modo, aggirano il flusso commerciale accuratamente pianificato in cui i network sta-tunitensi inseriscono i loro prodotti televisivi” (Gillan, 2011: 76, tr. nostra).
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• L’idea della tv anytime, ovvero l’affrancamento delle
audience dai tempi della programmazione televisiva
broadcast, grazie all’introduzione di tecnologie di
timeshifting tv, che disarticolano l’idea di flusso tv e la
ritualità del consumo ad esso collegato si integra con le
pratiche di consumo di contenuti video attraverso
differenti device in qualunque momento e in qualsiasi
luogo, secondo le logiche di
• Placeshifting,un termine proprio dei nuovi media che fa
riferimento alla capacità degli spettatori di far transitare
la programmazione dai television set agli hard disk e ai
dispositivi mobili (Gillan, 2011: 135, tr. nostra).
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Le trasformazioni del medium: timeshifting e
placeshifting
Le trasformazioni del medium: dal broadcasting al
personcasting
• Le diverse esperienze di visione (tempi, contenuti,
schermi, ecc.) si compongono in mix profondamente
differenziati e in perpetua ridefinizione sulla base
delle appartenenze generazionali, delle competenze
tecnologiche e della disponibilità di capitale
economico e culturale.
• Nella composizione del mix il livello di apertura
competitiva del sistema televisivo e la disponibilità di
tecnologie di distribuzione Ip based, che abilitano
l’effettivo accesso personalizzato ai contenuti
determinano le pratiche di personcasting.
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Il flusso diviene circolare
• L’estrema segmentazione dei gusti e delle pratiche di consumo impone alle media companies di imparare a promuovere e gestire insieme con le audience una esperienza di flusso radicalmente differente rispetto a quella esemplificata dal potere di definizione proprio della forma broadcast.
• “il flusso odierno è più circolare, con ciascuna piattaforma che incoraggia gli spettatori ad accedere a un’altra che, si spera, chiederà loro di tornare al prodotto in onda. Il fatto che i network investano nella circolazione continua dei propri prodotti su più piattaforme non vuole affatto dire che il flusso non conta più, come dovrebbe essere evidente da tutti i materiali che i network e i loro conglomerati mediali confezionano rispetto ai diversi segmenti della narrazione (Gillan, 2011: 76, tr. nostra).
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La televisione come engagement medium
• La televisione classica disponeva di una
configurazione formale talmente potente
(disciplinante) da poter quasi ignorare il
telespettatore.
• La nuova televisione richiede engagement da parte
delle audience.
– perché le funzioni di control e choice sono definitivamente
nelle mani di chi guarda la televisione
– perché la possibilità di valorizzare (economicamente)
contenuti che non possono più essere presupposti come
uniformi e universalmente acquisiti riposa sul
coinvolgimento dello spettatore
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La televisione come engagement medium
• “Non è un processo che avviene di fronte al
televisore. Né è la semplice descrizione del modo in
cui uno spettatore guarda la televisione, o di ciò che
prova mentre la guarda. L’engagement descrive,
piuttosto, l’ampio sistema di investimenti materiali,
emozionali, intellettuali, sociali e psico-logici che
uno spettatore forma attraverso le sue interazioni
con l’expanded television text (Askwith 2007: 154,
tr. nostra)
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• Concepire la tv come un engagement medium comporta, inoltre, una netta inversione rispetto al modo in cui la televisione broadcast osserva le audience e le valorizza nel proprio business model.
• “Un modello di questo tipo deve intendere la televisione non come un modo per aggregare audience che, successivamente, verranno vendute agli inserzionisti pubblicitari, ma come un medium che attinge a piattaforme mediali, contenuti, prodotti, attività e spazi sociali per fornire alle audience un ampio range di opportunità per interagire con il contenuto televisivo” (Askwith 2007: 4, tr. nostra).
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La televisione come engagement medium
Social television
• L’engagement dei pubblici trova prevalentemente
espressione sotto forma di hashtag su twitter o di
commenti su Facebook, sia nella fan page sia
all’interno delle singole cerchie relazionali.
• In parallelo procede la sperimentazione volta a
individuare le sinergie più opportune tra le
piattaforme di social television, che oggi utilizzano
prevalentemente la logica del check-in sui prodotti
audiovisivi, e i SNS “generalisti”.
slide 31A. Marinelli – La televisione dopo la
televisione
• L’obiettivo delle piattaforme di social television è di
valorizzare l’engagement che spontaneamente le
connected audiences tendono a manifestare,
aggregandolo all’interno di un ambiente
specificamente progettato per costruire network di
appassionati dei singoli prodotti.
• Il check-in, esattamente come accade per le
piattaforme di geolocalizzazione (i.e. Foursquare),
indica il proprio posizionarsi nello spazio, fisico e
simbolico, di un contesto: geografico nel primo
caso, mediale nel secondo.
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Social television
Non solo audience rating ma social rating
• “i rating della social television hanno iniziato a far
comprendere che le modalità in cui le persone si
rapportano ai programmi televisivi nella loro vita è
spesso differente dalla popolarità in senso lato di
questi programmi, misurata dai rating
convenzionali” (Rappaport, 2011: 165, tr. nostra).
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