tesina rat-man

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Liceo Scientifico XXXXXX Candidato: XXXXXX XXXXXX Classe: XXX Rat-man: Analisi di un fumetto comico Indice: Prefazione………………………………………………………………………………………………………… pag 2

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Liceo Scientifico XXXXXX

Candidato: XXXXXX XXXXXX

Classe: XXX

Rat-man: Analisi di un fumetto comico

Indice:

Prefazione………………………………………………………………………………………………………… pag 2Rat-Man e l’Apokolokyntosis ……………………………………………………………………..…… pag 3Ortolani come il nuovo Pirandello ……………………………………………………..……………. pag 5

COMICITÀ E UMORISMO IL FU MATTIA PASCAL

Janus Valker – La nemesi …………………………………………………………………………….…… pag 9 JOSEPH CONRAD – HEART OF DARKNESS – THE STORY VALKER COME L’OLTREUOMO DI NIETZSCHE

Rat-Man è un fumetto ideato nel 1989 da Leonardo Ortolani, in arte Leo, un vignettista di origine pisana, all’epoca ventiduenne, apparso per la prima volta in un supplemento de “L’Eternauta” , una rivista di fumetti di nicchia, edito dalla Comic Art, grazie al successo riscosso dall’autore al concorso per fumettisti nel quale ottenne il primo posto. Nato come una parodia di Batman, che all’epoca stava godendo di nuova linfa vitale grazie all’adattamento cinematografico di Tim Burton, esso si è guadagnato con gli

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anni un rispetto sempre crescente nella cerchia dei fumetti di supereroi e a partire dal 1997 viene pubblicato con un albo tutto suo da Marvel Italia, una divisione editoriale della Panini Comics.Lo stile di Rat-Man, un misto di comicità, ironia, cinismo, non-sense e satira, lo ha reso popolarissimo nella fascia dei lettori più giovani.Le opere più mature sono caratterizzate da una visione fortemente pessimistica, che, come andremo a vedere più avanti, trova analogie negli autori decadenti di inizio Novecento.

Rat-Man e l’Apokolokyntosis:

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Dietro ad un’apparenza di innocuo non-sense si cela a volte nel fumetto un’aspra satira di costume.

La satira, genere letterario e teatrale da qui l’autore di Rat-Man attinge a piene mani, fonda le sue radici nell’antichità latina; spenderò al riguardo alcune parole al fine di rendere più chiara l’affinità dello stile dell’opera di Seneca con il ben più recente fumetto preso in esame.Il termine "satura " deriva da "satura lanx ", che era il piatto colmo di primizie (di solito legumi e frutta) il quale costituiva offerta votiva agli dei da parte dei Romani. In realtà, le ipotesi etimologiche sono state spesso contrastanti: si pensi che il grammatico Diomede,nel IV secolo, ne ipotizzò quattro, annoverando nell'elenco quella già citata di satura lanx, una possibile derivazione dal nome "satiro" per via dei contenuti spesso mordaci delle satire, paragonandola ad una pietanza in uso al tempo dei Romani, una specie di insaccato farcito, infine considerando la possibilità

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che il termine si riferisse alla perifrasi lex per saturam (cioè una legge formata dall'unione di articoli apparentemente eterogenei). Oggi però l’etimo più accreditato è satura lanx.

L’unica satira mennipea, chiamata così in relazione al filosofo cinico e scrittore di satire Menippo di Gadara, a noi giunta integralmente è l’Apokolokyntosis, scritta da Lucio Anneo Seneca nel I secolo d.c..L’interpretazione più accreditata del titolo lo dà come composizione di “apothéosis” e “kolokynte”, cioè “deificazione di uno zuccone”. Esso si riferisce all’imperatore Claudio, universalmente ritenuto un

personaggio profondamente negativo della storia della Roma antica, che nonostante tutto godette, alla sua morte, della deificazione riservata agli imperatori defunti. Fu infatti lo stesso Seneca a comporre la laudatio funebris che Nerone lesse in Senato, e che portò alle risa i Senatori durante la citazione delle parti in cui veniva lodata la sua previdenza e saggezza.L’opera narra della discesa del defunto nella terra dei morti, dove l’imperatore si copre di ridicolo più volte, come quando, ad un certo punto dell’opera, assiste al suo stesso funerale e si rende finalmente conto di essere morto. Viene istituito in processo contro di lui; ne esce colpevole della morte di centinaia di cavalieri e senatori e con la condanna a giocare eternamente a dadi con un bossolo bucato. L’ex-imperatore diventa alla fine un <<addetto giudiziario>> di Eaco, il mitico giudice infernale.Gli elementi della satira mennipea, qui presenti, sono il concilo con gli dèi, la discesa agli inferi, la mescolanza di prosa e verso, la contaminazione di serio e comico, l’alternanza di stile aulico e volgare, l’uso di citazione erudite in funzione della storia.L’elemento satirico viene sviluppato preferibilmente attraverso un uso spregiudicato e parodistico dei materiali letterari, sia greci che latini, così che l’Apolokyntosis viene anche a risultare un esilarante, finissimo divertissement letterario.

Ortolani come il nuovo Pirandello:Nonostante le epoche e i generi letterari completamente differenti, è interessante notare le analogie che interessano le storie di Rat-Man e le vicende degli inetti, protagonisti dell’ultima fase della

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letteratura decadente italiana che ebbe come interpreti principali Pirandello e Svevo.

 • COMICITÀ E UMORISMO:

Si può partire dall’analisi del concetto di opera umoristica espresso nel saggio “L’umorismo”, di Luigi Pirandello:

Innanzitutto si distingue il comico dall’umoristico: mentre il primo genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umorismo nasce da una più ponderata riflessione che genera una sorta di compassione da cui si origina un sorriso di comprensione. Un esempio calzante ci è dato proprio da Pirandello stesso: si presenta un’anziana signora coi capelli tinti e tutta imbellettata, quindi inequivocabilmente ridicola, la quale testimonia però, a un analisi più profonda, il sentimento di inadeguatezza, la possibilità che ella si vesta in quel modo con l’illusione di trattenere con sé il marito più giovane.Nell'umorismo c'è il senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un compatimento per le debolezze altrui, il cosiddetto <<sentimento del contrario>>. L'umorismo è di conseguenza meno spietato del comico, che giudica in maniera immediata.

La riflessione nell'arte umoristica coglie così il carattere molteplice e contraddittorio della realtà, permette di vederla da diverse prospettive contemporaneamente. Se coglie il ridicolo di una persona, di un fatto, ne individua anche il fondo dolente, di umana sofferenza, e lo guarda con pietà; o viceversa, se si trova di fronte al serio e al tragico, non può evitare di fare emergere anche il ridicolo. In una realtà multiforme e polivalente, tragico e comico vanno sempre insieme, il comico è come l'ombra che non può mai essere disgiunta dal corpo del tragico.

Nel saggio, Pirandello afferma che l’umorismo si trova nella letteratura di tutti i tempi, ma in realtà la definizione che egli ne propone si addice perfettamente all’arte contemporanea, nata dalla grande crisi novecentesca.E’ un’arte che non costruisce immagini armoniche, unitarie e ordinate del mondo, ma tende a scomporre, a disgregare, a far emergere stridori, incoerenze e contrasti.E’ anche un’arte eminentemente critica, che dissolve luoghi comuni e abitudini di pensiero radicate, che costringe a vedere la realtà da prospettive diverse, stranianti, capaci più che mai di far saltare comodi e rassicuranti sistemi di certezze.

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Oltre ad essere una definizione dell’arte moderna, questa è soprattutto una definizione della poetica di Pirandello stesso, del suo programma artistico. Le sue opere, le novelle, i romanzi, i drammi, sono testi umoristici, in cui la mescolanza indissolubile tra tragico e comico, riso e serietà fanno trasparire un mondo frantumato, polivalente, ai limiti dell’assurdo.

Sono questi i caratteri che accomunano Rat-Man alle narrazioni Pirandelliane e lo rendono tanto popolare. Le storie di Leo Ortolani sono ambientate in un mondo fortemente controverso, in cui ogni personaggio, da Rat-Man, a quelli comprimari, agli antagonisti, dopo una breve presentazione, si tradisce, esterna le sue debolezze e perde ogni credibilità, agisce così contrariamente a come comunemente si pensa che dovrebbe in un contesto normale, di conseguenza crea una forte sensazione di comicità, che poi sfocia, ad un’analisi più attenta, nell’umorismo, l’altra faccia della medaglia, l’aspetto che l’autore vuole mettere in luce della contraddittorietà della realtà della nostra società.

E’ così che il lettore moderno viene soddisfatto: il risvolto di ogni situazione in ridicolo, oltre a divertirlo, conferma continuamente la sua convinzione, cioè la crisi di ogni certezza, la caduta di ogni mito, un’instabilità che interessa alcuni individui della società borghese e che si può dire abbia radici antiche, coincidenti come già detto con gli inizi del ‘900.

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• IL FU MATTIA PASCAL:

Vorrei soffermarmi ora sulle similitudini che interessano l’eroe dalle orecchie da topo e l’inetto protagonista de “Il fu Mattia Pascal”, romanzo pubblicato dal già citato Pirandello nel 1904, di cui espongo un riassunto:

Mattia Pascal vive in un immaginario paese ligure, Miragno, dove il padre, che si era arricchito con i traffici marittimi e il gioco d'azzardo, ha lasciato in eredità alla moglie e ai due figli una discreta fortuna. A gestire l'intero patrimonio è un avido e disonesto amministratore, Batta Malagna, la cui nipote, Romilda, viene messa incinta da Mattia dopo che non è riuscito a farla sposare all'amico Pomino. Mattia viene costretto a sposare Romilda e a convivere con la suocera vedova che non manca di manifestare il suo disprezzo per il genero che considera inetto.Tramite l'amico Pomino, Mattia ottiene un lavoro come bibliotecario ma dopo un po' di tempo, infelice per il lavoro che trova umiliante e per il matrimonio che si è rivelato sbagliato, decide di fuggire da Miragno e di tentare l'avventura in Francia.Arrivato a Montecarlo e fermatosi a giocare alla roulette, in seguito ad una serie di

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vincite fortunate, diventa ricco. Deciso a ritornare a casa per riscattare la sua proprietà e vendicarsi dei soprusi della suocera, un altro fatto muta il suo destino.Mentre è in treno legge per caso su un giornale che a Miragno è stato ritrovato nella roggia di un mulino un cadavere identificato come Mattia Pascal.Sebbene sconvolto, comprende presto che, credendolo tutti ormai morto, può crearsi un'altra vita. Così, con il nome di Adriano Meis, inizia a viaggiare prima in Italia e poi all'estero, fintantoché decide di stabilirsi a Roma in una camera ammobiliata sul Tevere. Non riuscendo però nel suo intento di vivere una vita isolata, lontano dalle costrizioni sociali, si innamora, ricambiato, di Adriana, la dolce e mite figlia del padrone di casa, Anselmo Paleari, e sogna di sposarla e di vivere un'altra vita, ma presto si rende conto che la sua esistenza è fittizia. Infatti, non essendo registrato all'anagrafe, è come se non esistesse e pertanto non può sposare Adriana, non può denunciare il furto subito da Terenzio Papiano, un losco individuo che lo ha raggirato, e non può fare tutte quelle cose della vita quotidiana che necessitano di una identità. Finge così un suicidio e, lasciato il suo bastone e il suo cappello vicino a un ponte del Tevere, ritorna a Miragno come Mattia Pascal.Sono intanto trascorsi due anni e arrivato al paese, Mattia viene a sapere che la moglie si è risposata con Pomino e ha avuto una bambina. Si ritira così dalla vita e trascorre le sue giornate nella biblioteca polverosa dove lavorava in precedenza a scrivere la sua storia e ogni tanto si reca al cimitero per portare sulla sua tomba una corona di fiori.

Il rifiuto della vita sociale dà luogo nell’opera pirandelliana ad una figura ricorrente emblematica: <<il forestiere della vita>>, colui che <<ha capito il gioco>> ha preso coscienza del tutto fittizio del meccanismo sociale e si esclude, si isola, guardando vievere gli altri dall’esterno della vita e dall’alto della sua superiore consapevolezza, rifiutando di assumere la sua <<parte>>, osservando gli uomini imprigionati dalla <<trappola>> con un atteggiamento umoristico, di irrisione e pietà. In questa figura di eroe estraniato dalla realtà si proietta la condizione stessa di Piarandello come intellettuale, che rifiuta il ruolo di impegno sociale attivo perseguito dagli intellettuali del primo Novecento e, nel suo pessimismo radicale, si riserva solo un ruolo contemplativo, di lucida coscienza critica del reale.

Nonostante quanto possa sembrare, la psicologia del personaggio ideato da Leo Ortolani è divenuta molto complessa nelle più recenti fasi del fumetto: Nel numero 51, “La fine di Rat-Man” l’eroe deve combattere una minaccia al di sopra delle sue capacità e, nell’impossibilità di uscirne vittorioso, prende la drastica decisione di abbandonare la sua professione di supereroe mascherato. Spogliato della sua essenza, la maschera del Rat-Man, si trova così in una situazione apparentemente senza ritorno, e tenta di ricostruirsi un’identità con la commercializzazione del marchio “Rat-Man”.

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Il tentativo non va a buon fine e l’eroe si ritrova solo e impoverito, a vagare come un bohemien nelle strade della Città Senza Nome. Decide di accontentarsi e di non esporsi mai più, conducendo una vita appartata. In questa fase il personaggio è come un Mattia Pascal dopo la scoperta di essere considerato accidentalmente morto. Ma, similmente a come succede a Mattia nei confronti della sua vita precedente, le ombre del passato di Rat-Man riemergono. Egli sceglie però, in contrapposizione a Mattia, di rindossare ancora una volta la sua maschera per abbattere l’antagonista una volta per tutte.

In conclusione, Rat-man si può considerare, nell’ottica pirandelliana, un mancato eroe estraniato: pur potendo scegliere, accetta di immedesimarsi nuovamente nel personaggio, di reiniziare a condurre la sua vita vincolato dalle intricate convenzioni sociali, e non riesce a districarsi dalla personalità che lo lega alla società.

Janus Valker – La nemesi:

Focalizziamo ora l’attenzione su un altro personaggio chiave della serie fumettistica.

Janus Valker è l’antagonista per antonomasia delle storie di Rat-Man: figlio di Boda, boss malavitoso morto quando era ancora un bambino, ne eredita il posto a capo dell’organizzazione criminale

ed il potere di comandare l’Ombra. Essa è un espediente narrativo che ricorda moltissimo il “lato oscuro” della saga fantascientifica di “Guerre Stellari”: una forza maligna e al tempo stesso onnipotente, che permette a chi la sa dominare di raggiungere un potere incommensurabile, che nel fumetto si identifica come la famigerata “conoscenza totale”, che Valker cerca di fare sua ad ogni costo. Il raggiungimento dello scopo richiede però al personaggio di commettere gli atti più disumani, e solo alla fine, quando rinuncia nel modo più completo ad ogni straccio di umanità, può definirsi realizzato. E’cio che accade nell’episodio numero 69, “Gran finale”, in cui un Valker, ormai quasi completamente disumanizzato, dialoga con ciò che resta della sua moralità e decide di abbandonare anche l’ultimo elemento di umanità che lo trattiene, un figlio in questo caso.

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La vicenda si può interpretare in diversi modi: vorrei cogliere, come prima cosa, gli elementi che accomunano la storia di Valker con quella dell’ufficiale Kurtz, personaggio intorno al quale ruota il racconto “Heart of Darkness” (in “Italiano Cuore di Tenebra”) racconto di Joseph Conrad scritto 1899, che ha ispirato il film “Apocalipse Now”.

• JOSEPH CONRAD – HEART OF DARKNESS – THE STORY:

Marlow, the narrator, tells, his moving story to some friends on a boat anchored on the River Thames. Marlow had been hired by a Belgian trading company to sail up the River Congo and fetch a man named Kurtz, an official of the Company who had been their best agent but who seemed to have gone insane. Marlow’s trip on a steamboat up to the River brings him into close contact with both the brutal exploitation of the natives by the ivory merchants and the legend of Kurtz. When he finally reaches Kurtz he finds a dying man who has become an idol for the natives, performing strange savage rites. Marlow is fascinated by Kurtz: by the depths to which his soul has fallen and also by his courage. He is disgusted, on the other hand, by the others colonists’ hypocrisy: the men who had worshipped Kurtz now only want to get rid of him. Kurtz’s unforgivable sin, in their eyes, is to have exposed colonisation for what it really is: a brutal, material business. On the return trip down the river Kurtz dies. Back in Brussels, Marlow goes to see his fiancée. She believes in the rhetoric of the civilising mission of the white man, and regards Kurtz as a God-sent angel. Marlow lies to her, saying that Kurtz’s last words were her name, while in fact they were ”The horror! The horror!, summing up the life Kurtz had lived and seen.

La “tenebra” nel titolo del romanzo si riferisce anche al baratro in cui è caduto l’animo di Kurtz, l’esploratore senza scrupolo che si spaccia per idolo dalla popolazione indigena: come lui anche il nostro Valker è a suo modo un esploratore e ambedue raggiungono attraverso un viaggio, esteriore o interiore che sia, la più totale bassezza della morale, che avrà affetti devastanti per ognuno: per Kurtz una morte straziante, per Valker l’inghiottimento da parte dell’entità dell’Ombra.

• VALKER COME L’OLTREUOMO DI NIETZSCHE:L’altra interpretazione delle altissime mire di Valker trova le sue analogie con la filosofia di Friedrich Nietzsche. L’aspetto della filosofia Nietzschiana che più ci interessa a tale proposito è quello dell’Oltreuomo.Valker incarna, almeno in parte, l’ideale dell'oltreuomo descritto dal filosofo: egli è visto come il grado più alto dell'evoluzione, ed esercita il diritto dettatogli dalla forza e dalla superiorità sugli altri. Questo diritto gli si presenta tuttavia anche come

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dovere di contrapporsi all'ipocrisia della massa e va contro la stessa tradizionale etica del dovere. Abbandona le ipocrisie dei moralisti e afferma se stesso, ponendo di fronte alla morale comune i propri valori, contrappone cioè al "Tu devi!" cristiano e kantiano l' "Io voglio!". Nel concetto di oltreuomo è essenziale la volontà di potenza, vista come movente della storia dell’uomo.

Come è facile aspettarsi però dal confronto fra un personaggio dai connotati positivi e da uno esplicitamente negativo, le somiglianze finiscono qui e le due personalità non coincidono: il fine dell’oltreuomo di Nietzsche non è posto in un universo trascendentale, è la felicità, mentre invece la nemesi di Rat-Man rincorre solamente la conoscenza fine a se stessa.

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Bibliografia: “Rat-Man Collection” di Leo Ortolani, Edizioni Panini Comics“Letteratura Latina, Storia e Testi” di G. Pontiggia e M.C.Grandi, Edizioni Principato“Figure della Filosofia” di N. Abbagnano e G. Fornero, Edizioni Paravia“Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello“Heart of Darkness” di Joseph Conradwww.wikipedia.itwww.imd.it/rat-man/ “Sito Ufficiale di Rat-Man”

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