william l. shirer - qui berlino

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  • 8/6/2019 William L. Shirer - Qui Berlino

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtWilliam L. ShirerQUI BERLINOIntroduzione di John KeeganTraduzione di Cesare Salinaggiil Saggiatore

    IntroduzioneQuando nel 1993, due mesi prima di compiere novant'anni, WilliamL. Shirer mor, era uno dei pi famosi giornalisti del mondo. La suamaggiore realizzazione fu la monumentale Storia del Terzo Reich,una delle pi celebri e fortunate opere storiografiche apparse nel XXsecolo, anche se la fama letteraria era gi stata assicurata al suo auto-re dal Diario di Berlino 1934-47. Entrambi i libri traevano originedalla sua esperienza pluriennale come corrispondente del ChicagoTribune e in seguito come radiocorrispondente per la CBS (ColumbiaBroadcasting System) dalla capitale tedesca prima dell'avvento diHitler al potere e per i primi sette anni dell'era nazista.Shirer, per quanto sia un personaggio importante di per s, an-drebbe tuttavia considerato nel contesto della generazione cui ap-

    parteneva, quella generazione di americani radicali, sicuri di s, vo-gliosi di fatti, che lasciarono i giovani Stati Uniti per dare ai lorocompatrioti la verit, come essi la percepivano, circa quanto avveni-va nel Vecchio Mondo e nel resto del globo che dal Vecchio Mondodipendeva direttamente o indirettamente. Theodore White era unaltro di questi americani, cos come lo erano Virginia Cowles e EdMurrow, quest'ultimo cos legato a Shirer da avere un'influenza de-cisiva sulla sua vita. Furono essi a creare, molto tempo prima cheTom Wolfe coniasse l'espressione, il cosiddetto "nuovo giornali-smo". John Reed, autore di Dieci giorni che sconvolsero il mondo, eratuttavia troppo partigiano per poter essere annoverato nel verogruppetto dei "pionieri" americani, mentre Hemingway era perso-nale e soggettivo fino al solipsismo: confondeva il servizio giornali-stico, il reportage di grandi avvenimenti storici con l'avventura per-sonale e risolveva il dilemma nella forma del romanzo. White, Coles,

    Murrow e Shirer si dimostrarono invece veri "nuovi giornalisti" per

    l'imparzialit, la cura nel'evitare l'autodrammatizzazione, l'appas-sionata resistenza alla censura, la diffidenza per la "gestione" dellenotizie, la tenacia nel voler vedere con i propri occhi, la passione perla verit. significativo il fatto che Shirer, come Hemingway, fosse diChicago, e quasi della stessa generazione. La capitale del MiddleWest fu per l'America, negli anni precedenti la Prima guerra mon-diale in cui entrambi crebbero, una scaturigine di energia e di spiri-to di indipendenza, lontana dell'europeismo della costa orientale efiera di rappresentare, con la sua autonomia intellettuale e la man-canza di complessi di sudditanza all'Europa, il cuore della granderepubblica a stelle e strisce. Quel cuore pensava che il Vecchio Mon-do e gran parte di ci che esso rappresentava - la persistenza di una

    gerarchia classista, l'etica imperialistica, il codice del conformismo, freni posti all'iniziativa individuale - fossero atteggiamenti da de-nunciare e da abbandonare.La Spagna, durante la guerra civile, fu il luogo in cui i "nuovigiornalisti" esplicarono per la prima volta la loro missione, benchTheodore White fosse gi stato all'opera nella vecchia Cina e nellasua corruzione, e Virginia Cowles nei vacillanti stati dell'Europacentrale e balcanica creati dal trattato di Versailles. Fu la nascita delnazismo, tuttavia, a dare ai missionari americani della stampa la lorogrande occasione. Shirer fu il primissimo. Si era gi fatto le ossaprima che Hitler, nel 1933, fosse nominato cancelliere del Reich,lavorando come corrispondente del Chicago Tribune e di altri gior-nali in vari paesi europei e acquisendo un'ottima conoscenza delfrancese e del tedesco.Fu la Germania la vera chiave del suo successo come giornalista.

    Nel 1937, in un periodo di temporanea disoccupazione, evento nonraro per i giornalisti americani all'estero nel periodo della grande

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtcrisi economica, Shirer incontr Ed Murrow, corrispondente radiodella CBS, a Berlino. Murrow, che sarebbe diventato la vera voce del-l'America dalla Londra colpita dai bombardamenti, lo fece subitoassumere, e quando egli torn a Londra, il nuovo arrivato divent ilprincipale corrispondente della CBS per l'Europa, prima da Vienna,poi da Berlino. Nel 1938 diede inizio a una serie di radiocorrispon-

    denze, quasi tutte introdotte da un brusco "Qui William L. Shirer",o "Qui Berlino", che lo avrebbero reso famoso in America.Nel 1938 Berlino era ormai sotto il totale controllo dei nazisti. Ilgoverno della citt era stato nazificato, cos come lo era stato quellodel Reich tedesco; e altrettanto era avvenuto del giornalismo. Il mi-nistero della Cultura popolare e della Propaganda, diretto da Josef

    Goebbels, dettava legge su tutto quanto veniva stampato o radiotra-smesso, e aveva la mano pesante anche nel controllo della stampaestera. Nel settembre del 1939, quando scoppi la guerra con la Po-lonia, e immediatamente dopo quella con la Francia e la Gran Bre-tagna, le trasmissioni di Shirer furono subito sottoposte a una seve-ra censura da parte dei nazisti. Shirer sentiva il dovere di dire alme-no quel tanto di verit che il sistema censorio gli permetteva di rife-rire. Riusciva in qualche modo a sottrarsi agli eccessivi rigori perch

    aveva stabilito buoni rapporti con alcuni dei censori che, almeno daprincipio, si dimostrarono "ragionevoli" e "amichevoli". Pi avanti,quando il conflitto si aggrav, egli ricorse a quella che chiamava"cautela nello scrivere", e all'impiego di frasi idiomatiche e terminiamericani gergali, in modo da evitare la matita blu dei censori. Nelsettembre del 1940, quando la Germania aveva gi perso la battagliad'Inghilterra e con essa la possibilit di invadere la stessa Inghilterradal mare, il corrispondente si rese conto che le sue capacit di aggi-rare la censura non bastavano pi. A dicembre, finita la battagliad'Inghilterra, dispersa la flotta tedesca d'invasione, e con Berlinosottoposta ad attacchi regolari anche se inefficaci da parte delcomando bombardieri britannico, attacchi cui gli era vietato di assi-stere e dei quali gli era vietato riferire, Shirer concluse che la sua fun-zione giornalistica non aveva pi alcun senso e decise di tornare ne-gli Stati Uniti. "La Gestapo mi accusa di lavorare per lo spionaggio

    americano" disse ai suoi superiori. E questa una evidente convali-da della sua integrit durante gli anni di lavoro a Berlino.Che cosa riferiva Shirer? L'impressione che suscitano queste tra-scrizioni delle sue trasmissioni da Berlino soprattutto quella dellacompleta immersione dell'autore nella vita della Germania contem-poranea. La Germania del 1939 non era entusiasta alla prospettivadi una guerra. Il ricordo della disfatta del 1918, e delle sofferenzeimposte alla popolazione dal blocco alleato che l'avevano precedutae seguita, fino all'imposizione del trattato di Versailles, era ancoratroppo vivo nella mente del normale cittadino perch potesse essereallegro al pensiero di un nuovo conflitto contro la Francia e la GranBretagna. Da qui le ripetute descrizioni di Shirer circa l'imposizioneai berlinesi di un'economia di guerra: carte annonarie, tessere perfi-no per i pranzi al ristorante, razionamento anche degli indumenti,rigido al punto che l'acquisto di un paio di calze, lunghe o corte,

    poteva comportare la rinuncia a un abito o a un cappotto. Shirer sicompiace di aver acquistato un bel soprabito invernale appenaprima del 1 settembre 1939, data dello scoppio della guerra. Que-sta port anche l'oscuramento, ma le incursioni aeree degli inglesi,

    almeno le prime, nell'autunno del 1940, causarono ben pochi danni.L'allarme costringeva i berlinesi a trascorrere la notte nei rifugi, mala mattina lo spettacolo che si offriva ai loro occhi era solo quello diqualche cratere di bomba o dello scheletro di rari edifici bruciati. Laguerra, sul fronte interno, riguardava pi i titoli dei giornali che veresofferenze o pericoli.La stampa e la radio tedesche, controllate in tutto e per tutto dalministero della Propaganda, fornivano al pubblico tedesco una ver-sione ampiamente riveduta e corretta. Vi era una grande esecrazio-ne degli inglesi, meno dei francesi, e Winston Churchill, il Lgenlord

    (il Signore delle menzogne), era regolarmente insultato anche primache diventasse primo ministro. Nella trasmissione che fece il 18 gen-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtnaio 1940 insieme al suo mentore Ed Murrow, ad Amsterdam,Shirer parl di un popolo tedesco oppresso dalla paura di un altro1918. "Ogni giorno si ricorda loro che hanno di fronte solo due pos-sibilit: o vincere la guerra, nel qual caso avranno un avvenire fortu-nato, o perderla, nel qual caso, assicurano i loro capi, la pace chesar imposta loro far sembrare il trattato di Versailles uno stru-

    mento ideale di giustizia e di equit." Versailles restava, nella mentedi tutti i tedeschi, sinonimo di un ordine del mondo in cui laGermania era non solo sconfitta ma anche impoverita, privata di ter-ritori e umiliata. Hitler era salito al potere con la promessa di annul-lare le conseguenze del trattato di Versailles. Nessun tedesco volevao poteva affrontare una ripetizione di Versailles, se non qualcosa dipeggio.Shirer era in grado di respirare liberamente solo durante le suerare fughe dalla Germania in paesi neutrali come l'Olanda (fino al10 maggio 1940) o la Svizzera. Anche in questi casi doveva esserecircospetto nelle corrispondenze, per evitare che le autorit tedeschegli ritirassero l'accredito che gli era stato concesso come giornalista.Non appena tornava a Berlino gli calava nuovamente addosso lacappa della censura e delle notizie controllate, che lo avvolse e l'op-presse per tutta l'estate del 1940, una delle pi drammatiche della

    storia moderna. All'inizio dell'inverno non ce la faceva pi. Avevagi mandato a casa la moglie e la figlia; nel dicembre del 1940 disseal responsabile dei notiziari della CBS: "In Germania non sono piutile". Quasi tutti gli altri corrispondenti americani indipendentierano gi stati espulsi, e anche se i suoi rapporti con i funzionaritedeschi restavano "corretti", e con i militari e la gente della radiotedesca addirittura "amichevoli", il potere vero era nelle mani dellaGestapo e, come si detto, la Gestapo lo accusava di "lavorare perlo spionaggio americano". L'Europa, diceva Shirer, " completa-

    mente dominata dalla Germania" e "non pi possibile fare tra-smissioni che abbiano un minimo di obiettivit". Di conseguenza,aveva deciso di andarsene, e di non tornare. "Non c' pi un conti-nente europeo a cui tornare con il mio tipo di servizi."Americani della razza di Shirer sarebbero tuttavia tornati e

    avrebbero ripreso l'immediatezza e l'integrit del suo "tipo di servi-zi", ma sarebbero tornati solo con le armate di liberazione alleate.Fra il 1941 e il 1944, lo stile di "Qui Berlino" sarebbe scomparsodall'etere dell'Europa occupata, lasciando gli americani privi di unposto di ascolto nell'impero hitleriano. Gli europei, stanchi di nonsentire altro che le bugie fornite loro dal ministero della Culturapopolare di Goebbels, avrebbero rischiato il carcere o peggio perqualche boccone di verit captato ascoltando clandestinamente inotiziari della BBC. Qui Berlino ricorder ai suoi lettori, per quantopossano essere diventati adattabili nel nostro mondo multimediale,quanto sia soffocante vivere in un luogo dove l'informazione con-trollata e manipolata, e quanto sia importante, per una vita degna diquesto nome, la piena libert di parola.John KeeganKilmington, Inghilterra

    luglio 1999

    PrefazioneMio padre era sempre sbalordito al pensiero della propria vita. L'es-sere andato da una sonnolenta cittadina dell'Iowa fino a Kabul, Ur,Babilonia, Delhi, Parigi, Vienna, Berlino nel corso di due dei piturbolenti decenni della storia contemporanea era cosa che non ces-sava mai di stupirlo. N cessavano mai di stupirlo i capricci del desti-no che ve l'avevano portato. Ci raccontava le sue grandi avventure:attraversare i passi delle montagne dell'Afghanistan, marciare alfianco di Gandhi in India, osservare il terrificante spettacolo deiraduni nazisti di Norimberga, o le nere notti della Berlino oscurataper la guerra sentendo l'urlo straziante delle bombe che cadevano.Ci raccontava di montagne e di fiumi e di quadri e di caff. Le sue

    storie volavano sospese come aquiloni sopra il paesaggio della fan-ciullezza nel Middle West che sembrava fare proprio parte di lui,

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtnonostante tutto quello che aveva visto e imparato in una vita tra-scorsa lontano da l."Sono nato ai tempi del cavallo e del calessino" spesso ci facevanotare, e recitava felice intere liste di invenzioni e di comodit dellavita quotidiana che per noi piccoli erano cose scontate. Ed era veroche l'America della sua fanciullezza era appena entrata in un nuovo

    secolo ed era ancora fondamentalmente agricola, illuminata a gas eutilizzava il cavallo come principale mezzo di trasporto. Era natoqualche mese prima del figlio emofiliaco dello zar, oltre un decennioprima della rivoluzione che aveva portato in Russia il comunismo, edera vissuto fino a vedere la dissoluzione dell'impero sovietico. Sullamensola del camino, nella sua casa sulle Berkshire Hills dove tra-scorse gli ultimi venticinque anni della sua vita, teneva un pezzettodel Muro di Berlino che gli aveva portato un amico.Mio nonno, in magistratura a Chicago con una crescente fama

    come pubblico ministero e con prospettive di una brillante carrierapolitica a livello nazionale, mor nel 1913, quando mio padre avevanove anni. La nonna non pot far altro che vendere la casa diChicago e tornare presso i suoi genitori, alla vita limitata della citta-dina di Cedar Rapids, nell'Iowa. Da bambini, io e mia sorella sgra-

    navamo gli occhi quando mio padre ci raccontava di quando daragazzo andava a distribuire i giornali all'alba, o vendeva uova percontribuire all'economia familiare. Ma dietro questi racconti c'era laprofonda tristezza d'aver perduto cos precocemente un padre cheamava e rispettava, una perdita che aveva escluso la sua famiglia daun mondo che sembrava, nella quiete delle serate in mezzo alla pra-teria, cos eccitante, cos pieno di promesse e cos lontano.Mio padre aveva una gran fede nella fortuna. "Essere al postogiusto nel momento giusto" diceva spesso, consentiva a un giornali-sta di fare una grande carriera. Era stato in buona parte cos per lui:nel 1925 era andato in Europa con un compagno di universit e, im-mediatamente conquistato da Parigi, aveva cercato di trovar lavoroin qualche giornale. Bench avesse collaborato a un quotidiano diCedar Rapids fin da quando andava alle medie, si rendeva conto cheil suo bagaglio culturale di provinciale non poteva non apparire pi

    che modesto in confronto a quello dei rampolli delle universit ame-ricane dell'Ivy League, che fioccavano a Parigi negli anni venti.Dopo un mese di insistenti richieste non aveva ricevuto alcuna offer-ta dalle redazioni dei due giornali ai quali si era rivolto. Quandoaveva gi fatto le valigie e si preparava a dare l'addio a Parigi, trovsotto la porta un biglietto del Chicago Tribune che gli offriva lavoro.Era un modesto lavoro redazionale, pagato 15 dollari la settimana,una cifra che anche allora, e specie a Parigi, s e no era sufficiente pervivere. Ma lui lo accett immediatamente. E cos il corso della suavita fu radicalmente mutato: si sarebbe trovato al "posto giusto" peri successivi due decenni.Nove anni pi tardi, ormai padrone del francese e del tedesco econ una discreta conoscenza dell'italiano e dello spagnolo, era gistato inviato in molti paesi; aveva mandato corrispondenze da Au-stria, Italia, Francia, Germania, Europa orientale e Balcani, Afgha-

    nistan, India e Medio Oriente. Si era sposato con una fotografa vien-nese, e nel 1933, mettendo insieme le loro risorse finanziarie, i duesi presero un anno sabbatico e andarono a trascorrerlo in Spagna,dove mio padre inizi a scrivere un romanzo ambientato in India, elui e mia madre fecero amicizia con Andres Segovia, che era lorovicino di casa, e passarono molto tempo leggendo, nuotando, facen-do lunghe gite a piedi, intrattenendo gli amici che li venivano a tro-

    vare. L'anno successivo, visto che i fondi cominciavano a scarseggia-re, i due tornarono a Parigi, dove mio padre si impieg come redat-tore dell'edizione parigina dell'Herald: un bel passo indietro per ilgiovane corrispondente e inviato, ma era il meglio che fosse riuscitoa trovare. Seguiva gli sviluppi che si verificavano a Berlino, e alla finedel 1934 scriveva nel suo diario: "Mi piacerebbe avere un posto aBerlino. una storia che vorrei proprio raccontare". Meno di due

    mesi dopo, il suo vecchio amico Arno Dosch-Fleurot gli offr unlavoro a Berlino presso l'Universal Service, una delle due agenzie

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    William L. Shirer - Qui berlino.txttelegrafiche del magnate Hearst. Mio padre accett con entusiasmoe si trasfer nella capitale tedesca, dove avrebbe steso la cronaca del-l'ascesa al potere di Adolf Hitler e del Partito nazista.Tre anni dopo perse di nuovo il posto. Per la terza volta in cin-que anni era stato licenziato, e non sarebbe stata l'ultima. Nell'occa-sione di cui parlo ci accadde perch Hearst decise di chiudere

    l'Universal Service, diventato passivo. Il sollievo di mio padre nelvedersi offrire un nuovo lavoro nell'altra agenzia telegrafica diHearst, l'iNS (International News Service), dur poco. Prima chefinisse il mese, una sera d'agosto mentre in ufficio lavorava alla ste-sura di un dispaccio, il telegrafo ticchett un messaggio diretto a lui,messaggio con cui gli si annunciava il licenziamento, con quindicigiorni di preavviso. In uno di quei tanti momenti di "fortuna" checostellarono la sua carriera, contemporaneamente era frattanto arri-vato in agenzia un altro telegramma, da parte di Edward R. Murrow.Mio padre non ci aveva neppure fatto caso; con la sua tipica calmaimperturbabile, anche se a volte scorata, aveva finito la stesura deldispaccio e se n'era andato a fare quattro passi, "un po' depresso",come annot nel suo diario. Tornato in ufficio, vide il nuovo tele-gramma.VORREBBE PRANZARE CON ME ALL'ADLON VENERD SERA? MURROW,

    COLUMBIA BROADCASTING.Con la moglie Tess in stato interessante, disoccupato, sentendosi unfallito, un vecchio a trentatr anni, probabilmente ripose nel tele-gramma di Murrow pi speranza di quanta non avrebbe ammesso inseguito, anche se la radio era un qualcosa cui aveva prestato scarsaattenzione, e il nome di Murrow gli era solo vagamente familiare.Il rapporto di simpatia che si stabil fra i due fu istantaneo. En-trambi provenivano dall'ambiente della provincia americana, ed en-trambi si erano sentiti subito a proprio agio nelle capitali d'Europa.Inoltre avevano le stesse idee politiche progressiste, e la stessa visio-

    ne morale dell'esistenza. Quel venerd sera segn l'inizio della piprofonda amicizia che mio padre abbia mai avuto, un'amicizia natadal reciproco rispetto, dall'affetto, dalla fiducia, e alimentata anchedall'intensit del lavoro e degli avvenimenti esteriori.

    Ed Murrow, come scopr in seguito mio padre, aveva dovuto lot-tare per farlo assumere. Non avendo ancora esperienza di giornali-smo, aveva bisogno di un reporter che conoscesse bene l'Europa,che ne parlasse le lingue principali, avesse contatti e conoscesse lefonti cui attingere notizie. C'era per la questione della voce. A dif-ferenza del timbro profondo, accompagnato dall'elegante fraseggia-re, di Murrow, mio padre aveva una voce dall'intonazione piatta edal timbro acuto, a volte un po' stridulo. Murrow doveva averlo sen-tito e, probabilmente, sapeva che avrebbe dovuto battersi per farloassumere. L'esame, se cos si pu dire, avvenne in una polverosastanzetta dell'ufficio Poste e Telegrafi di Berlino, e fu una specie dicommedia, se non di farsa. La rappresentante berlinese della CBS chedoveva annunciarlo all'inizio della trasmissione di prova dovettecorrere a un caff dove aveva fatto uno spuntino per riprendere iltesto del suo annuncio, che aveva dimenticato, e arriv in studio solo

    pochi istanti prima dell'inizio della trasmissione. Mo padre nonarrivava all'altezza del microfono: gli suggerirono di puntare la testain alto, e cos la sua voce divent uno squittio strangolato. Pochisecondi prima di andare in onda, spinse sotto il microfono delle cas-sette da imballaggio e le accatast quindi, con l'aiuto di un tecnico,ci si sedette sopra, le gambe penzoloni, gi consapevole che ottene-re quell'impiego sarebbe dipeso non tanto da quello che avrebbedetto, ma da come l'avrebbe detto.A New York, alla sede centrale, non furono entusiasti. Ma miopadre fu salvato dalle insistenze di Ed Murrow. Il suo lavoro dovevaconsistere nel preparare le trasmissioni e nel reclutare altri giornalistiche parlassero al microfono. In realt, non era previsto che dovesse-ro "parlare" n mio padre n Murrow, e fu solo quando, nel febbraiosuccessivo, i nazisti penetrarono con le loro truppe in Austria che fuconcesso ai due di leggere personalmente le loro corrispondenze.

    Nel 1938 la radio era ancora considerata, generalmente, un vei-colo di svago e di informazione "leggera". Pochi anni prima Editor

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtand Publisher aveva asserito che "la radio pu solo sfiorare il mondodell'informazione... con qualche breve notiziario e qualche rubricapratica come fornire le principali quotazioni di borsa, i dati sullaproduzione agricola e industriale, le previsioni meteorologiche, irisultati sportivi e... pettegolezzi raccolti al buco della serratura". Latrasmissione di notizie via radio era incominciata negli anni venti ma

    verso la fine di quel decennio i commentatori di classe" come H.V.Kaltenborn e Lowell Thomas, erano eccezioni: la regola era che laradio fornisse poco pi dei titoli delle notizie, senza commenti e ap-profondimenti di sorta.E mentre l'Europa si avviava alla guerra e l'influenza di Hitlerdiventava sempre pi determinante sul corso degli eventi, le tra-smissioni radio si basavano ancora, mediamente, sull'intrattenimen-to, con qualche tentativo di "comprensione" culturale che poi sirisolveva nella presentazione di cori di bambini bulgari o della festadel tulipano in Olanda. Nel 1930 la trasmissione di notizie "euro-pee" per l'America si apr con le corrispondenze in diretta sulla con-ferenza internazionale navale delle cinque potenze (USA, GranBretagna, Giappone, Italia e Francia) che si svolse a Londra, ma acausa della differenza di fuso orario e del divieto di registrazione, i

    servizi venivano irradiati in ore in cui la maggioranza degli america-ni dormiva. Nonostante ci, si cominci ad avvertire la capacitdella radio di comunicare in modo pi diretto, pi intimo, imme-diato di quanto non possa fare la pagina stampata.Le potenzialit della radio non erano sfuggite ai nazisti. Il capodella propaganda, Josef Goebbels, aveva compreso perfettamente lepossibilit che aveva la radio di persuadere, informare, e disinfor-mare. Poco dopo l'ascesa del Fhrer al potere, nel 1933, lui e il suoministero della Cultura popolare e della Propaganda avevano gicreato un apparato burocratico che controllava ogni aspetto dei ser-vizi radiofonici, dal numero e dalla potenza delle trasmittenti al per-sonale. "Ci che la stampa stata nel XIX secolo, la radio lo sar nelXX" annunci. Si fabbricarono apparecchi radio a buon mercato,accessibili a tutti, si diffusero con altoparlanti notizie e discorsi nellestrade e perfino nei ristoranti e nei caff. E quando la Germania

    entr in guerra, zelanti incaricati del partito controllavano che tuttisi fermassero ad ascoltare certe trasmissioni, le pi importanti dellequali erano introdotte da musiche reboanti e pompose, da annunci,da pause di silenzio. Nessun cameriere poteva servire i clienti, e que-sti non potevano assolutamente pranzare durante la lettura dei di-scorsi o dei bollettini di guerra.Le idee di Murrow sul futuro del giornalismo radiofonico, e leeccitanti avventure che aspettavano i due giovani americani cheerano diventati amici rapidamente, dovettero essere stimoli impor-tanti per entrambi. Mio padre, che non aveva mai mostrato grandeinteresse per la cultura popolare, manifest uno zelo perfino eccessi-vo nell'adeguarsi. Nel dicembre del 1933, scrisse a Murrow propo-nendo un programma sulle danze e sulla musica per cetra tirolesi:

    una di quelle feste in cui si danno schiaffi da tutte le parti, come sai,

    e fanno un sacco di fracasso... Dovrei avere a disposizione una tren-tina di minuti invece di quindici, se tu mi puoi far avere questominutaggio.Era ancora incerto, alla ricerca di una strada adatta. Mentre stavamettendo insieme una trasmissione su un coro infantile, un genereche piaceva molto alla Columbia, scrisse a Ed:tu terresti i bambini nello studio per tutto il tempo della trasmissio-ne?... Non faranno disastri, magari, affollandosi attorno al microfo-no e parlando tutti insieme?Un po' pi esperto, Murrow rispose: "Quanto ai bambini, la veradifficolt sar riuscire a farli parlare".Sapevano ridere del loro mestiere. "Prego mettersi in contattocon agenzia teatrale, chiedendo se abbiano un pappagallo dispostoparlare al microfono" telegraf Murrow a mio padre nel dicembredel 1927. Il pappagallo doveva parlare inglese? domand mio padre.

    "Okay pappagallo tedesco" rispose Murrow.La separazione delle notizie dall'intrattenimento sarebbe avve-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtnuta pi avanti. Un lungo cablo di mio padre alla CBS nel dicembre1938, nove mesi dopo che le truppe hitleriane avevano invaso l'Au-stria, proponeva un programma natalizio da Losanna "con un servi-zio su una mostra di scatole per i balocchi e di carillon".Quelli che si occupano di storia della radio generalmente affer-mano che il punto di svolta della programmazione radiofonica fu co-

    stituito dalle radiocronache dell'Anschluss, qualche giorno primache la ribollente crisi austriaca raggiungesse il culmine con l'invasio-ne nazista e l'annessione del paese al Reich. Ma mio padre, mentrestavo per nascere, fu chiamato in Bulgaria per curare la trasmissionedi un ennesino coro di bambini. La mia nascita, avvenuta durante lasua assenza, si rivel molto difficile, e mia madre rest in precariecondizioni di salute per varie settimane.Durante quel critico mese di marzo del 1938, mio padre correvaavanti e indietro dall'ospedale a trovare la mamma, la cui salute nonaccennava ancora a migliorare, mentre raccoglieva le notizie che siaccavallavano a un ritmo forsennato e cercava di trasmetterle.Quella della crisi austriaca fu la storia pi faticosa di tutta la sua car-riera. Quando le truppe tedesche entrarono a Vienna e occuparonola radio austriaca, non pot pi trasmettere le sue corrispondenze.La NBC, che aveva firmato un contratto speciale con quasi tutte le

    societ radiofoniche europee, di propriet dei vari governi, ebbe, co-me al solito, miglior fortuna.Mio padre cerc ansiosamente di mettersi in contatto con Ed,che si trovava a Varsavia, ma non vi riusc nonostante i ripetuti ten-tativi. Finalmente una chiamata dello stesso Ed, dalla Polonia, riusca passare. "Prendi un aereo e vai a Londra. Perch non vai?" disseMurrow. "Puoi esserci domani sera e dare la prima testimonianza,non censurata, di un testimone oculare." Ed sarebbe andato aVienna per fare le sue veci come corrispondente della Columbia.Quanto a mio padre, riusc a prendere un aereo per Berlino, e da lun altro per Londra.L'indomani il direttore dei servizi di attualit politica della Co-lumbia, Paul White, ordin ai corrispondenti un "collegamentoeuropeo". Questi collegamenti multipli, che sono diventati quasi la

    norma, oggi, per la televisione, con i commenti e le reazioni ai fattiprovenienti da questo o quel luogo, allora per la radio erano unanovit quasi assoluta. Il metodo era stato gi sperimentato, ma nonper i notiziari, e anche se si dedicavano parecchi mesi per prepararequesti incontri dell'etere, si verificavano frequenti interruzioni oerrori nei tempi di trasmissione. Questa volta il tempo concesso perorganizzare il collegamento multiplo fu di sole otto ore, e a compli-care le cose era domenica e molte delle persone che la Columbiavoleva far intervenire nel programma erano fuori citt. Ma, comescrisse mio padre nel suo diario, "pi pensavo all'impresa, pi faci-le diventava". Lui e Ed conoscevano i corrispondenti dei giornaliamericani in tutte le capitali, nonch i dirigenti e i direttori tecnici divarie reti radiofoniche europee. Murrow provvedeva a organizzare ilflusso di informazioni e commenti da Berlino e da Vienna, e spiega-va a mio padre con quale tecnica l'arduo compito poteva essere rea-

    lizzato. Dove non erano disponibili trasmittenti a onde corte, sisarebbero utilizzate le linee telefoniche. Sotto questo aspetto Romafu un problema, ma il corrispondente locale pot dettare al telefonoil suo pezzo a New York. Il segnale proveniente da New York perdare inizio alla trasmissione qualche volta non veniva captato, e inquel caso il corrispondente doveva parlare esattamente nei tempistabiliti. Vi fu un lungo lavoro preparatorio, con grande scambio dicablogrammi circa i tempi, i permessi, le frequenze.La cosa funzion, i tempi furono rispettati, non si lamentaronoinconvenienti tecnici. In quella mezz'ora "la radio raggiunse la ma-turit come vero strumento di comunicazione di massa", scrisseAlexander Kendrick nel libro Prime Time, dedicato alla nascita delle

    trasmissioni di maggiore ascolto. Anche altri la pensavano cos: larivista inglese Cavalcade, che lod "i collegamenti diretti dalle varie

    capitali europee accompagnati dai commenti di esperti studiosi dipolitica estera" che misero l'America al corrente di quanto accade-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtva. "Fortunati quegli inglesi i cui apparecchi radio possono riceverele trasmissioni della Columbia."

    Ma insieme alla gradevole eccitazione per la nuova avventuraprofessionale e per Yamicizia che si andava consolidando fra miopadre e Ed Murrow, vi era la realt della vita nella Germania nazi-sta. Pap scrisse nel suo diario, al tempo in cui lavorava con Murrow,

    che nazisti e i loro preparativi bellicigravano sulla nostra vita come una nuvola scura, cupa, che non sidissolve mai. Spesso abbiamo tentato di escluderci da tutto ci. Eabbiamo trovato tre rifugi: noi stessi, i libri... gli amici... oltre ai laghie ai boschi intorno a Berlino.Quando i miei genitori presero la decisione che mia madre si trasfe-risse in Svizzera, nel 1938, poco dopo la mia nascita, pap sentmolto la sua mancanza. Per due anni e mezzo mia madre fu l'incari-cata della CBS di Ginevra, da dove poteva comunicare per telefonocon New York senza timore che agenti nazisti la registrassero e tra-smettere messaggi da e per mio padre a Berlino. Lui pregustava lagioia dei suoi brevi soggiorni con noi in Svizzera, che gli davanoanche modo di sottrarsi per un poco all'oscurit che sempre pi siaddensava sulla Germania.

    Odiava la Berlino nazista quanto amava Parigi. Bench a Berlino

    vivesse con tutte le comodit all'hotel Adlon, ogni telefonata venivaregistrata, le camere erano perquisite di nascosto e, quanto al perso-nale, quasi tutti i clienti pensavano che si trattasse di informatori del-la Gestapo. Vi erano dovunque dimostrazioni di un virulento anti-semitismo: nelle vetrine infrante della cosiddetta "notte dei cristal-li", nei cartelli appesi nei giardini pubblici con cui si proibiva agliebrei di sedere sulle panchine, nelle spietate vignette che appariva-no nei giornali. Howard K. Smith, anch'egli a Berlino in quel perio-do, ha descritto "l'atmosfera ermeticamente sigillata, i tremendi at-tacchi di depressione ai quali ciascuno di noi andava soggetto conperiodica regolarit" che nella comunit dei giornalisti fu alla finedefinita la sindrome "della malinconia berlinese".

    Per un corrispondente di una radio straniera esistevano partico-lari frustrazioni. Vi erano servizi di importanza cruciale che non riu-scivano a giungere in America. La cosa poteva dipendere dalle mac-

    chie solari o dalle condizioni meteorologiche, le linee potevano ca-dere o essere fuori uso, le trasmissioni potevano essere bloccate dapaesi nemici, ma comunque in Germania e nei paesi che aveva inva-so la censura era la massima preoccupazione del cronista. Con laloro organizzazione rigidamente burocratica, i tedeschi avevanodecretato che tutto quanto fosse destinato alla trasmissione viaradio dovesse ricevere la preventiva approvazione del ministerodella Propaganda, del ministero degli Esteri e del Comando supre-mo delle forze armate, diversamente da quanto avveniva per i gior-nalisti della carta stampata, i cui cablogrammi non erano sottopostia censura, anche se la minaccia incombente di espulsione dal paese,o peggio, costituiva di per s una forma di censura. Mio padre, ilquale trasmetteva la sera tardi a causa della differenza di fuso ora-rio, portava il testo che avrebbe letto circa un'ora prima di andare

    in onda. I suoi tre censori si mettevano attorno a un tavolo e legge-vano le sue corrispondenze con molta attenzione. Le frustrazioniche mio padre dovette subire a causa della censura lo amareggiaro-no per tutta la vita. Una volta, quando gli dissi in tono piuttostodivertito che uno dei suoi censori, un acceso nazista che lui avevaconosciuto a Berlino, era comparso alla Harvard University, dovestavo studiando, lui non vi trov nulla di divertente. Al contrario, sisent offeso ed ebbe un'esplosione di rabbia quale di rado gli avevovisto e che non ho mai dimenticato.Nel tentativo di superare i rigori della censura spesso ricorrevaad americanismi, a espressioni familiari o gergali, sapendo che chileggeva i suoi testi conosceva solo l'inglese degli inglesi, nonchall'umorismo ironico o a toni volutamente ingenui. Per dimostrareche il premier britannico Chamberlain appoggiava Hitler contro laCecoslovacchia disse:

    una cosa certa: il signor Chamberlain ricever un'accoglienza calo-rosa a Godesberg. In realt ho avuto l'impressione, oggi a Berlino,

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtche il signor Chamberlain goda di grande popolarit da queste parti.E descrivendo un cinegiornale che era stato proiettato in forma pri-vata ai corrispondenti esteri dopo l'invasione della Polonia, le ulti-me due frasi del suo servizio furono:Voglio citare un'altra cosa che mi ha interessato in questo cinegior-nale. E una serie di inquadrature in cui si vedono squadre di ebrei

    polacchi dalle lunghe barbe e con lunghi gabbani neri che lavoranosulle strade polacche.

    Questi espedienti, soprattutto quelli linguistici, a volte non raggiun-gevano lo scopo in quanto uno dei censori che sedeva spesso a queltavolo era vissuto a lungo negli Stati Uniti. Comunque, la cosa mi-gliore, secondo mio padre, era dare ai censori qualche cosa da taglia-re, e sperare che lasciassero passare il resto.Nel crescente isolamento della capitale tedesca, mentre le sueparole volavano verso l'America nell'oscurit della notte, spesso miopadre non era certo che gli ascoltatori l'avrebbero capito. Non eranopi possibili quei frequenti scambi di chiamate telefoniche, lettere,telegrammi che lui e Murrow avevano avuto prima dello scoppiodelle ostilit fra Germania e Gran Bretagna. La censura si era fattapi rigorosa: a volte la sua radiocorrispondenza veniva quasi com-

    pletamente cancellata. Espressioni quali "secondo quanto si affer-ma", "dichiarato", "asserito", non potevano venire usate a proposi-to di dichiarazioni ufficiali, in quanto insinuavano dubbi sulla lorocredibilit. Il termine Nazi (nazista) era proibito in quanto i censorisapevano che richiamava il suono di nasty (cattivo, ripugnante). Iltermine giusto da usare era "nazionalsocialista". Verso la fine del1939 mio padre ebbe uno scambio di cablogrammi dal tono spessotagliente con il direttore dei servizi di attualit politica della CBS aNew York, Paul White, in cui esprimeva quanto si sentiva esacerba-to dal dover andare in onda con servizi svuotati di ogni contenutosignificativo. Dopo quella che doveva essere stata una sorta di repri-menda da parte di White, mio padre gli invi il seguente cablo,ovviamente in stile telegrafico:WHITE: CAPISCO TUO IMBARAZZO MA IMPOSSIBILE PER ME ANDAREAVANTI QUANDO IMPEDITO PARLARE DOPO AVER COMBATTUTO CENSO-

    RE TUTTA SERATA DI PRECEDENTI DUE SERVIZI. RIFIUTATO ANDAREAVANTI QUESTO MODO. CON RIGIDA CENSURA E NOTIZIE UFFICIALI CHENASCONDONO OGNI COSA SGRADITA, PENSO STIAMO DANDO TROPPOSPAZIO BERLINO. SHIRERE ancora:WHITE: NON CAPISCO TUO ATTEGGIAMENTO DOPO INSUCCESSO MIOSERVIZIO CAUSATO DA TAGLI CENSORE CHE HANNO RESO MIO TESTOINCOMPRENSIBILE. IMPOSSIBILE PER ME DARE SOLO PROPAGANDAUFFICIALE. INOLTRE PREGOTI INFORMARE CABLO TESS CHE OGNI MES-SAGGIO RICEVUTO IERI DA QUI NON MIO. SOSPETTO QUALCHE POR-CHERIA. SHIRER

    Nel dicembre del 1940 mio padre lasci la capitale tedesca. Datempo soffriva della famosa "malinconia berlinese" e pensava che isuoi giorni in Germania fossero contati. Ci diceva sempre che teme-

    va di essere accusato di spionaggio e messo in galera. Vari corrispon-denti avevano gi subito quella sorte, compreso l'inviato dellaUnited Press Richard C. Hottelet, condannato in base ad accusemontate ad arte. Howard K. Smith scrive che "occorreva dedizioneal lavoro e pura e semplice fortuna per poter restare in Germania erifiutarsi di fare il gioco dei nazisti".Mia madre e io avevamo lasciato Ginevra in ottobre e, dopo unviaggio che si poteva ben definire una tortura attraverso la Franciaoccupata per raggiungere Lisbona, stavamo a New York, per cuinon rappresentavano pi per mio padre il rifugio e il sollievo diquando eravamo in Svizzera. Inoltre gli mancavano gli stretti con-tatti con Murrow. In Europa si ritrovarono una sola volta, per unasettimana in Portogallo, dove Ed era andato a salutare il vecchioamico, il quale avrebbe scritto sul diario quando la nave salp daLisbona il 13 dicembre 1940:

    tutta la giornata depressi per la mia partenza, perch abbiamo lavo-rato a stretto contatto, Ed e io, nei tre anni turbolenti che ho passa-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtto in Europa, e fra noi si stabilito un legame molto vero, un'amici-zia di quelle che si fanno poche volte nella vita, e in qualche modo,senza dubbio in modo assurdo, forse anche banalmente sentimenta-le, entrambi avevamo il presentimento che i casi della guerra, maga-ri solo una piccola bomba, avrebbero fatto di quello il nostro ultimoincontro.

    Quello non fu il loro ultimo incontro, ma i loro rapporti si sarebbe-ro raffreddati abbastanza in fretta e, poco dopo la guerra, brusca-mente rotti. La rottura avvenne quando mio padre fu licenziato dallaCBS, cosa di cui diede la colpa a Murrow che nel frattempo era di-ventato uno dei vicepresidenti della societ. Fu una rottura che Edcerc in qualche modo di sanare poco prima della sua morte, avve-nuta nel 1964, invitando i miei genitori nella sua fattoria a Pawling,nello stato di New York. Il distacco era stato doloroso per entram-be le famiglie: mia madre e Janet Murrow erano grandi amiche, co-me lo erano stati i rispettivi mariti, e lei era stata madrina di battesi-mo di mia sorella. Mio padre era solito dire che non possiamo maiconoscere completamente le persone, e che qualche volta le cono-

    sciamo in maniera assolutamente incompleta. Tuttavia il suo rifiutodi accettare il ramoscello d'ulivo che Ed gli porgeva mi lascia per-

    plessa ancor oggi. Bench in superficie si sia trattato di un bel pome-riggio, con loro due che parlavano dei vecchi tempi e dei vecchiamici, quando Ed port mio padre, riluttante, a fare un giro dellapropriet con la sua jeep, bench sudasse per il dolore che gli cau-sava il cancro da cui era affetto, pap tenne di proposito la conver-sazione sul generico, sul leggero. Ed, al quale aveva voluto bene eche ora era cos evidentemente prossimo alla morte, avrebbe senzadubbio voluto discutere di quello che era accaduto e colmare ladistanza che li separava, ma mio padre, con le sue chiacchiere volu-tamente vaghe, glielo imped. Quando gliene domandai ancora unavolta il motivo, non molto tempo prima che morisse, due mesi primadi compiere novant'anni, notai che improvvisamente si indur, che imuscoli del viso erano tutti tesi. Disse che non avrebbe mai permes-so a Ed di tornare su quell'argomento. "Anche se stava per morire?"gli chiesi. "Esatto" disse con fermezza, e tronc la conversazione.

    Mio padre pass gli ultimi venticinque anni nelle Berkshire Hills delMassachusetts occidentale. Forse era un ritorno alla vita pi sempli-ce di un paesino, quella che aveva conosciuto da ragazzo, ma lui sirifiutava di pensarla a quel modo. Era andato l, diceva, perch si eraconvinto che la vita in campagna fosse la pi propizia per uno scrit-tore e, dopo la fine della sua carriera radiofonica negli anni cin-quanta, aveva incominciato a trascorrere sempre pi tempo nella no-stra fattoria nel Connecticut. Diceva che New York distraeva trop-po, era troppo dispersiva: troppi amici, troppi pranzi e troppe cenefuori casa con loro, troppo teatro e troppa musica che lo tentavanoad abbandonare la scrivania. Spesso diceva, e credo che alla fine nefosse convinto, che in fondo il suo licenziamento dalla CBS fossestato una fortuna per lui. Gli aveva dato modo di vivere un secondoatto della vita completamente nuovo, un secondo atto che in Ame-rica non concesso quasi a nessuno.

    Negli ultimi trentanni della sua lunga vita divenne scrittore,come aveva sempre desiderato. Non per scrivere, come aveva spera-to un tempo, grandi opere fantastiche come quelle dei suoi amatiromanzieri francesi e russi dell'Ottocento, ma la storia degli avveni-menti di cui era stato testimone, approfondendo le sue conoscenzecon anni di ricerche in archivi e biblioteche. All'apparenza, negli an-ni pi tardi, sembrava la reincarnazione del simpatico vecchio delMiddle West dell'antico Partito populista americano, che in fondofaceva parte della sua ascendenza: girava per il paese del New En-

    gland in cui aveva scelto di vivere con un lungo cappello di lanarossa, da gnomo, in testa e una vecchia giacca a vento blu durantel'inverno, o in jeans e cappello di paglia mentre lavorava nel suogrande orto nei pomeriggi estivi.Ma da giovane, fra i venti e i quarantanni, era stato ben lontano

    dal tranquillo paesino. Aveva appreso l'immensit dello spiritoumano, dal Mahatma Gandhi, e l'enormit del male che poteva di-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtstruggere tale immensit, da Adolf Hitler. Aveva visto il grande pae-se di Beethoven, di Lutero, Goethe e Schiller, e dei suoi stessi avipaterni, perdere l'anima e la coscienza di se stesso. Aveva imparato,e spesso lo diceva, quanto possa essere sottile e fragile la patina dellacivilt. Ci che era accaduto, e perch, furono le domande che noncess di farsi, e dedic il resto della vita a tentare di rispondervi.

    Inga Shirer DeanLenox, Massachusettsdicembre 1998

    PrologoShirer, CBS, da Londra, 12 marzo 1938[Questo servizio sull'Anschluss (l'annessione dell'Austria alla Ger-mania) fu la prima corrispondenza radiofonica importante di Shirer.Fu trasmessa da Londra, poich i nazisti, appena entrati nella capi-tale austriaca, gli avevano negato l'accesso alla stazione radio locale.Cinque giorni prima Shirer era stato a Lubiana per organizzare unatrasmissione in cui avrebbe dovuto prodursi un coro di figli di mina-tori, per la serie della CBS "Scuola per radio". Al suo ritorno a Vien-na, seppe che il cancelliere Schuschnigg aveva sfidato Hitler ordi-nando all'improvviso che si tenesse un plebiscito attraverso il quale

    i cittadini dovevano rispondere al seguente quesito: "Siete perun'Austria indipendente, sociale, germanica, cristiana e unita?".]Be', tutto si svolto molto in fretta ieri sera a Vienna. Sono appenaarrivato di l in aereo, dopo un'intera giornata di volo attraversoPraga, Dresda, Berlino e Amsterdam. I voli regolari da Vienna perLondra erano al completo e non stato possibile avere un biglietto.Tornando ieri a Vienna dalla Iugoslavia, constatai che c'era unbel po' di tensione. Alcuni la chiamavano febbre elettorale. Comesapete il dottor Schuschnigg, il cancelliere austriaco, ha improvvisa-mente indetto un plebiscito per domenica. Hitler e i nazisti lo ave-vano chiesto per anni, ed eccolo qui. Ma questa volta era evidenteche a loro non piaceva. "Perch?" domandavano. Io lo domandai aloro, e loro mi dissero che per la forma in cui il quesito era stato re-datto e per il modo repentino in cui era stato posto, era sleale. Eranoanche loro convinti, come tutti a Vienna, che il dottor Schuschnigg

    probabilmente l'avrebbe vinto.

    Mentre ieri mattina tornavo a piedi dalla stazione a casa mia, tro-vai le strade di Vienna disseminate di milioni di manifestini elettora-li che invitavano la cittadinanza a votare per Schuschnigg e perl'Austria indipendente. Li lanciavano da camion, carri, carriole, litiravano fuori da zaini, o piovevano da aeroplani. Quando giunsi acasa, notai una radiomobile parcheggiata su un angolo l vicino. L'al-toparlante che aveva sul tetto diffondeva ad altissimo volume branidei pi recenti discorsi di Schuschnigg, e spronava la gente a votareper lui. Proprio dietro il furgoncino, sull'angolo, c'era un torpedonepieno di poliziotti. La cosa colp un amico che mi accompagnava, ilquale la giudic piuttosto strana. Si domandava se questo non fosseun segno che il governo era incerto sul risultato.

    N lui n io sapevamo dell'ultimatum posto da Hitler. Giunse al-

    le 10 del mattino di ieri. Verso mezzogiorno andai a piedi in centro:c'erano gruppetti di studenti delle medie, superiori e inferiori, chebighellonavano lanciando di tanto in tanto un "Heil Hitler!" e al-zando il braccio nel saluto nazista. E c'era anche un mucchio dipoliziotti, che con maniere pacate inducevano i ragazzi a circolare.

    Entrai in un caff e vi trovai due amici. Insieme vedemmo alcunigiornalisti austriaci i quali ci dissero che i nazisti avevano appenainfranto i vetri delle finestre della sede dei monarchici, e che questi,che si erano costituiti in una legione e auspicavano il ritorno di Ot-tone d'Asburgo, erano un po' spaventati. Ma nessuno in quel caffsembrava particolarmente impensierito. Avevamo ancora l'impres-sione, devo ammetterlo, che il plebiscito si sarebbe svolto pacifica-mente. Sentimmo la radio annunciare la mobilitazione dei riservistiper mantenere l'ordine. Ora sappiamo che si trattava della primareazione del dottor Schuschnigg all'ultimatum hitleriano, ma allora

    pensammo che l'ordine era stato dato per garantire meglio che laconsultazione elettorale si svolgesse pacificamente.

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtA mezzogiorno uscii dal caff e me ne andai senza fretta fino al

    teatro dell'Opera, che si trova proprio nel centro della citt. L tro-vai raccolti circa duecento socialisti. Alzavano il braccio e salutava-no con il pugno chiuso. E dall'altra parte della strada, a fare il salu-to fascista, vi erano pi o meno altrettanti nazisti, davanti all'ufficiodel turismo tedesco, dove campeggiava un grande ritratto di Hitler,

    a figura intera.In realt allora fra i due gruppi non scoppiarono incidenti, e lapolizia li sciolse senza fatica. Da l mi recai all'ex palazzo imperiale eosservai che il cortile era pieno di camion carichi di operai. Sui fian-chi dei camion erano appesi manifesti inneggianti a Schuschnigg. Glioperai gridavano contro i nazisti e a favore del governo. In seguito feci

    un rapido giro nei quartieri pi popolari: non vidi nulla di particola-re. Racconto queste cose poich poche ore pi tardi, come sapete, ildottor Schuschnigg, nel suo drammatico messaggio d'addio, dichiaralla radio che le notizie diffuse dalla Germania circa quello che ave-vano provocato i lavoratori, spargimento di sangue eccetera, eranobugie, sue parole testuali.Io vi sto riferendo quello che ho visto senza esprimere opinionipersonali. Non ho visto a Vienna disordini provocati dai lavoratori.

    Ma quando sono arrivato a Berlino verso mezzogiorno, ho notatoche i giornali erano usciti con titoli a caratteri cubitali che parlavanodei violenti disordini dei rossi - cos si esprimevano - a Vienna. E hoqui, di fronte a me, la prima pagina del giornale dello stesso cancel-liere Hitler, che ha richiamato l'attenzione generale stamane. Il tito-lo principale, a tutta pagina, diceva: L'AUSTRIA GERMANICA SALVATADAL CAOS.La gente qui a Londra seguita a domandarmi chi siano i nazistidi Berlino che hanno diretto il notevole mutamento dello stato dicose in Austria ieri sera. In proposito, a Vienna e a Berlino, circola-vano notizie contrastanti; ma questa mattina presto siamo stati uffi-cialmente informati a Vienna che Rudolf Hess, inviato e bracciodestro di Hitler, era giunto ieri sera ed era andato direttamente allaCancelleria.La resistenza dell'Austria al nazionalsocialismo cess effettiva-

    mente alle 18.15 di ieri, 11 marzo, allorch la radio annunci ufficial-mente che il plebiscito era stato rinviato a data indeterminata.Nelle strade era evidente la costernazione dei lavoratori. Molti diloro erano stati armati e posti a presidio delle stazioni ferroviarie edegli edifici pubblici. Quando dagli altoparlanti giunse quell'annun-cio, si dispersero e tornarono in fretta alle loro case. D'altra parte,l'annuncio fu anche il segnale in seguito al quale i nazisti venneroallo scoperto e occuparono le strade della capitale.Fino alle 18, per, il quadro della situazione appariva del tuttodiverso. Stavo attraversando una grande piazza distante appena unisolato dal teatro dell'Opera quando vidi due poliziotti, due dinumero, fare sgombrare la piazza stessa a cinquecento nazisti, senzala minima difficolt. Mezz'ora dopo, invece, Vienna non sembravapi la stessa.Improvvisamente, all'annuncio del rinvio del plebiscito, i nazisti, a

    decine di migliaia, si riversarono nel cuore della citt vecchia. Forma-vano una strana folla. In dodici anni in Europa e in Oriente, non avevomai visto niente di simile. Senza dubbio, bench delirassero di entu-siasmo, avevano l'aria di gente allegra, bonacciona. Sembravano trar-

    re una gioia particolare dai saluti nazisti e dalle grida di "Heil Hitler! ",e tuttavia non assistetti a nessuna aggressione contro gli stranieri comeme che non si univano ai saluti nazisti e ai gridi di gioia, come invecesi visto fare in Germania nel 1933. La folla giunse al colmo dell'en-tusiasmo dopo il discorso d'addio del cancelliere Schuschnigg. I mani-festanti gradirono soprattutto il suo invito a non opporre resistenzaalle truppe tedesche che stavano penetrando nel paese.Alle 22, per quello che ricordo, mi trovai trasportato dalla follanella principale via commerciale di Vienna. Notai che i poliziotti, inblocco, avevano cambiato bandiera. Le ragazze si appuntavano fiori

    sulle giacche, mentre molti giovani si allacciavano sulle maniche ibracciali rossi con la svastica. Centinaia di poliziotti si laciavano tra-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtscinare dalla gente, come me. Notai anche per la prima volta cheaddosso a centinaia di giovani erano miracolosamente spuntateuniformi brune da SA o nere da SS: si sentiva l'odore delle palline dinaftalina.Sentivo che la folla questa volta marciava verso un obiettivo pre-ciso. E cos era. Dopo pochi minuti si rivers nella piccola piazza di

    fronte alla sede del Fronte patriottico. In pochi minuti alcuni capoc-cia strapparono i manifesti elettorali governativi e gli stendardi delFronte patriottico, issando al loro posto la bandiera con la croceuncinata, fra assordanti cori di giubilo da parte dei manifestanti.In seguito, il grosso del corteo raggiunse con una marcia trionfa-le la Cancelleria federale, l dove Metternich tirava i fili della politi-ca europea e dove nel luglio del 1934, come sapete, fu assassinatoDollfuss. Mi stato detto che, all'avvicinarsi del corteo, sei soldati diguardia chiusero i cancelli, quegli stessi cancelli attraverso i qualiirruppero i nazisti ai tempi del loro Putsch del '34. Ma quando arri-vai io erano gi stati riaperti. Ebbi immediatamente la sensazioneche i nazisti stessero incominciando a organizzarsi. Le luci ripreseroa illuminare la facciata dell'antico edificio. Ben presto arriv unaradiomobile e i cronisti incominciarono a descrivere la scena, colle-gati con la grande emittente di stato austriaca. Alcuni cominciarono

    a sistemare un microfono sul balcone.Per prima cosa i manifestanti si misero a strappare ogni segno osimbolo del Fronte patriottico che si potesse vedere. A fianco dellaCancelleria c' un nuovo edificio in costruzione, in cima al quale erastata issata una grande bandiera con il simbolo del Fronte patriotti-co. Venti nazisti scalarono immediatamente i ponteggi e la strappa-rono. Poco dopo fu sostituita da quella con la svastica.Quindi vidi uno strano spettacolo. Venti uomini si curvarono,poi salendo gli uni sugli altri formarono una piramide, e un piccoli-

    no, suppongo che fosse stato scelto proprio per la leggerezza, si ar-rampic sopra le file di robuste spalle e, stringendo una grande ban-diera con la svastica, raggiunse il balcone della Cancelleria.Verso mezzanotte il microfono sullo stesso balcone fu finalmen-te sistemato, e da quello vennero dati gli annunci ufficiali alla folla

    che si era raccolta (ormai erano almeno centomila persone) e, attra-verso la radio, all'intero paese.All'1.30 vedemmo un esponente nazista affacciarsi al balcone. Loaccolsero frenetici applausi, spentisi i quali egli si avvicin al mi-crofono e lesse una lista dei componenti del nuovo governo, forma-to, credo, salvo un'eccezione, tutto da nazionalsocialisti. Prese a ca-dere una fredda acquerugiola resa pi fastidiosa da folate di vento eche prest si tramut in neve. La folla cominci a sciogliersi. Non es-sendovi a Vienna n tram n autobus in servizio dopo mezzanotte,la gente se ne torn a casa a piedi. Alle 2 si vedevano ben pochi poli-ziotti per le strade. Invece, ad assicurare l'ordine vi erano dei nazistivestiti in borghese ma armati di fucili con baionetta inastata. Alle 3nelle strade non vi era quasi pi alcun rumore.Questa mattina alle 9, quando sono partito in aereo, Vienna appa-riva come una qualsiasi citt tedesca del Reich: dai balconi della mag-

    gior parte delle case pendevano le bandiere bianche, rosse e nere conla croce uncinata. E per le strade le persone si salutavano con il salu-to nazista, e dicendo "Heil Hitler!". Arrivando a Berlino, tre oredopo, non mi sono quasi reso conto di trovarmi in un altro paese. Lavisione d'insieme era la stessa: la stessa bandiera, gli stessi riti. E lagente urlava lo stesso slogan: "Un Reich, un popolo, un Fhrer". quello che anche gli austriaci hanno avuto, e molto in fretta.

    Le radiocronacheBerlino, 19 settembre 1938[All'epoca della crisi di Monaco, Shirer aveva lasciato Vienna ed eradi sede a Berlino.]Salve, America. Qui Berlino.La Germania, come il resto d'Europa, questa sera aspetta notizieda Praga.

    Ma se giudico esattamente lo spirito della gente che incontro perstrada, e di gente ne ho vista molta da quando sono tornato in aereo

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtda Praga questa mattina, direi che aspetta con grande fiducia.Mentre tre settimane fa, o anche una settimana fa, le persone sidomandavano che cosa le aspettava, questa sera sembrano certe diuna cosa. Che non ci sar la guerra."Non splendido?" mi hanno detto almeno un centinaio di volteoggi tanti e tanti che non nascondevano un grande senso di sollievo.

    "Non splendido? Non ci sar la guerra. Avremo la pace."E oggi, quando giunta la notizia che Gran Bretagna e Francia,dico Gran Bretagna e Francia, davano il loro consenso a un accordoin base al quale la maggior parte del territorio dei Sudeti sarebbepassata a questo paese, l'euforia e l'esaltazione della gente erano visi-bilissime.Non soltanto fra i membri del Partito nazionalsocialista. Maanche fra gli altri. Tutti erano d'accordo che il cancelliere Hitleraveva ottenuto a beneficio dei tedeschi il maggior successo della suacarriera."E bada bene" mi faceva notare questa sera un giornalista tede-sco. "Si tratta di una vittoria incruenta."Il che profondamente sentito qui, da questa gente, questa sera.

    C' soddisfazione per il fatto che il cancelliere Hitler ha ottenuto

    quello a cui mirava senza spargimenti di sangue."Come la rioccupazione del Reno. Come l'Anschluss, la nostraunificazione con l'Austria. Tutto fatto pacificamente, senza guerre."Oggi ho sentito frasi come uscire dalla bocca di almeno una dozzinadi persone.Nessuno qui dubita neppure per un istante che la Cecoslovac-chia accetter il compromesso franco-britannico.Ieri sera a Praga, e anche stamane poco prima che partissi, par-lando con i cechi non ne ero tanto sicuro. Ma questa sera a Praga lecose possono andare diversamente. Non ho informazioni precisedell'ultima ora. una decisione molto grave, quella che devonoprendere a Praga. Ma, come ho detto, qui a Berlino tutti sembranopensare che non potranno fare altro che accettare. L'uomo comunepensa che le cose non possano andare in modo diverso. E ne con-tento.

    In realt, direi che gi ieri la gente era quasi sicura che non sareb-be scoppiata la guerra. Certi amici mi dicono che migliaia di perso-ne, data anche la bella giornata, calda, quasi estiva, sono andate inmacchina fino alla frontiera dei Sudeti e hanno fatto un picnic guar-dando, di l dal confine, le belle montagne azzurre che danno nomeal territorio.E mentre la gente per le strade di Berlino, tornando a casa dallavoro, aveva un'aria compiaciuta e sollevata per la piega presa dagliavvenimenti, l'eccitazione presso la frontiera dei Sudeti, specie fra isudeti che sono passati in Germania, era addirittura febbrile.Sono stato quasi tutta la sera, accanto a un altoparlante, ad ascol-tare la cronaca di un raduno di massa a Dresda, in cui migliaia emigliaia di sudeti, che stipavano un immenso salone, sembravanoletteralmente impazziti per l'esaltazione. Era una cosa davvero inde-scrivibile.

    Mi accaduto di trovarmi a lavorare in questo paese al tempo deidue primi grandi successi del cancelliere Hitler. Quando strapp iltrattato di Versailles, nel 1935, ristabilendo il servizio militare obbli-gatorio e avviando la creazione di un moderno esercito tedesco.Quel giorno credetti di assistere a un'esaltazione di massa che non sisarebbe pi verificata.Un anno dopo, quando Hitler rioccup la Renania, andavo avan-ti e indietro lungo il Reno, e le scene di entusiasmo cui assistettiall'arrivo delle truppe tedesche erano anche pi impressionanti, tal-volta incredibili.Ma questa sera... non ho parole per descrivere quello che ho vi-

    sto. Un fenomeno di autentico isterismo di massa. Per due ore diecio quindicimila persone, in maggioranza sudeti che hanno cercatorifugio in Germania - Dresda, non dimentichiamolo, vicina al con-

    fine - hanno urlato il loro entusiasmo fino a perdere la voce. Il gridoche prorompe in uno dei nostri stadi americani quando la squadra

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtdi football americano del cuore segna il punto decisivo sarebbe statonulla a confronto con quello che abbiamo sentito stasera.Sembrava che ci fossero due masse urlanti slogan diversi, nondissimili da quelli che si sentono da noi durante le partite fra le squa-dre dei grandi college.Una parte dei presenti gridava Adolf Hitler, mach uns frei / von

    der Tschechoslowakei. A tradurlo suonerebbe: "Adolf Hitler, rendiciliberi / dalla Cecoslovacchia"; ma in tedesco c' la rima, e un ritmoda filastrocca popolare.L'altra parte ripeteva uno slogan diventato molto familiare qui:"Un Reich, un popolo, un Fhrer".E urlavano e urlavano i due slogan, e chiunque avrebbe pensatoche sarebbero rimasti senza voce, o che sarebbe crollato il tetto del-l'edificio.L'oratore pi importante questa sera al raduno di Dresda statoHerr Sebekovsky, il giovane deputato dei sudeti. La sua voce, che migiungeva rombando dall'altoparlante, era a volte soffocata dall'emo-zione. Stentavo a credere che si trattasse dello stesso giovanottotranquillo, di quell'Herr Sebekovsky con il quale avevo discussopacatamente nella sede dei rappresentanti dei sudeti a Praga. A Pra-ga, il pomeriggio in cui l'avevo incontrato, mi aveva colpito per la

    sua tranquillit, unita a un giovanile attivismo non disgiunto da rea-lismo. Aveva parlato, esaminando con competenza le richieste diKarlsbad, riguardanti l'autonomia dei sudeti in seno alla Cecoslo-vacchia.Era solo due giorni fa. Mi sembra che sia trascorsa un'eternit.Herr Sebekovsky ha rivolto gran parte del suo discorso ai suoifratelli sudeti d'oltre frontiera, molti dei quali lo ascoltavano allaradio."Fratelli sudeti rimasti nei Sudeti" ruggiva. "Coraggio! L'ora del-la vostra liberazione si avvicina!" Il pandemonio di grida e di ap-plausi entusiastici dei presenti al raduno lo interruppe per vari mi-nuti, prima che potesse riprendere il discorso: "Mantenete saldo ilvostro coraggio. E noi verremo da voi. E questa volta, senza armi".Conoscendo per esperienza diretta lo stato d'animo di moltisudeti, - quando passavamo per strada ci si facevano intorno per

    chiederci nervosamente: "Quando vengono? Vengono? Ma quan-

    do? "-, immagino che queste parole e la promessa che esprimevanoabbia rallegrato non pochi.Tanto basti per i sudeti.Qui a Berlino i giornali contengono poche altre notizie. Ho da-vanti a me alcuni quotidiani e vorrei darvi un'idea di quello chedicono.Ecco l'Angriff, un tipico titolo circa quelle che si asserisconoessere le condizioni in Cecoslovacchia. Dice: DONNE E BAMBINI FAL-CIATI DAGLI AUTOBLINDO. LE PROTESTE DEI SUDETI. Altro titolo delloStesso giornale: LA CECOSLOVACCHIA LIQUIDATA: I RISULTATI DELLARIUNIONE DI GABINETTO A LONDRA.La Deutsche Allgemeine Zeitung ha un titolo in prima pagina -o l'avr nell'edizione di domattina - ho appena ricevuto una copia:

    SOTTO IL REGIME SPORCO DI SANGUE, I CECHI ASSASSINANO ALTRITEDESCHI. E il direttore pubblica un editoriale di due colonne inti-tolato "Desperados". Immagino che si riferisca ai cechi.La Brsen Zeitung apre in prima pagina con questo titolo: ATTAC-CO CON IL GAS ASFISSIANTE AD AUSSIG? L'articolo parla dell'esistenzadi un piano dei cechi per bombardare con i gas i cittadini di Aussig.La responsabilit viene attribuita ad agenti speciali mandati daMosca.L'Hamburger Fremdenblatt, uno dei principali giornali di provin-cia, ha come titolo principale: ESTORSIONI. SACCHEGGI. SPARI. IL TER-RORE DEI CECHI NEL TERRITORIO DEI SUDETI AUMENTA DI GIORNO INGIORNO.E la Nachtausgabe, un giornale della sera a larga diffusione, recaquesto titolone in prima pagina: PERICOLOSO CAOS A PRAGA. MOSCASPERA IN UNA CATASTROFE NEL TERRITORIO DEI SUDETI.

    E praticamente tutti i quotidiani si diffondono su un presuntopiano di attacco con il gas contro Aussig.

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtOra, io non sono qui stasera per dirvi come, personalmente, vedala situazione in Cecoslovacchia. Ma ritengo che forse vi interesserconoscere quale quadro ne venga presentato dai giornali qui aBerlino.Per dopodomani fissato l'incontro a Godesberg fra il primoministro Chamberlain e il cancelliere Hitler. Stasera quella cittadina

    tutta un fervore di attivit. Un amico mio, uno all'avanguardia del-l'esercito di corrispondenti esteri che scenderanno sulla piccolaGodesberg domani, si trova gi da oggi laggi e mi dato per telefo-no un'idea di come stanno le cose.Il piccolo centro, mi ha riferito, viene allegramente decorato dirami di pino, coccarde e migliaia di bandiere. Non soltanto la

    bandiera con la svastica, ma anche quella britannica; migliaia diUnion Jack.Naturalmente la gente del posto non sa, in teoria, per quale moti-vo si stiano mettendo tutte quelle decorazioni, in quanto l'incontronon stato ancora annunciato ufficialmente. Ma ovvio che lo sup-pone.Il piccolo hotel Dreesen, dove Hitler and a soggiornare dopoessere uscito di prigione, nel lontano 1926, e il cui proprietario di-

    vent suo amico, stato anch'esso tirato a lucido, oggi. La hall stata rimessa a nuovo e ornata con vasi di fiori e bandierine tedeschee britanniche incrociate.Il cancelliere Hitler occuper la piccola suite che stata messa inpermanenza a sua disposizione. Ed probabile che l avvenga l'in-contro, o una serie di incontri. Il primo ministro Chamberlain sarprobabilmente alloggiato in un albergo sul vicino Petersberg, unodei famosi sette monti del Reno.Una cosa certa: il signor Chamberlain ricever un'accoglienzacalorosa. In realt, ho raccolto l'impressione, oggi a Berlino, che ilsignor Chamberlain goda di grande popolarit da queste parti.Colonia, 21 settembre 1938, ore 23.35Salve, America. Qui Colonia.Questa sera voglio parlarvi della bella, pacifica, sonnacchiosa cit-tadina di Bad Godesberg, dove il cancelliere Hitler e il signor Cham-

    berlain avranno il loro incontro storico domani. Il cancelliere dovreb-be arrivare con un treno speciale alle 10 del mattino e il signor Cham-berlain con un aereo da Londra poco dopo mezzogiorno.Ho lasciato Godesberg mezz'ora fa per venire in macchina aColonia.Guidando lungo il Reno oggi si ha una curiosa sensazione. datadalla bandiera britannica che sventola sul fiume. Accanto alla ban-diera con la svastica. Sembra sia una combinazione molto gradita,oggi, in questa parte del mondo.Quanto a Bad Godesberg, una cittadina di circa ventiquattromi-la tranquilli abitanti, oggi sembrava che si sfregasse gli occhi. Ha givisto il cancelliere Hitler, si sa, sia prima che diventasse la personapi importante della Germania, sia dopo. Da dodici anni ha unasuite a lui riservata all'hotel Dreesen. Ma la prima volta che i braviabitanti di Godesberg hanno l'occasione di vedere non soltanto il

    capo del Reich tedesco, ma anche il primo ministro dell'impero bri-tannico. E la cosa li eccita molto.

    Questo pomeriggio, scendendo il fiume, ho fatto una passeggia-ta fino all'hotel Dreesen, dove allogger Hitler. Si tratta di un edifi-cio d'architettura un po' anonima, come quella di tanti altri alberghidi quel tipo che si affacciano sulle rive del Reno. Mattoni e stucco,tutto bianco. E sulla riva del fiume si vede una grande insegna:HOTEL RHEIN DREESEN. SOGGIORNI PRIMAVERILI ED ESTIVI.

    Dentro l'albergo si osservava una grande agitazione. Stavano si-stemando vasi di fiori e rami di pino, e appendendo bandiere tede-sche e Union Jack.

    Dalle stanze del cancelliere, e precisamente da quella in cui lui eChamberlain si troveranno domani, si gode una magnifica vista delReno e, oltre il fiume, dei Siebengebirge, il distretto dei sette monti,

    in realt piccoli rilievi, che si affacciano quasi a picco sul Reno. Incima a uno di questi si vedono i ruderi del famoso castello di

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtDrachenfels - ossia "la rocca del drago" -, un monumento di impor-tanza storica.

    Ma il panorama dall'albergo del cancelliere non nulla in con-fronto a quello che abbiamo visto dall'albergo del signor Cham-berlain. Il primo ministro risieder sul Petersberg, uno dei "settemonti" del Reno, che si eleva a circa 350 metri sul fiume.

    Oggi ho fatto colazione in quell'albergo.Godesberg non una localit abbastanza importante da merita-re la spesa di un ponte che attraversi il Reno, per cui dovemmo pren-dere un traghetto. Detto per inciso, scendendo verso il traghetto hoosservato molte carrozzelle tirate da cavalli. E una delle caratteristi-che di Godesberg. Traversato il fiume, superammo molte carrozzel-le e numerosi strettissimi tornanti, e dopo dieci minuti fummo invetta al Petersberg, e quindi introdotti nell'albergo dove soggiorneril primo ministro britannico.

    Il panorama era superbo. Il Reno scorre l sotto, uno strettonastro fra le ripide alture. I ruderi del castello medievale stanno ap-pollaiati sulla cima del monte, e sembrano antichi gioielli un po' lo-gori. L'aria era tersa e lo sguardo poteva spingersi per una cinquan-tina di chilometri, fino al grande altopiano dell'Eifel. il paesaggioche ha ispirato Beethoven, il quale nacque a Bonn, cinque chilome-

    tri a valle lungo il fiume; e che ha ispirato anche Goethe.E le stanze del signor Chamberlain sono situate in una posizionedalla quale si ha la migliore visuale di questo nobile panorama.

    Le ho viste oggi. Tre stanze. Il vicedirettore dell'albergo mi hacondotto a visitarle minuziosamente.

    Nel soggiorno, il mio accompagnatore mi ha indicato un grandetavolo Luigi xv. Un telefono di linea modernissima e con disco com-

    binatore automatico, posto in un angolo della stanza, faceva un po' apugni con l'arredamento. Dietro il tavolo, era appeso alla parete ungrande dipinto, una di quelle vecchie tele di stile vittoriano, o forseprevittoriano, che secondo me i critici contemporanei definirebbero"divertenti e sentimentaloidi". Mi fu detto che si intitolava La letterastrappata. Pi o meno, il soggetto sembrava proprio quello.La stanza era piena di vasi con immensi crisantemi gialli e rosa.

    Una porta conduce dal soggiorno a un'immensa veranda, dalla qualeil signor Chamberlain potr godere lo stupendo panorama cui hoaccennato.Le altre stanze, una saletta per la prima colazione, e la camera daletto, sono soltanto graziose e gradevoli stanze d'albergo.Torniamo dunque a Godesberg. Va detto, en passant, che Godes-berg una nota stazione termale. La gente viene qui a curarsi pres-so le fonti locali. Quale tipo di cure, domanderete voi. Questa serauno dei notabili della cittadina mi ha dato vari opuscoli. Ho lettosoltanto che: "I bagni di Godesberg sono per comune consensodella massima efficacia contro le malattie cardiache e nei tipi dimalattie nervose in cui sia desiderabile apportare un effetto tonico".Godesberg, 22 settembre 1938, ore 18.15Salve, America! Qui Godesberg, in Germania.Vi parliamo dall'hotel Dreesen di Godesberg. In una stanza pro-

    prio sopra di noi, il cancelliere del Reich tedesco e il primo ministrodella Gran Bretagna hanno avuto il loro storico incontro, duratogran parte del pomeriggio.Ho detto storico, e probabilmente cos, anche se le cose acca-dono tanto in fretta qui che alcuni incominciano a pensare che il col-loquio fra i due statisti sia stato poco pi di una formalit, ossia ab-bia avuto la mera funzione di definire i particolari. Questo perch,stando alla voce che corre qui oggi, i tedeschi dei Sudeti, con l'ap-poggio del Reich, sono gi penetrati in Cecoslovacchia. E si dice chele bandiere con la croce uncinata gi sventolino, stasera, in quelledue roccheforti dei sudeti in Cecoslovacchia che sono Aasch edEger.A giudicare da qui, si direbbe che la valanga non possa esserearrestata.E ora veniamo all'incontro svoltosi al piano sopra il nostro, qui,

    all'hotel Dreesen.Il cancelliere Hitler arrivato stamane alle 10 con un treno spe-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtciale. Il signor Chamberlain, giunto in volo da Londra, atterrato a

    Colonia alle 12.36. La maggior parte dei giornalisti era all'aeroportoper intervistarlo ma, come si supponeva, il primo ministro disse chenon aveva dichiarazioni da fare. Ho notato che aveva un'espressio-ne molto seria, e passammo ben poco tempo in formalit. Il signor

    Chamberlain, naturalmente, era preoccupato per il compito che loattendeva, tanto che aveva dimenticato l'ombrello in aereo, e dovet-tero andare a prenderglielo. Fra parentesi, era una bella giornata,assolata e molto calda.Un picchetto d'onore formato da militi della guardia personaledi Hitler - SS scelte, in divisa nera e con l'elmetto - ha presentato learmi, e il signor Chamberlain ha restituito il saluto alzando il brac-cio.Il primo ministro britannico non ha incontrato subito il cancel-liere Hitler. E andato direttamente in macchina al suo albergo incima al Petersberg e, dopo aver ammirato il panorama, ha fatto cola-zione con l'ambasciatore britannico Sir Nevile Henderson. In alber-go ha detto ai suoi amici: "Il volo stato buono. Bel tempo. Si vola-va basso e ho potuto osservare bene il paesaggio".Poco prima delle 16, ora locale, il signor Chamberlain salito su

    una delle Mercedes del cancelliere tedesco, ha seguito il corso delReno, attraversato il fiume con il traghetto che tutti usiamo in man-canza di ponte. Lo accompagnava il ministro degli Esteri tedesco,Herr Ribbentrop.All'hotel Dreesen Hitler era sull'ampia terrazza a ricevere l'o-spite. Si sono stretti calorosamente la mano, quindi Hitler ha fattostrada a Chamberlain conducendolo al piano superiore, dov'era lasaletta destinata all'incontro. Dopo cinque minuti di formalit tuttigli accompagnatori e consiglieri dell'uno e dell'altro si sono ritirati,e il signor Chamberlain e Herr Hitler sono stati lasciati assoluta-mente soli, a discutere quale destino avrebbero deciso di imporreall'Europa.C'era solo un'altra persona, con loro: il professor Schmidt, inter-prete di Hitler.E troppo presto, al momento, per poter dire in modo attendibi-

    le che cosa stato discusso e che cosa stato deciso.Il signor Chamberlain, a quanto sembra, arrivato con alcuniprogetti da lui elaborati per la soluzione del problema. Si dice chesiano tre.1. L'istituzione di una commissione internazionale per il territo-rio dei Sudeti, per disporre il ritiro dei cechi e il trasferimen-to, nella misura necessaria, delle due popolazioni.2. Un appello delle quattro potenze occidentali affinch si assi-1.curi un periodo di pace e di tranquillit in cui chiarire e risol-vere l'attuale situazione creatasi in Europa.3. Una garanzia internazionale per quanto rester della Cecoslo-vacchia.Questo serve a darvi un'idea di quello che bolle in pentola, madovremo aspettare un paio di giorni per sapere che cosa ne salter

    fuori.E ora notizie dall'altra parte della Germania, da est. Secondoquanto stato riferito qui, le truppe e le forze di polizia ceche sisono ritirate oggi dal settore di Eger, che stato immediatamenteoccupato dalla Legione sudeta che ha attraversato la frontiera pro-venendo dalla Germania dove, per una settimana, era stata prepara-ta e armata.Venendo all'hotel, pochi minuti fa, ho comprato l'edizione sera-le della Klnische Zeitung. Voglio leggervi la prima corrispondenzacomunicata per telefono dall'inviato di questo giornale da un luogoche fino a ieri era cecoslovacco, ma che ora entrato a far parte diquesto Reich che seguita a gonfiarsi. La corrispondenza proviene daGraslitz, presso Eger."Questa la prima telefonata a Colonia fatta dal distretto di Egerda quando i tedeschi si sono assunto l'incarico di garantire la legge

    e l'ordine" diceva. "Noi giornalisti tedeschi abbiamo passato la fron-tiera ceca, sia pure con qualche difficolt, alle 8.20 di oggi.

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    William L. Shirer - Qui berlino.txt"Alle 6.20 di stamane si venuto a sapere, dalla nostra parte, chei cechi si stavano ritirando. Un'irrefrenabile gioia si diffusa fra lagente della valle di Klingen, sia fra i tedeschi del Reich sia fra i pro-fughi sudeti. Una folla ha invaso le strade di Klingenthal (citt dallaparte tedesca del confine tedesco-cecoslovacco) gridando: "La fron-tiera libera! La Germania dei Sudeti libera!".

    "Noi giornalisti" prosegue la corrispondenza "ci siamo avviatilentamente, in macchina, sulla strada per Graslitz, con la bandieranazionalsocialista legata al tappo del radiatore. Le strade che per-correvamo erano piene di gente che gridava senza sosta: "Heil!Heil! Heil!". Potevamo avanzare fra quella massa solo procedendomolto lentamente. Dopo un quarto d'ora siamo riusciti a raggiunge-re il mercato, dove una folla delirante ci ha bloccati del tutto. Ab-biamo dovuto scendere dalla macchina. Proprio allora ho visto issa-re la prima bandiera con la svastica sopra gli uffici distrettuali cechi.Vi sto telefonando dalla centrale telefonica locale."Quindi il corrispondente descrive la ritirata degli ultimi cechi,avvenuta alle 8.20 di questa mattina e protetta, in funzione di retro-guardia, da carri armati.

    Ed eccovi il proclama alla popolazione di Eger, appena diffuso

    dall'agenzia di notizie ufficiale tedesca DNB (Deutscher NachrichtenBund)."Alla popolazione tedesca del distretto di Eger: 'La nostra patria

    libera, e noi ci uniamo al Reich. In questa grande ora chiediamo atutti i camerati di mantenere la massima calma e il massimo ordine.Il nostro servizio di polizia, d'accordo con le autorit ceche, assumeil ruolo dell'organizzazione dei combattenti di prima linea. Gli ordi-ni dei combattenti di prima linea devono essere assolutamente ese-guiti. Per garantire un passaggio senza incidenti alla nostra patria, sichiede a tutta la popolazione di rimanere per il momento in casa.Tedeschi di Eger, che per tanti duri anni avete saputo mantenere lapi stretta disciplina, in queste ore che precedono la liberazionecompleta continuate ad attenervi alla legge e a mantenere l'ordine'."

    Da questo comunicato ufficiale si direbbe che tutta la faccenda sisia svolta d'accordo con le autorit ceche. E che si sia svolta pacifi-

    camente. Un altro dispaccio DNB da Eger parla anch'esso di accordiche sono stati presi con le forze di polizia e dell'esercito cechi peruno sgombero pacifico. Ma evidentemente vi stato un gruppo disoldati cechi che non si ritirato immediatamente da Eger. La DNBriferisce che il cimitero era ancora presidiato da truppe ceche. Sotto-linea comunque che le operazioni di occupazione del distretto sonoavvenute ordinatamente e pacificamente.

    Be', le cose si muovono in fretta. Appena una settimana fa eroper le strade di Eger e osservavo la facciata dell'hotel Victoria, par-zialmente rovinata dalle bombe a mano e dai colpi di mitragliatrice.Dappertutto si vedevano soldati e poliziotti cechi, con carri armati eautoblindo.Era solo una settimana fa, ripeto.Godesherg, 22-23 settembre 1938, ore 1.25Salve, America! Qui parla Godesberg, in Germania.

    Per la seconda volta oggi vi parlo dall'hotel Dreesen di Godes-berg dove per oltre tre ore, questo pomeriggio, il cancelliere Hitlere il primo ministro Chamberlain sono stati a colloquio.

    Che cosa sia stato deciso o che cosa sia stato discusso nella pic-cola sala sopra di noi non ancora stato reso noto. Tutto quello chesappiamo che le trattative non si sono concluse dopo la prima riu-nione, come era accaduto a Berchtesgaden la settimana scorsa, e uncomunicato ufficiale annuncia che proseguiranno domani.E poi dobbiamo informarvi dell'appello lanciato dal primo mini-

    stro britannico stasera, dal suo albergo in collina sopra il Reno, concui chiede che non avvengano incidenti nel territorio dei Sudeti.Poco dopo che il signor Chamberlain ebbe lasciato l'albergo delcancelliere Hitler alle 19.15 di oggi, il suo segretario privato ha con-vocato la stampa nel suo albergo in cima al Petersberg. Il traghetto

    era fuori servizio e quindi dovemmo fare otto chilometri lungo lariva del Reno per trovare un ponte, e giungemmo trafelati sul Peters-

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtberg in una mezz'ora. Vi leggo la dichiarazione rilasciata dal primoministro Chamberlain cos come ci stata consegnata:"Il primo ministro stato a colloquio con il Fhrer tedesco dalleore 16 a poco dopo le 19. stato deciso di riprendere i colloqui do-mani mattina."Nel frattempo la cosa essenziale, secondo il primo ministro,

    che vi sia la ferma volont delle parti e di tutte le persone interessa-te a mantenere in Cecoslovacchia condizioni che non interferiscanocon il progresso delle trattative in corso. Il primo ministro rivolgepertanto a tutti un caloroso appello affinch collaborino a mantene-re l'ordine e si astengano da qualsiasi atto suscettibile di provocareincidenti."Questo l'appello lanciato dal signor Chamberlain.Stasera i giornali dedicano i titoli delle prime pagine sia all'incon-tro del primo ministro britannico con il cancelliere tedesco sia all'oc-cupazione del distretto di Eger da parte dei tedeschi dei Sudeti, oc-cupazione che secondo i giornali ha avuto inizio questa mattina.La stampa tedesca afferma che l'occupazione ha avuto luogo inperfetto ordine e in base ad accordi presi con le forze armate e la po-lizia ceche. DISCIPLINA MERAVIGLIOSA. GIOIA INDESCRIVIBILE era inproposito il titolo del quotidiano della sera di Colonia.

    E potete ben immaginare quanto notevole sia stato il gaudio po-polare qui quando giunta la notizia che il vessillo con la svasticaveniva issato ovunque in un territorio che fino a ieri apparteneva allaCecoslovacchia.Mi trovavo a Eger solo una settimana fa, e naturalmente non sivedevano in giro bandiere con la croce uncinata. Le cose cammina-no in fretta, non v' dubbio.Oggi, dice la stampa tedesca, la bandiera nazista stata issata inrapida successione sul municipio, sulla chiesa, su numerosi altri edi-fici pubblici e poi anche su case private.Qui adesso l'1.30 di notte. Noto che le luci alle finestre dell'al-bergo del signor Chamberlain, dall'altra parte del Reno, sono quasitutte spente. La brava gente di questa cittadina che si chiama Godes-berg se n' andata a letto.

    Berlino, 24 settembre 1938, ore 0.05Salve, America! Qui Berlino.Questa sera mi sembra che almeno si sappia qualcosa di pi sul

    punto a cui ci troviamo.Abbiamo ancora davanti a noi sei giorni di pace. Esattamente fra

    una settimana sapremo se rester la pace o ci sar la guerra.Per quanto ci dato sapere, i colloqui fra il signor Chamberlain

    e Herr Hitler terminati all'1.30 di questa mattina hanno rischiaratol'orizzonte. Vi era un po' di confusione fra tutti noi qui a Godesberg,questa mattina presto, su quello che il primo ministro britannico e ilcancelliere tedesco avevano effettivamente raggiunto.

    Ma stasera, da come le si vede qui a Berlino, le cose stanno cos:Herr Hitler ha chiesto alla Cecoslovacchia di consentire, non oltresabato prossimo, alla cessione alla Germania del territorio deiSudeti. Il signor Chamberlain ha accettato di farsi latore di questa

    richiesta al governo ceco. E il fatto stesso che lui - con tutta l'auto-rit di chi il leader politico dell'impero britannico - abbia accet-tato l'incarico di comunicare le richieste di Hitler al governo diPraga viene giudicato qui, e ritengo anche altrove, una prova che leappoggia.

    E questa la ragione per cui pochi a Berlino, questa sera, ritengo-no che la Cecoslovacchia opporr un rifiuto. Ed per la stessa ragio-ne che la stampa tedesca, questa sera, esalta i nomi di Adolf Hitler edi Neville Chamberlain come quelli dei responsabili della pace inEuropa. Ecco perch i tedeschi con cui ho parlato per le strade diColonia all'alba di oggi, prima di andare a prendere l'aereo, e quel-li con cui ho parlato a Berlino questa sera, sembrano ancora crede-re che, alla fine, ci sar la pace. E che la Germania acquister tre mi-lioni e mezzo di tedeschi dei Sudeti e il loro territorio, ricco e bello,senza spargimento di sangue.

    Infatti quale credete che sia lo slogan a Berlino questa sera? Sitrova in tutti i giornali della sera, ed : "Con Hitler e Chamberlain

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    William L. Shirer - Qui berlino.txttenuto il suo famoso discorso per la conclusione del congresso delPartito nazionalsocialista a Norimberga. Fu dopo quel discorso, co-me ricorderete, che gli avvenimenti in Cecoslovacchia e nel restod'Europa cominciarono a prendere un ritmo sbalorditivo.

    La notizia che in quest'ora di tensione per l'intera Europa Hitlerha deciso di tenere un discorso in pubblico stata data improvvisa-

    mente alle 17 di oggi a Berlino. A quell'ora stavo percorrendo laWilhelmstrasse, di ritorno da una visita all'ambasciata americana do-ve avevo fatto una chiacchierata con un consigliere. Solitamente didomenica pomeriggio la Wilhelmstrasse - dove come sapete hannosede la maggior parte dei ministeri, compreso quello degli Esteri, ela Cancelleria di Herr Hitler - una strada tranquilla e quasi deser-ta in un pomeriggio domenicale, con un tempo che fra parentesi erabello.

    Tutti gli uffici governativi di solito sono chiusi. Ma questo pome-riggio ho avuto l'impressione che vi fosse un'insolita attivit. C'eratroppa gente che andava e veniva, per intenderci. Mi parso di vede-re uscire dal ministero degli Esteri l'ambasciatore britannico SirNevile Henderson. E stata una sorpresa, perch io sapevo che di soli-to non va a far visita al ministero degli Esteri tedesco la domenica.

    Verso le 20 di questa sera, le prime edizioni dei giornali di doma-

    ni erano gi in vendita per le strade e la gente si affrettava ad acqui-starle. Ne ho comperata una copia anch'io, e questo era il titolo ditesta, in grande evidenza: "Il Fhrer parler luned allo Sportpalast.Pubblici altoparlanti porteranno la sua voce in ogni angolo delpaese".

    E poco sotto, sempre in prima pagina, si leggeva, stampato inneretto, il seguente Proclama al popolo emanato dal dottor Goeb-bels. interessante notare che non lo aveva emanato nella sua qua-lit di ministro della Cultura popolare e della Propaganda, ma come"Capo nazionale della propaganda del movimento nazionalsociali-sta". Sopra il proclama, un titolo in corpo alto un centimetro e mez-zo: STORICO RADUNO DI MASSA.Dal proclama, cito: "Luned 26 settembre, alle ore 8, allo Sport-palast di Berlino si terr un grande raduno popolare di massa. Par-

    ler il Fhrer."La radiocronaca di questo raduno di massa sar diffusa da tuttele stazioni radio tedesche. Coloro che non posseggono un apparec-chio radio la ascolteranno attraverso gli altoparlanti comunitari inogni citt e villaggio della Germania. Tutti gli attivisti del partito inogni distretto devono incominciare immediatamente a preparare l'a-scolto della radiocronaca. Non deve esservi nessuno in Germaniache non partecipi, attraverso la radio, a questo storico raduno".Pi tardi, questa sera, la dirigenza del Partito per Berlino ha ag-giunto al proclama questi due paragrafi, destinati alla popolazionedella capitale: "L'ingresso al raduno di massa allo Sportpalast gra-tuito. Il raduno sar trasmesso per radio a mezzo di altoparlanti chesaranno disposti lungo le vie che portano dalla Cancelleria alloSportpalast. Quest'ultimo verr aperto alle ore 17."Berlinesi! Venite al grande raduno popolare di massa! Se non

    trovate posto allo Sportpalast, allora formate per il Fhrer, lungo ilsuo tragitto, un gigantesco muro umano e preparategli un'accoglien-za colma dei sentimenti che ci infondono queste ore storiche".Lo Sportpalast, magari lo sapete, il Madison Square Garden diBerlino. Pu accogliere circa quindicimila persone. Al tempo dellarepubblica, e da allora in poi, ha fatto da palcoscenico non solo aeventi sportivi, ma anche a grandi manifestazioni politiche. Lo stes-so Hitler era solito tenervi i suoi discorsi prima di salire al potere, ericordo che la prima volta che ho visto lui e, con lui, l'intero movi-mento nazionalsocialista, fu a un raduno di massa svoltosi alloSportpalast sei o sette anni fa.E curioso ricordare, per inciso, che a quel tempo Berlino, cheaveva una forte maggioranza socialista e comunista, non lo prende-va molto sul serio. A parte un giornale, a quel tempo diretto dal dot-tor Goebbels, l'indomani tutti i giornali berlinesi criticarono sfavo-

    revolmente il discorso di Hitler.Ma questo accadeva sei o sette anni fa.

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    William L. Shirer - Qui berlino.txtOra, perch il cancelliere Hitler ha improvvisamente deciso di

    parlare domani? La stampa non ha dato alcuna spiegazione, ma ione ho sentito una stasera sulla Wilhelmstrasse.Il cancelliere, ho sentito dire, ha deciso di parlare al fine di con-trobattere una dichiarazione fatta da radio Praga alle 14.20 di oggi.

    Non ho sentito quella trasmissione, ma qui a Berlino si dice che Pra-ga ha accusato Herr Hiter e il signor Chamberlain di essere andatioltre i termini che erano stati concordati nell'accordo anglo-france-se che stato imposto alla Cecoslovacchia la settimana scorsa.Herr Hitler, mi stato detto, ribatter a quest'accusa nel discor-so annunciato per domani sera.Il che ci riporta al famoso memorandum passato dai ted