io come autore 28

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autore www.iocome.it 28 numero Anno 1 N. 28 / NOVEMBRE 2011 - Periodico settimanale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011. o Il socialnetwork per la cultura è già on-line raggiungici ora! 100% free 100% free Arte vs Marketing? “SEX AND THE CITY” Pollicino Cesare Pavese ARCHITETTURE nomadi

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Rivista dedicata agli autori

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Arte vs Marketing?

“SEX AND THE CITY”

Pollicino

Cesare Pavese

ARCHITETTURE nomadi

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iorubricheOfferte Medeo | 6Consigli di lettura | 8di Laura Caponetti

Dialogo con Barbara Pietrasanta| 12Arte vs Marketing?

Pollicino per non perdersi tra i libri | 20di Pina Varriale

Libri con la D maiuscola | 24di Patrizia Bellinelli

Appuntamenti | 26Annalisa Fulvi in architetture nomadi

Antonella Ronzulli | 10Rinascere a nuova vita

Francesca Colosi | 22“Sex and the city”

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editoriale

www.iocome.it 3

Offerte Medeo | 6Consigli di lettura | 8di Laura Caponetti

Dialogo con Barbara Pietrasanta| 12Arte vs Marketing?

Pollicino per non perdersi tra i libri | 20di Pina Varriale

Libri con la D maiuscola | 24di Patrizia Bellinelli

Appuntamenti | 26Annalisa Fulvi in architetture nomadi

Cos’è una parola? Non è solo l’insie-me di segni grafici dotati di senso; è principalmente il veicolo per trasmet-tere i nostri pensieri. Se come dice Buddha: “Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente”; allora ciò che scrivia-mo è una parte fondamentale del no-stro essere. Siamo ancora convinti che ciò che diciamo o scriviamo ha poco valo-re? Non confonderei lo svuotamento di responsabilità dalle parole del nostro tempo, con la loro inefficacia. Le pa-role costruiscono o distruggono ma ciò dipende dalla nostra volontà di tener fede a quanto espresso e quindi al nostro rapporto con esse; in ogni caso la loro capacità di plasmare il reale rimane una loro caratteristica inequivocabile; ecco perché mi sono chiesta come e cosa ha senso comu-

nicare agli altri. La mole di messaggi che ci colpisce ogni giorno è enorme e risulta difficile selezionare con cura solo ciò che ha reale peso. Quanto ci viene detto per vendere e quanto per comunicare significato?Voi cosa comunichereste? Amore, mi risponderebbero in molti; ma è vera-mente amore ciò che ci lega alla per-sona con la quale desideriamo parla-re? Oppure parliamo dell’amore solo per creare un qualche genere di lega-me con il nostro interlocutore? Partendo da queste considerazioni ho deciso di cercare delle risposte; ov-viamente facendo domande! Ecco un intervista-dialogo che indaga il senso del comunicare e le proposte di scrit-tori che raccontano un lato differente dell’amore.

Buona Lettura!M. B.

Marika Barbanti

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Offerte Medeo

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CosaSeminari di Talent Coaching, organizzati, per la prima volta in Italia, dall’agenzia letteraria Con-trappunto Literary Management con la collabo-razione di Elisabetta Garbarini di Comunicazione Circolare: 4 appuntamenti da 18 ore ciascuno nei qual la parola e la persona sono i protagoni-sti assoluti. i seminari di Talent Coaching appli-cano le tecniche motivazionali alla sfera artisti-ca, per una formazione integrata della persona come scrittore, e dello scrittore come persona, intersecando le frontiere della comunicazione a quelle della motivazione, al servizio della scrit-tura, in una visione olistica di ciò che l’uomo sa creare attorno a sé.

Dove e quandoDal 25 al 27 novembre 2011, presso la sede dell’agenzia letteraria in via Bertolotti 7 a Tori-no, avrà luogo il primo seminario di Talent Coa-ching dal titolo ‘Il talento e i suoi inganni e abili-tà: il potere della scrittura e la parola che crea’.

Per informazioni sui seminari:www.agenziacontrappunto.com

Scrittura e motivazione: Coaching in campo editoriale

Natascia Pane

ElisabettaGarbarini

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IL SOCIAL NETWORK PER LA CULTURA

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ero28consigli di lettura

“poesie” di cesare paveseEsistono libri che si dimentica di possedere e ne esistono degli al-tri che ti possederanno per sem-pre. Così è per questa raccolta di poesie di Cesare Pavese. Per mol-to tempo questo libro è stato il mio vademecum, lo portavo con me dovunque. Riaprirlo è come ritrovare un vecchio amico. Ne conosco ogni pagina, ogni nota. Sapevo quali poesie leggere se mi sentivo sola e quali non leg-gere se invece mi sentivo felice. Spiegarvi perché è sempre stato così sin dalla prima lettura non è un’impresa semplice. So che per sempre ringrazierò quello spirito che qualche volta tra gli scaffali dei libri ti fa scegliere qualcosa di veramente speciale. Parlare dell’intera raccolta non sareb-be possibile, per questo ho de-ciso di puntare l’attenzione sui versi che danno il titolo alla raccolta “Lavorare stan-ca”, facendo poi un’inevita-bile salto qua e là tra le mie preferite. Siamo all’inizio del 1936 e per le Edizioni Solaria si pubblica la prima edizione di Lavorare stanca (depurate di 4 poesie per “motivi mora-li”), Pavese ha 28 anni.

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Pagine 334 • € 7,50

di Laura Caponetti“Traversare una strada per scappare di casa lo fa solo un ragazzo, ma quest’uo-mo che gira tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo e non scappa di casa.”Pavese aveva 28 anni e già non si sentiva più giovane, ma perché gira da solo per le strade? Ad un certo punto si ferma e pensa “... val la pena esser solo, per essere sempre più solo?” Lui sa che sta sbagliando. “Solamente gi-rarle, le piazze e le strade, son vuote. Bisogna fermare una donna e parlarle e deciderla a vivere insieme.” Si rende conto che dovrebbe fare come gli al-tri, fermare una donna e corteggiarla. “Altrimenti uno parla da solo..” Come gli ubriachi, e continua “Se fossero in due (...) la casa sarebbe dove c’è quel-la donna e varrebbe la pena”. Il cam-minare in due avrebbe senso, perchè poi si giungerebbe a quella casa che è la donna. Alla fine conclude “Non è giusto restare sulla piazza deserta. Ci sarà certamente quella donna per stra-da che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.” Lui sa che da qualche parte quella donna c’è, è lui che non sa tro-varla. A mio parere in questi versi si trova tutto ciò che Pavese è stato, os-sia un inconsapevole vagabondo del-

la sua stessa vita. Una delle mie poe-sie preferite s’intitola “Lo steddazzu” in cui ritorna il tema della solitudine e dell’amarezza che questa comporta, ad un certo punto dice infatti “Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara che l’inutilità (...) Domani tor-nerà l’alba tiepida con la diafana luce e sarà come ieri e mai nulla accadrà. L’uomo solo vorrebbe soltanto dormi-re.” Il dormire è il non pensare, il non sentire, il non aspettare. E lui vi ricor-se, dandosi il sonno eterno nell’Agosto del 1950. Da questo ritratto composto da pochi versi e da poche notizie non vien fuori di certo il vero Cesare, che sapeva anche essere appassionato nei suoi amori e nei suoi miti. Fu di certo un grande poeta, piccolo forse nel suo essere uomo in quel tempo. In un altro, chissà.

Laura Caponetti

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Sono nata a Novi Ligure nel 1963. Nel giugno 2010 ho pubblicato la mia raccolta di poesie AliVive con

Rupe Mutevole Edizioni.

La scrittura è diventata così una passio-ne che associo a quella per la fotografia. Mi piace leggere, ma le mie passioni sono da sempre la fotografia, con cui fisso i ricordi e la vita in camper, per le continue scoperte e la libertà.

Non avevo mai pensato di scrivere, ma un giorno è successo qualcosa e la mia vita è cambiata.

Ho dovuto superare problemi, sconfig-gere rabbia e dolore, ma sono stata aiu-tata: ho incontrato la poesia. “Semplicemente” è la prima poesia che ho scritto, racchiudendo in poche paro-le la mia esistenza. Semplicemente una donna, così amo definirmi, con una splendida famiglia, un lavoro e una vita serena.Quando scrivevo quei sentimenti usciva-no da me e restavano sulla carta, men-tre io diventavo ogni giorno più forte!

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Autori

rinascere a nuova vitaUna perla nella conchiglia

AliVive è un insieme di poesie, che hanno trovato ispirazione e fonte nel percorso della vita tormentata dell’autrice: le poesie turbano e sono coinvolgenti, ma rasserenano anche la nostra anima. Sono poesie che commuovono anche e rendono concreto, palpabile, l’aspetto della vita di Antonella, tra la salute e una grave malattia che la colpì, tra ansia, disperazione, dolori e molte speranze. E rendono palese il coraggio di Antonella nell’affrontare il suo “male”.

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Pagine 62 • € 10,00

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Antonella Ronzulli

Così ho scoperto che scrivere mi aiuta, mi fa stare bene e non ho più smesso. Scrivendo per me, ma condividendo con altri, per caso è nato il mio libro AliVive.Non sono una poetessa, sorrido quando lo dicono, però so che piacciono le mie poesie e come le scrivo: sinteticamente, poche parole in cui si legge e si sen-te ciò che ho dentro.

Il mio nuovo mondo mi piace, è un mon-do dove prima guardi una fotografia e poi leggi una poesia, mentre io raccon-to le mie emozioni.

Dicono di meSilvia Denti (autrice, giornalista, edito-re, critico letterario): “Antonella è una brava autrice, per questo motivo deve parlare di sé, delle proprie espressioni, so che ha tanto da dare e comprendo la timidezza, quel senso di pudore che molto spesso le persone sensibili hanno. Forse avrà l’occasione di raccontarvi del suo personale sentire, che è mera-viglioso, come dico nella prefazione che ho scritto per ALIVIVE, lei è a sé, con un personalissimo modo espressivo, fa-

tale, speciale. Antonella è una poetessa naturale, non necessita di inclinazioni ed insegnamenti, lei è così e basta, il suo percorso la conduce alla riflessione scritta, e lo fa in tutta spontaneità, con una potenza che non somiglia a quel-la d’altri; lo fa come quando espleta le normali funzioni quotidiane per vivere: respirare, vedere, toccare, annusare. La cosa che viene spontaneo chiedersi è inerente al perché di questa inclinazio-ne scoperta tardivamente. Ma non cre-do vi sia un reale motivo, o forse pre-ferirei dire che quel motivo c’è sempre stato, ma era sopito, chiuso e protetto da chissà quale involucro sì, ma certa-mente a prova di bomba”.

Nel mio sito www.antoronzulli.alter-vista.org potrete trovare foto, poesie, eventi, recensioni, interviste, la mia vita, e acquistare il libro AliVive con dedica.

Antonella Ronzulli

... poche parole in cui si legge e si sente ciò che ho dentro.

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La parola a Barbara Pietrasanta e Antonio Dalle Rive

arte vs marketing? Quale messaggio si può definire cultura e Quale marketing?

insieme ai professionisti del gruppo anyway indaghiamo il senso del comunicare.

www.anywaygroup.net

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con Barbara Pietrasanta

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Un’opera pittorica e una pubblicità sono entrambe veicoli di messaggi; ma che differenza c’è tra l’una e l’altra? È cam-biato qualcosa nel modo di comunicare? Soprattutto, un pubblicitario può essere considerato un artista? Per rispondere a queste domande abbiamo chiamato in causa due professionisti, Barbara Pie-trasanta e Antonio Dalle Rive; rispet-tivamente Direttore Artistico e Direttore Marketing dell’agenzia di comunicazione e design Anyway.

Barbara Pietrasanta non ha dubbi: “Fare il pubblicitario è sicuramente un mestie-re d’arte ma non si può confondere con l’essere artista”; lei lo sa bene dato che è Direttore Artistico e pittrice. “Chi ha ini-ziato questo mestiere nei primi anni 80, chi ha seguito la strada del pubblicitario era perché sceglieva un mestiere con-creto, in un momento di forte crescita di questa professione che sembrava coniu-gare al meglio realizzazione economica e creatività. In fondo è proprio in quel pe-riodo che Andy Warhol consacrava nella sua arte oggetti di consumo a modi ico-ne pubblicitarie” aggiunge Antonio Dalle Rive. All’epoca fare il pubblicitario signi-ficava trovare un compromesso tra la via artistica e una professione “standard”.

arte vs marketing? Quale messaggio si può definire cultura e Quale marketing?

insieme ai professionisti del gruppo anyway indaghiamo il senso del comunicare.È così che inizia la contaminazione tra la comunicazione aziendale e quella ar-tistica. “Questi due aspetti della comu-nicazione - così come sottolinea Barbara - utilizzano codici comuni e molto spes-so attingono l’uno dall’altro; ma hanno obiettivi completamente diversi.” L’arte fa cultura; l’advertising risponde alle ne-cessità di comunicazione aziendale del prodotto.“L’arte non è al servizio della vendita, ov-vero non ha uno scopo divulgativo per conto terzi” prosegue la pittrice; ma un celebre esempio in effetti insinua qual-che dubbio. Antonio e Barbara mi spiegano come in effetti le opere di Caravaggio fossero commissionate dalla Chiesa e ovviamen-te avevano l’obiettivo di divulgare la dot-trina.

caravaggio può essere considerato il primo pubblicitario ante

litteram?

Forse no; perché i suoi quadri esprimono cultura. Allora assalita dai dubbi, chiedo ai due esperti cosa dovremmo considera-re cultura e cosa no. Barbara mi risponde fermamente che: “L’arte dovrebbe ave-re un ruolo sociale; per questo non ne-

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cessariamente deve piacere a tutti; non dovrebbe spogliarsi né della poetica né dello stile perché ha un fine diverso dagli obiettivi di marketing.”

spesso, al giorno d’oggi, la pubblicità decontestualizza

il messaggio culturale cannibalizzandolo ed estraniandolo

totalmente del suo senso.

A tal proposito Antonio Dalle Rive por-ta l’esempio di un spot in cui un marca d’acqua minerale, utilizza la canzone Ac-quarius, celebre pezzo del musical Hair. L’advertising utilizza un elemento cultu-rale stravolgendolo completamente per veicolare tutt’altro messaggio. Antonio mi dice: “La maggior parte dei ragazzi dai 25 anni in giù, canticchia il motivetto, ma non sa nulla del profondo significato della canzone; che invece ri-manda a un’idea precisa di rifiuto della guerra in Vietnam e in senso più ampio alla corrente pacifista.”

Mi accorgo che ha ragione, io la conosco solo perché ho alle spalle un passato arti-stico. Tornando all’analisi del messaggio, in questo caso la marca d’acqua sfrutta solo l’omonimia tra nome del prodotto e canzone; però non si accosta affatto al significato recondito. Un altro esempio significativo sono le famose scarpe Clar-ks; simbolo d’appartenenza a un’idea politica ben precisa. “Bisogna conoscere l’audience al quale si vuole parlare, per adottare i riferimenti culturali più adatti. Un tempo in una pubblicità ideata per i lettori di Repubblica era impensabile ve-stire il soggetto con le College” aggiunge

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Antonio. Tra le parole di Antonio scorgo quindi un’immensa differenza, tra il mon-do di acquistare d’oggi e quello di ieri. Ieri era la persona a conferire valore al prodotto; oggi invece è il prodotto a con-ferire status e prestigio alla persona che lo indossa. Oggi insomma, compriamo un oggetto perché è bello, perché ci conferi-sce valore o uno status sociale più eleva-to; non certo perché rappresenta un’idea o una visione del mondo.

Riprendendo ciò che dice anche Barba-ra nel suo libro, L’Ideogramma al neon, si consuma solo per dimostrare apparte-nenza a uno status; ma non c’è un’idea d’identità precisa dietro le nostre scelte. In questo possiamo riprendere le parole di Steve Jobs, che tanto riecheggiano in questi giorni dopo la sua scomparsa:

“spesso le persone non sanno Quello che vogliono finché non

glielo dico io”.Questo modo di pensare suscita ammi-razione in tutti quei marketing manager che invece si affanno per capire cosa vo-gliono i loro clienti. Io invece, dico che chi non sa quello che vuole e gli va bene quello che gli viene proposto sempre e comunque, non ha identità. Solo se so chi sono, so cosa voglio e solo allora posso dirti: “No”. Forse è proprio questo il noc-ciolo, l’identità. Propongo a Barbara e Antonio le parole di Philippe Daverio, ce-lebre critico d’arte: “I politici dovrebbero prestare più attenzione all’arte; perché è da essa che possono comprendere il sen-timento del popolo e la direzione nella quale si sta andando.” Entrambi concor-dano con questa visione.

con Barbara Pietrasanta

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Forse riusciamo a fare chiarez-za, l’artista dovrebbe avere un ruolo sociale proponendo rifles-sioni sulla contemporaneità, invece il pubblicitario è un sog-getto che agisce sulla società. L’artista attraverso il suo gesto esprime una visione della real-tà contemporanea; una parte della verità totale ecco perché fa cultura. Artista = reinterpre-tazione della realtà. Il pubbli-citario invece racconta sogni e aspirazioni con un intento tal-volta manipolatorio; in fondo lui ti sta vendendo qualcosa. La correttezza nella seduzione pubblicitaria sta nella chiarezza della situazione; se è pubblicità sai perfettamente qual è l’obiet-tivo finale della comunicazione. “Il problema - come suggerisce il Direttore Artistico di Anyway

- sono le forme di pubblicità oc-culta, dove lo scopo della comu-nicazione non viene dichiarato. In queste forme si assiste a una manipolazione tout court.” Così come mi raccontano Antonio e Barbara, in questo momento l’arte sembra aver perso que-sta sua caratteristica distintiva: “Siamo all’anno zero dell’arte” dice Barbara e ciò crea ancora più confusione, perché un’ar-te autoreferenziale senza il suo valore sociale che senso ha? Troviamo un’enorme familiarità con l’advertising, dove per dirla con le parole di Barbara: “L’ar-te attinge dalle leve del mar-keting come nel caso di artisti quali Cattelan, Hirst e Beecrof, dove la ricerca di emozioni for-ti e immediate non lascia spazio all’interiorizzazione del messag-

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con Barbara Pietrasanta

gio; perciò il valore del contesto arriva a prevaricare il valore del messaggio di cui l’arte è o dovrebbe essere portatrice”.

In questo modus operandi Barbara rin-traccia quel processo di degradazione di qualità e contenuto dell’arte attuale che si piega alle logiche del marcato perdendo quella caratteristica di responsabile so-ciale a favore invece del “sistema dell’ar-te”. Ecco che nuovamente il confine tra arte e commercial diventa di labile. Se l’arte non è più veicolo di messaggio cul-turale, allora cos’è? Comunica anch’essa il sogno? Allora si chiede giustamente il Direttore Marketing di Anyway:

“siamo ancora capaci di sognare autonomamente?”.

Se l’arte perde l’estetica per diventare estetizzante e assomiglia alla pubblicità anestetizzante, la realtà dov’è? È sonno o veglia quello che stiamo vivendo? Se-condo Antonio Dalle Rive viviamo riflessi. Sempre più spesso, si acquista o si assu-me un determinato pensiero come pro-prio, non perché lo si è sperimentato di persona; ma solo per riporto di altri. “At-tualmente - così come aggiunge Barbara - mangiamo simboli e quel che conta è l’immaginario fine a se stesso, ha quasi più valore ciò sta attorno a una mostra, che la mostra stessa , il fine sembra esse-re non il messaggio ma la spettacolariz-zazione attraverso la quale nasce il culto del soggetto che fa arte e non dell’arte in se”; come dire che conta più la busta che la lettera. L’estrema velocità di vita e di ri-sposta agli stimoli, fanno si che non ci sia il tempo di farsi ascoltare come sostiene Antonio e di fare esperienze diretta.

Non siamo, appariamo e basta come un riflesso scolorito. L’anno zero dell’arte for-se lo si può interpretare come il rimando del vuoto che ci sta attorno. Un vuoto che rimanda alla necessaria riconsiderazione del nostro modello sociale che vediamo sgretolarsi sotto i nostri occhi. Questo scollamento dalla realtà, a mio parere, è una delle caratteristiche del tempo che viviamo. Noi, oggi diamo più valore a un Blackberry che all’acqua.

Sembriamo una società che sta segando l’asse su cui è seduta e lo fa allegramen-te, sorridendo senza neanche rendersene conto. Tutto ciò che non funziona cade; e questo, dopo tutto, non è altro che una sorta di selezione sociale. In questo pre-ciso momento storico non dobbiamo solo chiederci chi siamo, ma chi vogliamo es-sere e costruirci una nuova identità so-ciale in grado di ricomporre un significa-to dell’esistenza che non sia solo quello di apparire.

Marika Barbanti

“Ringrazio personalmente Barbara Pietrasanta e Antonio Dalle Rive

per il contributo umano; molto più simile a una lezione di vita

che a un’intervista”.

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Il libroL’ ideogramma al neonLa Cina è un mondo che si è sviluppato secondo i canoni occidentali, in una scala e in una sorta di multimedialità esasperata, senza controllo, dopo migliaia di anni di chiu-sura al mondo “altro” considerato dai cinesi un “mondo di barbari”. Oggi, il processo di globalizzazione coinvolge tut-ti i livelli della comunicazione al fine di imporsi in modo si-

stematico e di “spalmarsi” tra-sversalmente, rompendo ogni barriera territoriale.

Ma il veloce correre dell’eco-nomia e delle “colonizzazioni” di mercato non procede di pari passo con il cambiamento cul-turale e non corrisponde ai reali bisogni delle nuove popolazioni che vengono travolte da oggetti e immagini. In Cina, il linguag-gio prevalente è quello delle im-magini, ma anche quello uditivo e olfattivo, in un impatto multi-sensoriale. Colpiscono le visioni di giganteschi cartelloni pub-blicitari montati su mostruosi tralicci o building di cinquanta piani e i vistosi ideogrammi del-le insegne al neon...

Barbara Pietrasanta ISBN: 9788883911675Prezzo: € 18,00

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Il libro

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eroPollicino

per non perdersi tra i libri

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A chi non è capitato, entrando in li-breria, di provare un senso di smar-rimento guardando gli scaffali zeppi di libri? Di fronte a un mercato edi-toriale che sforna, quasi ogni giorno, sempre nuovi titoli, diventa diffici-le, per il lettore, orientarsi nella scelta del testo da acquistare. An-cora più complicato è per il genitore o per l’insegnante che vuole scegliere un libro da proporre in lettura ai ra-gazzi. Quale titolo e quale autore? È davvero un’impresa.

Lo scopo di questa rubrica è sempli-cemente quello di fornire delle indi-cazioni che, ce lo auguriamo, possa-no essere come i sassolini usati da Pollicino per ritrovare la strada di casa. Si tratterà di piccoli sugge-rimenti, qualche riflessione sui libri e soprattutto sui loro contenuti e se vorrete scriverci, saremo ben feli-ci di dare spazio anche alle vostre impressioni. Insomma, “Pollicino” vuole essere, non solo un luogo vir-tuale dove parlare di libri ma anche un momento d’incontro tra tutti colo-ro che hanno a che fare con bambini e adolescenti.

Non a caso, da un po’ di anni, le case edi-trici nazionali ed estere, mostrano una grande attenzione nei confronti della let-teratura per ragazzi che rappresenta una fetta consistente di vendite nel mercato dei libri. Non è un luogo comune, purtroppo, dire che in Italia si legge poco e male e che dopo i quindici anni, si smette di leggere. La nostra speranza è quella di regala-re ai ragazzi l’amore per la lettura. Chi ama leggere sa che è davvero un regalo prezioso, una marcia in più per gli uomi-ni di domani, costretti a fare i conti con una società distratta e superficiale che ha perso di vista diverse cose, non ultimo la capacità di riflettere.

A questo punto, chiarito qual è lo scopo della rubrica, non resta che entrare in argomento, suggerendovi un testo che trovo davvero interessante, piacevole e costruttivo.

SI LEGGE, SI RIFLETTE, SI CRESCE E… SI AIUTA!

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di Pina Varriale

Si tratta di “Storie per crescere” una anto-logia di racconti per l’infanzia nata da un progetto di Chiara Agnoletto e Massimo Pepe. Bellissime e coloratissime le illustra-zioni della Agnoletto e altrettanto intrigan-ti i racconti che si rivolgono a una fascia di età compresa tra i sei e i nove anni. Storie che aiutano a riflettere sull’a-micizia, sulla generosità, sull’egoismo. Storie che aiutano a crescere, scritte da autori noti come Piumini a scrittori meno noti, ma non per questo meno bravi.Storie scritte per regalare un sorriso ai bambini, soprattutto ai piccoli pazienti del reparto di oncologia pediatrica dell’ospe-dale di Padova a cui sarà devoluto l’intero ricavato dalla vendita.Quando un libro, oltre a suscitare emozio-ni e riflessioni si traduce in una concreta solidarietà sociale, il cerchio che traccia è indubbiamente perfetto.

Pina Varriale

PER ACQUISTARE L’ANTOLOGIA “STORIE PER CRESCERE”, CORREDATA DA UN AUDIOLIBRO CHE

CONTIENE GLI STESSI RACCONTI DEL TESTO

CARTACEO, RECITATI DA ATTORI E PERSONAGGI

TELEVISIVI, BASTA RIVOLGETERSI ALL’AIL

(ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE,

LINFOMI E MIELOMA) PRESSO IL CENTRO

ONCOEMATOLOGICO PEDIATRICO DI PADOVA.

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Sono un’autrice siciliana che vive e lavora a Milano. Ho già alle spalle diverse pubblicazioni con alcune

delle maggiori case editrici italiane: una guida turistica sulla Sicilia pubblicata dalla De Agostini, una sulle isole Eolie edita da Clupguide e un interessante li-bro sul mondo dei gatti e delle gattare, edito da Nuovi Equilibri e intitolato Gat-tare e gatti vagabondi.

Un manuale raccontato. Tra i miei ro-manzi, in particolare, c’è anche Fratelli e sorelle, un libro per ragazzi edito da Bruno Mondadori e selezionato per il premio Bancarellino. Tutte le mie sto-rie sono legate da un comune fil rouge: l’evoluzione di un sentimento nelle relazioni umane. Nel mio ultimo romanzo Tutto è perdu-to fuorché l’amore ho voluto proporre ai miei lettori un viaggio dentro l’animo umano, alla ricerca di quei sentimenti che ogni giorno ci fanno sentire vivi e forti.Con una trama, corposa e ben articola-ta ho voluto suscitare durante la lettura emozioni forti e a volte contrastanti. La narratrice è Fernanda, la protagonista del libro: un’insegnante siciliana trasfe-ritasi a Milano, ben inserita nel mondo

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Autori

Fernanda e le sue amiche quando si ritrovano a cena nell’accogliente cucina di turno, l’argomento uomini è il preferito. In particolare è di Giorgio che parlano: un logico computazionale eccentrico, psicotico, alcolista. Praticamente un pazzo. La relazione con Fernanda è un autentico schifo: litigi, rotture, riavvicinamenti. Giorgio non è il Principe azzurro. Se però al cuore non si comanda, figuriamoci al desiderio. Il romanzo d’amore tra i due è una schermaglia di sempre tra ragione e sentimento, che ci strizza l’occhio e ci costringe a scegliere con quale Fernanda stare…

tutto è perduto fuorché l’amore

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Pagine 297 • € 14,50

“sex and the city”Un incubo d’amare

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Francesca Colosi

Francesca Colosi

culturale ed editoriale. Appassionata di viaggi e libri, Fernanda riesce a conci-liare bene le sue due passioni scriven-do articoli a carattere turistico e libri di diverso genere. Una donna attiva e indipendente, insomma. Al suo fianco ha le sue quattro amiche, Florence, Piera, Nina e Maria, che ri-cordano un po’ Carrie e le sue tre amiche di Sex and the city. Insieme a loro, Fernanda trascorre serate monda-ne, tra aperitivi, mostre, presentazioni di libri e incontri con scrittori famosi, e tranquille serate domestiche dove, tra cibi dai sapori intensi e speziati, pie-tanze esotiche e vini dal sapore deciso, l’argomento principale della discussio-ne sono le relazioni e gli uomini.

Uno, in particolare, finisce per diven-tare il protagonista delle loro disqui-sizioni serali: Giorgio, l’ambiguo, folle e antipatico fidanzato di Fernanda. La prima volta che lei l’ha incontrato, al Kasba un bar della zona, Fernanda si è sentita subito attratta da lui anche se Giorgio, in quell’occasione, era comple-tamente assorbito.

Man mano che si frequentano, la storia d’amore tra Fernanda e Gior-gio si trasforma in un vero incubo per lei: lui la invita al cinema e poi se ne dimentica, critica il suo aspetto fisi-co e il modo di portare i capelli, la umi-lia di fronte alle altre persone e la mette in imbarazzo in ogni occasione utile.

Eppure Fernanda continua a sentirsi at-tratta da lui: non si tratta di masochi-smo il suo, ma semplicemente del fat-to che dietro gli occhi neri di Giorgio,

Fernanda ha visto qualcosa di diverso; qualcosa che potrebbe farla stare bene e donarle la felicità.Restare al fianco di un uomo come Gior-gio, con le sue fissazioni, il suo alcoli-smo e i suoi sbalzi d’umore, però, non è affatto facile: fraintendimenti, litigi, allontanamenti, musi lunghi, riavvicina-menti e regalini pacificatori sono quasi all’ordine del giorno.

Fernanda allora, nei momenti difficili, tira fuori il suo motto: bisogna fregar-sene! Ma poi, cerca conforto nelle sue amiche, divise tra chi le consiglia di re-sistere e chi invece le dice di mollare tutto e riprendersi la sua indipendenza. La scelta, però, non è facile perché Fer-nanda si sente attratta da Giorgio ogni giorno di più e lo ama così com’è, con tutte le sue psicosi e i suoi deliri.Fernanda, infatti, ha imparato a cono-scerlo e sa bene che, a modo suo, anche lui la ama profondamente: nei momenti positivi, infatti, lui riesce a farla sentire davvero amata.

Quella di Giorgio e Fernanda è una sto-ria d’amore normale, in fondo, con le sue gioie e i suoi momenti difficili. Una relazione di quelle che diventano giorno dopo giorno sempre più for-ti, intense e coinvolgenti.

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D maiuscola.

Il segnalibro rosa di Open AR.S.

patrizia bellinelliNata a Torino nel 1976, Laureata in Giurisprudenza all’Università di Tori-no, dopo quasi 10 anni come pratican-te avvocato in studi legali, grazie ad un uomo speciale, ha deciso di ascoltare il richiamo di alcune sue grandi passioni: la lettura e la scrittura. Ha fondato il blog Open AR.S.-A spasso tra i libri, in cui le emozioni della parola si fondo-no con quelle della fotografia: perché i libri si leggono, si recensiscono, si ascoltano e si osservano con profondo rispetto. Organizza e cura eventi cultu-rali ed un canale web tematico dedica-to a libri e lettori.

Approfondimento e recensione sul blog: http://www.openars.it/?p=2973sezione Osservato speciale. www.aspassotrailibri.it

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di Patrizia Bellinelli

Quello di oggi è un suggerimento diverso da quelli che in queste settimane si sono succe-duti in questa rubrica.Poche le parole, chiamiamolo flash lette-rario, che dedicherò a questo romanzo per palati “giovani”, non per togliervi qualcosa di questa suggestiva lettura, ma anzi per in-fondervi un pizzico di curiosità in più.Questa è un’anteprima della recensione che prossimamente troverete sul mio blog www.openars.it e che soddisferà gli amanti del fantasy. Camilla Morgan-Davis, scrittrice trentenne, dalla Liguria e dal suo apparta-mento sito in un antico monastero ha debut-tato esattamente un anno fa (nell’ottobre 2010) nella letteratura di genere.All’inizio di questo mese vi ho prospettato un filo conduttore delle letture di ottobre: il calore.Orbene, ne Il Canto della Notte, romanzo dalla tinte scure, dominato dalla notte, da un canto misterioso, da suggestioni coinvol-genti, anime fantastiche, il calore che cer-chiamo lo troviamo, come spesso accade, nell’amore. E’ il legame tra Maila, la Pre-scelta, e Ren, la sua guida, colui che è desti-nato a proteggerla e a sacrificarsi per lei, a infonderci il calore di cui siamo alla ricerca. Un amore destinato a non poter sbocciare, testimonianza di quanto sia forte l’attrazio-ne delle anime, ancor più di quella dei corpi, di quanto intimo non sia sinonimo di fisicità.Un’avventura, un viaggio nella fantasia in grado di coinvolgere il lettore dal suo primo approccio con l’opera: quello con la coper-tina.Colori scuri ma tenui, un approccio Medie-vale tra scritte d’altri tempi e alberi spogli (atmosfera invernale che si sposa perfetta-mente con la nostra ricerca di calore!), la luna e lunghi capelli neri ad avvolgere il let-tore alle porte della notte.

incipitAppena un quarto di Luna Nuova fece ca-polino nel cielo notturno, una ragazza dai lunghi capelli neri uscì di nascosto, saltando giù con un balzo dalla finestra della sua ca-mera. Nel bosco, che apparve come una cote di cristallo raggelata dall’inverno, preferiva restare da sola.Non le piaceva condividere quei momenti con qualcuno.Se i genitori adottivi l’avessero scoperta, sicuramente non le avrebbero risparmiato rimproveri e la solita ramanzina. Era peri-coloso, lo ripetevano sempre. Ma la ragazza dai lunghi capelli neri di poche cose aveva paura, e né la notte né il bosco rientravano fra queste.

Il Canto della Notte di Camilla Morgan-Davis

Isbn 978-88-9538-118-3

Pagine 266 • € 17,00

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Sabato 12 novembre alle ore 17 presso la Ghiggini 1822 di Vare-

se verrà inaugurata la personale di Annalisa Fulvi dal titolo “Architet-ture nomadi”.

La vincitrice della decima edizione del Premio GhigginiArte giovani ha realizzare una ventina di opere ine-dite dalla tonalità accesa, contami-nate con la tecnica della serigrafia che affrontano il tema dell’urbaniz-zazione e della sua continua muta-zione ed evoluzione.

I lavori vengono presentati al pub-blico in occasione della mostra-ri-conoscimento per il vincitore del concorso artistico che è appunto quello di poter essere protagonista di una personale durante la stagio-ne autunnale della galleria.

Il Premio è infatti mirato alla sco-perta di giovani talenti nel campo dell’arte contemporanea. Inoltre, visitando il portale ArteVarese.com sarà possibile consultare la mostra on-line di Gabriela Butti che si è aggiudicata la terza edizione del premio organizzato dal settimanale d’informazione artistico-culturale della provincia di Varese.

Annalisa Fulviin Architetture

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Informazioni

Scopri Annalisa Fulvi sulla rivista Io Come Autore

PERSONALE DI ANNALISA FULVI - AR-CHITETTURE NOMADI

Ingresso liberoGhiggini 1822, Via Albuzzi 17, Varese.

Inaugurazione:sabato 12 novembre, ore 17,00

Dal 13 novembre al 4 dicembre 2011Tel. 0332.284025

[email protected]

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Si ringrazia per la collaborazione alle rubriche: Patrizia Bellinelli; Elisa Visconti, La Bottega Editoriale, Elena Ossella.

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