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Anno IV, Numero 4 1 ottobre 2005 Rücken-News In questo numero: Il mal di schiena. Pag. 1 Categoria 1: La lacerazione del disco intervertebrale. Pag. 3 Categoria 2: Penetrazione nel nucleo. Pag. 3 Categoria 3: La protrusione del disco intervertebrale pag. 3 Categoria 4: L‘ernia del disco Pag. 3 Categoria 5: L‘artrosi al disco interver- tebrale. Pag. 3 Categoria 6: L‘artrosi all‘articolazione vertebrale. Pag. 4 Categoria 7: La spondilolistesi. Pag. 4 Categoria 8: Il canale stretto del mi- dollo spinale. Pag. 5 Categoria 9: Mal di schiena Categoria 10: Il mal di schiena emoti- vo. Pag. 6. Categoria 11: Mal di schiena dovuto a incidente. Pag. 6. Categoria 12: Il blocco. Pag. 6 Categoria 13: Disturbi transizionali Pag. 8 Categoria 14: La cavità articolare asimmetrica. Pag. 8. Categoria 15: Il mal di schiena infiam- matorio. Pag. 8 Categoria 16: L’osteoporosi. Pag. 8 Impressum: Pag. 8 Interessanti novità nella ricerca e nella scienza Edizione per pa- zienti 1,50 Nelle pagine seguenti vi presento le diverse cause che pos- sono portare al mal di schiena. Spesso e volentieri vi sono combinazioni delle singole cause. In caso di dolori cronici alla schiena sono compartecipi in molti casi almeno parzial- mente le condizioni psicologiche come dimostrano diversi studi recenti. La componente psicologica sembra essere responsabile del fatto che in un paziente gli stessi cambia- menti patologici portano in parte a dolori rilevanti, mentre in altri momenti gli nuociono appena, oppure che gli stessi cambiamenti patologici arrecano dolore a un paziente, mentre un altro soggetto è privo di disturbi. Questo spiega il fatto che la tensione della muscolatura dipende dal no- stro stato psicologico. Nei momenti di armonia siamo rilas- sati, mentre quando siamo sotto stress la nostra muscolatu- ra si irrigidisce. La colonna vertebrale è stabilizzata dalla muscolatura. Se questa è molto tesa, si giunge a un au- mento della pressione nelle articolazioni della colonna ver- tebrale e quindi, dopo un certo periodo, a cambiamenti patologici di articolazioni e disco intervertebrale. La suddi- visione in 15 categorie proviene dallo specialista america- no della schiena Cox. Io l’ho ampliata aggiungendo la ca- tegoria 16, la decalcificazione delle ossa, che è spesso una causa di mal di schiena nella seconda metà della vita.

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Anno IV, Numero 4

1 ottobre 2005

Rücken-News

In questo numero:

• Il mal di schiena. Pag. 1

• Categoria 1: La lacerazione del disco intervertebrale. Pag. 3

• Categoria 2: Penetrazione nel nucleo. Pag. 3

• Categoria 3: La protrusione del disco intervertebrale pag. 3

• Categoria 4: L‘ernia del disco Pag. 3

• Categoria 5: L‘artrosi al disco interver-tebrale. Pag. 3

• Categoria 6: L‘artrosi all‘articolazione vertebrale. Pag. 4

• Categoria 7: La spondilolistesi. Pag. 4

• Categoria 8: Il canale stretto del mi-dollo spinale. Pag. 5

• Categoria 9: Mal di schiena

• Categoria 10: Il mal di schiena emoti-vo. Pag. 6.

• Categoria 11: Mal di schiena dovuto a incidente. Pag. 6.

• Categoria 12: Il blocco. Pag. 6

• Categoria 13: Disturbi transizionali Pag. 8

• Categoria 14: La cavità articolare asimmetrica. Pag. 8.

• Categoria 15: Il mal di schiena infiam-matorio. Pag. 8

• Categoria 16: L’osteoporosi. Pag. 8

• Impressum: Pag. 8

Interessanti novità nella ricerca e nella scienza

Edizione per pa-zienti

1,50

Nelle pagine seguenti vi presento le diverse cause che pos-sono portare al mal di schiena. Spesso e volentieri vi sono combinazioni delle singole cause. In caso di dolori cronici alla schiena sono compartecipi in molti casi almeno parzial-mente le condizioni psicologiche come dimostrano diversi studi recenti. La componente psicologica sembra essere responsabile del fatto che in un paziente gli stessi cambia-menti patologici portano in parte a dolori rilevanti, mentre in altri momenti gli nuociono appena, oppure che gli stessi cambiamenti patologici arrecano dolore a un paziente, mentre un altro soggetto è privo di disturbi. Questo spiega il fatto che la tensione della muscolatura dipende dal no-stro stato psicologico. Nei momenti di armonia siamo rilas-sati, mentre quando siamo sotto stress la nostra muscolatu-ra si irrigidisce. La colonna vertebrale è stabilizzata dalla muscolatura. Se questa è molto tesa, si giunge a un au-mento della pressione nelle articolazioni della colonna ver-tebrale e quindi, dopo un certo periodo, a cambiamenti patologici di articolazioni e disco intervertebrale. La suddi-visione in 15 categorie proviene dallo specialista america-no della schiena Cox. Io l’ho ampliata aggiungendo la ca-tegoria 16, la decalcificazione delle ossa, che è spesso una causa di mal di schiena nella seconda metà della vita.

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P A G . 2 R Ü C K E N - N E W S

La maggior parte di voi saprà, per esperienza personale, cosa significa avere mal di schiena. Questo può pregiudicare quasi ogni ambito della vostra vita. Stare seduti, in piedi, cammina-re o lavorare diventano dolorosi e spesso sono possibili solo molto limitatamente. Secondo uno studio recente il rischio di ammalarsi almeno una volta all’anno di un serio mal di schiena ammonta all’80% per le persone oltre i 30 anni. Il 6,8 % della popolazione soffre sempre di mal di schiena. Una volta che uno si è beccato il mal di schiena la prognosi successiva non sarà tanto rosea. È vero che circa il 90% di chi ne è colpito torna al lavoro dopo sei settimane, però dopo un anno circa il 40-60% continua a soffrire di mal di schiena. In caso di insorgenza di mal di schiena si distingue quello acuto,acuto,acuto,acuto, che si manife-sta all’improvviso e non dura più di 3 mesi, da quello subacutosubacutosubacutosubacuto, che insorge lentamente e u-gualmente non dura più di 3 mesi e dal dolore cronicocronicocronicocronico, il cui insorgere può essere improvviso o aumenta lentamente, che però procura dolori per più di 3 mesi. Se andate con i vostri dolori di schiena dal me-dico, la diagnosi sarà per lo più lombalgia. La lombalgia definisce un dolore localizzato nella parte posteriore inferiore della schiena (come si vede nella fig. 1). Se i dolori si irradiano anche alla gamba, la diagnosi può essere ischialgia, oppure, come dice il profano, “sciatica”. Anche in questo caso si tratta solo di una descrizione del luogo del dolore, ossia lungo il nervo sciati-co (v. fig. 1). Il nervo sciatico esce dalla regione glutea, percorre la regione posteriore della co-scia e si divide all’altezza del ginocchio in due nervi che proseguono. Le diagnosi lombalgia o sciatalgia descrivono solo uno stato dolorifico e non le cause! È come quando si fa la diagnosi tosse. La tosse è solo un sintomo e può avere diverse cause, dal semplice raffreddore al can-cro ai polmoni. Per il mal di schiena semplice queste diagnosi all’inizio possono anche basta-re, anche se un inquadramento più preciso e precoce dei disturbi migliora le strategie di trat-tamento. L’inquadramento diagnostico dei do-lori alla schiena è un ambito molto difficile e dipende essenzialmente dall’esperienza del me-dico. In molti casi, soprattutto all’inizio, una pro-gnosi si può fare solo con un certo grado di probabilità, tuttavia, per lo più sono sufficienti precedenti clinici o reperti medici per formulare la diagnosi corretta con una percentuale dell’

Fig. 1 Il sistema nervoso del corpo umano

Il nervo scia-tico

80%. Se si osserva l’ulteriore decorso della malatti-a, in particolare la reazione del paziente alla tera-pia, cresce ancora la precisione della diagnosi. In determinati casi è necessaria un’ulteriore diagno-stica con procedimenti che riproducono immagi-ni, come la tomografia computerizzata (TAC) o la risonanza magnetica nucleare (RMN). I reperti ottenuti devono però essere conformi al quadro clinico. Molte ernie del disco accertate dalle tomo-grafie non hanno nulla a che fare con il mal di schiena sussistente. Nel testo seguente vi saranno presentate le diverse cause del mal di schiena profondo. Il grado d’informazione, che vi viene qui trasmesso, corrisponde allo stato più recente della medicina della schiena.

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4ª categoria: L’ernia del disco 4ª categoria: L’ernia del disco 4ª categoria: L’ernia del disco 4ª categoria: L’ernia del disco

Questa può svilupparsi dalla categoria 1 oppure originarsi direttamente dalla lacerazione del disco intervertebrale. Se entro una settimana da quan-do sono insorti i primi dolori non si giunge a un netto miglioramento, si può presumere che si tratti della categoria 2. Le misure terapeutiche corrispondono a quelle descritte sopra nella cate-goria 1.

CAUSE DI MAL DI SCHIENA PROFONDO

1ª Categoria : La lacerazione del disco interverte-1ª Categoria : La lacerazione del disco interverte-1ª Categoria : La lacerazione del disco interverte-1ª Categoria : La lacerazione del disco interverte-bralebralebralebrale

La lacerazione del disco intervertebrale si fa senti-re con un mal di schiena violento, profondo, che si manifesta all’improvviso. Per lo più compare in flessione e spesso anche in combinazione con rotazione laterale. Chi ne è colpito si ritrova inca-pace di muoversi da un momento all’altro. La co-lonna vertebrale può bloccarsi in una posizione flessa in avanti. La lacerazione colpisce, per lo più, giovani adulti. La cura consiste nell’evitare ogni sforzo della schiena. In particolare bisognerebbe evitare per una settimana la posizione seduta, cioè bisognerebbe prendere anche i pasti stando in piedi. Trattamenti di estensione secondo Cox e la somministrazione di condroitina e di farmaci antiinfiammatori possono accelerare l’andamento di guarigione. Nel decorso ottimale i dolori regre-discono lentamente nel giro di qualche giorno. Dopo circa quattro settimane la lacerazione è guarita, tuttavia questo punto non è più così resi-stente. In caso di nuova sollecitazione errata può lacerarsi più facilmente. Le norme della Back School dovrebbero essere rispettate. Se, soprattutto nella prima settimana, il paziente si sovraccarica il nucleo penetra nella lacerazione. La malattia a seconda di quanto il tessuto del nu-cleo si sposta verso l’esterno passa allora alle cate-gorie 2, 3 o 4.

Lacerazione del disco inter-vertebrale (completa o parziale). Fig. 2: Il disco intervertebrale

malato col nucleo (internamente) e l’anello (esternamente)

Protrusione del nucleo

2ª Categoria: Penetrazione del nucleo2ª Categoria: Penetrazione del nucleo2ª Categoria: Penetrazione del nucleo2ª Categoria: Penetrazione del nucleo

3ª categoria: Protrusione del disco intervertebrale 3ª categoria: Protrusione del disco intervertebrale 3ª categoria: Protrusione del disco intervertebrale 3ª categoria: Protrusione del disco intervertebrale

Se il nucleo preme ulteriormente verso l’esterno, si sviluppa una protrusione del disco interverte-brale. Si manifesta con il fatto che ora risulta dolo-roso anche il tossire e l’alzarsi da seduti. In parte i

dolori si irradiano anche alla gamba. La posizione distesa è per lo più possibile quasi senza dolori. Spesso la deambulazione è considerata piacevole. I dolori sono generici ma molto meno pronunciati rispetto alla categoria 1. A scopo terapeutico bi-sognerebbe ora introdurre inoltre esercizi stabiliz-zanti per la schiena.

Se parti del nucleo fuoriescono dall’anello c’è un’ernia del disco. Si distingue dalla protrusione principalmente per il fatto che dolori nella gamba e/o nei glutei determinano il quadro clinico. Que-sti in parte possono essere insopportabili. La cura corrisponde a quella delle prime categorie. In al-cuni casi è necessaria un’operazione (v. anche Rücken-News anno IV, Numero 4).

5ª categoria: Artrosi discale 5ª categoria: Artrosi discale 5ª categoria: Artrosi discale 5ª categoria: Artrosi discale

Il concetto di artrosi indica il processo di usura di un’articolazione. La crescente perdita cartilaginea costituisce la parte principale dei cambiamenti. Se tale degenerazione ha luogo nel disco interverte-brale, si parla di un’artrosi all’articolazione del di-sco intervertebrale (v. fig. 3). Colui che è colpito dall’artrosi all’articolazione del disco intervertebrale soffre, piegandosi o solle-vando pesi imprudentemente, di un leggero mal di schiena che dopo alcuni giorni scompare com-pletamente. Questi fatti compaiono a volte di nuovo. Solamente quando il paziente ha impara-

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6ª categoria: artrosi dell’articolazione vertebrale6ª categoria: artrosi dell’articolazione vertebrale6ª categoria: artrosi dell’articolazione vertebrale6ª categoria: artrosi dell’articolazione vertebrale

to ad evitare la sollecitazione errata delle artico-lazioni attraverso il rinforzo della muscolatura e il controllo del movimento, gli episodi dolorosi diminuiscono. In questo caso è essenziale l’apporto di condroitina.

3 Disco intervertebrale con l’anello fibroso. Articolazio-ne del disco intervertebrale della colonna vertebrale.

1.Vertebra con cavità articolare.

2. Nervo uscen-te

Fig. 3: L’articolazione della vertebra con il suo disco intervertebrale tra due vertebre lombari.

In presenza di un’artrosi dell’articolazione verte-brale (v. fig. 3/1) l’interessato soffre di dolori alla schiena principalmente in posizione eretta e in parte anche in posizione supina. Quando si sta piuttosto a lungo in posizione eretta, i dolori si irradiano all’inguine, lateralmente all’anca e ai glutei. Il dolore è piuttosto sordamente pun-gente e diminuisce rapidamente quando ci si siede, mentre camminare piuttosto a lungo può intensificarlo. Il camminare per quanto doloroso non deve però essere interrotto nonostante il dolore. Solitamente l’estate è piuttosto priva di dolore e col bel tempo il dolore, in parte, non si avverte più. Per migliorare sono utili il rinforzo muscolare, l’assunzione di condroitina e tratta-menti di estensione secondo Cox. All’occorrenza si può fare uso di sedativi. Il paziente non do-vrebbe assumere la postura lombare. Se si deve stare a lungo in piedi si dovrebbe tenere un piede sollevato, per esempio posato su uno sca-lino.

7ª categoria: la spondilolistesi o scivolamento 7ª categoria: la spondilolistesi o scivolamento 7ª categoria: la spondilolistesi o scivolamento 7ª categoria: la spondilolistesi o scivolamento

In questa malattia a causa di una fissurazione nella vertebra il corpo vertebrale si sposta in a-vanti (v. fig.4). Solitamente tale fissurazione è presente già nell’età dei lattanti. Negli anni se-guenti si arriva lentamente allo scivolamento in avanti del corpo vertebrale. Lo spostamento può essere di tale portata che la vertebra superiore scivola su quella sottostante! A 7 anni il 4,4% dei bambini ha sviluppato una spondilolistesi, fino all’età di 18 anni si aggiungono ancora l’1,4% dei casi, dopodiché, non compaiono più nuovi casi. La spondilolistesi comporta disturbi per lo più solamente dopo i 14 anni. Tra i 14 e i 26 anni la spondilolistesi è la causa più frequen-te del mal di schiena. Dopo il quarantesimo an-no di età solamente in pochi casi è responsabile di lombalgie. Per prevenire i disturbi bisognereb-be allenare costantemente la muscolatura del dorso. La muscolatura posteriore delle cosce

Fissurazione nella ver-tebra.

Fig. 4: Lo scivolamento vertebrale. Con una fissurazione nella vertebra la vertebra supe-riore scivola in avanti (in questo caso solo di pochi millimetri). Sono possibili anche scivo-lamenti di diversi centimetri.

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8ª categoria: Il canale stretto del midollo spinale8ª categoria: Il canale stretto del midollo spinale8ª categoria: Il canale stretto del midollo spinale8ª categoria: Il canale stretto del midollo spinale

Se si arriva a un restringimento del canale del mi-dollo spinale, per esempio per un’ernia del disco, un’artrosi dell’articolazione della vertebra o per un ispessimento dei legamenti della colonna ver-tebrale (v. fig. 5), il midollo spinale viene compres-so. Successivamente compaiono i sintomi della stenosi lombare. Chi ne è colpito non ha per lo più dolori né in posizione distesa né in posizione seduta. In posizione eretta la schiena comincia presto a dare problemi, anche la deambulazione diventa problematica. Per lo più si può percorrere solo un breve tratto di strada. Dopo tale tratto, l’interessato a causa di dolori alla schiena e spes-so anche alle gambe, deve fermarsi. Se si piega in avanti in questa situazione nell’arco di pochi mi-nuti il dolore regredisce, in modo da poter prose-guire la strada. Dunque i tragitti piuttosto lunghi possono essere percorsi solo in tappe piuttosto brevi. A volte il tratto di strada è in parte talmente limitato che l’interessato non può più uscire di casa. A livello terapeutico vi sono in primo piano i trattamenti di estensione secondo Cox (v. Rücken

non può essere accorciata. In posizione supina la gamba con l’articolazione del ginocchio tesa do-vrebbe poter esser piegata a 90 C º (nell’articolazione dell’anca). In casi estremi è ne-cessaria una stabilizzazione chirurgica.

9 ª categoria: Il mal di schiena postoperatorio9 ª categoria: Il mal di schiena postoperatorio9 ª categoria: Il mal di schiena postoperatorio9 ª categoria: Il mal di schiena postoperatorio

Circa il 10% dei pazienti operati al disco interver-tebrale soffrono dopo l’operazione di dolori alla schiena e alle gambe talvolta accompagnati da crampi ai muscoli e da disturbi sensitivi. Tali dolori compaiono spesso solamente settimane o mesi dopo l’operazione e progrediscono lentamente. La causa spesso è tessuto cicatriziale formatosi dopo l’operazione che preme sui nervi, midollo spinale e legamenti. Come terapia si può optare per una seconda operazione, anche se molti inte-ressati continueranno ad avere disturbi. In alter-nativa possono essere impiegati trattamenti di estensione. Se i disturbi compaiono nei primi giorni dopo l’operazione si è formata con molta probabilità una nuova ernia del disco. In questo caso è indi-cata una seconda operazione.

-News anno IV, Numero 1) e nel caso in cui con questo metodo non si ottengano risultati soddi-sfacenti, l’operazione. Con il trattamento di estensione gli ispessimenti dei legamenti e l’ernia del disco possono spesso essere ridotti al punto che il midollo spinale ha di nuovo più spazio a disposizione e i dolori diminui-scono.

Ernia del disco (parte tratteg-giata)

Legamenti ispessiti della colon-na vertebrale in sezione tra-sversale.

Midollo spinale

Esostosi causata da ar-trosi.

Fig. 5: Restringimento del canale del midollo spi-nale causato da un’ernia del disco, ispessimento dei legamenti del canale vertebrale e allargamen-ti delle ossa determinati da artrosi.

Cavità articolare

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Come già detto nell’introduzione a pagina 1, la componente psicologica è una causa frequente di mal di schiena cronico. Modi di dire come: “mi si spezza la schiena”, “il problema me lo porto sempre dietro”, sono espressioni del nostro patri-monio linguistico che mostrano il collegamento tra dolore alla schiena e stress psicologico. Gli ap-procci terapeutici sono, in questo caso, esercizi di distensione (v. Rücken-News Anno III, Numeri 2 e 3, sulla psicoterapia energetica e sulle terapie dei campi mentali), psicoterapia e assunzione di ma-gnesio.

10ª categoria: Il mal di schiena dovuto a fattori 10ª categoria: Il mal di schiena dovuto a fattori 10ª categoria: Il mal di schiena dovuto a fattori 10ª categoria: Il mal di schiena dovuto a fattori emotivi emotivi emotivi emotivi

11ª categoria: Il mal di schiena dovuto a inci-11ª categoria: Il mal di schiena dovuto a inci-11ª categoria: Il mal di schiena dovuto a inci-11ª categoria: Il mal di schiena dovuto a inci-dente dente dente dente

Stiramenti e contusioni possono portare a mal di schiena che possono perdurare per un periodo lunghissimo (circa 4-6 settimane). Terapia consi-gliata è la mobilizzazione crescente. Ernie nella colonna vertebrale possono essere escluse con sicurezza solo con la risonanza magnetica nuclea-re o la tomografia computerizzata. Piccoli principi di fratture al corpo vertebrale non riconosciute dalle radiografie standard non hanno, secondo gli studi più recenti, un’importanza rilevante per il genere di trattamento. Si preferisce lasciare anda-re in giro l’interessato.

12ª categoria: I blocchiª categoria: I blocchiª categoria: I blocchiª categoria: I blocchi

Osso iliaco

Osso sacro

Articolazione sacroi-liaca

Fig. 6: il bacino con l’articolazione sacroiliaca.

In particolare l’articolazione sacroiliaca (v. fig. 6) tende a bloccarsi spesso. L’articolazione sacroilia-ca, (chiamata articolazione ileosacrale nel lin-guaggio tecnico) è un’importante articolazione della colonna vertebrale. Collega l’osso iliaco con l’osso sacro e trasferisce il peso della colonna ver-tebrale sulle articolazioni dell’anca. Viene soste-nuta passivamente da legamenti sacroiliaci e atti-vamente dalla muscolatura. Se si arriva a un bloc-co, analogamente a un cassetto che si inceppa, compaiono dolori. Circa il 30 % di tutti i mal di schiena profondi sono dovuti a blocchi dell’articolazione. Blocchi delle vertebre lombari sono sostanzialmente più rari. Le cause che porta-no al blocco le trovate nella tabella seguente.

Movimenti di flessione laterali, come per esempio quando ci si asciuga, chi guida si china verso il vano portaoggetti lato passeggero, quando si apparecchia o si passa l’aspirapolvere. Starnutire in torsione. Posizione laterale a letto col ginocchio superiore posato in avanti piegato ad angolo e gamba sottostante distesa (posizione dello schermatore), passo nel vuoto, come saltare uno scalino.

Tabella1: Sollecitazioni errate minime che in presenza di articolazione danneggiata posso-no portare a blocchi dell’articolazione ileosa-crale.

Se l’articolazione sacroiliaca viene sottoposta spesso a sollecitazione errata (per le cause v. la tabella 1) si ha una mobilità superiore alla nor-ma. In seguito si arriva più facil-mente a blocchi. Il blocco dell’articolazione ileosacrale com-pare per lo più all’improvviso in ca-so di movimento errato, talvolta è accompagnato da uno scrocchio, dopo di che insorge un forte mal di reni, che all’inizio è per lo più mo-nolaterale, ma può irradiarsi nelle ore successive anche all’altra parte. Per lo più si arriva anche a una contrazione concomitante dei mu-scoli della schiena, che fa rimanere l’interessato fermo in una postura rigida.

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Tipi di sport, nei quali si salta e si cade ripetutamente su una sola gamba, come per esempio pallavo-lo, pallamano, skating. Sport accompagnati da uno sforzo monolaterale di una gamba come per esempio il calcio (la gamba con cui si effettua il tiro), il kickboking. Allenamento alla corsa su superfici irregolari (spiaggia) o in curve stret-te (correre su pista circolare). Differenza in lunghezza delle gam-be. Gravidanza. Mobilità eccessiva.

Tabella 1: Cause che possono indurre a un in-debolimento dell’articolazione ileo sacrale.

Questa postura può essere fissata sia piegati che distesi. Il profano chiama di norma questa sinto-matologia colpo della strega. Il dolore può irra-diarsi attraverso i glutei fino al polpaccio (v. fig. 7), però al contrario dell’ernia del disco si tratta di un dolore sordo, né acuto né lancinante! In questo caso non compaiono paralisi. Nello stare disteso, l’interessato trova una posizione senza dolore, mentre rotazioni sono collegate coi dolo-ri. Alzarsi da seduti è facilitato impiegando le braccia (puntellamento e spinta sulle cosce). TerapiaTerapiaTerapiaTerapia: il metodo consigliato è la chiroterapia, con l’aiuto della quale si può nuovamente scio-gliere il blocco dell’articolazione ileosacrale. Questo trattamento non ha a che fare con la Questo trattamento non ha a che fare con la Questo trattamento non ha a che fare con la Questo trattamento non ha a che fare con la riduzione supposta dai profani! riduzione supposta dai profani! riduzione supposta dai profani! riduzione supposta dai profani! Il chiroterapeuta non riduce nulla, bensì scioglie i blocchi! Il dolo-re diminuisce notevolmente di solito nell’arco di 2-3 giorni. Tecniche terapeutiche non invasive come le tecniche di trazione alla gamba (v. fig. 8) oppure la posizione sui cunei fanno della chi-ropratica una forma di trattamento priva di effet-ti collaterali e ben tollerabile per il paziente. (v. fig. 9). I timori dei profani che qualcosa possa sformarsi col trattamento sono assolutamente insensati. Questi timori si basano sull’idea anti-quata che nel caso di questo disturbo si tratti di una slogatura, cosa che però è stata confutata con certezza. Se un trattamento chiroterapico non è possibile, l’intervento successivo dipende dalla sintomatologia concomitante.

Fig. 7: Dolori che si irradiano nell’articolazione ileosacrale in caso di blocco dell’articolazione ileosacrale (qui arti-colazione ileosacrale destra). L’intensità del dolore corrispon-de all’intensità del

Fig. 8: Sblocco dell’articolazione ileosacrale de-stra col supporto di una tecnica di trazione.

5ª vertebra lombare

Osso sacro

Fig. 9: Sblocco dell’articolazione ileosa-crale col supporto di una tecnica di posi-zionamento sui cunei.

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E-mail

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Impressum Direttore Dott. Uwe Diedrich Hempberg 59 22848 Norderstedt (Amburgo) Redazione Hannelore Lange Grafica Andrea Buer Rücken-News Edizione per pazienti ISSN 1619-2508 Pubblicazione: Trimestrale Copyright: La rivista con tutti gli articoli e le immagini è tutelata da copyright.

Se si manifestano forti mal di schiena mettetevi in una posizione il più possibile priva di dolori e cominciate con una applicazione di calore. Bi-sognerebbe rispettare una temperatura grade-vole (sui 40 gradi) e una durata di applicazione sufficiente (complessivamente circa 8 ore suddi-vise su 24). Se non si manifesta un migliora-mento evidente, alternate impacchi di ghiaccio (per circa 10 minuti) con applicazioni di calore (circa 20 minuti). Nel tempo restante dovreste stare seduti il meno possibile, ma piuttosto do-vreste muovervi molto. Ulteriori riposi a letto portano piuttosto a peggioramenti! (v. Studie Rücken-News 2002:1). Ripetete il trattamento con il calore nei giorni successivi in caso di miglioramento insufficien-te. Se non trovate una posizione priva di dolori, se il dolore acuto si irradia fino a sotto le ginoc-chia, o ancora se notate fenomeni di paralisi nella gamba, contattate il vostro medico.

13ª categoria: Disturbi transizionali13ª categoria: Disturbi transizionali13ª categoria: Disturbi transizionali13ª categoria: Disturbi transizionali

L’osso sacro (v. fig.6) si sviluppa, come struttura ossea coerente scudiforme, con concrescita di cinque vertebre sacrali. Se tale concrescita non ha luogo completamente (per lo più la vertebra sa-crale superiore si collega solo monolateralmente o per nulla con la vertebra sottostante, oppure la quinta vertebra lombare si salda parzialmente con l’osso sacro), allora sussiste un disturbo transi-zionale. Questo può provocare dolori alla schiena nella mezza età.

14 ª categoria: La cavità articolare asimmetrica 14 ª categoria: La cavità articolare asimmetrica 14 ª categoria: La cavità articolare asimmetrica 14 ª categoria: La cavità articolare asimmetrica

15 ª categoria: Il mal di schiena infiammatorio 15 ª categoria: Il mal di schiena infiammatorio 15 ª categoria: Il mal di schiena infiammatorio 15 ª categoria: Il mal di schiena infiammatorio

È causato come postumo di: 1 malattie reumati-che, 2 infezioni batteriche o virali, 3 malattie tu-morali nella regione della colonna vertebrale. Questa categoria è caratterizzata dal fatto che il dolore maggiore insorge principalmente di not-te in posizione distesa. L’interessato a volte a causa del dolore, dal momento che non resiste più a letto, deve alzarsi e muoversi un po’. An-che cambiamenti di posizione alleviano appena il dolore. Di giorno i dolori diminuiscono per lo più nettamente. In parte i pazienti possono an-che non avere alcun dolore. I dolori che corri-spondono a queste caratteristiche fanno parte di questa categoria. La presenza di una malattia

Se le superfici articolari tra la quinta vertebra lom-bare e l’osso sacro, non sono allineate simmetri-camente sui due lati (in circa il 6% della popola-zione), si sviluppano dopo un certo periodo di tempo danni ai dischi intervertebrali tra la 4ª e la 5ª vertebra lombare, che compaiono spesso già nella mezza età. La terapia dipende dalla gravità del danno al disco intervertebrale.

da morsi di zecche (borreliosi) si dovrebbe poter escludere.

16ª categoria: La decalcificazione delle ossa (l’osteoporosi)

L’osteoporosi è una causa del mal di schiena che compare in età senile. Compare più spesso nelle donne che negli uomini. Il corpo vertebrale perde la sua stabilità e lentamente si affloscia. Può crol-lare improvvisamente per piccole pressioni come starnutire, tossire o sollevare. Il più delle volte la conseguenza sono forti dolori. Mal di schiena leg-geri, continui, sordi, profondi sono segnali di oste-oporosi. Un’osteodensimetria con metodi radio-grafici (QCT, Quantitative Computerized Tomo-graphyoppure Dexa, densitometria assiale a raggi x) indica lo sviluppo della malattia. Tali metodi dovrebbero essere preferiti a una misurazione per ultrasuoni, poiché presentano in maniera più pre-cisa il grado dell’osteoporosi.