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RENASCENTIA STUDI E OPERE DI STORIA DELLA FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO

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RENASCENTIA

STUDI E OPEREDI STORIA DELLA FILOSOFIA

DEL RINASCIMENTO

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Direttore

Pier Davide AUniversità Vita–Salute San Raffaele, Milano

Comitato scientifico

Stefano Ugo BInternational Studies Institute, Firenze

Jill KWarburg Institute, Londra

John MUniversità di AlbanyState University of New York

Adriano PScuola Normale Superiore, PisaAccademia Nazionale dei Lincei

Silvia RUniversità degli Studi Roma Tre

Stéphane TCNRS–LEM, ParigiSociété Marsile Ficin, Parigi

Giuseppe VUniversität Hamburg

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RENASCENTIA

STUDI E OPEREDI STORIA DELLA FILOSOFIA

DEL RINASCIMENTO

La collana Renascentia promuove e approfondisce la cono-scenza della storia della filosofia del Rinascimento attraversola pubblicazione di studi monografici, volumi collettanei etraduzioni commentate con testo originale a fronte di opereclassiche e inedite.

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Volume pubblicato con i fondi dell’Università del Salento, Dipartimento diStudi Umanistici.

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Luana Rizzo

Il pensiero di Matteo Tafurinella tradizione del Rinascimento meridionale

Presentazione diFrancesco Tateo

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Copyright © MMXIVARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: febbraio

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Al mio maestro Giovanni Papuli,in memoria

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Indice

Ringraziamenti

Presentazionedi Francesco Tateo

Prefazione

Capitolo ILa rinascita in Terra d’Otranto e la sua perenne grecità

.. I “Greci” in Terra d’Otranto, – .. Il patrimonio mano-scritto otrantino fra XV e XVI secolo, – .. Un centro dicultura: il Monastero di San Nicola di Casole, – .. L’operadel Cardinale Bessarione, .

Capitolo IILe Accademie e i centri di studio nel meridione d’Italia

.. Il contesto storico–culturale fra XV e XVI secolo, – .. Lenuove esperienze intellettuali in Terra d’Otranto fra XV e XVI se-colo, – .. L’ambiente culturale partenopeo: l’Accademia deiSegreti, – .. Magia, astrologia e medicina nel Rinascimentomeridionale, .

Capitolo IIILa vicenda biografico–speculativa di Matteo Tafuri

.. Motivi biografici, – .. La fortuna di Tafuri, – .. Mat-teo Tafuri e la sua “scuola”, – .. La leggenda del Mago diSoleto, .

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Indice

Capitolo IVL’opera e il suo pensiero

.. Gli scritti perduti. I manoscritti superstiti: Il Vaticano Greco e il Prognosticon, – .. La concezione ficiniana dellapia philosophia e della docta religio, – .. Le fonti: la priscatheologia, – .. La philosophia naturalis: magia, astrologia ephysiognomica, .

Bibliografia

Indice dei nomi

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Ringraziamenti

Desidero esprimere un sentito e generoso ringraziamento alProfessore Pietro Giannini, continuo e vivace interlocutoredelle mie ricerche, per la sua encomiabile collaborazione. AlProfessore Francesco Tateo per il suo indispensabile contributoe per aver accettato di leggere il volume e di scriverne la Pre-sentazione. Al Professore Loris Sturlese per i suoi costanti epreziosi suggerimenti. Al Professore Mario Marti per aver sem-pre incoraggiato i miei studi su Matteo Tafuri. Al Dottore PierDavide Accendere per aver accolto questo volume nella CollanaRenascentia di Aracne editrice, al Comitato scientifico, nonchéall’editore Aracne. Ai colleghi Daniele Arnesano e FrancescoGiannachi, per le loro consulenze in ambito paleografico, lecui ricerche paleografiche e filologiche hanno consentito difar progredire, insieme con quelle di altri illustri studiosi, glistudi sulla tradizione manoscritta di Terra d’Otranto e sullaTerra d’Otranto. Ai Professori Andrée Jacob e Giancarlo Val-lone, al Professore Gino Di Mitri, agli amici Luigi Galante eLuigi Manni, che hanno contribuito con le loro scoperte negliarchivi locali a riportare alla luce alcuni documenti inediti utiliper la ricostruzione del profilo biografico e per l’avanzamen-to delle ricerche su Tafuri. Ringrazio, infine, il Direttore delDipartimento di Studi Umanistici dell’Università del SalentoGiovanni Tateo e la Segretaria amministrativa, Rosanna Nesto-la, per la solerzia e l’impegno profuso nella progettazione diquesto volume.

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Presentazione

di Francesco T

Il sistema geografico, spesso regionale, con cui nella storia siconfigurano ormai i fenomeni culturali, hanno avuto ragionedell’ingenuità, o generosità provinciale come della genericitàdella storiografia di tipo centralistico ed egemonico. E tuttaviarimane un problema, se non forse ‘il problema’, fondamentaleper chi indaghi su episodi e personaggi obiettivamente minori,quello di trovare la giusta misura nella valutazione dell’inci-denza di un grande fenomeno generale sulle realtà particolario periferiche, o del senso e della qualità, dei rapporti insom-ma di queste ultime nei confronti delle linee portanti dellastoria ufficiale. La molteplicità dei centri, che è il metodo concui si guardano ormai, dalla metà del secolo scorso, fenomeninati proprio per essere universali, come Umanesimo e Rinasci-mento, non è ovviamente risolutiva se non è accompagnata dauna ricerca specifica, che non tenga conto soltanto del flussoconsueto delle idee e si muova contraddittoriamente fra la sug-gestione moderna della globalità e l’antica attrattiva esercitatadall’erudizione locale. Lo stesso concetto di resistenza etnica eculturale, che contempla con fine senso storico, ma ambigua-mente, la considerazione di entrambi i valori della dipendenzae dell’originalità, non può funzionare se non surrogato da unaprecisa definizione dei fenomeni e valutazione diretta delle lorotestimonianze.

In questo ordine di questioni si è trovata ad operare LuanaRizzo quando ha inteso ampliare e riorganizzare gli interessirivolti ad un personaggio dell’area salentina, complesso per lasua collocazione fra filosofia, teologia e magia, e quindi anche

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Presentazione

esemplare di un tipo d’intellettuale italiano e in particolare sa-lentino del secolo , in un discorso che implicasse il più vastofenomeno del Rinascimento. Non credo per risolvere quest’or-dine di questioni, ma per riproporre una certa quantità di datie di giudizi nella prospettiva di permettere un inquadramentodel suo personaggio in uno scenario nazionale, meridionale,pugliese, salentino, in un arco di tempo di quella che potrem-mo chiamare la lunga durata del trapasso dai secoli medievalia quelli del Rinascimento. Impegno notevole che non potevaevitare né omissioni, né qualche audace accostamento fra realtàdiverse, né un generoso sforzo di far confluire esperienze variedi cultura, financo europee, nel microcosmo di un’area regio-nale e di un filosofo le cui testimonianze sono peraltro ridottead un’eredità inafferrabile.

Perciò ha ben fatto l’autrice ad appellarsi alla circolazionedelle idee che proprio l’Umanesimo aveva promosso, alla no-tizia dei viaggi intrapresi da Matteo Tafuri e alle cognizioniche ci provengono dalla rete di scuole presente nel Salento edalla documentazione dei suoi allievi e dei suoi corrispondenti.Tutto sullo sfondo di fenomeni storici, forse troppo grossi ebisognosi di più particolari considerazioni e soprattutto di se-lettività, come l’eredità del patrimonio linguistico della grecità,l’editoria nell’area meridionale e l’incontro-scontro fra Plato-nismo e Aristotelismo. Siamo certamente di fronte ad uno diquei personaggi la cui fama, per quanto modesta, supera laportata dei titoli e degli scritti che ci sono rimasti, ma che puòvantare relazioni di prim’ordine, come per fare un esempioquella di Giambattista della Porta. Certo, proprio questa rela-zione, che permette di caratterizzare l’orizzonte culturale delTafuri, comporta il problema di vedere quanto della tradizio-ne del Rinascimento meridionale (se debba chiamarsi così o,ritornando al magistrale libro del Gothein, Rinascimento nelmezzogiorno d’Italia) sia funzionale alla comprensione dellasua particolare esperienza. Giambattista Della Porta, che pur fuautore di teatro, come il Bruno, e quindi risentiva dell’autenticoRinascimento napoletano, viveva una stagione critica in cui le

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Presentazione

scienze si andavano discostando dalla tradizione letteraria efilologica e andavano quindi perdendo, specie nella dimensio-ne divulgativa e compilativa imperante, quell’ispirazione cheera stata propria del Rinascimento: quell’ispirazione che nellostesso Salento aveva dato esempi, rari, di sintesi originali comequella del Galateo, ancora decisamente riconducibile ad uncentro autenticamente rinascimentale, sia pure caratterizzatoda quella tal ‘resistenza’ etnica e culturale.

Ed è certo importante aver messo in evidenza il ciceroniani-smo di Quinto Mario Corrado, direi piuttosto come esempiodi un’esperienza assolutamente diversa, che colloquia anch’essacon l’Italia e con l’Europa, rimanendo però isolata in patria eincomunicabile con le istanze filosofiche del Tafuri, che inse-guono tutt’altro filone intellettuale. La metodologia dei ‘centri’,come quella della ricerca di identità mediante la rivalutazionedi crocevia della cultura, paga, insomma, soprattutto quandopiù che omologazioni si cerchino differenze. Ma per giungerea questo sono benvenuti gli appelli a non trascurare le realtàminori, o minime e a non perdere di vista una storia complessi-va che non può essere né esaustiva né imparziale, ma dovrebbeessere tale da stimolare approfondimenti e questioni, comequelle che qui, come altrove, ho inteso sollecitare.

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Prefazione

Sono ormai trascorsi più di dieci anni dalla pubblicazione dellaprima monografia su Matteo Tafuri dal titolo Umanesimo e Ri-nascimento in Terra d’Otranto: il platonismo di Matteo Tafuri, checostituisce il punto d’approdo di ricerche storiografiche mie edi altri, durate oltre un quarantennio, talvolta frammentarie, acausa della scarsità delle fonti e della perdita delle opere su que-sto autore, nella quale ho proposto un’ipotesi di ricerca che siincentra sulla categoria storiografica di Umanesimo salentino,di Rinascimento di Terra d’Otranto. Muovendo dalla conside-razione che all’interno del movimento umanistico italiano sidistinguessero diversi orientamenti maturati in seno ad areegeografiche regionali distinte, ho sottolineato le differenze esi-stenti fra i diversi Umanesimi, l’Umanesimo fiorentino, quelloromano, quello napoletano, a testimonianza di una pluralitàdi istanze affioranti su scala regionale. Il movimento umani-stico alle sue origini si manifesta con caratteri diversi nei varicentri della Penisola e, in concomitanza con il frazionamentopolitico e la suddivisione in stati regionali, si produce ancheuna notevole diversificazione su base locale, tant’è che spessogli storici fanno riferimento all’esistenza di tanti umanesimiquanti centri di cultura: Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Ro-ma, Napoli. Garin chiarisce che questa distinzione è vera solo« nella misura in cui significa il rifiuto di generalizzazioni banalio di anticipazioni astratte », ma potrebbe « insinuare un equi-voco qualora si vadano foggiando concetti non meno astrattidi culture individuate al di fuori di personalità precise ». Inquesta prospettiva la discussione si è incentrata sulla possibilità

. E. G, Ritratti di umanisti. Sette protagonisti del Rinascimento [],Bompiani, Milano , p. .

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Prefazione

di individuare un momento della storia di Terra d’Otranto cheviene a coincidere con l’Umanesimo, connotato da caratteridiversi da quelli dell’Umanesimo dei grandi centri italiani e che,talvolta, si manifesta « come l’estremo sviluppo di una gran-de tradizione prossima ad estinguersi, piuttosto che la primamanifestazione, com’è per gran parte della Penisola, dell’im-piantarsi di nuovi orientamenti e prospettive ». Sulle orme diMario Dal Pra, di Antonio Corsano e di Giovanni Papuli hosostenuto l’ipotesi storiografica di un Umanesimo “salentino”connotato da caratteri peculiari e tratti distintivi di interessanteoriginalità. Proprio Dal Pra nella Prefazione a Studi su AntonioDe Ferrariis, definendo il Rinascimento italiano come « il risul-tato dell’urto e dell’incontro fra due diverse tradizioni culturali,quella latina e quella della fedeltà del Salento alla grecità », sot-tolinea con veemenza questa distinzione profonda fra le duetradizioni, ponendo in risalto la componente fondamentaleche contraddistingue l’Umanesimo salentino e ravvisabile infigure di intellettuali come quella del Galateo. Posizione cuiaderisce con convinzione Antonio Corsano il quale, insistendosull’origine e la storia dell’Umanesimo di Terra d’Otranto, nesottolinea l’originalità e ribadisce con chiarezza come « fra dueciviltà, quella occidentale e quella greco–bizantina, o megliogreco–salentina, esista una differenza fondamentale: la civiltàoccidentale rinacque, la civiltà greco–salentina non ebbe biso-gno di rinascere: c’è una presenza assidua, costante, c’è una luceininterrotta nella quale non ci sono le masse pesanti di oscuritàche incombono sulla storia centro–settentrionale italiana edeuropea ». La sua attenzione, in particolare, è rivolta alla figuradi Galateo, il quale, definendosi Graecus e non Barbarus, con

. L. R, Umanesimo e Rinascimento in Terra d’Otranto: il platonismo di MatteoTafuri, Besa, Nardò , p. .

. M. D P, Prefazione a Studi su Antonio De Ferrariis Galateo, Atti delleGiornate galateane – novembre , Domus Galateana, Galatone , pp.–: .

. A. C, L’originalità di A. De Ferrariis, il Galateo, in Studi su Antonio DeFerrariis Galateo, cit., pp. –: .

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Prefazione

profonda nostalgia attribuisce al fato la dolorosa perdita della« cara e indimenticabile patria che è la Grecia ». Con questeparole Galateo esprime il suo rammarico: « Io mi vergognereiquasi di dirmi italiano; non mi vergogno di dirmi salentino,greco–salentino », ponendo in risalto in che modo la linguagreca, come nell’antichità classica, denoti un’identità nel segnodi una netta separazione fra la civiltà e la barbarie.

Da queste discussioni, guardando con attenzione al retro-terra culturale e ai processi speculativi dei suoi protagonisti,scaturiva l’idea della persistenza di un forte legame con l’anti-chità e i suoi auctores, di un’eredità e di una tradizione, quelladell’Hellás, che rivive e si rivitalizza, coniugandosi con i nuovifermenti culturali, dalla riscoperta dell’uomo e del mondo, alruolo educatrice della cultura, alla maturazione di una coscien-za laica, razionale, critica, che era il sintomo del rinnovamentointellettuale e della liberazione dell’individuo auspicati dall’U-manesimo e dal Rinascimento. Da qui l’avvio a valutare i suoicaratteri peculiari e a valutarne i contributi originali riscontra-bili di fronte alla cultura italiana ed europea. Tuttavia l’indivi-duazione di orientamenti e temi circoscritti in aree geografichelimitate come quella del Salento pone una serie di problemiinterpretativi relativi alla legittimazione di una filosofia nazio-nale o regionale o perfino “locale”. Così Garin nell’Introduzionealla Storia della filosofia italiana scriveva che costruire una storiadella filosofia regionale,

guardando i certificati di nascita e di residenza dei vari filosofi, èimpresa di una ingenuità quasi assurda. A meno che non si vogliagiungere ad un determinismo di tipo razzistico, il fatto fisico nu-do non costituisce alcun legame unitario [. . . ]. Insistere allora nelricercare un pensiero razionalmente differenziato in base a confinigeografici significa fare del larvato razzismo.

. Ivi, p. .. E. G, Introduzione a Storia della filosofia italiana, voll. , Einaudi, Torino

, v. , p. .

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Prefazione

Per lo storico una determinata situazione geografica nonpuò essere assunta a « determinante di un pensiero ». Questocriterio ermeneutico volto a superare i confini geografici neldesiderio dello sviluppo di un’unità della cultura, viene messoin discussione allorquando si consideri all’interno della Peni-sola il fenomeno del frazionamento comunale che ebbe comeconseguenza, in seguito al contatto con altri popoli e nuovedominazioni (si pensi agli scambi fra mondo greco–latino earabo–ebraico) il disgregarsi della tradizione culturale naziona-le. Ed il dibattito storiografico, tuttora aperto, investe anche ilMedioevo, tant’è che si assiste ad un mutamento di paradigmache rifiuta la prospettiva eurocentrica e « latina » nella direzionenon di una sola filosofia ma di più filosofie, « senza privilegiareo considerare superiori o “più” filosofiche” lingue o culture spe-cifiche — a pari titolo siano esse latina, araba, ebraica, bizantina,sinanche in volgare ». Scaturisce l’esigenza di individuare, dideterminare precisi ambiti di diffusione del testo filosofico, che,chiarisce Sturlese, « è la determinazione del suo farsi storico, ilche vuol dire in primo luogo la determinazione nel pubblicoal quale l’autore del testo primariamente intese rivolgersi, maanche nel pubblico presso il quale il testo trovò la sua fortuna,innescò discussioni, e questo nei differenti momenti storici ».Ecco che assume rilevanza la prospettiva « regionale », secondola quale esisterebbero diversi ambiti di diffusione dell’opera filo-sofica, « microcontesti regionali » e, continua Sturlese, benché« gran parte della storiografia si affanni a sottolineare l’unita-rietà dello “spazio europeo della cultura latina” nel Medioevo,partendo dall’idea che una lingua dotta come il latino sia stataun veicolo universale di diffusione, questa diffusione non appa-re, di regola, per niente universale. Ci sono diffusioni diverse,raramente sì universali, ma molto più spesso locali, regionali,

. L. S, Universalità della ragione e pluralità delle filosofie nel Medio Evo.Geografia del pubblico e isògrafe di diffusione dei testi prima dell’invenzione della stampa,in « Giornale critico della Filosofia italiana » (), pp. –: .

. Ivi, p. .