polibio da megalopoli - le storie vol. 8

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  • 7/28/2019 Polibio Da Megalopoli - Le Storie Vol. 8

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    LE STORIE

    D I

    P O L I B I ODA MEGALOPOLI

    VOLGARIZZATE

    SOL TESTO GRECO DELLO SCHWEIGHAUSER

    E CORREDATE DI NOTE

    DAL DOTTORE I. G. B. KOHEN

    DA T R I E S T E

    TO MO O T T J r O

    M I L A N OCOI TIPI DI PAOLO ANDREA MOLINA

    Contrada dell JgrftUo, N.

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    DELLE STORIE

    DI POLIBIO DA MEGALOPOLI

    AVANZI DEL LIBRO VIGESIMO NONO

    I. (i) I l senato, udito che Antioco era divenuto pa- jdrone dell Egitto, (2) e fra poco il sarebbe dAlessan* 586dria; stimando spettar alquanto a s 1 aggrand mento Olimp.

    del re anzidetto, cre ambasciadori Cajo Popillio ed al*tri, perch fossero mediatori della pace, ed esaminassero

    in generale qual fosse la situazione degli affari. Cos e*rano le cose in Italia.

    II. (3) Essendo innanzi all'inverno ritornato Ippia Ambche Perseo mandato avea ambasciadore a (4) Genziopelialleanza, ed esponendo che il re pronto era ad ad*

    dossarsi la guerra contro i Romani, ove gli fossero datitrecento talenti, (5) e le convenienti sicurezze circa lasomma degli affari; Perseo, udito ci, e giudicando essergli necessaria la cooperazione di Genzio, elesse Pan-

    clii,4Am. 90

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    f. di R. tauco, uno desuoi principali amici; e pedillo con que-sii incarichi: primieramente daccordarsi pe danari , edi dare e prehdere il giuramento pelialleanza; poscia di

    procacciare (6) che Genzio mandasse tosto gii statichiche piacerebbe a Pantauco, e da s ricevesse quelli cheGenzio nominati avea nella scritta; oltre a ci sacconciasse con lui pel trasporto detrecento talenti. Pantauco partitosi incontanente, e giunto in (7) Meleone della^Labeatide e col abboccatosi con Genzio, subito indus*

    se il giovine ad accomunare con Perseo le sue speranze. Come prima prestato e scritto fu il giuramento circa lalleanza , Genzio mand gli statichi designati daPnntajKro, e seco foro Olimpio ne per prendere da P erseo il giuramento e gli statichi , ed altri che avesserocura del danaro. Senza che persuase Pantauco a Gen-

    Q K mandar ad un tempo ambasciamoli, i quali insieme con quelli eh erano mandati da Persto. andasseroa Rodo per trattare la comune alleanza. (8) L o che fa - cendos, ed entrnndo iR o d ii pure in questa guerra , iRom ani, asser egli, vn ti sarebbono con gravidefacilit .Genzio condiscese a tulle queste richieste, exl tktti Pai'-

    menione e Morco spedilli con ordine!, che quando a-vessero presi da Perseo il giuramento e gli statichi,(9) es fossero d accordo pe danari, andassero; in ambasciata a Rodo.

    II I. Tutt i costoro adunque recaroni,ii> Macedonia.Ma (,i o) Pantauco, rimaso al fjauco del re, andatalo am

    monendo e pnntecchiaiido, affinch non .ritardasse gliapparecchi, ma fosse pronto a preoccupar i luoghi , lecitt e gli alleati; e sovraUuUo chiedeva da lui che pre-

    6

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    parasse loccorrevole ad (ir) urta battaglia navali. Im- .perciocch essendo i tomani in siffatto particolare al

    tatto sprovvisti, egli nellEpiro e nellIHiria avrebbe di

    leggieri mandato ad effetto qualsivoglia proponimentoda s, e per mezzo di quelli che avrebbe inviati. Gttitio,sedotto da questi discordi, occupava*! negli apparecchi

    di terra e di mare. Perse p e r ta n to , come Vennero inMacedonia gli ambasciadori di Gertzlo e gli statichi) par*titosi dal campo circa il fiume Enipeo con tatti i Cavalli,

    riscontr gli anzidetti (12) presso Dio, e coti lro u-nitos i, dapprima prest il giuramento peli alleanza

    ( i3) nel cosptto di tutta la cavalleria ; perciocch volevaegli che i Macedoni bene conoscessero hi societ di Gen-*io, sperando che per siffatta giunta crescerebbe lorol'animo. Indi ricevette gli statichi, consegn i suoi ad

    Olimpione, de quali i pi illustri erano Limneo di Po*lemoCrate, e Balauco di Pantauco. Poscia mand clo*ro eh'erano venuti pedanari a Peli, perch cl li pren

    dessero. Gli ambasciadori destinati1per Rodo fece andar a TessaloniC (14) da Metrodoro, ordinando lorod ' esser pronti a far vela. (16) Persuase cos ancor a' Ro-

    dii di entra r nella guerra. Poich ebbe disposte qu este cose, sped (16) Crifonte ambasciadore ad Eumene,eh era gi stato in addietro a tal uopo m andato ; e

    (17) Telemnasto cretese ad Antioco, (18) esortandolo anon lasciarsi sfuggire I* occasione, e b non credere chela superbia, ed il duro trattamento de* Romani a ssolo giognerebbono; ansi avesse per fermo, ohe, (19) se

    ora noi ajutasse , sovrattutto adoperandosi pella pace ,

    7F< di Jt

    m

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    8M. i A (2o)'nx)n, riUsecpdoquesta, mandandogli soccorsi, e-

    glibeb presto sperirae&terabbe la stessafortnna.

    Tr" 1

    m. 86 IV . Essendo aijtrtinaifiti ic Oraiti i 'Rodo, vinse ilprlitO'ct piacque (ai) mandar ambasciadori pella pa-je. Pe r tal frodo decise il consiglio le fazioni contrariedeRodii (conforme esposto (aa) nella raccolta dellearinghe);; pel quale conjigljo appavano mollo pi pp^teftti cqloro che teneareo.con; Perseo, che non quelli

    che studiftvansi di salvare la patria e le leggi. (22) I.Prita-ui cresrono tosto ambasciadori che ayean a, trattar Sa

    pa0e,,pef RoUia {24) Agepgli ti iGl^ombroto , al consoleed 3 Perseo, Daione, Nicostrato, (a5)Agesiloco e Te*lefoi. Le (6) cose che .a queste, tennero dietro esegui-lQno-nella stessa copformit, ed accumulando gli errori

    sifolfeero ogni .adito alla scusa Imperciocch subitowfndafoii in Creta aipbasqiadoi'i per, rinnovare coli

    (27) tutli: i Cretesi l antica amicizia , e per esortarli a' c oosidefar i {empi e ie. circostanze, a consentire col popolo de^flodii, ed.a stringer seco lega d' obesa e difesa,.Foin egualmente mancate persone ^*8) nelle singoleci U a traUW desile tpedesime cose.

    imi, 87 -V* (*9): Giunti .jRo.do Partnenione e Morco, mandati, da;Gen zi o ,e co n ess i MetroJoro, e raccolto, ri consiglio; (3jo)i fu,la raguoaitza al tulio tumultuosa , osando giDinotieuiamfesUipenle di (3t) parla,!-, in favore

    di Perseo', e, Teeteto col suo partito sbigottiti essendodi quanto accadeva, Imperciocch larrivo (32) delle

    barche, la moltitudine

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    iasione di Gensio gli vvilva. Quindi ebbe la ragwnan- A. di

    za un termine conforme a ci che dianzi dicemmo ; sen-

    docb parve a Bodii di risponder amichevolmente ad

    amendue r, e d far loro a sapere, come avean risoluto di (33) procacciar loro la pace; ondeammonivanlivi detsfero opera e$si ancora. Furon eziandio (34) gliambasciadori di Genzio accolti e pubblicamente spesati

    con mlta, cortesa.

    (35) Polibio nel libro vigesimo nono dice, che Gen- Aieneozio re degl Illirii men, perciocch molto bevea, nna Ki c' "vita assai facinorosa, essendo sempre notte e giornoavvinazzato: ed ucciso avendo il fratello (36) Pleurato,che dovea sposare la figlia di Menunio , spos egli lafanciulla, e crudelmente tratt i sudditi.

    VI. I Romani, (3y) per la possanza della rotella, e S

    degli scudi ligustici fatti di Quojo, valorosamente resi- al ^stavano.

    (38) 11 primo fra quelli eherftno presenti, Nasica p i^ r to

    cognominato Scipione, genero di Scipione' Africano, il ne^ quale, pi tempi posteriori moltissimo valse nel senato , pauuasi assunse di condarre laccerchiamento. Il secondo Fa

    bio Massimo, figlio maggiore d Emilio, ancor giovinetto,rizzQssi, alla stessa fazione dichiarandosi pronto. Di cirallegratosi Emilio, diede loro soldati, (3g) non quanti

    riferisce Polibio, ma quanti lo $tasso Nasica dice daverricevuti, nella lettera che intorno a questi avvenimenti

    scrisse ad uno de re . . . A Perseo pertanto , il quale

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    IO

    . d A. vedeva Emilio starsi tranquillo dia campagna, n avvi-savasi di i he accadeva, un disertore cretese fuggi*to dalla strada Vennd significando il giVo che faceva i

    Romani. Egli tu rbatos i, non mosse tuttavia l esercito ,ma consegnali a Milone diecimila mercenari! e due mila Macedoni spedili!, ingiugneftdo loro daccelerare ipassi e di occupare i boschi. (4o) Su cbstoro dice Po'*libio, che piombaron i Romani, mentre ancor dormivano; ma secondo Nasica avvenne un fiero e pericoloso

    combattimento circa le vette de monti.

    Suida Eclissando la luna (4 1) sotto il regno di Perseo il

    a>n Macedone, invalse nel volgo la fama che ti denotavaleliistnehto del re. La qual coS aggiunse animo aRomani, ed avvili i Macedoni. Tanto Vero >1 prover

    bio comune: che nella guerra vha molti (4^) spauracchi.

    Suida (43) Il cnsole Lucio Einilio, non avendo mai veda*alle voci ta una fa lange, se non se allora la prima volta sottoaA?g Perseo; sovente confess di poi ad alcuni in Roma,

    A\d-etftt- chegli non avea vedtrto niente di pi (44) formidabile

    j potente che l falange macedonica: sebbenegli nonsolo di molt battaglie qundtogni atti0 fsse stato spet**

    tatore, ma molte ancora ne avesse dirette.

    Snida Perseo. avendo ti t i solo 1 proponimento, o di vincernlla voce o d f m o r i r e , n o n g lien e b as t a llo ra P a n im o , m i

    (4 ) avvilissi, no n alt rim en ti ch e (4 6 ) i cavalieri m an da tiinnanzi pr iipiare.

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    Perseo, impiegato avendo tempo e fatica, cadde al A. di Rtutto d'animo, conforme fanno (4?) gli atleti tnaldispo-sii*, perciocch allorquando (48) avvieinavasi il pericolo, aua OC

    e doveasi venir a battaglia decisiva, non gliene bastava K****-TVlltt

    il cuore.

    11 re de' Macedoni, siccome dice Polibio, mcomin- Plutarco

    ciata essendo la pugna, avvilitosi, se ne cavalc in cit- p " jf0l; fingendo di sacrificar (4g) ad Ercole, il quale non Emilio

    accetta (5o) da vili sacrifici! di vilt, n voti ingiusti a-dempie.

    VII. Allorquando Perseo sconfitto se ne fugg, piac- Amqne al Senato di chiamar a s (5i) gli ambasciadori venuti da Rodo per procacciar la pace a Perseo, mentre

    che la fortuna come a bello studio traeva in iscena(5) la stolida superbia de'Rodii, se pur dee dirsi de ' Ro-dii, e non di quegli uomini che allora preponderavano in

    Rodo. Entrato che fu (53) Agepoli co'suoi colleglli disse, esser venuto per negoziar la pace ; dappoich il popolo rodio era entrato in questo pensiero, leggendo

    che la guerra andava in lungo, e che (54) a tutti i Greci (55) dannosa riusciva , ed agli stessi Romani peliagrandezza delle spese ; ma ora essendo la guerra finita

    (56) secondo il desiderio de Rodii, congratularsi secoloro. Agepoli, poichebbe detto ci brevemente, (5^) sene and cosuoi compagni. Il senato, valutosi dell'oc

    casione, e volendo statuir nn esempio neRodii, (58) diede fuori una risposta, gli articoli principali della quale sono questr: Non aver i Rodii mandata quest' amba-

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    4 . di a. sceria per amore deGreci, n di s, ma di Perseo. lui*6 perciocch se 1 avessero fatta in grazia de Greci, ii

    tempo pi opportuno stato sarebbe allorquando Per

    seo guastava la campagna e le citt de Greci, osteggiando in Tessaglia pressoch due anni. (59) Ma laver trascurato quel tempo, ed esser ora venuti studiandosi diconciliar la pace, mentre le nostre legioni aveano invasala Macedonia, e Perseo rinchiuso avea pochissima speranza di salvezza, manifesto rende a chi diritto m ira,

    come avean mandate le ambascerie, non con animo ditrattare la pace, ma per disbrigare Perseo e salvarlo,secondo la loro possa. (60). Per le quali cose dissero,non esser al presente obbligati n di beneficarli, n di

    dar loro benigna.risposta. In siffatto modo il senato tratt cogli, ambasciadori deRodii.

    4mb. 89 V ili . Essendo nel corso dellinverno venuti nel Peloponneso ambasciadori da (61) amendue i re Tolemei

    per a)uti, si fecero molte consultazioni, in cui vebberomolte gare. Imperciocch a Callicrate, a (62) Diofane,

    ed insieme ad (63) Iperbato non piaceva che si dessero

    soccorsi; ma ad (64) Arcone, a Licorta ed a Polibio piaceva che a re si dessero secondo la yigente alleanza.

    Imperciocch allora Tolemeo minore era stato dal voigodichiaratore, (65) ed il maggiore, per cagione dellim

    minente pericolo ritornato da Menfi, regnava insieme colfratello. Ed abbisognando essi d ogni maniera dajuti,

    spedirono ambasciadori Eumene e Dionisodoro agli A-chei, chiedendo mille fanti e dugento cavalli, ed a ducedi tutte le forze alleate Licorta, e delia cavalleria Poli-

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    bio. A Teodorida da Sicione mandarono, invitandolo ad A.asspldare mille stranieri. Ed aveano per avventura i remaggiore famigliarit colle persone anzidette (66) pllegesta di cui abbiam parlato. Venuti gli ambasciadori,mentrech il congresso degli Achei era in C orin to ,(67) e rammentati avendo i grandi benefci! della casaregia verso di loro, e posto sottocchio linfelice stalode re, e richiedendoli d ajuti; era la moltitudine degliAchei prouta a combattere non con una parte delleforze, ma con tutte eziandio, ove fosse stato mestieri,in favore dere: (68) (ch amendue avean il diadema ela potest regia). Ma Callicrate ed il partito di lui vi siopposero dicendo, non dovere generalmente gli Achei

    (69) mescolarsi negli affari altrui, e sovrattutto ne tempipresenti ; ma tenersi liberi da ogni distrazione, affinedi prestar i loro servigi a? Romani. Imperciocch alloraprincipalmente aspettavasi la (70) battaglia decisiva, sver-nando Quinto Filippo in Macedonia.

    IX. Esserido pertanto la moltitudine caduta neidubbio di apparir poco curante de Romani, Licorta e

    Polib io , ripreso il discorso la istruirono, e molte coseadducendo ramm entarono, come (71) I anno addie tro,

    avendo gli Achei decretato di soccorrere con loro sforzoi Romani, e mandato Polibio atfibasciadore , Q u in to ,aggradilo il loro buon animo, disse, non aver bisogno

    d ajuti, dappoich avea superato lingresso in Macedonia. Donde dimostrarono esser mero pretesto il servigio

    de Romani, affine di far sospendere gli ajati. 11 perchesortavano gli Achei, dimostrando la grandezza del pe

    ricolo, in cui allora trovavasr il reame, a non negligere

    i3di R.

    586

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    A. di A. 1 occas ione, (73) ma ricordandosi delle convenzioni e586 jjc benefic ii, e sovraltutto de giuramenti, a serbar i

    trattali. (7?) Esponendo di bel nuovo la moltitudine u>

    nanimamente la opinione che si soccorresse, Callicrate(74) sospese la deliberazione, spaventando i magistraticon dire che non aveano facolt secondo le .leggi diconsultare ( j5) in popolare ragunanza intorno agli ajuti.Dopo qultbc tempo raccoltosi il senato in Sic ione,a cui intervenne non solo il (?&) consiglio, ma tutti da

    trent anni in su, ed essendosi fatti molti discorsi, e con*fermando singolarmente Polib io , primieramente che iRomani non avean bisogno d ajuti ( lo che egli sembravanon dire gratuitamente, essendo (77) nella passata stagio-ne stato in Macedonia (78) presso Marcia Filippo)} in

    secondo luogo dicendo, che ove i Romani bisogno aves

    sero di forze ausiliarie, gli Achei per cagione di dugentocavalli e mille fanti che manderebbonsi in Alessandria,non sarebbero nellimpossibilit di soccorrer i Romani,dappoich (79) giustamente valutate sommavano le loroforze trenta ed anche quaranta mila combattenti : lamoltitudine approvando questi delti inclinava al mandare

    soccorsi. Il giorno ap presso , in cui secondo le leggi(80) i consultori propor doveauo i decreti, Lioorta propose, che savessero a mandare gli ajuti, e Callicrate che si

    dovessero spedir ambasciadori per riconciliare.i re conAntioco. Ed essendo di bel nuovo recate innanzi questedeliberazioni, nacque una gagliarda contesa; ma il par

    tito di {Scorta era mollo supcriore* Imperciocch confrontati (81) i due regni, trovossi che grandemente dif ferivano. G&c)fgssech sotto quello d Antioco scarse

    *4

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    prnove di famigliarit co Greci si riuvenissero netera> J . dipi addietro ( ebbene quegli che aitar regnava, era ma- 8*nifestamente generoso verso i Greci); tua dal regno di

    Tolemoo tali e tante beneficenze r idondarono agli 4 *chei ne tempi passati che (8a) a nessuno pi. Le quali

    cose Licorta condegnamente sponendo diede lor grandespieco; che dal confronto perfettamente risultava la dif-.

    ferenza. Imperciocch, siccome faci! non era d annovera re i beaeficii de re 4 Alessandria, cos non pptea trovarsi alcun tra tto di benignit nel regno dA ntioco,donde agli affari degli Achei derivasse qualche ragione

    vole1vantaggio.X. Continuarono per qualche tempo (83) Andronida Amb

    e Callksrate a discorrere sulla mediamone della pace ; manon dando ad essi uessuno retta, introdussero un astuzia. Veune dalla strada nel teatro un corriere con una

    lettera da Quinto Macola, per nez*o della quale esor

    tava gli Achei, che seguivano la volont de Romani, adingegnarti, di paoifcar i re. Imperciocch ave* il senatoancora mandati ambasciadori con (84) T. Numisio perconciliare colesta paoe. Ma era ci (85) contro la loro

    supposizione; dappoich Tito, non avendo potuto rappattumar i ve, ritorn a Roma seuz aver operato nulla.Polibio pertanto, non vqlendo per rispetto di Marciocontraddir alla lettera, (86) si ritrasse dagli affari. Co tal

    esito ebbe la discussione intorno agli ajuti da mandarsia re. Ma agli Achei piacqpe di mandar ambasciadoriper trattare la paoe, edaquesto effetto elessero Arconeda Egira, Arcesilao ed A listone da Megalopoli. Gli am-

    basciadori (87) di Tolemeo, delusi del soccorso, diedero

    i5

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    . di R. a magistrati tina lettera de re che tenevano p ro nta ,^86 nella quale chiedevate agli- Achei di mandar loro Licorta

    e Polibio per la presente guerra.

    mb. 93 XI. (88) Essendo venuto Antioco a Tolemeo perottenere Pelusio, PopiUio duce supremo deRomani,

    al re che il salutava da lontano colla voce ', e stendeaversoi di lui la destra , porse la tavoletta eh egli aveanelle mani, nella quaPera (89) scritto ri decreto del senato, ed ordingli innanzi ogni csa di leggerla, (90) sde

    gnando, secondoch io credo, (fi dare il segno damPcizia, avanti di conoscere P intenzione di> colui che gliporgeva la destra, se amico era od inimico. Poich il re,avende letto, disse, che volea consigliarsi cogli amici sucotal novit; PopiUio, ci udito, fece na cosa, che sem-brava, a dir vero dura e superbissima. Imperciocch a-

    vendo in mano una bacchetta di vite, circoscrisse conquella Antioco, ed in cotesto'circolo'gli comand didare la risposta intorno allo scritto. Ij re attonito (91) delfatto e della superchiera, stato alcun poco sopra di $,disse, che farebbe tutto ci che fosse comandato da Romani. (93) Allora PopiUio ed insiemp colro eh erano

    seco, presa la sua destra, il ' salutarono amichevolmen~te. Era il tenore dello scritto , che subito ponesse fiae,alla guerra con Tolemeo. Datogli adutkque il termine d alcuni giorni , Antioco condusse il suo esercito (93) in Siria , dolente e gemebondo s , ma cedendo

    frattanto alle circostanze. PopiUio, con ebbe riordinate

    le cose dAlessandria, ed esortati i re alla concordia,cd imposto loro ancora di mandare (94) Poliarato iuferri a Roma, navig alla vlta di Opro, volendo quanto

    ! 6

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    prima cacciare dellisola le forze dAntioco che vi era

    no. Giunti col, e trovati i capitani di Tolemeo sconfittiin battaglia, (95) e tutto Cipro a soqquadro, fece subito

    uscire l esercito da quel luogo, e vi rimase stanziato ,finch le forze salparono pella Siria. I Romani per talmod salvarono il regno di Tolemeo, che per poco non

    era disfatto; governando cos la fortuna gli affari di Per*seo e de Macedoni, che Alessandria e tutto l Egittovenuti essendo nell estremo pericolo, raddrizzaronsi di

    bel nuovo perci appunto, che antecedentemente compiuto era il destino di Perseo. (96) Che se ci non fosseaccaduto e fattosi nolo, a me non sembra che Antiocoubbidito avrebbe a comandamenti ricevuti.

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    FINE DEGLI AVANZI DEL LIBRO VIGES1MO HOMO.

    p o l i b i o , Io n i . m i . 2

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    SOMMARIO

    AGLI AVANZI DEL LIBRO YIGESIMO NONO.

    A f f a i i l o ' I t a l i a .

    I l senato romano manda C. Popillio ambasciadore in E-gitlo ( I).

    G b c r b a P e r s i c a .

    Trattato di Perseo con Genzio ( IIIII). - Ambasceria diPerseo a Rodii ad Eumene - ad Antioco ( III). I Rodiimandano ambasciadori a Roma ed a Perseo Con animo di conciliare la pace - ed a Cretesi per rinnovare Vamiciiia ( IV).Gli ambasciadori di Perseo e di Genzio arrivano in Rodo (jj V). -Scudo ligure. - Scipione Nasica discorde da Polibio secondo

    Plutarco. - Eclisse lunare. - Emilio attonito della falange macedonica, Perseo d le mosse alta fuga ( VI). - Astuta ambasceria de Rodii mandala a vuoto dal senato romano ( VI!).

    A f f a r i d E g i t t o e d i S i r i a .

    Due frate lli Tolemei regnano contemporaneamente in Egit

    to. - Chieggon aiuti dagli Achei. - Questi deliberano.- - Cal-licrate dissuade ( Vili). - Licorta e Polibio persuadono. - Gli Achei differiscono di parere circa V aiuto da mandarsi aTolemei (5 IX). - T. Numisio ambasciadore a Tolemei e ad

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    Antioco. - Gli Achei mandati ambasciadori per rappattumarei re. - I Tolemei chieggono Licorta e Polibio a condottieridelP esercito ($ X). - Popillio confina Antioco in un crcolo. -

    Antioc abbandona l Egitto. - Popillio scaccia da Cipro leforte dAntioco. - V Egitto conservato a Tolemei da Romani

    (S XI).

    2

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    ANNOTAZIONI

    AGLI AVANZI DEL UBRO V1GESIMO NONO.

    \jo n tin u a in questo libro la narrazione della guerra de Romani con Perseo sino alla sua fine. Se non che tranne 1 alleanzache fece questo re con Genzio innanzi d entrare nellultimo cimento, tallo il resto pu considerarsi perduto, ben poco essendo

    ci che'Ateneo e Plutarco nell esporre i fatti a colesta guerraappartenenti attribuiscon a Polibio. Intorno all epoca di questiavvenimenti veggasi l introduzione alle noie del libro xxvin.''> (i) I l senato ecc. Che Polibio incominciasse la storia di cia-scfaeduD anno dagli avvenimenti d Italia, siccome pretende loSchweigb., non apparir vero a chi si porr ad esaminar i libriche di lui ci sono pervenuti intieri; dappoich negli altri, dequali

    non abbiamo che frammeuli pi o meno ragguardevoli, mancasovente la relazione delle geste che al principio del libro corrispondono. E male, cred io, si appoggia quel commentatore, perprovare la sua asserzione, a quanto scrisse il Nostro verso la fiuedel lib xxvin, c. 1 4 . Imperciocch . la sposizione delle diceriedegli ambasciadori e delle risposte eh ebbero avanti d indi*)are la loro elezione e spedizione, conforme col legesi, di-

    doojlra bens che le pratiche del. senato romano, dove quelle diottrie e quelle risposte si pronunziarono^ si narrassero anteriormente agli affari de1 paesi che ambasciadori a lui mandavano,)paa non ' altrimenti che la storia dell anno sempre incominciasse

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    da fatti in Italia accaduti. Alla nominazione di Popillio e deglialtri ambasciadori ad Antioco, che furono C. Decimio e C. Ostilio, tengono tosto dietro in T. Livio ( s i , iv, ao) larrivo deIe-gati dalla Macedonia, annunzianti la cattiva posizione delleser-cito romano e la spedizione a quella volta del console L. Emiliocon un giusto esercito, e di Cn. Ottavio colle forze navali; posciaseguono, quai fatti contemporanei a quelli d Italia poc anzi raccontati, le cose che nel prossimo capitolo espone il Nostro. Quindibene fece lo Schweigh. a trasportare qui la presente ecloga dalluogo che assegnato le aveano gli editori che lo precedettero.

    (a) E fr a pof.o. Vedi xxvni, 1 8 .(3) Essendo ecc. Ci che manca al compimento di questa nar

    razione puossi ripetere da Livio (x l i v , a3 e seg.) e da Appiano(Dt reb. Maced.fragm. xvi), donde vie maggiormente apparisce,aver Perseo per avarizia precipitati i suoi affari ; dappoich coidanari non solo indotto avrebbe Eumene a non prestar in quellaguerra soccorsi a Romani, ma avrebb eziandio aggiunto al suoesercito un notabile rinforzo, di Galli abitanti nella Gesta apiedecd a cavallo. Perfino, de trecento talenti) che per patto somministrar dovea a Genzio,. non esbors egli che dieci, trattenendo irimanenti come vide che quel re incominciata ebbe la guerra-coiRomani, imprigionando gli Ambasciadori che questi avean a luiiiutndatii

    . (4) Genito. singolare, conforme osserv gi lo Schweigh., chein. Polibio ed in Appiano trovasi questo nome costantemente scrittocol S, quando Livio lo scrive dappertutto col r, sebbne il ih e-

    prime sempre nell idioma latino quella greca consonante. .Forsenon volle Livio deviare nella scrittura di' questo nome proprioda quella degli altri latini che tanno la medesima desinenza, siccome Mezentius, 1Pradentius.

    (5) E le convenienti sicurezze. Queste erano gli' slatichi ed il

    giuramento. La somma poi degli affari comprendeva gli articolidella convenzione, n veggo col Reiske il bisogno di mutare quir in jtAt", quasich Genzio chiedesse'malleveria pe ri manenti danari he non avea per anche ricevuti. Qui tratta vati

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    soltanto iella stipulazione dliaccordo, non gi della; consegnade talenti che seguir dovea poscia in Pella.

    (6 ) Che Genzio mandasse ecc. Livio dice: Vt obsides ni

    tro citroque darntur (che si dessero statichi dall una parte edallaltra), omettendo la circostanza notata da Polibio, che darsidovessero tali che a pleoipotenziarii di Perseo ed a Gezio piacessero maggiormente, donde procedeva sicurezza pi valida a-gl interessi d amendue. In generale pi estesa la relazione ched il Nostro di questo trattato che Don quella che ne lasci lostorico romano.

    (7 ) Meteone delta Labiatide. Era questa provincia illirica, secondo Plinio (tu, a5, 37), una di quelle ebe aveano citt greche,e tgle sembra essere stata la qui mentovata i cui abitanti altrove(11, 1) il Nostro appella Mediana. Veggasi intorno ad essa col lanota 6 . L Orsini vorrebbe che, seguendo Livio, si leggesseMe-deone, e si riferisce alla scrittura eguale di Plinio nel luogo ci*tato, dove pertanto non trovasi rammentata cotesta citt.

    (8 ) Lo che facea ecc. Hanno pi efficacia presso Livio le parole di Pantauco, autore dell ambasciata da farsi a Rodii : Po*tersi, gli fa quello storico dire, incitar i Rodii alla guerra innome de due re uniti. Aggiunta la costoro repubblica, che solapossedeva la gloria delie cose navali, n per terra, n per marerimarrebbe a' Romani speranza alcuna.

    (9 ) E fossero d ' accordo pe' danari. Secondo Livio (xuv, a3)

    non dovean essi andar a Sodo prima d aver ricevuti i danari :et pecunia acepta, tum demum Rhodum projicscerentur. Laa-cordo pertanto del quale qui ragionasi non saggirava sulla som*ma da pagarsi, eh era gi stabilita in trecento talenti, ma sulmodo del pagamento, lufatti giunti gli ambasciadori in Pella ,convennero con Perseo di: coniare 1 pr. pattuito, o 1 argento,chefosse., coll impronta illirica, lo che fu loro dal re conceduto ;

    quantunque poscia gl ingannasse, mandando a Pantauco rimasopresso Genzio $oli dieci talenti, perch glieli consegnasse, e facendo portar loro dietro il resto della moneta sino a confinidella Macedonia, dove ordin che si fermasse sino a nuova sua

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    disposizione, conforme riferisce Livio al cap. xtvii dell indicato

    libro.(ro) Ma \Pantauto.- AUdrquendo costui insttgav* Genzio ad

    operare con efficacia contro i Romani,' gli ambasciadori ritornatidalla Macedonia :noh aveaoo per anche consegnata a, quel ministro di PerSeo la piccola somma della quale di sopra parlammo,ina continu egli le stesse pratiche eziandio dopo la sordida a-Eione, ed il re d llliria, tion s tosto ebbe commesse le primeostilit* th defraudato ftt dallavaro Macedone di pressoch tuttala somma pattuita.

    i' (ii) A d una battagli'* navale. Quantunque gl Illivii non sietibentassero col Romni ad una battaglia di mare, abbiamo ciod pertanto daLivio (xxiv, 3o), cheiGsniioper suggerimento diPaoUuco mand otlauta navi ,a guastar.'! campi situati sulla costa .di Dirrachio e d Apollonia, citt alleate de Ronpani. Le qualinavi soprapprese dall armata romana a questa si arrendettero.

    (ti) Pressa Sio. Il testo ha ut i* i , quasich propriar

    nenie nella citt di Dio fosse avvenuto.lo scontro. Livio pertantoscnsseadDium^ che corrisponde a presso, wrjo.e-loSflhweigh.,cita nel dizionario Polibiauo parecchi passi del Nostro ne qualiwr-coll accusativo del nome Che' segue' ha il siguificato di

    Ch& Se dentro a EHo si fossero raggiunti t Macedoni e gl Illirii,conveniva forse porre i* 7* A/ ( lat. in Dio ). Ma dve, sic-

    com qt e tiei*li altri luoghi rammentati dallo Schwigh., bassi

    ad efepritriere m o t o , non disdiceji la frase dal Nostro usata. Cosilggsi in Senofonte (Cyrop. vii, fi, 4*)* i i t l 7v'efin nllb sfesso luogo.'" (i3) Nel cospetto. Livio amplifica la cosa, facendo ciccondarela comitiva dalla cavalleria che il re ave seco , circumfuso ognune equitum ; e forse la faccenda seri- stata Cosi, dappoich larftrett&fea' dello spazio, a cui per formare circolo doveasi ridurre

    qdT! irVrllzia,: era 'pi a proposito perch tutti vedessero bene edudissroci che op erav as te parla vasi, che 'non1 I* posizioneschierata.

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    (iQDa Metrodoro.Fa costui e dettaci Livi, pocanzi mandalo in Tessalonica per autorit di Dinone e Poliarato (intorno a qualiragion il Nostro nel c. 6 del lib. xxv,ii), principali della fazione

    favorevole a Perseo presso i Rodii, affinch annunziasse essere isuoi concittadini apparecchiati alla guerra. Gli ambasciadori illirici imbarcaronsi seco lui, che fu loro dato a capo, nell anzidettacitt .marittima.

    (15) Persuase eziandio a Rodii ecc. Dopo ci che Metfodoroebbe annunziato a Perseo circa la disposizione de suoi concittadini ad unirsi con lui contro i Romani, non facea mestieri di

    siffatta persuasione. Io pertanto non credo collo. Scbweigh., chequeste parole sieno anticipate da quanto segue, ed un abbreviazione fatta dal compilatore; sembrami anzi che una menda pisignificante vi, sia nascosa. Forse scrisse Polibio, che Perseo aveaordinata la pronta partenza degli ^mbasciadori, posciach ud daMetrodoro che i Rodii persuasi erano alla guerra, ed in tal casosarebbe da leggersi : ' im l t t (facilmente scambiato per t r u n )

    xa) 1u { 'Veint ttxtvn rvnfifiajttf (in luogo di rvfifictttHtgi corretto dallo Schweigh.,) tic T*r TttXi/tt(poich ud eh en-

    trerebbono nella guerra).( 16) Crifenle. Eroponte (Eropon) il chiama costantemente Li

    vio (xliy, 2 4 . 2 7 2 8 ), che il Crevier la prima volta, qvendo presente la scrittura del Nostro, mut in Crifonte (Cryphon). IlReiske, non so perch, propose ' Hp0p 7a (Erofonte),X a ifttp t*

    (Cherofaute), ovvero (Crespante). Ad ogni modo, deetenersi la lezione di Livio, o quella .del Nostro.

    (1 7 ) Tolemnqslo. Se questi fosse il medesimo che trenta e piunni prima, duce essendo di cinquecento Cretesi, prest agli Acheiutili servjgi'nella guerra contro Nabide (xxxin} i5) diffcile adirsi.

    ( 1 8) Esortandoli. Questa . parola che ho aggiunta al testo,ed a cui corrisponde il monens dello.Scbweigh-, non esprime gi il

    che lote?so trar vorrebbe dal periodo auteriore, amenoche non visi aggiunga iwth (ordinando che dicessero), od.altro

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    verbo tintile. - pi probabile che Polibio crklo abbia *fm*i-

    >ivr.( 1 9 ) Se ora. Sembr il testo imperfetto al Reiske, il quale a

    *r f t k u ) tur aggiunse 171, che non bassi a rigettare, eoniechnon sia necessario. Se ora pure ; se ora finalmente suonerebbein italiano l frase greca con siffatta giunta.

    (00) E non riuscendo questa. S inganna lo Schweigh., stimando qui superflua la particella negativa f t , che manca nel cod.

    Bav. I testi dOmero da lui citati dimostrano bens che all i Si

    si pu sottintendere /S

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    cium est, tono sue parole, quum de more contio/tes ad po/iu-lum habendi ageremut. ,

    \ i5 ) I Prilaiti. Di . questo maeslrato supremo de Rodii trovasi fatta menzione in varii luoghi di quelita storta. Sembra checiascheduo anno due ne fossero nominati, ma ohe ub solo ne fossein carica ogni semestre (xxvn, 6 ). Negli affari pi importanti dasupporsi che auiendue si adoperassero, conforme veggiauio chequi accadde.

    (a4) Agepoli e Cleombrolo. Lo Scbwigh. trovato avendo nelsuo cod. Bav.Jic KJktiftfiftltiin luogo di k KA. credette che

    quelle voci insignificanti fossero le tracce del nome d Un terzo anoba-sciadore die forsera secondo luiA iiy 'tn t (accns. A(n) dappoich

    avendone i Rodii mandati quattro al console ed a Perseo, ei siconveniva pnre che ne inviassero tre a Romani, dove gii in addietro n ebbero spedito un egual numero. Io non sono di colaiavviso; giacch, se quelle due storpiature del cod. Bav. fosseroavanzi d un nome, svanirebbe il xi copula premessa sempre a cia

    scheduno degli ambasciadori. N sarebbe stata tnen onorevole1 ambasceria destinata per Roma, composta di due soli individui,quando nell altra n erano quattro, che pure come doppia deeconsiderarsi, incaricata esseudo di trattare col re di Macedonia edinsieme col console romano. Livio che sorpassa questauibasce-ra, o la cui relazione su tal avvenimento and smarrita, siccome pi probabile per le molte lacune che trovansi in .questa parte

    della.sua. storia, Livio, dissi, non pu recar alcuna luce al presentaluogo.

    (a5) Agesiloco. Intorno a questo nome veggasi la nota n 3a l l i b . x x v i i i .

    (2 6 ) Le cose ec. Il 1 iv im volgalo certamente uno sbaglio; ma

    non vha ragione di sostituirvi l iv l t t s proposto dal Rciske, anzi

    ch 7v7*r prescelto dall Orsini, sendoch il Nostro fa regger

    aU

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    de ( poscia ) ; ma non parmi che con siffatta mutazione di sensoabbiali essi migliorala la condizione del testo , che suonerebbe:Poscia le cote seguenti eseguirono, accumulando ec ; a nulla dire

    che lo Schweigh. ne devi nella traduzione scrivendo Secundumhaec etiam reliqua convenienter istis administrarunt. Il qualconvenienter istis, lasciando li> in qualsivoglia de due sensi

    accennati, non trovasi nel greco.Il perch io vi sostituirei

    che molto bene terrebbe dietro a rivrm comech diverso dal

    vocabolo de* libri che in nessun modo pu tollerarsi.(9 7 ) Tutti r Cretesi. Sebbene riscontrasi in pi luoghi del

    Mostro il Kfnletultche qui leggesi in vece di Kftltt da Kf7r;cinon pertanto non mi dispiace il suggerimento del Reiske di.leggere Ilitufnlctf, siccome trovasi Tlmittus, TlupiS*-

    7, tutti i Ionii, tulli gli Achi, tutti i Beozii eh erano con

    federazioni da varii stati composte.(4 8 ) Nelle singole citt. Di Creta, secondo il Reiske, essendo

    lambascera test mentovata diretta a tutti i Cretesi in generale :

    provvidenza in quellisola necessaria, dappoich, conforme abbiamgi altrove osservato, i singoli stati non erano gran fatto subor*dinati alle decisioni de congressi generali.

    (2 9 ) Ginti a Jtodoec.b ice Livio ( xuv , 2 9 ) che allarrivode legati macedoni ed illirii aggiunse autorit presso i Rodii lacontemporanea comparsa di quaranta barche macedoniche, vagantiper le Cicladi e per il inar Egeo, e la unione de due re Perseoe Geozio, e la fama d.un grande sforzo di fanteria e di cavalle*ria deGalli che venivano.

    (5o) ' Fa la ragunama. Brevemente si spaccia Livio dal risultato di questa conferenza, tacendo i particolari qui addotti dalNostro che vi ebbero tanta influenza.

    (3i) Di parlar in favore di Perseo. A iy u t 7i 7o nipntt t

    propriamnte esporre cose tali che persuadano al consiglio leragioni di- Prseo ; nel qual senso di persuasione trovasi in Se*

    nofonte (Cyrop. II, 4> ' 7 ) KaAAjor ottime cose mi persuadi.

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    (Zi) Delle barche di Macedoni* pocanzi rammentate. - Decavalieri periti,'cio deRomani uccisi nella battaglia equestrevinta da Perseo. - La tramutazione di Geniio, il quale dapprincipio ricusava 1 alleanza di Perseo contro i Romsui.

    (33) Di procacciar loro la pace. Con .ragione 1 Ernesti riferisce V i v i d e ( loro ) a due re ,( 7 * ),* per modo

    che ne risalta il senso che noi abbiamo espresso. Infatti

    che qui- nel modo attivo, non pu stare senza la persona a cuidirigesi l azione ; laddove qoando assoluto trovasi nel Medio

    Oltrech in tal ipotesi non necessaria la traspo

    sizione di parole che piace allo Schweigh. di riconoscer in questo luogo ( i iS tu la t i v l t t S txXiio in vece di 9i3.

    SiuX. iv t l t ) .

    (34) Gli ambasciadori di Genzio. Vorrebbe il Reiske che acostoro si agg:ugnessero anche quelli di Perseo; ma egli a inioparere s'inganna, giacch dal principio del capitolo scorgesi chegl inviati soli di Genzio erano giunti a Rodo con Metrodoro,

    venuto a Tessalnica per imbarcarli. Perseo non aveva altrimentibisogno di mandar ambasciadori a Rodii, poich riseppe da Me*trodoro eh erano disposti ad entrar in guerra co Romani. V. sopra cap. 3, e col la nota i5.

    (35) Gemio. Ateneo, dond fratto questo frammento, scriveTttB-tMt, Genthiona, accusativo greco di rit$/*>,Genthion, aven

    dolo altrove ( xiv, p. 44) nominato Tttlit, Genthion, come

    Livio. Crede pertanto il Casaub. nelle annotazioni ad Ateneo, cheroSY sia la vera scrittura, come l ha Polibio.

    (36) Pleurato. Secondo Livio ( x l i v , 3 o ) chiama vasi il fratello ucciso da Genzio Plalore, ed Onuno, Honuntts, era il nomedel principe de Dardani, la figlia di cui quell infelice dovea impalmare.

    ^(3j) Per la possanza ec. Dal Nostro tolse Livio ( su v , 35 ),nella descrizione della pugna tra le milizie leggiere de Romani ede Macedoni, le espressioni che qui riscontriamo : Cominus, stabil ir e t tut ior , aut panna , aut sculo ligustino, Romanus erat.

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    3 o(Dvvicino era pi stabile e pi sicuro il romano, per la rotellae per lo scudo ligustico). Tuttavia crede Lipsio (de MHit. Rotti. HI, a)essere lo storico romano qui mutilato, e da Plutarco, che descrive

    questa pugna, meglio conoscersi appartener amendue gli scudialt armadura leggiera ; dappoich i velili romani portavano laparma, ed i Settecento Liguri che, per relazione di lui , insiemecon 'essi combattevano e leggermente erano vestiti, lo scudo dellaloro nazione. - Del resto era la parma propria . de Romann >1perch rimase nel greco la sua denominazione -wif/m. SecondoVafrone (De Ung. lat. IV, p. 35 ed. Gryph.) fu cosi chiamala

    per essere dal mezzo eguale in tutte le parti, quod a medio inomnes partes par, rotonda adunque e meritevole, se non vaduerrato, del nome italiano che le abbiam attribuito. I^o scudo ligustico poi copriva tutta la persona, conforme riferisce Diod. Sic.( xxiii, ecl. 4 ), e traeva nella fiivclla greca la denominazione dalcuoio, fiifrx, che nera la principale difesa, la parte interiore es

    sendo di legno.

    (38) I l primo ec, Questi] due brani tolse lo Schweigh. da.Plutarco, perciocch contengono due asserzioni di Polibio, chesuonano diversamente da quanto su medesimi particolari riferisce un uomo di. autorit somma eh ebbe parte nella fazione quidescritta. Cotal motivo pertanto non mi sembra abbastanza plausibile per giustificare l introduzioue d un articolo che tutto adaltro scrittore appartiene. Tuttavia non volli ometterlo, avendomi

    sino dal principio del presente lavoro proposto di non violarel integrit del testo, quale ne lo diede l ultimo benemerito editore di Polibio. *

    (3g) Non quali riferisce Polibio ec. Sappiamo da Livio( x l i v , 35), che il numero de soldati spelli che in quella occasione Emilio Paullo diede a Nasica suo genero ed a Fabio Massimo suo figlio ascendeva a cinquemila uomini. Se poi lo storica

    romano siasi attenuto in riferendo quel numero, alla relazione delNostro od a quella di Nasica, nou possibile a determinarsi. Recabens maraviglia, come Plu'.arco siasi limitato ad accennare la cuu^

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    o ,o t

    traddizione tra i due documieiili, aenz addurre ci che nel proposito 1 uno e 1 Uro contengono.

    Ho) Sa costoro dice Polibio. perduta la narrazione fatta

    da Livio fielisilo di questa sorpresa ; quindi noe possiamo sapere se egli seguito abbia io ci il Nostro, ov veramente, la spoisizione del duce romano. Tultavolta potrebbero amendue averavuta ragione, in. quanto che non asserisce Polibio ohe i nemici:sopraggiunti dal sonno fossero sebza resistenza tagliati. .

    (4 ') Spilo il 'regn di Perseo. Queste parole, nelle , quali abbiala renduto r iv i IJt p n i t del testo , fanno conoscere che il

    Urano qui citato un .ristretto compendio a cui ridusse Suidala sposizione che Polibio fece del, presente avvenimento, e che piesteso trovasi in Livio (xliv, 3 7 ) ed in Plutarco (Aemil. p. ?64).

    (4q) Spauracchi. Knt che leggesi nel tetto significa propria-mente cose vane, che non hanno alcuna ragione, alcun fondamento; ma qui deve intendersi nel senso di'vani terrori che unafalsa opinione sparge tra la milizia ehe accingesi alla pugna, e.

    che altrimenti dicesi ancora lerror pnico, sul quale veggasi lanota-347 al l*b. 5. Nelle edizioni di Suida anteriori a quella delKustero et* nuove, strane , che questi ridusse alla lezione

    pi probabile, dichiarata gi dal Casaubono m una> uoterella pi'conforme alla mente di Polibio.

    * (43)7/ console ec. A Polibio, che Suida tion nomin , riferquesto frammento per il primo l Orsini, poscia il Casaub. Con

    fronta Plutarco nell'Emilio p. 06$. La narrazine di Livio l,dove, trattavasi della Messa csa, lacera al lib. xv, 4o Schweigh. Livio non parla puota di questa confessione *!Emilionel luogo test citato; sibbene fa egli nel cap. seguente (4 1 ) conoscer brevemente, col fatto di questa battaglia, i vantaggi ed idisavvantaggi della falange, su piali molto si estese il Nostro nellib. xviii, cap. Il e seguenti.

    (44) Pormidabil e potente. Per evitare la ripetizione, che. tiuargomento cotanto severo, qual il presente, inale sopporta, hocreduto di dare al Stitihf* il senso di forza1ehe ha questo ag-

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    3 a

    gettivo, non solo nel fisico, mi) eziandio nel morale, siccomequando lo si applica all eloquenza, dlln perizia in alcun arte. Del resto consisteva la formidabilit e forza di questordine di

    milizia in ci, che di fronte per la sua densit non pqteva attaccarsi con successo, ma lo si faceva a fianchi ed alle spalle, oveturbava*! la continuazione dello schieramento per qualche interstizio che vi nasceva a cagione dellineguaglianza deluogh o daltri accidenti che sconcertavano la pugna.

    (45) Jvvilissi. Tim ori succubuit tradusse lo Scbweigh. ; eSuida defini * Atee, iStSit, temeva. Ma siccome SttXia. b

    miseria e vilt anzich semplice timore, he talvolta pu esserragionevole, cosi ho scelto il verbo che a quello stato dell'animocorrisponde.

    (46) I cavalieri mandali innanzi. Lo Sehvreigh. dice che nonbene comprendeva il testo x**x%f *< 75* iTTiur.

    A dir vero, la sua traduzione speculatores equitum affattooscura; meno lo la correzione ch egli n fece nelle note : Equi-

    tes speculatimi p ratinissi, che io ho ritenuta nel volgarizzamento.Tuttavia sembrami che dare si possa a queste parole il seguente-senso. 1 cavalieri, soli rimasi salvi dalla strage di pressoch tuttii fanti, conforme riferisce Livio (xuv, 4)> furono ia parte mandati innanzi da Perseo, affinch esplorassero se V avea pericolo,nella ritirata chegli meditava di fare , e questi stessi cavalierinon nieuo di lui erano avviliti.

    (4 7 ) Gli atleti mal disposti del corpo, grande essendo la influenza della-forza fisica in quella dellanimo. La incorrottasalute ingenera alacrit e coraggio, la inferma abbattimento, dello,spirito e timore. KS7au>7i; , scrive qui Suida xttx.it Stmh-

    v i{ ii, ar&tiauflic, male disposti della costituzione,af

    fievoliti , con che egli significa lo stato morboso del corpo nonmeno che dello spirito. .

    (48) ^Avvicinatasi. Non. a questa battaglia soltanto, che fu l ultima, arrec Perseo, secondo il Nostro, un animo incostante e pavido, ma fallo avea ci nelle altre ancora; lo che indicci, siccome,

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    bene osserva lo Schweigh., 1 ri allorquando > che precede il

    verbo.(4g) A d Ercole. Orfeo peU'inno conseeralo a questo nume lo

    invoca -co chea tutti soccorre; ma Polibio fa una giusta eccezione a questa sua prerogativa , non comportando la di- -gnit di un eroe deificalo eh egli presti a^ulo. a vigliacchi.

    (50) Da vili ec. Akai tntft U t S n xS t 1$fc male ren

    duto per meticulosorum sacra, in che volt lo Schweigh. quelle'energiche espressioni, lo non ho neppur qui sostituita paura avilt, e credo dessermi meglio avvicinalo al testo.

    (51) Gli ambasciadori ec. Quelli di cui si ragionato nel cap. 4di questo libro. Livio ( x l v , 3 ) riferisce secondo alcuni, tra liquali si conosce dal contesto che fosse Polibio, come gli ambasciadori, noa per anche stati ammessi, poich erasi annunziata lavittoria, quasi per ischerno della loro stolta superbia furono chiamali in senato, lo pertanto tengo sbagliala nel lesto Liviano lascrittura missos (mandati), quasi che non fossero a quel tempo

    stati per anche spediti da Rodo, ed i Romani per beffarsi di loroli avessero fatti venire da col. Eran essi bens a Roma , maavanti la fine della guerra con Perseo non furon ammessi in senato. Leggasi dunque nondum admissos. '

    (5a) La stolida superbia. Ho tolta da Livio questa espressione, nella quale non dubito ch egli abbia voltata lu y i u * del

    Nostro, che, siccome avveniamo nella nota 3 al lib. xxvii, prende

    sovente coteslo vocabolo nel -senso di colpa,^delitto , cui potevabenissimo ascriversi il contegno de Rodii, i quali pretendevanodi dar legge a Romani nella gravissima contesa che questi aveanocon Perseo.

    (53) Agepoli. Circa questo nome veggasi la noia i 3 al lib..x x v i i i , dove io amerei di non avere scritto nel testo Agepolide,dappoichA y i h a il Nostro nell accusativo, e nou altri

    menti ' AytraA jda. Livio il chiama principe degli ambasciadori e

    lo scrive costantemente Agesipolis.(54) A tulli i Greci. Lo Schweigh. , fluttuante tra la scrit-

    p o l i b i o , t o h . m i . 3

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    tura volgala he arreca *Zrt7*7t a lutti gli altri che imba

    razzati erano in quella guerra oltre a Romani, e la correzioneche, stando alle parole di Livio, omni Graeciae, fece 1 Orsini

    in 77f *'E*An. Io confesso che siffatta emendazione non era necessaria ; tuttavia lho ricevuta, perciocch rende il testo pj chiaroe meglio conviene^ all indole dell italiana {avella.

    (55) Dannosa. ' Alvinitxi! che ha qui Polibio non in-

    commodum, siccome lo espressero i traduttori latini, sibbene in"tile f anzi dannevole, precipitoso, per la propriet che il greco-idioma ha comune -Col romano d negar un attributo sottinten

    dendo 1 opposto, p. e. haud malus per bonu$, iicciKt* (diftto dimalizia) per santit di vita, e simili.

    (56) Secondo il desiderio de Rodii. Crde il Reiske1che a-sttrda sarebbe stata la congratulazione de Rodii co Rofnani, sela giierra avesse avuto un esito conforme al desiderio de primi,anzich a quello He secondi, e quindi suggerisce di sostituire 'P -

    fcxim a ' t i iu i . Lo Sehweigh. pertanto scorge dellastuzia nel

    discorso dellambascia dor, lo che Apparisce eziandio dalle paroleche Livio mette nella costui bocca: Fortundm perbenefecis se, quando finito aliter bello ( nempe al iter ac ipsi Rodii expectaverant ),gratulandi sibi de victoria egregia Romanis opportunitatetn de-disset. Non dissimulavan essi, n lavrebbono potuto, come il successo della guerra era stato contrario alla loro aspettazione; maad tm tempo protestavansi animali sempre dal desiderio di potersene congratulare co Romani. 1

    (57 ) Se ne and. Non avendo gli ambasciadori, per cagione-delia guerra finita, pi motivo d interporsi per la pace, rallegra-'tisi col senato della conseguita vittoria, se ne andarono senz attendere risposta. Egli perci che io amerei di mutare3-> del testo, da ritornare, venir unaltra volta

    (V. i grammatici) in -Advi, nel qual senso lho tradotto, e lo

    Schweigh. ancora non meno che il Casaub. cos il voltarono, co-mech lasciassero l a scrittura V o lg a t a . Da Livio non si conosceche gli oratori rodii si fossero allontanati, innanzieb il Senatopronunciasse la sua opinioue in colesta emergenza. '

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    (58) D ieie fuori 'una risposta. 'Air&xfurtt i{i/S*Xi> , nonsmplicemente tr>xfiti7 , rispose ; dappoich l assenza de

    gli ambasciadori non permetteva di dirigerla questi, subito do

    po il breve discorso che avean. fatto. Quindi da credersi che,dopo avere su tale bisogna maturamente deliberato, avessero estesauna lunga e ben ponderata risposta, della quale Polibio e Livionon ci diedero .th il compendio.

    - (5g)M a Vaver trascuralo ee. La lacuna che avanti queste parolesegnata aveano gli editori di Polibio ingegoaronsi di fare svanireil Reiske e lo Schweigh., il primo cancellando il dopo rtfct-

    7*T>4iwr (osteggiando) e cangiando il 7 5'(ma) in 7 Si, donde risulta questo senso: Ma per cagione dell aver trascurato ec.. .rendersi manifesto: laltro (lo Schweigh.) adottando che il wf*~

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    secondo debba sostituirsi 'A>7/v. Entrambi i fratelli Tolemei pa

    cificati domandarono agli Achei ajuii contro Antioco. Vero chemale snoda senz alcun carattere di distinzione lo stesso nome ri

    petuto; ma forse fu ci colpa del compilatore, che omise d aggi ugner all uno irpirPulipm, ed all altro n7^ou, ovveraraenle

    (63) Iperbato. Era costui stato pretore degli Achei lanno 5 7 5di R., undici anni innanzi a questi avvenimenti (xxvi, t ), edavea gi allora, associatosi con Callicrate, impugnata la sentenzadi Licorta in favore de fuorusciti d i , Lacedemone.

    (64) Areone-Licorla-Polibio. -Capi erano questi tra gli Acheidel partito che difendeva la indipendenza-della Grecia dall influenza deRomani, i quali cemech dopo aver vinto Filippo padre di Perseo, la dichiarassero libera, non pativano che nellecotitroversie de varii stati, ond era composta, ad altri che a lorosi appellasse, e pretendevano che secondo la loro volont si facesse la decisione. Cosi la intesero nell affare tra Sparta e Mes

    sene che citammo nelle note antecedenti, e tal era altres la menteloro nella presente sentenza, che condussero a fine inandando,siccome vedremo, PopiUio ad Antioco.

    (65) Ed il maggiore. 11 buon senso non pu approvare lascrittura Volgata eh la seguente: T ' o t t a l t p t t T l l t X i f i t t t t

    i v i 7St Stic 7> *lpirTXM, Tu

    di irptrfiilif 1* 7jf Mipttptvs Ka.lstxticeptut$ui. Tolemeo

    minore era stato dal volgo dichiarato re per cagione dell imminente pericolo (propler cooditionem rerum et temporum,Sehweigh-) ed il maggiore ritornato da Menfi. Come potea ilpericolo sovrastante dal re Antioco, p la condiziope delle cosee de tempi aver indotti gli Alessandrini a'proclamar re il minoraTolemeo anzich il maggiore, del quale non si dice che fossemeno valoroso e meno buono, ed assennato del fratello? Propongoadupqufe di legger il lesto cosi: T . . n7. . 7. }%.Panc ia , 7 S1 vepiffivlipcr Siklir wtpic-furtt * 7. M, *

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    hche per la invasione dellEgitto fatta dal re di Siria minacciavaamendue i r e , costrinse gli Alessandrini a richiamare t espulso , onde colle forze unite d entrambi e eoo quelle che da

    fuori avrebbon ottenute resister alla tempesta ebe lor veniva addosso. - Quanto al vocabolo in fe r ra r ti , io tengo eh esso qui

    significhi propriamente pericolo,1in cui realmente era allora 1 E-gitto, nel qual senso il troviamo spesso usato dal Nostro, e nonequivalga a semplice ^onditione de tempi, conforme piacque atraduttori latini.

    (6 6 ) Pelle gei te di cui abbiam parlato nel ap.

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    senso ragionevole abbiati a modificarlo in questa guisa: Ke) lc

    l i QiXitbfu 'v* 7jf /3*/3n'*f rpte lle 'A%*i'tv( tttafuvtr*-

    f i im * , etl* f t i y i x , e cos lbo volgarizzato.

    (6 8 ) Chh amendue, ec. Temo forte non queste parole colleseguenti, che ho'chiuse tra cancelli, sieno aggiunte dal compilato re; dappoich sino dal principio del capitolo li vediamo luttie due investiti dlia potest regia.

    (6 9 ) Mescolarsi negli affari altrui. Non voglio lasciar mas-*servata la propriet del verbo x-pay/tctlaxtxtfi che ha qui Po+

    libio, che realmente T affaticarsi che fa alcuno negli affari

    che a 'lu i non appartengono. Ama Polibio la composizione delverbo che'Sgnifica sempre adoperare con energia (quasix l x l iu , tagliare, in senso fignrato) con alcuni altri nomi, siccfr-

    mfe * 7 {i 17. maneggiare con seeretepratiche, i X* j >**,

    sbracciarsi per avere il favore de Greci. La massima qT1 predicata da Callicrate tendeva a distruggere la libert1della Grcia ,la quale,'composta essendo di siati indipendenti e sol protetti

    da Romni, dva pur avere l arbitrio di coltivare le anticheamicizie e di stringer alleanze con altri stli, ove a quelli, nonn i fosse ridondato alcun danno. Ma dopo la disfatta di AntiocoMag no b en s avvide quel popolo sovrano, come i varii umoriond' erano agitate le democrazie grech produr doveano- contingenze favorevoli n vastMorti disgni di conquista. Ed infatti nonindugi- mollo la massa:degli ambiziosi e degli spreatori a tradire la pubblica causa ed a sagri ficare la patria ai privati loro vantaggi , aecussnda i buoni* ed armandosi di falso zelo!per l onoree per la superiorit dei'Romani.

    La,battaglia decisiva, he fu nella prossima state; dataa* Perseo da : Emilio Paullo. Q. Marcio Filippo avVa allor cou-dptta.a termine U stia campagna, essendosi lasciato sfuggireTe-sercito nemico, conforme distesamente narra Livio ( x t iv , 11e seg. ). ,

    (7 1 ). V anno addietro, cio nella passata campagga ; ch gli

    anni militari si calcolavano dalle epoche delle fazioni; di .guerra,in cui non era compreso il verno, che allor appunto correva. '

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    (7 3 ) Ma ricordandosi ec. Questa espressione e ci' die seguesono, se non vo errato, un appoggio alla correzione che ho proposta di sopra alla nota 6 7 .

    (75) Esponendo ec. Lo Schweigh., da classiche autorit indotto, d all i - n p i f f t h v t del testo il senso che abbiam- e~

    spresso. Tuttavia rieevett egli D e l l a traduzione dal Casaub. acela-masset, quasich, conforme sospettato ebbe dapprincipio, scrittofosse

    (7 4 ) Sospese la deliberazione. Allo Schweigh. parve laspie-gazioue della frase ? iaflivXttt addotta dal Reiske

    prorogava la deliberazione, la rigettava ad altro tempo, e cheuoi abbiamo ricevuta, da preferirsi a. quella dell E mesti, il qualea d il significato !annullare. Ed infatti cotesto di

    lazionare fu messo in pratica, essendosi qualche tempo appressofatta una ragunanza generale in Sidone. La stessa frase occorre,nel lib. 1, 58, e fu gi dal Reiske nel medesimo modo inlerpre-.tata: IIAiyas tx/}\Xtvrt , piagai rejic'uuit la aliud tempus, e.

    noi in questo senso appunto col volgarizzammo : Sospendon Lcolpi.

    (7 5 ) In popolare ragunanza.'Et y tfft, propiiameqte nelf o

    ro, o dir. vogliamo, in piazza, dove raccoglievasi indistintamenteciascheduno del .popolo per dare il voto sui pubblici affari, senzaesservi chiamato, e che corrispondeva a comizii de' Roniaai.. Daquesto genere di congresso differiva quello che co n v iv as i, don-,

    d ebbe il oome di riyn.>.tilcs, che poco appresso riscontrasi , ecol quale impropriamente esprimeva*) il senato romano, che secondo la sua etimologa (da senefvecchi) dovrebbesi rendere couy if* trt* nome usalo dal Nostro per denotare il consiglio devec

    chi presso i Cartaginesi, distinto dal senato ( 1, ai , 1, 6 8 ), edeziando talvolta quello degli Achei (xxxvm, 5). V. la nota a3 ial lib. v).

    (7 6 ) I l consiglio. Ne traduttori latini leggesi qui : Cui nonmagislralus io lammodo intererant ; nta, secondoch a m e pare,la jStv/v (il consiglio) non era semplicemente composta di ma-

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    gislrati, che il vocabolo up%i"u propriamente esprime, tibbene

    bassi a credere che convocati vi fossero, oltre a magistrati, i deputati di tutte le citt achee, cui pertanto uuivansi ancora lutti

    quelli che per la loro et superiore a treni anni avean il diritto d essere scelti alle cariche dello stato, o convenissero das, conforme seitibra indicare il epiwtp'uitrSxt del lesto, o vi fossero invitali, siccome apparirebbe dal cvyiKXfltv che precede. Fatto

    sta che per tal modo il congresso era poco men che generale, ndifferiva da quello che Callicrate avea sciolto, se non se nel sitodella ragunanza, che in luogo di foro iy*pli era il teatro, sicco

    me seorgesi dal capitolo che a questo segue.(7 7 ) Nella passala stagione. Fecero bene il Casaub., e lo

    Schvreigb. a uon accettare 1 assurdo t l x l* (notte) che hanno i

    libri, u comprendo come l Orsini vi sia passato sopra. Se nuche discorda dal 7A *fiAdiv tx t femminile Vannui ltt, neutro

    ed \ t i i f l t i masc. che pose il primo nella traduzione e vi sot

    tintese nel testo; n pu approvarsi il $ 1 f u m aggettivo (aeiti-

    yam ), che in luogo di B i f i , neutro, amerebbe di sostituirvi loSehweigh. Io propongo di scriver Zput, che espressi nel volga

    rizzamento ; sostantivo che nel greco idioma non meno che ncl-litaliano pu riferirsi alla stiate qui accennata da Polibio, e chefa evitare la sconcordanza grammaticale de generi diversi.

    (7 8 ) Presso Manto Filippo. LOrsini ed il Casaubono hannorecato qualche confusione a qusto luogo, includendo tra parentesile parole che seguono r j r meno le ultime (Orsini)

    sruft (meglio Casaub.) 7 Lo Sehweigh,omise affatto

    cotesta inclusione; osservando*la inconvenienza nella quale cadde il Casaub. di non comprendervi le ultime parol. lo vi hocomprese queste ancora, imitando 1 Ernesti ; dappoich sembrotn-ini doversi per tal modo separare il ragionamento che precede

    dalla riflessione a cui d motivo.(7 9 ) Giustamente valutate. A me pare che nssuuo degl' interpreti di Polibio abbia ben inteso il k*X s , n

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    V i y t i t die qui riscontrasi. Il primo tradusse il Casaub. nullosuo incomodo ( seoz ateuu loro incomodo ), che potrebbe stareove y i n facesse le veci di r v a y n t (raccogliere, accozzare); quan

    do, riferito ad un esercito, significa pi presto condurlo controil nemico. Il Reiske d alla suinmentovata frase il senso di se-cundae suae fortunae benefcio (per beneficio della favorevoleloro furtuna), e ad tyiir quello di valere, aeslimariposse ( vale

    re, potersi stimare ), per modo che avrebbe detto Polibio, ebe gliAchei per loro buona sorte poteano stimare da trenta a quaranta mila nomini la loro giovent atta al combattimento, s lo

    Schweigh. acconsente a questa spiegazione. Io pertanto ho creduto che, siccome a KttXSt conviene un applicazione molto vasta,

    potendo significare tutto ci che s adatta alla norma del buono, del retto, del giusto, dellonesto; cosi dove trattasi di qualificare una stima, una valutazione, abbia a suonar* ,quale qui l espressi, regolarsi con precisione, aggiustatela.

    (8 0 ) I consultori. Erano questi Callicrate e Licorta, i quali

    nel giorno antecedente sostenute aveano contrarie sentenze, lequali allora dovean essere proposte in forma di decreto, affinchil consiglio 1 una o l altra sanzionasse. quindi, a mio parere,da preferirsi la lezione PtvXivtp't i tvt in che lOrsini mut quella

    de Codici, ed andarono errati il Reiske e lo Schweigh., richiamando la vulgata con cui rerrebbesi a dire, che il

    secondo, giorno non coloro soltanto che nel primo di disputato

    aveano in favore o contro una sentenza, ma chiunque volea recar poteva in mezzo il progetto del decreto da deliberarsi.

    (8 1 ) 1 due regni di Siria e d Egitto, non dAntioco e di To-lemeo che allora regnavano, quantunque nel testo denominati vengano da questi sovrani. La distinzione de' tempi addietro daquelli dellallora vivente monarca della Siria, che riscontrasi nelseguente periodo, rende la cosa abbastanza chiara.

    (8 2 ) Che a nessuno pi. Dispiacque allo Schweigh. il volgalo eh* egli corretto volle in iX id , come quel nu

    mero che meglio si accorda c o l * c u i si riferisce. Ma

    POLIBIO, t o m . F i l i . 4

    4 1

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    ci non mi sembra necessario, potendosi dare al irAw* il va*

    lore d avverbio. Cos non fe sbagliato 1 italiano pi, sebbene nonstarebbe male 1 aggettivo plurale maggiori.

    (83) Andronida e Callicrate. a Altre persone troviamo nominate con Callicrate nello stesso affare (vili, a); ma queduc(Diofane ed Iperbato) accennati sono -insieme con Andronida,'AiSpvn'Sttp xx 7t ic Xtnr tv t nel lib. xxz, c. ao. Sehweigh.

    (84) T. Ndmisio. Era costui nel numero dedieci legati che,finita la guerra persica, mandali furono dal senato in Macedoniaper dare sesto agli affari di quel regno soggiogato (Liv. xlv, 1 7 ),

    ed opportunamente riflette lo Sehweigh., che questo medesimoprobabil che fosse inviato con un ambascera a re di Siria ed Egitto, affine di pacificarli, innanzi che vi andasse C. Popillio, il quale condusse la impresa a buon fue, conforme scorgiamo da quanto riferisce il Nostro nel cap. seguente e Livio nellib. xlv, c. la . Che se circa questa legazione anteriore nulla trovasi nello storico romano, ci, continua lo Sehweigh., dipende

    dallesser a noi giunto mutilato il lib. xliv di lui, dove contene-vansi gli avvenimenti di que tempi., - 11 leggersi nel testo diPolibio Nemesio per Numisco procede, secondo lo stesso commentatore, dall uso de Greci di cangiar in 1*u e 1 1 de* latini.

    (85) Contro la loro suppositione, T r a i n e non vale quiargomento, sementa, conforme piacque a traduttori latini, sib-

    bene bassi a prendere nel senso che indica la sua composizione.Supponevano Callicrate e quelli del suo partito di conseguire mediante un ambascera la pacificazione de re, e con ci intendevano di far cosa grata a Romani ; ma non riflettevano che, essendo andati a vuoto i maneggi di questi, anche da proprii nullapoteano sperare. N forse tanto assurda, siccome parve allSehweigh., la congettura del Reiske, che in luogo di *7 Tic

    vjrSwi*r sospett doversi leggere xxV* 7> x i y t t Ine va-,ed iuterpretollo : erat enim id consentaneum consilio et voluti-tali Romanorum ; giacch era iufatti opinione e volont de Ro*inani, che cotal ambasciala si facesse.

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    (8 6 ) Si ritrasse dagli affari. Ho stimalo di preferire la versione del Casaub., a quella dello Schweigh. 1* 7mi

    f*yftlmi ha il testo, che il primo degli anzidetti interpreti tra

    dusse : publicarum rerum cura et administratione se aldicavit(licenziossi dalla cura e dall amministrazione de pubblici affari),e 1 altro : urgere suam sententiam amplius noluil (non volle piinsistere nella sua opinione). Infatti il plurale 7Si irpxyfittlmt, che

    lo Schweigh. non calcola per nulla, sta per la traduzione cheho adottato , e se \'it*%mpi7i presso il Nostro senza 1 aggiuntadi quel sostantivo (xzz, io) significa ritirarsi dal governo della

    repubblica, tanto pi debbe aver siffatto verbo questo significatocoll aggiunta del medesimo. Qual maraviglia se Polibio e coloroche in fatto d governo della repubblica erano della sua sentenzasi riducessero alla vita privata, come vinti si videro in ci cheformava il nerbo della loro politica? - Del resto non a dubitarsi che i suoi avversarii ottenuta avessero per secreti maneggilanzidetta lettera di Q, Marcio, e l ' avessero fatta giugnere a tem

    po per opprimere la fazione di Licorta.(8 7 ) Di Tolemeo. Propriamente de Tolemei ; ch amendue i

    fratelli avean chiesti ajuti agli Achei contro Antioco, il quale,sotto specie di ristabilir il maggiore nella patria e nel regno ,erasi impossessato dellEgitto. V. la nota ulL al lib. zzvn, e xxvm,1 9 . Ma bene osserva lo Schweigh., che il fratello maggiore sar(tato nominato per amendue.

    (8 8 ) Essendo venuto ec. Bene s appose il Reiske attribuendoquestoscuro principio al compilatore. Giunto era Antioco, secon-doch leggesi in Livio (xlv, i i) in Rinocolura, prima citt del-1 Egitto verso la Celesiria, e col vennero a lui gli ambasciadoridi Tolemeo maggiore, che col mezzo suo sperava di andare al possesso del regno. Tolemeo pertanto era in Pelusio, che Antiocovolea gli fosse ceduto; quindi inesatto quanto qui dicesi della

    venuta del secondo di questi re al primo.(8 9 ) Era scritto il decreto del senato. T

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    a della di Valer. Mass. (L. vi, c. 4, Z) era contenuto nelle tavolette, tabella* senalus consultus continenles tradidit. Il perch da maravigliarsi che in Livio (x l v , i i) riscontrisi scriptum

    habentes. L Orsini vorrebbe che nel lesto di Livio fosse incorsoun errore col cangiarsi se in scriptum. Lo Sehweigh. proponedi rimediarvi, scrivendo l uno e 1 altro : lo che sarebbe una traduzione dal Nostro, non senza pleonasmo. Le edizioni Liviaueposteriori all Orsini conservarono laulica probabilmente sbagliatalezione.

    (9 0 ) Sdegnando. Questa giusta riflessione di Polibio fu o-

    messa da Livio. Popillio non potea riconoscer in Antioco un a-mico del popolo romano, se assuggettato non si fosse al decretodi cui egli era portatore. pertanto da rifiutarsi la lezione v irpftpat i ^ t u n s (non prima stimato) proposta dal Reiske, e cheuon dispiacque allo Sehweigh. in confronto del rpttpti tur*-{> xtt) J r usti-

    ptX> imperiosum factum.(9 2 ) Allora Popillio ec. Ben diversamente narra la faccenda

    Plinio (H. N. xxxiv, 6 , 1 1). A detta di lui pag il duce romano ,eh egli denomina Gneo Ottavio, 1 audacia sua colla vita, ed il senato, siccome far soleva a tulli coloro eh erano stali uccisi in qual

    che ambasciata, gli rizz la statua ne rostri- in sito molto espostoalla vista, in loco oculatissimo. Ma come avrassi a prestar fede alracconto del naturalista romano appetto alla relazione che ne la

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    sciarono Polibio e Livio, istorici veritieri e tanto pi vicini atempidi quelli avvenimenti, a tacere di Cicerone (Philipp, vm, 8 ) e dialtri posteriori, siccome Valer. Mass. (1, c.), Velleio P.itercolo

    (Hist. Rom. i, io), che s accordano cogli anzidetti scrittori? Senon che confuse Plinio due fatti ben diversi, il presente ed altroraccontato da Cicerone nella nona delle Filippiche, cap. 3 , non badando, conforme gi osserv il Lipsio, che l Antioco uccisore diOttavio era figlio dell Epifane circoscritto da Popillio, e nipoted Antioco Magno , siccome il qualifica Tullio : Nepotem A n tiochi rtgis, ejus, qui cum majoribus nostris bellum gesserai.

    (g3) In Siria. La Volgata lezione 'Apyixt gi disapprovata dnl-1 O rsini, ritenuta dal Casaub. e corretta dal Reiske in S.vfictt

    potrebbe pur essere stata corruzione di Afx fifc ti (Arabiam), con

    forme nelle note appi di testo sospett lo Schweigh., che s* a-vesse a leggere, comech egli non ne additi il motivo. Standoalla relazione di Livio (xtv, io), sebbene tronca a noi perveuuta,Antioco da dintorni di Pelusio incamminavasi alla volta d Ales-

    saudria per 1 Arabia deserta, probabilmente per la stessa stradache fecero gli Ebrei usciti d Egitto innanzi di giugner al mar rosso. (Exod. xni, 3 o; xiv, 4)- Qual maraviglia dunque se per Instessa via egli ricondusse l esercito in Siria ? Siccome pertantonel testo di Polibio che possediamo non trovasi fatta menzionedella calata in Egitto per il deserto dell* Arabia , cosi non volliintrodurre novit nel mio volgarizzamento.

    (9 4 ) Poliarato. Era costui da Rodo ed avea sostenuto tra lisuoi il partito di Perseo contro i Romani (xxvti, 6 , n). Da Polibio non si conosce ch egli fosse in Alessandria coll ambasceriache vi mandaron i Rodii per conciliare la pace (xxvm, 1 9 ), sib-bene sappiamo da una relazione posteriore' (xxx, 9 ) come sconsigliato e vigliacco, forse per timore de Romani dopo la sciaguradi Perseo, egli trattenevasi presso Tolemeo. - Ho tradotto Aia-

    fi ir u t mandar in fe rri, perciocch questo il senso del verboqui usato dal Mostro, quasich scritto avesse i t t S t f t t n t w t f inu t .

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    Altrove ancora (>>7 ; xxx, 9 ) il riscontriamo nello stesso significato.

    (9 5 ) Era tulio Cipro a soqquadro. Il testo ha tfiplpitta. (7e

    xctlt lv Kvxpsv), che quanto al senso ci eh espressero tuttii traduttori, ma quanto alla propriet della frase [fu sospetto atutti. Il Casaub. not un segno di lacuna dopo il q>>ppiux. IlReiske propose varie emendazioni, tra le quali panni doversi preferire xxnS t

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    DELLE STORIE

    DI POLIBIO DA MEGALOPOLI

    '*1

    AVANZI DEL LIBRO TRENTESIMO

    I. (i) Intorno a quel tempo venne Aitalo da parte A. di R.di suo fratello Eumene : ed aveva egli ben titolo di ve- ^ 7

    Oli in )nir a Roma , quandanche non fosse accaduta la (2) scia-

    gura che il regno sofferse da Galli , per cagione di y3congratularsi col senato, e di conseguir qualche onorifica distinzione, avendo militato insieme co Romani, edi buon grado partecipato a tutti i loro combattimenti: sebbene allora recossi a Roma anche di necessitpella sgraziata contingenza de Galli. Avendolo tutti accolto benignamente, pella famigliarit seco lui contrattanel campo, e perch lo stimavano a s propenso, ed essendogli fatto un (3) riscontro superiore alla sua aspettazione, egli mont in grandi speranze, non conoscendo la vera causa di siffatta accoglienza. Il perch perpoco non guast i proprii affari, e ruin lutto il reame.

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    4 8 - ;i.

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    avendo prole, non potea neppur volendo lasciare altrui A. riiil supremo dominio (perciocch (io ) non era per adche ^manifestato il figlio carnale che poscia gli succedette nel

    regno). Ma principalmente, disse, maravigliarsi, (il) perch in cotesti tempi a tan t oltraggio trascorresse ',(12) dovendosi anzi grandemente ringraziare gli Dei, se cospirando e ad un solo sentimento appigliandosi potessero rispignere le ( i 3) minacce de Galli, ed il pericoloche da questi loro sovrastava. Che se egli ora veniya a 11-

    .bellione e discordia col fratello, chiaro era che (i^) scon volgerebbe il regno, e priverebbe s cos del presente potere , come delle speranze nell avvenire, e priverebbe ancora i fratelli del dominio e della signoriache vi hanno. Avendo Stratio fatti questi ed altri similidiscorsi, persuase ad Attalo di lasciar le cose come

    stavano.III . Laonde entrato 1 anzidetto nel senato, congra-

    tulossi dell accaduto , e ragion della benevolenza edella premura da s dimostrate ( i 5) nella guerra contro Perseo. Fece eziandio istanza con molte parole, chemandassero ambasciadori per reprimere la tracotanza

    deGalli, e per rimetterli nella situazione di prima. Parlancora delle citt (16) d Eno e di Maronea, che chiedeva per s in dono; ma il discorso contro il re, e circala divisione del regno pass al tutto sotto silenzio. (17) Ilsenato, stimando chegli intorno a queste rose entrerebbeunaltra volta a parlare separatamente, promise di mandar

    ambasciadori, ed onorollo magnificamente codoni consueti; annunzi ancora che gli darebbe le mentovate citt.Ma poich (18) conseguile avendo tante cortesie egli si

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    f. di R. parti ila Roma, senza far nulla di ci che aspeltavasi; il587 senato deluso nelle sue speranze, (19) non potendo far

    altro mentre ch'egli era ancora in Italia', dichiar libere

    Eno e Maronea, annullando la data promessa. (10) AGalli mand unambasceria condotta da Publio Licinio,cui quali iucumbenze desse facil non a dirsi ; ma nondifficile a conghietlurarsi da quanto poscia accadde: ed

    i fatti stessi Io manifestarono.1Y. Vennero eziandio ambasciadori da Rodo, (21) dap

    prima Filocrate , poscia Filofrone ed Astimede. Imperciocch i Rodii, (22) ricevuta la risposta eh ebbe Age-polide subito dopo la battaglia , e scorgendo da quellalira e la minaccia del senato, spedirono tosto le anzi-dette ambascerie. Astimede pertanto e Filofrone, conoscendo da discorsi della gente, cos in pubblico, come

    in privato, eh erano a tutti sospetti ed odiosi, cadderoal tutto d animo. Ma quando (23) uno de pretori, sa lito surostri, eccit la moltitudine a dichiarar la guerraa Rodii; fuori di senno pel pericolo della patria, a talesi ridussero , che addossarono vestiti scuri, e (24) nelleraccomandazioni, non come chi si raccomanda agli

    amici e li prega adoperarono, ma supplicarono con lagrime di non risolver il loro eccidio. Dopo alcuni giorni,introdotti da Antonio tribuno della plebe, il quale trasseda rostri il pretore che instigava la plebe alla guerra,parl dapprima Filofrone, poscia (2S) Astimede. Alloravendo secondo il proverbio mandalo fuori (26)1! canto del

    cigno, ottennero (27) tali risposte, che sembrarono liberati dall estremo pericolo duna guerra; ma il senatocon aspre e gravi parole rinfacci loro paratamente le

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    colpe di che eran accusali. Era questa la sostanza della A . dirisposta, che se non rimaneva per (28) pochi amici di ^ 7loro, e massimamente per (29) essi, molto bene sapeva,

    come andavano trattati. Astimede credette daver egregiamente parlato a pr della pa tria ; ma n a Grecieh1eran venuti da altri paesi, u a quelli che soggior-navan in Roma piacque punto. Scriss egli poscia e pubblic la sua difesa , la quale alla maggior parte di coloro che l ebbero tra le mani parve assurda ed affatto

    inetta a persuadere. Imperciocch fond egli la sua di-sputazione non solo (3o) nella giustificazione della pa tria , ma pi ancora nell accusa degli altr i: ch confrontando e mettendo al paragone quanto ciaschedunfece di per s e (31) cooper a vantaggio deRomani, esalt i meriti deRodii, e quanto era in lui in molti doppii

    li crebbe; laddove ingegnossi d abbassar e di falsare leazioni degli altri. {32) Degli errori fu il contrario, avendoegli acerbamente e con animosit biasimati gli altruie tentato di scemare quelli de Rodii, affinch nel confronto quelli de suoi apparissero piccoli e degni di perdono, e quelli degli altri imperdonabili e grandissimi; a

    malgrado di che, soggiunse, (33) furon a tutti rimessele peccata. Il qual genere di difesa non conviensi assolutamente ad uomo che sostiene la dignit di politico ; dappoich fra coloro che hanno societ di qualchefazione occulta non lodiamo quelli che per paura o perdolore rendonsi delatori de loro compagni, sibbene ap

    plaudiamo ed uomini dabbene predichiamo quelli chetolleran ogni tormento e supplizio, anzich farsi alorocomplici cagione della medesima sciagura. Ma costui

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    t. t\ R. per (3/|) un limore occulto ponendo soli occhi a'domi-^ 7 natoli i falli altrui, e (35) rimestando ci che il tempo

    avea fatto obbliar a potenti, come dispiacer nou dovea

    a chi ]' ascoltava?V. Filocrate, avuta questa risposta, se ne and in

    contanente; ma Astimede col rimase in osservazioneaffinch nulla gli sfuggisse dulie nuove che giugneano,o di ci che diceasi contro la patria. I Rodii, risaputaeh ebbero cotal risposta, veggeudosi liberati dal mag

    gior timore della guerra, sopportarono facilmente il resto, quantunque fosse assai duro. Cos sempre 1 aspettazione di maggiori mali fa dimenticare le minori sciagure. Il perch decretaron tosto a Roma una coronadi (36) diecimila monete d o ro , e creato (3^) Teetetoambasciador insieme e comandante dell armata, lo spe

    dirono in sull incominciar della state colla corona , edopo di lui elessero (38) Rodofonte ingegnandosi perogni modo di contrarre alleanza co Romani. (3) Cifecero con animo di rimanerne esclusi senza decreto esenza legazione, se i Romani mutassero parere ; e quindivollero per mezzo del comandante navale tastare il loro

    divisamento; avendo quegli in vigor della legge (4o) co-tal facolt. Era pertanto la repubblica di Rodo con siffatta prudenza governata , che avendo prestala 1 operasua a Romani per cenquarant anni nelle pi nobili edinsigni geste, (40 non fece seco loro alleanza. E per qualmotivo i Rodii cos si reggessero, non giusto che omet

    tiamo. Non volendo essi a nessun signor e potentatolevare la speranza de loro ajuti e della loro societ) ricusarono di vincolarsi con alcuno, e di lasciarsi preoc-

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    capare (42) con giuramenti e convenzioni; ma rima- A. di nendo liberi intendevano di recarsi a profitto le altrui ^ 7speranze. Allora pertanto misero ogn industria a con

    seguire colai onore da Romani, (43) non mossi, a stringere qualche alleanza, n temendo per allora di chicchessa fuorch deRomani; ma volendo (44) col maggior impegno toglier i sospetti di coloro che pensavaumale della loro citt. A ppenaTeete to (45) era approdato,che i (4&) Caunii ribellaronsi , ed i Milassei ancora oc

    cuparono la citt d Euromo. Circa (4 ?) quel tempo ilsenato eman un decreto che dichiarava liberi i Carjed i Licii, che dopo la guerra d Antioco assegnati avevaa Rodii. Quanto a Caunii ed agli Euro m ei, i Rodiipresto acconciarono la faccenda. Imperciocch i Caunii,mandatovi Lieo con gente , ridussero all ubbidienza,

    quautunque i Cibirati gli ajutassero;e fatta una spedizione nelle citt d Euromo, vinsero in battaglia i Milassi e gli Alabandesi, i quali amendue venuti erano conun esercito (49) sovra Ortosia. Come giunse a loro ildecreto circa i Licii ed i Carj, stnarrironsi nuovamented an im o, temendo non fosse lor tornato vano il dono

    della corona, e vane le speranze dell alleanza.

    VI. . . . Avendo noi prima rivolta lattenzione de Estleggitori sovra il proponimento (5o) di Dinone e di Po-liarato. Imperciocch accaduti essendo grandi casi esconvolgimenti non solo presso i Rodii, ma quasi in

    tutti gli stati\ esar utile d esaminar e di conoscerele massime di ciascheduno fra coloro che governavanole repubbliche, per iscor^ere quali ebbero una ragione-

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    /. di li. vo^e condotta, e quali trasgredirono il dovere ; affinch58^ i posteri, (5 i) in siffatti esempli specchiandosi, possano

    quando simili casi avvengono trar dietro a ci che bassi

    ad abbracciare, e fuggir le cose che s hanno realmentea cansare, n in sul fine della vita chiudendo gli occhi al-F onest, (52) nulle rendano le azioni ancora de giornipassali. Eran (53) adunque tre generi di coloro che cad-dero in colpa nella guerra di Perseo: l 'u n o di quelliche non vedeano di buon grado la decisione degli af

    fari , e la podest su tutta la terra ridursi nelle manidun solo governo, ma che n cooperavano coRomani,n li contrariavano in nulla, e lasciavano gli avvenimenticome in bala della fortuna; l altro di quelli che conpiacere vedeano decisi gli affari, e volevano che Perseovincesse, non potendo pertanto trarre i propri! concit

    tadini e connazionali nella loro sentenza ; il terzo consisteva iu quelli che trassero seco i loro governi e ligittarono nell alleanza con Perseo.

    Vii. Come adunque ciascheduno di questi parlitigovern i suoi affari, facile a conoscersi. Strascinarononella ausa di Perseo la nazione de Molossi (54) An-

    tinoo e Teodoto, e con essi Cefalo. (55) riusciti essendo gli affari al tutto contrarj a loro disegni, e sovrastando il perico lo , ed avvicinandosi l*eccidio , tuttiuniti (5.6) mostraron il viso alla fortuna e valorosamentemorirono. Il perch sono ben meritevoli d esser lodati,posciach non abbandonarono s stessi, n si ridussero

    ad una condizione indegna della vita passata. In Acheapertanto e presso i Tessali e Perrebii caddero in colpamaggior numero di persone per esser rimasi cheti, come

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    se slessero in osservazione de tempi , e favoreggiassero A. diPerseo. Sebbene costcrro nessun discorso di tal fattafuori mettessero, n colti fossero scrivendo o maudando

    a dire alcuna cosa di ci a Perseo; ma si conservaronoirreprensibili. Quindi a buon dritto questi sostennero

    cd il processo ed il giudizio, (5y) e cimentaronsi ad ognievento. (58) Imperciocch non minor segno di vigliaccheria torsi la vita senz aver la coscienza di delittibruttata, quando per ispavenlo delle minacce della fa*

    zione contraria, quando per paura devincitori, di quelloche amar la vita oltre il dovere. In Rodo, ed iu Coo,ed in molte altre citt vebbe alcuni che tenevano conPerseo, i quali osalo avendo di parlar nelle proprie repubbliche in favore deM aced on i, e d accusar i Romani, e perfino di consigliar a stringere societ con

    Perseo; non poterono strascinar le loro repubbliche acotal alleanza. I pi cospicui fra costoro erano pressoi Coi Ippocrito e Diomedon te, fratelli; presso i RodiiDinone e Poliarato.

    V ili . Il costoro divisamento chi non biasimer?! iquali primieramente, avendo i concittadini a testimoni

    di quanto fu da loro fatto e dello, poscia essendo stateintercette e tratte alla luce le lettere, cos quelle che daPerseo a loro furono mandate, come quelle che a Per seo da loro, ed insieme presi gli uomini che da amen-due le parti reciproCament spedivansi, non ebberoanimo di cedere, n di togliere s stessi di mezzo, ma

    stettero in dubbio pi che mai. Laonde perseverandoessi nellamare la vita, a malgrado delie perdute speranze, (5g) rovesciaron eziandio la opinione d arditezza

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    t. d R. e d audacia eh eransi procacciata, per modo che' nonSSy rest loro presso i posteri il bench minimo luogo alla

    misericordia ed al compatimento; ch convinti in sul

    viso da propri! manoscritti e ministri , apparvero nonsolo sfortunati, ma pi ancora svergognali. Era certoToante, di coloro che spesso in Macedonia navigavano,mandato dagli anzidetti. Questi nella (60) mutazionedelle cose, conscio a s stesso di ci chebbe operato,

    per timore se ne scanton in G n id o , ed avendolo i

    Gnidii posto in prigione, richiesto da Rodii venne a Ro-do.-Col essendo ridotto a confessare per mezzo di tormenti, fu nel confronto trovato daccordo eoo tutti i segni delle scritture prese , ed egualmente colle letterespedile da Perseo a Dinone e da questo a quello. Don-d a maravigliarsi da qual ragione iudolto Dinone tol

    ler la vita, e sostenne che si facesse di lui (61) esemplare mostra cotale.

    IX. Ma Poliarato avanzava di gran lunga Dinonein Ssconsigliatezza e vilt. Imperciocch (62) avendo P o - ,pillio ordinato al re Tolemeo, di mandar Poliarato aRoma, il-re a Roma non giudic di mandarlo, (63) per

    rispetto della patria e di Poliarato ; ma decise di spedirlo aRodii, chiedendolo questi ancora. Allestita dunque una barca, e consegnatolo a Demetrio, uno dcsuoiconfidenti, spedillo, e scrisse pur aRodii del suo com

    miato. Ma Poliarato, (64) approdato nel tragitto a Fa-,sclide , e venutogli non so qual pensiero, prese rami

    d ulivo, e ricovr (65) nel pubblico asilo. Costui, se alcuno l avesse interrogato, che cosa volea, io son persuasoche noi avrebbe potuto dire. Imperciocch se desidera-

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    vadiandarne llapatria, a che abbisognava egli di (66) rami A. di Rd ulivo, quando (69) cotest era lo scopo di chi lo con- ^87

    duceva? Se (68) a Roma aveasi a recare, anche non vo-lendo ci dovea fare di qecessit. Adunque qual altracosa rimaneva (69) fuorch di navigar a Rodo, non vavendo altro luogo che con sicurezza 1 accogliesse? Delresto siccome i Faseliti mandato ebbero a Rodo esortando a prendere ed a scortare Poliarato; cos i Rodiicon accorto divisamento spediron una nave scoperta che

    il dovesse accompagnare; ma vietarono al comandanteli riceverlo, perciocch a quelli d Alessandria era ordinato di rimetterlo in Rodo. Giunta la nave in Fase-lide, e non volendo Epicaro che nera il comandante ac

    cettarlo , e Demetrio, chera stato nominato dal re (70) per{scorta, comandandogli che (71) di l si togliesse enavigasse, instando eziando i Faseliti, perciocch temevano, non i Romani per tal cagione da loro se la re

    cassero; sbigottito dell emergenza, rientr nella barcadi Demetrio. Ma (72) in mentrech salpavano, valutosidi uu opportuno pretesto , ricover (73) di bel nuovo

    in Cauno, e col nello stesso modo supplic gli abitantidi soccorrerlo. Questi avendolo pur respinto, perciocch erano stati (7^) assoggettati a Rodii, mand a Ci-birati , pregandoli di riceverlo nella citt e d inviargliuna scorta:-ed avea egli (75) un titolo verso la citt,per avere presso di s allevati i figli del tiranno Pan-

    crate. Questi gli diedero re t t a , e soddisfecero alle suerichieste ; ma venuto che fu in Cibira gitt s stessoed i Cibirati (76) in un imbarazzo maggiore di prima,

    quando egli fu pressoi Faseliti. Imperciocch n osaro-P O L 1 B IO , TOM. m i . S

    5?

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    4. di R. no di ritenerlo , pella paura ch e aveano de Romani,

    ' n poterono (77) mandarlo a Roma, pella loro in esp e-

    rienza nelle c ose di mare, com e quelli eh eran al tutto

    mediterranei. Alla perfine furono costretti a mandare

    unambasceria a Rodo ed al proconsole in Macedonia,

    chiedendo che se lo prendessero. Ma Lucio Etuilio

    avendo scritto a Cibirati, che gelosamente custodissero

    Poliarato ed il recassero a Rodo, ed a Rodii che aves-

    sero cura di farlo scortar per mare, affinch con sicu

    rezza fosse trasportato nel territorio de Romani; Po-

    liarato per tal modo venne a Roma, mettendo in iscena

    la sua sconsigliatezza e la sua vilt per quanto fu in

    lui, ed essendo stato consegnato non solo dal re Tole

    raeo, ma da Fasel iti ancora, e da Cibirati, e daRodii,

    per cagiona della propria (78) stoltezza. Perch ora ho

    io fatto tante parole circa Poliarato e D inon e ? Non

    affinch io prenda ad