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A cura del Gruppo Comunicazione di SIGASCOT
SIGASCOT HIGHLIGHTS2/
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... e non potete perdervi: Incontinenza urinaria da sforzo nelle atlete - Patella widht ratio - Bale in Learning from Gazza - Il Secretoma - Della Villa VS Denti - Imaging delle Ramp lesions - TempoLibero a Peschiera del Garda & much more...
In questo numero:
Arts&Decò Gerusalemme e la Galilea
Come eravamoLa nostra Storia secondo
GianLuigi Canata
BUONE VACANZE!
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IMPACT SIGASCOT FACTORI più recenti articoli dei soci apparsi su riviste impattate
A cura di Francesco Perdisa e Giacomo Placella
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L’incontinenza urinaria è un problema molto diffuso nelle donne; erroneamente si ritiene che riguardi solo coloro che hanno raggiunto una certa età, in particolare dopo i 60 anni. In uno studio condotto in Italia nel 2009 sull’incidenza dell’incontinenza urinaria da sforzo o da stress (IUS), è stato osservato un gruppo di 679 donne in età fertile che praticavano attività sportiva a livello amatoriale, è emerso che 101 donne (14.9%) manifestava incontinenza urinaria; 32 di loro, solo durante l’attività sportiva, 48 durante le attività quotidiane e 21 in entrambi le circostanze. La percentuale più alta di donne incontinenti praticava basket (16,6%), a seguire atletica (15%), e tennis o squash (11%). Alcune di loro hanno addirittura abbandonato la pratica sportiva(10,4%) e altre (20%) hanno modificato le modalità di allenamento per diminuire gli episodi di incontinenza.(1) Da anni ormai la ricerca scientifica produce studi inerenti l’incontinenza nelle donne che praticano attività sportiva. Thyssen (2) nel 2002 controllando 291 atlete di elite di ogni sport, dal basket alla danza, riportò che ben 151 di loro incorreva in perdite di urina. La cosa drammatica è che solo 6 di loro iniziarono un trattamento riabilitativo, e non credo che le cose siano cambiate molto negli ultimi dieci anni.Ma la storia non finisce qui; l’incontinenza è solo uno dei disturbi del pavimento pelvico.È un segnale di disequilibrio dell’unità interna profonda (core system). L’unità interna è un sistema chiuso ed ogni insufficienza di uno dei componenti (multifido, diaframma, trasverso dell’addome) influisce sull’efficacia globale della core stability con ripercussioni su mal di schiena o problemi alle anche.Kruger (3) ha studiato l’escursione del collo dell’uretra durante manovra di Valsalva nelle atlete. Ha riscontrato che l’escursione è maggiore rispetto alle donne sedentarie, ipotizzando che questo sia dovuto al ripetuto impatto con il terreno tipico del salto e della corsa. Le atlete in compenso hanno maggior tono muscolare del piano perineale e miglior capacità di reclutamento, in grado di compensare questa eccessiva escursione.L’esercizio ad alto impatto infatti, provoca incrementi della pressione addominali importanti, che devono essere contrastate da un piano perineale tonico ed elastico, posizionato ad un ottimo livello nella cavità pelvica. La sinergia di attivazione della muscolatura perineale con la muscolatura adiacente (glutei, addominali, erettori spinali, diaframma), la cosiddetta “unità interna”, viene richiesta in tutte le attività
quotidiane in cui ci sia un aumento della pressione intra-addominale; ad esempio in attività impegnative come il salto o la corsa, oppure in gesti più semplici come il sollevare un oggetto, fare un esercizio fisico e tossire e starnutire. Quando la contrazione automatica del pavimento pelvico è in grado di contrastare la pressione esercitata dall’aumento di pressione, si mantiene la continenza, altrimenti si manifesta l’incontinenza da sforzo. E’ quindi fondamentale la buona sinergia e coordinazione della muscolatura del tronco.Il pavimento pelvico riveste un ruolo di fondamentale importanza nella stabilità della colonna lombare e del bacino, infatti è il presupposto per una buona attivazione del muscolo trasverso dell’addome e del multifido lombare. Questi 3 muscoli inoltre lavorano in sinergia con il diaframma.Numerosi studi in letteratura evidenziano come un significativo numero di atlete presentano sintomi di incontinenza da stress. Kari Bo ha pubblicato nel 2004 (4) una revisione sistematica della letteratura sull’incontinenza urinaria nelle donne che praticano sport, con particolare attenzione alle atlete d’elite. Dallo studio emerge che la prevalenza di incontinenza durante la pratica sportiva nelle giovani atlete nullipare varia tra lo 0%(golf) e l’80% (trampoliniste). La più alta percentuale di atlete incontinenti pratica sport ad alto impatto come la ginnastica, l’atletica, e sport con la palla. Non ci sono tutt’ora studi sui risultati di trattamento attraverso esercizi per il pavimento pelvico sulle atlete. Anche se i risultati del rinforzo muscolare della muscolatura del pavimento pelvico è risultata efficace in generale nella popolazione femminile. Infine Bo conclude, dicendo che il pavimento pelvico delle donne che praticano attività sportiva deve essere più forte rispetto alle altre donne.
Bibliografia:1-Salvatore S, Serati M, Laterza R .The impact of urinary stress incontinence in young and middle-age women practising recreational sports activity: an epidemiological study. Br Sport Med 2009;43:1115.
2-Thyssen HH, Clevin L, Olesen S, Lose G.Urinary incontinence in elite female athletes and dancers.Int Urogynecol J.2002;13:15-17.
3-Kruger JA, Dietz HP, Murphy BA.Pelvic floor function in elite nulliparous athletes.Ultrasound Obstet Gynecol.2007;30(1):81-85.
4-Bo K. Urinary incontinence , pelvic floor dysfunction, exercise and sport.Sport Med 2004;34(7):451-64.
INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO NELLE GIOVANI ATLETE
A cura di Milco Zanazzo - Comitato Riabilitazione
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PATELLO-FEMORAL-JOINT CORNERA cura di Paolo Ferrua - Comitato Formazione
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Patellar widht ra?o: nuovo indice per quan?ficare il ?lt rotuleo nell’ instabilità femoro-‐rotulea.P. Ferrua, F.M. UboldiSSD Chirurgia Articolare del Ginocchio Istituto Ortopedico Gaetano Pini Milano
Fig 1
Fig 2
La presenza di un eccessivo tilt rotuleo laterale è di riscontro comune nell’analisi radiografica delle ginocchia di pazienti affetti da instabilità rotulea. Secondo la prima versione della classificazione Lionese un tilt eccessivo era riscontrabile nel 83% delle ginocchia che presentassero un’instabilità obiettiva (più di un episodio documentato di lussazione) (1). Questa elevata incidenza aveva portato gli Autori a elencarlo tra i 4 fattori primari di instabilità insieme a displasia trocleare, distanza TA-GT patologica e altezza rotulea eccessiva. La misura viene effettuata su TC o RMN usando come riferimento l’angolo formato tra l’ asse della rotula in proiezioni assiali e la linea bicondiloidea posteriore (Fig.1)
La soglia patologica era fissata a 20°. Più recentemente, in occasione delle Giornate Lionesi del 2012, il tilt rotuleo è stato derubricato a fattore secondario in quanto non sufficiente da solo a causare un’instabilità;
un valore eccessivo è infatti quasi sempre associato ad altri fattori, sopra tutti una displasia trocleare di tipo B o D. Oltre all’ imaging assiale il tilt rotuleo (bascule nella dizione francese) è classificabile utilizzando le radiografie in carico in proiezione latero-laterale utilizzando la classificazione proposta nel 1989 dai radiologi belgi Maldague e Malghem (2) (Fig.2). Vengono descritte tre posizioni: - Posizione 1 (normale): la faccetta laterale è posizionata davanti alla cresta;- Posizione 2 (tilt di entità media): le due linee (faccetta laterale e cresta) si presentano sovrapposte;- Posizione 3 (tilt severo): la faccetta laterale è dietro alla cresta.
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Bibliogra)ia1) Dejour H, Walch G, Nove-‐Josserand L et al. Factors of patellar instability: an anatomic
radiographic study. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 1994; 2(1):19-‐262) Malghem J, Maldague B. Depth insufQiciency of the proximal trochlear groove on the lateral
radiographs of the knee: relation to patellar dislocation. Radiology 1989 170:507-‐5103) Kuroda R, Nagai K, Matsushita T et al. A new quantitative radiographic
measurement of patella for patellar instability using the lateral plain radiograph: “patellar widht ratio”
Fig 3
Nel 2017 Kuroda et al. (3) hanno proposto una nuova metodica per poter quantificare il tilt utilizzando le radiografie in proiezione latero-laterale: il patellar widht index. L’ indice viene descritto come un rapporto (B/A) tra la “profondità” della rotula (B) e la “lunghezza” (A) sulle proiezioni sagittali (Fig.3).
Oltre a elevate sensibilità e specificità veniva anche descritta una forte correlazione con la misura TC del tilt eseguita sullo stesso pool di pazienti e controlli. Questo metodo potrebbe essere molto utile nel quantificare in maniera riproducibile con la radiografia tradizionale un parametro che richiederebbe altrimenti un imaging di secondo livello ( TC o RMN), per esempio in un contesto di urgenza o come prima valutazione in ambulatorio. Questa misura va a integrare l’ormai ampio pool di strumenti a disposizione per la valutazione preoperatoria e per la scelta dell’intervento (o associazione di interventi) più utile per il paziente e non è ovviamente sufficiente da sola a dare indicazioni sul trattamento più opportuno. Saranno necessari ulteriori studi di valutazione per capire come questo parametro possa influire sul processo di decision making preoperatorio ma non è chiaro se possa effettivamente incidere in qualche modo in particolare sulla necessità di associare o meno un lateral release alle altre procedure di stabilizzazione.
Fig 3
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LESIONI MENISCALI 2LE RAMP LESIONSAutore: Marcello Zappia-Resp. Imaging muscoloscheletrico Ist. Varelli - Napoli
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Le lesioni di tipo “ramp”, pur se oggi rappresentano un argomento frequentemente trattato nella letteratura ortopedica, non hanno ancora una semiotica imaging ben codificata [1]. Per comprendere l’aspetto RM delle lesioni ramp risulta indispensabile la conoscenza dettagliata dell’anatomia di questa regione. ANATOMIA: L’area ramp mediale, descritta da Strobel come la porzione posteriore della giunzione menisco-capsulare, rappresenta una riflessione capsulare estesa dal muro posteriore del menisco mediale al profilo capsulare posteriore. [2]La ramp rappresenta il pavimento del recesso postero-mediale superiore che appare delimitato posteriormente dalla porzione superiore muro meniscale e superiormente dal condilo femorale mediale. QUALI SEQUENZE ? Le sequenze sagittali in densità protonica con soppressione del grasso (PDw FATSAT) sono, a nostro avviso, quelle maggiormente utili per lo studio di questa regione. Così come accade per tutti i recessi articolari, anche quello postero-mediale del ginocchio risulta ben evidenziabile in presenza di versamento articolare ma difficilmente valutabile in assenza di fluido. Altro piccolo recesso, da non confondere con il precedente, è quello postero-mediale inferiore, talvolta riconoscibile tra il versante posteriore del fascio di inserzione menisco-tibiale e il profilo posteriore della tibia [3]. In condizioni fisiologiche questi due recessi non appaiono comunicanti e risultano separati da un cuscinetto adiposo interposto tra la capsula posteriore e le due riflessioni capsulari. (Fig. 1). Per tale ragione dal portale artroscopico postero-mediale, come affermato da Strobel nel suo trattato, in condizioni fisiologiche il piatto tibiale non dovrebbe risultare visibile [2].
La radiologia alla portata dell’ortopedico
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Fig.1 Sagittale DPw FATSAT Il recesso postero-mediale superiore appare delimitato inferiormente dalla r a m p ( f r e c c e b i a n c h e ) , posteriormente dalla porzione superiore del muro meniscale e superiormente dal condilo femorale interno. Il recesso postero-mediale i n f e r i o re r i s u l t a d e l i m i t a t o dall’inserzione menisco-tibiale (frecce rosse) e del piatto tibiale. Un cuscinetto adiposo separa i due recessi.
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RAMP LESION + LESIONE LCA: La lesione della ramp, frequentemente associate alle lesioni del LCA, determina una comunicazione tra i due recessi postero-mediali, con presenza di stria fluida (iperintensa in DPw FATSAT) in continuità tra le due regioni (Fig 2).
RAMP LESIONS - CARATTERISTICHE: La lesione ramp si associa pressoché costantemente alla lesione dell’inserzione menisco-tibiale posteriore, che risulterà avulsa. In RM la stria fluida apparirà continua dal profilo posteriore del condilo femorale fino al margine postero-mediale del piatto tibiale (Fig 3). Le lesioni ramp possono estendersi anteriormente interessando anche la porzione in cui menisco e capsula sono fisiologicamente del tutto adesi. A nostro avviso il piano più adatto a rilevare l’estensione anteriore delle disinserzioni menisco-capsulari è quello assiale (DPw FATSAT o T2w) dove la falda fluida iperintensa tra capsula e menisco è inequivocabilmente un segno di lesione (Fig 4).
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Fig. 2 Sagittale PDw FATSAT – M 33aa trauma distorsivo 10gg prima, con lesione del LCA. L’area ramp appare lesionata con segnale fluido che decorre posteriormente (frecce) fino al piatto tibiale.
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Fig. 3 ⇐Sagittale PDw FATSAT – M 27aa trauma distorsivo 12gg prima con lesione del LCA. Ampia lesione dell’area ramp con segnale fluido che decorre posteriormente (frecce azzurre ) fino al margine posteriore del piatto tibiale dove si apprezza lesione dell’inserzione menisco-tibiale (freccia rossa). E’ presente bone bruise al versante postero-mediale del piatto tibiale. Fig. 4 ⇒Assiale PDw FATSAT – M 26aa trauma distorsivo 8gg prima. La presenza di fluido iperintenso tra capsula e menisco (frecce) indica un’ampia disinserzione menisco capsulare estesa fino al corpo del menisco
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Nelle fasi croniche, in assenza di fluido intrarticolare, la presenza di lesioni ramp o di più estese disinserzioni menisco-capsulari risulta meno agevole; l’obliterazione del cuscinetto adiposo nelle sequenze T1w potrebbe rappresentare un elemento semiologico utile nel rilevarle. Da non confondere con le ramp sono le lesioni verticali della zona rossa del corno posteriore chiamate “hidden lesion”[4]. In questo tipo di lesioni la stria fluida iperintensa attraversa, parzialmente o a tutto spessore, la porzione periferica del corno posteriore (Fig. 5).
Fig. 5 Sagittale PDw FATSAT – F 22aa trauma distorsivo 14gg prima con lesione di LCA e lesione verticale (freccia) a pieno spessore in zona rossa-rossa del menisco mediale, chiamata “hidden lesion”
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Shifting paradigms: SECRETOMA
A. Marmotti e il comitato Ricerca (presidente: L. De Girolamo; membri: M. Saccomanno, M. Conca, A. Costa, D. Cucchi, S. De Giorgi, A. Russo, R. D’Apolito)
“Il senso della ricerca è l'interconnessione” ha suggerito Francesca Cerati in un articolo del 2014 su “Sole 24 ore”. E questo potrebbe essere un buon inizio per un cammino di cambiamento dei nostri paradigmi. E’ dall’interconnessione delle scienze di base (“basic science”) con le ricerche cliniche che si può teorizzare l’energia potenziale in grado di portare a pensare alle malattie e curarle in modo diverso e, verosimilmente, più efficace. Così dalla scienza di base sappiamo cosa possono fare le cellule mesenchimali, che da effettori della differenziazione sembrano sempre più “direttori d’orchestra” dei processi riparativi in loco [1]. Ma cosa c’è dietro tutto questo? E che rilevanze può avere per le applicazioni cliniche in ortopedia?Partiamo da un’osservazione recente: esiste un dialogo (“cross-talk”) altamente positivo tra le cellule mesenchimali (MSC) da midollo osseo e le cellule già differenziate, ad esempio i tenociti umani che, coltivati insieme, portano ad un aumento di produzione e rimodellamento della matrice [3]. Queste cellule si “parlano” e il dialogo induce cambiamento. Questo dialogo si basa sulla produzione da parte delle cellule mesenchimali di molte macromolecole differenti raggruppabili sotto il nome di “secretoma”. Qui c’è già tutto, e la chiave per impostare un paradigma futuro di cura. Il secretoma delle cellule mesenchimali è in grado di modificare aspetto e comportamento delle cellule che lo contattano. Se proviamo a guardare in questo orizzonte, un nuovo paradigma di uso delle cellule mesenchimali si apre, libero da ogni problematica di attecchimento delle stesse nel sito ricevente, di compatibilità, sopravvivenza e loro differenziamento. Infatti, il secretoma delle MSC è in grado da solo di cambiare positivamente il microambiente cellulare. Nel secretoma, infatti, sono contenuti alcuni “sacchetti biologici” di una potenza incredibile: le
microvescicole e gli esosomi. All’interno di essi, accanto a fattori di crescita, si associano mRNA e sequenze di RNA cortissime (micro RNA, miRNA) che agiscono direttamente nel nucleo delle cellule attivando e inibendo fattori di trascrizione. E il risultato è che le cellule a contatto con il secretoma, sia in vitro che in vivo, cambiano comportamento. Non siamo di fronte al nuovo PRP, anche se il PRP stesso contiene miRNAs [5] [6][4]. Siamo di fronte a una nuova sorgente terapeutica derivata direttamente dalle cellule mesenchimali, ma, apparentemente, molto più agile nel suo utilizzo. Siamo di fronte al nuovo paradigma delle MSC come fabbriche di secretoma. E, nel mondo, questo concetto sta davvero esplodendo in senso trasversale. In altre specialità, esosomi e microvescicole hanno mostrato potenzialità terapeutiche precliniche (in vitro e su animale da esperimento) nei confronti di patologie quali l’infarto miocardico, la fibrosi epatica, l’edema e l’ipertensione polmonare, la riepitelizzazione di ferite cutanee e la riduzione della fibrosi interferendo con la formazione dei miofibroblasti, oltre ad aver rivelato proprietà immunosoppressive nei confronti dei linfociti T. In ortopedia i primi passi sono già strati mossi. In un lavoro pionieristico, i portoghesi Joao E s p r e g u e i r a - M e n d e s ( p a s t p r e s i d e n t dell’ESSKA), Antonio J. Salgado e il loro gruppo di ricerca [7] hanno iniettato secretoma proveniente da MSC umane da midollo osseo in lesioni massive della cuffia dei rotatori in un modello sperimentale di ratto (iniezione nel muscolo sopraspinato e sottospinato) e a 8 settimane hanno osservato una massa muscolare molto migliore nel gruppo che aveva ricevuto il secretoma, con diminuzione della degenerazione adiposa delle fibre muscolari. Si potrebbe in futuro traslare questo paradigma per migliorare la riparazione e al funzionalità della cuffia dei rotatori nell’uomo?E anche i cinesi non sono da meno.
Continua ⇒
BEYOND - LE BOMBE DI MARMOTTILa rubrica dedicata ai lavori scientifici potenzialmente rivoluzionari, letti, interpretati e proposti da:
AntonGiulio Marmotti & Comitato Ricerca
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Il gruppo di Gang Li ha utilizzato secretoma da MSC fetali iniettandolo direttamente nel rigenerato osseo di un modello di osteogenesi da distrazione (“distraction osteogenesis”) nel ratto [8]. 100 ul di secretoma iniettato nel rigenerato osseo ne hanno migliorato la qualità in modo sorprendente. Ma la sorpresa più attuale arriva dalla Francia. Stella Cosenza e il suo gruppo di ricerca a Montpellier [2] si sono chiesti se il secretoma possa esercitare un effetto positivo nei confronti nell’artrosi. Al congresso ICRS del 2016 hanno presentato il loro studio: utilizzando MSC murine come fonte di esosomi e microvescicole, hanno realmente osservato un effetto condroprotettivo in un modello di artrosi di ginocchio nel ratto, e la qualità dei loro risultati può solo essere commentata da una illustrazione (fig 1).Ormai l’orizzonte è aperto e questa è definitivamente una strada da percorrere. È’ vero che siamo ancora lontani dall’applicazione in vivo su uomo ed è altrettanto fondamentale seguire la lezione dei maestri come Pittenger che ci ricordano come non tutti i secretomi delle MSC siano uguali, per cui in futuro sarà necessario determinare come coltivare le MSC per ottenere il miglior secretoma per una specifica condizione clinica. Ma questo farà parte della storia di questo innovativo orizzonte. D’altronde, è proprio nella ricerca di nuovi paradigmi che realizzeremo ciò che Albert Einstein, nel suo modo semplice ma intenso, suggeriva: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”.
1. Caplan AI (2017) Mesenchymal Stem Cells: Time to Change the Name! Stem Cells Transl Med
2. Cosenza S, Ruiz M, Maumus M, Jorgensen C, Noël D (2017) Pathogenic or Therapeutic Extracellular Ves ic les in Rheumat ic Diseases : Role o f Mesenchymal Stem Cell-Derived Vesicles. Int J Mol Sci 18
3. Ekwueme EC, Shah JV, Mohiuddin M, Ghebes CA, Crispim JF, Saris DBF, Fernandes HAM, Freeman JW (2016) Cross-Talk Between Human Tenocytes and Bone Marrow Stromal Cells Potentiates Extracellular Matrix Remodeling In Vitro. J Cell Biochem 117:684–693
4. Konala VBR, Mamidi MK, Bhonde R, Das AK, Pochampally R, Pal R (2016) The current landscape of the mesenchymal stromal cell secretome: A new paradigm for cell-free regeneration. Cytotherapy 18:13–24
5. Phinney DG, Pittenger MF (2017) Concise Review: MSC-Derived Exosomes for Cell-Free Therapy. Stem Cells 35:851–858
6. Ragni E, Banfi F, Barilani M, Cherubini A, Parazzi V, Larghi P, Dolo V, Bollati V, Lazzari L (2017) Ex t race l lu l a r Ves i c l e -Shu t t l ed mRNA in Mesenchymal Stem Cell Communication. Stem Cells 35:1093–1105
7. Sevivas N, Teixeira FG, Portugal R, Araújo L, Carriço LF, Ferreira N, Vieira da Silva M, Espregueira-Mendes J, Anjo S, Manadas B, Sousa N, Salgado AJ (2016) Mesenchymal Stem Cell Secretome: A Potential Tool for the Prevention of Muscle Degenerative Changes Associated With Chronic Rotator Cuff Tears. Am J Sports Med
8. Xu J, Wang B, Sun Y, Wu T, Liu Y, Zhang J, Lee WY, Pan X, Chai Y, Li G (2016) Human fetal mesenchymal stem cell secretome enhances bone consolidation in distraction osteogenesis. Stem Cell Res Ther 7:134
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Tratto da: Cosenza S et al. “Exoxomes and microparticles released by mesenchymal stem cells exert a chondroprotective effect in osteoarthritis”. Personal communication, ICRS 2016
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FACCIA A FACCIADomande e risposte “flash” per focalizzare il pensiero e l’approccio dei più importanti Opinion Leaders SIGASCOT che possano servire da guida ai più giovani o ai meno esperti.
A cura di Massimo Berruto
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Il ritorno all’attività agonistica di un atleta professionista dopo ricostruzione del LCA è un tema attualmente molto dibattuto e i pareri sono contrastanti. In questo numero abbiamo voluto mettere a confronto l’opinione di uno dei più noti chirurghi artroscopici italiani, past-president ESSKA, e il fisiatra italiano più conosciuto al mondo per approfondire la loro opinione sull’argomento.
Stefano Della Villa Matteo Denti
Potete dirmi in termini di tempo quando oggi è consigliabile consentire ad un atleta professionista il ritorno in campo dopo ricostruzione del LCA?
Io ho sempre ragionato per criteri e mai per tempi. Criteri soddisfatti: semaforo verde e giochi. Semaforo rosso, non giochi. I tempi quindi sono legati al singolo atleta e nella nostra esperienza variano tra i cinque e i nove mesi, con una media intorno ai sette.
Nessuna differenza sui tempi. Il tendine rotuleo impone una grande attenzione a prevenire sovraccarichi dell’apparato estensore, gli hamstrings richiedono un lavoro accurato sul controllo neuro muscolare delle intrarotazioni.
Fate delle differenze in rapporto al tipo di innesto utilizzato?
Parlando di atleti professionisti, comunque devono avere tutti un recupero completo, quindi salvo rispettare criteri sport specifici, non ci sono grandi differenze di tempi.
Fate differenze in rapporto al tipo sport?
Un nuotatore od un ciclista avrebbero criteri sport specifici più semplici da rispettare, ma in realtà gli infortuni LCA avvengono quasi sempre in sport ricchi di balzi e cambi di direzione.
Se sì quali sport secondo voi consentono un ritorno piu’ rapido e quali consigliano uno più ritardato?
Tra i sei e i nove mesi in rapporto al tipo di trapianto e dopo una RMN.
Si: più lenti gli hamstrings, più rapido il BPTB, molto più lenti gli allograft (che non uso mai come
primo impianto).
Si solo se di contatto, o no.
Più rapido negli sport di non contatto (sci, tennis), più lento dove ci sono contatti (calcio,
pallavolo, rugby...).
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La sutura meniscale associata puo’ determinare un “delay” nel ritorno all’attivita’ agonistica?
La riabilitazione parte un po'rallentata, quindi questo in linea teorica potrebbe rallentare i tempi, ma dipende dalle reazioni individuali.
Una lesione cartilaginea impone una grande prudenza, ed i tempi si allungano anche di due/tre mesi, perché gli stimoli in riabilitazione e ripresa sportiva devono essere molto progressivi per evitare sovraccarichi articolari.
E una lesione cartilaginea trattata o non trattata ?
Assenza di gonfiore e dolore, buona stabilità, articolarità e forza come arto controlaterale, adeguati valori di soglia aerobica, eccellente controllo neuromotorio e qualità dei movimenti di base. Tutti aspetti da misurare con attenzione e tecnologie adeguate.
Oggi quali consideri gli obiettivi da raggiungere in ordine di importanza per poter dire al tuo atleta”puoi riprendere ad allenarti”?
La mia impressione è un’insufficiente attenzione alla delicata fase che va dalla prima corsetta sul campo alla ripresa agonistica. Nella mia esperienza questa fase dura dai due ai quattro mesi ed in futuro dovrà essere meglio studiata e programmata.
In base alla vostra diversa esperienza quale è la causa più frequente delle lesioni muscolari di cui sono spesso vittima atleti che ricominciano dopo ricostruzione del LCA?
Esiste una grande attenzione della football medicine community sulla incidenza delle recidive, che in pazienti giovani è veramente molto elevata. Il nostro gruppo sta studiando il rapporto tra recidive e coordinazione neuro muscolare, ed appare esserci un forte collegamento, ma sono ancora dati preliminari.
Una recidiva puo’ verificarsi più frequentemente se non si considera la biologia o il recupero della fisiologia e della coordinazione neuro-muscolare?
Questa è la domanda chiave, ritornare allo stesso livello di prima. Questa è la nostra sfida comune. Guardando al futuro, più che sui tempi mi concentrerei sui modi. Il mondo medico negli ultimi trent’anni si è concentrato nelle prime fasi del recupero, ora è tempo che si concentri sulle ultime fasi. Credo sia nostra responsabilità.
In base alla vostra diversa esperienza quanto ci vuole ad un atleta operato di ricostruzione del LCA per tornare alle stesse prestazioni di prima del trauma ?
No.
No.
Allenamento: recupero muscolare, stabilità; competizione: biologia, stabilità, recupero muscolare.
Forse un recupero accelerato, una non perfetta omeostasi e una ridotta propriocettività.
Assolutamente si.
Almeno una stagione agonistica.
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COME ERAVAMOImmagini, momenti, ricordi ed episodi dei grandi chirurghi che hanno fatto la storia della chirurgia ortopedica moderna
A cura dei GianLuigi Canata
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L’avvento della chirurgia artroscopica
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Quando alcune settimane fa Massimo Berruto mi ha scritto chiedendomi di organizzare questa finestra aperta sul passato mi sono rapidamente reso conto di quanto tempo sia trascorso quasi in un attimo nell’entusiasmo del nostro lavoro. Progettiamo impegni e obiettivi continuamente rinnovati ogni volta che giungono a scadenza sempre proiettati verso il futuro. Ho riflettuto e accettato l’incarico con grande piacere: la mia generazione ha avuto la grande fortuna di vivere un’epoca di straordinario progresso. La nascita e lo sviluppo della chirurgia artroscopica ha rivoluzionato l’ortopedia. Tutti abbiamo vissuto negli anni 80 e 90 un clima di grande entusiasmo che ha portato alla nascita delle grandi società italiane ed internazionali di traumatologia sportiva. In Italia il GIA, Gruppo italiano di Artroscopia, ri-denominato SIA (Società Italiana di Artroscopia) nel 1996, poi la SICG, Società Italiana di Chirurgia del Ginocchio, e la SITRAS, Società Italiana di Traumatologia dello Sport, confluite nella attuale SIGASCOT nel 2006. Esistevano già la Società Internazionale di Artroscopia e la Società Internazionale del Ginocchio che hanno poi costituito l’attuale ISAKOS nel 1995. Ricordo un incontro fondamentale per il futuro della traumatologia sportiva europea a Gleneagles in Scozia in occasione del congresso della Società Internazionale del Ginocchio nel 1983: il prof Mario Boni discuteva sulle vie di accesso al ginocchio ma grande interesse destava la nuova società europea di traumatologia sportiva. Ascoltai Lamberto Perugia, Paolo Aglietti, Werner Muller e Peter Ferkel discutere sulla necessità di garantire autonomia scientifica ai traumatologi sportivi europei. L’ESKA, costituita nel 1982 organizzò nel 1984 il primo congresso a Berlino che ebbe grandissimo successo. Fu ri-denominata ESSKA nel 2000. Ebbi l’onore di presentare la mia prima relazione internazionale sulla tenodesi della fascia lata nelle instabilità anterolaterali di ginocchio. Ero accompagnato dal mio maestro, prof. Giorgio Fonda, grande cultore della chirurgia del ginocchio e illuminato promotore di nuove tecniche chirurgiche presso il CTO di Torino. Sembra ieri ma nel frattempo il mondo è cambiato: In quel 1984 dalle finestre del salone sede della cerimonia di inaugurazione si vedevano i Vopos passeggiare sul muro che divideva in due Berlino.
Anni 1980-2000
A sinistra: Gleneagles,1983. Congresso della International Knee Society. Si intravedono Mario
Boni, Mario Benazzi e Gian Luigi Canata.
A destra: Berlino 1984. Primo Congresso ESKA. Il prof Giorgio Fonda e Gian Luigi Canata
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Il tempo è volato nell’entusiasmo di tanti appassionati che anno dopo anno contribuivano al progresso della traumatologia sportiva. Nel 1987 iniziò il percorso di avvicinamento fra International Knee Society a International Arthroscopy Association con un congresso combinato a Sidney: si avvicinava la nascita dell’ISAKOS. Anche in Italia negli anni 80 la chirurgia artroscopica e la chirurgia del ginocchio erano in grande sviluppo e molti giovani chirurghi ortopedici partecipavano con entusiasmo a congressi cui erano invitati i migliori esperti internazionali fra cui spiccavano Jack Hughston ed Ejnar Eriksson.
A sinistra:Sidney 1987 Combined Congress dell’ International Knee Society e dell’ International Arthroscopy Association. Gian Luigi Canata e Jack Hughston, past-president dell’IKS
A destra: Cortina anni 80 Jack Hughston, Gian Luigi Canata e
Giancarlo Puddu, futuro presidente ESSKA
A sinistra: Buenos Aires 1995 Gian Luigi Canata, Robert W Jackson (past-president IAA), Mario Benazzi e Carlos Vottola
A sinistra: Perugia 1995 Gian Luigi Canata, Giuliano Cerulli e Pierpaolo Mariani
Sopra: Perugia 1995 Alex Castagna e Stephen Snyder esplorano il futuro
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Anche allora la scuola italiana si faceva onore emergendo nelle società internazionali: ricordo in particolare Lamberto Perugia, Paolo Aglietti, Giancarlo Puddu, Pierpaolo Mariani, Giuliano Cerulli, Maurilio Marcacci, Alessandro Castagna, seguiti poi da tanti altri. Iniziamo in queste immagini a rivisitare l’era pre-SIGASCOT, gli anni fra il 1980 ed il 2000 in cui di anno in anno aumentava l’interesse per le nuove tecniche e l’affluenza ai congressi specialistici. Rivedremo nelle prossime puntate il tumultuoso sviluppo in Italia e all’estero della chirurgia artroscopica e della traumatologia sportiva che ha entusiasmato noi tutti. Chi ha partecipato attivamente all’evoluzione della traumatologia sportiva in quel periodo è invitato ad inviare materiale fotografico: ricordare il passato aiuta a meglio valutare le nostre attuali conoscenze e orientare il nostro percorso futuro.
A sinistra: Mario Bianchi and friends, anni 90
A sinistra: Londra 2000, congresso ESSKA Giancarlo Puddu, Gian Luigi Canata e Massimo Berruto
A sinistra: Londra 2000 Congresso ESSKA: Nicola Maffulli, Gian Luigi Canata e Claudio Zorzi
A sinistra: London, ESSKA Congress 2000: Maurilio Marcacci e Werner Muller
Sopra: Congresso ESSKA 2000: Massimo Berruto, Gian Luigi Canata, Mario Bianchi, Werner Muller,
fondatore e past-president ESKA
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A cura di Matteo Guelfi e Stefano Pasqualotto
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Introduzione Durante la partita di Champions tra il Real Madrid e lo Sporting Lisbona del 22 novembre Gareth Bale è uscito al 58° minuto per un infortunio alla caviglia. Il giorno successivo il bollettino medico del Real Madrid riportava che il forte calciatore gallese si sarebbe dovuto sottoporre a intervento chirurgico a causa di una lussazione traumatica dei tendini peronieri della caviglia destra. L’instabilità dei peronieri, o più precisamente snapping, è una patologia non comune che colpisce pazienti giovani sportivi e riconosce due differenti quadri patologici: la lussazione intraguaina e la lussazione cronica recidivante. Questi due quadri, a volte di non facile distinzione, hanno un’eziopatogenesi differente.
Lussazione Acuta e Cronica RecidivanteLa dislocazione traumatica acuta (come nel caso di Bale) avviene come conseguenza di una brusca contrazione dei muscoli peronieri con il piede in Qlessione dorsale ed eversione. La fuoriuscita di entrambi o uno dei tendini peronieri (quasi sempre del peroneo breve) causa una lesione del retinacolo superiore dei peronieri (RSP). Raikin, a seconda del tipo di lesione del RSP, ha identiQicato 3 tipi di lussazione. Successivamente, Oden ha aggiunto un quarto grado in cui il RSP si rompe nella midsubstance. Un fattore di rischio predisponente fondamentale in questi pazienti è la presenza di un groove retromalleolare appiattito o convesso. Il primo episodio acuto, soprattutto nei pazienti sovrappeso, può essere confuso per una semplice distorsione di caviglia. A causa della lesione del retinacolo e la presenza di un groove appiattito, il trattamento conservativo, per lo più basato sull’immobilizzazione, è spesso insufQiciente e si instaura pertanto una lussazione cronica recidivante.
Sublussazione IntraguainaLa sublussaz ione intraguaina ( “ Intrasheath subluxation”) ha un quadro eziopatogenico più complesso con una manifestazione clinica più subdola e,
quindi, di più difQicile diagnosi. Descritto per primo da Raikin (Raikin et al, J Bone Joint Surg Am. 2008), la causa è un conQlitto all’interno della guaina dovuta a una mancanza di spazio. Le “lesioni occupanti spazio” che possono essere presenti in maniera isolata o combinata sono diverse: presenza di un peroneo quarto, di un inserzione distale del ventre muscolare del peroneo breve (low-‐lying peroneus brevis) e un groove retromalleolare appiattito. Queste condizioni, preesistenti, possono diventare sintomatiche in seguito a un episodio distorsivo. In questa condizione, a differenza della lussazione recidivante, non vi è una lesione del RSP. Clinicamente durante i movimenti di eversione-‐Qlessione dorsale il paziente e, in alcuni casi, l’esaminatore avvertono un “click”, espressione del conQlitto all’interno della guaina.
Presentazione clinica e diagnosiNonostante la differente patogenesi spesso non è facile distinguere i due quadri patologici. In entrambi il paziente spesso lamenta un dolore retromalleolare durante i movimenti di eversione-‐Qlessione dorsale associato a un “click”. L’inizio della sintomatologia è sovente conseguente a un episodio distorsivo in entrambi i casi. In alcuni pazienti, soprattutto nei più magri, con lussazione cronica recidivante la fuoriuscita del peroneo breve è ben apprezzabile. L’ecograQia, in mani esperte, può essere uno strumento diagnostico utile ed essere eseguita in maniera statica o dinamica. La risonanza magnetica permette di e v i d e n z i a r e l a presenza di un solco r e t r o m a l l e o l a r e appiattito, di un ventre muscolare a inserzione distale o di un peroneo quarto. Inoltre può evidenziare eventuali lesioni del RSP, dei peronieri o di altre strutture della caviglia.
La notizia pubblicata dalla “Gazzetta”, come spunto di approfondimento per conoscere di più e meglio una patologia, una tecnica chirurgica, un percorso riabilitativo. Una nuova rubrica di HIGHLIGHTS in grado di regalare, partendo dal quotidiano, un aggiornamento scientificamente serio e approfondito sulla traumatologia dello sport.
Instabilità dei peronieri: finestra sulle nuove tecniche
tendoscopiche
Tratto da: La Gazzetta dello Sport del 24 novembre 2016
Articolo a cura di Matteo Guelfi
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Trattamento Chirurgico: Nuove tecniche artroscopicheIl trattamento dello snapping dei peronieri è spesso chirurgico. Infatti, il trattamento conservativo trova beneQicio solo nei casi più lievi di sublussazione intraguaina. In passato il trattamento open per snapping dei peronieri ha riportato buoni risultati. Questo prevede un ampio accesso a “J” in regione retromalleolare attraverso il quale è possibile eseguire la sinoviectomia, la riparazione o reinserzione del RSP e, quando necessario, un approfondimento del groove retromalleolare. Recentemente la continua ricerca della mininvasività ha portato diversi chirurghi a sviluppare tecniche artroscopiche. Queste presentano rilevanti vantaggi in termini di preservazione anatomica delle strutture, di cosmesi e di recupero post operatorio. D e L e e uw e c o l l e g h i h a n n o d e s c r i t t o u n approfondimento del groove malleolare attraverso un’artroscopia posteriore di caviglia. Questa tecnica non è tuttavia diventata popolare a causa della complessità: l’artroscopia posteriore di caviglia (in realtà un’endoscopia) richiede un’elevata esperienza in artroscopia di caviglia da parte del chirurgo. Inoltre il RSP deve essere rimosso con lo shaver per poter raggiungere il groove malleolare. Recentemente Vega ha riportato in due lavori come sia possibile trattare sia la lussazione intraguaina (Vega et al, Foot Ankle International 2011) che la lussazione cronica recidivante (Vega et al, Foot Ankle International 2013) con una tecnica completamente tendoscopica. I due portali dedicati per la tendoscopia dei peronieri sono localizzati uno a circa 1,5-‐2 cm distale e uno a 2,5-‐3 cm prossimale rispetto all’apice del malleolo. Attraverso questi è possibile accedere e lavorare all’interno della guaina comune dei peronieri. Quest’ultima, subito dopo l’apice del malleolo peroneale diventa individuale per ciascun tendine e non è più possibile accedervi. Non sono necessari set artroscopici dedicati, sono sufQicienti un’ottica da 4.5 mm a 30° o in alternativa da 2.7 mm lunga e strumenti motorizzati da 3.5 mm. Nelle lussazioni intraguaina tendoscopicamente è possibile apprezzare l’integrità del RSP e confermare la presenza di una lesione occupante spazio. Qualora sia presente un peroneo breve con inserzione distale del ventre muscolare o un peroneo quarto è possibile asportarli con lo shaver e le radiofrequenze. Se è presente un groove appiattito, in combinazione o meno con una lesione occupante spazio, è possibile eseguire un approfondimento tendoscopico del groove retromalleolare. L ’ appro fond imento de l groove con tecn i ca completamente tendoscopica prevede inizialmente l’asportazione della Qibrocartilagine con lo shaver e in s e g u i t o l ’ a p p r o f o n d i m e n t o c o n i l b u r r . L’approfondimento deve iniziare all’apice del malleolo
peroneale e proseguire Qino alla Qine del RSP. Utilizzando la punta del burr come riferimento si esegue un solco delle dimensioni di 5-‐7 mm di larghezza, 5 mm di profondità di 5 mm e 15 mm di lunghezza. Nei casi di lussazione cronica recidivante, essendo sempre presente un groove appiattito, si esegue sempre un approfondimento con la tecnica appena descritta. Al contrario delle tecniche open nella tecnica completamente tendoscopica non è necessaria la riparazione del RSP. Alcuni autori (Lui, KSSTA 2006) hanno descritto tecniche tendoscopiche per la riparazione del RSP. Tuttavia, attualmente non esistono case series in vivo e non sembra necessaria visti risultati del solo deepening. Le tecniche tendoscopiche permettono inoltre di valutare eventuali lesioni tendinee, spesso presenti. La maggior parte di queste, essendo superQiciali, possono essere trat tate tendoscopicamente con un debridement. Qualora sia necessaria una riparazione questa può essere eseguita in qualsiasi momento con tecnica mini-‐open.
Riabilitazione post-‐operatoriaNei casi in cui non sia stato eseguito un approfondimento del groove può essere concesso da subito un carico parziale per due settimane senza immobilizzazione. Nei casi di deepening è consigliato immobilizzare la caviglia per 3 settimane onde evitare movimenti dei tendini peronieri. Una volta recuperato il carico completo, il paziente è essere indirizzato a un lavoro Qisioterapico con esercizi propriocettivi, di rinforzo muscolare e di equilibrio. Una volta che il paziente abbia un recupero completo di queste capacità può iniziare con gli esercizi sport speciQici e un graduale ritorno allo sport.
!"#$$%&'#(&)#&*#++,$$#&',--%&./%"$&',-&!"#$%&$'(#)*!"#Tratto da: La Gazzetta dello Sport del 24 novembre 2016
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MEETING(S) WITH... FOODIL GUSTO DI ANDARE AI CONGRESSI
Con il “nostro” misterioso Craccon
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Cena a Peschiera del Garda“Osteria Rivelin”
Oggi il nostro itinerario gastronomico, per oggi meglio eno-gastronomico, si fermerà a Verona: l’occasione è fornita da Michele Malavolta che ci ha portato tra le mure antiche di Peschiera del Garda a degustare piatti della cucina veronese.Prima di tutto l’aperitivo. E cosa se non un bello spritz?Certo ma uno spritz fatto come si deve!!! Un calice enorme con uno spritz con alcol in dosi generose e giusto due cubetti di ghiaccio, non certamente quegli spritz annacquati ed allungati che si servono dalle nostre parti!!! Il tutto guarnito da meravigliosi vassoi con tartine con guarnitura di crema di gorgonzola ai petali viola (!!!), polentina con formaggio tartufato…..niente male come inizio… La PASTA E FASOI è un piatto del popolo, un piatto della tradizione veneta, rivisitato in mille modi dalla cucina moderna. Nella terra dove si fa largo uso di vino è opportuno ingerire cibi forti che "tengano" il vino attutendone l 'ardore. A tale scopo risponde egregiamente la pasta e fagioli, piatto robusto e massiccio, quasi muscoloso, ruvidamente plebeo escogitato dalla fantasia dei poveri, sempre insuperabile
nell'arte di mangiare bene…..in questo caso arricchito da crostini di pane al pepe e guanciale spadellato ad arte. Il risultato è impegnativo per il palato, intenso, sapido e solo un buon bicchiere di vino prepotente è in grado di sostenere il sapore di questo piatto.
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Se la pasta e fagioli non è una novita, La PASTISSADA DE CAVAL è stata una vera e propria rivelazione. Questo piatto è preparato seguendo una ricetta vecchia di mille e cinquecento anni: secondo la tradizione al termine della battaglia combattuta nel 489 tra Teodorico, re degli Ostrogoti, e Odoacre, re dei Barbari, vi erano centinaia e centinaia di cavalli che giacevano morti sul terreno. I veronesi affamati, non volendo che tutta quella carne andasse sprecata, la t ag l iuzzarono e mi s e ro a macerare nel più corposo vino r o s s o d e l l a Va l p o l i c e l l a , aromatizzandola con dovizia di spezie e di verdure, per poterla consumare a l l ' occor renza , cuocendola a fuoco lento. Il sapore è ricco, sapido e dolce al tempo stesso. Ovviamente si può servire con la polenta, ma ancora meglio come condimento di un bel piatto di tagliatelle all’uovo fatte in casa. Dopo una cena cosi, non è s e m p l i c i s s i m o r i p o s a r e sereni…..la buona e vecchia citrosodina e la bottiglia d’acqua sul comodino sono di grande aiuto…..buonanotte…
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Grazie a OIC Travel da oggi i Soci SIGASCOT hanno la possibilità di
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MEETING WITH... ARTS & DECO’Dai Congressi lungo le strade di s0le e cultura...... seguendo i consigli di Miss Vannini
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Gerusalemme e la Galilea dopo l’ICRS Focus Mee6ng a Tel Aviv (Deus Vult)
E’ piu'osto ovvio che non si possa arrivare in Israele e fermarsi alla, pure affascinante, Tel Aviv.
Certo, Tel Aviv ha un fermento frizzante che non può non sedurre. Io la immaginavo diversissima. Una sorta di Ginevra copiata e incollata in medio oriente. Invece no. E’ una ci'à composita in completo divenire, piena di giovani, non priva di aspeC faDscenD da terzo mondo, stranamente integraD con realtà lussuosissime alla porta accanto. Negozi minimal chic, costosissimi, molto understatement, molto ebraici, a un isolato di distanza dal più classico mercato arabo con spezie, cianfrusaglie, narghilè, (mosche) e tuC gli accessori, per cui, io, peraltro, vado pazza.
Fa'o sta che tu'o, a Tel Aviv, parla di occidente ed oriente, mischiaD in modo più o meno frammentario, ma con una speranza di integrazione e si può serenamente bere una birra mangiando falafel e ko'e molto arabe, nel più occidentale dei surfing club.
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Certo, è difficile, tra quesD negozieC di arDgianato e le stradine ricostruite in sDle, pensare agli assalD del Cuor di Leone, che giungeva qua dopo la presa di Acri, per poi volgere a Gerusalemme. Pure, è da questo luogo che Riccardo, insieme ai templari e agli Ospitalieri si mosse per sconfiggere il Saladino. Alla riconquista di Gerusalemme.
E la stessa via la percorriamo noi. Verso la ci'à santa per antonomasia. Gerusalemme manDene il fascino di qualcosa che è sacro da tremila anni e ne è ben consapevole. Benché l’innumerevole quanDtà di guerre comba'ute per il possesso di questo fazzole'o di terra, abbia inevitabilmente lasciato il segno e di originale vi sia meno di quanto ci si sarebbe aspe'ato, l’atmosfera di Gerusalemme è inta'a, anche grazie ad una sapiente ricostruzione e all’obbligo di usare pietra per costruire ogni singolo nuovo edificio anche abitaDvo.
Le piccole strade sono ricche di scorci pi'oreschi e di personaggi non meno interessanD. La basilica del Santo Sepolcro, al termine della via dolorosa, ingloba quella che si riDene fosse la collina del Golgota ed il sepolcro di Cristo. La sua iniziale costruzione, più volte rimodernata, risale al 335 e conDene anche una lastra di marmo rosa sulla quale il corpo di Gesù sarebbe stato lavato e sulla quale i fedeli pregano e pongono oggeC per benedirli. Sebbene sia vero che quest’area sorge nell’interno delle mura ci'adine, mentre i primi resoconD descrivevano la crocifissione come avvenuta (anche ragionevolmente) al di fuori delle mura della ci'à, la Basilica, con le sue file di pellegrini, le sue cappelle, e il suo sentore misDco, ha un notevole impa'o anche sul più sceCco dei viaggiatori.
Gerusalemme e la Galilea
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Rimane invece da notare come, religiosi o meno, viaggiatori o guerrieri, la scarsa civiltà dei visitatori trascenda le epoche storiche, e le colonne del sepolcro siano coperte da scri'e di visitatori risalenD alle crociate.
Del panorama mozzafiato sul muro del pianto e dell’atmosfera che si respira al muro del pianto stesso, specialmente nel giorno del sabato, c’è poco da scrivere. Bisogna andare.
La visione è straordinaria. I pellegrini, la folla in preghiera, qualche canto che si alza a traC, i biglieCni piegaD stre'amente ed infilaD nelle crepe del muro, per ricordare alla divinità i propri desideri, vuoi mai che si scordasse e dovesse andarseli a rileggere, la cupola d’oro della moschea oltre il muro…tu'o assolutamente stupendo. Non fosse che, al momento, la visita alla moschea è interde'a ai non musulmani. E questo è davvero ra'ristante.
Meritevole anche la visita della Galilea, sebbene, da un punto di vista dei monumenD risulD di minore impa'o, raggiungere quello che fu il villaggio di Gesù, le povere case dove visse lui stesso, dove visse Pietro, la sinagoga dove pregavano, a pochi passi dalla riva del lago di Dberiade, è un’emozione forte e i luoghi conservano il loro sentore misDco. Certo, sono ormai poche pietre, rase al suolo da due millenni di guerre. Certo, Una volta scavata l’area della casa verosimilmente appartenuta a Pietro, negli anni se'anta, si ebbe la brillante idea di costruirvi sopra una chiesa raccapricciante in tu'o simile ad un disco volante in procinto di a'errare sul sito archeologico, come solo negli anni se'anta si sarebbe mai potuto pensare di fare. Ma non importa. Il lago di Tiberiade, con i suoi colori, può sopportare di tu'o. E, stupri archite'onici o meno, non ci si stupirebbe di vedere Gesù passeggiare sulla superficie a specchio di queste acque.
Tu'o da visitare assolutamente.
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FELLOWSHIPS SIGASCOTI VINCITORI 2017
Francesco Mattia Uboldi(Sassari)
Presentato da: Andrea F. Manunta
Marco Brioschi (Milano)Presentato da: Pietro Randelli
Sebastiano Vasta (Roma)Presentato da: Rocco Papalia
Silvio Mezzari(Verona)
Presentato da: Michele Malavolta
Mattia Fabbri(Roma)
Presentato da: Andrea Ferretti
PAOLO AGLIETTI AWARD
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E’ con enorme piacere che SIGASCOT presenta i vincitori dei Bandi Fellowship 2017
Alessandra Berton (Roma)Presentato da: Rocco Papalia
Francesco Perdisa (Bologna)Presentato da: Stefano Zaffagnini
Carmine Fabio Bruno (Catanzaro)Presentato da: Giorgio Gasparini
Angelo De Crescenzo (Bari)Presentato da: Biagio Moretti
Simone Perelli (Pavia)Presentato da: Francesco Benazzo
Stefano Petrillo (Roma)Presentato da: Rocco Papalia
Michele Saporito (Cefalù)Presentato da: Filippo Boniforti
Francesco Luceri (Milano)Presentato da: Giuseppe Peretti
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LIGHTS ON... SIGASCOT 2017 EVENTS
A cura di Francesco Uboldi - Gruppo Comunicazione
9-11Nov
22 settembre - OrthoRiabSpritz a GenovaRiabilitazione post-artroscopia arti inferiori
29 settembre - OrthoRiabSpritz CampaniaLa pubalgia nel calcio
7 ottobre - SigascoTim-Out PiemonteLe suture meniscali ... e molti altri !
Prossimi Eventi
regionali
RomaWatch & Try 2017Arto superiore
PaviaSIGASC-OST: School of Osteotomy2° corso
23Ott Palermo
Riunione Soc. SuperSpecialisticheSIOT 2017
1Ott ESSKA 2018
Deadline for Abstract submission
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! •! Dolore anteriore del ginocchio associato a:! •! Condromalacia rotulea! •! Sindrome di Osgood-Schlatter! •! Tendinopatie rotulee e del quadricipite
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