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LUCEFabrizio Prevedello

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pagina 6 / page 6Primož Bizjak, fotografia realizzata durante un’attraversata delle Alpi Apuane con l’artista Fabrizio Prevedello, Carrara, Settembre 2014. / Primož Bizjak, a photo taken while crossing the Apuan Alps together with the artist, Fabrizio Prevedello, Carrara, September 2014.

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“Ma il momento indimenticabile era quello in cui la stradacessava, sul fianco d’una montagna, e di crepaccio in crepaccio, di roccia in roccia, ci s’inerpicava per assistere all’aurora dall’alto di una cima dei Pirenei o delle Alpi.” 1

“But the unforgettable moment came when the road in the side of the mountain finally ended, and from crevice to crevice, from rock to rock, we continued upward to watch the sunrise from a peak in the Pyrenees or the Alps.”

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“La montagna è una grande torre d’avorio, questo è quello che ci dicono (o tacciono) molti amici mentre scappano in città, intimoriti da ciò che qui manca loro. Quassù tutto è paesaggio, può essere un po’ faticoso.Il dentro e il fuori. Orti, boschi, case, cave di marmo, motoseghe, camion. La montagna fornisce materia, l’elemento vegetale non manca”. 2

“The mountain itself is just one big ivory tower. That’s what they tell us (or how they shut us up), those friends of ours who come up to stay for a few days and then hurry back downhill for what they think they’re missing up here. Up here, everything’s a landscape, and it can be tiring. Indoors, outdoors. Vegetable patches, woods, houses, marble quarries, chainsaws, quarry trucks. The mountain supplies the material. There’s no shortage of vegetation.”

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Andrea Pisano, Fidia o l’Arte della Scultura, 1334-1336 ca., Campanile di Giotto, Firenze

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LA STORIA

“se è lì che sei aspettato non c’è nessun altro posto dove puoi andare”. 3

Succede che un artista si trovi ad un certo punto al centro di dove vorrebbe essere. Catalizzatore di energie naturali, sociali, individuali. Attraverso la sua produzione mette a fuoco tensioni che pervadono il quotidiano e che arrivano a dare un senso a dinamiche storiche e politiche difficili da riconciliare.Non ricordo quando ho visto per la prima volta un’opera di Fabrizio Prevedello. Mi ricordo quando l’ho incontrato tanti anni fa, amico di Lorenzo D’Anteo, davanti al Portrait Cafè in via Rattazzi alla Spezia. Un ragazzo alto, bruno, forse aveva i baffi come adesso. Poi attraverso le descrizioni delle sue opere da parte di Lara Conte e Mario Commone e quindi in una bella mostra alla Cardelli & Fontana arte contemporanea a Sarzana nel 2012.Ma è grazie agli Innesti, eseguiti dal 2010 al 2013, che vedo il lavoro di Prevedello per la prima volta in modo consapevole. I video ospitati al Museo del Marmo per la mostra “Apologia” 4 mi colpiscono per la magia che creano e perché mi portano in montagna (io non vado in montagna…) e mi fanno pensare a regali lasciati lì per i migliori di noi, epifanie future per viandanti coraggiosi o semplicemente le tracce di un uomo per extraterrestri venuti dalle galassie più lontane. Queste minime restituzioni sono frutto di un intervento sulla parete scelta quasi un capovolgimento per dimensione, per intento, per uso degli strumenti, del lavoro che poco lontano i cavatori stanno portando avanti nelle Alpi Apuane tra Carrara e Massa dove lui vive ormai da anni.Allora mi persuado che è il momento di incontrarlo, di fargli una proposta: pensare una mostra per il Piano Zero del CAMeC, dove per un periodo, si parla di Scultura.

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LO SCULTORE

“My wife and daughter are here with me in Italy where we come every summer to our small cottage, near the Carrara mountains for me to do an annual spell of marble carving.” 5

Il mio approccio alla scultura riguarda l’interesse per i materiali, la fisicità che l’artista deve mettere in campo quando scolpisce, l’aspetto performativo che, seppur presente in tutte le modalità del fare arte, quando si tratta di questo linguaggio artistico diventa più determinante.Prevedello costruisce le sue opere utilizzando un immaginario che unisce elementi presi dalla natura e dall’industria. Entrambi questi due mondi si trovano a convivere tra contraddizioni e tensioni sul territorio fortemente antropizzato tra Liguria e Toscana. Le parti in metallo e pietra che lui assembla, salda, compone sono spesso recuperate per strada, dai contenitori di rifiuti che si trovano nelle zone industriali. Le travi in ferro fanno da supporto ad assi di legno, mentre sottili strutture di cemento armato sostengono pezzi di marmo grezzo trovati in montagna o abbandonati a lato di una strada (#1).Fabrizio è arrivato a Carrara in giovane età, ha studiato all’Accademia di Belle Arti, ha imparato a scolpire il marmo, ha delle mani robuste, è partito per Berlino e tornato indietro per trovare il suo posto in un paese arrampicato tra le montagne versiliesi. È come se le contraddizioni che porta in sé questo territorio, la fatica dell’estrazione, le tensioni sociali per il consumo della montagna, la sua continua trasformazione, siano entrate nel suo vocabolario iconografico e siano diventate le cifre riconoscibili della suaproduzione artistica.Nelle sue opere rimane evidente la parte performativa del fare dello scultore che si manifesta sulla pietra, sul ferro, sul legno, sul cemento, e che talvolta si esprime in bruciature da saldatura sul muro di appoggio dell’opera o all’interno della materia stessa (#2).La coerenza interna viene raggiunta attraverso il precipitare delle esperienze vissute a contatto con la natura e nella creazione di strutture che insistono sulle relazioni tra natura e artificio, tra conservazione e sfruttamento, tra rispetto e manipolazione.

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Così l’artista raggiunge un suo equilibrio espressivo che scaturisce dal metodooperativo che ha messo a punto in tanti anni di pratica scultorea. O forse perché a lui piace camminare in montagna, più spesso da solo, ma anche in compagnia di poche persone affini come l’amico Maurizio o il fotografo Primož Bizjak da poco conosciuto. O perché quando è in montagna, fatica e affronta la paura del buio e degli animali quando se ne sta nei bivacchi o nei rifugi o all’agghiaccio. Oppure perché sa riconoscere la bellezza della natura, ma anche quella che l’uomo sa creare. O perché non è possibile per lui dare un giudizio, ma solo agire di conseguenza attraverso l’arte e uno stile di vita.

#1 / s.t. (69), 2012 #2 / Un giorno anche a te piacerà il marrone, 2012

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#3 / P.Q.R. (innesto in cava), 2010

#4 / 5° innesto, Monte Sella, 2013

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LA MOSTRA

“La stanza è una mansarda inondata di luce. Le finestre sono spalancate. Alle pareti strane forme mostrano la loro ossatura sotto panneggi bianchi che le ricoprono. Pezzi di marmo a terra; altri, più piccoli, ordinati per tipo e dimensione sulle mensole di uno scaffale; tondini di ferro appoggiati al muro; un tavolo da lavoro e sopra degli attrezzi in bell’ordine. Polvere bianca per terra. C’è luce, c’è chiarore.” 6

Ci siamo incontrati più volte nello studio di Fabrizio in paese ed in quello più spazioso, ma meno luminoso, che ha affittato da poco a Massa. Ne è venuto fuori un insieme di opere che riempiono le tre sale del Piano Zero sfruttando la luce che entra dalle finestre e creando dei percorsi all’interno dei quali il visitatore si aggira esperendo l’opera nella sua frammentaria totalità.Il calco in negativo della montagna, realizzato avendo in mente il Monte Sagro, la sua altezza, la sua importanza all’interno delle Alpi Apuane. Un labirinto intricato di teli da cantiere nel quale si incontrano le tracce del passaggio dell’artista che ha lasciato dietro di sé gli Innesti. Una palafitta di traverse di ferro e legno, un’amaca. Una scultura in marmo attraversata da una punta di ferro e da due punti di saldatura, che modificando il suo aspetto naturale esterno creano una geometria di energie attivate al suo interno.Queste le tre installazioni che compongono un percorso all’interno delle sale del CAMeC, una trasposizione tridimensionale di un vissuto che ci appartiene, che appartiene principalmente al vicino territorio di Carrara e Massa, ma che ha echi non solo nello spezzino e a livello nazionale, ma anche a livello internazio-nale. Si affacciano temi importanti e attuali, come la sostenibilità dell’utilizzo delle risorse naturali, la competenza professionale nel farlo, il rispetto per il lavoro del cavatore, come dello scalpellino e dell’artigiano al servizio dell’arte, la ricerca di un approccio diverso alla montagna e alle sue risorse, la durezza del lavoro dell’artista come dell’operaio, la determinazione nel proseguire sul percorso iniziato, l’accettazione delle regole dell’industria, l’utilizzo dei suoi prodotti.Non importa cosa pensiamo entrando nelle installazioni costruite da Prevedello, non ci potremmo sottrarre al confronto con i preconcetti, le certezze che crediamo inviolabili, la banalità del nostro stupore davanti alla bellezza della natura, la ricerca di interiorità nel percorrere zone di difficile

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accesso, metafora del lavoro continuo che l’artista fa ogni giorno tra spinte in avanti e stasi, ripensamenti e lieve disperazione.Fabrizio Prevedello è un artista maturo, consapevole, che ha trovato una chiave, un metodo, per restituirci quello che vede. Come con i suoi Innesti, prende qualcosa da noi, qualcosa che ci è stato strappato con la forza, per restituircelo trasformato e ce lo regala come un segreto che forse avremo la fortuna di svelare. Un giorno.

Francesca Cattoi, Milano, ottobre 2014

1 Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2014, pp. 115-116 2 Luca Bertolo, Studio, in Fabrizio Prevedello. Verde, Cardelli & Fontana, Sarzana, 2012, p. 613 Maurizio Maggiani, Meccanica celeste, Feltrinelli, Milano, 2010, p.1284 Mostra del progetto DATABASE, “Apologia”, 14 Dicembre 2013 - 15 Febbraio 2014, Museo Civico del Marmo, Carrara, a cura di Federica Forti. Per i video: www.fabrizioprevedello.com5 Henry Moore in una lettera a Lauren Bacall, 1976. “Mia moglie e mia figlia sono qui con me in Italia dove veniamo tutte le estati nella nostra piccola casa di campagna vicino alle montagne di Carrara per avere un breve periodo per scolpire il marmo.”6 Luca Bertolo, Studio, in Fabrizio Prevedello. Verde, Cardelli & Fontana, Sarzana, 2012, p. 55

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THE STORY

“.. if that’s where you waited, there’s no other place you can go”. 3

It sometimes occurs in a certain moment that an artist finds himself right at the center of where he wants to be. The catalyst of natural, social, individual energies. His production brings into focus tensions that pervade our daily life and bring meaning to historical and political dynamics hard to reconcile otherwise.I don’t recall when I first saw Fabrizio Prevedello’s work for the first time. I do remem-ber when I met him, a friend of Lorenzo D’Anteo’s, many years ago outside Portrait Cafè in La Spezia’s Via Rattazzi. A lanky young guy with short brown hair. He might have had his moustache even then. First there were the descriptions of his work by Lara Conte and Mario Commone, then I noticed a few pieces at a show in 2012 at Cardelli & Fontana Arte Contemporanea Gallery in Sarzana. But it was only after seeing Innesti, done between 2010 and 2013, that I began giving closer attention to Prevedello’s work. The videos shown at the Civic Marble Museum during the “Apologia” Show 4 impressed me with the magic they per-form, and also because they take me to the mountains (I do not go to the mountains) and make me think of presents left for the best of us, future flashes for hardy travelers or perhaps simply signs of MAN to be patiently catalogued by extraterrestrials from a distant galaxy one day far in the future. These nearly insignificant restitutions are the fruit of intervention on a rock wall that is nearly a master work of art itself by virtue of its size and the signs of similar tools, the work the quarrymen continue doing not far away in the Apuan Alps between Carrara and Massa where Fabrizio has lived for years now.I decided it was time to meet him, to make a proposal: think of a work for the Piano Zero del CAMeC, where the talk will be of Sculpture, at least for a while.

THE SCULPTOR

“My wife and daughter are here with me in Italy where we come every summer to our small cottage, near the Carrara mountains for me to do an annual spell of marble carving.” 5

What first attracted me to sculpture was the material, and physicality required of the artist while sculpting, the performance aspect, which of course is present in every way of making art, but which in this particular form of expression gains in determinacy.Prevedello builds his works using an imaginary filled with elements taken from Nature and from Industry. The two worlds are obliged to coexist in contradiction and preca-rious balance in this closely-inhabited territory on the borders of Liguria and Toscana where the hand of man is widely evident. The parts in metal and stone he assembles and welds are often taken from the street, industrial scrap yards. Iron girders support wooden boards, and slender structures in reinforced concrete hold up rough blocks of marble found at the foot of a hill or aban-doned at side of the road (#1).Fabrizio came to Carrara at early age. Studied at the Academy of Fine Arts and learned to sculpt marble (with two strong hands). Went up to Berlin. Came back, and found his place high in the hills, Alta Versilia. It’s as if the territory’s many contradic-tions, the toil of quarrying, the social tensions generated by the ways the mountains are consumed and their ceaseless transformation have become his iconographic

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vocabulary, the distinctive monograms of his artistic production.The sculptor’s flair for performing appears to have remained trapped in the stone, in the iron, in the wood, in the concrete. Sometimes burn marks from the weld even scorch the wall supporting the work or the floor around it (#2).Internal coherence is achieved through the precipitation of experiences in contact with natural world and the creation of structures that insist on establishing relation-ships between spontaneous nature and human artifice, conservation and exploitation, respect and manipulation. The artist reaches expressive equilibrium through a modus operandi refined in years of sculpting. Or perhaps through his love for hiking, more often than not alone, but sometimes in the company of few but like-minded souls, such as his friend Maurizio or the photographer, Primož Bizjak a more recent acquaintance. Or perhaps when he’s in the mountains, he labors, faces fear of the dark, wild animals, bivouacking alone under the stars or in spartan mountain huts. Or because he recognizes the beauty of nature, or the aptness of what men create as well. Or perhaps he’s simply incapable of judging, only acting. Through art and his style of life.

THE SHOW

“The room is a loft drenched in light. The windows open out wide. Strange shapes attached to walls reveal their bones from beneath the white veils that cover them. Blocks of marble lay strewn about the floor; smaller pieces have been sorted by type and size on bookcase shelves. Slender iron rods stand propped against the wall. There’s a workbench with tools hung carefully in order behind it. A fine white dust coats the floor. There’s plenty of light, loads of clarity.” 6

We met on various occasions in Fabrizio’s atelier in the village and in the bigger, less luminous space he’s recently rented in Massa that yielded a series of works filling all three rooms at Piano Zero, channeling the daylight streaming in from the windows and creating pathways along which the visitor winds and experiences the work in its fragmentary totality.The negative rock cast of a mountain was created with Monte Sagro’s height and cen-trality in the Apuan Alps chain in mind. An intricate labyrinth of worksite tarps lines the way where traces of the artist’s passage may be found, the artist who left his Innesti/Grafts behind him. A raised walkway of wooden planks on an iron framework, a ham-mock. A marble sculpture pierced by a pointed iron rod and two welding spots that modify its external natural appearance and give a geometrical pattern to the energies unleashed inside.These are the three installations that make up the itinerary laid out in the CAMeC rooms, a three-dimensional transposition of a human experience that now belongs to all of us, primarily to the territories of Carrara and Massa, perhaps, and then maybe La Spezia and Italy in general, but even to the rest of the world as well. Current issues of vital importance are addressed, from the sustainability of the use of natural resources, the professional expertise required, the respect for work of the quarryman, the sto-necutter, and the tradesman, all of whom humbly serve the Muses; the search for a different approach to the mountain and its treasures, the backbreaking effort required of the artist as laborer, the determination necessary to continue along this chosen path, acceptance of the rules of industry, and the use of its products.It makes no difference what we think when entering the installations constructed by

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Prevedello; we will never be able to go anywhere without making comparisons to our preconceptions, the certainties we hold as inviolable, the banality of our stupor when faced with nature’s beauty, the search for interiority in traversing hard-to-reach pla-ces, a metaphor for the continuous work the artist does every day between propulsion forward and stasis, doubt and calm desperation.Fabrizio Prevedello is a mature, awakened artist who has found a key, a way to return to others what he sees. As in his Innesti, he takes something from us, something that was torn out of us by force, and then gives it back transformed as a secret we may be lucky enough to share, one day.

Francesca Cattoi, Milano, october 2014

1 Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2014, pp. 115-116 2 Luca Bertolo, Studio, in Fabrizio Prevedello. Verde, Cardelli & Fontana, Sarzana, 2012, p. 613 Maurizio Maggiani, Meccanica celeste, Feltrinelli, Milano, 2010, p.1284 DATABASE Project Show, “Apologia”, 14 Dicember 2013 - 15 February 2014, Civic Marble Museum, Carrara, curated by Federica Forti. For the videos: www.fabrizioprevedello.com5 Henry Moore in a letter to Lauren Bacall, 1976. “My wife & daughter are here with me in Italy where we come every summer to our small cottage, near the Carrara mountains, for me to do an annual spell of marble carving.”6 Luca Bertolo, Studio, in Fabrizio Prevedello. Verde, Cardelli & Fontana, Sarzana, 2012, p. 55

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#5, #6 / Il mio sguardo nel tuo pensiero, 2014 (part.)

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Opere in mostra / Works on display

S.T., 2014ferro, cartone, fotografia / iron, cardboard, photography280x286x45 cm

1749, 2014 tre elementi in gesso e ferro, sacchi di juta con sabbia, tubi in metallothree elements in plaster and iron, gunny sacks filled with sand, metal tubes175x200x115 cm174x210x121 cm166x230x162 cm Il gioco è il privilegio dei bimbi, dei vagabondi e dei vecchi / Play is the privilege of children, vagabonds and the elderly, 2014tessuto sintetico, ferro, cemento armato, legno / synthetic textile, iron, reinforced concrete wooddimensioni variabili / variable dimensions

P.Q.R., (innesto in cava). Marmo Nero del Belgio innestato in cava di Fior di PescoP.Q.R., (graft in quarry). Grafing of a Belgian black marble inlay onto the wall of a Fior di Pesco marble quarry, 2010video 6’31”

2° innesto in cava. Dal Monte Corchia alle Marmitte dei Gigantimarmo Fior di Pesco innestato in cava di Bardiglio / 2nd grafting of a Fior di Pesco marble inlay taken from Mount Corchia onto the wall of a Bardiglio marble quarry in the Marmitte dei Giganti area, 2010video 6’49”

6° innesto in cava. Monte Sagro. Marmo Portoro innestato in cava sul Monte Sagro6th grafting of Monte Sagro Portoro marble onto the wall of a Monte Sagro quarry, 2013video 4’33”

Il mio sguardo nel tuo pensiero /My gaze in your thoughts, 2014struttura in putrelle in acciaio, travi in castagno, amaca in corda, marmo con bruciature ottenute da saldatura, base, parete di basi appartenenti al museostructure in steel beams, chestnut wood beams, tied rope hammock, marble with welding burn marks, stand, wall of stands belonging to museumstruttura /structure 167x164x511 cmmarmo /marble 35x58x43 cmparete /wall 300x190x65 cm

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Fabrizio Prevedello (Padova, 1972)

1995-2002 vive e lavora a Berlino / lived and worked in Berlin, Germanydal 2002 vive e lavora in Versilia (LU) / lives and works in Versilia (LU), Italy

Esposizioni / Shows

2014 Luce, CAMeC, Centro Arte Moderna e Contemporanea, personale a cura di Francesca Cattoi, La Spezia Il collasso dell’entropia, Museo d’Arte Contemporanea, a cura di Alberto Zanchetta, Lissone (MB) Blueshift, Localedue, a cura di Gabriele Tosi, Bologna I baffi del bambino, Lucie Fontaine, a cura di Luca Bertolo, Milano Prière de toucher 3, MARS, a cura di Ermanno Cristini e Giulia Brivio, Milano 2013 Apologia, Museo Civico del Marmo, a cura di Federica Forti, Carrara (MS) Costellazione #2, Cardelli & Fontana, Sarzana (SP) “Casabianca”, con Luca Bertolo, Chiara Camoni e Alessandra Andrini, Zola Predosa (BO) 2012 Verde, Cardelli & Fontana, personale a cura di Ilaria Mariotti, Sarzana (SP) Artisti in residenza, con il gruppo “Laboratorio” ospitato da Luigi Presicce, MACRO, Roma Sistema fisico, a cura di Serena Trinchero, Studio MDT, Prato Madeinfilandia, residenza, Filanda di Pieve a Presciano (AR) Storytellers, a cura di Caterina Benvegnù, Superfluo Project, Padova Costellazione, Cardelli & Fontana, Sarzana (SP) “13 Premio Cairo”, segnalato da Ludovico Pratesi, Museo della Permanente, Milano2011 Meriggio a Carignano, a cura di Ludovico Pratesi, Villa al Console, Carignano (LU) Sei gradi di separazione, a cura di Ilaria Mariotti, Centro Espositivo Villa Pacchiani, S. Croce sull’Arno (PI) Azimuth, Dolomiti Contemporanee-Laboratorio d’arti visive in ambiente, a cura di Alice Ginaldi, Sospirolo (BL) Grisaille, Margini Arte Contemporanea, Massa Per arrivare qui, il sentiero davanti alla scuola, Spazio Novella Guerra, a cura di DART, Imola Fa un po’ freddo ma non preoccuparti, Brown Space Project, personale a cura di Luigi Presicce, Milano

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2010 Rendere parole alle parole, Cardelli & Fontana, personale a cura di Luigi Cerutti, Sarzana (SP) Letargo, con Adriano Nasuti Wood, Museo MAGra, Granara (PR) Mentre ti aspetto, personale a cura di Cristina Gilda Artese, Agenzia BNL via Brera, Milano Less concreteness, con Sara Enrico, MARS/Milano Artist Run Space, Milano 2009 S.T., Galleria Nicola Ricci, Carrara (MS) L’inverno esiste, prove ed esempi, di e con Luca Bertolo, MARS/Milano Artist Run Space, Milano 2007 Look@me!, Kunstquartier 2007, Berlino, Germania <1, Museo MAGra, Granara (PR) La Scienza e la memoria, a cura di Chiara Camoni, Archivio Storico Comunale di Napoli, Napoli

Workshop e residenze / Workshops, residences, special projects

2013 Tempo Zulu, a cura di Francesco Carone, Gregorio Galli, Bernardo Giorgi, Christian Posani, Siena A Guilmi non piove mai, residenza, Guilmi Art Project, a cura di Lucia Giadino e Federico Bacci, Guilmi (CH) Database-Carrara, residenza, a cura di Federica Forti, Carrara (MS) 2012 Madeinfilandia, residenza, Filanda di Pieve a Presciano (AR) Laboratorio con Luigi Presicce, residenza, MACRO, Roma2011 Dolomiti contemporanee, residenza, a cura di Gianluca D’Inca Levis e Alice Ginaldi, Sospirolo (BL)2010 Solid Void, workshop con Giovanni Morbin e Gian Antonio Gilli, a cura di Diogene, Torino

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LUCEFabrizio Prevedello

1 novembre 2014 - 12 aprile 2015CAMeC Centro Arte Moderna eContemporanea, La Spezia

a cura diFrancesca Cattoi / Fabrizio Prevedello

in collaborazione conEleonora Acerbi / Silvia Benvenuti

Immagine coordinataPOMO

Catalogo

TestoFrancesca Cattoi

Grafica della copertinaPOMO

FotografiePrimož Bizjak, p. 6Dario Lasagni, p. 11Fabrizio Prevedello, p.12Jacopo Menzani, pp. 18-38

TraduzioniCraig Allen

StampaBandecchi & Vivaldi, Pontedera (LU)

© Primož Bizjak © Jacopo Menzani© Dario LasagniPer il testo © Francesca Cattoi

Mostra promossa da

Comune della Spezia SindacoMassimo FedericiAssessore ai rapporti con l’Istituzione per i Servizi CulturaliLuca Basile e prodotta da

PresidenteRoberto AlinghieriConsiglieriPaolo Bertini, Agnese Bucchi, Susanna OgnibeneDirettore Marzia Ratti

Consulente artisticoFrancesca CattoiConservatoriEleonora AcerbiFunzionario amministrativo Giacomo BorrottiUfficio amministrativo e segreteriaFlavia Rasi, Carla DellapinaUfficio prestiti e coordinamento didatticaE. Cristiana MaucciServizio prevenzione e protezione Roberto BucellaComunicazione e promozione ISCCinzia CompalatiUfficio stampa Comune della SpeziaLuca Della TorreUfficio comunicazione internaCarla AllagostaAccoglienza, custodia, allestimentiAlessandro Angeli, Marilena Bertano, Davide Bommino, Oscar Bordoni, Roberto Colombani, Alessandro Fochessato, Massimo Massi, Luigi TerzianiServizi didatticiCooperativa Artemisia Cooperativa Zoe Daniela Binelli, Patrizia Drovandi e Chiara Armani - ASL n. 5 spezzinoServizi di vigilanza e aggiuntivi Cooperativa ZoeAuser Risorseanziani

Con il contributo di

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Un ringraziamento aStefano Artese, Luca Bertolo, Massimo Biava,

Beatrice Boatto, Graziella Bonaguidi, Andrea Calzoni, Alessia Cardelli,

Luigi Cerutti, Mario Commone, Lara Conte,Decio Frausin, Alessio Gianardi, Daniele Manfrè,

Teresa Perissinotto, Giancarlo Pucci, Roberto Rio, Renato Vendramel.

Un ringraziamento particolare aSergio Rodella, Silvia Vendramel.

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