m03 - magazine per il destination marketing in alto adige

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Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige LUGLIO / AGOSTO / SETTEMBRE 2013 In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano - Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue 03 FELICITÀ MADE IN SÜDTIROL La nostra provincia ha tutti i requisiti per diventare il posto dove si vive meglio in Europa

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Magazine per il Destination Marketing in Alto Adigel u g l i o / a g o s t o / s e t t e m b r e 2 0 1 3

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felicità made in südtirol

La nostra provincia ha tutti i requisiti per diventare il posto dove si vive meglio in Europa

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276.000

pari a oltre il 60% della popolazione residente in Alto Adige. Questo valore si attesta nettamente sopra la media nazionale: in Italia infatti appena il 36% della popolazione maggiore di 14 anni si dichiara soddisfatta della qualità della loro vita.(Fonte: ASTAT 2011)

altoatesini maggiori di 14 anni hanno dichiarato nel 2012 di essere soddisfattidella qualità della loro vita

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Vivere beneNel momento in cui i bisogni materiali ed esistenziali sono appagati, nasce sponta-nea la domanda: “Come posso migliorare la qualità della mia vita?” è in questo pre-ciso istante che il concetto di qualità di vita diventa, per quei mercati che ormai hanno tutto, il valore guida del XXI secolo.

L’Alto Adige ha un alto tenore di vita. Attenzione però: la qualità non è qualcosa di statico, che si possa dare per scontato. E questo vale anche per la nostra regione, che per continuare a vivere a questi livelli non deve mai abbassare la guardia.

L’Alto Adige vuole diventare il posto dove si vive meglio in Europa. E per farcela deve lavorare oggi a quello che sarà realtà tra qualche anno. Più di altri popoli, gli altoatesini sanno il fatto loro in tema di montagna, gastronomia, ecologia, inverni, vita in condizioni difficili e convivenza tra diverse culture. Questi temi sono i nostri punti forti e sono anche quelli che interessano ai nostri clienti. Ed è con questi temi che possiamo far progredire la nostra terra. Strutture alberghiere e ricreative al passo con i tempi, un concetto energetico sostenibile, un trasporto pubblico moderno, un’edilizia basata sull’efficienza energetica, il mantenimento del patri-monio architettonico rurale, sistemi intelligenti di approvvigionamento e di smal-timento a livello dei comuni, difesa della nostra cultura: ecco quali sono i compiti da sviluppare.

Tenendo sempre presente che l’innovazione non può prescindere da quello che è il DNA dell’Alto Adige: la gente, il paesaggio, i prodotti tipici.

Christoph Engl, direttore di SMG

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Unter der Schirm-herrschaft von | Sotto il patrocinio di

www.innovationfestival.bz.it

Programma speciale

per le scuole

AMPIE VEDUTEMONTAGNA · SOCIETÀ · TECNOLOGIA

26.-28.09.13

Page 5: M03 - Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige

BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 BolzanoEOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano SMG – Agenzia Alto Adige Marketing, piazza della Parrocchia 11, 39100 BolzanoTIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano

Direttore responsabile: maria Cristina De Paoli | Caporedattrice: barbara Prugger | Redazione: astrid brunetti, maria C. De Paoli, bettina König, Hartwig mumelter, eva Pichler, Cäcilia seehauser | Coordinamento: ruth torggler | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: succus. Comunicazione srl | Design Consult: arne Kluge | Fotografie: Comune di Ferrara, alex Filz, andree Kaiser, photo KuaDrat, othmar seehauser, shine Project, shutterstock, VisitDenmark, Wasserwirtschaftsamt münchen | Illustrazioni: Véronique stohrer | Infografica: no.parking comunicazione | Prestampa: typoplus, via bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail specificando il proprio indirizzo a [email protected] | registrazione c/o il tribunale di bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005

Sommario

Copertina: Qualità di vita

8 La felicità batte la crescitaCresce il numero di persone che vo-gliono andare al di là del benessere e dare un senso alla loro esistenza.

14 Pronti per la scalatail giornalista economico mirco mar-chiodi invita alla collaborazione co-struttiva e ad un'europa unita.

16 Più tempo per lavorare. O per oziareotto altoatesini raccontano di cosa hanno bisogno per vivere bene.

18 è l'ora della generazione YPreparatevi: i giovani rampanti stanno per rivoluzionare il mondo del lavoro. anche in alto adige.

20 Cittadini felici, turisti contentiuno studio dimostra la relazione tra la soddisfazione di vita dei residenti e il gradimento dei turisti.

Rubriche

6 mailbox 7 made in alto adige24 uno sguardo oltre i confini27 l'opinione 34 mercato36 menti 40 nell'occhio dei media42 m come marchio

MARKETING

22 Il benessere aiuta l'economial'alto adige ha i requisiti per diventare un'ambita location economica grazie ai suoi hard facts & soft facts.

28 Un volto, un marchiola nuova campagna lanciata da smg in svizzera punta su 5 persone che in-carnano lo stile di vita dell'alto adige.

31 La carica delle 101 aziendeNel 1988 nasceva il tis innovation park. a 15 anni di distanza il bilancio è decisamente positivo.

38 Mettersi in vetrinai suggerimenti per utilizzare al meglio le fiere come importante strumento di marketing.

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(BK)

Per le piccole aziende che vogliono fare innovazione è stata creata la figura del coach

Un blog con tante news interessanti dal mondo dell'economia

vizi, fornendo assistenza nel rilascio di documenti e certificati necessari per fare affari con l'estero. Recentemente l’Export Help Desk di EOS è entrato a far parte della “Rete degli Sportelli per l’in-ternazionalizzazione”, un’organizzazio-ne che comprende 105 sportelli dedicati presso le Camere di commercio in tutta Italia e consente di sviluppare impor-tanti sinergie. Persona di riferimento per l’Export Help Desk: Thomas Lunger, tel. 0471 945763, [email protected]

IL BLOG DELL’ECONOMIAUno stimolo per gli imprenditori

COMUNICAzIONE. Quali sono le ultime notizie dal mondo dell’economia? Quali sono le cose che potrebbero essere inte-ressanti anche per gli operatori econo-mici altoatesini? Per chi ha voglia di ri-manere costantemente informato, ma è costretto a rinunciare perché le ricerche richiederebbero troppo tempo, adesso c’è un nuovo servizio offerto dalla BLS: un blog che permette di conoscere rapi-damente tutto quanto di interessante succede nei vari settori dell’economia, dal commercio all’artigianato passando dalla Green Economy per arrivare al mar-keting e alla comunicazione. blog.bls.info

a St. Moritz attraverso l’Alto Adige. L’o-biettivo è di incrementare il turismo transfrontaliero con i mezzi di trasporto pubblico. La proposta di viaggio porta il turista a conoscere sette luoghi dichia-rati dall’Unesco patrimonio naturale o culturale dell’umanità. Il tour può esse-

re effettuato in proprio o tramite agenzia, ed è adatto sia ai viag-

gi di gruppo che individuali. I mezzi pubblici utilizza-

ti – treni e corriere – sono gestiti da Treni-talia, Deutsche Bahn,

Österreichische Bunde-sbahnen, PostAuto, SAD e

Schweizer Bundesbahnen; i bi-glietti possono essere acquistati on

line sul sito www.sbb.ch.www.venice-stmoritz.com

EXPORT HELP DESKAssistenza alle imprese altoatesine

EXPORT. Le aziende altoatesine che hanno rapporti commerciali con l’este-ro possono contare sulla fattiva assi-stenza dell’Export Help Desk di EOS. Il servizio fornisce informazioni e consu-lenza su normative, obblighi e prescri-zioni vigenti all’estero. Insieme a esper-ti del settore, l’Export Help Desk offre inoltre informazioni su aspetti interna-zionali di diritto doganale, fiscale e con-trattuale. Il reparto Documenti per il commercio estero della Camera di com-mercio completa la vasta offerta di ser-

IL COACH PER I PICCOLI“Innovation Coach” per le PMI

INNOVAzIONE. è ormai assodato che, per rimanere competitive sul mercato, le imprese hanno bisogno di innovazio-ne. è altresì risaputo che soprattutto le piccole aziende fanno fatica a trovare le risorse per at-tuare misure innovative, ed ecco allora che TIS in-novation park e Assoim-prenditori Alto Adige mettono a disposizio-ne delle PMI la figura dell’“Innovation Co-ach”. Il progetto preve-de la presenza del co-ach per un periodo determinato nelle singole aziende, sup-portandole nel concretizzare i piani di innovazione. Attualmente i coach coin-volti nel programma sono cinque, tutti ex imprenditori o figure dirigenziali provenienti da vari settori. La spesa è sostenuta fino al 75% dalla Provincia di Bolzano tramite il nuovo sistema di pa-gamento con i voucher.www.tis.bz.it/attualita/innovationcoach

IDEA VIAGGIOUn progetto turistico Interreg

MARKETING. Nell’ambito di un proget-to comunitario Interreg, le regioni Alto Adige e Grigioni commercializzano un itinerario turistico che da Venezia porta

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m a i l b ox

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aProgetto: L’esperimento di CenglesL A S C H E DA

Particolarità ................................................ Perfetta combinazione tra architettura moderna e tradizionale

Committenti ............................................. Peter steck, Paul reisinger, gabriele schiefer, Josef stecher

Architetto ................. Christa mair, studio di architettura PlaN_arLocalità ............................................................ Cengles, comune di lasa

Ci sono progetti che nascono e crescono come se da sempre fos-sero stati parte di un progetto più grande. tutto inizia con la co-struzione dell’edificio che ospita la casa e l’azienda agricola di Pe-ter steck a Cengles. laddove oggi sorge la nuova palazzina (foto

in alto a sinistra), in origine c’era un fienile distrutto da un incendio nel 2003. Il nuovo edificio, certificato CasaClima Oro, è composto da due corpi cubici che si compenetrano. la netta rottura con l'ar-chitettura tradizionale è stata non solo tollerata, ma addirittura ap-prezzata dalle 500 anime di Cengles. Cosa per nulla scontata, in quanto il borgo venostano è ricco di antiche costruzioni. oggi inve-ce l’immagine del paese è cambiata, alle vecchie case continuano ad aggiungersi edifici moderni: nel 2012 sono sorte 4 abitazioni pro-gettate dallo stesso studio di architettura, altre 3 sono in costruzio-ne. Per saperne di più sfogliate l’edizione on line della rivista “archi-tektur in südtirol 2012”, scaricabile da www.aw-v-online.net

m a D E i N a lto a D i g E

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flussi economici globali, è più semplice rinunciare a priori ad inseguire produt-tività da sogno ed efficienza stellare. Ma sul carro degli scettici della crescita stanno salendo in tanti anche nei Paesi industrializzati dell’Occidente, dove per misurare il benessere, il progresso sociale e la soddisfazione di un popolo si cominciano ad usare nuovi parametri oltre al famigerato Pil.

Negli ultimi anni questa tematica è stata affrontata da fiore di commissio-ni di studio, dalla Francia agli Usa pas-sando per la Gran Bretagna. Ultima-mente è toccato alla commissione d’in-chiesta tedesca denominata “Crescita, benessere, qualità di vita” rendere noti i propri risultati. E chi, dopo due anni di lavori e studi, si attendeva un metro di misurazione totalmente nuovo, è ri-masto a bocca asciutta: i 34 membri della commissione infatti (un mix di politici ed esperti) ha partorito una sor-ta di “Pil Plus”, ovvero il classico Pil arricchito di nove nuovi indicatori tra cui la partecipazione, l’ecologia e le aspettative di vita.

Un tema ormai centraleGli ultimi sviluppi registrati in Germa-nia e l’interesse mediatico da essi susci-tato dimostrano essenzialmente due cose: che la qualità di vita è diventata un

Piccolo come la Svizzera, densa-mente abitato come la Nuova Zelanda, poco più ricco dell’E-ritrea: eppure lo stato himalay-

ano del Bhutan viene sempre portato ad esempio quando si parla di qualità di vita. Nel regno del drago tonante il dirit-to alla felicità è addirittura sancito dalla Costituzione. Nel 1974 il monarca Jigme Singye Wangchuck, in un’intervista rila-sciata al “Times”, parlò per la prima vol-ta di “Gross National Happiness”, tradu-cibile come “Felicità Interna Lorda”. Fil al posto di Pil, insomma. A distanza di 40 anni, il governo di Thimphu ha di-chiarato apertamente che il suo primo obiettivo è la felicità del popolo. L’eco-nomia, per dire, è soggetta a severe nor-mative ambientali. Ogni investimento pubblico, ogni emendamento politico viene valutato in base all’apporto forni-to al bene comune. Da alcuni anni in Bhutan è stato persino introdotto un in-dice della felicità. In pratica lo Stato, tra-mite un questionario con 290 domande che i collaboratori del “Center for Bhu-tan Studies” distribuiscono di casa in casa, chiede ai suoi sudditi se sono sod-disfatti, se stanno bene di salute, se han-no abbastanza denaro, se pregano e me-ditano tutti i giorni.

Sicuramente, per chi come il Bhu-tan si trova all’estrema periferia dei

tema centrale nell’agenda politica e so-ciale e che è oltremodo difficile esprime-re in cifre il benessere di un popolo o definirlo una volta per tutte. D’altronde sia la scienza che la vita quotidiana con-fermano come la qualità di vita sia per-cepita e descritta in maniera assai cont-raddittoria: gli abitanti protestano cont-ro una nuova strada nel loro quartiere ma non intendono rinunciare all'uso dell'automobile; nasce una zona produt-tiva e si brinda ai nuovi posti di lavoro, ma non si pensa all’area ricreativa che sparisce; i negozietti fanno da collante alla struttura sociale dei paesi e garantis-cono il commercio di prossimità, però i mercati all’ingrosso costruiti nel verde hanno prezzi più bassi; si fa il tifo per l’apertura prolungata dei negozi ma non si tiene conto dei commercianti, che ogni tanto vorrebbero anche loro avere un fine settimana libero.

“La qualità di vita non è qualcosa che si può misurare in maniera assoluta, valida per tutti e per sempre, bensì un concetto che deve essere continuamen-te rielaborato e ridefinito”, scrive Franz Plörer, direttore della Fondazione Vital, nell’introduzione allo studio “Salute e qualità di vita”. Nell’autunno del 2011 l’Istituto per il management pubblico dell’Eurac ha intervistato, nell’ambito di un progetto Interreg riguardan-

co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | Felicità batte crescita

fELICITà BATTE CRESCITAè difficile da esprimere in cifre e persino da definire in maniera netta. la qualità della vita è troppo soggettiva, e troppo diversi sono i fattori che originano il benessere. se l'alto adige vuole diventare il posto dove si vive meglio in europa, deve cominciare a porsi qualche do-manda. e soprattutto a darsi delle risposte.

Testi: Maria Cristina De PaoliIllustrazioni: Véronique Stohrer

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te l’Alto Adige e il cantone svizzero dei Grigioni, oltre 2000 esponenti del mon-do politico, economico, culturale e del volontariato. Dopo aver preso in consi-derazione le situazioni private e lavora-tive e i relativi contesti, è emerso che l’81% degli intervistati si è dichiarato soddisfatto della propria esistenza, ag-giungendo peraltro che il benessere di una persona deriva principalmente dalla persona stessa. Un ruolo impor-tante lo giocano anche la famiglia e le amicizie, al pari di salute, posto di lavo-ro, cultura e istruzione. La società figu-ra appena al quarto posto, un gradino più su dell’economia, mentre la politi-ca è stata giudicata in maniera piutto-sto controversa. Pur ammettendo che la stabilità governativa e la partecipa-zione popolare sono tra i presupposti per una buona qualità di vita, gli inter-vistati hanno dimostrato di avere poca fiducia nella politica, con qualche ecce-zione per quella praticata a livello co-munale. Ancora peggio comunque è andata alla chiesa e alle comunità reli-giose in genere.

Tanti aspetti, poche certezzeLo studio dell’Eurac ha confermato anche un altro aspetto: i fattori che con-tribuiscono alla qualità della vita non sono solo quelli materiali, ma in misura sempre maggiore i cosiddetti “soft facts”. Il filosofo e sociologo svizzero An-dreas Giger arriva addirittura a individu-are nel suo modello ben 16 “sfere” diver-se, tra le quali il tempo e la sostenibilità, il rispetto e l’autenticità. Certo, le condi-

zioni materiali continuano ad essere importanti, “ma sono solo uno dei tanti aspetti”. La situazione attuale si potreb-be descrivere con la formula “dal tenore di vita alla qualità di vita”, con Giger che segnala alcune sostanziali modifiche in corso: “Malgrado la società continui a inneggiare alla crescita e non si preoc-cupi di trovare alternative, attorno a me vedo sempre più persone che stanno cambiando mentalità. Persone che si domandano se tutte queste zavorre che si portano dietro siano effettivamente in grado di aumentare la qualità della loro vita o se invece non la compro-mettano”. Giger è quindi convinto che la “Quality of life”, in tutta la sua complessità, sia destinata a diventa-re il valore guida del XXI secolo.

“Quando eravamo ancora nell’epo-ca dell’Avere, l’unica cosa che conta-va era il prodotto”, afferma il direttore di SMG Christoph Engl ricordando il mutamento dei valori negli ul-timi 60 anni. Dalla fine degli anni ’90 invece il ruolo da pro-tagonista è passato alle emo-zioni: “Oggigiorno sempre più persone si domandano il senso di quello che compra-no, vivono, consumano”.

In ogni cosa che si fa, si cerca il valore aggiunto. Il commercio sarà stato equo? La produzione ha rispettato l’ambiente? è un bene dure-vole, locale e necessario? Il numero di consumatori che si pone queste domande

co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | Felicità batte crescita

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cresce a vista d’occhio, e l’Alto Adige ha l’obbligo di fornire risposte se vuole ver-amente diventare il posto dove si vive meglio in Europa: “Chi lascia l’Alto Adi-ge – afferma Engl sintetizzando l’ambizioso obiettivo – dovrebbe andar-sene con la voglia non solo di tornarci, ma di rimanerci per tutta la vita”.

Per raggiungere il traguardo, avverte Engl, è importante non cercare troppe strade nuove ma piuttosto agire con co-erenza, puntare sui punti di forza con-solidati. “Montagne e inverno, gastro-nomia e sostenibilità, vita in condizioni difficili e convivenza tra culture diverse: in questi campi siamo più bravi degli altri”. Ed è proprio per trarre vantaggi da queste competenze, che in futuro uo-mini e aziende sceglieranno di venire in Alto Adige.

Un luogo di vita attraente peraltro non è fatto unicamente di strutture per i turisti e di know-how tecnologico, ma anche della vita quotidiana dei suoi abitanti. “Le cose fanno felici gli altoa-tesini fanno felici anche gli ospiti”, so-stiene Harald Pechlaner, docente all’Università Cattolica di Eichstätt-In-golstadt e co-autore di un libro che ana-lizza la relazione tra qualità di vita e

cultura e mobilità. Ed è su quest’ultimo aspetto che Pechlaner mette l’accento:

“Per una destinazione turistica come l’Alto Adige, la mobilità è strettamente connessa ad una buona raggiungibili-tà”, cosa che però a tutt’oggi manca alla nostra provincia per attirare ospiti da molto lontano. “In compenso c’è un ot-timo sistema di trasporto pubblico lo-cale, che rappresenta un valore aggiun-to per residenti e turisti”.

In Alto Adige i mezzi pubblici per-corrono ogni anno 5,8 milioni di km su rotaia e 31 milioni di km su gomma. “Il territorio è servito in maniera capilla-re”, sintetizza l’assessore provinciale ai trasporti Thomas Widmann. Gli orari cadenzati permettono inoltre di garan-tire tempi di percorrenza puntuali, coincidenze sicure e tempi d’attesa li-mitati. L’utilizzo del trasporto pubblico è stato ulteriormente facilitato dall’in-troduzione degli abbonamenti annuali integrati, usati da più della metà degli altoatesini, che permettono di usare sia i treni che i bus o le funivie. “E i risulta-ti di questi sforzi – dice Widmann – sono sotto gli occhi di tutti: un recente studio ha sì dimostrato che anche da noi le fa-sce più deboli socialmente ed eco- »

Dire che ognuno di noi vorrebbe vivere bene, è dire un’ovvietà. ma quali sono le cose che fanno vivere bene? una crescita sempre più veloce accompagnata da un benessere sempre maggiore? o non sa-rebbe meglio avere meno gas di scarico e più uguaglianza sociale?

“Nei paesi industrializzati – sintetizza Katharina Hirschbrunn dell’istituto per le politiche sociali della Scuola di filosofia di monaco – la qualità di vita non si migliora più attraverso la crescita. Dal 1970 in poi il Prodotto interno lordo della germa-nia, al netto dell’inflazione, è più che rad-doppiato. eppure non credo che oggi i te-deschi siano più soddisfatti di 40 anni fa della loro vita”. secondo Hirschbrunn, a partire da un reddito annuo pro capite di 10.000 dollari non c’è più relazione tra quanto si guadagna e quanto si è felici: “secondo le ricerche sulla felicità, una

persona che perdesse all’improvviso il 30% del reddito familiare avrebbe meno contraccolpi rispetto alla separazione dal proprio partner”.

“il Pil non è più l’indicatore del benes-sere. oggi – spiega l’economista bavarese – contano molto di più alcuni fattori im-materiali come la coesione sociale, più tempo per famiglia e amici, un lavoro ap-pagante". la crescita economica peraltro non è neanche più giustificabile eticamen-te. “Da qui al 2050 il fabbisogno energeti-co mondiale sarà triplicato, con tutte le conseguenze che un fenomeno del gene-re comporta”. Katharina Hirschbrunn cre-de comunque che un cambio di mentalità sia possibile anche a livello di grandi mas-se: “Proprio nei paesi industrializzati tanta gente ha ormai capito qual è il prezzo da pagare per avere più consumi, più lavoro e una crescita ancora maggiore”.

l E s s i s m o R E Indicatore del benessere? C’era una volta il Pil

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nomicamente si spostano di meno, ma in misura minore che altrove”.

La cultura attira le impreseSecondo lo studio dell’Eurac già citato in precedenza oltre alla mobilità anche la cultura e la formazione sono due im-portanti indicatori della qualità di vita in Alto Adige e rappresentano – secon-do Harald Pechlaner – due fattori decis-ivi per l’insediamento d’impresa. Sop-rattutto per le forze lavoro più qualifi-cate, infatti, le offerte culturali e

formative rappresentano un paio di motivi in più per venire a lavorare e vi-vere in Alto Adige.

Cultura e soprattutto solidarietà sono invece il valore aggiunto del volon-tariato. Oltre 3300 tra società e associa-zioni – tra le tante tipologie citiamo le bande musicali e i cori, le associazioni teatrali e quelle sportive, la Croce Bianca e il soccorso alpino – con i loro oltre 200.000 associati forniscono un inesti-mabile contributo alla qualità di vita del-la provincia. Senza volontariato infatti

non esisterebbero i club per anziani, i centri giovanili, i servizi bibliotecari lo-cali, i concerti estivi e i vigili del fuoco. Il volontariato è insomma un vero e pro-prio “tesoro prezioso”, come disse nel 2011 il presidente della Provincia Luis Durnwalder in occasione delle celebra-zioni dell’Anno europeo del volontariato. Ma i volontari sono anche una consisten-te realtà economica, in grado di origina-re il 2,2% del Pil altoatesino.

E mentre l’impegno sociale è desti-nato a diventare sempre più importan-te, le competenze linguistiche sono già oggi decisive. Se per 20 altoatesini su 100 il bilinguismo rappresenta ancora solo una necessità, sempre più persone invece lo vedono come un arricchimen-to personale e fonte di tanti vantaggi: “E hanno ragione”, afferma Rita France-schini commentando gli esiti di un son-daggio effettuato dall’Astat, l’istituto provinciale di statistica. Dall’indagine infatti si evince che le competenze lin-guistiche rivestono un ruolo fondamen-tale nell’apprendimento scolastico e lavorativo, nel benessere psicosociale e nella qualità di vita di ogni persona.

“Chi cresce parlando più lingue – so-stiene l’ex rettrice della Libera Università di Bolzano, oggi direttrice del centro di competenza per le lingue della stessa Lub – non si limita ad essere più consape-vole e più sensibile dal punto di vista lin-guistico. Queste persone dimostrano anche una maggiore attitudine al dialo-go, palesano una maggiore plasticità neurobiologica e si mettono in evidenza in tutti quei test che richiedono origina-lità e flessibilità di pensiero”. Nelle per-sone multilingui, inoltre, i sintomi

Casa e reddito, lavoro e formazione, sa-lute e sicurezza sociale: ecco alcuni dei parametri (ce ne sono altri 15) con i quali l’organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico (oCse) misura la qualità di vita dei suoi 34 paesi membri. secondo l’indice oCse l’italia si trova a metà classifica. Il Bel Paese se la cava in parecchi settori e gli italiani sono relativa-mente soddisfatti, tanto che il 69% dei nostri connazionali dichiara di vivere in una giornata media più esperienze positi-ve che negative.

Questo dato può essere ricondotto alla buona condizione generale della po-polazione: gli italiani infatti sono media-mente più sani e vivono più a lungo delle altre popolazioni dell’oCse, malgrado nello stivale la qualità dell’aria e dell’acqua siano leggermente sotto la media. l’orga-nizzazione giudica in maniera positiva an-che il comportamento sociale degli italia-

ni e la loro partecipazione alla vita pubbli-ca. Dal punto di vista reddituale, con i loro 18.400 euro annui gli italiani si piaz-zano sopra la media oCse che è pari a 17.200 euro. Fonte di preoccupazione sono invece l'elevata disoccupazione e il basso livello di formazione.

molto meglio dell'italia, a sentire l'oCse, se la passano Australia e Canada, soprattutto grazie a reddito, sicurezza oc-cupazionale, salute e assistenza tramite reti sociali. Chi decidesse di trasferirsi a sidney o montreal farebbe comunque meglio a considerare anche l’altro lato della medaglia: assieme a estonia, giap-pone e messico infatti, australia e Cana-da figurano tra i paesi in cui la gente di-spone di pochissimo tempo libero. test: il sito www.oecdbetterlifeindex.org permette di calcolare il proprio gra-do di soddisfazione secondo i parametri fissati dalla OCse.

i N D i c E o c s EL’Italia è nella media

1 2 M | lu g l i o, a g os to, s e t t e m b r e 2 0 1 3

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dell’Alzheimer tendono solitamente a manifestarsi ad un’età più avanzata ri-spetto alla media.

Paesaggio, bene da conservare Quando in Alto Adige si discute di quali-tà di vita, non si può prescindere dal pa-esaggio. E qui entra in gioco l’importanza dell’agricoltura. “In passato la sistemati-ca opera di collegamento dei masi di montagna ha profondamente cambiato le condizioni di vita delle famiglie conta-dine”, dice il presidente del Bauernbund Leo Tiefenthaler. Ora però si tratta di mettere in atto altre misure che consen-tano di fermare lo spopolamento e con-servare il paesaggio, “perché là dove i contadini e le mucche se ne vanno, spari-scono anche i prati e gli alpeggi”. Tiefen-thaler ha le idee chiare su cosa si dovreb-be fare: “Innanzitutto garantire in mon-tagna e in campagna le stesse condizioni di chi vive in paese o in città – dalla con-nessione veloce a internet ai servizi socia-li”. Attualmente l'Unione degli agricolto-ri e coltivatori diretti dell’Alto Adige sta portando avanti anche un’iniziativa tesa a conservare i terreni agricoli: “Il proble-ma concerne i contadini in prima perso-na perché la terra è la loro fonte di sussi-stenza, ma di fatto riguarda l'intera popo-lazione altoatesina”.

L’obiettivo immediato è l’inseri-mento nella riforma della legge urbani-stica, che dovrebbe essere licenziata prima delle prossime elezioni provin-ciali, di un monitoraggio da effettuare

periodicamente: “Negli ultimi anni, per ogni giorno dell'anno, in qualche parte dell’Alto Adige è stato edificato un terre-no grande come un campo da calcio”. Dati precisi tuttavia non ne esistono, proprio perché non c’è mai stato un meccanismo di controllo. “E visto che stiamo parlando di agricoltura e qualità di vita, sarebbe il caso di prendere in considerazione anche un altro aspetto”, afferma Leo Tiefenthaler riferendosi alla possibilità di affidare i bambini alle contadine dei masi. Un’opportunità che dovrebbe essere sfruttata non solo dai turisti ma anche dalla popolazione loca-le: “Rapportarsi con gli animali, giocare nella natura e stare a contatto con perso-ne a contatto di età diverse lascia indele-bili nella vita di un bambino”.

“Il primo televisore – è Andreas Giger a parlare – ha sicuramente rappresentato un miglioramento della qualità della no-stra vita. Dopodiché, arrivati al quinto, ci arrabbiamo già leggendo le istruzioni d’u-so o pensando a come dovremo smaltire il vecchio apparecchio”. Katharina Hirsch-brunn, economista di Monaco, porta l’e-sempio dell’automobile: “Subito dopo averla acquistata siamo felici come una Pasqua. Ma quanto dura questa felicità?”

Il fatto è che l’uomo si abitua in fretta ai beni materiali. Invece la sensazione di gioia per le ore trascorse con gli amici o con la famiglia, per le emozioni o le espe-rienze vissute, dura molto più a lungo. Risultato finale: la famiglia batte la cres-cita, e la felicità batte l’economia.

La qualità di vita è un concetto che abbraccia più dimensioni ed è rile-vabile solo attraverso le sue singole componenti.

Oggigiorno la qualità di vita non si misura più solo in base ai parametri materiali, ma sempre più spesso attraverso i cosiddetti soft facts.

La qualità di vita è di-ventata un importante fattore economico e so-cio-politico.

Le ricerche dicono che in futuro le località turi-stiche e le aziende sa-ranno valutate in base alla qualità di vita che sono in grado di offrire a ospiti e collaboratori.

L'Alto Adige vuole di-ventare il posto dove vi-vere più desiderato d'Europa. Per farcela do-vrà agire con perseve-ranza e sviluppare ulte-riormente i suoi punti di forza.

>> in breve

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chi è

Dopo la laurea in economia aziendale all’università bocconi di milano, mirco marchiodi (classe 1978) è stato per 10 anni redattore economico al quotidiano “alto Adige” finché nel 2012 è passato a guidare il Centro studi di assoimprenditori alto adige. marchiodi è anche corrispondente dall’alto adige per il quotidiano economi-co “Il Sole 24 Ore”.

Nel 2012 “Il Sole 24 Ore” ha incoronato l'Alto Adige come la provincia italiana con la più alta qualità di vita. A favore di Bolzano hanno giocato soprattutto il va-lore aggiunto, un mercato del lavoro sa-turo, i consistenti depositi bancari. Qual è la situazione a distanza di un anno ?Oggi come oggi i problemi più grossi riguardano la disoccupazione. L’anno scorso la quota dei senza lavoro ha su-perato per la prima volta il 4%, una so-glia che per l’Italia continua ad essere bassa ma che per l’Alto Adige è alta, se pensiamo che da decenni si attestava tra il due e il tre per cento. Ritengo poi particolarmente critica la disoccupazio-ne giovanile: un altoatesino su dieci sot-to i 30 anni non lavora, e questo nono-stante molte aziende – soprattutto nel settore dell’alta tecnologia – siano tut-tora in cerca di personale qualificato ma non riescano a trovarlo sul mercato altoatesino.

Qual è il problema: imprenditori troppo esigenti o formazione altoatesina non all’altezza?L’Alto Adige continua ad avere un nu-mero troppo basso di laureati. Secondo le stime elaborate da Università di Bol-zano e Assoimprenditori, a livello pro-vinciale ci vorrebbero ogni anno da 100 a 200 ingegneri in più. Al momento si sta discutendo se istituire a Bolzano una nuova Facoltà di Ingegneria elettro-nica e dell'automazione, cosa che porte-

rebbe ad avere 30 laureati in più all’an-no: un numero certamente buono, ma ancora insufficiente.

Altri punti deboli su cui l’Alto Adige dovrà lavorare nei prossimi anni?L’esportazione: in Alto Adige appena il 20% del Pil deriva dal commercio estero. Troppo poco, considerando anche che in Veneto e Lombardia siamo al 30 e in Germania addirittura al 50 per cento. Stesso discorso per l’innovazione, per la quale si investe solo l’un per cento del Pil, una quota che è non solo più bassa del vicino Trentino e delle altre regioni italiane, ma anche molto di-stante da quel 3% raccomandato dalla UE. Proprio in questi due settori po-trebbero nascere posti di lavoro interes-santi, in grado di garantire soprattutto ai giovani un’elevata qualità di vita.

Quali sono le cause di questa situazione? I motivi principali sono da ricercare nelle piccole dimensioni delle aziende e nella bassa produttività. In questo quadro generale però, abbiamo anche alcune individualità imprenditoriali che sono riuscite a diventare persino leader mondiali di settore o di nicchia.

L’Alto Adige si trova nelle prime posizioni anche nelle classifiche relative alla quali-tà delle infrastrutture e dei servizi. Ma cosa succederà quando le casse pubbliche saranno inevitabilmente meno generose? In Alto Adige il denaro pubblico è sem-pre stato amministrato in maniera tut-to sommato buona. Proprio recente-mente sono stato in Emilia-Romagna e mi ha impressionato la pessima condi-zione delle strade, malgrado questa re-gione sia notoriamente benestante. Da noi invece la situazione è diversa. Va da sé che se le risorse pubbliche comincia-no a diminuire, anche in Alto Adige si manifesteranno delle criticità. Nel set-tore della sanità e della formazione na-sceranno dei centri di competenza per-ché non ci si potrà più permettere di

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Pronti per la scalata. l’alto adige è ancora la migliore regione italiana per qualità di vita? il giornalista economi-co mirco marchiodi indica i punti forti e deboli della nostra provincia.

co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | L'intervista

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avere tutto in tutti i posti, ma d’altra parte la specializzazione consentirà di mantenere e anzi aumentare la qualità dei servizi.

La crisi però non attanaglia solo le risor-se e le sovvenzioni pubbliche. Anche i cre-diti si restringono, mentre le sofferenze bancarie aumentano: due parametri di cui “Il Sole” tiene conto per elaborare la sua classifica.L’aumento delle sofferenze deve essere contestualizzato: con il suo 5% l’Alto Adige è sì sopra la media europea, ma al contempo è sui livelli di Germania e Au-stria e nettamente sotto quello delle al-tre regioni italiane, che viaggiano tra l’8 e il 10 per cento. Il discorso è diverso per quanto riguarda i crediti. Da due anni ormai anche la nostra provincia si trova nella morsa creditizia, con le ban-che che chiedono garanzie e interessi sempre maggiori. E chi oggi ha una fi-liale in Austria sente la differenza.

Si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel della crisi?Per la fine del 2013 è prevista una ripre-sa; bisogna però considerare che esisto-no ancora troppi casi limite, e l’Italia è uno di questi. Poi c’è da dire che in au-tunno la Germania è attesa da nuove elezioni, e questo rende le previsioni ancora più difficili.

Come andrà a finire per l’Alto Adige?Noi abbiamo parecchie aziende di suc-cesso, come provincia nel suo comples-so siamo messi meglio di tante altre re-altà paragonabili alla nostra e in più siamo plurilingui. Insomma abbiamo tutta l’attrezzatura necessaria per arri-vare alla vetta. Non dobbiamo però commettere l’errore di lasciare qualcu-no a terra, bensì affrontare la scalata tutti assieme, compresi gli immigrati e gli ultracinquantenni senza lavoro. E una volta che saremo giunti in cima do-vremo guardarci attorno in tutte le di-rezioni, in particolare il territorio e l’e-conomia non dovranno mai perdere di vista l’Europa. Tra 20 anni Italia e Ger-mania non faranno più parte del G8: per poter competere contro giganti del calibro di Cina e India, l’Europa dovrà pensare e agire in maniera unitaria. Non esistono alternative.

Mirco Marchiodi, giornalista economico

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Più tempo per lavorare e per oziare. ognuno di noi ha una concezione personale delle cose che aumentano la qualità della propria vita. C'è chi è in cerca del-la sicurezza economica e chi vorrebbe avere maggior potere decisionale, oppure chi vorrebbe sentirsi più libero. “m” ha chiesto a otto altoatesini quali sono gli ingredienti necessari per vivere bene.

co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | L'inchiesta

Tania CagnottoCampionessa europea e vice-campionessa mondiale di tuffi

La sicurezza economica e un lavoro appa-gante sono alla base della qualità di vita di ogni essere umano. E questo vale an-che per me. Personalmente ritengo an-che molto importante stare bene di salu-te e avere la possibilità di passare più tempo con la famiglia e gli amici. Ne sen-to veramente il bisogno per scaricare lo stress accumulato durante gli allenamen-ti e le gare.

Annemarie KaserDirettrice della FederazioneLatterie Alto Adige

Le prime cose che mi vengono in mente sono mangiare bene, un bel libro, il canto degli uccellini, lo scorrere di un ruscello, le persone che mi sono vicine, un am-biente in cui mi sento a mio agio e un paio di scalate impegnative ma alla mia porta-ta. Per me però qualità della vita significa soprattutto avere abbastanza tempo per il lavoro e abbastanza tempo libero. Que-sto perché solo quando ho finito tutto quello che devo fare al lavoro, riesco final-mente a rilassarmi.

Michi KlemeraTitolare del marchio di moda

“Luis Trenker”

Svegliarmi ogni mattina con il sorriso sulle labbra, vivere esperienze sempre nuove e godere delle cose belle della vita: ecco cosa significa per me vivere bene. E mi auguro di essere sempre in buona sa-

lute, sia io che la mia famiglia. Per me è anche molto importante avere un lavoro che mi piace e che mi consente di sentir-mi realizzato.

Michael ThöniGiovane agricoltore del maso Wirtshof a Vallelunga (1750 m)

La prima cosa che mi viene in mente è: accontentarsi di quello che si ha. Per me però qualità di vita significa anche porta-re avanti le cose che conosco da quando ero piccolo e che mi sono state traman-date da mio padre. Oggigiorno vivere e lavorare in mezzo alla natura non è più così scontato come una volta, e anche se mi costa tanta fatica non ne potrei più fare a meno. Tanto più che di questi tem-pi è diventato un privilegio potersi pro-curare da sé il necessario per vivere e sa-pere quello che ci mettiamo ogni giorno nel piatto.

Luigi SpagnolliSindaco di Bolzano

Per me la qualità di vita è poter fare le cose che mi piacciono. Tra queste ci metto il mio impegno a favore del prossimo e del-la nostra società: solo così facendo posso dire di stare veramente bene.

Letizia RagagliaDirettrice del Museion di Bolzano

Io mi considero una privilegiata perché faccio un lavoro meraviglioso. Poi vivo e lavoro nella città in cui vivono tanti dei miei amici, e questo è un altro aspetto positivo della mia vita. Oltre a ciò io, per

stare bene, ho bisogno di teatro, musica, di un’offerta culturale a portata di mano. Io viaggio molto per motivi di lavoro e questo mi crea spesso dei disagi, perché l’Alto Adige continua a soffrire di scarsa raggiungibilità. C’è però anche il lato po-sitivo della medaglia, che io apprezzo molto: nel tempo libero mi bastano po-chi minuti e sono in montagna, in mezzo alla natura.

Richard franchiCommerciante bolzanino

Continuare a tenere il negozio chiuso di domenica anche in futuro: ecco cos’è per me qualità di vita. Questo perché solo di domenica abbiamo la possibilità di dedi-carci al nostro hobby, di curare le amici-zie, stare con altra gente, chiacchierare e scambiarsi opinioni. Chi resta sette gior-ni su sette in negozio è condannato al to-tale isolamento. E questo discorso non vale solo per me, ma anche per i miei di-pendenti.

Jakob RamoserGiovane titolare del “Magdalenerhof” a Rencio/Bolzano

Quand’ero studente avevo voglia di viag-giare tanto, fare esperienze che mi aiutas-sero a crescere. Un anno fa invece ho co-minciato a lavorare in azienda e questa grande responsabilità ha cambiato radi-calmente non solo la mia esistenza, ma anche la mia concezione di qualità di vita. Oggi sento la mancanza della spensiera-tezza di quegli anni, ma soprattutto vor-rei avere un po’ più di tempo per riuscire a conciliare gli impegni lavorativi con la mia vita privata. (MDP)

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Famiglia e amici per scaricare lo stress delle gare

Tania Cagnotto

Lavorare nella natura e con la natura, anche se costa tanta fatica

Michael Thöni

Un poʼ più di tempo per conciliare il lavoro con la mia vita privata

Jakob Ramoser

Teatro, musica... sempre unʼofferta culturale a portata di mano

Letizia Ragaglia

Mangiare bene, un bel libro e le persone che mi sono vicine

Annemarie Kaser

Potermi svegliare ogni mattina con un sorriso sulle labbra

Michi Klemera

Tenere il negozio chiuso la domenica, per me e per i miei dipendenti

Richard Franchi

La libertà di fare le cose che più mi piacciono

Luigi Spagnolli

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è l’ora della Generazione Y. Dopo il baby boom e la generazione X, adesso tocca alla generazione Y prendere possesso del mercato. Protesi come sono alla ricerca di un otti-male Work-life balance, questi giovani rampanti e di belle speranze si preparano a rivoluzionare gli am-bienti di lavoro aziendali. è solo una questione di tempo – anche per l’alto adige.

co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | Il mercato del lavoro

tale, la formazione continua e l’anno sabbatico, spazi lavorativi luminosi e mobili “sani”, lavorare in team, orari d’ufficio flessibili e financo la possibili-tà di lavorare anche la sera da casa, dopo la corsetta pomeridiana. D’altro canto, perché un giovane costantemente on line dovrebbe stare ore e ore in ufficio a fare quello che può tranquillamente fare nel soggiorno di casa sua?

Ad ogni modo ci sono già aziende come Siemens e Daimler che si stanno adeguando alla nuova forza lavoro. La casa automobilistica tedesca ad esem-pio “fa un uso talmente smodato di twit-ter e facebook che ai dipendenti più an-ziani gira la testa”, riporta il sito Spiegel Online. L’asilo aziendale si chiama

“Sternchen” (stellina) e persino alcune posizioni apicali sono state ricoperte tramite il job sharing. Tuttavia sarebbe sbagliato pensare che “la generazione più esigente e più consapevole degli ul-timi anni” – come la definisce Anders Parment della Stockholm Business School – metta a dura prova solo le gran-di aziende.

“Il mercato del reclutamento – dice Manfred Andergassen – si sta lentamen-te prosciugando. Fino al 2060 la popola-zione attiva è destinata a diminuire rapi-damente, e non solo in Germania ma anche in Alto Adige”. I numeri della de-mografia insomma sarebbero dalla par-te dei “Millenials”, come vengono chia-mati i nati dopo il 1979: “Ed è anche normale che sia così. In futuro i lavorato-

SONO NATI NEGLI ANNI ‘80 E ’90 e cre-sciuti a pane e internet, sono multita-sking, aperti al mondo e sempre con-nessi, hanno meno insicurezze dei loro genitori ma sono anche pronti ad assu-mersi le proprie responsabilità e a lavo-rare sodo. A patto però che il gioco valga la candela e non vada a scapito di indi-pendenza, amicizie e tempo libero. Stia-mo parlando della Generazione Y, ovve-ro di quei giovani tra i 20 e 30 anni che entrano oggi nel mondo del lavoro e si preparano man mano a rimpiazzare i fi-gli del baby boom.

“Questi giovani sanno esattamente cosa vogliono e cosa non vogliono”, sin-tetizza Manfred Andergassen della Fon-dazione Vital. N0n sopportano la routine e le gerarchie, “hanno una grande auto-stima, vogliono sfruttare appieno le loro capacità ma hanno anche bisogno di continui riscontri, un fenomeno dovuto ai videogiochi con cui sono cresciuti”. Il primo obiettivo di questa generazione è comunque un sano Work-Life Balance, ovvero il giusto equilibrio tra la vita lavo-rativa e quella privata.

Alla ricerca del lavoro idealeI giovani Y sono pronti a rimboccarsi per bene le maniche, a patto che il lavoro sia interessante, ben retribuito e con ot-time prospettive di carriera. Ma tutto questo non basta ad appagarli: il lavoro deve anche essere piacevole e il clima lavorativo ottimale. E poi ancora voglio-no il nido aziendale e il congedo paren-

ri con una scarsa formazione alle spalle faranno sempre più difficoltà a mante-nere il posto o a trovarne uno nuovo”, mentre le aziende faranno a gara per ac-caparrarsi il personale più qualificato:

“Possiamo anche immaginare un futuro in cui i giovani più talentuosi avranno contemporaneamente 3 o 4 datori di la-voro diversi”.

In un simile contesto ecco allora che a fare la differenza potrebbe essere il famoso Work-Life Balance: “Le azien-de – consiglia Andergassen – devono seriamente darsi da fare per aumentare la loro attrattività nei confronti dei la-voratori, non ultimo avvalendosi di una gestione della salute che tenga effetti-vamente conto delle esigenze dei colla-boratori”.

Sembra facile…In Alto Adige il passaggio dai Baby Boo-mer alla generazione Y si presenta tut-tavia tutt’altro che semplice. “In molte imprese – dice Andergassen – il ricam-bio generazionale procede troppo a ri-lento. Tanti imprenditori della prima ora sono ancora saldamente al timone dell’azienda, i figli si sono ormai rasse-gnati e ora tocca ai nipoti prendere le consegne”. Il gap generazionale è per-tanto enorme; anche per quanto riguar-da il rapporto e la conciliazione tra lavo-ro e tempo libero ci sono delle profonde differenze di vedute “e non è per nulla facile arrivare alla reciproca compren-sione”. (MDP)

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GENERAzIONE X nati dopo i Baby Boomer e prima della Generazione Y

si distinguono per spirito di adattamento

per loro il denaro non è tutto nella vita

fanno fatica ad imporsi e si lamentano di tutto

BABY BOOMERnati alla fine degli anni Quaranta e negli anni Cinquanta

nel lavoro saranno rim-piazzati gradualmente dalla Generazione Y

amano il lavoro in team

incarnano la disillusione

GENERAzIONE Y nati negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso

l'ultima generazione dopo i Baby Boomer ela Generazione X

sono istruiti e consape-voli delle loro capacità

la loro vita scorre nel segno della tecnologia

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Cittadini felici,turisti contenti Chi vive in un territorio ad alto gradimento turistico ha unasoddisfazione di vita maggiore. Proprio come la “Quality of life” degli ospiti, che a loro volta mostrano di gradire il benessere della popolazione locale.

co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | Turism0

Un turismo che gode di ottima salute non fa bene solo ad al-berghi e ristoranti ma anche alla gente del posto: ecco

cosa sostiene un recente studio della Li-bera Università di Bolzano.

“Si è trattato di un progetto pilota li-mitato alla città di Bressanone”, precisa Oswin Maurer, docente alla Facoltà di Economia della Lub, e come tale deve essere valutato (vedere box nella pagina accanto). Ciò non toglie che l’esito dell’indagine presenti degli aspetti molto interessanti, in quanto per la pri-ma volta una ricerca si è occupata della relazione tra la “Quality of life” degli al-toatesini e il turismo. “A Bressanone abbiamo potuto constatare – dice Mau-rer riassumendo gli esiti dell’indagine –

che chi vive in un territorio molto ap-prezzato dai turisti è più soddisfatto della propria vita”. Stesso discorso per gli ospiti, che a loro volta “sono positiva-mente influenzati dal benessere dei pa-droni di casa”.

Esperienze autentichePer Oswin Maurer siamo di fronte ad una interazione che potrebbe essere de-cisiva per il successo duraturo di una località turistica. Chi viene in vacanza in Alto Adige non ha voglia di vedere dei ghetti, ma gli piacerebbe trovare un bell’ambiente anche fuori dall’albergo:

“L’ospite vuole condividere situazioni che per lui sono nuove e gli trasmettono l’impressione di una qualità di vita an-cora maggiore”.

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Page 21: M03 - Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige

(MDP)

Sempre più turisti cercano luoghi dove la soddisfazione di vita degli abitanti sia percepibile

“Chi vive in un territorio ad alto gradimento turistico ha una soddisfazione di vita maggiore”

Nel 2013 la libera università di bolzano, nell’ambito di uno studio pilota, ha ana-lizzato la relazione tra la “Quality of life” della popolazione altoatesina e il turismo. “Per la sua tesi di laurea – dice il professor oswin maurer spiegando il metodo di lavoro – la studentessa bianca Cantelli ha intervistato 550 cittadini di bressanone, differenziandoli tra persone in qualche maniera coinvolte nel settore turistico e persone che non lo sono”. l’indagine della lub ha preso in esame quattro livelli: “Non abbiamo chiesto alle persone se sono contente che ci sia movi-

mento turistico; abbiamo invece voluto analizzare gli effetti del turismo sulla soddisfazione di vita dei brissinesi dal punto di vista materiale, emotivo, sociale e sanitario”.

maurer usa volutamente la locuzione “Quality of life” al posto di “qualità di vita”, in quanto “spesso la qualità di vita viene identificata con il tenore di vita”. la locu-zione “Quality of life” invece, da tradurre come “soddisfazione di vita”, è qualcosa di più, “è intesa come un benessere ge-neralizzato che si misura con percezioni oggettive e soggettive”.

“ N o N q u a l i t à d i v i t a m a s o d d i s f a z i o N e d i v i t a”Il metodo d’indagine dello studio pilota

A sostegno della sua tesi il docente uni-versitario porta un esempio concreto: non sono le strade perfettamente asfal-tate, che arrivano fino ai masi di monta-gna più sperduti, a convincere i turisti a passare le ferie in un agriturismo. Tutti ormai hanno buone infrastrutture, men-tre “a decretare il successo di un territo-rio sono le emozioni e le esperienze au-tentiche, quelle che non si possono vive-re altrove”.

La soddisfazione di vita attiraDi conseguenza, se c’è qualcuno che pensa che il turismo invernale campi solo grazie alla portata degli impianti di

risalita e alla neve sempre perfetta, si sbaglia di grosso: “Quelli ce li hanno anche gli altri”. La gente cerca “posti dove la qualità di vita si può toccare con mano”, teorizza Maurer. Già, ma come riconoscerla? Tra i fattori principali fi-gurano la natura e il paesaggio, il clima e la cucina ma anche, e soprattutto, la

“Quality of life” degli indigeni, in quanto “l’elevata soddisfazione di vita rende gli altoatesini i primi testimonial della loro regione, con un grande ritorno pubblicitario”.

Una ragione di più affinché – sostie-ne Oswin Maurer – le ricadute positive del turismo sulla popolazione locale vengano comunicate anche ai diretti in-teressati, per aumentare la loro consa-pevolezza e il livello di accettazione. Il professore comunque ammonisce a non presentare agli ospiti una “Quality of life” fittizia: la qualità di vita della gente del posto ha un appeal turistico solo se è autentica.

Lo scorso dicembre 80 ricercatori da tutto il mondo si sono ritrovati a Bruni-co per discutere di turismo e qualità di vita nell’ambito del convegno CBTS (Consumer Behavior in Tourism Sym-posium), “un argomento che vogliamo continuare ad approfondire”, dice Mau-rer. Va peraltro ricordato che l’input a fare ricerche in questa direzione è arri-vato da SMG: “In effetti, ad ispirarci è stata proprio la sua visione di fare dell’Alto Adige il posto dove vivere più ambito d’Europa”.

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INFRASTRUTTURE

CULTURA

ECONOMIAPOPOLAZIONE

POLITICA

PAESAGGIO

Sicurezza >>

Parco tecnologico

Green Mobility

Pacchetto Clima

CasaClima

Prodotti di qualità

Af f idabilità >>

Protezione >>

Crescita >>

Ispirazione >>

Sviluppo >>

HABITAT

Pianif icazione territorialeTutela dell’ambienteSfruttamento ottimale delle risorse

Edi�ciFormazioneAssistenza all’infanziaSanitàMobilità

Terreno fertile per giovani talentiAppassionataA�dabilePrecisaInventiva

AziendeAmpliamento settori chiaveMiglioramento condizioni generaliSostegno alle aziendePossibilità di �nanziamentoForza lavoro quali�cata

Stabilità politicaPiani�cazione strategicaSistema socialeSicurezza

Consapevolezza dei beni culturaliResponsabilità verso il paesaggioBilinguismoAutentico amore per la naturaProdotti di qualità

BUSINESS LOCATION ALTO ADIGE

Il benessere aiuta l'economia. Dove la gente vive bene, anche le aziende fioriscono. Ecco perché l’alto adige ha tutte le carte in regola per diventare una delle location economiche più attraenti in europa.

Che l’Alto Adige sia il “frutte-to” d’Europa, sia la patria di prodotti di qualità come il vino e lo speck oppure sia un

luogo amato dai turisti per dodici mesi l’anno, è cosa ormai risaputa. Si sente parlare invece più raramente dell’Alto Adige come un’attraente location eco-nomica. Eppure ci sarebbero parecchi buoni motivi per farlo, se è vero come è vero che l’agenzia di insediamento pro-vinciale Business Location Alto Adige (BLS) si presenta nelle altre regioni ita-

liane giurando che “l’Alto Adige è l’habi-tat ideale per la vostra azienda”.

Ma volendo entrare nel merito di questa affermazione, è inevitabile porsi una domanda tanto spontanea quanto legittima: cosa fa di una località una lo-cation economica? Come si fa a misurar-ne la portata, l’attrattività? La risposta arriva dalla letteratura di settore, che la descrive come un luogo che possiede il giusto mix di fattori tangibili o quantita-tivi e fattori intangibili o qualitativi (ve-dere box a fianco).

tasse e impostesovvenzionisbocchi di mercatoinfrastruttureForza lavoro

h a R D f a c t s p E R u N a l o c a t i o N :

s o f t f a c t s p E R u N a l o c a t i o N :

Qualità dell'ambienteofferta culturaleofferta per il tempo liberoofferta formativa

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co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | Location economica

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Hard facts & Soft factsE come se la cava l’Alto Adige in questa alchimia di fattori hard e soft? Benissi-mo, sostiene senza indugio alcuno l’as-sessore provinciale all’economia Tho-mas Widmann: “L’Alto Adige è la busi-ness location n. 1 in Italia. Non sono io a dirlo, ma i tanti studi e ricerche che lo ri-petono in continuazione”. Widmann si riferisce in particolare al più grande stu-dio mai effettuato sulle località dove è più facile fare impresa, elaborato da Confar-tigianato, secondo il quale l’Alto Adige – per due anni di fila – si è ritrovato di gran lunga al primo posto. Nell’occasione è stata valutata la capacità, da parte di tutte le province italiane, di offrire le migliori condizioni possibili a chi vuole fare im-presa. La ricerca ha preso in esame com-plessivamente 42 indicatori suddivisi in 11 ambiti tematici, tra i quali la densità imprenditoriale, la burocrazia, i tempi della giustizia e i servizi sociali. Un analo-go studio condotto da “Fondazione Im-presa” ha partorito gli stessi risultati.

I vantaggi fiscali“L’Alto Adige può vantare alcuni hard facts che ne fanno la regione leader in Italia in materia di insediamento, basti solo pensare al Pil pro capite più elevato, ai vantaggi fiscali come l’aliquota IRAP più bassa che per le nuove aziende è stata addirittura azzerata, alla vasta gamma di sovvenzioni o alla elevata densità di aziende di successo che hanno un effetto trainante per tutto il comparto economi-co”, spiega il direttore della BLS Ulrich Stofner. A tutto ciò bisogna aggiungere delle ottime infrastrutture, una pubblica amministrazione efficiente e la vicinan-

za ai potenziali mercati di sbocco: una serie di elementi che rappresentano i punti di forza su cui fa leva l’agenzia di insediamento BLS per espletare una del-le sue funzioni principali, ovvero il posi-zionamento dell’Alto Adige come busi-ness location.

Un'invidiabile qualità di vitaTutto questo però, avverte Stofner, non è sufficiente per definirsi una grande loca-tion economica: “Per essere competitivi è necessario che anche i fattori intangibi-li siano all’altezza”. E qui la cosa si fa complessa, poiché la locuzione “soft facts” comprende più o meno tutti i set-tori della vita pubblica, dalla politica alla tutela ambientale, dalla formazione alla cultura. “Qui siamo di fronte ad un livello concettuale superiore, che sarebbe me-glio descrivere come “qualità di vita” o “luogo di vita ideale”.

Nel momento in cui anche questi fat-tori “soft” sono a posto, allora si vive bene. E questo vale sia per le persone che per le imprese, poiché un’alta qualità di vita si riflette positivamente anche sul com-parto economico”, sostiene Stofner. Il di-rettore della BLS è altresì convinto che l’Alto Adige si trovi già in questa situazi-one, confermata non da uno studio isola-to ma da svariate indagini. La classifica stilata dal quotidiano economico “Il Sole 24Ore”, che ogni anno analizza il grado di benessere delle 107 province italiane, vede stabilmente Bolzano sul podio con un’alternanza tra il primo e il secondo gradino. Tra i parametri presi in consider-azione dal “Sole” figurano l’occupazio-ne, la previdenza, il sistema sanitario, l’ambiente e la sicurezza pubblica.

Alle stesse conclusioni è giunto nel 2012 il quotidiano “Italia Oggi”, che nella clas-sifica per qualità di vita di 103 province ha inserito Bolzano al secondo posto gra-zie agli ottimi punteggi registrati nelle categorie lavoro, servizi e ambiente. Da-gli studi emerge inoltre che il plurilingui-smo e la tradizione interculturale della popolazione altoatesina influenzano po-sitivamente l’economia, e anche che i lavoratori da Brennero a Salorno sono particolarmente motivati e diligenti.

L'habitat idealeLe premesse insomma ci sono tutte, af-finché un’azienda si trovi a proprio agio in Alto Adige. Logico quindi che la cam-pagna di marketing condotta dalla BLS in Italia asserisca che la provincia più settentrionale del Bel Paese è “l’habitat ideale per un’azienda”, in particolare per quelle attive nella Green Economy dove all’Alto Adige viene riconosciuto un ruo-lo da primattore.

Secondo il dizionario Garzanti, per habitat si intende “l’insieme delle condi-zioni ambientali che permettono la vita e lo sviluppo di determinate specie vege-tali e animali”, oppure “il complesso del-le condizioni ambientali, delle strutture e dei servizi che caratterizzano un’area di insediamento umano”. La BLS però va oltre questa definizione asettica: “Per noi habitat non significa solamente il posto dove si trova un’azienda. Affinché una location economica diventi un habi-tat è necessario che le imprese vi trovino le migliori condizioni possibili per la propria crescita. Noi abbiamo la fortuna di poter offrire un simile habitat alle azi-ende che operano nei settore chiave del-la Green Energy e della tecnologia alpi-na. In questi campi possiamo senz’altro dire di essere forti e all’avanguardia”, sostiene Stofner.

L’importante è che tutti i servizi, le offerte e i benefit per i vari settori dell’eco-nomia – dalle fiere specializzate alla for-mazione passando per la ricerca – venga-no messi in rete a disposizione delle im-prese. “è altresì fondamentale – conclude Stofner – che questo habitat venga conti-nuamente sviluppato attraverso inter-venti strategici come possono essere la nascita del Parco tecnologico, le agevola-zioni mirate, la soppressione dell’IRAP per le nuove imprese e così via”. (BK)

La BLS pubblicizza l'Alto Adige come habitat ideale per le imprese, in particolare per quelle che si occupano di green economy, settore in cui l'Alto Adige primeggia in ambito nazionale

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LEARNING USA Lingua uguale integrazione

arrivare in un Paese straniero da anziani la-sciandosi alle spalle un passato difficile fa sentire sperduti. imparare la lingua del po-sto è il primo passo verso l’integrazione. Ne-gli stati uniti d’america, la prima nazione del mondo per numero di immigrati ospitati, il progetto sHiNe (students Helping in the Naturalization of elders) dal 1985 insegna l’inglese e assiste nelle faccende burocrati-che gli anziani immigrati e rifugiati grazie all’impegno volontario di giovani studenti. sHiNe, che nel frattempo si è esteso in tut-to il Paese, aiuta anche gli studenti: si con-frontano con altre culture e conoscono me-glio se stessi, oltre a sentirsi utili. all’inse-gna del motto: contribuendo alla crescita, alla conoscenza e alla saggezza di ogni mem-bro, le comunità diventano forti, sane e so-stenibili.>> mOrAle: la qualità della vita passa attra-verso l’integrazione, che passa attraverso la lingua.

IL PAESE CHE RIDE La felicità? Abita in Danimarca

in Danimarca si sta meglio. tre voci autore-voli confermano che, nonostante le poche ore di luce all’anno, è il Paese più felice del mondo: lo studio “How's life” dell’oCse, la classifica Gallup e la mappa della felicità dell’università del michigan. e il merito non va solo al benessere economico bensì anche a criteri come l’ambiente, le modalità lavo-rative o la partecipazione civile. alcuni esem-pi? i danesi apprezzano la politica della

“Flexicurity” – facile licenziare ma anche tro-vare lavoro, con la garanzia della sicurezza sociale; hanno fiducia nelle proprie istitu-

zioni, quasi nessuno è corrotto e sono i se-condi al mondo per equa distribuzione del reddito; infine, stanno puntando molto sulle energie rinnovabili, tanto che circa il 50% dei generatori eolici della terra proviene proprio da qui.>> mOrAle: i soldi non fanno la felicità, ciò che conta è il contesto in cui si vive.

DIMMI COME MANGI... Evviva la cucina mediterranea!

Frutta e verdura, cereali, latticini, olio d’oliva e pesce: questi gli ingredienti principali del-la dieta mediterranea, rinomata in tutto il mondo. Portata agli onori delle cronache mondiali negli anni ’50 grazie al libro "eat well and stay well, the mediterranean way" del nutrizionista americano ancel Keys, continua a confermare la sua validità anche oggi grazie a studi recenti di università spa-gnole, italiane, israeliane e statunitensi. si va dalla minore incidenza di patologie car-diovascolari, alla riduzione del 13% dei casi di alzheimer e Parkinson e del 6% della mor-talità da cancro. e, visto che la vita di chi la osserva è generalmente più lunga e più sana, in definitiva incide positivamente sulla sua esistenza.>> mOrAle: per stare bene si deve anche mangiare bene, e i popoli mediterranei lo sanno!

UN fIUME DA VIVERE Monaco di Baviera e il suo Isar

una gita su una zattera di legno con tanto di birra e musica dal vivo, una nuotata in acque pulite per rinfrescarsi le idee e una grigliata con gli amici banchettando sui prati in riva al fiume: non si tratta di una scampagnata in montagna, ma di alcune delle tante possibili-

tà che hanno gli abitanti di monaco di bavie-ra – quasi un milione e 400 mila persone - grazie alla rivitalizzazione del fiume cittadi-no, l’isar. 35 milioni di euro spesi in 11 anni per offrire alla capitale bavarese uno spazio nella natura di 8 km dove passare il proprio tempo libero, trovarsi in una delle numerose birrerie all’aperto, andare in bicicletta o in barca, passeggiare e ammirare pesci e farfal-le, che dalla conclusione del progetto sono tornate a popolare le rive del fiume. Il tutto per la gioia di grandi e piccini.>> mOrAle: nella semplicità della natura si recupera la gioia di vivere, anche in città.

PEDALATE DI fELICITà Andare in bici fa bene a tutti!

andare in bici fa bene al cuore, fa calare il numero di incidenti stradali e abbassa lo stress della vita moderna. al riguardo il sin-daco di bogotà, gustavo Peròn, si è fatto un'idea molto precisa: "un Paese non si può definire sviluppato solo perché anche i po-veri possiedono un'automobile, bensì quan-do anche la gente benestante usa i mezzi pubblici e le bici”.andiamo a New York: nei quartieri della grande mela in cui sono state realizzate del-le piste ciclabili, gli affari dei piccoli negozi sono aumentati e anche gli autobus urbani sono diventati più efficienti e apprezzati. Dalla metropoli alla provincia italiana: a Fer-rara, la città amica delle due ruote per eccel-lenza, ogni famiglia possiede in media un paio di bici, le strade cittadine pullulano di cartelli con severi limiti di velocità e il Co-mune ha allestito un ufficio dedicato esclusi-vamente alla mobilità sostenibile.>> mOrAle: andare in bici è sano, perchè fa bene al corpo e allo spirito delle persone. E del-le città.

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Ecco cosa fanno gli altri per aumentare la qualità di vita

co p E Rt i N a : Qualità Di VitaUno sguardo oltre i confini

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L’Alto Adige e il suo clima favorevole

Basta dare un’occhiata alla cartina per accorgersi subito che in alto adige, grazie alla barriera formata dalle montagne, piove meno che in tirolo, svizzera, baviera, trentino o nel salisburghese. ma la cosa più rilevante è che la nostra provincia – fatta eccezione per la primavera 2013 – è meno soggetta a lunghi periodi di pioggia e le precipitazioni si limitano perlopiù a qualche breve temporale.

Il clima altoatesino viene classificato come continentale, ovvero freddo d’inverno e caldo d’estate, peraltro con forti differenze tra le varie zone della provincia dovute alle diverse altitudini. Di positivo è che in alto adige c’è sempre un posto dove si sta più freschi o più caldi rispetto agli altri… tornando alle piogge, la Val Venosta tiene fede alla sua fama di zona secca con 500mm di precipitazio-ni annue, mentre al brennero piove 1.000 mm e a Passo Carezza 1.200mm nell’arco dei 12 mesi. Fo

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co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | Infografica

Le precipitazioni nell’arco alpino

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La 23esima edizione dell’inchiesta nazionale del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province della penisola, ha visto quella di Bolzano al primo posto anche nel 2012, anno della crisi conclamata. Non

che prima la crisi non ci fosse ma l’Ominocoitacchi, un anzia-no signore milanese con la passione per le “cene eleganti” e l’hobby di governarci, ci aveva spiegato, che lui trovava semp-re i ristoranti pieni e che quindi si trattava ovviamente di un’invenzione della stampa internazionale in mano a un nipote di Stalin. La crisi c’era e c’è anche qui. Se si esaminano molte voci dell’indagine 2012, si scopre veloce-mente che il nostro primo posto, questa volta è dato dal fatto che a Bolzano è stata solo meno grave che altrove, nulla di cui stare troppo allegri ma analisi e stati-stiche si basano sui confronti, che, a differenza dei sondaggi, mentono poco e quindi è in-dubbio che in Alto Adige si stia comunque meglio rispetto al resto del Paese. Peccato però che per saperlo dobbiamo aspettare che ce lo dica il Sole24Ore, perché anche per la qualità della vita avviene lo stesso bizzarro processo che viviamo con le temperature: massima gradi 27, massima “percepita” gradi 34. è chiaro che ci vestiremo o svestiremo in relazione a quella “perce-pita” ed è altrettanto chiaro, che la qualità della vita “percepi-ta” da chi vive qui non è la stessa che ci mostra l’inchiesta nazionale, altrimenti non si spiegherebbero i costanti e dif-fusi lamenti, che abbiamo, sentiamo e leggiamo più o meno tutti i giorni. Ma se la temperatura “percepita” si basa su dati scientifici, per la qualità della vita non succede altrettanto. Sensazioni di disagio e conseguenti lamentazioni nascono da carenze di partecipazione e di conoscenza, da legittima incapacità di confronto con altre realtà ma soprattutto dalle carenze di chi ci amministra. Se siamo in testa alla classifica

nazionale, è indubbio che i nostri amministratori abbiano fatto tendenzialmente un buon lavoro ma se non ce ne ren-diamo conto, è altrettanto chiaro che non hanno saputo co-municarlo e che le loro scelte, soprattutto quelle giuste, non hanno avuto processi di partecipazione e condivisione ade-guati. Ecco quindi che si arriva al disagio “percepito” nonos-tante un’alta qualità della vita. La conseguenza paradossale sta nel fatto che tutto quanto funziona venga quindi dato

per scontato, per ovvio, per dovuto, lasciando spa-zio al lamento, ingiustificato per chi ci guar-

da dall’esterno ma ormai ritenuto legitti-mo da chi vive in questa amena e, no-

nostante tutto, ricca terra di confine. L’immagine dell’Alto Adige Südti-

rol a livello internazionale è or-mai forte e vincente ma non lo è altrettanto per chi ci vive, pres-cindendo ormai dall’apparte-nenza linguistica. Il disagio “per-cepito” ha superato le divisioni

“etniche” prima della nostra Scuo-la e la cosa è indubbiamente

preoccupante. Per capirlo non servono indagini e inchieste, basta

dare un’occhiata alle rubriche delle lettere sui giornali locali, si leggono

cose straordinarie. Dalla signora che si lamenta col sindaco perché dopo una nevi-

cata di 70 centimetri ha dovuto usare le pedule, a quella che è arrabbiata con gli autobus di Bolzano,

non perché non arrivano a casa sua ma perché arrivano trop-po presto la mattina e il rumore la disturba. Piccole cose, che altrove non troverebbero spazio e finirebbero nel casset-to del ridicolo ma che qui sono significative di una realtà malata nonostante il nostro primo posto per qualità della vita o forse proprio per questo.

Sergio Camin, 62 anni, creativo in comunicazione e pubblicista. Dal 1988 cura l'apprezzata rubrica satirica “Visti dal basso” sul quotidia-no in lingua italiana “alto adige”.

Qua | li | tà | di | vi | ta insieme di fattori che determinano le condizioni di vita di una società e dei suoi componenti. generalmente con qualità di vita si indica il grado di benessere di una persona o di un gruppo di persone. uno degli elementi è il benessere materiale, poi c’è una serie di altri fattori come la cultura, il lavoro, il ceto sociale, la salute, la natura e via dicendo.

co p E Rt i N a : Qualità Di Vita | L'opinione

Evviva la nostra qualità di vitaChi se ne frega di quello che dicono le indagini, se la percezione è completamente diversa? Sergio Camin discetta dell’alto tenore di vita in Alto Adige e delle ingiustificate lamentele dei suoi abitanti. i motivi? Carenza di informazione e scarsa partecipazione.

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C'è VOLUTO UN PO' DI TEMPO, ma alla fine i nostri vicini di casa occidentali, gli svizzeri, hanno imparato che l’Alto Adige si trova in Italia. Superato il valico del Forno o Passo Resia, ormai sanno di tro-varsi non già in territorio austriaco ma in una regione del Bel Paese. E non una re-gione qualsiasi: gli svizzeri infatti sanno perfettamente cosa cercano e cosa trove-ranno qui. Questo perché, dopo aver co-nosciuto l’Alto Adige, ora stanno impa-rando ad amarlo come si deve. Studi di mercato hanno dimostrato che gli elveti-ci hanno un quadro delle regioni alpine molto più chiaro di germanici e italiani, e di conseguenza delle precise aspettati-ve riguardo l’Alto Adige (Fonte: Marken-tracking – Destinationsimages im Ver-gleich, edizioni Sturm und Drang, Am-burgo 2011). Gli studiosi sono arrivati a questa conclusione non solo per le cifre positive sui pernottamenti, ma anche e

soprattutto per le dichiarazioni rilascia-te da elvetici che erano già stati in Alto Adige. Appena ieri un conoscente svizze-ro, alla mia domanda su come si era tro-vato in Alto Adige, ha risposto: “Cosa vuoi che ti dica? è stato bellissimo e non vedo l’ora di tornarci”. Questo dimostra che gli svizzeri vogliono apparire distac-cati, ma alla fine dentro di loro se la go-dono un mondo quando si trovano da noi. E per noi intendo anche le persone e le loro storie.

Dalla moda alle grappeA marzo 2013 è partita la nuova campa-gna pubblicitaria sul mercato svizzero, basata su cinque testimonial altoatesini

“comuni”: non i soliti Reinhold Messner o Matteo Thun, ma il classico volto della porta accanto. Cinque persone che però nella loro normalità sono speciali, e lo sono proprio perché in Alto Adige ci vivo-

no o ci sono cresciuti. Se qualcuno studia fashion styling a Milano ma poi molla tutto e decide di distillare grappa in un maso di Parcines, potrebbe essere tutto sommato normale in un mondo globa-lizzato, ma lo è ancora di più per un’alto-atesina piuttosto che per una donna di Zurigo o Vienna. E sapete perché? Per-ché, come ci piace dire, noi altoatesini pensiamo con due teste.

I cinque testimonial scelti sono alto-atesini tipici, contemporanei e autentici, che incarnano tutte le caratteristiche della nostra terra. Possiamo elevarli a modello di altoatesinità? Non vogliamo arrivare a tanto, di sicuro c’è che sono persone diverse per quotidianità e valori, che proprio nella loro diversità rappre-sentano le tante anime dell’Alto Adige. Una incarna l’amore per la montagna e la famiglia, l’altra adora la vita di città tra arte e cultura, un’altra ancora rappre-

CHRISTINE SCHöNwEGER

ANDREAS MARRI

m a R k E t i N g

ANNA QUINz

Un volto, un marchio. uno dice “alto adige” e pensa a prati verdi e cieli azzurri, Dolomiti e vino buono. ma alto adige è anche uno stile di vita unico e persone diverse, con le loro facce e le loro storie. scopriamo come nasce l’ultima campagna pubblicitaria lanciata in svizzera.

giornalista

Distillatrice di grappe

tecnico ambientale

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CHRISTINE SCHöNwEGER

senta l’attaccamento all’agricoltura ed ai prodotti legati al lavoro all’aria aperta. Ci sono altoatesini che vanno all’estero a cercare la propria strada ma non spezza-no il cordone ombelicale con la terra madre, ce ne sono altri che riconoscono solo la natura come maestra di vita e in essa crescono.

Social Contest: 200 volti in gara L’idea di trovare dei testimonial tra la gente comune è stata elaborata assieme all’agenzia di Zurigo Hesskisssulzersut-ter: per individuare i cinque protagoni-sti della campagna, gli altoatesini sono stati invitati a candidarsi on line invian-do foto e un testo di presentazione. L’appello lanciato l’estate scorsa da Alto Adige Marketing è stato accolto da quasi 200 persone; l’unico requisito ri-chiesto ai candidati era una grande pas-sione per il loro lavoro o hobby. Al termi-

ne della selezione i cinque volti scelti sono stati la giornalista Anna Quinz, la distillatrice di grappa Christiane Schön-weger, il tecnico ambientale Andreas Marri, il naturalista Stefan Braito ed il musicista Max von Milland. Il concetto di base della campagna può essere così sintetizzato: “L’Alto Adige è uno spazio vitale e noi mostriamo persone che lo rappresentano”.

Crossmedialità: stampa e web La campagna con i cinque testimonial è stata lanciata in marzo e aprile in Sviz-zera e, in maniera meno massiccia, in Austria. Le inserzioni sulla carta stam-pata sono state affiancate da alcuni vi-deo caricati sul web, nei quali i protago-nisti raccontano la loro esistenza quoti-diana e le loro passioni. Alla campagna è stato abbinato un gioco a premi: chi trovava un’inserzione in un giornale po-

STEfAN MARIA BRAITO

MAX VON MILLAND

teva partecipare all’estrazione di una vacanza in Alto Adige, con tanto di in-contro con uno dei cinque testimonial. Il vincitore poteva scegliere se degusta-re le grappe di Christine Schönweger, scalare una vetta con Andreas Marri, vi-sitare gli hotspot di Bressanone assie-me a Max von Milland, farsi conquistare dal fascino alpino-mediterraneo di Bol-zano in compagnia di Anna Quinz oppu-re scoprire in quali luoghi Stefan Maria Braito trova le sue energie.

Il gioco a premi ci ha consentito da una parte di attirare i destinatari della pubblicità, e dall’altra di capire con

Distillatrice di grappe

Naturalista

musicista

I VOLTI DELL’ALTO ADIGE: Cinque persone diversissime tra loro, che però proprio nella loro diversità rappresentano le tante anime dell’Alto Adige

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quale dei nostri testimonial si identifi-cano maggiormente. E in futuro c'è l'in-tenzione di puntare sempre più su cam-pagne in grado di coinvolgere la gente, nelle quali le persone possano trasmet-tere ad altri, valutare o vivere in prima persona delle esperienze. E questo av-viene solo quando il destinatario è con-vinto di quello che fa e si identifica con i protagonisti.

A proposito di identificazione: nelle classifiche dei personaggi più cliccati sul web l’equilibrio regna sovrano sia in Svizzera che in Austria. Tra gli elvetici il preferito, seppur di poco, è Stefan Ma-ria Braito, mentre gli austriaci – sempre con uno scarto minimo – hanno mostra-to di avere una predilezione per Christi-ne Schönweger.

Martin Bertagnolli, 41 anniresponsabile di mercato di Alto Adige Marke-ting (SMG) – ha sviluppato e coordinato la nuova campagna con i personaggi locali desti-nata a Svizzera e Austria.

le prime inserzioni in svizzera dei cin-que testimonial altoatesini sono state pubblicate su “sonntagsZeitung” (con il link all’edizione per iPad), nell’allegato domenicale “stil-magazin” della “NZZ”, su “schweizer illustrierte”, in “Das maga-zin” e in “NZZ Folio”. si tratta di giornali e riviste destinati ad un pubblico di let-tori ritenuti interessanti per l’alto adige.

in austria le testate utilizzate sono state i prestigiosi quotidiani “Der stan-dard” e “Die Presse”, le riviste “rondo”, “Feinkost” e “schaufenster” e il quotidi-ano ad alta tiratura “Kurier”. oltrebren-nero la campagna è stata affiancata da una massiccia presenza sul sito stan-dard.at, sul quale è stato possibile deter-minare anche reddito, età e interessi degli utenti. il click rate si attesta leg-germente sopra la media, con lo 0,23% di clic su 1.650.000 ad impression (il nu-mero di visualizzazioni del messaggio pubblicitario sullo schermo dell’utente).

e c c o l e p r i m eu s c i t e p u B B l i c H e

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soggEtto DElla campagNa: i vaRi volti DEll'alto aDigE

Persone normali, che incarnano il particola-re stile di vita dell'alto adige e sono testi-monial viventi del marchio.

1. Anna Quinz giornalista

3. Andreas marri tecnico ambientale

2. Christine schönweger agricoltrice e distillatrice

4. stefan maria braito Naturalista

5. max von milland musicista

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L'incubatore d'impresa del TIS assistee accompagna le giovani imprese lungola difficile via che porta al successo

Per capire cosa abbia fatto il TIS in questi primi 15 anni di vita è sufficiente dare un’occhiata ai numeri: 101 ammissioni, una

quota di sopravvivenza dell’89 per cento, 369 posti di lavoro creati e, solo nel 2012, le aziende hanno generato un fatturato di 44 milioni di euro. E pensare che il progetto era partito quasi in sordina.

Una “piattaforma per progetti inno-vativi”: questo il concetto con cui nel 1998 vede la luce l’Incubatore d’imprese. Inizialmente i collaboratori nell’allora Business Innovation Center (BIC) erano appena due: il direttore Hubert Hofer e una collaboratrice amministrativa. Il compito del BIC era di far sviluppare ac-canto alle colonne portanti dell’econo-

mia altoatesina – turismo, commercio, piccola industria e artigianato – anche aziende tecnologiche in grado di creare prodotti e servizi innovativi nonché pos-ti di lavoro che potessero interessare lavoratori altamente qualificati. “Vole-vamo evitare che continuasse la fuga di cervelli dall’Alto Adige”, spiega il diret-tore del TIS, Hubert Hofer.

Tra le imprese ammesse nei primi anni figurano Ropatec e TTControl, che poi avrebbero raggiunto fama internazi-onale. Ropatec produce turbine eoliche ad asse verticale in grado di produrre fino a 20 kw/h di energia e le vende in più di 30 nazioni. TTControl fabbrica mac-chine per l’edilizia, gru e veicoli speciali dotati di sistemi di controllo elettronici.

“Noi siamo entrati nell’incubatore d’imprese nel 2003 – racconta Roberto Ferrari, Managing Director dell’azienda di Bressanone – e ci siamo rimasti per cinque anni. Per noi è stato molto impor-tante poter disporre di una consulenza qualificata in fatto di gestione d’impresa, di una vasta gamma di corsi e della rete di contatti creata dall’incubatore e dal TIS”. Ad ogni modo, pur camminando ormai da anni sulle proprie gambe, la TTControl è rimasta in contatto con la

“mamma” bolzanina: “Manteniamo i contatti con il network del TIS per con-frontarci con le aziende locali e cercare cooperazioni strategiche. E speriamo – si augura Ferrari – che in futuro si possa-no avviare anche collaborazioni a carat-tere internazionale”.

Dal BIC al TISNel 2006 il BIC diventa TIS innovation park, un parco tecnologico a sostegno degli imprenditori che vogliono fare in-novazione. Da allora i collaboratori del TIS hanno cominciato non solo a forni-re consulenza e assistenza ai giovani imprenditori, ma anche ad accompa-gnare le imprese altoatesine nella mes-sa in rete e nello sviluppo di prodotto, gettando inoltre ponti tra il mondo del-la scienza e dell’economia. In poche parole, oggi il TIS innovation park non si limita più ad assistere le imprese alla nascita, ma crea anche network tra pic-cole e medie imprese all’interno dei cosiddetti Cluster, promuove il trasferi-mento di conoscenze e tecnologie e si pone come tramite tra le strutture uni-versitarie e le aziende, aiutandole ad accrescerne la competitività.

Un servizio completoOggi come ieri comunque l’Incubatore d’imprese rimane una delle colonne portanti del TIS innovation park. Al suo interno le start-up vengono assistite e accompagnate fino a un massimo di cinque anni. Un particolare vantaggio è rappresentato dal fatto che gli impren-ditori sono sostenuti da un'assistenza a

La carica delle 101 L’incubatore d’impresa del TIS innovation park ha festeggiato i suoi primi 15 anni di vita, durante i quali ha preso per mano oltre 100 aziende preparandole ad affrontare il mercato ed a creare centinaia di posti di lavoro qualificati e prodotti innovativi.

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360 gradi e per ogni decisione strategica vengono affiancati da un pool di esperti. Sono decisamente tanti e vari, i servizi che il TIS mette a disposizione delle aziende per accrescere il loro know-how e gettare le basi per svilupparsi con suc-cesso e in maniera duratura. Tra questi citiamo le attività di coaching, wor-kshop, servizi di finanziamento e di co-municazione. Oltre a questo, nella sede del TIS le aziende hanno l'opportunità di prendere in affitto uffici dotati di tut-te le infrastrutture necessarie per inizia-re subito l’attività.

“Il principale punto di forza dell’Incu-batore d’imprese è che non si tratta di un ente a sé stante ma, proprio perché è interno al TIS, fa invece parte di un network in cui esperti, consulenti, ricer-catori e altri imprenditori sono a porta-ta di mano. In questa rete i giovani im-prenditori godono di grandi attenzioni e non vengono mai lasciati soli“, affer-ma Christian Höller, coordinatore dell’Incubatore d’imprese.

I requisiti di base per essere ammes-si all’Incubatore sono il possesso di

un’idea di business potenzialmente vin-cente e un business plan ben sviluppato. Nella fase di preparazione i futuri im-prenditori possono approfittare delle consulenze di esperti nell’elaborazione del business plan e nella valutazione delle potenzialità. La scelta finale sull’insediamento viene presa dal consi-glio di amministrazione del TIS dopo aver preso in esame i seguenti paramet-ri: grado di innovazione e unicità dell’idea, vendibilità del prodotto o del servizio, piano finanziario realistico, grandi potenzialità di mercato, mentali-tà imprenditoriale e competenze del team.

Dai siti web ai generatori Allo stato attuale le aziende assistite dall’Incubatore d’imprese sono 24, in rappresentanza dei settori più diversi: dall’IT all’elettronica passando per l’abbigliamento fino ad arrivare ai ser-vizi per il comparto turistico e il settore delle energie rinnovabili (vedere pagi-na a fianco). Naturalmente non c’è al-cuna garanzia che tutte le aziende nate in via Siemens riescano a sopravvivere ma, come dice Höller, per ogni incuba-tore d'impresa è normale che sia così.

Entrata nel TIS ad agosto 2012, la Da-tic è un’azienda che si occupa di siti web realizzabili in maniera semplice e perso-nalizzabile. I titolari sono due giovani programmatori, Aaron Andreis e David Buchschwendter, che a dicembre 2011 si sono presentati all’Incubatore d’imprese del TIS proponendo la loro idea di impresa.

“Se non ricordo male fu mia madre a dirmi di rivolgermi al TIS”, dice il 28enne Aaron, che tra poco festeggerà assieme al coetaneo David il primo anno di perma-nenza nell’incubatore, dove hanno anche potuto prendere possesso del loro primo ufficio messo a disposizione dall'innovation park.

“Noi ci troviamo a meraviglia – dice Buchschwenter – perché il TIS è in posi-zione strategica e inoltre abbiamo la possibilità di confrontarci con le altre start up che risiedono qui”. Per i due creatori della Datic, l’Incubatore

d’imprese rappresenta una realtà ricca di vantaggi: un canone di locazione fa-vorevole, un’offerta continua di corsi ed eventi informativi, una vasta rete di contatti e assistenza garantita in qualsi-asi situazione.

Largo alle quote rosa Una delle ultime arrivate nella torre di via Siemens è la Veil Energy, che si trova ancora nella fase neonatale e vuole an-dare a caccia di fortuna nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. “Ci occupiamo dello svilup-po di generatori termo-elettrici – pre-cisa l’ingegnere meccanico Marianna Benetti. Io e il mio socio ci siamo rivolti all’Incubatore d’imprese del TIS su sug-gerimento di un’azienda già insediata qui”. In effetti l’idea di mettere in piedi un’impresa Marianna ce l'aveva già, solo che bisognava passare dalla teoria alla pratica. A questo punto è entrato in gioco il TIS: dopo un primo contatto in-staurato a novembre 2012, l’azienda è oggi diventata realtà. “Per noi il fatto di essere entrati nell’Incubatore significa poter allacciare contatti non solo con le altre start-up, ma anche con tutti i part-ner del TIS”. Dalla permanenza nell'Incubatore Marianna Benetti si as-petta soprattutto un aiuto concreto nel-lo sviluppo del mercato e nel reperi-mento del personale: “Siamo ferma-mente intenzionati a crescere in fretta”, afferma l’imprenditrice.

Marianna Benetti è una delle poche donne presenti nell’Incubatore d’im-prese del TIS: su 24 start-up infatti, quelle “rosa” sono appena tre. Ma per fortuna ci sono anche segnali di contro-tendenza: “Al concorso per business plan indetto all’inizio del 2013 assieme ai Giovani imprenditori di Assoimpren-ditori Alto Adige, su 78 partecipanti – si rallegra Höller – le donne erano 14. Chissà che a questo punto la quota fem-minile non aumenti anche nell’Incuba-tore d’imprese”.

Aaron e David, i giovani titolari della Datic

A destra: le start-up insediate pressoil TIS innovation park (dati aprile 2013)

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Software & e servizi perl’ottimizzazione di processo, in particolare nei settori trasporto ed energia

Ottimizzazione di macchi-ne utensili e di misurazione

Sviluppo di sistemi elettroni-ci per i settori automotivee aerospaziale

Soluzioni per accrescere l’efficacia di meetinged eventi

Prodotti e soluzioni IT

Sistemi modulari per la creazione di siti web

Gestione automatizzata di edifici

Creazione e gestione diuna rete di consumatorie produttori di energia

Soluzioni software per pro-dotti nei settori energia, industria e finanza

Casa editrice digitale per ragazzi

Portale di offerte turistiche nelle Alpi

Abbigliamento da mate-riali eco-sostenibili(p.es. bambù o eucalipto)

Software gestionale per piccole compagnie di volo

Prestito automatizzatodi libri

Ricostruzione in 3D del piede per produttori e venditori di calzature

Posizionamento dicampagne pubblicitariee “seeding”

Barelle innovativeper il trasporto di feriti

Consulenza e servizinel settore ambientale

Sviluppo, produzionee vendita di generatoritermo-elettrici

Sviluppo di abbigliamento innovativo (“smart fabrics”) per ciclisti e podisti

Allevamento ecologicodi gamberi

ACEIT AnyTIME AFM

TEChnoLogy ITALIA

ALpITRonIC

DATIC

EhTICAL SoFTwARE

SpIn TRyA

wIInnS Z.Z.IZEuS – ZEnTRuM

FüR EnERgIE- unD uMwELT-

SChuTZ

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SoLuTIonS

gREEnShIFTIng ILoS LARIxpRESS MADEInThEALpS

RE-bELLo

RES AEREA

VEIL EnERgy

QE

ECo-FARMIng

Catalogo turistico on line di offerte sportivee naturali

pRoALpS

EASyMAILER

Soluzioni IT per strutture turistiche

Costruzione e gestionedi impianti di biogas

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Assaggi di Alto Adige. 400 giornate di degustazione tra febbraio e marzo: ne hanno fatta di strada, i promoter che hanno girato in lungo e in largo italia e germania per promuovere nelle grandi catene commerciali lo speck e le mele dell'alto adige. Con successo, come dimostrano le cifre.

m E Rc ato

molto apprezzate dai clienti anche le idee per ricette.

Cosa faccio oggi a pranzo?

in media 600 clienti al gior-no hanno assaggiato le mele o lo speck dell'alto adige.

Gradisce un assaggio?

le mele affettate con il ta-gliamela (nella foto grande) hanno sempre un fascino particolare sui bambini.

Posso prendere una fetta?

i promotori giocano un ruolo decisivo per il successo di una degustazione.

Cordiali, simpatici, competentiContenuto di sale del 5% e 22 settimane di stagionatu-ra: l'etichetta dello speck ha le informazioni che servono.

Ah però, buono a sapersi...

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Non c'è niente di meglio che mordere una bella mela in compagnia... e intanto le vendite sono aumentate del 500%.

La mela mette di buon umore

Chi ha detto che non si può mangiare lo speck assieme alla mela? basti pensare al classico prosciutto crudo & melone! anche il giovanotto la pensa così...

Un matrimonio perfetto

Croccante, succosa e sana? Chiede-telo ai 132.000 consumatori che hanno assaggiato le mele altoatesine.

Una mela al giorno...

golden, Fuji, gala, braeburn e granny smith sono andate letteralmente a ruba: in totale sono state offerte oltre 1,5 tonnellate di mele.

Voglio questa: è la mia preferita!

Come: sono stati tantissimi, i consumatori italiani e tedeschi che la scor-sa primavera hanno approfittato delle degustazioni di speck e mele per portarsi a casa il sapore buono e genuino dell’alto adige.un team di promotori molto preparati in materia ha invitato all’assaggio i clienti di ben 170 punti vendita di cinque catene di supermercati, nelle af-follate giornate di venerdì e sabato, fornendo anche idee per ricette e in-formazioni sulla rintracciabilità dei prodotti.

Cosa: Degustazioni nei supermercati Dove: in germania e nell'italia settentrionaleQuando: febbraio e marzo 2013

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Altoatesina adottata convinta: a Merano Julia Lindner si è creata una cerchia di amicizie multilingue

m E N t i

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L’adottata. sole e aria di montagna non sono tutto nella vita: la qualità della propria esistenza si misura anche con altri parametri. a Julia lindner l’alto adige non ha riservato solo momenti belli, tuttavia la sua scelta di vivere qui non è mai stata messa in discussione.

Testo: Hartwig MumelterFoto: Alex Filz

Julia lindner è nata nel 1977 a Colo-nia. laureata in economia aziendale, dopo alcune esperienze internaziona-li è arrivata a Merano nel 2004 dove vive ancora oggi con i suoi due figli. Nella città del Passirio Julia lindner ha fondato e gestisce un'agenzia di Pr e marketing.

IL 1° NOVEMBRE, festa di Ognissanti, spesso e (poco) volentieri è una giornata caratterizzata dal brutto tempo. Ne sa qualcosa Julia Lindner: nove anni fa, quando entrò in Italia dal Brennero, fu accolta da un tempo infame. Vento fred-do e pioggia battente sul parabrezza. Per fortuna la 27enne di Colonia, che conosceva l’Alto Adige solo per sentito dire, all’epoca ignorava lo slogan pub-blicitario dei 300 giorni di sole l’anno nella nostra provincia…

Julia stava andando a Merano per ricongiungersi con il compagno di allo-ra, un imprenditore sassone che aveva deciso di vivere nella città del Passirio. Ironia della sorte, Julia – cittadina del mondo laureata in Economia aziendale con indirizzo Turismo e Management alberghiero, reduce da sei mesi di stu-dio a Buones Aires e altrettanti a Madrid

– stava andando a imbucarsi in una citta-dina di provincia che aveva visto solo una volta nella vita, quand’era bambina e neanche dal vivo, ma sui cataloghi del tour operator Neckermann.

“Non solo: nata e cresciuta in pia-nura, mi sono ritrovata in mezzo alle montagne. Ero circondata: da qualsiasi parte mi girassi, vedevo solo rocce”, ri-corda Julia con un sorriso venato da malinconia. Oggi comunque, a distan-za di nove anni, la renana che parla 4 lingue è diventata un’altoatesina convinta. Ha avuto due figli, Greta e Theo, e da mamma ha avuto modo di conoscere rapidamente i vantaggi che offre questa provincia inizialmente vi-tuperata.

“La mia fortuna è stata che sapevo sciare e parlare spagnolo!”: la prima dote le consente di andare in alto e allar-gare gli orizzonti, la seconda di impara-re in fretta l’italiano. “In questi nove

tadino di Lagundo, dove ancora oggi Greta e Theo vanno a giocare: “Siamo diventati una grande famiglia”. Alle vol-te Julia però è assalita dal dubbio che i

suoi bambini, co-noscendo solo il lindo Alto Adige, non capiscano qual è la vera real-

tà. Allora li imbarca su un aereo e li por-ta lontano, “perché i genitori hanno il dovere di mostrare ai figli che esistono mondi meno felici”.

In questi nove anni vissuti nella (pres-unta) provinciale Merano, Julia Lindner è riuscita a crearsi un’interessante cer-chia di amicizie: “Qui vivono tante perso-ne dalle provenienze più svariate, e alle volte capita che ci troviamo a parlare in quattro o cinque lingue”. Un'autentica goduria, per l’anima multiculturale di questa giovane renana, che neanche dopo la separazione dal marito – risalen-te all’anno scorso – ha mai pensato di tornarsene in Germania. La sua agenzia di PR e marketing è ancora un work in progress, ma il portafoglio clienti ha già iniziato a riempirsi. “Qui sono arrivata e qui rimango!”

anni l’Alto Adige è cambiato parecchio. Qui ormai ho trovato il mio nido e non sento più la mancanza della grande cit-tà”. Sono lontani i tempi in cui, con i

bimbi piccoli, Julia andava dai pediatri di Bolzano: “Almeno avevo un motivo per andare nel capoluogo”. Capoluogo che all’epoca rappresentava la valvola di sfogo quando Merano si rivelava troppo provinciale e troppo “tedesca”, tanto da convincere la poliglotta Julia a mandare i figli all’asilo italiano.

A proposito di scuole: ancora oggi Julia non riesce a capire perché non esis-tano le scuole miste: “All’asilo di Maia Alta la divisione etnica è palpabile”, rac-conta. I due gruppi linguistici sono ospi-tati nello stesso edificio, il giardino è sì condiviso ma è anche diviso da uno stec-cato “invisibile”. E quando un giorno Greta e Theo tornano a casa e si lamen-tano con lei che gli “stupidi tedeschi” li hanno fatti cadere dall’albero, Julia si convince ancor più dell’assurdità di questo sistema. Ad ogni modo questa è una delle poche esperienze negative vis-sute dalla meranese adottiva. “Qui il commercio di vicinato è ben struttura-to”, grazie a tanti negozietti con prodot-ti di qualità. Anche l’offerta culturale è variegata, le scuole funzionano meglio che in Germania e l’offerta di svago – in particolare per i bambini – è eccellente. Quando Julia Lindner parla delle cose belle dell’Alto Adige, i suoi occhi blu di-ventano ancora più chiari.

Quando si trattò di trovare una Ta-gesmutter per i suoi figli, all’annuncio rispose la proprietaria di un maso con-

c h i èJ u l i a l i N D N E R

“La mia fortuna è stata che sapevo sciare e parlare spagnolo!”

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Mettersi in vetrina Le fiere sono uno strumento importante per presentare la propria azienda, cercare clienti e partner d’affari o semplicemente persentire che aria tira nel proprio settore.

Christian Kuen, 37 anni, è sta-to catturato dalla passione per la tornitura in legno già da piccolo, quando si mette-

va a osservare il vicino di casa. Poi ha co-minciato a vendere i suoi prodotti nei mercatini vicino a Scena finché un gior-no, visto il grande successo riscosso dal-le sue penne artistiche, ha deciso di alle-stire il sito web “PenArt.it” e di cercare nuovi canali di vendita adatti ai suoi og-getti. Il primo passo è stata la partecipa-zione alla fiera “Kreativ” di Bolzano, poi Kuen è entrato in contatto con la EOS tramite un amico che conosceva “L’Arti-giano in Fiera”, solo che la nota fiera mi-lanese dell’artigianato non si conciliava con le esigenze lavorative di Kuen, che come primo mestiere fa il pasticciere.

A quel punto Florian Reisinger, colla-boratore del settore fiere di EOS, gli ha proposto di esporre i suoi oggetti nello stand altoatesino collettivo allestito alla IHM. E la scelta di andare alla Fiera inter-nazionale dell’artigianato di Monaco si è rivelata azzeccata: Kuen infatti non solo è stato insignito del Premio bavare-

se per l’artigianato, ma ha anche vendu-to parecchio malgrado le sue penne pos-sano arrivare a costare anche 350 euro.

Accanto alle fiere aperte al pubblico, interessanti soprattutto per artisti come Kuen o piccole imprese artigiane che possono vendere sul posto i loro prodot-ti, il programma fieristico di EOS propo-ne numerose fiere specializzate riservate agli operatori professionali come Bau-ma, IBF, Prowein o Südtec. I settori sono i più svariati e vanno dall’edilizia agli alimentari, dall’artigianato alle fornitu-re alberghiere passando per l’editoria e comprendendo anche alcuni appunta-menti istituzionali come la Grüne Wo-che di Berlino.

La preparazione è tuttoNel 2012 EOS ha organizzato 45 fiere ed eventi in 11 nazioni, permettendo a 388 aziende altoatesine di mettersi in vetri-na su 14.234 m² complessivi di superfi-cie espositiva, pari a circa due campi da calcio. La durata complessiva delle fiere è stata di 186 giorni, ai quali bisogna ag-giungerne altri 185 per l’allestimento e

lo smontaggio dei padiglioni. Si stima che i 20 responsabili di progetto EOS si-ano stati impegnati per 9.278 ore, pari a 1.160 giornate lavorative. Nel 2012 il budget a disposizione per le fiere è stato di 4,92 milioni di euro.

Se c’è uno che ha una lunghissima esprienza in fatto di fiere è l’imprendi-tore Josef Fuchs, che in Val Venosta pro-duce cereali per la prima colazione. La sua azienda ha iniziato presto a lanciar-si nell’export e oggi i cereali venostani figurano nei negozi di 30 nazioni. “Ri-cordo la mia prima fiera come fosse oggi. Avevamo delle grandi aspettative e avevamo anche investito tanto nella preparazione, pur non avendo la mini-ma idea di quello che ci aspettava”, rac-conta Fuchs. Che aggiunge: “I risultati furono sorprendenti, alcuni contatti si tramutarono poi in buoni affari tanto che l’anno dopo ci ripresentammo alla fiera Anuga. Quando oggi ci rivolgiamo ad un nuovo mercato, utilizziamo sempre lo strumento delle fiere, alle quali cerchiamo di presentarci con la migliore preparazione possibile. Tra-

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m a R k E t i N g

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Affinché la partecipazione alle fiere sia un successo è necessaria un'accu-rata preparazione

Per chi vuole lanciarsi nell’export le fie-re rappresentano uno strumento impor-tante. ma non è detto che bisogna an-darci come espositore, spesso anche solo una visita può essere fruttuosa, an-che perché i costi di partecipazione sono alti. Chi volesse conoscere quali fiere esistono nel proprio settore può ri-volgersi alla eos, che al riguardo forni-sce informazioni gratuite. Se per la fiera prescelta non fosse prevista la parteci-pazione con uno stand collettivo, è pos-sibile richiedere alla Provincia un contri-buto. Per il biennio 2013/2014 tutte le sovvenzioni fieristiche sono state au-mentate al 70%, esclusi i costi di viaggio e di soggiorno. Contatto eos: Florian Reisinger, Eventi e fiere, tel. 0471 945 778 oppure www.eos-export.org. Contat-to per le agevolazioni: Provincia auto-noma di bolzano, ripartizione 35, via Raiffeisen 5, Bolzano, tel. 0471 413610.

b u o N o a s a p E R s iL'Abc delle fiere

(CS)

mite l’EOS ad esempio abbiamo con-dotto ricerche e studi mirati prima di partecipare alla Food Hospitality World di Mumbai e alla FHC di Shanghai, pre-murandoci altresì di contattare in anti-cipo i possibili partner”.

Sentiamo Valérie Spenlé, collaborat-rice di EOS che vanta una lunga esperien-za nell’organizzazione fieristica: “Per partecipare a una fiera è indispensabile prepararsi nel migliore dei modi e defini-re gli obiettivi che si intende raggiungere, e questo a prescindere se l’espositore è un artista artigiano come Kuen o un pro-duttore che cerca clienti e partner com-merciali. L’evento fieristico in sé è solo la punta dell’iceberg: per far sì che sia frut-tuoso, bisogna lavorare molto sia prima che dopo. A questo proposito l’EOS forni-sce assistenza nell’allestimento del padi-glione espositiv0 e di tutto il necessario, e su richiesta conduciamo anche delle indagini preliminari specifiche. C’è anche da dire che partecipare alle fiere costa, e anche tanto. Per fortuna, nell’ambito del programma speciale per l’export varato dalla Provincia, le aziende

in regime “de minimis” possono riceve-re sovvenzioni fino al 70 per cento. Il regime “de minimis” prevede che il con-tributo pubblico ad un'azienda privata non possa superare la soglia dei 200.000 euro in tre anni.

Sul sito della EOS è già possibile sca-ricare la bozza del calendario fieristico del 2014, che può essere integrato con le proposte delle aziende. Affinché si pos-sa allestire uno stand collettivo altoate-sino è necessaria la partecipazione di almeno tre imprese per singola fiera. Nel programma figurano ancora alcuni appuntamenti dedicati a settori di nic-chia oppure ospitati in location decisa-mente lontane come la FHC in Cina, che anche quest’anno vedrà la presenza di uno stand altoatesino all’interno del pa-diglione italiano: a Shangai ci saranno Josef Fuchs con i suoi cereali e altre due aziende nostrane, che sulla scia delle precedenti partecipazioni si augurano di continuare la penetrazione nel mer-cato cinese.

Tornando a Christian Kuen, anche il creatore di penne è alle prese con i pre-parativi: a dicembre di quest’anno infat-ti parteciperà alla fiera Heim+Handwerk, e anche il modulo di iscrizione per l’edizione 2014 della IHM è già compila-to. “Fino ad oggi ho partecipare sola-mente a due fiere e sempre con esperi-enze molto positive. A parte le vendite, mi ha fatto piacere conoscere tanta gente interessante, che mi ha dato spunti per nuove creazioni, e poi si res-pira un’atmosfera incredibile di aper-tura. Ora però – dice l’artista del legno indicando i trucioli di legno – scusate-mi ma devo tornare al lavoro: c’è ancora tanto da fare!”

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Schweiz: Basler zeitungTageszeitung – Die Westschweizer tages-zeitung widmet dem eggental eine gan-ze seite und macht gleich mit dem Kom-pliment „familiär und unkompliziert“ auf. Der titel „mozzarella unterm rosengar-ten“ bringt das gefühl von „urigkeit und italianità“ auf den Punkt. Ausgabe: 4. März 2013

Deutschland: PetraFrauen-Zeitschrift für Trends, Mode und Beauty – Die monatszeitschrift für die generation 30+ huldigt auf fünf seiten dem Pop-trio ganes. iris soltau beginnt ihre geschichte in Hamburg und vergisst nach dem Kühekraulen auch das shoppen, essen und die grandio-se landschaft südtirols nicht. Ausgabe: April 2013

United Kingdom: Condé Nast TravellerLuxury Travel Magazine – laura Griffith-Jones found a place away from the famous michelin star awarded restaurants and exceptional hotels in the Dolo-mites. the san lorenzo moun-tain lodge: a family-run retreat with a low-key brilliance all of its own. Release: January 2013

Polen: skionline.pl Wichtigstes Online-Skimagazin in Polen – unter dem titel „garnelen unterm ski-lift“ beschreibt das magazin die skige-biete gröden und seiser alm. Neben

den Facts um Pisten und bahnen steht hier vor allem der ge-nuss im Vordergrund.

Die Comici-Hütte stand für den titel Pate.

Online seit: März 2013

Italien: La StampaUno dei maggiori quotidiani nazionali – l’articolo parla della fiera Prowinter di bolzano e del padiglione di neve mobile. Edizione del 13 aprile 2013

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Dicono di noi. rassegna stampa di giornali, riviste, siti web e videoblog: in questo numero si parla di pop in salsa ladina, riabilitazione dell’uva schiava in austria, farina a milano, location dolomitiche più in voga e rifugi di montagna.

N E l l ' o cc h i o D E i m E D i a

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Italia: streghettaincucinaBlog su cibo, fotografia ed eventi con estensio-ne su Facebook, Pinterest, twitter, google+ e instagram che parla di una serata a milano in Casa alto adige dedicata alla farina. “eh sì,

per una sera sono stata cata-pultata in alto adige senza spostarmi da milano. una sorta di teletrasporto!”Online dal 15 febbraio 2013

Netherlands: wintersport Magazine#19

Das größte Wintersportmagazin in den Niederlanden – Hans avontu-

ur schwärmt auf sechs seiten von der seiser alm und der Zallinger

Hütte. Einer der profiliertesten reisejournalisten entdeckt die langsamen seiten des Winters.

Ausgabe: Februar 2013

österreich: RondoLifestyle-Beilage des Standard im Plakatformat – Die rehabilitation für den früher viel-geschmähten Vernatsch und ein lob auf die Pergl entstanden beim Weinwandern. ein blick auf den Kalterer see, ein architektonischer streifzug und Drei-gläser-Weine sind sich ausgegangen. Ausgabe: 8. März 2013

Belgien: GrintaRadmagazin – sechs seiten sind dem Dolomiti super-bike gewidmet. thijs ameye begab sich mit skepsis zum

„härtesten radrennen der Dolomiten“, wechselte vom rennrad aufs mountainbike und traf auch noch tim und struppi. eine geschichte über steilheit und staunen. Ausgabe: April 2013

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…come MOV(I)E IT!

I tre percorsI formatIvI propostI da mov(i)E it!:

1. ripresa (profilo: 1° o 2° assistente operatore)2. suono (profilo professionale: microfonista/ boom-operator)3. scenografie/attrezzi (profilo professionale: assistente scenografo/attrezzista)

Grazie al corso breve MOV(i)E IT! è possibile diventare assistente alle riprese

Corso per assistenti cinematografici. Ciak si gira: bls e scuola di cinema ZeLIG propongono un corso di formazione in materia di ripresa, suono e scenografie. Con l'aumento delle produzioni filmiche realizzate in Alto Adige, è cresciuta anche la richiesta di figure professionali.

IL CORSO PER ASSISTENTI alle produzio-ni cinematografiche “MOV(i)E IT!” in-tende formare in un breve lasso di tempo delle figure professionali capaci di lavo-rare su un set cinematografico. Il corso si svolge con cadenza annuale e trasmet-te le conoscenze necessarie per ricoprire tre ruoli (vedere box a fianco) dell’indu-stria filmica. I tre percorsi sono separati ma prevedono una parte pratica comune su un set cinematografico. Il corso, orga-nizzato e gestito dalla Scuola di cinema

Zelig in stretta collaborazione con l’a-genzia provinciale di insediamento BLS, si pone come obiettivo la formazione di personale specializzato da mettere a di-sposizione delle case cinematografiche che sempre più spesso vengono a girare in Alto Adige. E in effetti parecchi parte-cipanti alla prima edizione del corso hanno già avuto modo di lavorare in qualche produzione.Per ulteriori informazioni basta andare sul sito www.movie-it.com.

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“Le azioni chenon migliorano

la qualitàdell’esistenza

non valgono nulla”Alfred Selacher

*1945, edonista svizzero

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