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Progettazione partecipataTRANSCRIPT
Partecipare al museo: innestare cambiamenti.
La partecipazione: note e riflessioni introduttive
di Noemi Satta
www.noemisatta.com | [email protected]
Questo documento è di supporto a una presentazione verbale. I contenuti potrebbero non essere correttamente interpretati in assenza dei commenti di chi ne ha curato la stesura.
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Sommario
• Partecipazione: definizione • Metodi, caratteristiche, fasi, approccio • Case histories • Considerazioni finali
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Cercando una definizione • È grande la confusione su questo termine • A volte approfondimento del concetto di
cittadinanza responsabile e consapevole • Altre volte una sorta di messa al vaglio di
decisioni già definite nelle linee essenziali o addirittura già prese
• Talvolta, meno frequentemente, implica una vera e propria messa in gioco delle capacità di un gruppo, che così facendo attivamente contribuisce alla vita sociale, e nella sostanza realizza azioni concrete, con un vero e proprio processo di capacitazione o empowerment
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partecipazione
• Spesso intesa come: – Fare volontariato – Fare informazione istituzionale – Costruire consenso intorno a delle scelte – Definire con i cittadini alcuni passaggi
(generalmente quelli finali) nella localizzazione di un servizio
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Partecipazione • Nelle scienze politiche molto spesso la
par tec ipaz ione è s ic e t s impl ic i te r partecipazione alla vita politica (mediata t radiz ionalmente da part i t i , o dal le consultazioni popolari, o dal voto)
• È contemplata la partecipazione come movimento dal basso che affronta questioni molto vicine ai bisogni del cittadinoà sta generando attenzione e nuovi modelli di relazione tra istituzione e cittadini
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Partecipazione • Tuttavia è necessario ricorrere a un grande
classico (Chambers, 1994) per trovare una definizione utile a comprendere le nuove retoriche e a entrare nel vivo dell’approccio partecipativo
• "Participation" has three uses and meanings: cosmetic labelling, to look good; co-opting practice, to secure local action and resources; and empowering process, to enable people to take command and do things themselves
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Partecipazione • Its new popularity is part of changes in
development rhetoric, thinking and practice. • These have been sh i f t i ng f r om a
standardised, top-down paradigm of things towards a diversified, bottom-up paradigm of people.
• This implies a transfer of power from "uppers" - people, institutions and disciplines which have been dominant, to "lowers" - people, institutions and disciplines which have been subordinate
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Caratteristiche della partecipazione
• Partecipare davvero • I tempi lenti • Integrare le conoscenze • Uscire dagli schemi • Immagini e non solo parole per
comunicare • Celebrare l’avvenimento della
partecipazione
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Partecipare davvero • La partecipazione è qualcosa di complesso, come
abbiamo visto. Ma certamente non può essere confusa con quei progetti belli e pronti, promossi e realizzati dall’alto, che solo all’ultimo inseriscono azioni di coinvolgimento della popolazione.
• In questo caso il tutto si traduce in un maquillage di un’azione top-down, progettata dall’alto a cui si chiede semplicemente di dare un’approvazione, o in cui si pretende che gli altri partecipino nelle ultime fasi (quando le decisioni sono già prese).
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I tempi lenti • Sono necessari (almeno) dai 3 ai 12 mesi per
realizzare le prime fasi di un progetto partecipativo su un territorio
• Sono utili anche per formare e vedere crescere una risposta in quei progetti che prevedono di agire con le persone e con la mentalità di un luogo
• È inutile pretendere di forzare questa naturale lentezza a meno di non voler snaturare l’aspetto partecipativo dei progetti
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Integrare le conoscenze • L’approccio che si predilige in questo
genere di lavoro è quello di valorizzare il sapere di tutti.
• Spesso i saperi locali sono necessari e di integrazione a quelli degli esperti.
• L’approccio dell’esperto è quello di non salire in cattedra, valorizzando del proprio ruolo l’aspetto di mediazione tra le conoscenze di tutti.
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Uscire dagli schemi – Parleremo anche di metodi. – Ma si intende che l’approccio non può
essere dogmatico nè meramente concentrato sull’applicazione di procedure.
– Riuscire ad uscire dagli schemi è essenziale, quando un metodo può risultare una gabbia.
– In questo caso riuscire a comporre delle variazioni sul tema, a seconda dei casi, aiuta a trovare soluzioni.
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Immagini e non solo parole per comunicare
• Lavorare praticamente, oserei dire manualmente, e lasciando qualcosa di tangibile a testimonianza del processo
• questo è un aspetto determinante dei processi di comunicazione e di allargamento effettivo alla popolazione del lavoro
• Da qui il valore di mezzi quasi artigianali e a basso contenuto tecnologico, come cartellini, cartelloni, disegni, poster, etc.
• Serve poter dare immediatezza e soprattutto assicurare a tutti l’accesso alla rappresentazione.
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Celebrare l’avvenimento della partecipazione
• Il momento finale del lavoro prevede sempre uno spazio di celebrazione, una serata finale, in cui gli animatori (rap)presentano i lavori, i progetti realizzati, le idee da proporre a tutta la comunità.
• Qui più forte è sviluppato il tono dell’ironia, della creatività, della semplicità, più forte è la comunicazione effettiva.
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Alcuni tra i metodi della partecipazione
• I metodi usati: Action Learning, Participatory Learning Action, In search for future, Forum, Scenario Workshop, Open space tecnology, worldcafè, etc
• Tra quelli utilizzati in ambiti culturali (spesso per gli ecomusei) e applicati: le mappe culturali (origine del metodo: parish map di matrice angolosassone)
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Caratteristiche e fasi di un progetto partecipativo
• Fase di ricerca • Interazione effettiva con i cittadini e con le comunità • Rappresentazione del processo • Coltivare il pensiero laterale per far emergere
competenze nuove e per costruire soluzioni nuove • Racconto del processo nelle sue diverse fasi • Sviluppo di nuovi progetti e in generale attenzione
alla “coscientizzazione”, capacitazione o empowerment
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Fase di ricerca • Fase di ricerca:
– ricerca a tavolino – mappatura territoriale – interviste in profondità e dialoganti – analisi dei network presenti – outreach walk o passeggiata trasversale o
esplorazione del territorio
• le fasi di ricerca sono già fasi di coinvolgimento e di costruzione collaborata dei contenuti o delle fasi di lavoro successive
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Interazione • Interazione con la popolazione:
– tramite interviste dialogate e in profondità o con focus group, forum,à vedi le azioni di ricerca
– Tramite:
• Feste o momenti conviviali • Laboratori • Itinerari, festival, azioni di arte pubblica o
relazionale • Azioni eventi (ma attenzione a questo ultimo
punto, forse meglio parlare di antieventi)
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Rappresentazione del processo • Documentazione e condivisione dei risultati
delle diverse fasi di ricerca, di intervento, di festa, di antievento, di riunioni, di passi falsi e di risultati
• NB: le tecniche di facilitazione e di visualizzazione delle discussione vengono in aiuto nel rendere i percorsi davvero condivisi
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Coltivare il pensiero laterale àempowerment • In questo caso sono le tecniche creative affiancate a
quelle di facilitazione a favorire lo sviluppo di nuovi punti di vista
• Alcuni strumenti utilizzati/bili: – TeatroForum, video partecipato – Danza o scrittura creativa
• Ci soffermiamo su alcuni punti – Arte relazione o arte pubblica (anti monumentale) – Picture cards – Strumenti del service design – Tecniche di story telling
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Arte relazionale – Arte relazione o arte pubblica (in accezione anti
monumentale)àl’artista che lavora in modo relazionale funziona come un attivatore particolare di energie e visioni
– Maria Lai, legarsi alla montagna, 1981 – Birrozzi C., Pugliese M., a cura di, L'arte pubblica nello spazio
urbano, commitenti, artisti, fruitori, Bruno Mondadori 2007, (pagg 31- 35)
– https://www.youtube.com/watch?v=0rVoN64Fz-o
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Picture cards – Strumenti del product design o del service
design – Trasferite in ogni caso dalla progettazione
all’apertura di possibilità all’interno di un gruppo di lavoro
– Necessitano di una struttura libera, di un ritmo, di una regia, e di alcune domande (poche, semplici e aperte)
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Tecniche di story telling • Personaggi che incarnano possibil i tà, stati,
cambiamenti • Incipit narrativi • Possibilità di scrivere la propria storia
– non è un semplice esercizio di scrittura creativa – si basa sulla conoscenza approfondita di un
contesto, di un luogo o di un’organizzazione – Si individuano possibili scenari di sviluppo, si
scrivono degli incipit adeguati – Si osservano i “tipi” presenti e i personaggi
necessari al cambiamento 23
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Racconto del processo • Il materiale è proveniente dalle fasi
precedenti, quindi è progettato da subito ed è una fase che va in parallelo con le azioni di ricerca, intervento, progettazione, realizzazione, fund raising
• Tra gli strumenti e le realizzazioni • Audio, videoà • Storie raccolte • Social repository • Web tv • etc
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Nuova progettualità o empowerment/“coscientizzazione”/
capacitazione • Nuovi progetti che nascono dal percorso • Si generano in continuazione • Importante che non prenda la mano
l’atteggiamento da creazione di eventi • Considerare l’evento o l’anti evento come
momento di “visibilità” di un processo • Non perdere di vista il processo
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Caratteristiche dell’approccio partecipativo
• L’esperto è un moderatore; il partecipante è attivo e responsabile
• Si cercano le domande prima delle soluzioni • Le soluzioni non si danno ma si costruiscono in
base alle capacità e alle visioni dei partecipanti • Il territorio o il contesto in analisi si attraversa
secondo percorsi anomali • Si contaminano i punti di vista
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I perché del coinvolgimento/partecipazione – Considerare i non addetti e il loro senso
di estraneità al luogo e paura di non capire
– Inclusione per tutti e anche per quanti abitualmente hanno un’attitudine poco attiva
– Lo scopo è far entrare le persone nella progettazione e nella presa in carico responsaibile della realizzazione.
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Alcune note per un museo aperto • Apro le porte • Lavoro sull'accessibilità (linguaggio, culture,
gerghi…) • Individuo aree di lavoro ibrido che creino osmosi
e permeabilità con il territorio • Creo gruppi di lavoro tematici e intersettoriali • Curo l'analisi creativa dello spazio e delle risorse • Rendo innovativo il percorso nei contenuti e nei
supporti utilizzati • Non solo azioni e progetti, ma laboratori di
crescita/empowerment/capacitazione
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Alcune case history
• Un laboratorio per un ecomuseo urbano in cascina: il caso della Cascina Cuccagna (Milano)
• Un modulo di accensione della partecipazione: ZUPlab
• Un giardino spazzatura: il giardino di via Carnevali a Milano
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Laboratorio Ecomuseo Cascina Cuccagna
• Ecomuseo Cascina Cuccagna: un luogo da vivere e non da consumare
• Attenzione a non “musealizzare” (rischio comune a molti progetti simili): ossia a non fermarsi al significato cristallizzato di memoria e di patrimonio, e fare molta attenzione al significato di identità
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L’Ecomuseo Urbano della Cascina Cuccagna
Che cosa vogliamo fare con il progetto dell’Ecomuseo?
– Creare e non solo esporre contenuti culturali – Interpretare, conservare e ricreare il
patrimonio culturale materiale e immateriale del territorio
– Coinvolgere e sensibilizzare – Stabilire relazioni con il territorio e con
diversi pubblici 31
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La progettazione dell’ecomuseo urbano della
Cuccagna Fasi e strumenti
– Mappatura delle caratteristiche culturali (intese in senso ampio), della zona 4
– Ricerca qualitativa incentrata sui protagonisti del Progetto Cuccagna. Raccolta di memorie, testimonianze, opinioni di persone rilevanti per il territorio e il progetto attraverso interviste semi strutturate (vedi i risultati distillati)
– Elaborazione creativa dei contenuti dell’ecomuseo: workshop creativi e di esplorazione territoriale
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• Laboratorio di esplorazione territoriale e di branding creativo
• L’obiettivo: cercare le vocazioni e i temi del territorio e quindi vocare/chiamare l’ecomuseo.
• Quale nome per il nascente ecomuseo?
Narrazioni, divagazioni, esternazioni Workshop creativo di esplorazione
territoriale
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Workshop di esplorazione territoriale
• L’output: – un documento prodotto del ws, trascrizione e
rielaborazione dei vari documenti – una scatola di cartone – una borsetta di tela
– Questi ultimi strumenti umili e al contempo potenti dispositivi di comunicazione, perché veicolo semplice di messaggi del nostro ws
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Workshop di esplorazione territoriale
Fasi: – Fasi di lavoro in gruppo, in Cuccagna,
moderate e ritmate. – Fasi di lavoro (singole o a gruppi) libere di
esplorazione e di rielaborazione. – Fasi di lavoro di raccolta e di sintesi,
moderate e libere.
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Workshop di esplorazione territoriale
Spunti metodologici: – passeggiata trasversale o outreach (da metodologie
partecipative e progetti di coinvolgimento di comunità e quartieri)
– brain storming (per l’elaborazione creativa in gruppo) – metaplanning (per la moderazione del lavoro di gruppo e
la visualizzazione dei risultati) – play40, libro gioco di Isao Hosoe della Corraini editore,
per l’elaborazione creativa di idee (come un gioco per fasi di elaborazione di gruppo)
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Workshop di esplorazione territoriale
Gli strumenti:
– Il kit dell’esploratore
– La “scatola di viaggio”
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Il programma dei lavori
Sei fasi di lavoro, una per ogni faccia della scatola: 1. Il coperchio, chi sono 2. (Pre)visioni, cartoline “Saluti da Milano” 3. Cuccagna storming 4. Cuccagna mapping, Itinerari sulla carta 5. Esplorazioni 6. Ecomuseo Branding
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1. Chi siamo
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2. “Saluti da Milano”
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3. Cuccagna Storming
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Le carte da gioco
• Oltre a quelle di Isao Hosoe, alcune carte prodotte da noi
• Utilizzando frammenti e idee dalle interviste ai protagonisti del Progetto Cuccagna
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4. Cuccagna mapping
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5. Esplorazioni
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6. Ecomuseo Branding
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Aperitivo finale… con l’asta!
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Un momento finale di restituzione e di presentazione del lavoro fatto. Un aperitivo con l’asta: le borsette dell’ecomuseo vendute al miglior offerente!
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Risultati del workshop • Un “magazzino delle idee” molto ricco da
cui attingere • Una serie di parole chiave quando si
parla dell’ecomuseo: gli intervalli e l’anomalia, l’ozio e la pausa
• Sono chiavi di letture importanti per capire il territorio e per interpretarne i bisogni e le necessità, anche in ambito culturale
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Risultati del workshop
• La ricerca e la voglia di sorpresa, bellezza, insieme a tempi e spazi da dedicare all’“ozio creativo”
• Una sottoscrizione comprata dal gruppo del ws come gesto simbolico: un mattone della Cascina
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Risultati del workshop • Alcuni strumenti di comunicazione attivati (periodo
maggio-luglio 2009) – Un profilo facebook che ha accompagnato la comunicazione del
ws – Comunicati stampa pre e dopo – Pubblicati su www.tafter.it e sul banca del tempo – La prima assicura una copertura nel settore culturale, largo
pubblico e pubblico settoriale – Mappa su google come collettore di informazioni e racconti nel
territorio – Album fotografico – In lavorazione un video di pochi minuti (da 16 h di girato) – Intervista su radioflash.it, radio del network popolare – R.P. attivate intorno al progetto in un contesto istituzionale e
culturale tramite il coinvolgimento diretto di alcune persone del settore nel lavoro
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I rischi di fallimento • Se c’è una governance debole o poco
chiara, se sono poco focalizzati gli obiettivi strategici, se il processo decisione all’interno dell’organizzazione presso cui si opera è frammentato o è ostacolato al proprio interno
• Il rischio di aver fatto molto rumore per nulla, se non c’è certezza decisionale sul seguito del lavoro
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Un modulo di accensione della partecipazione: ZUPlab
• ZUP, da Zuppa Urban Project a The recipe for change
• Da rigenerazione urbana a rigenerazione di idee
• Una breve carrellata per spiegare genesi, storia, rete di ZUP
• Alcune riflessioni sul modulo ZUPlab partendo dall’infografica
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Un giardino spazzatura: il giardino di via Carnevali a
Milano
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Le fasi di ZUP (2010-2011)
• Animazione – Desk and field research – Rete – Comunicazione – Esplorazione – Reinterpretazione – Creazione di prodotti – Comunicazione –
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Spin off già attivo: ZUPlab è un format ludico esperienziale, urban trekking e ws strategici per organizzazioni
Spin off potenziale: format esperienziali
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Le fasi di ZUP (2012-2013) • Partecipazione
– Rete locale – Gruppo locale – Incontri di staff/(metodo) – learning by doing – Calendari e incontri (idee e zappe) – Collaborazioni con artisti/musicisti/attori – Allargamento rete: i commercianti che aiutano
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Il gruppo prende nome: il comitato giardino carnevali
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Le fasi di ZUP (2013/2014) • Partecipazione
– Allargamento dei volontari e degli interessati – Trasformazione dello spazio, degli usi, delle
relazioni – Collaborazione con il politecnico, il cdz9, per
nuovi spazi di relazione entro il progetto In un giardino
– Il lavoro si allarga ad altre zone di quartiere – Un marchio e il manuale di identità
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Un marchio e il manuale di identità
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quali questioni di governance in un progetto partecipativo
(come il giardino carnevali per esempio o il processo intero di
ZUP a Dergano/Bovisa)?
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Governance: • La governance è reticolare e non istituzionalizzata • La rete è interdisciplinare, interistituzionale • Il gruppo che anima le azioni nel giardino non è
formalizzato • Zup è un progetto di una consulente, un marchio
ombrello per una serie di attività, un marchio di processo conosciuto nel quartiere e scambiato per un’associazione, una piattaforma di mediazione tra locale e sovralocale, tra il semplice giardino e le relazioni complesse nel quartiere
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Governance • Governance che mira (e sta già – in parte,pur
non senza fatica - ottenendo): – Capacitazione di un gruppo – Capacitazione del primo cerchio di simpatizzanti
(negozi e altri coinvolti nel quartiere) – Rete locale – Rete interdisciplinare e sovralocale – Gestione interna light – Alimentazione informale del patrimonio vero:
persone, tempo, idee
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Sostenibilità (e impatto) • Risorse
– Economiche, di persone, di immaginazione, di idee
• Zero budget pubblico, poco o scarso privato (ma poco o nullo l’investimento in tal senso: il gruppo deve crescere e focalizzare quest’obiettivo come proprio)
• Necessità forte, sentita dal gruppo, di avere un allargamento
• Necessità forte di continuare ad alimentare l’immaginazione e la fiducia
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Sostenibilità (e impatto) • Risultati auspicati (a seconda degli
interlocutori) – Tecnici: via la spazzatura – Di processo: capacitazione, sensibilizzazione,
educazione • Gli interlocutori pubblici diseducano (ma
sono in cambiamento): finanziamenti ad eventi o a coprire materiali d’uso non durevole
• Non si vede il lavoro della partecipazione 61
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Sostenibilità e impatto
• I piccoli passi in avanti: – Ironia – Acqua – Creatività – Collaborazione
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Spunti
• Come alimentare la motivazione? • Come alimentare il numero dei volontari
e delle idee? • Come alimentare fiducia e
immaginazione? • Come assicurarsi continuità
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Bibliografia ragionata • Noemi Satta, Partecipare al patrimonio. Riflessioni su nuove modalità di
rapporto tra pubblico, patrimonio culturale e territorio, giugno 2005 http://www.fizz.it/argomenti/pubblico/2005/satta.htm
• Noemi Satta, La parola all'aula. Metodo di coinvolgimento e di visualizzazione della discussione nella pratica didattica e nella moderazione di gruppi, www.scuolaecitta.it
• “Fresh Vision, learning at Somerset House” pubblicate nel 2004 e dedicate alle iniziative della Courtauld Institute of Art, dell’Hermitage Rooms, della Gilbert Collection.
• “Cultura ed inclusione sociale” di Economia della cultura, anno XIV, 2004/n.4 • Richard Sandell, a cura di, Museums, Society, Inequality, Routledge, London,
2002
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Bibliografia ragionata • Sull’ironia nella risoluzione dei conflitti e nella pratica dell’ascolto attivo si veda
M.Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano, 2003.
• Paulo Freire, Pedagogia degli oppressi, edito nel 1971 da Mondadori (e ora riedito da Edizioni Gruppo Abele), ma si vedano anche P.Freire, Education for critical consciousness, Continuum, London, 2005 e P.Freire, Pedagogy of hope, Continuum, London, 2004.
• Laura Peers, Alison K. Borwn, a cura di, Museums and Source communities, Routledge, London, 2003
• Andrea De Eccher, Elena Marchigiani, Alessandra Marin, a cura di, Riqualificare la città con gli abitanti, Edicomedizioni, Gorizia, 2005
• Simona Bodo, Maria Rita Cifarelli, a cura di, Quando la cultura fa la differenza. Patrimonio arti e media nella società multiculturale. Meltemi, Roma, 2006
• http://idp-key-resources.org/documents/0000/d04267/000.pdf • Chambers, R. (1983) Rural development: putting the last first. Harlow: Prentice
Hall, http://opendocs.ids.ac.uk/opendocs/handle/123456789/178#.VCbU_SgVguM • Chambers, R. (1994) Paradigm shifts and the practice of participatory research and
development. IDS working paper no. 2. Brighton: IDS.http://opendocs.ids.ac.uk/opendocs/bitstream/handle/123456789/1761/rc81a.pdf?sequence=1
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Per informazioni e approfondimenti
• [email protected] • Skype noemi.satta • tw @noemisatta • www.noemisatta.com • www.noemisattablog.wordpress.com • www.progettozuppa.wordpress.com • http://blog.vita.it/chezuppa/
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