presentazione standard di powerpoint diretto •il bullismo diretto fisico consiste in attacchi...

Action Anti-bullying

• Lo studio condotto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Violence against Children sostiene che circa il 40% dei bambini in tutto il mondo sperimenta il bullismo a scuola

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Programme of the European Union. The contents of this publication are the sole responsibility of Action Anti-bullyingand

can in no way be taken to reflect the views of the Eur

• In Spagna l’ indagine nazionale Estudio sobre la violencia y acoso escolar, condotto nel 2007 da Araceli Oñate e Iñaki Piñuel, ha analizzato 24.990 studenti tra i 7 ed i 17 anni




Secondo l’ indagine, il 23,2% dei bambini è stato vittima di bullismo nel mese precedente. La maggior parte di essi mostra di avere danni psicologici:

- 53,7% sintomi da stress post-trauma

- 54,8% depressione

- 15% idea di suicidio




• Nel 2006 il Consiglio d’ Europa pubblica il manuale per la Riduzione del Bullismo nelle scuole- Come fare la differenza, in seguito alla diffusione delle emergenti forme di bullismo, come il cyberbullying – bullismo cibernetico




Il progetto Action Anti-bullying è un programma finanziato dalla Commissione Europea, facente

parte dell’ iniziativa Daphne III.

25 scuole partner di 5 paesi europei

Italia, Romania, Slovenia, Spagna e Regno Unito




I Partner del Programma sono:

In Italia – Icaro con A.N.S.I.

Icaro Coordinatore del progetto, un Consorzio non-profit di Cooperative Sociali creato nel 1995 con lo scopo di formulare una risposta concreta ai problemi di gruppi a rischio di esclusione sociale

A.N.S.I. – Associazione Nazionale Scuole Italiane




In Spagna – CECE (Conferation Espagnola de Centros de Enseñanza)

Organizzazione professionale non-profit fondata nel 1977 e che ricopre un ampio settore dell’ istruzione spagnola, dalla scuola dell’ infanzia al livello universitario.

In Uk – NCfLB offre all’ Università di Northampton consulenza e formazione sulle modalità di apprendimento comportamentale e di riduzione del bullismo e altre forme di comportamento violento nelle scuole, nei centri di assistenza ai bambini e a casa.




In Slovenia – OMAMS è una scuola elementare pubblica con esperienza nell’ implementazione di campagne anti-bullismo, che coordina altre quattro scuole nel programma

In Romania – ISJP è un Ispettorato Regionale delle scuole sotto l’ autorità del Ministero dell’ Istruzione. Il suo compito principale è quello di coordinare e controllare le scuole di ogni livello in tutta la regione di Prahova




Chi è il bullo?

• Il bullo è un ragazzo o una ragazza che compie degli atti di prepotenza verso un proprio pari sfruttando il fatto di essergli in qualche modo superiore.

• Queste prepotenze non sono occasionali, ma si ripetono nel tempo, configurandosi come una vera e propria persecuzione.

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Che cos’è il bullismo?

• Il bullismo è una forma d'oppressione, in cui la vittima sperimenta, per opera di un coetaneo prevaricatore, una condizione di profonda sofferenza, di grave svalutazione della propria identità, a volte d'emarginazione dal gruppo.

• Il termine italiano bullismo è la traduzione letterale della parola “inglese” “bullying”, usata nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo.



Definizioni…

• Il bullismo è definito da Farrington (1993) come: • “un'oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata

nel tempo, perpetuata da una persona o da un gruppo di persone- più potente nei confronti di un'altra persona percepita come più debole”.

• Un'altra interpretazione è la seguente: • “il bullismo è un tipo di azione (individuale o collettiva) che

mira deliberatamente a fare del male o danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per chi ne è vittima. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c'è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare” (Sharp e Smith, 1995).



Intenzionalità- persistenza- squilibrio

• Intenzionalità, persistenza e squilibrio sono quindi gli elementi che caratterizzano il fenomeno del bullismo; i primi due a carico di chi compie l'azione, il terzo distintivo della situazione nella sua globalità, in cui gli attori del dramma occupano posizioni diverse nella scala del potere e del prestigio.

• Ciò significa che con il termine bullismo, non ci si riferisce a una situazione statica in cui c'è qualcuno che aggredisce e qualcun altro che subisce, ma a un processo dinamico in cui persecutori e vittime sono entrambi coinvolti.



Bullismo diretto

• Il bullismo diretto fisico consiste in attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, come picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, graffiare, mordere, tirare i capelli, dare pizzicotti, fare sgambetti, sottrarre oggetti altrui o rovinarli.

• Il bullismo diretto verbale implica il minacciare, deridere, offendere, insultare, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti, estorcere denaro o beni materiali, rilevare difetti fisici, difficoltà scolastiche o sportive, ecc.



Bullismo indiretto

• Il bullismo di tipo indiretto, invece si manifesta più sul piano psicologico, esso è meno evidente e più complesso da individuare, ma non per questo meno dannoso per la vittima.

Esempi :

– l'esclusione dal gruppo dei coetanei;

– l'isolamento;

– l'uso ripetuto di smorfie e gesti volgari,

– la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima,

– il danneggiamento dei rapporti d'amicizia.

• Queste prepotenze sono più nascoste e sottili, per questo spesso più difficilmente rilevabili. Una volta che un alunno o un gruppo d'alunni abbia stabilito una relazione di dominanza rispetto a un altro alunno o gruppi d'alunni, talvolta è loro sufficiente uno sguardo minaccioso per confermare la propria posizione di forza.

• DIFFERENZE DI GENERE: Nei maschi sembrano prevalere le forme di tipo diretto, soprattutto quelle fisiche, sono le femmine a mettere in atto più spesso quelle di tipo indiretto.



Differenza tra bullismo e comportamenti devianti- anti sociali

• È quindi importante differenziare i comportamenti di bullismo dai comportamenti non aggressivi e da quelli che costituiscono attività criminale e antisociale.

• Una prima categoria di comportamenti non classificabili come bullismo è quella degli atti particolarmente gravi che più si avvicinano a un vero e proprio reato:

“Attaccare un coetaneo con coltellini o latri oggetti pericolosi, fare minacce di gravi aggressioni alla persona, procurare ferite fisiche gravi, commettere furti d'oggetto molto costosi, compiere molestie o abusi sessuali”, sono TUTTE condotte che rientrano nella categoria dei comportamenti antisociali e devianti, pertanto non possono essere in alcun modo definiti come “ bullismo”, ma sono tutte situazioni che hanno bisogno di una denuncia e di una collaborazione tra scuola e autorità giudiziaria.



Occhio alle distinzioni…

• I comportamenti cosiddetti “quasi aggressivi” che spesso hanno luogo tra coetanei, non costituiscono forme di bullismo.

• Si riferiscono a situazioni in cui i ragazzi fanno giochi turbolenti, lotta per finta, presa in giro “per gioco” o aggressioni giocose e non sono definibili come bullismo, perché implicano una simmetria della relazione, ossia una parità di potere e di forza tra i due soggetti implicati e un'alternanza dei ruoli.

• Si manifestano frequentemente nell'interazione tra maschi, dal secondo ciclo della scuola elementare fino ai primi anni delle superiori.

• È quindi importante che l'insegnante, attraverso l'osservazione e la discussione con i ragazzi, sappia distinguere la diversa natura di questi comportamenti.



• Le origini dell'aggressività secondo la teoria dell'attaccamento possono essere ricondotte a quattro ambiti fondamentali:

• Deprivazione materna

• Protesta per la separazione o la perdita

• Funzione riflessiva ed aggressività

• Stile di attaccamento insicuro



Funzione riflessiva

• Consiste nella capacità di interpretare il proprio comportamento e quello degli altri in termini psicologici, cioè attribuendo un significato al proprio comportamento o al comportamento dell’altro in relazione ai pensieri, agli affetti, ai desideri, ai bisogni ed alle intenzioni.

• La funzione riflessiva è alla base dell'empatia e permette di andare oltre l'atteggiamento esteriore per arrivare a cogliere lo stato mentale che ha motivato una determinata condotta. Un DEFICIT di questa funzione, comporta una mancanza di comprensione, di analisi del proprio comportamento e di quello degli altri.

• La capacità riflessiva favorisce la rappresentazione psicologica e la simbolizzazione del proprio stato interiore ed è quindi decisivo per lo sviluppo di una regolazione affettiva efficace, per il controllo degli impulsi, l'automonitoraggio (il riflettere sul proprio comportamento ) e l'esperienza di self-agency ( il riconoscersi come protagonista delle proprie azioni ).



Come si sviluppa il Sé riflessivo…

• Per poter sviluppare un “Sè psicologico” (“Sè riflessivo”) il bambino ha bisogno di una relazione con una persona in grado di riflettere il suo stato mentale e di prendersi cura di lui considerandolo un essere pensante.

• Questa funzione si manifesta in due modi complementari : il genitore ( caregiver) pensa al proprio bambino riferendosi ai suoi pensieri ,a ciò che sta provando, ai suoi bisogni, alle sue intenzioni e cerca di interpretarli e di comprenderli; nello stesso tempo l'adulto, mentre rende espliciti ed accessibili i propri processi mentali traducendoli in azioni fisiche ed in un linguaggio comprensibili, permette al bambino di riconoscersi e gli propone un modello di funzionamento riflessivo nel quale identificarsi.

• MADRE SPECCHIO



• Le manifestazioni di bullismo rappresentano solo l'aspetto, per così dire emergente, di una più ampia e complessa situazione di malessere evolutivo.

• L'essere bullo o vittima costituisce in altre parole una possibile espressione comportamentale di una crisi più profonda, meno acclarata ed in gran parte sommersa, ma non per questo meno sofferta, legata alla difficoltà di crescere armonicamente come individuo fra gli altri.



L’importanza

di interventi di prevenzione…

• Gli studi hanno ampiamente verificato le relazioni esistenti fra le esperienze di bullismo in età scolare ed il disadattamento sociale in età successive , evidenziando come i bulli abbiano molte probabilità di diventare adulti asociali, spesso coinvolti in condanne penali e le vittime persone che tendono ad isolarsi socialmente, a soffrire di depressione, fino ad arrivare in casi estremi, al suicidio.

• Da qui la rilevanza sempre maggiore che le indagini attribuiscono all'analisi del bullismo, inteso come significativo indicatore di rischio nel percorso psicoevolutivo



Bulli- Vittime: aspetti

complementari di un disagio analogo • Nei bulli il disagio si esprime sul piano comportamentale attraverso

manifestazioni d'aggressività, trasgressione delle regole, atteggiamenti di dipendenza, comportamenti delinquenziali, ecc.

• Il brutale comportamento dei bulli da una parte e l'eccessiva insicurezza delle vittime dall'altra si possono ricondurre allo stesso problema come due facce della stessa medaglia.

• Ada Fonzi (1999), studiando nel fenomeno i possibili fattori individuali , ha riscontrato che la condizione di vittima e quella di bullo appaiono legate alla “difficoltà nel riconoscimento delle emozioni “, evidenziando così una totale mancanza d'empatia da parte di questi ragazzi.

• Bulli e vittime hanno pertanto deficit simili e spaventa vedere nei bulli l'assenza di consapevolezza dei sentimenti della vittima e la mancata comprensione delle conseguenze, ma spaventa in ugual misura vedere nelle vittime , sia in quelle remissive passive che in quelle provocatrici, un'insicurezza così evidente da comunicare di non essere in grado di difendersi.



Intervento sulla dinamica relazionale

• Proprio perché il bullismo coinvolge due o più individui, per comprenderlo è necessario cogliere la sua natura relazionale, è dunque fondamentale focalizzarsi non solo sui problemi di comportamento o di temperamento del singolo, ma anche e soprattutto sulla tipologia di rapporto che si è venuta a creare tra bullo e vittima. Come ricorda Olweus (1996), ”Non è solo un fenomeno individuale, ma è anche un fenomeno di gruppo”. Non è tanto importante che tutti i membri di un gruppo vi prendano parte attiva, quanto piuttosto i sentimenti di complicità, di condiscenza e quindi di copertura che fanno da sfondo all'operato di uno che agisce per tutti.



• Il perpetrarsi nel tempo dei comportamenti prepotenti, denuncia inevitabilmente l'inadeguatezza di genitori e insegnanti nella lettura delle successioni relazionali dentro le situazioni di riferimento: o l'adulto non riesce a cogliere ciò che accade, oppure ne sottovaluta il significato.

• Gli atti di bullismo quando avvengono all'interno della scuola, richiedono di estendere l'attenzione a tutto il gruppo – classe che contribuisce (in parte attivamente) a “costruire” i ruoli di bullo e di vittima, oltre a mantenerli rigidi e invariati nel corso del tempo.



Perché il bullismo

è così diffuso oggi?

• E’ sempre esistita la dinamica “bullo- vittima?

• In che modo la società attuale ha favorito la diffusione del fenomeno?

• Quali sono i fattori sociali e culturali che possono rappresentare dei fattori di protezione ?



Dalla famiglia delle regole alla famiglia degli affetti:

un’analisi socio-culturale del fenomeno IERI OGGI

Rigidità negli atteggiamenti e nelle

regole

Mancanza di regole o confusione

Regime educativo autoritario Regime di negoziazione continua

Confini rigidi e distanziali fra i

membri della famiglia

Confini “inesistenti” o confusi fra i membri

della famiglia

Rigidità gerarchica con ruoli ben

marcati

Sovrapposizione di ruoli, con una tendenza alla

“latitanza” del ruolo paterno

Processi di responsabilizzazione ed

emancipazione precoci

Processi per mantenere per lungo tempo i figli

all’interno della famiglia



• Elaborare un piano di azione orientato all’apprendimento di competenze sociali ed emotive…(educazione all’affettivita’ed alla socialità)

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Proposta di intervento…

AUTOREGOLAZIONE

• AUTOREGOLAZIONE EMOTIVA: Processo di controllo sul proprio comportamento in relazione ad obiettivi intenzionali, mediante forme di guida o di auto-monitoraggio e per mezzo di azioni di prevenzione e di controllo sull’ambiente.

• COMPETENZA EMOTIVA -CAROLYN SAARNI (1999; 2007) Insieme di abilità necessarie per essere efficaci in particolare nelle transazioni sociali. Comprende: la consapevolezza dei propri stati emotivi, il riconoscimento delle emozioni degli altri, l’uso del linguaggio emotivo, l’empatia, il riconoscimento della distinzione tra emozione provata ed emozione espressa esteriormente, le strategie di coping o fronteggiamento dell’emozione, la consapevolezza del ruolo della comunicazione emotiva nelle relazioni, l’auto-efficacia emotiva.



COMPETENZE: EMOTIVE- SOCIALI

• Competenza Emotiva: Insieme di capacità che riguardano l’espressione, la comprensione e la regolazione delle emozioni in sé e negli altri

• Competenza Emotivo-sociale: Comunicazione efficace delle proprie emozioni, interpretazione corretta delle emozioni altrui e risposta coerente, guidate da consapevolezza, accettazione e gestione dei propri affetti (Denham, 1998; Halberstadt, Denham e Dunsmore, 2001)



La resilienza

• Termine che deriva dalla metallurgica e che descrive la capacità di un metallo di resistere alle pressioni esterne. Rappresenta l’opposto della fragilità. Anche in campo psicologico rappresenta la capacità di un soggetto di resistere alle pressioni esterne, vivendo i cambiamenti con ottimismo e non come una minaccia ed affrontando insuccessi e nuove sfide

senza lasciarsi abbattere o arrendendosi.



AUTOSTIMA

• William James (1842/1910) definisce l'autostima come rapporto tra sé percepito e sé ideale; il primo è la considerazione che un individuo elabora su di sé in base alle caratteristiche che dal suo punto di vista sono presenti o assenti all'interno della sua vita, il sé ideale è invece l'idea di come vorrebbe essere e del modello di vita che sta prendendo in considerazione.

• Secondo lo studioso la persona percepisce bassa autostima nel momento in cui il suo sé percepito non riesce a raggiungere il livello del suo sé ideale e quanto più grande è la discrepanza tra i due, tanto più nasce in un soggetto insoddisfazione (nel caso in cui il sé percepito sia di gran lunga minore) e alto senso di potere e successo (quando il sé percepito supera di molto il sé ideale).

• Si può arrivare a dire che secondo James il senso di autostima derivi dal rapporto tra successo e aspettative, infatti senza dubbio la maggior parte dei fattori che va a condizionare la creazione del personale livello di autostima discende dai risultati/esiti delle prove che siamo chiamati ad affrontare quotidianamente nella vita. This publication has been produced with the financial support of the DAPHNE III

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https://it.wikipedia.org/wiki/William_James

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Empatia e prosocialità

• Nei progetti di educazione alle legalità è sempre più presente un approccio orientato all’empatia, al comportamento prosociale e alla cura verso gli altri.

• Hoffman, L’empatia è una variabile affettiva primaria che sin dal primo anno di vita del bambino si manifesta attraverso comportamenti che ne attestano la presenza.

• Bambino che piange se un altro bambino piange («contagio emotivo» come forma primordiale di empatia).

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Ira empatica…

• E’ sorprendente come una persona, sebbene porti avanti una propria etica morale, possa sentirsi spinta ad agire contro morale, se entra in contatto empatico con l’emozione di una persona a cui è affettivamente legato.

• (ira empatica- stato d’animo che spinge a difendere la vittima di un sopruso, attacando in modo violento l’aggressore).



Senso di colpa e decentramento cognitivo

• L’empatia ha una funzione decisiva nell’attivazione di comportamenti sociali positivi.

• Hoffman (1981) parla di «affetto morale empatico» sottolineando che «il senso di colpa» può insorgere solo con una condivisione empatica della vittima a cui si è procurato un danno.

• I comportamenti prosociali o altruistici vengono più facilmente attivati verso i soggetti per i quali si prova empatia, anche se per essere davvero efficaci è oppoprtuno un decentramento cognitivo che porti a considerare gli eventi dalle reale prospettiva dell’altro.

• Imparare a chiedere all’altro… «Di cosa hai bisogno tu?» E non… «penso che tu abbia bisogno di questo…o quello…»



Lo sviluppo morale e il

comportamento prosociale

• Alcuni autori hanno evidenziato come il comportamento prosociale (altruismo, cooperazione) segua l’evoluzione dello sviluppo morale e quindi proceda per stadi:

• Primo stadio: prospettiva edonistica, l’individuo è interessato alle conseguenze che riguardano la propria persona

• Secondo stadio: bisogni del prossimo • Terzo stadio: la prosepttiva prosociale è associata a stereotipi condivisi e

approvati socialmente • Quarto stadio: l’individuo comincia ad essere consapevole che alcune sue

azioni possono avere una ricaduta sui comportamenti dell’altro • Quinto stadio: prevale il bisogno di aiutare gli altri sulla base di un piacere

di condivisione di quelli che sono i loro sentimenti (mi fa piacere vedere gli altri contenti).

• QUESTIONARI AUTOSOMMINISTRATI DI VALUTAZIONE DELLA PROSOCIALITA’ E DELL’EMPATIA



Tra il dire e il fare….Il disimpegno morale- BANDURA

• Se da un lato le persone sviluppano una propria moralità, come è possibile che le persone trasgrediscano la propria moralità apparendo serene ed in pace con loro stesse?

• Ce lo spiega la teoria del disimpegno morale…..

• 1. GIUSTIFICAZIONE MORALE: E’ bene usare le mani per proteggere i tuoi amici- giustificarsi nel nome di più elevati valori morali.



• ETICHETTAMENTO EUFEMISTICO: Ridimensionare un’azione aggressiva attraverso una terminologia elevata-es. pulizia etnica- dare una lezione.

• CONFRONTO VANTAGGIOSO: rompere i banchi è meno grave di picchiare o sparare alla gente.

• DISLOCAMENTO DELLE RESPONSABILITA’: attribuir la responsabilità a figure più autorevoli

• DIFFUSIONE DELLA RESPONSABILITA’: «LO FANNO TUTTI»

• DISTORSIONE DELLE CONSEGUENZE: «Piccole bugie non fanno male a nessuno», il soggetto si convince che la propria condotta abbia conseguenze irrelevanti per la vittima che la subisce.





• DEUMANIZZAZIONE DELLA VITTIMA: la vittima viene percepita come inumana ed indegna, privata delle caratteristiche di umanità- es. certe persone meritano di essere trattate come animali.

• ATTRIBUZIONE DI COLPA ALLA VITTIMA: ribaltare la causa del comportamento alla vittima che con il suo atteggiamento ha suscitato tale comportamento nell’aggressore- procedimento usato dagli avvocati in tribunale.

• Gli insegnanti possono proporre di analizzare i meccanismi di disimpegno morale nell’analisi sui fatti storici, su fatti di cronaca e su eventi di vita quotidiana.

• DISIMPEGNO MORALE ED EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’- es. vigile urbano dallo psicoanalista…

• Percezione dell’autorevolezza….RIFLESSIONE.





GRAZIE PER L’ATTENZIONE

presentazione standard di powerpoint diretto •il bullismo diretto fisico consiste in attacchi...

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