io come autore 18

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autore www.iocome.it Copertina e Illustrazioni 18 numero Anno 1 N. 18 / SETTEMBRE 2011 - Periodico settimanale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011. di Andrea Tarella Brush Up Your Shakespeare! Code di stampa - FIAE Intervista Green Un editore verde

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Rivista dedicata agli autori

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autorewww.iocome.it

Copertina e Illustrazioni

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di Andrea Tarella

Brush Up YourShakespeare!

Code di stampa - FIAE

Intervista Green

Un editore verde

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COPERTINA E ILLUSTRAZIONIDI ANDREA TARELLAIllustratore.

Andrea Tarella nasce a Verbania nel 1982 e resta sulle rive del lago fino al suo diciottesimo compleanno. Si trasferisce a Milano portando con se la sua passione per i fumetti, i film e il disegno. Inizia a muovere i primi passi nella città e a collaborare con diverse associazioni ambientaliste per cui realizza libretti illustrati per le scuole e per i bambini. Collabora con Severgnini e Love Therapy, fino alla collaborazione con Prada per cui realizza le illustrazioni inserite nella campagna “Minimal Baroque Sunglasses Collection”. Attualmente vive ancora a Milano insieme a 2 cavie peruviane, 3 canarini, 5 cocorite, 1 tortora, 2 diamanti mandarini, 6 pesci rossi, 3 tritoni, 2 rane e 1 salamandra. La notte non dorme... disegna, fuma, guarda film e coltiva Camelie.

[email protected]: www.andreatarella.com

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in copertina Andrea Tarella

Io Come Autore ringrazia l’artista che ha concesso tutte le illustrazioni presenti su questo numero:©Andrea Tarella

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iorubricheBook to movie di Giorgio Ginelli | 10Brush Up Your Shakespeare!

Intervista a Lidia Ianuario | 18Green

Informazione letteraria | 22Un editore verde

Estratto da Chapter Love | 26Roberto Baldini

Informazione letteraria | 32Antologia animalista di beneficenzaCode di Stampa – Autori FIAE

Appuntamenti | 34TOULOUSE-LAUTREC GLI ANNI FOLLI.

Emma Pretti | 6L’energia della mente

Filomena Baratto | 14Green inspiration

Roerto Baldini | 24Un seme gettato per caso

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Book to movie di Giorgio Ginelli | 10Brush Up Your Shakespeare!

Intervista a Lidia Ianuario | 18Green

Informazione letteraria | 22Un editore verde

Estratto da Chapter Love | 26Roberto Baldini

Informazione letteraria | 32Antologia animalista di beneficenzaCode di Stampa – Autori FIAE

Appuntamenti | 34TOULOUSE-LAUTREC GLI ANNI FOLLI.

Emma Pretti | 6L’energia della mente

Filomena Baratto | 14Green inspiration

Roerto Baldini | 24Un seme gettato per caso

Cos’è per voi la green life? Il lato verde ed ecologico della vita? Fino a che punto siamo green? Fare la rac-colta differenziata ci rende sod-disfatti? Parlare di green non può ridursi solo a questo; la sfida è molto più grande e come direbbe un noto professore di comunicazione sareb-be disruptive, cioè cambierebbe ra-dicalmente il nostro stile di vita. Luca Mercalli con il suo Preparia-moci tratteggia i confini di un mondo diverso a cui necessariamente biso-gna guardare per scegliere consape-volmente che strada prendere.Non si tratta di me o di te, ma di tutti noi; per dirla con le parole di Mercal-li: “Bisogna pensare a un futuro dif-ferente, prima che il capitalismo si infranga sui limi termodinamici del nostro pianeta”.Credo che questo senso di fragilità descritto in Soldati di Ungaretti, tor-na d’estrema attualità. Non ci sono conflitti, in questa parte del pianeta,

almeno finché l’economia manterrà le nostre pance piene, ma il senso di smarrimento di questo periodo a tut-ti livelli descrive bene l’idea di cam-biamento che stiamo attraversando, dentro e fuori il nostro paese. Nuove basi, nuovi modelli e nuove strutture. Questa è la sfida della green eco-nomy, questa è la sfida contempora-nea. L’asse dei rapporti internazionali si sta già spostando, non volerlo vede-re ci esporrebbe a forti rischi. Il fu-turo verde è qui, basta lasciarlo entrare. La difficoltà sta nel neces-sario ridimensionamento del nostro stile di vita, sempre sopra le righe e con poca attenzione al valore di ciò che abbiamo. Una vita semplice, sobria per voi è sinonimo di noia?

Buona Lettura!Marika Baranti

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Autori 18

Quando mi va di scherzare, butto lì questa frase: “Non so cosa ab-bia guadagnato con me la po-

esia, ma la pubblicità ha senz’altro perso un genio”.

Una battuta vagamente alla Woody Al-len, quelle dove lui sembra essere il primo a non prenderle sul serio, ma alla mia invece un po’ bisogna credere. Perché in realtà se c’era un lavoro che avrei fatto davvero molto volentieri è proprio qualcosa legato alla pubblicità – non chiedetemi perché, non lo so. Mi piaceva l’idea, mi attirava, punto.

Purtroppo al momento di lanciare i dadi, non avevo studi pubblicitari a portata di mano; fuori dalla finestra di casa c’erano solo risaie e vegetazione a macchia, metà dell’orizzonte sottoline-ato dalla riga bruna e spumosa del bo-sco e poi fossi e aironi, cinghiali all’im-brunire; sotto casa gatti, cani e polli e galline quanti puoi volerne e anche di più. Ancora oggi ci metto pochi secondi a capire un animale, le persone sono un tantino più complicate ma non così tanto, dipende solo dal fatto che si camuffano, mentono quasi sempre, prima di tutto a se stesse.

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978

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Pagine 84 • € 10,00

Descrive un paesaggio quotidiano non riconoscibile. Italiano per la vivace presenza di alcuni termini dialettali: rurale e post-urbano, con qualche tocco da racconto nero. La voce narrante è un personaggio-io: costantemente tentato di abbandonarsi alla tenerezza verso gli altri e non abbandona la speranza. Ma c’è anche un’aspra resistenza all’‘autoinganno’, per cui le dichiarazioni d’amore si risvoltano spesso nel loro contrario. La dubitosa interrogazione di Dio non teme di usare la parola anti-moda: ‘peccato’. Colpisce e rassicura, nelle poesie più forti di questa raccolta, il lieve aleggiare di una certa crudeltà.

I gIornI chIamatI nemIcI

L’energIa deLLa mente

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Emma Pretti

E poi la neve, che si stendeva sopra la pianura vasta e feconda.Mentre la neve cadeva, l’acqua dei fos-si fumava; il silenzio faceva da cassa armonica ai pensieri. Un luogo ideale per nutrire il proprio ego che più cre-sceva più si accorgeva di non bastare a se stesso e finiva per desiderare, desi-derare di raggiungere l’unico traguardo possibile: diventare un corpo solo capa-ce di vivere innumerevoli vite. La poesia mi accolse, perché è pietosa e compren-de la natura profonda del desiderio.La poesia è desiderio.

Ma non esiste desiderio tanto nascosto quanto quello poetico. A occhio e croce ci sarà più o meno qualche migliaio di cose che scegliere-sti di fare piuttosto che il poeta e ci pro-vi pure, provi caparbiamente, non ti rassegni; esisterà pure qualcosa di adatto a te nel mondo solido, pro-duttivo, utile, tenace, muscolare, dinamico e avanti che te ne vai per terra e per mare a cercarlo.Il desiderio resta e deve restare come un ordigno inesploso ma pe-rennemente innescato.Molti ammettono di non leggere po-esia perché non sanno giudicarla.

Per un critico forse questa potrebbe es-sere una preoccupazione, ma un sem-plice lettore può rilassarsi. Il più delle volte infatti capita di trovarsi di fronte a Emily Dickinson o T. S. Eliot e non ri-uscire a comprenderli alle prime letture e tuttavia sapere esattamente di trovar-si di fronte alla poesia.Che il verso sia come una chiave/che apra mille porte.Così inizia la poesia Arte poética di Vin-cente Hìdobro.Basta chiedersi: quale scarto di novità, di senso produce: quanta originalità, quanta bellezza di parola; apertura a si-gnificati multipli, spiragli a ventaglio; in poche parole: quando alzo gli occhi dalla pagina la mia miccia emotiva si è accesa? Quanta energia ha sprigio-nato?Il desiderio è il nucleo dell’energia.Ma chi scrive poesie raramente se ne

accorge. Solo quando le altre oppor-tunità sono troppo lontane per es-sere afferrate o col tempo ti sono

scivolate via tutte quante come anelli dalle dita, solo

allora sei pron-to ad am-m e t t e r e

Le persone si camuffano, mentono quasi sempre, prima di tutto a se stesse...

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Autori 18Emma Pretti

che nel bene e nel male, un po’ più o un po’ meno di quanto vorresti, ti ap-presti a essere un poeta.Nel frattempo diciamo però che non sono rimasta con le mani in mano sdra-iata su un prato a fissare il cielo. Ho letto di tutto senza remore o pregiudizi intelletualistici.Dalle favole dell’infanzia ai numeri di Grand’Hotel che sfogliavo a casa di mia nonna. Ricordo ancora i fotoro-manzi della parte centrale e le notizie dal carattere scandalistico e vagamen-te pruriginoso, le copertine disegnate con realismo enfatizzante (quelle di Walter Molino dimostravano una mar-cia in più). Poi Leopardi e Pascoli, i classici lati-ni e greci del liceo, le riviste di moda, Tommasi di Lampedusa e Pirandello, la scoperta dei poeti della Beat Ge-neration, i grandi della letteratura in-glese, i narratori americani Faulkner, S.Fitzgerald. Saroyan, J. Fante, Bu-kowski, il realismo simbolico dei poeti nord-americani, la stupefacente Emily Dickinson (un discorso a parte) accan-

Emma Pretti

to alla spiazzante spregiudicatezza di Anne Sexton.

Senza dubbio porto in me qualcosa di tutto questo caotico tuffarmi dentro la scrittura, in qualsiasi genere o for-ma si presenti.Da cosa sono stata maggiormente in-fluenzata? Non saprei dire, ma Leo-pardi e la Dickinson sono i poeti a cui torno più spesso, per conso-larmi con i loro versi di una pro-fondità vertiginosa e per sentirmi piccola piccola, un moscerino, una formica, un paramecio, di fronte alla loro grandezza costantemente oppo-sta all’erosione del tempo.

non sono rimasta con le mani in mano... a fissare il cielo...

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Ci sono autori che più di altri sono di at-tualità in qualsiasi periodo della storia dell’uomo gli si voglia leggere e consi-derare. Forse nessuno più del bardo di Stratford-On-Avon risponde a questa re-gola.Che Shakespeare sia esistito o meno - tralasciamo qui la lunga e intricata querelle iniziata da un’affermazione di Alphonse Allais, il quale sospettava che a firmare le opere con questo pseudoni-mo fosse solo uno sconosciuto che aves-se tale nome - poco ci importa.Le opere - le avesse scritte anche il de-monio - ci sono e rimarranno. Così come rimarranno le oltre cinquanta pellicole che dal 1900 (il primo: Amleto, regia di Clément Maurice, protagonista Sarah Bernhardt nel ruolo del principe) ad oggi sono state più o meno fedelmente adattate dalle sue opere. Dall’inizio del XX secolo a oggi, molti attori sono stati legati in maniera quasi indissolubile alle opere del Bardo, pas-sando dal palco teatrale (come è sta-to per Sarah Bernhardt, ma anche per Laurence Olivier) all’obiettivo della te-lecamera. Per molti Shakespeare è stato una sorta di marchio di fabbrica (come

Brush Up Your

Shakespeare!

per John Gielgud, Richard Burton, Vitto-rio Gassman e la coppia Emma Thomp-son, Kenneth Branagh), per altri è sta-to un’interpretazione importante tra le

book to movie

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di Giorgio Ginelli

altre, e penso a Marlon Brando, Mel Gibson e Leonardo Di Caprio. Alcuni, invece, ci sono arrivati più tardi come ad esempio Al Pacino che nel 1996 tra-sforma il suo “Riccardo III” in una sor-ta di dibattito sulla tragedia shakespe-ariana e sull’attualità della sua messa in scena. Sembra che tutti, prima o poi, debbano trovarsi faccia a faccia con lui, per leggerlo, interpretarlo e rimanerne arricchiti.La storia d’amore tra Shakespeare e il cinema nasce però fin dai primi passi del muto, a dimostrazione che ciò che attrae di queste opere non sono solo i “pentametri giambici” che danno ritmo e armonia ai suoi versi, sia si parli dei famosi sonetti o delle produzioni per il teatro. Shakespeare, chiunque sia mai stato, è riuscito a trasferire la sottigliez-za e la sfumatura ricercata, anche nella trama delle sue opere, sempre attuali e significative, in quanto pongono al cen-tro della storia l’uomo. Al punto che non è un’opera impossi-bile ambientare “Romeo e Giulietta” nell’Upper West Side di New York e dare così modo a Leonard Bernstein di firma-re il musical “West Side Story”, portato poi sullo schermo nel 1961 da Jerome Robbins e Robert Wise. Oppure trasfe-rire “La tempesta” dal pianeta Terra ad Altair IV con il film “Il pianeta proibito” del 1956 diretto da Fred McLeod Wil-cox.

Il pentametro giambico è il ver-so classico della poesia inglese, il blank verse di Christopher Mar-lowe, William Shakespeare, John Donne, ed è figlio dall’endecasil-labo di Dante Alighieri e France-sco Petrarca.La denominazione è mutuata dal-la metrica classica, il suo nome indica che è formato da cinque piedi giambici, vale a dire ciascu-no composto da una sequenza sil-laba breve - sillaba lunga. Nella metrica accentativa tale sequenza diviene, per analogia, tra sillaba atona e sillaba accentata.Il pentametro giambico finisce prevalentemente con una parola tronca, talvolta piana, assai rara-mente sdrucciola.Questa poesia forma gruppi di cinque “giambi” assieme, per un totale di dieci sillabe ogni riga, ponendo l’accento sulla seconda sillaba, e alternativamente su ogni altra dopo quella: debole FORTE debole FORTE debole FORTE de-bole FORTE debole FORTE. Un “giambo” è una delle unità “debo-le FORTE” e “Penta” significa che viene ripetuto cinque volte.

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Opera FEDELI MODERNE INFEDELI

Enrico V 2

Amleto 14 1 5

Riccardo III 1 1 2

Otello 2

Machbet 3 1 2

Le allegre comari di Windsor 2

Molto rumore per nulla 11

La tempesta 3 2 1

Giulio Cesare 2

La bisbetica domata 7 2 2

Giulietta e Romeo 40 2 3

Sogno di una notte... 7 2 2

Re Lear1 6 2

Pene d’amor perdute 1

Titus Andronicus 1

Antonio e Cleopatra 4

Cimbelino 1

Come vi piace 6

Coriolano 2

La dodicesima notte 3 3

Enrico IV 1

Il mercante di Venezia 3

Misura per misura 1

Tutto è bene quel che finisce bene 2

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di Giorgio GinelliSonetto XVIII di William Shakespeare

Shall I compare thee to a summer’s day?Thou art more lovely and more temperate.

Rough winds do shake the darling buds of May,

And summer’s lease hath all too short a date.Sometime too hot the eye of heaven shines,

And often is his gold complexion dimm’d;And every fair from fair sometime declines,

By chance or nature’s changing course untrimm’d;

But thy eternal summer shall not fadeNor lose possession of that fair thou ow’st;

Nor shall Death brag thou wander’st in his shade,

When in eternal lines to time thou grow’st:So long as men can breathe or eyes can see,So long lives this, and this gives life to thee.

Posso paragonarti a un giorno d’Estate? Tu sei più amabile e più tranquilla.

Venti forti scuotono i teneri germogli di Maggio.

E il corso dell’estate ha fin troppo presto una fine.

Talvolta troppo caldo splende l’occhio del cielo,

E spesso la sua pelle dorata s’oscura; E d’ogni cosa bella la bellezza talora declina,

spogliata per caso o per il mutevole corso della natura.

Ma la tua eterna estate non dovrà svanire, Nè perder la bellezza che possiedi,

Nè dovrà la morte farsi vanto che tu vaghi nella sua ombra,

Quando in eterni versi al tempo tu crescerai: Finchè uomini respiraranno o occhi

potran vedere, Queste parole vivranno, e ti daranno vita.

...Brush up your Shakespeare,Start quoting him now.Brush up your Shakespeare And the women you will wow…(dal musical di Broadway “Kiss Me Kate”, musica di Cole Porter, 1948)

In mezzo ci stanno una quantità impres-sionante di pellicole che vedono l’adatta-mento di numerose opere di Shakespea-re, in versioni fedeli o modernizzate, ma anche pienamente “infedeli” all’origina-le.Neanche a dirlo: di gran lunga preferito risulta essere la tragedia amorosa dei ragazzi di Verona, seguito mica tanto neanche a ruota dal principe di Dani-marca. Tutti gli altri a venire; c’è perfino qualcuno che ha messo in pellicola tra-gedie come Cimbelino, Misura per mi-sura (nel 1913) e più recentemente (nel 1999) Pene d’amor perdute; quest’ulti-ma da Kenneth Branagh nel suo tenta-tivo di portare l’opera omnia shakespe-ariana sullo schermo (ben dodici sono i film tratti da tragedie e commedie del Bardo, che l’attore/regista britannico/irlandese ha portato sullo schermo). Ma non gli basterà una sola vita, per cui soccomberà miseramente (endecasilla-bo giambico?); l’opera di Shakespeare, anche se è tutta farina del sacco di un solo autore, non potrà mai essere cotta da un’unico fornaio.

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Sono cresciuta in una grande fat-toria sulle colline di Vico, vicino Sorrento, dove ho trascorso la mia

infanzia circondata da parenti e amici e da un paradiso intorno che mi sorride-va. È lì, forse, che è nata la mia sensibi-lità artistica. Poi l’idillio è finito, come per incantesimo.

Sin da piccola ho mostrato una spic-cata propensione per l’arte, in tutte le sue forme. In seconda elementare, sotto la guida di una pittrice, ho prodot-to le mie prime tele a olio, sulle quali racchiudevo il mio piccolo mondo.

La pittura è stata il mio esercizio quo-tidiano per tutto il tempo della scuola Primaria. Poi si è aggiunta la scrittura, a cominciare dalle scuole medie, quando scrivevo racconti, ancora oggi racchiusi nelle mie agende scolastiche, per il pia-cere di leggerli continuamente.

I miei scritti erano tutti ricchi di vita, di fantasia e del mio bisogno di raccontare i miei risvolti interiori. Alle superiori, il mio professore di lettere, col suo inse-gnamento, ha poi acceso in me il desi-derio di produrre testi che non si è più spento, ma è diventato un crescendo e,

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Autori

Avigliano è il luogo della mia infanzia, da cui sono stata portata via in seguito a vicende familiari. È questo il motivo ispiratore di questa raccolta di 75 liriche in cui parlo delle emozioni provate incontrando mio padre, dopo 35 anni di lontananza l’uno dall’altra. È stato un incontro magico e doloroso al contempo, per cui ho avuto il bisogno di rievocare la mia infanzia, l’unico pezzo di vita che avevo in comune con mio padre. Ho avuto l’esigenza di fermare quei momenti unici e ricucire così le ferite del passato.

rItorno neI pratI dI avIgLIano

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15www.iocome.it

ricordo, pendevo dai suoi discorsi. Par-lava della costruzione del testo, della scelta delle parole, della poesia, della prosa, dei modelli classici e il lavoro di “labor limae” finale perché tutto fili.

La passione per la scrittura mi ha fatto scegliere, poi all’università, un percor-so umanistico. Contemporaneamente allo studio ho scritto tanto, tra romanzi, racconti e poesie, che spero di porta-re alla luce, ma che ho messo da par-te, perché per me era prioritaria la mia formazione e conoscenza prima ancora della produzione.

Non mi sono mai avventata sulle cose e penso che ci sia un tempo per semi-nare e un altro per raccogliere. Oggi è tempo di raccogliere quello che per tanti anni è stato solo studio. Oltre alle capacità e alla passione, ci vogliono anche le persone giuste intorno e tro-varle è una fortuna! “Scrivere” è per me, non solo una necessità psicologica con la quale ho esorcizzato, nel tempo, le mie problematiche di bambina prima e di adolescente poi, ma anche un pia-cere al quale non posso più rinunciare. Mi trasporta in un mondo dove sono li-bera e questo senso di libertà assoluta,

che non potrei paragonare a nessun’al-tra cosa, mi fa sentire in sintonia con me stessa. Accanto alla pittura e alla scrittura ho coltivato anche lo stu-dio del pianoforte, un’altra delle mie passioni. È stato un impegno continuo, dove, unendo disciplina, studio e arte, sono stata piacevolmente im-prigionata in una spirale.

Scrivere, dipingere e suonare, sono tre espressioni della mia anima ar-tistica.

Per scrivere bisogna essere prima an-cora dei lettori e io sono sempre stata una lettrice attenta e ben motivata. Già da ragazzina leggevo classici che com-pravo con i soldi delle mie paghette e ricordo le mie letture fino a tarda notte con una luce fioca per non svegliare gli altri. Nelle mie passeggiate in auto, non sono mai riuscita a guardare fuori dal fine-strino, ero sempre intenta a leggere e mi beccavo le sgridate di mia madre.

Ho capito poi che la scrittura fine a se stessa non ha senso e mentre prima non avevo alcuna velleità di farmi scoprire come autrice, vista anche la mia natura

Filomena Baratto

Scrivere, dipingere e suonare, sono tre espressioni della mia anima artistica.

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Autori 18Filomena Baratto

molto riservata, in seguito, un evento molto importante della mia vita mi ha dato la motivazione per averla: quando ho incontrato mio padre dopo aver tra-scorso più di trent’anni senza mai ve-derci. In questo caso non mi è bastato scrivere per me, ho avuto il bisogno di condividere emozioni così forti che da sola non avrei potuto sopporta-re. I risvolti della mia vicenda familiare li ho definiti in un romanzo che spero possa essere pubblicato quanto prima.

Scrivere ha forgiato il mio carat-tere, ha analizzato i miei meandri e mentre prima aveva un ruolo pret-tamente d’introspezione psicologica, oggi è diventato un bisogno, un mezzo per convogliare questa forza interiore che mi ritrovo, unita a una fervida fan-tasia. Filomena Baratto

È una necessità o una presunzione di lasciare ai fogli ogni momento di vita, perché ogni vita è unica. È insomma, non tanto la voglia di eternità tra i posteri, quanto la paura che questo tempo che viviamo non sia perduto, proprio come diceva Proust nella sua opera: Alla ricerca del tempo perduto.

Oggi è tempo di raccogliere...

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Quando è nata tua coscienza green? O Meglio da quando hai capito che non era più possibile ignorare i disastri ambientali? Un buon motivo per rispettare l’ambiente?

Il primo seme è stato piantato grazie alla formazione a scuo-la, alle medie inferiori: in par-ticolare, ricordo una campagna promozionale dell’Enel, con la quale venivano presentati vari metodi sul risparmio energe-tico e consigli pratici (ad es.: accendere la lavatrice di notte e così via). Successivamente, sempre in ambito scolastico, la visita a una centrale idroelettri-ca. Credo che sia stato sempre qualcosa insito in me, in quanto a contatto con la natura, i suoi

profumi e colori, il mio benes-sere psico-fisico aumenta note-volmente. Amo profondamente camminare a piedi nudi sull’er-ba, il contatto fisico con la ter-ra, avendo anche una spirituali-tà francescana: il silenzio di un panorama, il fruscio del vento, tutto ha un senso, quando ritro-vi nella natura la presenza di Dio. Al di là di tale aspetto, ha inciso fortemente l’avere paren-ti al Nord, dove gli spazi verdi sono maggiori, e constatare che per la qualità della vita è essen-ziale la presenza degli stessi. Ricordo infatti di aver iniziato a effettuare la raccolta differen-ziata ancora prima che nel mio Comune fosse attuata, quando era ancora in fase di sperimen-tazione.

l’intervistaLidia Ianuario: giornalista pubblicista presso Ischia News. Ha studiato presso l’Università di Napoli “Parthenope”. Vive a Napoli e parla francese e inglese.

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a Lidia Ianuario

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Perché hai deciso di coinvolgere an-che ciechi e ipovedenti in un pro-getto green?

Perché i ciechi e gli ipovedenti, non avendo la vista, hanno una maggiore sensibilità tattile e olfattiva, un modo di percepire il mondo diverso. Tale proget-to si inserisce in un ambito più vasto, il Comitato Organizzatore VOLLA MU-SIC FESTIVAL, il cui scopo è la creazio-ne di una società multiculturale, dove il “diverso” è visto come arricchimento reciproco e valore aggiunto, non come elemento di disagio o di cui aver pau-ra. Tra i destinatari di tale comitato, vi sono coloro che hanno abilità diverse, così ho pensato: “Perché non unire le mie conoscenze e competenze profes-sionali, il giornalismo, con la mia pro-pensione verso l’altro?”. Ho fatto una ricerca e ho notato che non esiste un prodotto pensato esclusivamente per loro, quindi mi ha affascinato l’idea di una società che non tenesse conto del business o della potenzialità dei letto-ri, ma che fosse raggiungibile da tutti. Inoltre, vi sarà un web tg col linguaggio dei segni.

Avere delle aziende partner, sicura-mente aiuta lo sviluppo del proget-to, ma non rischia di essere anche un vincolo? In che modo cercate di rimanere un osservatore obiettivo?

Assolutamente no. Le nostre aziende partner sono soggetti fortemente sele-zionati per etica, deontologia professio-nale, mission. Sono coloro che credono nel comitato, prima ancora che nella rivista e nel tema della New Energy e della Green Economy, quindi non si tratta di pubblicità, bensì di un proget-to condiviso. A differenza di altre testa-te giornalistiche, noi non diamo spazi in cambio di soldi. Stiamo fondando un’as-sociazione di promozione sociale. Tutti coloro che collaborano non sono remu-nerati, né vi è un capitale iniziale, ci au-tofinanziamo.

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ero

È interessante la sezione della cultura ambientale di Rosa Mauro, secondo voi c’è un mondo culturale ancora inesplorato e quali sono gli aspetti che desiderate met-tere in luce?

Quella sezione, curata da più di un redattore, sintetizza lo sco-po del nostro portale: la crea-zione di una cultura ecologica condivisa. Vogliamo dimostrare che, tramite l’arte, è possibi-le mandare dei forti messaggi all’esterno.

In che modo cercherete di bilanciare l’azione di denun-cia con quella di educazione al rispetto del verde?

A mio avviso molti giornalisti si nascondono dietro l’esigen-za di denunciare una situazione di emergenza ambientale per-ché “fa notizia”. Avendo svol-to varie inchieste a Terzigno, mi sono accorta che in realtà molto spesso non tutta la real-tà presentata dai mass media è quella corrispondente al vero. Credo fortemente che, prima

l’intervista

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21www.iocome.it

a Lidia Ianuario

di scrivere, un esperto della comunica-zione debba chiedersi: “Qual è la con-seguenza del mio operare?”. Spesso si distruggono intere attività economiche, perché non si è capaci di promuovere adeguatamente il proprio territorio. Ba-sti pensare al forte calo del turismo, e di tutto il suo indotto, in Campania. È indiscutibile che vi siano dei fatti su cui non si può tacere, ma dato che vi sono molti esempi positivi, perché non infor-mare sugli stessi? In tal modo, si dimo-stra che la preservazione dell’ambiente è non solo possibile, ma necessaria: si possono quindi replicare modelli altrui, magari anche di altri Paesi europei. In sintesi, noi offriamo valide alternative, proponiamo un approccio diverso, che non distrugga, ma crei. Sta ai nostri let-tori coglierlo e farlo proprio.

Voi in ultima analisi, proponete un modello di eco-sostenibilità ben preciso?

Non abbiamo l’ardire di proporre un modello generale per tutti. Piuttosto, ci limitiamo a informare i nostri letto-ri sulle potenzialità che offre l’ambien-te. Vivere pensando che la Terra non ci appartiene, perché siamo solo ospiti della stessa. Questo è il nostro obietti-vo principale. Del resto, lo spieghiamo nel nostro editoriale: http://webnew-age.jimdo.com/. Dato il successo su Facebook, inoltre, direi che molti con-dividono tale messaggio: https://www.facebook.com/pages/NeWage-PA-

GINA-UFFICIALE-Caporedattrice-Lidia-Ianuario/182288918484772, in quanto molti collaborano attivamen-te al progetto: https://www.facebook.com/groups/236611366363055. In-sieme, costruiamo un modello, giorno per giorno, mattone dopo mattone. Una valida dimostrazione di ciò, è data dalla sezione di bioarchitettura.

Marika Baranti

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informazione letteraria

Trovare una storia, amarla e decidere di pubblicarla per condi-viderla; ecco il motivo che ci ha spinto a intraprendere questo percorso complesso ma affascinante. Esiste qualcosa di più gratificante? Certo! Ma per capire cosa sia, bisogna tornare indietro di qualche pas-so… e fare una riflessione. Pubblicare libri non vuol dire solo farsi catturare dalla storia che racconta, e avviare questo pro-cesso creativo, discutere con l’autore e trovare insieme il titolo, o la copertina più adatta, significa anche assumersi una preciso obbligo. DEd’A è editore e stampatore, e come tale si deve far onere della responsabilità relativa al consumo e allo spreco di grandi quantità di carta e all’inquinamento derivato dagli scarti di produzione. Come infatti rivelato da Greenpeace, la maggior parte degli edi-tori italiani utilizza carta non riciclata, spesso acquistata dall’In-donesia, che con APP (Asia Pulp and Paper) risulta essere uno dei più grandi produttori a livello mondiale. Il fatto è che, nei soli anni Ottanta, APP ha abbattuto un milio-ne di ettari di foresta nella sola isola di Sumatra, comportando ovvi problemi anche per oranghi, tigri e rinoceronti che in quel-la foresta abitano. Senza contare che, per ogni tonnellata di cellulosa prodotta (in questo caso i dati si riferiscono al 2007) sono state emesse nell’atmosfera circa trentaquattro tonnellate di anidride carbonica.Con questa consapevolezza e con la certezza di avere alle spalle una forte tradizione che unisce, all’utilizzo delle più avanzate tecnologie una forte esperienza artigianale, DEd’A pubblica li-bri operando sempre scelte eco-sostenibili, aderendo inoltre al progetto Greenpeace “Editori amici delle foreste”.Gestendo e controllando in casa tutta la filiera è stato infatti possibile decidere, di utilizzare unicamente carta controllata a marchio FSC, proveniente da foreste certificate, e di ricorrere

Un edItore verde

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Ded’a Edizioni

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Un edItore verdea processi di stampa digitali chiusi, realizzando così un perfetto equilibrio tra tutela dell’ecosistema e necessità di soddisfare un mercato che richiede prodotti di qualità sempre più elevata. Da sempre convinti di questa filosofia di produzione verde, ab-biamo provato a spingerci un po’ più in là con la fantasia, e pen-sando a come ridurre al massimo gli inevitabili scarti abbiamo deciso di utilizzarli per creare agende, quaderni e blocchi per appunti, mousepad. Oggetti “buoni” tre volte, perché amici dell’ambiente, utili nella vita di tutti i giorni e riciclabili… e che fanno bene al mondo.

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num

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Sono nato in un paesino del manto-vano una trentina d’anni fa.Spinto da mia madre, gran divora-

trice di volumi (la sua biblioteca perso-nale ne annovera 822), già dalla tenera età sono stato catapultato nel meravi-glioso mondo della lettura.All’inizio piuttosto riluttante…Poi, si sa, quando la palla di neve co-mincia a rotolare diventa un’immen-sa valanga…Forse la fantasia che mi ha accompa-gnato sin dall’adolescenza fece scocca-re in me la scintilla… Decisi di provare a scrivere qualcosa di mio…Senza un tema predefinito, ora scrivevo di fantascienza e la settimana dopo ero passato all’horror e successivamente alle storie d’amore. Ricordo d’aver per-sino abbozzato il testo di una canzone…Un bel giorno, deluso dal finale dell’ennesima storia d’amore che mi aveva coinvolto, presi carta e penna e iniziai a scrivere un racconto tutto mio… Quel racconto divenne Chapter Love, il mio primo romanzo. Non riesco a esternare la gioia che pro-vai quando mi giunsero le prime copie della tiratura iniziale…Un sogno divenuto realtà… La prima presentazione, poi, non la scor-derò mai…

num

ero

Autori

Keith e Venus: un ragazzo e una ragazza come gli altri. Come tanti. O forse no. Non si conoscono. Ma, come nella maggior parte dei casi, si scontrano. Destino. Si scoprono. Si amano. Soffrono in silenzio. E con loro, tutti gli amici che hanno incontrato e che incontreranno. Una storia di tante vite intrecciate nella più classica delle matasse, parla d’amore, d’amicizia, di responsabilità, di sport, di musica, che gravitano attorno ai giovani, che le vedono per la prima volta, o magari le riscoprono con piacere. Parla di errori, scelte, coraggio, volontà, dolcezza. Parla di ciò che vorrei, di come la mia mente attraverso una tastiera abbia cercato di trasmettere prima su carta, e di seguito a Voi, speranze, desideri, sogni.

chapter LoveIs

bn 9

78-8

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93-9

56-7

Pagine 488 • € 14,00

Un seme gettato per caso

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L’Assessore alla Cultura del mio comune mi contattò, di sua iniziativa, chieden-domi se fossi interessato a presentare il mio libro nell’ambito di una rassegna. E sarebbe toccato a me inaugurare il tut-to! Accettai colmo d’entusiasmo. Cercai di curare la cosa nel più piccolo parti-colare. Il buffet, i brani da leggere, la colonna sonora… La presentazione sarebbe comincia-ta alle 21,00, io ero sul posto alle 19,00! Disposi e riordinai le sedie, di-sposi i volumi sul tavolo, verificai il fun-zionamento del microfono…Di solito uno scrittore esordiente riesce a racimolare qualcosa come una quindi-cina di persone, parenti compresi.Immaginate il mio stupore quando que-ste poche persone che immaginavo si moltiplicarono! La sala era gremita, la gente mi faceva domande, partecipava! E non esagero affermando che quel-la sera è stata una delle più belle della mia vita… Da allora sono segui-te altre tre presentazioni, tutte emozio-

nanti e uniche, ma il mio battesimo di fuoco sarà per sempre un ricordo parti-colare, per me. Un ricordo caro…Da allora non mi sono più fermato, non ci ho provato e non voglio nemmeno pensarci…La mia speranza è che, un giorno non lontano, questa mia ardente passione possa diventare il mio lavoro, il mio fu-turo…Keith. Venus. Un ragazzo e una ragaz-za come gli altri. Si incontrano, anzi, si scontrano. Si scoprono. Si amano. Questa é una storia di tante vite intrec-ciate nella più classica delle matasse… Parla d’amore, di amicizia, di responsa-bilità, di sport, di musica…Parla di ciò che vorrei, di come la mia mente attraverso una tastiera abbia cercato di trasmettere a Voi i miei so-gni…Magari anche qualche emozione che non avete mai provato prima o che per troppo tempo é rimasta sopita.

Roberto Baldiniquando la palla di neve comincia a rotolare diventa un’immensa valanga…

Roberto Baldini

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eroEstratto da

Grafica © Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.Copyright: Tutti i diritti di proprietà intellettuali relativi ai contributi inviati alla Redazione sono soggetti al © dei rispettivi autori e delle Case Editrici che ne detengono i diritti.

chapter Love

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27www.iocome.it

La camera era ordinata, o meglio era un po’ meno in disordine del solito. V’e-ra un’atmosfera così tesa che si poteva tagliare col coltello. Lei era seduta sul piumone, con le mani sulle gambe e lo sguardo timido. Lui era in piedi, un bloc-co unico quasi incollato alla moquette della stanza. Lei cominciò a spogliarsi..lentamente. Il primo bottone della cami-cetta di seta azzurra si sfilò dolcemente dall’asola, e così il secondo ed il terzo, il quarto... Il reggiseno di pizzo lasciava intravedere le curve acerbe della ragaz-za. Keith si avvicinò a lei, aveva un do-lore fortissimo al petto... Un momento...ora era la testa a far male... la testa?!

“Ahia! Che botta.” Keith era tornato alla realtà, in un

modo un po’ brusco forse. L’avanzare del sogno lo aveva fatto avanzare anche nella realtà, solo che invece del morbi-do corpo di Venus aveva trovato il duro ripiano del comodino.

“Cominciamo bene”. L’estate era appena

finita, un’estate piena di buoni propositi e di avventure, ma se erano andati male i primi, delle seconde ve n’era soltanto qualche traccia, e per di più

non proprio da ricordare. Di solito gli studenti sono tristissimi il primo giorno di scuola, ma Keith aveva un motivo per avere quel sorriso in volto: poteva ri-vedere Venus. In estate l’aveva vista di rado e al limite per qualche gelato con gli amici.

“Chissà quante proposte avrà avuto in questi mesi”.

Già sapeva di avere poche possibili-tà, ma se oltretutto pensava d’avere una concorrenza più che agguerrita, quasi quasi gli passava la voglia di sorridere. Era proprio da lui demoralizzarsi ancora prima d’incominciare, ed era altrettan-to da lui rialzarsi prima che iniziasse il conteggio del k.o. Accese lo stereo, non gli piaceva proprio stare in silenzio in stanza. O la musica o la tv ma qualcosa doveva andare. Scelse l’L.P. con la muc-ca in copertina. Il pezzo

non era proprio l’ideale per sve-gliarsi, ma l’in-crescere della musica di Atom

Heart Mother gli infondeva un

coraggio che lo fa-ceva stare bene. Aprì l’armadio per sce-

di Roberto Baldini

chapter 1IL sogno comIncIa

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ero

estratto di Roberto Baldini

gliere un vestito adatto per l’occasione. “Jeans e maglietta? No troppo da fi-

ghetto estivo. Magari in cravatta? In fondo siamo in terza... no sembra che voglia attirare l’attenzione a tutti i co-sti”.

Alla fine scelse una via di mezzo: je-ans neri, mocassini con la fibbia ed una camicia bourdeaux.

“Perfetto”. “Oh Keith come sei elegante! E pen-

sare che quest’estate mi perdevo dietro dei mollaccioni sudaticci e maleducati. Ti andrebbe di accompagnarmi a casa dopo le lezioni? E magari ti faccio vede-re camera mia...”.

Keith riaprì gli occhi. Se avesse avuto un soldo per ogni sogno ad occhi aperti avrebbe potuto accom-pagnare a casa Venus in Lambor-ghini, altro che a piedi!

La campanella suonava alle 08.10, ma alle 07.30 tutti erano già nel cortile della scuola, chi terroriz-zato d’essere già interrogato il pri-

mo giorno, e chi se ne fregava e parlava di auto e musica.

“Chissà dov’é...”. Caso strano Keith stava cercando con

lo sguardo Venus. V’erano talmente tan-ti gruppetti di persone che era impossi-bile distinguere qualcuno. E invece no! Eccola là con tre sue compagne di clas-se, a parlare chissà di cosa, frivolezze, cose femminili, o... Fece per avvicinarsi ma le gambe, stranamente, non gli ri-spondevano. Stranamente per modo di dire, perché quando c’era di mezzo Ve-nus qualsiasi parte del corpo avrebbe potuto dare forfait in qualsiasi momen-to, e senza che Keith potesse battere ciglio. Dieci metri in un minuto. Se ci fosse stata la gara dei cento metri timidi Keith avrebbe vinto le olimpiadi. Tagliò il traguardo.

“Ciao”. Venus si voltò di scatto e i lunghi ca-

pelli emanarono un dolce profumo di shampoo alla frutta. I suoi occhi erano bellissimi, scuri e dolci.

“Oh ciao Keith. Meno male che anche quest’anno siamo in classe insieme, hai rischiato di farti bocciare l’anno scor-so”. Keith era allibito. Cosa voleva dire quel meno male? Che le sarebbe dispia-ciuto non essere più in classe insieme con lui? Perché? Anche lei era segreta-

mente innamorata di lui? O forse solo come amico? A Keith ven-ne in mente che l’anno prima Venus si confidava con lui per

diverse cose, da che regalo comprare per gli amici a

che film andare a vedere o che cd ascoltare.

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29www.iocome.it

Chapter Love

“Sarà per questo...” Non sapeva se sentirsi sollevato o de-

luso. “Beh é quasi ora. Ci vediamo Keith”. E con un sorriso che avrebbe potuto

illuminare la notte più buia, Venus si allontanò verso l’ingresso principale. Keith era rimasto lì, immerso nei suoi sogni.

“Vecchio maiale!” Un braccio da dietro avvinghiò il col-

lo di Keith. Che brutto risveglio! Era David, il suo migliore amico.

“Allora anche quest’anno cotto per-so di lei eh? Ma dai la scuola é piena di pollastrelle e tu invece di divertirti perdi tempo dietro una fredda come il ghiaccio... No no non sarai mai un mio discepolo”.

David esagerava sempre. È vero, ave-va un discreto successo tra le ragazze, anzi a volte ne cambiava due o tre nel giro di una settimana, ma capitava an-che che a volte stesse con Keith perché questi suoi modi un po’ bruschi erano snobbati.

“Ma con tutti i camion che girano non poteva venirtene addosso qualcuno?”

“No adesso stanno più attenti ti tol-gono dieci punti se investi un pedone”.

Questo era il loro modo di scherzare. Avevano litigato un milione di volte ma non avevano mai litigato. Due fratelli non potevano volersi più bene.

“Dai andiamo Keith, altrimenti faccia-mo già tardi il primo giorno. Come se i prof. non ce l’avessero già abbastanza con noi”.

La campanella suonò. “Speriamo non sia un’altra division

bell”. La division bell era la campanella che

chiamava i deputati inglesi al voto, ma per Keith quel voto l’anno prima non era stato certo favorevole, consideran-do che la maggioranza aveva votato per qualche conversazione platonica o usci-te sporadiche con gli amici. Keith era un appassionato dei Pink Floyd e per ogni situazione trovava una loro canzo-ne, o frase o copertina. I lunghi corridoi erano vuoti, ma in un baleno un’onda umana li invase dividendosi nelle varie classi. Dopo pochi minuti ancora il vuo-to totale. Keith era due banchi davanti a Venus, e ogni tanto si voltava a guar-darla.

“Com’é bella”. Quella mattina trascorse normalmen-

te, almeno fino all’intervallo. Venus si avvicinò a Keith e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Keith rimase impietrito. Cosa mai poteva volere Venus per chia-marlo così di nascosto in giardino? Si avviò di corsa verso il giardino. Il termi-ne corsa, a dire il vero, non era prorpio appropriato perché quando si trattava di Venus il corpo invecchiava improv-visamente di ottanta anni. Finalmente arrivò.

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ero

discretamente geloso. I musicisti, si sa, hanno il loro fascino.

“È vero, é una grossa occasione per voi, magari ci sarà qualche talent-scout e diventerete famosi”.

“Pensi davvero che siamo bravi?” “Sì molto, avete delle belle canzoni

che danno la carica, tirate su il morale”. “E soprattutto tu hai una voce angeli-

ca Venus...” “Davvero lo pensi? Grazie. Ma ormai

il nostro repertorio é abbastanza cono-sciuto, e ci occorrerebbe qualcosa di nuovo, qualcosa che entrasse nel cuore della gente oltre che nella testa”.

“Ho capito, ma io non so come aiutar-ti, non conosco nessun compositore, e quelli famosi costano una pacca di sol-di”.

“Lo so che non conosci nessuno, ma pensavo che tu...”

“Io cosa?”

La grande quercia copriva con la sua ombra il corpo di Venus abbronzato dal caldo sole estivo. Keith aveva il cuore in gola. Ogni tanto si dimenticava di respi-rare, ma ci pensava il corpo a ricordar-glielo. Finalmente dalla sua bocca uscì un filino di voce.

“Che cosa volevi dirmi Venus?” “Ecco... Sono un po’ imbarazzata...”

“Imbarazzata? Cosa dovrà mai chie-dermi? Mi ama? No ma che dico... però sarebbe bello...” “Sai, fra un mese ab-biamo un concerto, io ed il mio gruppo”.

Venus cantava in un gruppo di cinque persone, o meglio ragazzi, e Keith era

chapter 2a song For YoU

estratto di Roberto Baldini

Page 31: Io Come Autore 18

Chapter Love

“Tu sei bravo con le parole, scommet-to che saresti capace di tirare fuori un bel testo, qualcosa adatto a noi”.

“Stai scherzando? Io scrivere una canzone? Non l’ho mai fatto... È vero ho scritto qualche storiella in passato ma...”

“Scusa non volevo crearti problemi, dimentica quello che ho detto ok?”

“No Venus, aspetta...” “Tranquillo, ce la caveremo, tireremo

fuori qualcosa”. “Lo farò.” “Davvero?” “Lo farò, se non volevo farlo era per-ché avevo paura di danneggiarvi con

una brutta canzone, ma se é per te lo farò”.

Seguirono pochi momenti di si-lenzio.

“Grazie... Keith...” “Ma figurati, anzi dopo in classe

c’é l’ora di geografia, ne appro-fitterò per buttare giù qualcosa, odio la geografia!”

E rise.

“Sei davvero un ragazzo speciale, for-tunata chi s’innamorerà di te...”

Il corpo di Keith si pietrificò. Era con-tento per il complimento, ma era altret-tanto chiaro che voleva dire che lei non era innamorata di lui.

“Grazie, ma non sono tutto questo granché... sono solo un po’ gentile... con chi lo merita...”

“Beh grazie comunque, sono sicuro che scriverai una splendida canzone”.

Venus guardò l’orologio. “Accidenti é ora di andare! Ci vedia-

mo dopo Keith!” “Aspetta!” Venus si bloccò di scatto. “Dopo scuola... posso accompagnarti

a casa?” Venus si voltò. “Beh se ti fa piacere... ciao!” E corse via. Keith pensò alla lezione

di scienze dell’inverno prima, quando la professoressa disse che il cuore quando subisce emozioni forti accelera i battiti. Ma Keith non pensava che potessero es-sere così tanti.

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informazione letteraria

Con questi quattordici racconti un gruppo di autori che fa capo al Forum Indipendente Autori Emergenti (F.I.A.E.) ha inteso levare una voce in difesa degli animali, destinando le proprie royalty a favore di chi, ogni giorno, si impegna a proteggere e a ridare dignità agli ani-mali calpestati dalla crudeltà e dall’indifferenza. Queste due assas-sine spietate mietono ogni anno innumerevoli vittime, la cui colpa è stata solo quella di venire al mondo per gustare un pezzetto di quella felicità cui ogni essere ha diritto.Amati, vezzeggiati, viziati. Ma anche maltrattati, abbandonati, traditi. Nella nostra società c’è, purtroppo, ancora ampio spazio per questa contraddizione. Una dolorosa spaccatura che, nonostante i progressi fatti negli ultimi vent’anni, sia a livello legislativo che di coscienze, non è ancora riuscita a saldarsi. Ancora troppa gente, in Italia, in Europa e nel mondo, non riesce a comprende-re che gli animali sono esseri senzienti e provvisti di emozioni profonde e con-tinua a trattarli ignominiosamente alla stregua di oggetti.Ma poiché, accanto al doveroso impegno, nella vita deve trova-re spazio anche la levità, ogni racconto presenta un inter-mezzo ludico che si prefigge di divertire e istruire il lettore sulle specie protagoniste del libro, rendendo così quest’an-tologia una felice sintesi di momenti dalle sfaccettature diverse, ma dal retroterra comune: l’amore incondi-zionato per il mondo ani-male.

antoLogIa anImaLIsta dI beneFIcenza code dI stampa – aUtorI FIae

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Code di stampa

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antoLogIa anImaLIsta dI beneFIcenza code dI stampa – aUtorI FIae

code dI stampa. data dI UscIta: novembre 2011

Autori F.i.A.E.: FAbio bAlboni, AmnEris di CEsArE, FAbio GAlli, PAolo FErrAntE, isAbEllA Giomi, mArinA lEnti, GiAnFrAn-Co mACCAGliA, FAbio musAti, CristiAnA PivAri, liviA roCChi, AntoniA romAGnoli, stEFAno sAntArsiErE stEFAniA squillAn-

tE, ChiArA vAlEntinA sEGré

LLUstrazIone dI copertIna e ILLUstrazIonI Interne: FabIo baLbonI

ContEnuti ludiCi A CurA di: AmnEris di CEsArE, FAbio GAlli, isAbEllA Giomi, mArinA lEnti, CristiAnA PivAri, liviA roCChi, AntoniA romAGnoli, stEFAniA squillAntE,

ChiArA vAlEntinA sEGré

casa edItrIce: La grUIsbn: 978-88-97092-13-1

prezzo: 10,00 €roYaLtY destInate a save the dogs and other

anImaLs (std)

http://www.savethedogs.eU/http://codedIstampa.wordpress.com/

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Una mostra su Henri de Toulouse-Lautrec in Italia mancava da parec-chi anni. È noto come una parte della produzione dell’aristocratico artista si sviluppi sulla scia del “japonisme”; egli traspone tecniche e inquadratu-re di quel mondo affascinante e mi-sterioso al contesto occidentale dei

locali notturni e delle maisons clo-ses che frequenta non solo come artista. I suoi manifesti sono ca-polavori d’arte e documenti di un’epoca: conquistarono il pub-blico d’allora che li amò e li col-

lezionò. Ma sono tutti i suoi personaggi,

raccontati con rutilante malinconia, che rivivono nella mostra. L’artista mostra un occhio spietato per le ca-ratteristiche e la gestualità dei sog-getti che rappresenta unito all’uso innovativo di ampie stesure di colori piatti, marcate silhouettes e punti di vista inconsueti. La mostra propone una serie di con-fronti di particolare suggestione: sono accostati i dipinti di figura di Lautrec a quelli di paesaggio degli impressionisti Monet e Renoir, oltre a Cézanne; viene evidenziato il debi-to nella grafica all’arte giapponese offrendo un confronto speculare fra i manifesti del francese e stampe giap-ponesi fra ’700 e ’800; infine viene mostrata l’influenza che Picasso rice-ve da lui in occasione dei primi sog-giorni parigini.

TOULOUSE-LAUTREC e la Parigi della Belle Époque

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appuntamenti

Per informazioni:Fondazione Magnani Rocca - Parma.Dal 10 settembre 2011 all’11 dicembreTelefono: 0521848135Fonte: http://www.arte.it/calendario-arte/par-ma/mostra-toulouse-lautrec-e-la-parigi-della-belle-%C3%A9poque-285

10SET-TEM-BRE

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Per informazioniPalazzo dei Diamanti - FerraraDall’ 11 settembre 2011 all’08 gennaio 2012Telefono: 0532244949Fonte: http://www.arte.it/calendario-arte/ferrara/mostra-gli-anni-folli-la-pari-gi-di-modigliani-picasso-e-dal%C3%AD-1918-1933-222

www.iocome.it

GLI ANNI FOLLI. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí. 1918-1933

Il fascino irresistibile della Parigi degli anni ’20 rivivrà quest’autunno a Palazzo dei Diamanti attraverso le crea-zioni di grandi maestri del-la modernità all’apice della loro carriera. Monet, Matis-se, Mondrian, Picasso, Bra-que, Modigliani, Chagall, Duchamp, De Chirico, Miró, Magritte e Dalí furono allora i protagonisti di un periodo di eccezionale vitalità artisti-ca che ebbe come palcosceni-co Parigi all’indomani della Grande Guerra.

In quegli anni, che furono chiamati “folli”, i costumi liberali, il fer-mento intellettuale, il clima cosmopolita, i teatri, i caffè, il jazz, le gallerie attirano da ogni parte del mondo nella capitale francese musicisti, scrittori, coreografi, cineasti e artisti in cerca di fortuna e celebrità.

Attraverso dipinti, ma anche sculture, costumi teatrali, fotografie, ready made, disegni, provenienti dai più importanti musei e col-lezioni private del mondo, la mostra, organizzata da Ferrara Arte, rievocherà quella stagione irripetibile che ha visto intrecciarsi le principali tendenze artistiche del Novecento, prima che l’ascesa del Terzo Reich in Germania cambiasse in maniera irreversibile il clima europeo.

11SET-TEM-BRE

Nu couché - Amedeo Modigliani

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Io Come Autore

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