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Web 2.0, Cloud e Apps for Education Rev. 4.0 del 12/09/2016

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Web 2.0, Cloud e Apps for Education

Rev. 4.0 del 12/09/2016

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Premessa

Questo modulo tratta le possibilità del Cloud Computing per la didattica: è grazie a questa tecnologia che si può immaginare – e attualizzare – una vera e propria “scuola in Rete”, in quanto si può accedere ai propri documenti e utilizzare i software per crearli e modificarli indipendentemente dal dispositivo hardware che si sta utilizzando.

Tali strumenti possono configurarsi come supporto innovativo a metodologie didattiche in via di sperimen-tazione, basate sulla collaborazione e la condivisione delle esperienze educative.

Grazie al Cloud Computing, la scuola può preoccuparsi meno della gestione delle tecnologie informatiche per focalizzarsi sull’applicazione di queste, così che la didattica possa essere un’esperienza formativa funzio-nale alla vita dello studente.

In questo modulo sono trattati i servizi di Cloud Computing più conosciuti, affinchè possano essere utilizzati come valido supporto per l’innovazione didattica: Dropbox, Evernote, Icloud, OneDrive.

Inoltre vi è un’esaustiva panoramica sui prodotti – in Cloud – di Google Apps for Education: Classroom, Gmail, Drive, Calendar, Vault, Docs Sheets Slides, Sites e Hangout.

Con Google Apps for Education è possibile creare, condividere e pubblicare documenti e file in tempo reale, visibili da tutti gli utenti registrati appartenenti all’istituzione e fruibili da diversi dispositivi e in qualsiasi momento della giornata, purchè ci sia una connessione internet. Studenti e insegnanti possono lavorare insie-me anche fuori dalla classe, in un ambiente virtuale che permette di rimanere in comunicazione e scambiarsi file e materiali; ma non solo: i docenti possono comunicare tra di loro, con la segreteria e il dirigente scolasti-co, in un’organizzazione condivisa e collaborativa.

Nell’attuale era digitale il concetto di apprendimento è inscindibile dal concetto di cambiamento: questo mo-dulo si chiude con un esclusivo capitolo dedicato ai Social Network come innovatori per le attività didattiche, con una panoramica sull’identità digitale e sul loro utilizzo in chiave autobiografica.

I Social Media si evolvono continuamente; tuttavia è possibile enucleare i princìpi generali sui quali sono stati progettati: socializzazione e partecipazione di massa attraverso l’uso collaborativo (partecipativo), con-viviale e creativo.

Le attività degli utenti impegnati nei Social Media sono contemporaneamente quelle di “produttori” e “con-sumatori” di contenuti: la filosofia alla base di questi mediatori digitali è quella di ridurre il controllo autori-tario a vantaggio di una produzione e di un consumo democratici.

Si tratta di un’intenzione rivoluzionaria, supportata dalle potenzialità della mente umana prima ancora che dagli strumenti tecnologici, quindi è necessario utilizzarli in modo sano e costruttivo.

In questo panorama alla scuola è assegnato un ruolo educativo sempre più sociale e concreto, inteso come esperienza quotidiana ricca di occasioni di apprendimento informale.

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Disclaimer

Certipass ha predisposto questo documento per l’approfondimento delle materie relative alla Cultura Digitale e al migliore utilizzo del personal computer, in base agli standard e ai riferimenti Comunitari vigenti in materia; data la complessità e la vastità dell’argomento, peraltro, come editore, Certipass non fornisce garanzie riguardo la completezza delle informazioni contenute; non potrà, inoltre, essere considerata responsabile per eventuali errori, omissioni, perdite o danni eventualmente arrecati a causa di tali informazioni, ovvero istruzioni ovvero consigli contenuti nella pubblicazione ed eventualmente utilizzate anche da terzi.

Certipass si riserva di effettuare ogni modifica o correzione che a propria discrezione riterrà sia necessaria, in qualsiasi momento e senza dovere nessuna notifica.

L’Utenza destinataria è tenuta ad acquisire in merito periodiche informazioni visitando le aree del sito dedicate al Programma.

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INDICE

1. IL CLOUD PER LA DIDATTICA .........................................................................................................51.1 Dropbox ....................................................................................................................................................61.2 Evernote .................................................................................................................................................231.3. iCloud ....................................................................................................................................................371.4. OneDrive ...............................................................................................................................................46

2. GOOGLE APPS FOR EDUCATION ..................................................................................................532.1 Classroom ..............................................................................................................................................532.2 Gmail ......................................................................................................................................................632.3. Drive ......................................................................................................................................................672.4. Google Calendar ..................................................................................................................................752.5. Google Vault .........................................................................................................................................782.6. Google Docs Sheets Slides ..................................................................................................................832.7. Google Sites ..........................................................................................................................................882.8. Hangouts ...............................................................................................................................................94

3. SOCIAL MEDIA, IDENTITÀ DIGITALE E RIFLESSIONE AUTOBIOGRAFICA ...1013.1 I Social Media come mediatori didattici ..........................................................................................101

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WEB 2.0, CLOUD E APPS FOR EDUCATION

1. IL CLOUD PER LA DIDATTICA

Il Cloud Computing (nuvola informatica) è l’insieme delle risorse informatiche (software, piattaforme, archi-vi) erogate attraverso la Rete Internet: queste risorse non si trovano fisicamente sul computer dell’utente, ma sono disponibili in Rete on demand, ovvero utilizzabili solo quando necessario (l’utente paga solo in base all’effettivo utilizzo o acquistando una licenza).

Il termine cloud risale ai primi anni Novanta e si riferiva al settore delle telecomunicazioni, indicando la nuvola di circuiti elettrici che permutano il traffico audio e dati. Verso la fine degli anni Novanta iniziano a diffondersi in Rete i servizi on demand, soprattutto i software (basti pensare ai servizi messi a disposizione degli account da Hotmail e Gmail).

Attualmente la struttura informatica del Cloud Computing prevede uno o più server reali ad alta affidabilità, che si trovano fisicamente presso il Datacenter del fornitore delle risorse/servizi, elencate e gestite attraverso interfacce. Utilizzando un Internet Browser, il cliente amministratore si muove in tali interfacce, seleziona il servizio richiesto e lo amministra, configurandolo. Il cliente finale utilizza il servizio configurato dal cliente amministratore.

Quindi il Cloud Computing è un nuovo approccio all’utilizzo di tecnologie già esistenti, organizzate in modo da creare una piattaforma di elaborazione a prescindere dalla localizzazione fisica, che astrae le risorse har-dware e software impiegate: in tal modo l’utente può “ospitare” (memorizzare) dati e programmi diretta-mente in Rete, gestendo online applicazioni e attività.

I servizi di Cloud Computing sono numerosi, per fare un semplice esempio: la casella di posta elettronica è un servizio cloud che si utilizza attraverso il browser di navigazione; dunque vi si accede in Rete, attraverso il proprio account, che ospita in memoria le mail ricevute e inviate, i contatti, e le relative funzioni.

Il Cloud Computing offre molti vantaggi, primo fra tutti l’economicità dei servizi erogati, che vengono utiliz-zati in modo appropriato e pagati in base all’utilizzo; inoltre è altamente affidabile, in quanto, a prescindere dalla localizzazione, l’utente è libero dalle preoccupazioni di acquisto, gestione e manutenzione di tutte le risorse.

Il Cloud Computing può sostenere attivamente la didattica: se prima del Cloud le scuole avrebbero dovu-to acquistare un server e assumere personale specializzato per gestire programmi e dati, con il Cloud si può immaginare – e attualizzare – una vera e propria “scuola in Rete”; dove le verifiche, i compiti a casa e in genere tutte le attività individuali e collaborative si possono svolgere per mezzo di tale tecnologia, che permette di accedere ai propri documenti e utilizzare i software per crearli e modificarli indipenden-temente dal dispositivo hardware che si sta utilizzando.

Per esempio se si usa un programma che realizza mappe concettuali (Bubbl.us o Mindmaster), il docente e gli alunni possono condividere in un unico file di lavoro lo stesso progetto, quindi accedervi in qualunque momento e da qualunque postazione connessa in Rete, visualizzare le modifiche apportate dagli altri mem-bri del gruppo e apportare le proprie.

Sebbene i possibili svantaggi del servizio sono legati alla dipendenza dalla connessione Internet e alla sicu-

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rezza informatica (per le scuole, si consiglia di utilizzare un servizio aggiuntivo che assicura la protezione dei dati); i vantaggi invece per la didattica sono numerosi e si possono riassumere in:

1. Validità ed efficienza dei servizi. Numerose applicazioni accessibili in Rete sono una valida alternativa a molti dei pacchetti software più utilizzati (basti pensare alla suite di prodotti messi a disposizione da Google Apps for Work): si tratta di lavorare con programmi e dati online, quindi non c’è il vincolo di utilizzare determinati hardware o configurazioni di reti ma è sufficiente un dispositivo fisso o mobile di qualsiasi tipologia che sia collegato a Internet con il browser che si preferisce.

2. Riduzione dei tempi di gestione e dei costi di acquisto e manutenzione. Le applicazioni web accessibili e utilizzabili attraverso un browser sono multipiattaforma, ovvero funzionano sui diversi sistemi operati-vi, e non implicano grandi investimenti iniziali, basandosi sul “pay per use”. Inoltre si possono utilizzare su smartphone e tablet, sperimentando differenti forme di mobile learning basate sulla collaborazione e la condivisione di contenuti.

� Le capacità elaborative sono illimitate e si possono facilmente adeguare le condizioni contrattuali in base alle esigenze di carico (registrazione ai corsi, lezioni, meeting e-learning etc.); dunque si paga solo in base al servizio che si usa.

� Il risparmio è su più fronti: se il server è “sulla nuvola”, non necessita di manutenzione e aggiornamento; il provider gestisce tutta l’architettura informatica del servizio. Anche i costi di licenza risultano abbattuti grazie all’adozione di sistemi operativi e software liberi.

3. Organizzazione scolastica in Rete. Attraverso il Cloud Computing una scuola può gestire l’orario scola-stico, archiviare materiali didattici, utilizzare servizi di email e comunicazione a distanza per condividere materiale e buone prassi, utilizzare software gratuiti come editor di testi, fogli di calcolo o presentazioni; studenti e insegnanti hanno a disposizione i programmi che la scuola ha installato nel server virtuale e la didattica può essere sperimentata anche in modalità e-learning.

Nella scuola, gli strumenti Cloud possono risolvere molti problemi pratici, configurandosi come supporto innovativo a metodologie didattiche in via di sperimentazione, basate sulla collaborazione e la condivisione delle esperienze educative. Grazie al Cloud Computing, la scuola può preoccuparsi meno della gestione delle tecnologie informatiche per focalizzarsi sull’applicazione di queste, così che la didattica possa essere un’esperienza formativa funzionale alla vita dello studente.

In questo modulo sono trattati i servizi di Cloud Computing più conosciuti, affinché possano essere utilizzati come valido supporto per l’innovazione didattica.

1.1 DROPBOX

Dropbox è un programma che permette di condividere rapidamente file di qualsiasi tipo con altri utenti: si tratta di un contenitore di file visibile contemporaneamente da più utenti, attraverso dispositivi mobili di qualsiasi natura. Infatti funziona con IPhone, Ipad, Computer Apple (detti Mac), Computer con Windows,

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Smartphone Android (es. Samsung Galaxy, Sony Xperia, LG), Tablet Android; collegati alla Rete Internet.

1.1.1 Panoramica su Dropbox

Per un funzionamento ottimale, bisogna installare il programma, il quale crea automaticamente nel disposi-tivo una cartella chiamata “Dropbox”. Quando l’utente copia i file in questa cartella, la funzione di sincroniz-zazione automatica replica gli stessi file sui server di Dropbox.

Si possono invitare altri utenti (es. colleghi, amici, familiari), i quali potranno visualizzare i file, modificarli e aggiungerne di nuovi: quando un utente interviene su uno o più file, Dropbox lo segnala con un messaggio a schermo, come riportato nella figura che segue.

Può accadere che l’utente abbia necessità di accedere a Dropbox da dispositivi che non hanno il programma installato, ad esempio da un Internet Point oppure dal cellulare di un collega/amico. In questi casi è possibile utilizzare Dropbox anche attraverso un semplice browser per la navigazione in Internet, collegandosi al

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sito www.Dropbox.com e immettendo le proprie credenziali di registrazione.

1.1.2 Installazione

Per installare Dropbox sul proprio dispositivo o computer, bisogna seguire la seguente procedura:

1. Effettuare la registrazione sul sito www.Dropbox.com e dopo aver inserito nome, cognome, indirizzo e-mail e password, cliccare su Registrati gratuitamente. Una volta completata la registrazione, l’utente riceve una e-mail di benvenuto che conferma l’avvenuta operazione.

2. Nella figura successiva è riportata l’e-mail ricevuta dopo la registrazione; che permette di scaricare il file

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di installazione cliccando su Download and install.

3. Salvare il file sul proprio computer cliccando su Salva file. La schermata di salvataggio potrebbe essere leggermente diversa a seconda del browser di navigazione; la figura riporta la schermata che appare su Mozilla Firefox.

4. A scaricamento concluso, bisogna avviare l’installazione facendo doppio clic sull’icona del file DropboxIn-staller.

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5. A questo punto bisogna attendere che l’installazione si completi automaticamente:

6. Al termine dell’installazione appare la schermata di configurazione, nella quale bisogna selezionare l’op-zione Ho già un account Dropbox.

7. Inserire la stessa e-mail utilizzata per la registrazione, insieme alla password. Inserire anche un nome indicativo per il computer dal quale si sta lavorando.

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8. Dropbox propone la possibilità di aumentare lo spazio a disposizione: per impostazione predefinita, la cartella condivisa può avere una dimensione massima di 2GB senza pagare alcun abbonamento. Pagando un abbonamento mensile, si può arrivare a disporre di 100 GB o 200GB; tuttavia se l’utente non ha neces-sità di condividere file molto grandi, la dimensione gratuita di 2GB è sufficiente.

9. La procedura guidata prosegue con la configurazione delle impostazioni generali: si consiglia di lasciare l’opzione Tipica per semplicità. Con questa scelta, il programma crea nel dispositivo un’unica cartella denominata Dropbox, la quale andrà a contenere i file per la condivisione con gli altri utenti.

Infine viene visualizzata una breve spiegazione sull’utilizzo del programma. Premere il tasto Ignora tour per uscire.

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1.1.3 Funzionamento di Dropbox

Una volta completata la procedura di installazione, Dropbox si avvia automaticamente. Il programma, sep-pure attivo, rimane silente; ed è segnalato da una piccola icona in basso a sinistra vicino all’orologio di Win-dows.

Cliccando sull’icona, il programma apre un breve “sommario”, che riporta gli ultimi file aggiunti o modifi-cati nella cartella condivisa.

Si notano, nella figura precedente, l’icona di una piccola cartella blu e l’icona della Terra, evidenziate dalla freccia rossa. Cliccando sull’icona della cartella blu, si apre la cartella condivisa sul proprio dispositivo.

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Cliccando sull’icona della Terra, il programma apre la cartella direttamente su Internet.

1.1.4 Aggiunta di un file nella cartella Dropbox

Quando si copia un file nella cartella condivisa, accanto a esso appare un simbolo blu, che segnala la sincro-nizzazione in corso: significa che il file viene copiato sui server di Dropbox. Quando il simbolo diventa una spunta verde, la copia del file è avvenuta correttamente.

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1.1.5 Invitare altri utenti

Per invitare altri utenti, che potranno visualizzare e intervenire sui file caricati, nella cartella Dropbox biso-gna cliccare con il tasto destro del mouse sul file (o sulla cartella) che si desidera condividere. Quindi sceglie-re la voce Condividi nel menu che appare.

A questo punto appare un semplice modulo per invitare la persona desiderata tramite e-mail e un breve messaggio di benvenuto.

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L’utente invitato riceverà una mail simile a quella in figura:

Cliccando sul tasto blu View folder (Vedi cartella), l’utente invitato ne visualizza online il contenuto.

1.1.6 Funzionamento senza installazione

Si può usufruire di Dropbox anche senza programma di installazione, collegandosi al sito www.Dropbox.com e utilizzando la propria e-mail e password.

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Le cartelle create dall’utente sono quindi visibili online da qualsiasi dispositivo:

L’immagine che segue riporta le funzioni presenti sul lato sinistro della schermata, che permettono all’uten-te di gestire efficacemente i propri file.

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Funzioni di Dropbox

Funzione Recents

Mostra l’elenco degli ultimi file o cartelle aggiunti nella cartella Dropbox, suddivisi per data.

Funzione Files

Mostra all’utente tutto il contenuto della propria cartella Dropbox.

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Funzione Team

Permette di invitare rapidamente più utenti, scrivendo nella voce Create a free team gli indirizzi di posta elet-tronica degli invitati. Grazie a questa funzione è possibile creare velocemente un team di lavoro che accede alla cartella condivisa.

Funzione Paper

Attualmente in fase di test e non operativa.

Funzione Photos

Visualizza esclusivamente le foto e i filmati presenti nella cartella Dropbox, dividendoli per data: questa fun-zione analizza e ordina ogni singola foto, in base alla data in cui è stata scattata oppure scannerizzata; inoltre è in grado di visualizzare anche il luogo di provenienza dell’immagine.

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Funzione Sharing

Questa funzione permette di visualizzare le cartelle condivise con gli altri utenti, riportandone gli indirizzi e-mail; inoltre si può creare una nuova cartella condivisa cliccando sul tasto blu New shared folder.

Funzione Links

Questa funzione consente di visualizzare i singoli file visibili agli utenti che sono stati invitati, anche utenti che non hanno Dropbox. Per attivare la funzione Links bisogna andare nella cartella condivisa, cliccare con il tasto destro sul file da condividere e scegliere l’opzione Copia link Dropbox.

Automaticamente, la schermata Links visualizza il file che l’utente ha condiviso. Nell’esempio è il documen-to “registrostudenti”. Cliccando sull’icona dell’ingranaggio evidenziato dalla freccia, compare il modulo di invito.

Scrivendo l’e-mail dell’utente da invitare nel riquadro Send link to (eventualmente aggiungendo un messag-

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gio esplicativo) e cliccando sul tasto blu Send, l’utente riceverà un link al documento.

Il grande vantaggio di questa funzione è evidente: l’utente che riceve il link non deve necessariamente instal-lare Dropbox per visualizzare il file condiviso.

Funzione Events

È una cronologia di tutte le attività della cartella Dropbox. Cliccando sul calendario in alto a destra, l’utente può scegliere un giorno preciso da analizzare.

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Funzione File Requests

Permette di inviare a un utente (collega/amico) la richiesta per un file specifico.

Nel riquadro What are you requesting? bisogna scrivere il nome del file che si vuole richiedere (es. Fattura 01-2016).

Non utilizzare il simbolo “/” (es. Fattura 01/2016) in quanto non permesso.

Nel riquadro Where should these files go in your Dropbox? bisogna indicare la cartella specifica dove l’utente specificato potrà inviare il file richiesto. È consigliato lasciare la cartella indicata, ovvero File requests.

Cliccando su Next, appare un’altra finestra in cui bisogna scrivere l’indirizzo e-mail della persona a cui si ri-chiede il file, con una breve nota esplicativa. Quindi cliccare su Send.

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L’utente a cui si è richiesto il file riceverà una e-mail come di seguito:

Egli dovrà cliccare su Choose file from computer (scegli file dal computer), così da poter caricare in modo sem-plice e automatico il file che gli è stato richiesto, cliccando su Upload.

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In tempo reale, una notifica sul proprio dispositivo segnala che il file è stato correttamente inviato nella car-tella precedentemente indicata (nell’esempio la cartella è chiamata “File requests”).

Funzione Deleted Files

È l’equivalente del cestino del computer. Contiene i file cancellati negli ultimi 30 giorni (ma il tempo aumen-ta per il servizio a pagamento): per recuperare un file bisogna passare su di esso con il mouse e cliccare sul tasto Restore.

1.2 EVERNOTE

Evernote è un potente database virtuale che trasforma il proprio dispositivo in una vera e propria agenda elettronica sincronizzata, dunque è utile per implementare attività di qualsiasi tipo. È un programma molto potente e di utilizzo semplice e immediato, che consente di ordinare note e appunti, organizzare appunta-menti e calendari, fissare tutte le cose importanti della giornata e riguardarle in un secondo momento, salvare tutto quel che si desidera sia dalla Rete che dal proprio PC; inoltre permette di creare gruppi di lavoro in cui condividere/modificare i contenuti.

L’uso che ogni utente può fare di Evernote è vasto e si modula in base alle proprie esigenze e alla propria creatività. Come altri programmi di questo tipo, è possibile utilizzarlo sia installandolo sul dispositivo per-sonale, oppure online direttamente dal sito.

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Di seguito è riportata la pagina di benvenuto di Evernote, su www.evernote.com.

1.2.1 Registrazione sul sito Evernote.com

Per iniziare a utilizzare Evernote è necessario registrarsi sul sito: bisogna utilizzare la propria e-mail e sce-gliere una password, quindi cliccare sul tasto verde Crea account.

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Ad avvenuta registrazione, una schermata di benvenuto riassume le funzioni principali di Evernote:

• Organizzare il proprio lavoro • Condividere contenuti con altri utenti • Condividere contenuti senza essere vincolati da una postazione fissa.

1.2.2 Funzionamento di Evernote sul sito

Cliccando sul tasto verde Crea la tua prima nota, l’utente scrive il titolo della sua prima nota, come se doves-se prendere appunti su un blocknotes, che qui viene chiamato “taccuino”.

L’esempio riporta il titolo della nota “Ristorante tipico”, mentre il contenuto è “Alla rotonda di Parasacco

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ecc..”.

L’utente può condividere in tempo reale questa nota sui Social più diffusi: in alto a destra c’è il menu Condi-vidi in cui è possibile scegliere dove pubblicare la propria nota. Dopo aver scelto il Social, bisogna cliccare sul tasto Fatto.

La figura che segue riporta la prima nota, precedentemente scritta. Si può vedere in alto a sinistra un menu con diverse funzioni simboleggiate da altrettante icone.

Cliccando sulla sveglia, si può trasformare la nota in promemoria, specialmente se si tratta di una scadenza importante: impostando un orario, il programma avvisa per tempo l’utente.

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Se il promemoria non è più necessario, è sufficiente cliccare su Cancella promemoria oppure Contrassegna come fatto: in quest’ultimo caso resta nel sistema la traccia del promemoria.

La figura seguente mostra la nota nella sua interezza: per salvare permanentemente la nota bisogna cliccare sul tasto Salva.

È possibile eliminare la nota cliccando sul cestino.

L’immagine successiva riporta la schermata completa di Evernote: si può distinguere una fascia verticale sulla sinistra che raccoglie i comandi principali, una fascia centrale che riassume tutte le note scritte, una

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terza più larga che ingrandisce la nota selezionata con un clic.

Segue il dettaglio della nota “Ristorante tipico”: per aggiungere altre note bisogna cliccare sul tasto a sinistra che riporta il simbolo “+”; mentre per creare un nuovo taccuino (ovvero un nuovo contenitore di note) biso-gna cliccare sul tasto che simboleggia il block notes.

Cliccando sulla stellina, si va a includere la nota selezionata in una sorta di menu “preferiti”.

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Cliccando sul simbolo del block notes, appare la schermata che segue: la nota scritta precedentemente è già contenuta nel primo taccuino.

1.2.3 Informazioni e condivisione con altri utenti

Grazie a Evernote è possibile condividere in modo veloce e semplice un taccuino con altri utenti: è una fun-zione molto importante perché permette agli utenti scelti di visualizzarlo e collaborare al lavoro.

I taccuini condivisi sono utili per: organizzare un progetto di gruppo o un viaggio di lavoro, costituire un archivio creativo a tema, rendere disponibili a colleghi e collaboratori le proprie note/appunti aziendali.

Cliccando sulla “I” che si trova in alto a destra, l’utente visualizza le informazioni relative al taccuino sul qua-le sta operando: l’opzione Modifica condivisione permette di scegliere le opzioni di condivisione del taccuino.

Inoltre si può decidere il tipo di accesso, ovvero l’utente invitato:

• Può modificare e invitare (aggiungere note o apportare modifiche a quelle presenti, condividere note in-dividuali via email e URL pubblici, invitare a sua volta altri utenti a visualizzare/modificare il taccuino condiviso).

• Può modificare (aggiungere note o apportare modifiche a quelle presenti note, condividere via e-mail note individuali).

• Può visualizzare (solo visualizzare le note che si trovano nel taccuino condiviso, senza apportare alcuna modifica).

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Il tasto Pubblica permette di creare un link da inviare per posta elettronica a qualsiasi utente cui si desidera far visualizzare il taccuino.

1.2.4 Creazione di un nuovo taccuino

Per creare un nuovo taccuino bisogna fare clic sull’icona Crea nuovo taccuino.

Successivamente, è possibile specificare con un nome il taccuino creato.

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Se l’utente ha creato molti taccuini e vuole ricercarne uno in particolare, può cliccare sulla lente di ricerca e scrivere nel riquadro che appare il nome del taccuino di cui ha bisogno.

1.2.5 Utilizzo di Evernote tramite installazione

In alternativa all’utilizzo online, è possibile scaricare e installare sul proprio dispositivo il programma Ever-note: bisogna cliccare sul tasto verde Scarica l’app.

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Quindi viene visualizzato il seguente messaggio di scaricamento del programma (anche in questo caso la schermata di esempio si riferisce al browser Mozilla Firefox).

Scaricato e lanciato il file di installazione, appare una schermata di benvenuto che riassume i passi da segui-re. Cliccare su Avanti.

Leggere e accettare il contratto di licenza e cliccare su Installa.

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Quindi cliccare sul tasto Termina per terminare l’installazione.

Analogamente all’utilizzo sul sito, il programma richiede la registrazione dell’utente: se si dispone già di un account, bisogna cliccare in basso sul tasto Ho già un account e inserire la propria e-mail e password.

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Nella figura che segue è riportata la schermata del programma: sul lato sinistro è presente la funzione Work Chat, che permette di avviare conversazioni private con altri utenti su invito. Cliccando sul tasto blu Inizia a chattare si attiva questa funzione, utilissima per i gruppi di lavoro.

Scrivendo l’e-mail degli utenti da invitare nel riquadro “A:” si può avviare una Work Chat: la prima volta il programma si collega ai contatti di Gmail oppure di Outlook (se questo è installato nel PC).

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L’immagine che segue riporta la schermata di Evernote sul dispositivo, che è molto simile a quella sul sito: il programma ha correttamente importato tutti i taccuini e le note dal profilo dell’utente.

Evernote offre la possibilità di inserire una o più immagini (oppure un video) in una nota, come mostra la figura seguente.

Inoltre cliccando sull’icona Presenta in alto a destra è possibile attivare la modalità presentazione. Questa modalità funziona con qualunque nota (testo, immagini o PDF allegati o file MS Office) e non richiede ulte-riori passaggi per preparare il contenuto: ingrandisce la nota alla dimensione del monitor, in modo da poter-la mostrare con chiarezza ad amici/colleghi.

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Quando l’utente sceglie un promemoria per la propria nota, il programma permette di ricevere una e-mail di avviso scadenza.

Cliccando sulla sveglia si può impostare la scadenza, scegliendo sul calendario la data e l’ora di allerta.

All’arrivo della scadenza, Evernote visualizza il seguente messaggio in basso a destra.

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1.3. ICLOUD

iCloud è il servizio centralizzato di archiviazione online (cloud storage, ovvero salvataggio online) offerto da Apple, che permette agli utenti di iPhone, iPad, iPod Touch, Mac e anche Windows di creare delle copie di sicurezza (backup) dei propri file su un hard disk online (iCloud Drive), sincronizzandole in tempo reale fra tutti i dispositivi.

iCloud permette all’utente di disporre dei propri dati e contatti, nonché di foto e video realizzati con iPho-ne e iPad in qualsiasi momento e luogo, gratuitamente per 5GB di spazio online. Anche in questo caso, per espandere lo spazio da 20 GB a 1TB si possono sottoscrivere i relativi abbonamenti.

Per usare iCloud sono necessari due requisiti fondamentali: un ID Apple (collegandosi al sito Internet di Apple, si compila un modulo di iscrizione e si conferma la propria identità cliccando sul link ricevuto via email), e la selezione di iCloud come sistema predefinito per effettuare il backup dei dati presenti su iPhone, iPad o iPod Touch.

Alternativamente, si può effettuare la registrazione ai servizi online Apple attraverso il programma gratuito iTunes, come spiegato in seguito.

1.3.1 Accesso a iCloud

È possibile accedere a iCloud:

• tramite computer (Mac e PC) • tramite dispositivi mobili Apple (iPhone, iPad e iPod touch) • tramite Internet, dalla pagina www.icloud.com (effettuando il login).

Il proprio account iCloud è il centro nevralgico dell’intero sistema, il luogo virtuale che ospita tutto il conte-

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nuto caricato e conservato degli apparecchi Apple (e non), e che funge da “centro di smistamento” a cui ac-cedono tutti dispositivi per sincronizzarsi tra loro.

1.3.2 Apple ID

Per utilizzare tutti i servizi in Rete di Apple, iCloud compreso, è necessario un Apple ID. Quando si acquista un computer Apple, è possibile creare un Apple ID seguendo il processo guidato di prima installazione. Op-pure si può fare successivamente da iTunes seguendo la procedura qui riportata:

• Aprire iTunes sul proprio dispositivo • Dal menu Store scegliere Crea account • Seguire le istruzioni a schermo (la procedura è simile alla registrazione di una casella di posta).

Se invece si utilizza un iPhone, iPod touch o iPad, la procedura è la seguente:

• Schermata Home, Impostazioni > e- Store • Scegliere la nazione di appartenenza • Seguire le istruzioni a schermo.

1.3.3 Requisiti minimi per l’utilizzo di iCloud

Il servizio iCloud funziona solo su iOS 5 e su OS X 10.7 Lion e sistemi superiori.

Per verificare se i dispositivi rispettano i requisiti minimi per iCloud :

Utilizzando un Mac, cliccare sul nel menu Mela in alto a sinistra e cliccare su Informazioni su questo Mac. Se la versione del sistema operativo è almeno 10.7, supporta iCloud.

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Utilizzando un iPhone o un iPad, cliccare su Impostazioni > Generali > Info e cercare la voce Versione. Se nella versione è almeno scritto 5.x.x (dove “x” può essere qualsiasi numero) allora il device supporta iCloud.

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1.3.4 Come impostare iCloud

• Usando un iPhone, è possibile decidere quali dati sincronizzare con iCloud e quali no: basta spostare il selettore su zero o su uno, come illustrato nella figura che segue.

� Ad esempio, se l’utente desidera sincronizzare tutti i contatti della rubrica dell’iPhone nell’account onli-ne, deve spostare il selettore Contatti su 1. In questo modo, tutti i numeri di telefono e gli indirizzi saranno copiati in Rete; inoltre potranno essere copiati anche su tutti gli altri apparecchi Apple che hanno questa sincronizzazione attivata.

� Se non si possiedono altri dispositivi, si ottiene una copia di backup dei contatti consultabili sempre onli-ne, che in futuro potranno essere copiati su un nuovo iPhone o Mac (o PC).

� Quindi bisogna replicare la stessa operazione per tutti gli altri dati: posta, calendari, promemoria, prefe-riti di Safari, note.

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• Usando un Mac, si attiva iCloud da Preferenze di Sistema > iCloud, effettuando il login. Anche in questo caso si sceglie facilmente quali dati sincronizzare.

1.3.5 Sincronizzare musica e app

Grazie a questa opzione l’utente può acquistare canzoni e programmi attraverso un dispositivo mobile (come l’iPad), e averli automaticamente a disposizione anche su tutti gli altri dispositivi (ad esempio Mac e iPhone).

Per attivare la sincronizzazione musica e app, accedere al menu Impostazioni > Store, quindi abilitare i downlo-ad automatici.

Una volta impostato iCloud, sincronizzazioni e backup procederanno in automatico, senza che l’utente deb-

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ba intervenire manualmente.

1.3.6 Sincronizzare le foto

Una delle funzioni molto utilizzate su iCloud è Photo Stream: se si scatta una foto con l’iPhone durante un viaggio di lavoro e si desidera mostrarla in tempo reale ad amici e colleghi, è sufficiente attivare Photo Stre-aming sull’iPhone (Impostazioni > Streaming foto) oppure sul Mac (da iPhoto, menu Streaming foto). Questa funzione rende immediatamente disponibili le foto scattate anche sul Mac di casa, in iPhoto.

1.3.7 Backup

Ogni giorno iCloud può eseguire un backup del contenuto dei dispositivi mobili: questa funzione elimina il rischio di perdere dati.

Per abilitare la funzione backup su iPhone e sugli altri dispositivi, bisogna cliccare su Impostazioni > iCloud > Archivio e backup, quindi spostare su 1 il selettore Backup di iCloud. In alternativa, si può eseguire un backup manualmente tramite il pulsante Esegui backup adesso, e annullarlo tramite Annulla backup.

Essendo di 5GB lo spazio gratuito che iCloud offre, se l’utente lo ritiene necessario può cancellare qualche backup vecchio come segue.

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• Dal Mac: Preferenze di Sistema > iCloud, cliccare su Gestisci. Quindi attraverso la funzione Backup, seleziona-re uno o più backup che non servono più e scegliere Elimina.

• Dall’iPad (o iPhone o iPod touch): Impostazioni > iCloud > Archivio e backup > Gestisci archiviazione, selezio-nare il dispositivo il cui backup è da eliminare, quindi cliccare su Elimina backup.

Considerato che questa operazione può richiedere del tempo, iCloud la effettua solo quando il dispositivo è collegato ad una presa di corrente, per evitare che la batteria si scarichi durante il backup.

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La funzione backup può salvare i seguenti dati: • Acquisti di iTunes • Foto e video • Settaggi del dispositivo • Dati delle applicazioni • Organizzazione della schermata Home • Messaggi (iMessage, SMS, MMS) • Suonerie

1.3.8 Trova il mio iPhone, trova il mio Mac

È questo un servizio antifurto molto utile, attivabile sia sul Mac che sui dispositivi mobili, dalla pagina prin-cipale delle preferenze di iCloud.

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Quando l’utente si connette a www.icloud.com, può vedere su una mappa dove si trovano tutti gli apparecchi di proprietà, purché siano connessi a una rete wireless.

1.3.9 Sincronizzazione di file Keynote, Pages e Numbers

Questo servizio permette all’utente di avere i propri documenti online accessibili da computer e smartphone: in tal modo si ha una sola copia di ognuno di essi, ma si possono aprire e modificare ovunque.

Per attivare la sincronizzazione, scegliere dal menu Impostazioni > iCloud > Documenti e dati. Fatto questo, i file creati vengono salvati continuamente sul server in tempo reale. Quindi è possibile accedervi da tutti i dispo-sitivi mobili o dal Mac tramite l’account iCloud in Rete.

Per ora questo tipo di sincronizzazione è possibile solo con i tre programmi della suite iWork di Apple, ma anche gli sviluppatori di terze parti possono creare app che usano iCloud per sincronizzare dati.

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1.4. ONEDRIVE

OneDrive è il servizio di cloud storage offerto da Microsoft, che permette di salvare i dati personali e condi-videre foto e file con i propri contatti attraverso smartphone, tablet o computer.

Con OneDrive, l’utente può archiviare gratuitamente nel Cloud sino a 15GB (e sino a 200GB sottoscrivendo un abbonamento), quindi accedere online ai propri dati (foto, documenti, ecc...), nonché condividerli con altri utenti.

Un grande vantaggio offerto da OneDrive e dagli Office Web Apps gratuiti è la possibilità di sincronizzare cartelle tra PC, smartphone e tablet; dunque utilizzare gratuitamente Microsoft Word, Excel, PowerPoint e OneNote: più utenti in luoghi differenti possono lavorare sullo stesso documento, in simultanea.

1.4.1 Creazione di un account OneDrive

Per creare un account OneDrive, bisogna accedere all’indirizzo https://onedrive.live.com e inserire i propri dati Microsoft (nome utente e password).

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1.4.2 Come utilizzare OneDrive

La schermata di benvenuto di OneDrive mostra le sezioni Documenti e Immagini, ovvero le cartelle nelle qua-li aggiungere i file. È possibile creare nuove cartelle utilizzando il pulsante Nuova cartella, quindi iniziare a caricare i propri file utilizzando il pulsante Aggiungi file (con un clic del tasto destro del mouse si aprono i comandi dell’app).

Per scaricare le varie app per tutti i dispositivi implementati da OneDrive e poterli sincronizzare, bisogna cliccare sul link in basso a sinistra Scarica le app OneDrive.

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Cliccando sulla freccia destra del logo OneDrive come riportato nell’immagine:

si può rapidamente accedere a contatti, agenda, mail e Office Live (si tratta di una versione di Office disponi-bile senza installazione):

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Ecco come appare la sezione Contatti:

Il Calendario in visualizzazione per mese:

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Cliccando su Crea è possibile creare diversi documenti (Word, Excel, PowerPoint ecc.):

Il pulsante Carica permette di trasferire dei file dal proprio dispositivo su OneDrive:

Per condividere file e cartelle con l’app OneDrive, bisogna cliccare su Condividi dopo averli selezionati; men-tre l’opzione Invita contatti permette di condividere i file con singoli utenti o gruppi specifici.

1.4.3 I settaggi di OneDrive

Cliccando sulla rotellina in alto a destra si accede alle opzioni di OneDrive: da qui è possibile aumentare la capacità di immagazzinamento dati.

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1.4.4 L’account OneDrive

Cliccando sul proprio nome utente ci si può disconnettere, modificare le impostazioni dell’account, il profilo, apparire come disponibile o invisibile:

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2. GOOGLE APPS FOR EDUCATION

Google Apps for Education è una suite di software e strumenti di tipo cloud, messi a disposizione delle isti-tuzioni scolastiche per realizzare soluzioni di comunicazione e collaborazione integrata.

Nella pagina https://support.google.com/a/answer/2856827?hl=it si trovano le informazioni di base per l’utilizzo di Google Apps for Education.

Ci sono dei requisiti di idoneità per cui un’istituzione può accedere all’utilizzo di Google Apps for Educa-tion, in quanto deve rientrare in una delle seguenti categorie:

• Istituto non profit di istruzione primaria, secondaria o superiore, accreditato da un organismo di accredi-tamento generalmente accettato.

• Organizzazione non profit registrata.

Verificati i requisiti, si può registrare l’istituzione compilando il form al seguente indirizzo https://www.goo-gle.com/a/signup/u/0/?enterprise_product=GOOGLE.EDU#0.

Con Google Apps for Education è possibile creare, condividere e pubblicare documenti e file in tempo reale, visibili da tutti gli utenti registrati appartenenti all’istituzione. Si può quindi usufruire dei servizi da diversi dispositivi, quali computer, smartphone, tablet, in qualsiasi momento della giornata e ovunque ci sia una connessione internet.

La gamma di prodotti di Google Apps for Education comprende Classroom, Gmail, Drive, Calendar, Vault, Docs Sheets Slides, Sites e Hangout. Questi prodotti consentono a studenti e insegnanti di lavorare insieme anche fuori dalla classe, in un ambiente virtuale dove rimanere in comunicazione e scambiarsi file e materiali; inoltre i docenti possono comunicare tra di loro, con la segreteria e il dirigente scolastico, in un’organizza-zione condivisa e collaborativa.

Nella procedura di registrazione della propria istituzione/organizzazione, è richiesto di dimostrare di essere l’amministratore del sito web (l’istituzione deve avere un proprio dominio registrato); per questo passaggio potrebbe essere utile il supporto del web master o del tecnico informatico dell’istituto.

A questo punto si può iniziare a utilizzare una versione base di Google Apps, per la versione Education è necessario che Google verifichi la proprietà del dominio; affinché l’attivazione sia completa servono in media dieci-quindici giorni.

Durante la fase di attivazione del servizio c’è un po’ di lavoro da fare: dalla creazione degli account, alla distribuzione delle credenziali, alla manutenzione degli account (docenti trasferiti, nuovo personale, ecc). Per questo è importante che un piccolo staff si occupi dell’amministrazione: sono sufficienti due persone, un docente FS e/o assistenti amministrativi.

Completate le procedure di registrazione e attivazione, si possono utilizzare i servizi offerti da Google Apps for Education, le cui funzionalità sono trattate nel dettaglio in questo capitolo.

2.1 CLASSROOM

Google Classroom è una piattaforma online pensata per creare un unico sistema di lavoro centralizzato – sen-za supporto cartaceo – per docenti e studenti.

Con Classroom i docenti possono assegnare i compiti/test di valutazione e raccoglierli, creare automatica-mente la copia di un documento Google per ogni studente; inoltre è possibile creare cartelle di Drive per

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ciascun compito e studente, in modo che ogni attività sia monitorata e ben organizzata.

Ogni studente può controllare le scadenze dalla pagina Compiti e svolgerli nei tempi e nei modi che stabilisce; mentre i docenti possono vedere in tempo reale chi sta svolgendo i compiti, fornire feedback/suggerimenti e assegnare voti, direttamente in Classroom.

Google Classroom è integrato in Google Apps, cui si accede tramite la schermata di login, inserendo la pro-pria e-mail e la password: essendo riservato a enti e scuole che abbiano scelto i servizi di Google Apps for Education, il servizio deve essere stato precedentemente abilitato da un responsabile tecnico o da un ammi-nistratore di sistema.

Infatti per un utente non abilitato appare la seguente schermata di errore:

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La schermata di Login di Google Classroom è uguale alle altre Google Apps.

L’immagine che segue mostra la schermata di benvenuto, dalla quale è possibile creare il primo Corso online cliccando sul simbolo “+”, evidenziato dalla freccia in alto a destra.

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La funzione che permette di creare il corso si chiama Crea corso.

Dopo aver cliccato sulla funzione Crea corso, bisogna inserire il nome del corso stesso (nell’esempio “Sicurez-za informatica A”).

Le voci presenti sono Stream, Studenti e Informazioni. Con Stream si ha una panoramica del corso e si evidenzia il Codice Corso in basso a sinistra.

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Utilizzando il Codice Corso gli studenti possono iscriversi allo stesso.

La voce Studenti riporta i permessi di cui questi ultimi godono, come evidenziano le due figure seguenti.

Inoltre nella voce Studenti è presente la funzione Invita, che permette di spedire a un elenco di destinatari l’invito per accedere al corso in questione.

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Nell’esempio non è presente alcun contatto in rubrica, pertanto in questo caso si procede inserendo manual-mente gli indirizzi di posta elettronica degli studenti.

Nell’esempio sono stati inseriti tre nominativi di studenti, con i relativi indirizzi e-mail.

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Bisogna quindi mettere un segno di spunta accanto allo studente che si vuole invitare.

In basso a sinistra è presente un cerchio recante il simbolo “+”, il quale apre un menu che permette di riuti-lizzare un post scritto in precedenza, creare una domanda, creare un compito online oppure creare un an-nuncio da spedire per e-mail agli studenti.

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Di seguito, ecco l’esempio di un annuncio che viene anche evidenziato nella schermata Stream vista in prece-denza.

Inoltre è possibile creare anche altri corsi, quindi caricare veri e propri contenuti multimediali, utilizzando i tasti evidenziati in figura; in particolare:

• Il primo tasto (graffetta) permette di caricare un allegato dal proprio computer; • Il secondo tasto permette di caricare un allegato da Google Drive (una sorta di contenitore online); • Il terzo tasto (play) permette di caricare un video; • Il quarto tasto crea un link a un contenuto esterno (sito, video ecc.).

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Questo è un esempio di caricamento contenuto da Google Drive (nella stessa funzione è anche previsto il caricamento da computer tramite la funzione Trascina qui il file).

Ecco un testo caricato sulla piattaforma (nell’esempio si tratta di un libro denominato Libro Fondamenti di In-formatica).

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Creando altri corsi è possibile specificare informazioni dettagliate, come di seguito:

L’immagine che segue mostra il calendario incorporato in Google Classroom, che evidenzia in azzurro il giorno in cui si tiene il corso.

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2.2 GMAIL

2.2.1 Registrazione e funzioni salienti

Il passo preliminare per l’utilizzo di qualsiasi servizio Google è la registrazione di una casella di posta elet-tronica. Basta collegarsi al sito www.gmail.com e cliccare sulla voce Crea un Account.

Nella schermata che appare, l’utente va a inserire tutti i dati richiesti:

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Bisogna prestare attenzione alla fase in cui è richiesto il nome della casella di posta: in caso di omonimia, il sistema propone diverse alternative. Non utilizzare spazi. Inoltre si consiglia di scegliere password alfanu-meriche.

A seguire sono elencati i termini di trattamento dei dati personali: l’utente quindi scorre nella lettura degli stessi, poi clicca su Accetto.

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A seguire, una schermata di benvenuto informa l’utente che la procedura di registrazione è andata a buon fine. Quindi cliccare su Continua e vai a Gmail per visualizzare la propria posta.

Compare una sequenza di informazioni sulle caratteristiche salienti di Gmail. Cliccando su Avanti diverse volte si conclude la presentazione.

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Infine l’utente può visionare la propria casella di posta, con tre messaggi di benvenuto generati automatica-mente.

Per scrivere un nuovo messaggio, cliccare sul tasto Scrivi.

In basso a destra compare la finestra Nuovo messaggio, nella quale inserire destinatario, oggetto, corpo del testo ed eventualmente allegati (tasto con il simbolo della graffetta).

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In alto a destra, in corrispondenza del tasto composto da nove quadratini neri, si trova una funzione fonda-mentale: una sorta di quadro strumenti Google, che comprende tutte le funzioni che sono incorporate nell’ac-count Google appena aperto. Il menu in figura non le contiene tutte, in quanto cliccando su Altro (in basso nel menu) si aprono ulteriori funzioni. Di seguito un elenco delle più importanti:

• Google Drive (un contenitore di file sempre disponibile online); • Google Calendar (un calendario per memorizzare appuntamenti); • Google Vault (una cassaforte online in cui conservare la posta, inclusa in Google Apps Unlimited o Google

App for Education); • Google Documents (una funzione per creare documenti, fogli di calcolo o presentazioni online); • Google Sites (uno strumento per creare velocemente siti); • Google Hangouts (una funzione che permette di effettuare videochiamate anche di gruppo).

2.3. DRIVE

Google Drive è un contenitore di file online che permette di archiviare copie dei propri file: in questo modo l’utente può sempre disporre dei propri contenuti digitali, pur non avendo a disposizione un device, ma semplicemente collegandosi al proprio account Google. È quindi una possibilità molto utile per il recupero dei file in caso di perdita per furto o rottura del proprio dispositivo.

Il servizio è gratuito e disponibile per chiunque abbia un account Google e prevede uno spazio di archivia-zione di ben 15 GB; ed è disponibile in due modalità:

• Completamente online (per usarlo è sufficiente collegarsi al sito http://drive.google.com). • Installando il programma sul proprio dispositivo (funzione Scarica Drive per PC).

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Di seguito è riportata la schermata principale di Drive.

Per caricare un file su Drive, bisogna cliccare su Nuovo, quindi appare un sottomenu che permette di creare una cartella o procedere al caricamento del file dal proprio dispositivo. L’utente può notare che è possibile creare direttamente da qui documenti Google (testi, fogli di calcolo o presentazioni).

Scegliendo la funzione Caricamento di file, il contenuto selezionato viene caricato su Drive (nell’esempio si tratta di una foto denominata 1100-xx):

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Una volta terminato il caricamento, nel caso di immagini viene visualizzata la miniatura in modalità antepri-ma; analogamente si procede per qualsiasi tipo di file.

Google Drive è utilizzabile su qualsiasi dispositivo scaricando il programma di installazione. Sono disponi-bili versioni per Android, Mac OSx, iOS e Windows. Nell’esempio è riportato il procedimento di installazione per PC Windows.

Cliccando sul tasto Download for pc vengono visualizzati i termini di licenza per l’utilizzo del programma, quindi dopo averli letti bisogna cliccare su Accetta ed installa.

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Successivamente si apre una finestra che permette di scaricare il file di installazione. Nell’esempio è riportato il messaggio relativo a Mozilla Firefox. Questo messaggio potrebbe differire leggermente in base al browser utilizzato.

Il file così scaricato si chiama Googledrivesync.exe. Fare doppio clic per aprirlo.

Si avvia lo scaricamento del programma; da questo punto in avanti l’installazione è totalmente automatizza-ta.

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Quando viene visualizzato il messaggio “Installazione completata”, fare clic su Chiudi. Il programma è pron-to per l’utilizzo.

Una schermata di benvenuto introduce l’utente a Drive. Cliccare su Inizia:

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Qui l’utente inserisce i propri dati di accesso, poi clicca su Accedi:

A questo punto un breve tutorial conduce l’utente nella panoramica di Drive: bisogna cliccare su Avanti di-verse volte per visualizzare le caratteristiche salienti del programma.

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Drive resta silente nel dispositivo: una piccola icona triangolare vicino all’orologio di sistema in basso a de-stra indica che il programma è attivo.

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Cliccando sull’icona in figura precedente, si apre la cartella Google Drive, dove è già presente il file 1100-xx, in quanto è stato automaticamente copiato dal server di Drive: tutti i contenuti presenti in questa cartella si sincronizzano con il “contenitore” online. Istantaneamente l’utente può disporre di due copie dei propri file: una copia nella cartella Google Drive del dispositivo e un’altra copia di sicurezza sul server online.

Cliccando sull’icona in basso a sinistra, viene visualizzato un elenco delle ultime operazioni fatte su Drive (evidenziate da un cerchietto verde). Nell’esempio è stata creata una cartella, Cartella 1, e caricata la foto 1100-xx: il simbolo verde conferma che il caricamento sul server (sincronizzazione) è andato a buon fine.

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2.4. GOOGLE CALENDAR

Google Calendar è un calendario intuitivo e funzionale alle attività dell’utente, con molte funzioni automa-tizzate, che permette di annotare appuntamenti e di condividerli con amici o colleghi.

Per accedervi, l’utente deve cliccare App Google dal proprio account Google, quindi scegliere Calendar dal menu che appare.

L’applicazione visualizza la settimana corrente, evidenziando in grigio il giorno attuale e con una riga rossa l’ora esatta, come nell’immagine che segue:

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Cliccando sul tasto rosso Crea a sinistra, si crea un evento da annotare sul calendario: è possibile inserire un titolo, il luogo di svolgimento dell’appuntamento, l’ora esatta. Inoltre vi sono le utili funzioni Notifiche Popup (avviso con un messaggio a schermo 30 minuti prima dell’appuntamento) e Aggiungi invitati (indicando le e-mail degli utenti che si intende invitare, questi riceveranno una e-mail di invito all’evento stesso).

L’esempio che segue mostra l’evento chiamato Riunione, con svolgimento il 26 Febbraio 2016, dalle ore 11 alle 12 in località Sesto San Giovanni (MI). Nel campo Descrizione è possibile definire i dettagli relativi all’appun-tamento.

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Questo il dettaglio della voce Aggiungi invitati, con i permessi evidenziati dal segno di spunta:

La figura che segue mostra come l’evento appare nel calendario.

I tasti funzione permettono di spostarsi in modo intuitivo nel calendario.

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La voce Altro permette anche di stampare il calendario corrente.

La voce Agenda riporta, oltre all’elenco delle attività, anche le festività nell’anno in corso: si può notare come l’evento creato dall’utente è previsto dalle 11 alle 12, mentre le festività sono previste Tutto il giorno.

2.5. GOOGLE VAULT

Google Vault è tra gli strumenti di Google Apps, e ha la funzione di conservare, archiviare, cercare ed espor-tare le email e i messaggi chat del proprio ente organizzativo (associazione, scuola, azienda ecc.).

Non è necessaria l’installazione di alcun software in quanto Vault è interamente basato sul Web: è incluso in Google Apps Unlimited o Google Apps for Education; quindi è necessario che prima dell’utilizzo venga configurato da un amministratore di sistema.

Le principali funzioni di Vault sono:

• Archiviazione email e chat • Conservazioni per controversia legale • Ricerca di file in Google Drive • Ricerca email e chat • Esportazione di email specifiche.

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La schermata di benvenuto si presenta come nella figura che segue. Le sessioni di salvataggio delle e-mail o di altri elementi si chiamano Pratiche.

Per avviare il processo di salvataggio delle mail aziendali, l’utente deve cliccare su Crea nuova pratica (nell’e-sempio la pratica creata si chiama “Pratica test”).

Ecco come si presenta la pratica appena creata:

A questo punto bisogna procedere con il processo conservazione cliccando sul tasto Crea Conservazione.

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Quindi si avvia la procedura guidata, molto intuitiva: il sistema archivia automaticamente le e-mail che sod-disfano determinati requisiti, da specificare in basso (date di invio oppure presenza di allegati).

L’immagine che segue mostra un esempio di schema di conservazione.

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Si può specificare il salvataggio di e-mail di uno o più utenti oppure dell’intero ente (ad esempio tutti gli utenti del dominio eipass.com).

Ecco come si presenta la “condizione di salvataggio” per l’intero dominio eipass.com.

Una volta terminato il settaggio, bisogna cliccare su Salva.

Ecco come si presenta la pratica al termine dell’impostazione: vengono salvate le e-mail di tutto il dominio eipass.com (quindi di tutte le caselle di posta che terminano con @eipass.com) con data di invio tra il primo febbraio 2016 e il 29 Febbraio 2016.

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In alternativa si può creare la pratica di salvataggio dati per un singolo utente, come riportato di seguito.

Ecco la pratica per uno o più utenti specifici.

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L’immagine che segue visualizza un tipico errore che talvolta si riscontra: il sistema avvisa l’utente che non è possibile procedere in quanto è necessario acquistare una licenza che abiliti la funzione Vault.

2.6. GOOGLE DOCS SHEETS SLIDES

Google Docs è un utile strumento di produttività che permette di creare, gestire e condividere in modo sicuro documenti (tipo Word), fogli di calcolo (tipo Excel) e presentazioni (tipo PowerPoint), direttamente online e senza aver installato alcun programma sul proprio dispositivo.

Vi si accede dal menu Google Apps, attraverso il proprio account Google, cliccando sull’icona Documenti.

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Viene visualizzata una schermata molto simile a quella di Microsoft Word. Il primo “foglio bianco” si apre cliccando sul cerchio rosso in basso a destra recante il simbolo +.

La figura seguente riporta la schermata relativa al nuovo documento appena aperto: il funzionamento di Docs è intuitivo, simile a qualsiasi altro programma di videoscrittura.

In alto a destra è presente la funzione Commenti, utile per il lavoro condiviso, mentre la funzione Condividi permette di invitare altri utenti alla modifica del documento in fase di realizzazione.

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Il sistema chiede all’utente di nominare il proprio documento prima di effettuare la condivisione. Nell’esem-pio il nome è “Avviso a tutti i docenti”.

È anche possibile autorizzare separatamente la modifica del documento, come evidenziato nella figura suc-cessiva: in base all’impostazione, l’utente invitato alla condivisione potrà solo visualizzare il documento senza poterlo modificare, oppure può essere abilitato alla modifica e all’inserimento di commenti.

L’immagine che segue riporta l’e-mail che riceve l’utente invitato: per visualizzare e modificare il documen-to, bisogna cliccare sul tasto azzurro Open in Docs.

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Il tasto azzurro in alto a sinistra permette di visualizzare la panoramica di tutti i documenti presenti in Goo-gle Docs.

Cliccando su Documenti, si apre un menu a discesa, dal quale è possibile selezionare una delle tre voci Docu-menti (per realizzare testi scritti), Fogli (per realizzare fogli di calcolo) e Presentazioni (per realizzare presenta-zioni tipo PowerPoint).

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L’immagine che segue riporta la schermata del foglio di calcolo in Google Docs.

Ecco la schermata della funzione Presentazioni.

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Il menu della voce File riporta funzioni estremamente utili e intuitive:

2.7. GOOGLE SITES

Google Sites è l’applicazione di Google per costruire siti internet in modo immediato e intuitivo, autonoma-mente senza programmazione html: requisito di utilizzo è essere in possesso di un dominio internet (esem-pio: eipass.com).

Con Sites l’utente può creare documenti, video, calendari, presentazioni, immagini e allegati, condividendoli con un gruppo ristretto di persone oppure rendendoli pubblici.

Le funzioni principali di Sites sono:

• Creazione di un sito web • Aggiunta o modifica di pagine in modo autonomo • Inserimento immagini, video, mappe e moduli • Personalizzazione dell’aspetto del sito • Condivisione di contenuti.

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Di seguito è riportata la schermata principale del programma, cui si accede tramite l’indirizzo https://www.google.com/sites/ inserendo nome utente e password.

Il tasto Crea avvia la procedura di creazione del sito in modo intuitivo.

Quindi all’utente viene richiesta la posizione del sito all’interno del dominio (bisogna indicare il nome del sito) e cliccare sulla verifica Non sono un robot, poi viene visualizzata una schermata per scegliere il tema vi-sivo del sito.

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Seleziona un modello di sito permette di scegliere un tema adeguato facendo clic in una delle voci proposte:

Sites propone temi grafici in linea con la scelta dell’utente:

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Nell’esempio è scelto il tema “Classroom site”.

Confermare la scelta cliccando sul tasto Seleziona.

Poi, cliccare sul tasto Crea per avviare la procedura automatizzata di creazione del sito.

Attendere qualche secondo mentre il sito viene creato.

Dopo la creazione, il sistema propone una schermata del sito in oggetto, con in alto a destra le funzioni prin-cipali. Il tasto con il simbolo “+” permette di aggiungere una pagina, mentre il tasto “matita” permette di modificare la pagina corrente. In più è possibile condividere con altri utenti la pagina in fase di creazione con la funzione Condividi.

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L’immagine che segue riporta un semplice esempio di modifica pagina, che si ottiene cliccando direttamente nella pagina, come nella scrittura di un documento Word.

Terminata la modifica, bisogna cliccare su Salva.

Ecco il risultato della modifica. Il testo “inserimento testo prova” compare nella pagina che abbiamo modifi-cato.

Facendo clic sul tasto “+” è possibile aggiungere altre pagine e modificarle con il metodo appena illustrato.

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Bisogna nominare la pagina digitando nel riquadro bianco e cliccando su Crea. Nell’esempio la pagina si chiama “Pagina 5”.

Ecco la “Pagina 5” appena creata, con il testo inserito all’interno.

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2.8. HANGOUTS

Hangouts è un servizio di messaggistica istantanea e videochiamata disponibile su Google, se abilitato dall’amministratore del dominio dell’utente.

Si tratta di un servizio per i membri di un’organizzazione/azienda, i quali possono attivare videoconferenze in HD con tutto il team attraverso i propri dispositivi mobili.

Avendo una serie di strumenti integrati, è un servizio performativo che permette di ottimizzare tempi e contenuti delle riunioni in tutta sicurezza, in quanto i contenuti di stream audio e video di Hangouts sono crittografati.

Come tutti i servizi Google, è disponibile entrando nel proprio account con e-mail e password e cliccando sul menu App Google in alto a sinistra.

Dopo aver cliccato sulla voce di menu corretta appare questo breve messaggio di benvenuto.

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Immediatamente dopo, appare la schermata principale di Hangouts, che propone tre funzioni basilari molto intuitive. Videochiamate, chiamata solo audio oppure invio messaggio.

Se è la prima volta che si usa Hangouts, dopo aver cliccato videochiamata, è necessario installare un piccolo programma aggiuntivo (plug-in) che ne permette il corretto funzionamento, cliccando su Installa Plug-in.

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Viene quindi richiesto di salvare il file di installazione:

Dopo aver scaricato il file GoogleVoiceAndVideoSetup.exe, avviare con un doppio clic la procedura di instal-lazione automatica, che termina con il seguente messaggio. Fare clic su Chiudi.

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2.8.1 Funzionamento

Il sistema a questo punto è pronto per la prima videochiamata. Per avviarla, cliccare sul tasto +.

È necessario immettere un nome per la videochiamata. Nell’esempio è “Chiamata 1”.

Cliccando sulla freccia bianca, ha inizio la videochiamata.

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La notifica avvisa l’utente che è l’unico partecipante alla videochiamata: cliccare sul tasto Invita persone per aggiungere utenti.

Notare che il sistema limita le chiamate al proprio dominio (nel caso è eipass.com). Cliccando su Cambia è possibile estendere l’invito anche a utenti che non appartengono allo stesso dominio.

In entrambi i casi, basta scrivere le e-mail degli invitati e poi cliccare sul tasto Invita: gli invitati ricevono una notifica per e-mail e decidono se accettare o meno.

Nel caso in esame, una notifica ricorda all’utente che la chiamata in corso è limitata agli utenti del dominio eipass.com.

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Durante la videochiamata, se ci si sposta nella casella di posta, una notifica posta lateralmente a sinistra ri-corda all’utente che sta partecipando a una sessione Hangouts.

Facendo clic su Hangout vuoto, compare questa notifica sulla destra dello schermo:

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Infine si può notare che è possibile inviare un messaggio di testo anche scrivendolo nel box Invia un messaggio e premendo Invio sulla tastiera.

La figura che segue mostra una videochiamata con quattro utenti.

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3. SOCIAL MEDIA, IDENTITÀ DIGITALE E RIFLESSIONE

AUTOBIOGRAFICA

3.1 I SOCIAL MEDIA COME MEDIATORI DIDATTICI

Ogni essere umano modifica il proprio funzionamento e le proprie strutture cognitive adattandosi continua-mente all’ambiente in cui vive; ciò avviene con particolare velocità e flessibilità durante le fasi di sviluppo: l’apprendimento quindi si configura come l’esito positivo di tale processo adattivo e dinamico.

In questo senso si colloca l’importante contributo di Vygotskij alla didattica, che vede gli strumenti di me-diazione costruiti dall’uomo indispensabili per rendere accessibili all’esperienza soggettiva i dati del mondo. L’agire umano è mediato da strumenti che diventano sempre più complessi in quanto contengono i segni della cultura entro cui sono stati costruiti, pertanto anticipano e gettano le basi per la tecnologia che verrà.

Nell’attuale era digitale il concetto di apprendimento è inscindibile dal concetto di cambiamento, e si dilata sino ad assumere i contorni di esperienza sociale, che si riflette prima di tutto sulle attività quotidiane, oltre che sulle istituzioni e sulle prassi propriamente educative.

Il radicale cambiamento delle modalità di comunicazione di cui gli strumenti tecnologici sono portatori, per quanto possa apparire radicale e sovversivo, nel suo risvolto etico e sociale si muove in un’unica direzione: la possibilità di sviluppare e progettare ambienti di apprendimento in forma partecipativa.

Per questo gli strumenti di comunicazione digitali non vanno intesi come elementi posticci da modulare di

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volta in volta alle attività didattiche, ma come validi supporti delle stesse – in quanto ne rappresentano l’e-stensione temporale, oltre che strumentale.

Muovendosi di pari passo al cambiamento introdotto dalla comunicazione digitale, le attività didattiche estese e innovate dai mediatori tecnologici potrebbero assegnare alla scuola un ruolo educativo sociale e concreto, inteso come esperienza quotidiana, oltre che sociale.

In questo capitolo si analizzano nello specifico quali sono le caratteristiche dei Social Media tali da poter con-figurare gli stessi come mediatori didattici.

Spesso si utilizzano indifferentemente i termini di “Social Network” e di “Social Media”, per identificare piattaforme on line per la condivisione di contenuti.

Il Social Network Service, abbreviato in Social Network, è un “servizio di rete sociale”, quindi un servizio fruibile tramite Web o applicazioni mobili, finalizzato alla gestione dei rapporti sociali attraverso la condivi-sione di contenuti testuali e multimediali; quindi il Social Network è in primis una comunità, un “gruppo di persone” unite da interessi e finalità comuni.

Invece i Social Media sono le tecnologie e le pratiche on line che le persone utilizzano per la condivisione di contenuti testuali e multimediali. Strumenti, quindi, per meglio dire “mediatori” tra “le persone e il loro bisogno di interazione, di comunità”.

I Social Media più utilizzati in Italia che raggruppano persone per interessi e modalità comunicative in una “rete sociale”, in un Social Network, sono Facebook, Twitter, Google Plus, Instagram, Linkedin, Pinterest.

Questo link offre un’esaustiva e sintetica analisi dei Social Network più utilizzati in Italia in riferimento alle loro principali caratteristiche e servizi offerti:

https://www.posizionamento-seo.com/social-media-optimization/social-network-italia-quali-sono-quelli-piu-usati/

Risulta chiaro come il concetto stesso di Social Media è entrato a far parte della coscienza collettiva popolare, la stampa e i mezzi di comunicazione tradizionali si riferiscono continuamente e utilizzano attivamente que-ste piattaforme on line: basti pensare a Wikipedia, l’enciclopedia online, collaborativa (liberamente modifi-cabile) e gratuita, dove chiunque può contribuire alle voci esistenti o crearne di nuove sotto licenza Creative Commons CC BY-SA.

«Oggi uno studente che faccia anche la più piccola correzione ad un articolo di Wikipedia dà, in pochi minuti, un contributo allo stato della conoscenza pubblica maggiore di quanto non fossi capace di fare io durante l’intero periodo universitario». (Willinsky, 2009: p. xiii)

I Social Media si evolvono continuamente, incrementando i servizi offerti e potenziando le modalità di utiliz-zo, rendendole sempre più immediate e intuitive; tuttavia in questa rapida evoluzione è possibile enucleare i princìpi generali sui quali questi strumenti sono stati immaginati, creati e sviluppati, prima ancora che perfezionati.

Questi princìpi si possono riassumere in: socializzazione e partecipazione di massa attraverso l’uso collabo-rativo (partecipativo), conviviale e creativo.

L’utente, da fruitore passivo di contenuti, diviene una persona coinvolta nella co-creazione di contenuti e attività digitali; quindi la connettività del Web 2.0 si può definire “molti-a-molti”. Oggi Internet è guidata e determinata dalle quotidiane attività dei suoi utenti, non è più confinata entro un sistema unidirezionale gestito da un numero relativamente ridotto e selezionato di fornitori di contenuti e informazioni. Le attività degli utenti impegnati nei Social Media sono contemporaneamente quelle di “produttori” e “consumatori” di contenuti: la filosofia alla base di questi mediatori digitali è quella di ridurre il controllo autoritario a van-taggio di una produzione e di un consumo democratici.

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Questa è un’intenzione rivoluzionaria, supportata dalle potenzialità della mente umana prima ancora che dagli strumenti tecnologici: è importante che le implicazioni sociali siano funzionali al miglioramento della vita delle persone, per questo si rende necessario un uso sano e costruttivo dei mediatori digitali, che nella loro accezione negativa producono comportamenti ed effetti disfunzionali.

Questa premessa è fondamentale per ricondurre i Social Media all’originaria funzione: applicazioni Internet basate su contenuti digitali aperti e condivisi che gli utenti creano, valutano e riconfigurano; nel continuum del processo dinamico di apprendimento che, mediato da tali strumenti, si potrebbe definire come processo di archiviazione genealogica.

Le applicazioni e gli strumenti sono diversi nella struttura, tuttavia è lo “spirito” generale – caratterizzato da un’azione libera, collaborativa e democratica – che conquista i docenti nell’uso dei Social Media in ambito educativo: si tratta di benefici potenziali, in quanto le azioni concrete in questa direzione sono ancora speri-mentali e mancano di un solido impianto metodologico applicabile su grande scala.

I potenziali benefici relativi all’uso dei Social Media in ambito educativo si possono così sintetizzare:

• Maggiore motivazione e interesse. I Social Media permettono di creare una “nuova connessione” tra generazioni; basti pensare a coloro che non conoscono una vita precedente all’avvento di Internet, perché sono nati quando per le interazioni umane si faceva già riferimento a una “piattaforma on line”. È chiaro che per queste nuove generazioni l’ambiente dei Social Media rappresenta uno spazio comunitario con-diviso, troppo spesso utilizzato in modo automatico, ma che, se “condiviso davvero” con gli educatori/docenti, potrebbe entusiasmarli, contribuendo a una maggiore motivazione e perseveranza nello studio, accompagnata dal desiderio di far parte di un’organizzazione che si basa su una maggiore eguaglianza, capace di stringere relazioni lungo linee aperte e democratiche.

• Apprendimento come processo sociale. Le interpretazioni socio-culturali e costruttiviste di forme efficaci di apprendimento si ricollegano naturalmente ai princìpi precedentemente trattati per i quali i Social Me-dia sono stati creati e sviluppati: si presta molta attenzione a forme di apprendimento personalizzate e con-testualizzate socialmente che prevedono la partecipazione attiva degli studenti coinvolti nella creazione e nell’uso di contenuti grazie alla possibilità di indagine, collaborazione, pubblicazione.

• Ripensamento radicale dei processi e delle pratiche delle istituzioni educative contemporanee. Le ca-ratteristiche peculiari dei Social Media possono contribuire a strutturare un’offerta formativa radicalmente nuova rispetto a quella che caratterizza le istituzioni educative tradizionali: gli studenti, da “consumatori passivi” di contenuti, possono essere “co-produttori attivi” di conoscenza.

Nell’interrealtà - intesa come fusione tra reale e virtuale - l’esperienza individuale e l’identità sociale si co-struiscono dinamicamente e contemporaneamente, in quanto i Social Media permettono la creazione di reti sociali ibride (costituite da legami virtuali e legami reali); pertanto è possibile così schematizzare le “Social Network literacies”, ovvero le abilità di lettura e scrittura nell’ambiente dei Social Media in relazione ai biso-gni individuali e sociali:

• Dimensione tecnologica. Riguarda le abilità procedurali necessarie per l’accesso tecnico e l’uso dei Social Media, che portano a comprendere “la grammatica visiva” del dispositivo; sino a sviluppare capacità più avanzate di natura metacognitiva (la consapevolezza delle proprie modalità di relazione sui Social Network può facilitare la persona a risolvere problemi simili a quelli della vita reale).

• Dimensione cognitiva. È la capacità di decodificare e valutare i contenuti condivisi nei Social Media e la credibilità delle fonti dalle quali si attinge (blog personali, forum di discussione, riviste online,); inoltre essa include la capacità di creare contenuti elaborando le risorse che la Rete mette a disposizione.

• Dimensione etica. Comprende la capacità di tutelare sé stessi e la propria privacy, tenendo presente che questo concetto è dinamico e assume contorni e definizioni differenti a seconda dei contesti e delle situa-zioni; inoltre include la capacità di utilizzare questi strumenti per scopi eticamente validi assumendo un comportamento adeguato e rispettoso.

• Dimensione sociale. Si riferisce alla capacità di comunicare con gli altri in modo appropriato e costruttivo; nonchè di utilizzare in modo collaborativo i Social Media, partecipando attivamente a reti di interesse.

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«Una delle principali attrazioni culturali associate ai media digitali è che essi permettono all’utente di controllare il punto di vista, e questo controllo può essere inteso in senso operazionale. In un’applicazione grafica pienamente inte-rattiva, lo spettatore dispone di ciò che i matematici definiscono come i sei gradi di libertà, poiché esistono sei differenti modi in cui l’utente può alterare la propria relazione con ciò che visivamente lo circonda: egli può rimanere in un posto e muovere l’angolo di visione in su o in giù, a sinistra o a destra, o da un lato all’altro, in ogni caso cambiando prospettiva senza alterare la propria posizione in relazione agli oggetti che vede. L’utente può anche mantenere lo stesso angolo di visione e muovere il punto di vista nelle tre dimensioni spaziali: giù o su, a sinistra o a destra, avanti o indietro [...]. Ciò che rende unica la grafica digitale interattiva è che i cambiamenti possono avvenire secondo la volontà dell’utente».1

In questa affermazione di J. D. Bolter e R. Grusin, che nel loro contributo di ricerca sulla realtà multimediale hanno coniato il termine rimediazione per indicare la rappresentazione di un medium di massa in un altro (la continua interazione dei media produce un medium ibrido), emergono i due elementi che caratterizzano la nostra quotidiana vita on line: il vedere e l’interazione. L’affermazione infatti prosegue con «i cambiamenti possono avvenire secondo la volontà dell’utente»: è questo un concetto semplice e dal potenziale elevato, quindi necessita di essere esperito e assimilato progressivamente attraverso tentativi e sperimentazioni, individuali e collettivi, affinchè diventi di “uso comune”.

Il saggista statunitense Clay Shirky, con l’espressione surplus cognitivo, promuove una visione ottimistica e rivoluzionaria delle potenzialità democratizzanti e anti-totalitaristiche di Internet, riferendosi all’abilità della popolazione mondiale di collaborare volontariamente a grandi progetti, a volte anche globali: la motivazio-ne intrinseca, unita alla libertà di comunicazione, può sensibilizzare le persone, che possono cooperare per migliorare lo stato della realtà.

Come precedentemente affermato, si tratta di “potenziali benefici” per l’educazione, che derivano da quelle che sono le caratteristiche peculiari della Rete e in particolare dei Social Media: la virtualità nasce dalla realtà, ma prima che la realtà possa “rinascere” dalla virtualità traendone beneficio, è necessario che gli educatori/docenti promuovano e diffondano buone pratiche di utilizzo della Rete, innescando un dialogo aperto e atti-vo con le nuove generazioni, e colmando con un’adeguata formazione il digital divide.

A oggi ci sono delle disparità tra la retorica e la realtà sull’uso dei Social Media nella didattica, che deriva dal fatto che il singolo non ha ancora maturato piena consapevolezza del potenziale tecnologico.

La sfida che nei prossimi anni gli educatori e gli insegnanti dovranno affrontare sarà quella di impegnarsi in dibattiti realistici e ponderati su come usare al meglio i Social Media, individuando possibili forme d’uso che intreccino l’immanente realtà del sistema educativo con la prospettiva a lungo termine di riformare e riprogettare lo stesso sistema su vasta scala.

Pertanto, accanto agli inevitabili e costruttivi dibattiti etici, la comunità educativa ha il compito di integrare continuativamente i Social Media nell’offerta e nella pratica quotidiana, sostenendo gli studenti nelle attività auto-gestite, dando loro una direzione, frutto di esperienze concrete, per co-costruire un autentico processo di apprendimento grazie alla mediazione di tali strumenti.

In questa prospettiva si colloca Edmodo: è un Social Network per docenti e studenti, con uno spazio dedicato ai genitori degli studenti, in una triangolazione che permette la rapida condivisione di contenuti e collega-menti a pagine esterne.

1 Bolter e Grusin (2002, p. 277)

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Il docente di riferimento crea gli account degli studenti e gestisce la piattaforma, monitorando tutte le loro attività. L’interfaccia di Edmodo ricorda quella del popolarissimo Facebook, ma è stata creata e sviluppata per l’ambito scolastico, affinchè i vari strumenti di condivisione, blog e chat, siano funzionali nei processi di insegnamento/apprendimento.

Edmodo è gratuito ma attualmente è disponibile solo in inglese, è possibile che presto venga messa a dispo-sizione anche la versione in italiano. Esiste anche l’app per iPhone e iPad.

I docenti che vogliono integrare questo strumento nelle quotidiane buone pratiche formative, possono rife-rirsi a questo link:

https://www.edmodo.com

Erickson Media Education – studio, ricerca, buone pratiche, mette a disposizione una piattaforma per i do-centi per l’approfondimento dell’ampia tematica dei Social Media nella didattica:

http://riviste.erickson.it/med/

Social Classroom è una piattaforma didattica sicura e innovativa che mette a disposizione di docenti e stu-denti i materiali per strutturare in digitale le attività di studio:

http://www.socialclassroom.it

Education 2.0 è la community italiana che raccoglie informazioni, esperienze, articoli scaricabili gratuitamen-te e contributi della comunità educativa sul tema della didattica e dell’apprendimento nell’ambiente digitale:

http://www.educationduepuntozero.it

MyStudio è un sistema digitale polifunzionale per lo studio e l’insegnamento, che integra in un unico am-biente i prodotti e gli strumenti RCS Education sviluppati per la didattica digitale e cooperativa; è innovativo, facile e gratuito:

http://mystudio.rcseducation.it/?refresh_ce-cp

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3.1.1 Identità fisica, virtuale e digitale

L’elevato numero di utenti 2.0 che quotidianamente vivono tra una realtà fisica, biologica, e una realtà vir-tuale, potenziale, porta i ricercatori contemporanei a focalizzare l’attenzione sulla questione della costruzione dell’identità mediata dalle tecnologie digitali.

Molti utenti 2.0 vivono inconsapevolmente la condizione di interattività strutturando per “adattamento” la propria identità, in continua oscillazione tra l’essere e il poter essere.

Quando si utilizzano i Social Media si condividono con gli altri utenti una serie di contenuti che, più o meno esplicitamente, riguardano la propria esistenza online e la propria visione del mondo; inoltre questi utenti possono commentare i post assumendo a riguardo una certa posizione.

Gli ambienti digitali di comunicazione e condivisione sono stati progettati per attivare conversazioni imme-diate e istantanee percettivamente simili a quelle reali; pertanto l’utente ha l’impressione di parlare con gli altri utenti, anche se la conversazione non avviene con la voce ma con la grafia, attraverso lo schermo e la tastiera. Queste conversazioni hanno quindi la caratteristica di strutturarsi sulla base di una vera e propria “voce scritta”, in cui le logiche dell’espressione orale restano le stesse ma il suono della parola viene transco-dificato nel segno scritto.

Nei Social Network la propria dimensione esistenziale – rappresentata dalla pagina/diario personale – viene continuamente e dinamicamente raffrontata con la dimensione collettiva, ovvero quella della rete sociale entro la quale l’utente si muove e si esprime: l’utente si proietta in un sé gruppo, in un “altro generalizzato”.

È nella relazione dialettica tra il singolo e il gruppo sociale di cui egli è parte che l’individuo si modella e modifica, si costruisce appunto, in base alle esigenze, ai “gusti e preferenze” espressi dalla comunità: la di-mensione sociale diviene il nuovo fattore determinante nel modo di pensare del singolo.

Il processo di costruzione di identità mediato dalle tecnologie digitali va quindi individuato nella dinamica collettiva – nel rapporto tra sé e il gruppo sociale/virtuale di cui si fa parte.

È più appropriato porre l’attenzione sulla questione della consapevolezza online, in quanto il processo di costruzione di identità ne è diretta conseguenza: l’individuo costruisce una rappresentazione mentale di se stesso, si vede attraverso il suo riflesso negli altri; quindi per consapevolezza online si intende la percezione dello scarto che c’è tra la realtà e la sua rimediazione – codificazione/trasposizione – nel Web, ovvero la per-cezione della propria “potenzialità d’essere”.

La pagina/diario personale è sempre online, questo significa che gli utenti possono consultarla anche quando la persona è offline, relazionandosi con un’immagine, la quale sostituisce la persona e va a colmare il vuoto creato dalla non-presenza effettiva in quel momento.

Queste considerazioni fenomenologiche portano a concepire il profilo personale di un Social Network come un sé oggetto, ovvero come una rappresentazione/riflessione della persona, come qualcosa che è contempo-raneamente “me e un altro da me”.

La consapevolezza online è quindi il “sapersi continuamente rispecchiati”, il comprendere che la propria identità si costruisce attraverso la progressiva “organizzazione degli atteggiamenti degli altri”: così come ogni azione definisce le caratteristiche della persona nella realtà, ogni atto linguistico sui Social Network ri-definisce le caratteristiche della persona rappresentata nella virtualità.

L’identità virtuale coincide con la consapevolezza online, ossia con la percezione di come la rappresentazione di sé agisce e interagisce nel complesso processo di costruzione della propria identità reale – del proprio cor-po che è qui e ora e contemporaneamente “nel resto del mondo”.

A questo punto è importante trattare la questione dell’identità digitale.

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L’identità digitale comprende l’insieme dei servizi che un sistema informatico mette a disposizione dell’u-tente dopo che questi abbia completato la procedura prevista per l’autenticazione. Nella sua accezione più semplice, l’identità digitale consiste in un ID (username, che identifica l’utente) e in un codice di accesso (password, che è la credenziale di autenticazione).

Con la diffusione e l’utilizzo del Web 2.0 il concetto di anonimato in Rete è sostituito dal concetto di autenti-cità: se prima l’identità reale poteva non corrispondere all’identità virtuale, per cui uno stesso utente poteva creare più profili in Rete sotto diversa nominazione; oggi l’identità reale e quella virtuale sono strettamente interconnesse, e si “concretizzano” nelle procedure di autenticazione per l’identità digitale che consentono di utilizzare i servizi di gestione.

È interessante distinguere tra la possibilità, per un utente, di creare più profili in Rete – quindi più identità, con eventuali ripercussioni patologiche sulla propria personalità – e la possibilità, certamente più creativa e costruttiva in quanto “riflessiva”, di rispecchiarsi, immedesimarsi, arricchire la propria identità con le carat-teristiche delle altre – pur mantenendola, nella sua intima corrispondenza, reale. In tal senso si può leggere l’affermazione degli stessi Bolter e Grusin (2002, p. 282) sulla moltiplicazione del punto di vista, che pur sem-pre torna a ricongiungersi all’Io reale:

«La libertà di essere se stessi coincide con la libertà di diventare qualcun altro (o qualcosa d’altro). Dal momento che non esiste un punto di vista singolo, privilegiato, il sé diventa una serie di ‘altri’ punti di vista – l’intersezione di tutti i possibili punti di vista che possono essere assunti in un determinato spazio. Lo spazio della realtà virtuale [...] ridefinisce l’io inteso in senso tradizionale».

L’identità digitale è un tema attualissimo in quanto, attraverso i servizi di gestione offerti dalla Rete, stanno rapidamente cambiando le modalità di interazione tra il cittadino/utente e gli enti pubblici cui fa riferimento per svolgere le pratiche di amministrazione e rendicontazione; nonché tra il lavoratore/utente e gli enti pri-vati (le banche) cui fa riferimento per le quotidiane transazioni.

Certo, perché l’utente, prima di essere utente, è una persona che utilizza le possibilità dei Social Media per esprimersi e comunicare; ed è un cittadino/lavoratore che utilizza i servizi di gestione in Rete per tracciare la propria contabilità: da qui la comune necessità di garantire un’effettiva congruenza tra l’identità reale e quella virtuale, così da poter richiedere l’identità digitale – che, attraverso l’autenticazione, ne valida la con-gruenza – per usufruire dei servizi di gestione.

3.1.2 Spid

È da questi presupposti che nasce Spid, il nuovo sistema di accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione basato sull’identità digitale.

Attraverso Spid, l’utente può usufruire dei servizi on line della PA e delle imprese utilizzando un unico pin che può essere rilasciato sia dagli enti pubblici che da provider privati: l’Agenzia per l’Italia digitale - Agid - ha infatti accreditato Poste Italiane, Telecom Italia e InfoCert come gestori di Spid, mentre sono in corso di valutazione altre richieste di accreditamento.

Questo nuovo sistema di login ha l’obiettivo di semplificare il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica am-ministrazione (sono circa 300 i servizi online delle PA fruibili tramite Spid).

Da gennaio 2016 sono abilitate al sistema Spid sei regioni italiane (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Li-guria, Marche, Friuli Venezia Giulia); tuttavia entro la fine dello stesso anno tutta la pubblica amministrazio-ne sarà in grado di garantire l’accesso ai propri servizi digitali tramite le credenziali uniche Spid.

In questo caso l’identità digitale non è autenticata e protetta da una sola password ma è costituita da tre livelli di sicurezza che corrispondono a tre diversi livelli di identità Spid: il primo consente l’autenticazione attra-verso ID e password scelti dall’utente, il secondo prevede la generazione di una one time password aggiuntiva

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e il terzo prevede l’utilizzo di una smart card.

Pertanto l’identità digitale viene rilasciata dagli Identity Provider (Gestori di Identità Digitale) accreditati da Agid, i quali, dopo aver verificato i dati del richiedente, emettono l’identità digitale rilasciando le credenziali all’utente.

Questo link rimanda al sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale, dove vi sono tutte le informazioni e le procedu-re necessarie per l’utilizzo di Spid.

http://www.agid.gov.it/agenda-digitale/infrastrutture-architetture/spid/percorso-attuazione

3.1.3 La riflessione autobiografica: proposta metodologica per un uso consapevole dei Social Media

La mente umana è dotata del pensiero narrativo, che, attraverso la continua trasformazione dell’esperienza in termini di racconto, ha la funzione di interpretare la realtà e di costruire il concetto di sé e dell’identità.

Il pensiero narrativo si sviluppa dopo il secondo anno di vita e viene rinforzato e rinnovato per tutta la vita attraverso i racconti autoreferenziali e autobiografici.

Il focus del pensiero narrativo è la coerenza, che porta il narratore a comporre il proprio racconto dall’insie-me caotico dei ricordi, disponendo ogni esperienza secondo un filo logico e dotato di significato.

Come afferma il prof. Duccio Demetrio, direttore scientifico della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, la scrittura offre un duplice livello di riflessione:

• Porta il narratore ad attuare un processo di rielaborazione, dovuto alla trasformazione delle proprie ri-flessioni in forma scritta: lo sforzo di trascrizione migliora la capacità di auto-osservazione, rendendo più acuta la capacità di analisi interiore e più forte la consapevolezza di sé.

• Permette di rielaborare e approfondire ulteriormente il contenuto del testo attraverso la lettura.

Lo stesso Demetrio riassume l’efficacia del metodo autobiografico nelle pratiche educative/formative nei seguenti punti:

• Il riconoscimento delle diversità da parte delle scienze fondate sui metodi quantitativi, dei casi non ricondu-cibili a parametri, o a comportamenti sociali preventivamente catalogati, così da permettere una continua revisione di premesse e stili cognitivi.

• L’attenzione per la persona, che raccontandosi, costruisce l’immagine di sé, degli altri e del mondo che vive, rendendo espliciti i procedimenti cognitivi ed emotivi che sottendono il processo narrativo.

• Lo sviluppo dell’originalità, in quanto la persona si racconta con regolarità e con l’assistenza di un ascoltatore discreto e attento, seguendo un programma pedagogico originale: il rapporto tra il narratore e l’ascoltatore pone nuovi interrogativi e stimoli per esplorare dentro di sé.

Pertanto, i possibili benefici dell’applicazione delle pratiche narrative in educazione/formazione sono:

• Eterostima: il narratore si sente confermato e riconosciuto da un ascoltatore disponibile e incoraggiante. • Autostima: il narratore è sostenuto nel ridefinire la sua soggettività attraverso la propria storia di vita, gra-

zie all’utilizzo del linguaggio in prima persona. • Esostima: quando al termine degli incontri al narratore vengono riproposte le sue storie, egli si riconosce

attraverso quanto realizza e produce, inoltre può precisarlo e arricchirlo attraverso altri linguaggi (sonori, visuali, espressivi).

Oggi le pratiche narrative sono riscoperte e utilizzate in molti ambiti educativi, dalla scuola ai servizi di

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comunità; diverse sono le proposte formative che utilizzano il metodo autobiografico – sia come contenuto disciplinare, che come metodo trasferibile nel lavoro sociale – per istruire i futuri professionisti dell’educa-zione: gli studi più recenti considerano l’autobiografia un vero e proprio metodo interattivo capace di portare concreti risultati in termini di recupero, cambiamento e nuova progettualità.

Nei paragrafi precedenti sono state analizzate le peculiarità dei Social Media e i potenziali benefici che que-sti strumenti, nella loro accezione di mediatori didattici, possono apportare all’apprendimento inteso come esperienza sociale.

Le parole chiave sono: partecipazione, condivisione, creatività.

Dunque, come è possibile utilizzare questi strumenti con partecipazione, condivisione, creatività – con con-sapevolezza – dato che, nella loro accezione negativa e nell’uso passivo che se ne fa, producono, al contrario, omologazione, appiattimento e povertà di contenuti?

L’approccio biografico è vicino alla psicologia perché valorizza gli aspetti soggettivi di una narrazione e in-sieme quelli oggettivi relativi all’analisi del contesto: la persona recupera le “tracce di senso” esistenziali pre-senti nel continuum della vita vissuta come esperienza, le quali rischiano di indifferenziarsi nella saturazione semiotica della Rete.

Questo avviene grazie all’utilizzo della forma linguistica in prima persona e alla coerenza nell’organizzazio-ne delle esperienze: elementi fondamentali per lo sviluppo delle capacità cognitive e relazionali, che nell’uso passivo dei Social Media si perdono nella moltitudine, si confondono nell’abbondanza di stimoli e informa-zioni.

Oggi l’autobiografia si rimedia nella forma diariale dei Blog, che dà ordine cronologico alla propria vita: basti pensare a Facebook che ha reso possibile retrodatare quello che si pubblica, permettendo all’utente di rivedere le azioni di qualche tempo prima come “ricordi”.

È chiaro che il concetto di autobiografia è stato rivoluzionato. Talmente chiaro che in molti questa rivoluzione la accolgono come normalità, senza vederla con la percezione delle potenzialità di cui essa è portatrice: l’au-tobiografia diventa multimediale, continuamente modificabile, e arricchita dal contributo collettivo di tutte le persone con cui siamo in contatto online.

La proposta metodologica per educare all’utilizzo consapevole dei Social Media è quella di rapportarsi a questi attraverso i princìpi del metodo autobiografico, in progetti che integrano le pratiche narrative (indivi-duali o di gruppo) agli strumenti digitali di comunicazione.

In questo modo l’attenzione e l’intenzione comunicativa si riposizionano sulla centralità della persona pur riflettendo le possibilità concrete di esistenza proprie della dimensione virtuale; così da favorire la costruzione di un’identità solida e al contempo dinamica e multiforme, riflesso del tessuto sociale entro il quale si intrec-ciano racconti di esperienza, storie di vita.

Da un punto di vista etico, dunque educativo, la vera domanda cui la comunità formativa deve rispondere, attraverso l’integrazione degli strumenti mediatori e la commistione di metodologie sperimentali, non è se i Social Network servono o meno, se sono o meno controproducenti, ma in che misura cambia il modo in cui percepiamo e raccontiamo noi stessi. Come si sta evolvendo il processo di rappresentazione della nostra identità? Dunque, come sta cambiando il nostro personale modo di essere – di esistere – nel mondo?

In un mondo che è interrealtà: è tanto tangibile quanto virtuale.

Certamente prima di rispondere a queste domande è necessario iniziare a utilizzare gli strumenti digitali di comunicazione con consapevolezza, comprendendo i princìpi sui quali sono stati progettati, minimizzando gli effetti negativi e valorizzandone le potenzialità.

Di seguito è riportata una possibile e valida alternativa, motivante e gradevole, di narrare la propria storia

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personale attraverso i codici comunicativi e le mappe geolocalizzate. • Tour Builder: la narrazione della propria autobiografia con le mappe geografiche digitali

� https://tourbuilder.withgoogle.com

� Tour Builder è uno spin off di Google Earth, disponibile gratuitamente per coloro che hanno un account Google.

� Come suggerisce il nome, questo servizio online permette di creare dei tour virtuali utilizzando le mappe digitali di Google: in un’ottica autobiografica potremmo scegliere di raccontare e rivivere la storia della nostra vita o della nostra famiglia attraverso i luoghi in cui si sono svolti gli eventi, che diventeranno au-tomaticamente un percorso interattivo.

� Tour Builder permette di associare a ogni luogo una data di inizio e di fine, una descrizione narrativa, delle fotografie o immagini, un video o anche delle immagini storiche.

� Inoltre si possono costruire i singoli tour in maniera collaborativa con gli strumenti di condivisione di Google Apps for education o Google Drive, a vantaggio di una didattica cooperativa, in cui gli alunni svolgono un ruolo attivo e partecipativo in ogni fase della didattica.

� Tour Builder, oltre che per scopi autobiografici e per resoconti di viaggio, viene usato per ricostruire eventi storici o antropologici e per lo studio della geografia umana, dunque si configura come strumento utile per una didattica innovativa:

� https://www.youtube.com/watch?v=Z2XyCA90nyU

AbstractNell’attuale era digitale il concetto di apprendimento è inscindibile dal concetto di cambiamento, e si dilata sino ad assumere i contorni di esperienza sociale, che si riflette prima di tutto sulle attività quotidiane, oltre che sulle istituzioni e sulle prassi educative: le attività didattiche innovate dai mediatori tecnologici potreb-bero assegnare alla scuola un ruolo educativo sociale e concreto, inteso come esperienza quotidiana.I Social Media si evolvono continuamente, rendendo le modalità di utilizzo più immediate e intuitive; tut-tavia in questa rapida evoluzione è possibile enucleare i princìpi generali sui quali questi strumenti sono stati progettati: socializzazione e partecipazione di massa attraverso l’uso collaborativo (partecipativo), conviviale e creativo. Le attività degli utenti impegnati nei Social Media sono contemporaneamente quelle di “produttori” e “consumatori” di contenuti: la filosofia alla base di questi mediatori digitali è quella di ridurre il controllo autoritario a vantaggio di una produzione e di un consumo democratici.Si tratta di un’intenzione rivoluzionaria, supportata dalle potenzialità della mente umana prima ancora che dagli strumenti tecnologici, per questo si rende necessario un uso sano e costruttivo di questi strumenti.Lo “spirito” generale - caratterizzato da un’azione libera, collaborativa e democratica - può conquistare i docenti nell’uso dei Social Media in ambito educativo: si tratta di benefici potenziali, in quanto le azioni concrete in questa direzione sono ancora sperimentali e mancano di un solido impianto metodologico ap-plicabile su grande scala.«I cambiamenti possono avvenire secondo la volontà dell’utente» (Bolter e Grusin 2002, p. 277).È questo un concetto semplice e dal potenziale elevato, quindi necessita di essere esperito e assimilato progressivamente attraverso tentativi e sperimentazioni, individuali e collettive, affinchè diventi di “uso comune”.

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La sfida che nei prossimi anni gli educatori e gli insegnanti dovranno affrontare sarà quella di impegnarsi in dibattiti realistici e ponderati su come usare al meglio i Social Media, integrando tali strumenti nell’offer-ta e nella pratica quotidiana, e sostenendo gli studenti nelle attività autogestite, per co-costruire un auten-tico processo di apprendimento.Molti utenti 2.0 vivono inconsapevolmente la condizione di interattività, strutturando per “adattamento” la propria identità, in continua oscillazione tra l’essere e il poter essere.Il processo di costruzione di identità mediato dalle tecnologie digitali va individuato nella dinamica collet-tiva - nel rapporto tra sé e il gruppo sociale/virtuale di cui si fa parte: è più appropriato porre l’attenzione sulla questione della consapevolezza online, in quanto il processo di costruzione di identità ne è diretta con-seguenza.Per consapevolezza online si intende la percezione dello scarto che c’è tra la realtà e la sua rimediazione - co-dificazione/trasposizione - nel Web, ovvero la percezione della propria “potenzialità d’essere”. L’identità virtuale coincide con la consapevolezza online, ossia con la percezione di come la rappresentazione di sé agisce e interagisce nel complesso processo di costruzione della propria identità reale.L’identità digitale comprende l’insieme dei servizi che un sistema informatico mette a disposizione dell’u-tente dopo che questi abbia completato la procedura prevista per l’autenticazione. Nella sua accezione più semplice, l’identità digitale consiste in un ID (username, che identifica l’utente) e in un codice di accesso (password, che è la credenziale di autenticazione).Con la diffusione e l’utilizzo del Web 2.0 il concetto di anonimato in Rete è sostituito dal concetto di autenti-cità: l’identità reale e quella virtuale sono strettamente interconnesse, e si “concretizzano” nelle procedure di autenticazione per l’identità digitale che consentono di utilizzare i servizi di gestione.La mente umana è dotata del pensiero narrativo, che, attraverso la continua trasformazione dell’esperienza in termini di racconto, ha la funzione di interpretare la realtà e di costruire il concetto di sé e dell’identità. L’approccio biografico è vicino alla psicologia perché valorizza gli aspetti soggettivi di una narrazione e insieme quelli oggettivi relativi all’analisi del contesto: la persona recupera le “tracce di senso” esistenziali presenti nel continuum della vita vissuta come esperienza, le quali rischiano di indifferenziarsi nella satura-zione semiotica della Rete.Questo avviene grazie all’utilizzo della forma linguistica in prima persona e alla coerenza nell’organizza-zione delle esperienze: elementi fondamentali per lo sviluppo delle capacità cognitive e relazionali, che nell’uso passivo dei Social Media si perdono nella moltitudine, si confondono nell’abbondanza di stimoli e informazioni.La proposta metodologica per educare all’utilizzo consapevole dei Social Media è quella di rapportarsi a questi attraverso i princìpi del metodo autobiografico, in progetti che integrano le pratiche narrative (indi-viduali o di gruppo) agli strumenti digitali di comunicazione. In questo modo l’attenzione e l’intenzione comunicativa si riposizionano sulla centralità della persona pur riflettendo le possibilità concrete di esistenza proprie della dimensione virtuale; così da favorire la costruzione di un’identità solida e al contempo dinamica e multiforme, riflesso del tessuto sociale entro il quale si in-trecciano racconti di esperienza, storie di vita.

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