il sommelier n. 2/2009

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Organo ufficiale della FISAR - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) v46, art. 1 comma 1, DCB Po” 5, 30 www.ilsommelier.com Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVII - Numero 2 - Marzo-Aprile 2009 IN QUESTO NUMERO • Benessere naturale nella verde Stiria • Si allunga sempre più il balzo del canguro • Vinitaly mette l’ambiente in bottiglia • Non solo Morellino nella madia dei sapori • A Mazara del Vallo un grande concorso internzionale di cucina Intervista al Presidente Giuseppe Martelli

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La rivista istituzionale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori -Bimestrale di enogastronomia e turismo

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Page 1: Il Sommelier n. 2/2009

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVII - Numero 2 - Marzo-Aprile 2009

IN QUESTO NUMERO

•BenesserenaturalenellaverdeStiria

•Siallungasemprepiùilbalzodelcanguro

•Vinitalymettel’ambienteinbottiglia

•NonsoloMorellinonellamadiadeisapori

•AMazaradelValloungrandeconcorsointernzionaledicucina

Intervista al Presidente

Giuseppe Martelli

Page 2: Il Sommelier n. 2/2009
Page 3: Il Sommelier n. 2/2009

A scuola di cucina all’Hostellerie & Spa di Monsieur Bérard - Giancarlo Roversi Pag. 16

Benessere naturale nella verde Stiria - Enza Bettelli 23

Si allunga sempre più il balzo del canguro - Silvana Delfuoco 27

Sai bere - Da 30 anni assicuriamo all'agricoltura un ambiente tutelato - a cura della redazione di Quality ADV a cura della redazione di Quality ADV a cura della redazione di Quality ADV 32

Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV 36

Vinitaly mette l’ambiente in bottiglia - Piera Genta 40

Non solo Morellino nella madia dei sapori - Cinzia Tosetti 44

A Mazara del Vallo un grande concorso internazionale di cucina - Attilio L. Vinci 48

La nuova tendenza è quella di ritornare all’antico Lorenzo Tablino Pag. 50

Cinque Terre la viticoltura “eroica” Luca Iacopini e Massimo Bracci 54

L’opinione del Presidente Pag. 2

In attesa di capire OCM vino - Roberto Rabachino 4

L’opinione di Marcello Masi - Marcello Masi 8

L’intervista - Roberto Rabachino 12

In libreria 60

News dal Mondo 62

News dall’Italia 64

In famiglia 72

La segreteria comunica 85Co

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Page 4: Il Sommelier n. 2/2009

Continua l’impegno della nostra Federazione per diffondere tra i propri soci la formazione intellettuale e

professionale strettamente legate alla cultura in generale e a quella del vino in particolare. Sarebbero tanti gli argomenti che, attraverso approfondimenti tematici, potrebbero permettere di presentare l’ampio e sfaccettato mondo del vino, dal mito di Dionisio al tema sacro, dalla terra alla tavola, per finire con il vino come fonte di salute e di gioia. “... Lo so quanto sudore e quanta pena e fiammeggiar di sole sull’ardente collina servano a darmi l’anima e la vita: ma io non sarò ingrato, né maligno, perché immensa è la gioia di cadere nella gola di un uomo sfibrato dal lavoro, e nel suo caldo petto so scavarmi una tomba ben più dolce di un’algida cantina…” (C. Baudelaire, L’anima del Vino, da I Fiori del Male)Dietro ogni calice rivive il mito della storia umana. Come un fiume inebriante della grande tradizione culturale mediterranea, il vino è l’unica produzione che nobilita o, al contrario, distrugge l’uomo. Non si beve il vino solo per dissetarsi, ma per provare una serie di sensazioni che poco hanno a che fare con la natura e molto, invece, con la cultura.

Il vino è civiltà e si colloca in quell’immaginario simbolico che accompagna le nostre più complesse esperienze.Tutto questo trova i suoi limiti nel “modo” in cui beviamo: si beve per alimentarsi, per abitudine, per fare qualcosa, per stare in compagnia, per festeggiare, per meditare e, infine, c’è il bere per capire. Capire un vino significa caricarsi di emozioni, suggestioni, sviluppare sensi addormentati, celebrare i nostri talenti terreni. Spesso le civiltà sono cominciate da una vigna, anche perché è dai tempi più remoti che vite, uva e vino hanno avvicendato valenze meramente economiche con usanze e rituali religiosi e profani. Secondo alcuni autori la civiltà nasce proprio con Dionisio, dal quale è iniziato il culto degli Dei. I Greci consideravano “inferiori” tutti i popoli che non bevevano vino, soprattutto i popoli del nord Europa, che bevevano birra. Come ben sapete Dionisio era, per i Greci, il dio del benessere e della felicità che per i romani diventa Bacco, in onore del quale venivano celebrate feste, che niente avevano a che fare con il sobrio culto greco. I coevi di Omero, durante i loro lauti e solenni

Il sommelier e la Cultura del vino

L’eloquente copertina di questo numero de Il Sommelierlascia intendere il forte legame che c’è tra la cultura, in particolare quella del vino e la figura del sommelier,

in particolare la figura del Sommelier Fisar“

Presidente Vittorio Cardaci Ama

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 22

per comunicare con il Presidente:[email protected]

Page 5: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 3

pranzi, affidavano ad una figura di nobile discendenza il compito di stabilire le porzioni per miscelare sapientemente acqua al puro succo della fermentazione dell’uva e, se vogliamo, questa figura altro non è che l’antesignano del nostro Sommelier, con le dovute funzioni adattate ai nostri tempi, mentre per i contemporanei di Marco Valerio Marziale il vino allo stato “puro”, il Merum, veniva consumato essenzialmente per gli uffizi ultraterreni con il rito delle “tre coppe”: il rito voleva che la prima coppa si bevesse alla salute dei convenuti, la seconda coppa per il piacere di bere mentre la terza coppa era dedicata agli dei, ed anche in questo caso, come nell’Antica Grecia, questo rituale era supervisionato da un alto burocrate appositamente prescelto, chiamato arbiter bibendi, che possiamo immaginare “progenitore” del nostro sommelier.Il sommelier è un professionista serio, mai

saccente che non dà spettacolo di se, usa vocaboli comprensibili e non è certamente un superdotato dall’olfatto ipersensibile. Grandiosa è la parodia che ben conosciamo di Antonio Albanese che, secondo me, dovrebbe essere insignito dell’onorificenza di Sommelier Onorario. Mi piace pensare ai Sommelier della Fisar, che sono ben altra cosa, come a dei professionisti seri, colti e impegnati nel sociale. A tal proposito vi aspetto a Verona in occasione del Vinitaly, dove abbiamo organizzato un incontro con uno dei più emblematici produttori di vino, Marco De Bartoli, che insieme allo scrittore Andrea Zanfi ci parleranno di vino, storia, poesia e visioni oniriche mentre presso il nostro stand avrete l’occasione di testare “quanto” vi è piaciuto trascorrere una giornata di assaggi in fiera, misurando il tasso alcolico con un nuovo etilometro. Non mancate, e... che il vostro calice sia sempre colmo.

Il SommelierRivista di Enologia,

Gastronomia e TurismoRegistr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983

Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier

Albergatori RistoratoriRic. di Pers. Giuridica PI. n° 1070/01 Sett. I del 9.5.01

EditoreFISAR

Direttore Responsabile: Roberto RabachinoC.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino

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Hanno collaborato a questo numero

Per la fotografiaOliviero Toscani, Saverio Scarpino,

Enza Bettelli, Alberto Doria,immagini di Redazione e

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tramite spedizione gratuita in abbonamento postale.

La rivista è associata al USPIUnione Stampa Periodica Italiana

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Daniele CIPOLLINATel. 091300857 - Cell. + 39 3479197939

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Responsabile Sicilia Orientale (CT - ME - RG - SR)QUALITY ADV Sicilia

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Responsabile Calabria, Puglia, BasilicataN2B - Tommaso Caporale

Tel. 0984462011 - Cell. +39 [email protected]

Marcello Masi, Giancarlo Roversi,Enza Bettelli, Gudrun Dalla Via, Piera Genta,

Luca Iacopini, Massimo Bracci, Silvana Delfuoco, Cinzia Tosetti, Attilio L. Vinci

Per la foto di copertina Obiettivo & Foto - Elisa Niccoli - Si ringrazia Villa Rossi Lucca per l'ospitalità.

Page 6: Il Sommelier n. 2/2009

Ci stiamo avvicinando ad una svolta epo-

cale: la riforma del settore vitivinicolo.

I cambiamenti introdotti conferiranno

equilibrio al mercato vitivinicolo, condurranno alla

progressiva eliminazione di misure di intervento

sul mercato inefficaci e costose e permetteran-

no di destinare il bilancio a misure più positive e

dinamiche per aumentare la competitività dei vini

europei.

La riforma consentirà una rapida ristrutturazione

del settore volto ad offrire un’alternativa per i pro-

duttori che non sono in grado di far fronte alla

concorrenza e ad eliminare dal mercato le ecce-

denze e i vini non competitivi.

Rimango in attesa di vedere. Di capire. Senza da

giudizi od opinioni. Per ora.

Ecco cosa dovrebbe accadere (fonte Commis-

sione Europea). Chiaramente tutto può ancora

variare, le discussioni sono in corso e le Com-

missioni sono al lavoro.

Dotazioni finanziarie nazionali

Queste dotazioni consentiranno agli Stati membri

di adattare le misure alla loro situazione partico-

lare. Le misure possibili includono la promozione

nei paesi terzi, la ristrutturazione/riconversione dei

vigneti, gli investimenti destinati all’ammoderna-

mento della catena di produzione e all’innovazio-

ne, il sostegno alla vendemmia verde, nuove mi-

sure di gestione delle crisi e il semplice sostegno

disaccoppiato.

Misure di sviluppo rurale

Una parte dei fondi verrà trasferita a misure di

sviluppo rurale e riservata alle regioni vitivinicole.

Tali misure possono includere l’insediamento di

giovani agricoltori, il miglioramento della commer-

cializzazione, la formazione professionale, il so-

stegno alle organizzazioni di produttori, i finanzia-

menti destinati a coprire le spese supplementari

e le perdite di reddito derivanti dal mantenimento

dei paesaggi di valore culturale, nonché forme di

prepensionamento.

In attesa di capire OCM vino

di Roberto Rabachino

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 24

Ci stiamo avvicinandoad una svolta epocale:

la riforma del settore vitivinicolo“ ”

per comunicare con il Direttore:[email protected]

Page 7: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 5

Diritti di impianto

È prevista la loro abolizione entro la fine del 2015,

ma potranno essere mantenuti a livello nazionale

fino al 2018.

Eliminazione progressiva dei regimi

di distillazione

La distillazione di crisi sarà limitata a quattro anni,

a discrezione degli Stati membri, fino al termine

della campagna 2011/2012, con una spesa

massima limitata al 20% della dotazione finan-

ziaria nazionale nel primo anno, al 15% nel se-

condo, al 10% nel terzo e al 5% nel quarto.

La distillazione di alcool per usi alimentari sarà

progressivamente eliminata nel corso di un pe-

riodo transitorio di quattro anni, durante il quale

verrà concesso un aiuto accoppiato che sarà

Page 8: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 26

poi sostituito dal pagamento unico disaccoppia-

to per azienda. Gli Stati membri avranno la pos-

sibilità di esigere la distillazione dei sottoprodotti,

finanziata a partire dalla dotazione nazionale e ad

un livello considerevolmente inferiore a quello at-

tuale, che includa i costi di raccolta e trasforma-

zione dei sottoprodotti.

Introduzione del pagamento unico per

azienda

Negli Stati membri interessati questo tipo di pa-

gamento sarà concesso ai produttori di uve da

vino, mentre in tutti gli Stati membri ne potranno

beneficiare i produttori che estirpano i loro vigneti.

Estirpazione

È introdotto un regime di estirpazione volontaria

su un periodo di tre anni, per una superficie totale

di 175 000 ettari e con premi decrescenti. Uno

Stato membro può mettere fine all’estirpazione

quando la superficie estirpata rischia di supera-

re l’8% della superficie viticola nazionale o il 10%

della superficie totale di una determinata regio-

ne. La Commissione può mettere fine all’estirpa-

zione quando la superficie estirpata raggiunge il

15% della superficie viticola totale di uno Stato

membro. Gli Stati membri possono inoltre vieta-

re l’estirpazione nelle zone di montagna o a forte

pendenza, nonché per motivi ambientali.

Pratiche enologiche

L’incarico di approvare pratiche enologiche nuove

o di modificare quelle esistenti verrà trasferito alla

Commissione, che valuterà le pratiche ammes-

se dall’Organizzazione internazionale della vigna

e del vino (OIV), aggiungendo eventualmente al-

cune di esse all’elenco delle pratiche ammesse

dall’UE.

Miglioramento delle norme in materia di

etichettatura

I vini con indicazione geografica protetta e quel-

li con denominazione d’origine protetta costi-

tuiranno la base del concetto di vini di qualità

dell’Unione europea. Sarà garantita la tutela delle

politiche nazionali consolidate in materia di qua-

lità. L’etichettatura verrà semplificata: sarà ad

esempio concesso ai vini dell’UE senza indica-

zione geografica di indicare il vitigno e l’annata.

Talune menzioni e forme di bottiglia tradizionali

potranno conservare la protezione di cui godono.

Zuccheraggio

Questa pratica continuerà a essere autorizzata,

ma verrà imposta una riduzione dei livelli mas-

simi di arricchimento con zucchero o mosto. In

condizioni climatiche eccezionali, gli Stati membri

potranno chiedere alla Commissione un aumento

di tali livelli.

Aiuto per l’uso dei mosti

Tale aiuto potrà essere versato nella sua forma

attuale per quattro anni. Una volta trascorso tale

periodo transitorio, la spesa corrispondente potrà

essere convertita in pagamenti disaccoppiati ai

produttori di uve.

Page 9: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 7

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Page 10: Il Sommelier n. 2/2009

Si è insinuata nella nostra mente ancor pri-

ma di aver impoverito le nostre tasche.

Il brutto di questa epidemia silenziosa è

proprio questo. Colpisce tutti, indistintamente.

Nella prima fase mina alla base la fiducia negli al-

tri, poi indebolisce le nostre sicurezze. Infine, nello

stadio conclamato, scatena la paura. Il peggiore

male dell’umanità.

Ma io ho voglia di reagire subito, e sono sicuro di

non essere il solo a volerlo. Per prima cosa pro-

pongo di dare un occhiata al vocabolario per ca-

pire bene il significato della parola. Ebbene ecco

la definizione dello Zingarelli. Crisi: “Fase della

vita individuale o collettiva particolarmente difficile

da superare e suscettibile di sviluppi più o meno

gravi”. Nessuna buona notizia, ma, e c’è sempre

un ma da qualche parte, se andiamo a cercare

l’etimologia scopriamo che il greco krisis ha di-

versi significati. Tra questi: “separazione, scelta,

giudizio”. Tre concetti neutri. Tre azioni che han-

no bisogno della nostra volontà. In parole povere

non è scritto da nessuna parte che la crisi debba

essere subita come un meteorite. Ma io mi voglio

spingere oltre. La crisi può diventare un’occasio-

ne per migliorare la nostra vita e il nostro Paese.

In quei tre concetti così antichi e così illuminanti è

contenuta in parte, secondo me, la soluzione.

Separazione può significare non necessariamente

solo rinunciare a qualcosa, come denaro e man-

cati consumi. Potrebbe anche essere l’occasione

non cercata per fare ordine nella propria attività.

Quale imprenditore, famiglia, uomo o donna, non

hanno da qualche parte un binario morto nella

propria vita nel quale per ragioni diverse dedica-

no energie che si disperdono come lacrime nella

pioggia? Ebbene è arrivato il momento di riflettere

e se possibile separarsi da ciò che ostacola, ral-

lenta, intristisce la nostra vita.

Scelta significa riflettere, rinnovarsi, cercare nuove

strade. Scelta significa tornare ad investire sui no-

stri sogni, i nostri desideri attraverso nuove sfide,

consapevoli che niente ci è regalato e che nella vita

pagano soprattutto l’impegno, la professionalità, la

Superare la crisicon giuste scelte

E la crisi bussò. È arrivata annunciata da mille cassandre“

di Marcello Masi

Vice Direttore TG2 RAI e responsabile rubrica Eat Parade

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 28

Page 11: Il Sommelier n. 2/2009

Da sempre orientati alla qualitàIn cinquant’anni abbiamo trasferito le esperienze di padre in figlio, abbiamo fatto incontrare

la tradizione con i moderni strumenti di lavoro nelle vigne e in cantina.Con la stessa passione adesso come allora curiamo ogni prodotto orientati alla qualità.

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Page 12: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 210

correttezza. Scelta significa guardarsi intorno, incu-

riosirsi delle diversità e delle esperienze altrui che

hanno portato successo e vantaggi. Scelta significa

approfittare delle migliaia di opportunità che questo

mondo globale ci offre per conoscere gli altri, il loro

lavoro ed esperienze positive.

Giudizio significa riflettere sul passato. Approfittare

di questa pausa per tracciare un bilancio delle

nostre scelte. Giudizio vuole dire anche avere il

coraggio di ammettere, quando fosse accaduto,

di aver sbagliato. Ammettere un errore e rimediare

può essere un atto eroico nella storia di un uomo

e a volte può essere più importante di un succes-

so. Giudizio significa credere nelle proprie capa-

cità, nella propria fantasia e nel proprio futuro.

La crisi c’è e negarlo sarebbe sciocco ed imper-

donabile. Lasciarsi sopraffare dal pessimismo

e non credere in noi stessi sarebbe altrettanto

sciocco e altrettanto imperdonabile.

Page 13: Il Sommelier n. 2/2009

Negli ultimi anni sta sempre più emergendo l’esigenza da parte

del consumatore di conoscere l’origine e l’autenticità dei

prodotti vinicoli che acquista. La difficoltà principale,

per chi vuole assicurare la tracciabilità, sta nell’individuare

una proprietà del prodotto tale che lo identifichi in maniera

inequivocabile lungo tutti gli step della filiera. Candidato ideale

per questi scopi è il DNA in quanto l’informazione in esso

contenuta contraddistingue univocamente ogni individuo.

Obiettivo del lavoro è stato quello di utilizzare il DNA come

un invisibile barcode per un sistema innovativo di tracciabilità

genetica dei vini. Un’esatta identificazione è particolarmente

necessaria nel caso di vini monovarietali, cioè di vini prodotti

esclusivamente a partire da una sola varietà di uva, come il

Ruché di Castagnole Monferrato della cantina Montalbera,

a tutela e valorizzazione della sua autenticità e tipicità. Parla

Franco Morando giovin produttore di Castagnole Monferrato:

Questo lavoro rappresenta una nuova frontiera per il controllo

e la tracciabilità degli alimenti in quanto è il risultato del primo

innovativo controllo genetico effettuato sul vino Ruchè a

garanzia del consumatore e a valorizzazione e tutela della

tipicità del prodotto. Ci siamo semplicemente chiesti come

tutelare questo prezioso autoctono del Monferrato, visto e

considerato che ne siamo i primi produttori in assoluto, con

più del 52% della produzione totale. Il consumatore si merita

rispetto e conoscenza del prodotto che acquista!!!

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Page 14: Il Sommelier n. 2/2009

La scelta del Ministro Zaia è stata

chiara: nessun politico alla presiden-

za dl Comitato ministeriale vini ma

un professionista del settore conosciuto

in tutto il mondo. Un impegno importante

ed un riconoscimento alla sua persona.

Andiamo indietro negli anni e ripercorria-

mo la sua carriera.

Sono piemontese, enologo e biologo, durante il

periodo universitario ho lavorato alle “Tenute Sella

& Mosca” di Alghero. Nel 1974 ho avuto la cat-

tedra di scienze all’Istituto statale di viticoltura e di

enologia di Conegliano e nel contempo ho opera-

to presso l’Istituto sperimentale per la viticoltura e

l’enologia dell’allora ministero dell’agricoltura.

Assolti gli obblighi di leva come ufficiale di com-

plemento degli Alpini, ho continuato ad insegnare

scienze fino alla fine del 1978 quando sono stato

chiamato alla direzione dell’Associazione enologi

enotecnici italiani, più nota come Assoenologi,

ossia dell’organizzazione di categoria che rappre-

senta i tecnici vitivinicoli, li tutela professionalmen-

te e ne cura l’aggiornamento tecnico scientifico,

di cui oggi ne sono direttore generale. Fondata

nel 1891 l’Assoenologi è la più antica associazio-

ne di categoria di settore al mondo.

Dal 1979 rappresento l’Italia in seno all’Union

internationale des oenologues, ossia presso la

federazione, con sede a Parigi, che a livello mon-

diale raggruppa le associazioni nazionali dei tecni-

ci vitivinicoli. Ente in cui per nove anni ho ricoperto

la carica di segretario generale, per sei quella di

primo vicepresidente e dal 2002 al 2008 quella

di presidente.

Nel 1984 sono entrato a far parte del Comitato

nazionale vini del Ministro dell’agricoltura, nell’am-

bito del quale ho ricoperto diversi incarichi. Per 5

anni ho avuto la presidenza della commissione

delegata per la Lombardia, per altri 5 quella del

Piemonte, quindi sono stato nominato presidente

della commissione affari generali e per due man-

dati vicepresidente del Comitato stesso. Credo

che anche per questo il Ministro Zaia mi abbia

conferito per decreto la presidenza.

Giuseppe Martelli, una vita al servizio del

comparto enoico

Intervista al neo Presidente del Comitato

nazionale vini“ ”

di Roberto Rabachino

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 212

Page 15: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 13

Per quanto attiene la mia attività di comunicato-

re, portano la mia firma almeno 500 note tecni-

che e di informazione. Inoltre sono stato e sono

relatore in diversi simposi e congressi sia in

Italia che all’estero, dove, solo negli ultimi anni,

ho tenuto conferenze istituzionali sul vino italia-

no da Pechino ad Hong Kong, da Nuova Delhi

a Bombai, da New York a Toronto, da Città del

Messico a Guadalajara.

Una grande corsa, ma sopratutto una bella sod-

disfazione.

Il 1° agosto 2009 la normativa nazionale

sulle denominazioni di origine dovranno

omologarsi alle nuove disposizioni euro-

pee. Sarà solo una semplificazione o una

vera e propria revisione?

Un a vera e propria “rivoluzione”. Purtroppo la

nuova ocm vino per l’Italia è un grande pasticcio,

come direttore generale di Assoenologi l’ho detto

e ripetuto più volte, così come però ho affermato

che ormai i giochi sono fatti e che quindi è inutile

recriminare quello che si poteva fare e che non è

stato fatto.

Cosa cambierà in pratica per il settore vitivinicolo

italiano? Diverse cose. Innanzi tutto le attuali Doc

e Docg confluiranno nelle Dop e le Igt divente-

ranno Igp. Un altro cambiamento sostanziale ri-

guarda la procedura che dovrà essere esperita,

inizialmente a livello nazionale e successivamente

a livello comunitario, per concretizzarsi con l’ap-

provazione o con il rigetto delle Dop e delle Igp da

parte dell’Unione Europea, anche se approvate

dal nostro Ministero.

Cambiano radicalmente anche i soggetti che

possono fare richiesta di approvazione o di mo-

difica dei disciplinari di produzione. La domanda

per una Igp o per una Dop potrà infatti essere

presentata da qualunque associazione di pro-

duttori e, in casi eccezionali, anche da singoli

Il Presidente Giuseppe Martelli

Page 16: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 214

produttori. Quindi, a differenza di oggi, non

potranno più essere presentate dalle Regioni

o dalle organizzazioni di categoria.

Anche per gli attuali vini Igt verrà delimitata la zona

di vinificazione, oggi libera, e anche per questi

vini verranno istituiti i controlli analitici od organo-

lettici che attualmente sono obbligatori solo per i

Vqprd.

Una delle innovazioni certamente più rivoluzionarie

è quella che prevede, tra le indicazioni facoltative,

la possibilità di porre in etichetta sia l’annata, sia il

nome del vitigno anche per i vini senza indicazio-

ne geografica, ossia per i vecchi “vini da tavola”

che, con la nuova ocm, non esistono più.

Credo valga la pena anche di ricordare che le

denominazioni di origine dei vini (Doc e Docg) e

le indicazioni geografiche tipiche (Igt), riconosciu-

te sulla base di quanto sancito dalla precedente

normativa comunitaria e nazionale, sono automa-

ticamente riconosciute, ovvero protette, e quindi

iscritte dalla Commissione nel registro Ue, a de-

correre dal 1° agosto 2009. Attenzione però, per-

ché l’iscrizione automatica comporta comunque

che, entro il 31 dicembre 2011, gli Stati membri

presentino alla Commissione, per ciascuna Dop

ed Igp, i relativi disciplinari di produzione con i de-

creti nazionali di approvazione. La Commissione

Ue esaminerà i fascicoli e avrà tempo fino al 31

dicembre 2014 per decidere la cancellazione del-

le denominazioni e delle indicazioni non conformi

a quanto previsto dalla nuova ocm.

Altro aspetto da tener ben presente è che la

Commissione iscriverà altresì nel registro le Dop e

le Igp comunicate dal Ministero successivamente

al 1° agosto 2009, ma le cui richieste di appro-

vazione o di modifica siano pervenute allo stesso

Ministero entro e non oltre il 1° aprile 2009 e che

il Comitato nazionale vini dovrà valutare: approva-

re o rigettare.

Credo che quanto sopra basti per dire che il la-

voro che ci aspetta in questi mesi non è poco e

tanto meno semplice. Sono ottimista ma anche

un po’ preoccupato.

Molte sono le Doc poco rivendicate. Di

queste sembra che sette non abbiano mai

fatto uscire una bottiglia. Come intende

operare su questo fronte?

In effetti, da una elaborazione fatta da Assoenologi

nel 2005 e recentemente aggiornata emerge che

le 347 denominazioni di origine italiane attualmen-

te in vigore hanno una potenzialità produttiva di

oltre 300 mila ettari di vigneto, di cui però solo il

65%, pari a circa 200 mila ettari, vengono utilizzati

e che ben 90 Doc sfruttano meno del 50% delle

loro potenzialità, di cui 28 non arrivano al 20%, 14

sono sotto il 5% e 7, appunto, sembra non ab-

biano mai fatto uscire una bottiglia. A fronte di ciò

ci sono però denominazioni come Barolo, Chianti

Classico, Colli Orientali del Friuli, Brunello di

Montalcino o spumanti come l’Asti che sfruttano

oltre il 95% della loro superficie vitata. Sono quin-

di pienamente d’accordo con chi lamenta che in

Italia ci sono diverse denominazioni di origine che

non vengono rivendicate, ossia utilizzate, e che

quindi è inutile qualificare vini nati per ragione di

campanile, in cui nessuno crede, neppure i pro-

duttori che li hanno voluti. Personalmente penso

che le denominazioni di origine che non vengono

rivendicate debbano essere eliminate.

Lei dichiara che è consapevole dell’im-

portanza delle nuove sfide che questo

settore, strategico per l’agroalimentare

italiano, dovrà affrontare nel prossimo fu-

turo. Quali sono queste sfide e come an-

drebbero affrontate?

Quello vitivinicolo è un settore di grande fascino,

ma dinamico e sempre più legato alle innovazio-

ni e alle scelte di mercato che negli ultimi anni

hanno assunto livelli di competizione molto alti e

che sicuramente cresceranno ancora, creando

nuove forme di concorrenza che devono essere

affrontate.

Page 17: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 15

Chi vincerà questa sfida? Secondo il mio mode-

sto parere, avranno più possibilità coloro che, forti

di una adeguata massa critica, sapranno calibra-

re un giusto rapporto qualità/prezzo per i vini co-

muni e qualità/prezzo/immagine per quelli di più

alto livello, basando le proprie performance non

sul “biglietto da visita” ma sulla consistenza dei

vigneti e delle strutture produttive che il consuma-

tore sempre più intende come giusto equilibrio tra

tradizione ed innovazione.

Del resto la situazione economica è sotto gli oc-

chi di tutti, ma nonostante ciò il nostro compar-

to rimane uno dei principali, se non il principale,

dell’agroalimentare italiano, se è vero come è

vero, che su 100 euro di prodotti venduti all’este-

ro, ben 20 euro derivano dal vigneto, percentua-

le che sale al 40% in alcuni importanti mercati

come negli Stati uniti d’America, in Canada ed in

Giappone.

Ma per poter consolidare queste posizioni e

conquistarne altre il settore in particolar modo in

questo difficile momento, ha bisogno di “potare

i campanili”, unire le forze, avere poche e chiare

norme da tutti rispettate e fatte rispettare.

Su questo fronte ritengo che il Comitato nazionale

vini possa fare molto. Mi auguro che, nonostante

i tempi strettissimi, ci riesca.

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Page 18: Il Sommelier n. 2/2009

Non c’è che l’imbarazzo della scelta per

recuperare le energie perdute e provare

nuove rigeneranti sensazioni di piacere.

Se poi a queste beatitudini psico-fisiche si ag-

giungono anche quelle del palato, ossia le emo-

zioni eno-gastronomiche, il gioco è fatto. Lo stato

di grazia è assicurato.

Dove bisogna approdare? Le possibilità non

mancano basta saperle scovare. Ad esempio fa-

cendo un salto nel cuore della Provenza, una del-

le terre più affascinanti e ritempranti delle Francia

meridionale, e bussare alla porta dell’Hostellerie

Bérard & Spa (www.hotel-berard.com), situata a

La Cadière d’Azur, un suggestivo borgo medie-

vale a una quarantina di minuti dall’aeroporto in-

ternazionale di Marsiglia (ma ad appena mezz’ora

dal suo vecchio porto) e a poco più di un quarto

d’ora dall’scalo aereo di Tolone e dalla sua sta-

zione dove fermano i TGV (i treni ad alta velocità

francesi).

L’Hostellerie Bérard & Spa non è uno di quei com-

plessi moderni e un po’ freddi e asettici, semmai

decentrati, che ospitano in genere i centri di remi-

se en forme, un settore dove la Francia, oltre ad

essere stata l’antesignana, è oggi all’avanguardia

per qualità di strutture e di trattamenti. No, tutt’al-

tro. La Spa di monsieur Bèrard sorge nel bel mez-

zo di un antico villaggio provenzale, collocato in

posizione dominante sul costone di una falesia e

circondato da robuste mura su cui aprono le belle

porte di St Jean, Mazarino e de La Colle. L’intero

centro storico è caratterizzato da un ammalian-

te saliscendi di pittoresche stradine incorniciate

da due ali di vetusti edifici, che si inerpicano fino

alla chiesa di S. Andrea, sorta nel XII secolo e

ricostruita nel ‘500. Tutto è riposante in questo

luogo: l’ambiente incontaminato, il silenzio, il ritmo

pacato della vita quotidiana, i piccoli negozi tipici

(tra cui uno di abbigliamento femminile dal nome

accattivante, Le tisseur des rêves, il tessitore di

sogni).

Senza contare il colpo d’occhio incantevole che

spazia verso la costa mediterranea non lontana e

su campi ondulati, giardini, boschi e una corona

A scuola di cucina all’Hostellerie & Spa

di Monsieur Bérard Oggi sono tanti, disseminati un po’ ovunque, i centri benessere

e le SPA (Salus per aquam) dove è possibile ritrovarel’essenziale armonia tra il corpo e lo spirito, messa a dura prova

dalla vita spasmodica e dalle mille sollecitazioni psicologiche di ogni giorno cui tutti, chi più chi meno, siamo esposti

“”

di Giancarlo Roversi

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 216

Page 19: Il Sommelier n. 2/2009

www.fontanafredda.it

I colori del nostro villaggio.

I colori delle nostre etichette.

FF_09_Crowner_Selezioni:Layout 1 25-02-2009 15:18 Pagina 1

Page 20: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 218

di verdi colline. Sembra essere fuori dal tempo,

avvolti da un incantesimo.

Fiore all’occhiello de La Cadière d’Azur e sosta

obbligata è l’Hostellerie creata e brillantemente

orchestrata da monsieur René Bérard assieme

ai figli e alla moglie Danièle, personificazione del

tipico bon ton francese. È un hotel a tre stelle (at-

tenzione a non cadere in inganno: i paragoni con

l’omologa categoria italiana va a tutto vantaggio

dei nostri cugini francesi!),

di appena una quarantina

di camere, tutte molto

accoglienti. Arredate con

buon gusto e con mobili

e colori autenticamente

provenzali, sono disloca-

te in quattro costruzioni

distinte: Le couvent (già

sede di un antico ritiro

monastico dell’XI secolo,

in parte destinato ora a

sala riunioni); La Bastide,

detta anche Maison de Volets bleus, la “casa

delle finestre blu”; Les peintres e Les remparts

che occupa la sede dell’antica Prefettura. Ogni

stanza porta un nome evocativo della Provenza

(Blu Mediterraneo, Verde oliva...).

Punto di forza dell’Hostellerie il ristorante, dalle li-

nee raffinate con una stupenda vista panoramica

sulle colline, di cui è premurosa custode Danièle

Bèrard assieme alla figlia Sandra, una delizio-

sa biondina ricca di verve. In cucina regna so-

vrano René Bérard, insignito del titolo di Maître

Cuisinier de France, col figlio Jean-François,

Jeune Restaurateur d’Europe, un giovane più

che promettente che gareggia col padre per in-

ventiva, accostamento di nuovi sapori e presenta-

zione dei piatti. Non manca un secondo ristorante

all’aperto, più country, Le Petit Jardin o Bistrot

provençal, con una tonificante visuale sulla cam-

pagna costellata di olivi, agrumi, alberi da frutta e

piante aromatiche fra un’esplosione di profumi.

Quella di René e Jean-François, entrambi chef

stellati della guida Michelin, non è solo una cucina

del cuore e della memoria, ma anche una cu-

cina che dedica ampio spazio all’estro creativo,

all’impeccabile presentazione dei piatti, alla ricer-

ca degli ingredienti di qualità, legati il più possibile

alla stagionalità e scelti ogni giorno fra i prodotti

del jardin potager, il

ben accudito orto di

famiglia, e da quanto di

meglio offre il mercato

del pesce, delle carni

e delle erbe. I menù

che ne sgorgano sono

un attraente mix di in-

novazione e tradizione,

un armonioso connu-

bio fra i sapori e i pro-

fumi della costa del

Mediterraneo e l’esprit

de finesse tipico della cucina francese.

Meglio di tanti elogi ed elucubrazioni retoriche,

basta dare una scorsa al ricco e stuzzicante re-

pertorio gastronomico dell’Hostellerie, per vede-

re, anzi assaporare con la fantasia, le prelibatezze

haut de gamme che attendono chi ne varca la

soglia. Da quelle più semplici come la zuppa di

piselli al piede di maiale ai legumi in insalata cam-

pagnola di salsiccia secca alla terrina di coniglio

con composta di cipolle rosse e condimento di

radici, alle penne rigate ai carciofi violetti, ai gam-

beri sgusciati con risotto mantecato col sugo del-

le loro teste e legumi croccanti, all’anatra grigliata

e gratin di sedani alle mele fino ai tortellini al sugo

gustoso di fumetto di tartufo. Senza dimenticare il

brodo di fagiano con salsa royale di champignon,

foie gras e briciole di marroni di Collobrières e

neppure le noci di cappe sante, ostriche, pere,

Madame Danièle Bèrard

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Page 22: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 220

tartufo nero e salsa leggera allo champagne. Ma

il discorso potrebbe continuare a lungo con un’in-

finità di altre leccornie, specie se ci si addentra

nella ricca gamma dei dessert dove René e Jean-

François sono degli autentici maestri.

Impeccabile la carta dei vini con tutte le migliori

cantine della Provenza, della vicina Linguadoca

e le grandi griffe delle più famose regioni vinico-

le della Francia con un accento particolare sugli

champagne, millesimati e non.

I prezzi sono davvero abbordabili specie se si

tiene conto dell’eleganza del locale, della qualità

dei piatti e dell’inappuntabile servizio: si va dai 49

euro del Menù Côté Sud, ai 79 euro di quello per

i Gourmand fino ai 149 euro per il menù top, il cui

nome è tutto un programma Moment de plaisir

à partager che comprende tra i piatti più sfiziosi:

le ostriche di mare aperto in vellutata di foie gras,

cedro candito e menta piperita; i ricci di mare à

la coque, con salsa di Mentone alle erbe, fumet-

to emulsionato alle erbe e al corallo di crostacei;

i ravioli ripieni di sedano, di rapa e tartufo nero

emulsionati come un cappuccino; il rombo mari-

nato agli agrumi con contorno di carciofi violetti e

finocchio candito.

Tra le attività dell’hotel vi sono lezioni di cucina,

nella meravigliosa Bastide des Saveurs e l’inizia-

zione al vino, nella cantina incredibilmente ricca.

Ma lo straordinario appeal dell’ Hostellerie Bérard

non finisce qui. In una caratteristica masseria

ottocentesca appartenente alla famiglia, situata

a un tiro di schioppo dal ristorante e affogata in

La Cadiere d'Azur

Page 23: Il Sommelier n. 2/2009
Page 24: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 222

mezzo al rigoglio della vegetazione mediterranea,

un ambiente a dir poco bucolico, si trova l’atelier

gastronomico dove Monsiuer Renè tiene i suoi

coinvolgenti corsi di cucina per chi vuole appro-

priarsi dei tesori culinari della tradizione provenzale

e di quelli rielaborati da lui e dal figlio. L’atmosfera

è trascinante, tutti si divertono prima a scegliere

con lo chef i prodotti al vicino mercato costiero di

Sanary o a raccoglierli nel suo ben ordinato jardin

potager e poi ad armeggiare sotto la sua guida

fra i fornelli per assaporare infine i risultati del loro

lavoro, ricevendo un attestato di partecipazione.

Molto animato anche il corso di iniziazione ll’eno-

logia, per imparare a conosce e ad apprezzare le

sottili nuance dei vini del terroir, quelli a DOC di

Bandol e Côtes de Provence con visite alle prin-

cipali cantine per degustazioni e per conoscere

dal vivo le tecniche di vinificazione. Non mancano

i corsi d’acquerello per riuscire a dipingere la lu-

minosità dei paesaggi provenzali immortalati da

celebri artisti quali Van Gogh, Cezanne e altri.

Altre attività in programma la scoperta dei giardi-

ni del territorio, le escursioni speleologiche nelle

caverne della zona e gli sport acquatici nei vicini

affascinanti e non affollati centri balneari di Sanary

e Bandol sulla riviera mediterranea. Ma l’hotel è

fornito anche di una bella piscina. E soprattutto

possiede uno dei centri benessere più eleganti

ed evocativi del sud della Francia, l’Aroma Spa,

una struttura di 500 m. ricavata su vari livelli all’in-

terno della vecchia Prefettura e ispirata alle anti-

che terme romane. Dappertutto riecheggiano le

reminiscenze balneari della Roma di un tempo:

frammenti di statue, di mosaici, di affreschi in

un’atmosfera quasi mistica, raffinata e di gran-

de suggestione che rende ancora più piacevoli

i trattamenti, anch’essi dedicati a divinità, ninfe

e altri personaggi della mitologia latina. Tante le

proposte per una perfetta remise en forme e per

ritrovare l’armonia perduta: cure estetiche per il

viso e per il corpo, una ricca gamma di massag-

gi con creme e unguenti rigeneranti, balneotera-

pia, cromoterapia, aromatoterapia e musicotera-

pia e modellature per un indimenticabile viaggio

dell’anima.

Un’accoppiata davvero vincente quella fra ga-

stronomia, ambiente e Spa, voluta dalla famiglia

Bérard nella loro Hostellerie.

Nel ritorno verso casa si può approfittare di qual-

che piacevole sosta per conoscere Tolone e

Hyeres, i deliziosi porticcioli pescherecci lungo la

costa fino a St. Tropez. Senza dimenticare l’in-

cantevole Giardino botanico de Rayol nella re-

gione del Var, che si estende in una magnifica

insenatura del Mediterraneo (www.domainedura-

yol.org) con colpi d’occhio strabilianti fra la natura

lussureggiante e con la possibilità di consumare

uno spuntino naturalistico nel ristorante all’interno

del parco.

Per una piacevole ultima sosta prima di rientra-

re in Italia c’è il comodo Domaine de Fayence

Resort & Spa (www.maisons-de-biarritz.com),

sempre nel Var, a circa mezz’ora dai più famosi

centri della Costa Azzurra, in un ambiente na-

turale molo attraente. Strutturato a forma di un

vecchio villaggio francese con numerose case e

strade che riproducono le antiche linee architet-

toniche, il Domaine possiede anche un attrezzato

centro benessere, lo Spa Aquaroma, con diversi

tipi di trattamenti di remise en forme, un percorso

di idroterapia di 9 tappe distinte, uno spazio per

il nuoto controcorrente, una sauna ed un ham-

mam, la vasca di aquagym e fitness e la sala di

cardio-allenamento. E per abbinare i piaceri della

gola a quelli della balneoterapia c’è il buon risto-

rante del villaggio con tutte le migliori specialità e

vini del terroir e dell’intera Francia. Un marriage

perfetto!

info: Ente francese per il turismo • tel.: 899 199 072 • www.franceguide.com

Page 25: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 23

di Enza Bettelli

La gastronomia stiriana è rinomata per

varietà ed eleganza e nel capoluogo

Graz la tradizione va al passo con

l’alta cucina, entrambe avvantaggiate dalla

freschezza e dalla qualità degli ingredienti che

provengono dai campi e dagli allevamenti

Benessere naturale nella verde Stiria

È chiamata il cuore verde dell’Austria ed è famosa come terra di terme, ma è una regione con una eccellente gastronomia

che spazia dai dolci al cioccolato ai salumi affumicati da accompagnare con vini bianchi e distillati davvero interessanti

“”

Page 26: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 224

della regione. Una terra benedetta, dunque,

rinomata per le innumerevoli terme ma

generosa per le coltivazioni. Nella parte

meridionale vi sono quattro strade del

vino con oltre mille ettari di vigneti, vocati

soprattutto per uve bianche, come Traminer,

Riesling, Sauvignon, Gelber Muskateller,

Weissburgunder, Grauburgunder e

l’immancabile Chardonnay. Ma sono i campi

e i frutteti a formare la base per un colpo

Tipici semi di zucca dolci

Page 27: Il Sommelier n. 2/2009

d’occhio dalle molte sfumature di verde.

La coltivazione più rinomata è quella della

Steirische Ölkürbis, una particolare varietà di

zucca dalla cui polpa si ricava un olio denso e

quasi nero, dal gusto dolce e insolito, mentre

i semi sono un popolarissimo snack, sia

salati come dolci. I frutteti si estendono per

circa seimila ettari con prevalenza di meleti e

pruneti che oltre a fornire frutta fresca a tutta

l’Austria sono alla base di aromatici distillati.

Per ottenere un prodotto sempre migliore i

distillatori hanno recuperato e reimpiantato

varietà antiche e raccolgono i frutti dagli alberi

senza lasciarli cadere a terra. Dall’alambicco i

distillati vengono passati nelle botti per circa 8

anni quindi un paio di anni in grandi bocce di

vetro prima dell’imbottigliamento definitivo del

prodotto che ha una media di 40 gradi. Con la

frutta vengono inoltre ricavati profumati aceti,

a volte invecchiati con un metodo simile a

quello del balsamico. Un altro distillato molto

tipico è quello di sambuco le cui piantagioni si

alternano ai frutteti e in primavera si ricoprono

di nuvole di fiori bianchi. È delicatamente

profumato e limpidissimo e si beve freddo

ma non gelato ed è l’alternativa alcolica allo

sciroppo realizzato con i fiori o con le bacche

e diluito con acqua per gustose bibite

dissetanti. In Stiria tutti i prodotti vengono

utilizzati in molti modi diversi e così frutti, fiori e

perfino le vinacce sono impiegati anche nelle

terme che ne sfruttano le naturali proprietà

per trattamenti terapeutici, di bellezza e di

relax.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

Page 28: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 226

Il Castello di Riegersburg

Nei molti ristoranti di Graz si concentra il meglio della gastronomia stiriana e, in parte, di quella austriaca che a maggio vengono celebrate con il Gourmetreise Festival che vede esibirsi fianco a fianco chef austriaci e chef internazionali. Cappone, maiale e pesci di acqua dolce sono alla base della cucina stiriana che gli chef propongono anche in versione più moderna e in alternativa a piatti di ispirazione internazionale. Il punto di forza sono tuttavia i salumi e il cioccolato. Oltre alle solite salsicce fresche e affumicate di maiale, agnello e selvaggina viene prodotto un ottimo prosciutto ottenuto da cosce di maiali allevati nella regione che a volte viene aromatizzato con vino rosso locale. Il cioccolato, immancabile nella cucina austriaca, in Stiria è particolarmente famoso per la presenza di una azienda artigianale che è diventata meta di golosi da tutto il mondo ma è da sempre un must nelle pasticcerie e nei cafè della regione che propongono dolci tradizionali o innovativi con tutte le possibili variazioni realizzabili con il cioccolato.

Una gastronomia imperiale

Page 29: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 27

Già fatta l’esperienza dello “screwcap”? O

invece avete già provato addirittura l’inno-

vativo “Zork Closure”? Se vi è successo

e avete superato il trauma senza troppe difficoltà è

molto probabile che il vostro fosse un vino austra-

liano. È infatti l’Australia il paese al mondo in cui le

alternative al sughero vengono maggiormente uti-

lizzate e la proporzione

crescerà ancora di più

nel 2009, quando an-

che la Wolf Blass, una

delle aziende di vini

di qualità più popolari

d’Australia, rinunce-

rà del tutto al tappo

tradizionale. Un bel

guaio per i produttori

di sughero, con an-

nesse problematiche

ecologiche relative ai pericoli di desertificazione,

ma oggigiorno anche i partecipanti a severe de-

gustazioni ormai garantiscono sempre più spesso

sulla qualità del prodotto. Certo gli europei, e gli

italiani in particolare, sono restii a sottrarsi al fa-

scino del rituale dell’apertura classica, ma chissà?

Forse il futuro viene davvero dal Nuovo Mondo, e

non solo per come chiudono le bottiglie! Le regio-

ni vinicole australiane sono infatti più di sessanta,

distribuite in una vasta area che occupa preva-

lentemente gli stati

del Sud-est: South

Australia, Victoria,

Nuovo Galles del

Sud. Un’industria

fiorente, creata dai

primi pionieri euro-

pei di metà ottocen-

to, che ha vissuto la

sua rinascita dopo la

fine della seconda

guerra mondiale e

gli anni del proibizionismo, e che oggi è all’avan-

guardia, grazie all’utilizzo di tecnologie innovative.

Sicuramente il clima favorevole, che caratterizza

Si allunga sempre piùil balzo del canguro

Il successo del vino australiano è dovuto non solo ad un attento

rapporto qualità-prezzo, ma anche ad una perfetta organizzazione turistica

“”

di Silvana Delfuoco

Page 30: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 228

un terroir a forte esposizione solare, rende parti-

colarmente importante l’opera di esperti enologi,

indirizzati a realizzare un vino che assecondi i de-

sideri dei consumatori e le tendenze del merca-

to. Ciò non significa, però, livellamento dei gusti

o abbassamento della qualità. Ci sono ancora

zone, per esempio la Barossa Valley a nord-est di

Adelaide dove si concentra circa il 70% della pro-

duzione nazionale, che possono vantare vigneti

centenari (finora sfuggiti a severe estirpazioni…)

ancora composti di viti a piede franco.

Un tempo patria soprattutto di varietà interna-

zionali (è talmente celebre lo Shiraz australiano

che neppure nel nome si apparenta più al suo

antenato francese), l’aumento della produzione

vinicola negli ultimi vent’anni registra ora anche

una significativa crescita delle varietà. Come scri-

ve Hugh Johnson nei suoi Vini del Mondo 2008,

qui “sono spuntati ovunque vitigni stranieri, venuti

dalla Russia o dal Portogallo, o da qualsiasi altra

nazione”: bianchi come il Fiano italiano o i francesi

Aucerot e Petit Meslier, rossi come il Marzemino o

addirittura il russo Saperavi. Una scelta apparen-

temente casuale, ma che oggi deve anche fare i

conti con i problemi causati da una cronica man-

canza d’acqua, che vanno sempre più aggravan-

dosi con l’alternarsi, negli ultimi anni, di siccità e

gelate. Per fortuna, sempre a giudizio di Johnson,

Page 31: Il Sommelier n. 2/2009
Page 32: Il Sommelier n. 2/2009

“l’ottima annata 2005 e il 2006, ancor migliore”

potrebbero adeguatamente mitigare i danni delle

vendemmie 2007 e 2008, ridotte proprio a cau-

sa del freddo troppo intenso e delle difficoltà di

irrigazione.

Ma dove nessuno batte ancora gli Australiani è

nella loro perfetta organizzazione del turismo lega-

to al vino: sotto questo aspetto sono gli Europei

(e noi Italiani in particolare) ad aver qualcosa da

imparare! Arrivato ormai al terzo posto tra i pa-

esi esportatori (il primato di Italia e Francia è se-

riamente in pericolo), molto dell’interesse che il

Nuovo Continente è riuscito a suscitare è dovuto

anche al fenomeno sempre più diffuso dei “Cellar

Doors”, le visite alle “cantine delle aziende”. Qui

non ci si limita ad offrire al turista una semplice

degustazione dei vini prodotti, ma lo si coinvol-

ge in una vera e propria esperienza culturale a

tutto campo: dal soggiorno in splendidi paradi-

si immersi nel verde, alla proposta di piatti tipici

e alla partecipazione ad eventi di vario genere

appositamente organizzati. Una vera vacanza a

trecentosessanta gradi a cui diventa sempre più

difficile resistere!

Tutte le informazioni sul Vino Australiano sono

reperibili sul sito: www.vinoaustraliano.it.

Si tratta di un’ iniziativa di Austrade (Australian

Trade Commission), situato presso il

Consolato Australiano di Milano, indipendente

da ogni interesse commerciale, con l’obiettivo

di comunicare notizie ed eventi collegati al

vino, ma anche di fornire indicazioni utili agli

operatori del settore vinicolo italiano.

Vigna in Barossa Valley

Page 33: Il Sommelier n. 2/2009
Page 34: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 232

Saiagricola è nata nel 1978 per gestire

l’intero patrimonio agrario del gruppo

Fondiaria Sai: oggi è una realtà con oltre

5 mila ettari collocati in territori vocati all’eccellenza

e modellata pezzo dopo pezzo.

Il cammino tra i campi di Salvatore Ligresti, che

controlla con la sua famiglia il gruppo, è iniziato

nelle risaie piemontesi con l’acquisto, negli anni

cinquanta, della Cascina Veneria, un tempo

possedimento dell’Ordine monastico “Gli Umiliati”.

La tenuta si trova a Lignana, in provincia di Vercelli,

e’ dotata di sorgenti proprie e costituisce la più

grande azienda risicola monocorpo in Europa e

l’unica in Italia di una certa importanza a ciclo

completo. Nel 1949 la tenuta fu il set del film

“Riso Amaro” di Giuseppe De Santis con Silvana

Mangano e Vittorio Gassman.

750 ettari di cui 550 coltivati a riso: Carnaroli,

Baldo, Vialone nano, Balilla e Gange Aromatico

seguendo tecniche ecocompatibili nel pieno

Da 30 anni assicuriamo

all'agricoltura un ambiente tutelato

a cura della redazione di Quality ADV

Sai bere

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Riso Carnaroli

L’amido del Carnaroli ha una composizione parti-colare, molto ricca di amilosio, che rende i chicchi decisamente consistenti e assicura perdite mini-me durante la cottura, garantendo nel contempo una buona capacità di assorbimento. È la varietà ideale per i risotti che devono apparire ben sgra-nati e per tutte le preparazioni di alta gastronomia per il bellissimo aspetto dei chicchi. Il riso Car-naroli della Cascina Venerìa è stato selezionato come miglior Carnaroli d’Italia da parte dell’Ac-cademia Italiana della Cucina ed ha consentito all’Italia di vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi del Riso tenutasi in Spagna nel 2006.

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rispetto dell’ambiente. Fiore all’occhiello il Carnaroli

dalla sbiancatura delicata che ha vinto nel 2006

in Spagna la medaglia d’oro alle Olimpiadi

Internazionali del riso.

L’azienda ha realizzato un innovativo essicatoio

per risone alimentato a granella di mais anziché

a gasolio ed utilizza l’energia elettrica pulita che

Enel Verde fornisce ad alcune tenute del gruppo.

Il primo gioiello ad aggiungersi nel 1978 è stata

la Fattoria del Cerro a Montepulciano, la più

grande realtà privata produttrice di Vino Nobile di

Montepulciano in provincia di Siena con 93 ettari

iscritti all’Albo del vino nobile.

Il vino nobile viene prodotto in tre versioni: vino

nobile di Montepulciano docg, la Riserva e la

selezione “Antica Chiusina”. Le uve utilizzate sono

secondo il disciplinare di produzione Prugnolo

Gentile (Sangiovese), Colorino e mammolo. La

superficie aziendale si attesta sui 600 ettari ai

piedi della rocca di Montepulciano, 170 dei quali

a vigneto. I rimanenti vigneti sono iscritti all’Albo

del Rosso di Montepulciano, del Chianti dei colli

Senesi; 21 ettari sono poi coltivati a Colorino,

Merlot, Chardonnay e Trebbiano Toscano. Della

Fattoria del Cerro fa parte anche il Relais Villa

Grazianella, una residenza d’epoca di particolare

fascino, fu casa di vacanza della Curia Vescovile

di Montepulciano.

Nel 1988 il gruppo acquista la Poderina situata

a Montalcino nella zona Castelnuovo dell’Abate

proprio di fronte alla splendida Abbazia romanica

di Sant’Antimo. Con 49 ettari di cui 24 a vigneto,

si produce Brunello di Montalcino, la selezione

“Poggio Banale” ed un sensazionale Moscadello

da vendemmia tardiva.

Fattoria Del CerroVia Grazianella, 553040 Acquaviva di Montepulciano (SI) Tel +39 0578 767722 - 767700Fax +39 0578 768040www.fattoriadelcerro.ite-mail: [email protected]

La PoderinaLocalità Poderina53020 Castelnuovo dell’Abate - Montalcino (SI) Tel e Fax +39 0577 835737www.lapoderina.ite-mail: [email protected]

ColpetroneVia Ponte La Mandria, 8/1 - Frazione Marcellano06035 Gualdo Cattaneo (PG) Tel +39 0742 99827 - Fax +39 0742 960262www.colpetrone.ite-mail: [email protected]

Monterufoli56040 Canneto di Monteverdi Marittimo (PI) Tel +39 0565 784282 - Fax +39 0565 784162www.monterufoli.ite-mail: [email protected]

Tenuta di MontecoronaVia Badia 31606019 Umbertide (PG) Tel +39 075 9413501 - Fax +39 075 9411964www.montecorona.ite-mail: [email protected]

Cascina VeneriaFrazione Veneria 13030 Lignana (VC) Tel +39 0161 314233 - Fax +39 0161 314179www.cascinaveneria.ite-mail: [email protected]

Tenuta dell'ArbiolaRegione Saline, 6714050 San Marzano Oliveto (AT)Tel +39 0141 856194 Fax +39 0141 858000www.arbiola.ite-mail: [email protected]

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

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Del 1995 è l’acquisizione dell’Azienda

Colpetrone a Gualdo Cattaneo (Perugia) nella

zona più vocata alla produzione di Sagrantino di

Montefalco. La proprietà ha una estensione di

140 ettari di cui 63 a vigneto. Dei 35 ettari iscritti

all’Albo del Montefalco Sagrantino si ottengono

tre versioni secco, passito e la selezione Gold

che nasce nei vigneti storici Santa Maria del Fico

e San Marco e viene prodotta solo nelle annate

migliori. Nella proprietà è sorto anche un Centro

aziendale ed è previsto il restauro della adiacente

chiesa di Santa Maria del Fico risalente al 1275.

La Villetta di Monterufoli in Maremma, una

proprietà di mille ettari di natura incontaminata,

alberi secolari, sorgenti termali e vigneti. È stata

fino al 1957 di proprietà dei discendenti del Conte

Ugolino della Gherardesca. Lo scorso anno i

suoi 16 ettari di vigneti hanno prodotto i primi vini

Vermentino e Val di Cornia. Il Centro

aziendale sorge nell’antica stazione

ferroviaria del 1850, un tempo

utilizzata dalla miniera di lignite

come stazione di arrivo del treno

che collegava Monterufoli alla più

importante Stazione ferroviaria di

Cecina.

La Tenuta di Montecorona

situata ad Umbertide in

provincia di Perugia è la più

grande proprietà con 2 mila

ettari, la bellissima Badia e

l’antico Eremo camaldolese

che domina tutta la valle.

Oltre all’olio, di cui la tenuta

ha 35 ettari di varietà

Leccino, Frantoio, Moraiolo

e Dolce Agogia destinati alla

dop “Colli del Trasimeno”

si coltivano le pesche di

Montecorona, diversi tipi di

cereal e si produce il miele di acacia,

millefiori e castagno. È possible

alloggiare presso la Badia.

Arriviamo all’ultima acquisizione,

la Tenuta dell'Arbiola in

Piemonte, 25 ettari vitati

nell’area di San Marzano

Oliveto al confine tra

Monferrato e Langhe. In

questo caso l’azienda non è

di proprietà ma in affitto alla

Saiagricola che si impegna

nella gestione completa. Il

catalogo dei vini del gruppo

si arricchisce di Barbera e

Moscato a tappo raso.

Accanto alla soddisfazione

del mercato si collocano i

numerosi riconoscimenti che

gli esperti del settore hanno

attribuito alla sua produzione

vinicola.

Il Gruppo Saiagricola

5000 ettari di proprietà in 3 regioni300 ettari di vigneOltre 1 milione di bottiglieCertificazione ISO 14000 per tecniche ecocompatibiliCertificazione ISO 9001 per la qualità

Il management

Amministratore delegato:Domenico TerzanoDirettore generale: Guido SodanoEnologo: Lorenzo LandiAgronomo: Franco Fierli

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 35

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DUCA DI SALAPARUTA AL VINITALY 2009 PAD 2 – SICILIANumerose le novità di quest’anno sia per il marchio Duca di Salaparuta sia per Florio. La riscoperta di un grande classico rivisitato in una nuova veste per il marchio Duca di Salaparuta, Colomba Platino L dove la L simboleggia i 50 anni di vita di questo prodotto che ricorrono proprio quest’anno. Nel 1959 Topazia Alliata, l’ultima discendente della famiglia Alliata fondatori della casa vinicola, volle creare un vino che esprimesse freschezza ed eleganza nacque così Colomba Platino da uve Insolia coltivate in collina. Un’edizione speciale, quella che sarà presentata al Vinitaly, anche nel packaging, recuperata infatti la bottiglia Renana, unico ricordo del passato, l’etichetta è un’assoluta proiezione al futuro, una lamina in oro glamour e lussuosa. Entrano a far parte della gamma Duca di Salaparuta, due nuovi prodotti Calanìca Rosso e Calanìca Bianco da uve Nero d’Avola e Merlot il primo, Chardonnay e Insolia il secondo. Vini fortemente legati al territorio per la cui produzione vengono scelte solo le uve migliori coltivate nelle zone a più alta vocazione: la provincia di Caltanissetta per Calanìca Rosso e quella di Trapani per Calanìca Bianco. Questi tre prodotti saranno presenti solo nel canale HORECA per una volontà precisa dell’azienda, permettendo così al ristoratore di acquistare del vino di alta qualità e al consumatore di accompagnare i suoi piatti prodotti raffinati dal costo contenuto. Il packaging del Calanìca ha uno stile molto classico, nella scelta della bottiglia e nell’etichetta, quest’ultima si ispira ai vini francesi per raffinatezza ed eleganza restituendo così l’idea di prodotti di alta qualità e grande classe. Importanti novità anche per il marchio Florio, in esclusiva saranno presentati i nuovi vini liquorosi.www.duca.it - www.cantineflorio.it - www.vinicorvo.it

PALAZZO ROCCABRUNA È L’ENOTECA PROVINCIALE DEL TRENTINOVetrina prestigiosa per i vini locali, punto di riferimento per la di diffusione di una solida cultura di prodotto legata alle tradizioni del territorio, luogo di formazione per un approccio consapevole ed evoluto al

le notizie di enogastronomia e turismo

AMARONE, ANTIDOTO ALLA CRISI“L’Amarone ha potuto vincere “L’Amarone ha potuto vincere perché ha saputo convincereperché ha saputo convincere” ha detto Luca Sartori durante ha detto Luca Sartori durante la conferenza stampa di apertura dell’Anteprima Amarone 2005. Amarone 2005. “Il successo è dovuto alla capacità di un è dovuto alla capacità di un territorio e della sua gente che territorio e della sua gente che ha creduto nelle potenzialità ha creduto nelle potenzialità di un grande vino, investendo in nuovi vigneti (rinnovati in 7 anni il di un grande vino, investendo in nuovi vigneti (rinnovati in 7 anni il 36% della superficie vitata) e in strutture adatte all’appassimento, 36% della superficie vitata) e in strutture adatte all’appassimento, in tecnologia, nella riscoperta e reintroduzione di antichi vitigni in tecnologia, nella riscoperta e reintroduzione di antichi vitigni per sottolineare sempre più il legame tra la terra e il vino, oggi per sottolineare sempre più il legame tra la terra e il vino, oggi per sottolineare sempre più il legame tra la terra e il vino, oggi indiscutibilmente in grado di competere senza complessi di indiscutibilmente in grado di competere senza complessi di inferiorità con i più grandi vini nel mondo, anche grazie ad un inferiorità con i più grandi vini nel mondo, anche grazie ad un rapporto qualità/prezzo di assoluto interesse”.rapporto qualità/prezzo di assoluto interesse”. La produzione di Amarone continuerà a crescere: partendo dalle uve messe di Amarone continuerà a crescere: partendo dalle uve messe a riposo nel 2008, nel 2012 si prevede una produzione di a riposo nel 2008, nel 2012 si prevede una produzione di 11 milioni di bottiglie. Il millesimo 2005 risulta di colore molto 11 milioni di bottiglie. Il millesimo 2005 risulta di colore molto intenso, con note che vanno dal rosso rubino al rosso porpora. intenso, con note che vanno dal rosso rubino al rosso porpora. Al naso presenta note speziate di cannella e zenzero e dominanti Al naso presenta note speziate di cannella e zenzero e dominanti Al naso presenta note speziate di cannella e zenzero e dominanti note di frutta matura prugna e ciliegia. In bocca ottimo equilibrio note di frutta matura prugna e ciliegia. In bocca ottimo equilibrio fra zuccheri, acidità,tannino e alcool. Questi caratteri assieme fra zuccheri, acidità,tannino e alcool. Questi caratteri assieme donano all’Amarone 2005 eleganza, finezza e ottima bevibilità, donano all’Amarone 2005 eleganza, finezza e ottima bevibilità, ma soprattutto descrivono un’annata di eccellente piacevolezza e di promettente longevità.

CARPENé VOLA CON LUFTHANSALa storica azienda di Conegliano è il fornitore ufficiale di Prosecco della Compagnia tedesca per i voli in partenza da Malpensa su rotte internazionali. Dopo aver tenuto a battesimo l’Alta Velocità ferroviaria ed essersi aggiudicati nel corso del 2008 la fornitura di Prosecco a bordo degli aerei di “American Airlines”, Carpené Malvolti ha iniziato l’anno nuovo mantenendosi ad alta quota. Da questo mese infatti sta volando sui cieli d’Europa conLufthansa,che ha iniziato a servire in first e business class dei voli in partenza da Malpensa verso destinazioni internazionali il Carpené Malvolti Brut Millesimato Metodo Classico.

Carpenè Malvolti SpA

www.carpene-malvolti.com

a cura della redazione di

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mondo del vino, Palazzo Roccabruna, la dimora rinascimentale che la Camera di Commercio I.A.A. di Trento ha dedicato alla promozione del territorio e dei suoi prodotti, è la sede prestigiosa dell’Enoteca provinciale del Trentino. La struttura è un centro propulsivo per la diffusione di una cultura di prodotto orientata ad un approccio evoluto e consapevole al mondo del vino. La nascita dell’Enoteca, nel settembre del 2007, ha segnato una tappa importante nel percorso di rafforzamento dell’immagine della vitienologia trentina e un contributo strategico all’attività di valorizzazione e di promozione dell’identità enogastronomica locale, quale parte integrante della sua più ampia identità culturale. L’Enoteca fa parte della rete nazionale di Assoenoteche e promuove nel corso dell’anno incontri e gemellaggi con altre enoteche pubbliche nazionali. L’Enoteca può vantare una Collezione storica, esposta al pubblico, e costituita da oltre 600 bottiglie di vini trentini che riflettono la storia della viticoltura locale dagli inizi degli anni Quaranta alla metà degli anni Ottanta e una Cantina storica che raccoglie pregiati vini locali conservati in condizioni ambientali ideali per l’invecchiamento. Le degustazioni avvengono nella Vinaria, moderno winebar, o in sale cinquecentesche dove potersi avvalere dell’assistenza di sommelier e scoprire l’infinita sommelier e scoprire l’infinita sommelierricchezza di sapori e profumi dei vini e dei prodotti trentini. Gli ospiti possono scegliere fra oltre 100 etichette a settimana. Frequentissimi sono gli eventi che animano l’Enoteca, oltre ai tanti appuntamenti settimanali. La struttura è aperta ogni giovedì e sabato dalle 17 alle 21. Per il calendario delle iniziative www.enotecadeltrentino.it

GLI CHAMPAGNES SECONDO AMBROGIO E GIOVANNI FOLONARIA soli 150 km da Parigi, la Champagne è una regione che si apre per circa 31.000 ettari, diventando così la più settentrionale zona di coltivazione della vite. Il clima estremo (10,5° C media annuale), l’altitudine che varia tra i 100 e i 200 m slm e le caratteristiche pedologiche dei suoli (marna) hanno permesso sin dal medioevo di affermare nel vino che vi nasce, un carattere unico ed irripetibile fino a creare nel bicchiere un mosaico di aromi e sapori sempre sorprendenti. Il paesaggio è disegnato dai vigneti che rendono queste colline perfette nelle loro forme geometriche, lasciando che l’occhio del visitatore si perda nei lunghi e bassi filari. Nell’autunno tutto si colora di sfumature

le notizie di enogastronomia e turismo

incredibili con tonalità incredibili con tonalità incredibili con tonalità che variano dal giallo che variano dal giallo al rosso scuro. I tre al rosso scuro. I tre vitigni principali di vitigni principali di questa regione sono: questa regione sono: Pinot Nero per la Pinot Nero per la potenza, Chardonnay per l’eleganza e Pinot Meunier per la Pinot Meunier per la

morbidezza. Il primo particolarmente diffuso nella Montagna di morbidezza. Il primo particolarmente diffuso nella Montagna di Reims e nella Valle de La Marne, il secondo è tipico della Côte Reims e nella Valle de La Marne, il secondo è tipico della Côte de Blancs mentre il terzo è diffuso un pò dappertutto anche de Blancs mentre il terzo è diffuso un pò dappertutto anche de Blancs mentre il terzo è diffuso un pò dappertutto anche per le sue ottime doti produttive. Gli Champagnes selezionati per le sue ottime doti produttive. Gli Champagnes selezionati dalla Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, hanno il compito dalla Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, hanno il compito di raccontare la millenaria storia di questa regione ciascuno di raccontare la millenaria storia di questa regione ciascuno di raccontare la millenaria storia di questa regione ciascuno attraverso il forte radicamento che ha con la terra da cui attraverso il forte radicamento che ha con la terra da cui nascono. Brochet Hervieux, Yann Alexandre e Veuve Doussot nascono. Brochet Hervieux, Yann Alexandre e Veuve Doussot sono i tre Récoltants Manipulants selezionati per creare una sono i tre Récoltants Manipulants selezionati per creare una piccola gamma di vini rappresentativi di questo magico angolo piccola gamma di vini rappresentativi di questo magico angolo piccola gamma di vini rappresentativi di questo magico angolo del pianeta Champagne.Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute S.a.r.l.www.tenutefolonari.com

MONTALBERA TRACCIA IL RUCHé CON IL DNA!!!Franco Morando, giovin produttore di Castagnole Franco Morando, giovin produttore di Castagnole Monferrato (At) ci descrive il progetto…“Dopo un attento e preciso studio dell’evoluzione della situazione vinicola italiana e nello specifico di quella piemontese, su consiglio e grande intuizione del nostro tecnico il Dott. Lanfrancone, ci siamo chiesti come tutelare per il futuro prossimo questo raro ed importante autoctono del Monferrato (Piemonte). Il rischio, peraltro da noi in un certo senso auspicato e quello che a breve questo vino diventi di gran moda, e quindi come per miracolo si affaccino sul mercato decine di marchi e di produttori mai esistiti. Esempi di questo genere in campo nazionale ne abbiamo avuti tanti e continueremo ad averne. Vini che dopo un momento di grande fama e qualità sul mercato hanno visto produzioni imponenti con grandi carenze qualitative. La ricerca ha due motivazioni principali: la prima è quella di tutelare sempre di più il consumatore, e la seconda è quella di tutelare la qualità futura di questo affascinante autoctono. È necessario sempre più che il privato si renda “garante” della tutela di un vitigno anche per il futuro prossimo, soprattutto se ne è la prima produttrice in assoluto”. Motalbera - Terre del Ruché - www.montalbera.it

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Page 40: Il Sommelier n. 2/2009

famoso marchio. Nestlé Waters, dal canto suo, continuerà a produrre PERRIER per l’Italia nello stabilimento di Vergèze. Giuseppe Tamburi, Presidente e Amministratore Delegato di Rinaldi: “Questo è un momento molto importante per la nostra Azienda. PERRIER è un marchio molto conosciuto sul mercato italiano, e noi vogliamo svilupparne ancora di più la presenza commerciale e di immagine. Siamo immensamente lieti e orgogliosi di aver inserito nel nostro portafoglio prodotti la marca leader al mondo nel settore delle acque minerali gassate”. Denis Cans, CEO di Nestlé Waters, ha dichiarato: “Consideriamo questa nuova partnership commerciale con Rinaldi come un’opportunità fondamentale per aumentare la presenza di PERRIER in Italia. Rinaldi ha una strategia chiara per PERRIER, focalizzata soprattutto sui canali distributivi del consumo fuori casa, dove questa marca iconica ha le sue radici storiche”.Fratelli Rinaldi Importatori - [email protected]

NUOVO DIRETTORE EXPORT NEL GRUPPO VINICOLO SANTA MARGHERITAÈ Massimo Tonini il nuovo Direttore Export del Gruppo Vinicolo Santa Margherita. Laureato in Commercio Estero all’Università di Cà Foscari (VE), Tonini vanta una lunga esperienza e una solida formazione manageriale nell’ambito dell’export vinicolo, con ruoli di crescente responsabilità in aziende di dimensioni nazionali ed internazionali. Proveniente dalla Divisione Vini del Gruppo Campari, Massimo Tonini avrà la responsabilità di sviluppare ed implementare le strategie per tutti i marchi del Gruppo in tutti i mercati esteri, coordinando il lavoro degli export managers e del customer service. Con il 60% del fatturato realizzato sui mercati di tutto il mondo il Gruppo – che fa capo alla Famiglia Marzotto – manifesta una forte propensione all’export, che il nuovo piano triennale di recente approvato, punta a sviluppare ulteriormente. La previsione di fatturato consolidato 2008 di 88 milioni di euro (+6% rispetto al 2007) e gli investimenti previsti per prossimi tre anni per il rinnovo dei vigneti e delle strutture produttive - pari a 17 milioni di euro - confermano il Gruppo Santa Margherita come realtà di vertice e tra le più dinamiche del settore vinicolo italiano.Santa margherita S.p.a. - www.santamargherita.com

le notizie di enogastronomia e turismo

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NASCE LA STRADA REALE DEI VINI TORINESIInsieme ad un nutrito numero di soggetti pubblici, associazioni Insieme ad un nutrito numero di soggetti pubblici, associazioni e privati, la Provincia e la Camera di Commercio di Torino hanno e privati, la Provincia e la Camera di Commercio di Torino hanno dato vita alla Strada Reale dei Vini dato vita alla Strada Reale dei Vini torinesi, che sviluppa i suoi itinerari lungo un percorso che collega le grandi eccellenze architettoniche, grandi eccellenze architettoniche, paesaggistiche e produttive del paesaggistiche e produttive del territorio, toccando (anche se con la territorio, toccando (anche se con la discontinuità determinata dai tratti di discontinuità determinata dai tratti di pianura) i 180 Comuni a vocazione pianura) i 180 Comuni a vocazione vitivinicola (sul totale di 315 dell’intera provincia), suddivisi nelle vitivinicola (sul totale di 315 dell’intera provincia), suddivisi nelle quattro principali aree viticole:quattro principali aree viticole: Pinerolese, Collina torinese, Valle di Susa, Canavese. Ciascuna delle quattro aree presenta Valle di Susa, Canavese. Ciascuna delle quattro aree presenta Valle di Susa, Canavese. Ciascuna delle quattro aree presenta peculiari caratteristiche pedoclimatiche ed ambientali ma anche peculiari caratteristiche pedoclimatiche ed ambientali ma anche forme gestionali, composizione ampelografica dei vigneti e forme gestionali, composizione ampelografica dei vigneti e delle produzioni del tutto originali, con una rilevante presenza delle produzioni del tutto originali, con una rilevante presenza di varietà autoctone e zone in cui il terreno impervio rende la di varietà autoctone e zone in cui il terreno impervio rende la viticoltura decisamente “eroica”. Le attività della Strada Reale viticoltura decisamente “eroica”. Le attività della Strada Reale saranno dedicate alla ricerca e alla rivitalizzazione dell’autentica saranno dedicate alla ricerca e alla rivitalizzazione dell’autentica gastronomia, ma anche a programmi ed iniziative divulgative. gastronomia, ma anche a programmi ed iniziative divulgative. La Strada darà vita ad una vera e propria rete di “punti amici”, La Strada darà vita ad una vera e propria rete di “punti amici”, che sarà comunicata e promossa presso i consumatori, per far che sarà comunicata e promossa presso i consumatori, per far crescere ulteriormente la cultura del vino.crescere ulteriormente la cultura del vino.

NESTLé WATERS SCEGLIE RINALDI PER LA DISTRIBUZIONE DI PERRIERIN ITALIAIn sintonia con l’annunciata strategia di divenire il punto di riferimento nel segmento premium del beverage, Rinaldi – con l’appoggio di Giovinetti Partners – ha firmato un accordo in esclusiva con Nestlé Waters per distribuire il suo marchio leader

internazionale di acqua minerale PERRIER nel mercato italiano. Rinaldi ha così assunto, a partire dal 1 febbraio 2009, la responsabilità italiana per tutte le vendite, il marketing e la distribuzione del leader mondiale delle acque minerali. Giovinetti Partners contribuirà su alcuni aspetti della nuova strategia di rilancio del

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SLOW FOOD PRESENTA LA GUIDA ALLE BIRRE D’ITALIA 2009Slow Food Editore e Slow Food Torino hanno presentato ai primi di febbraio la Guida alle birre d’Italia 2009. Un riconoscimento assegnato dagli esperti della guida a quelle bevande che si sono distinte per il loro valore assoluto. È stata un’occasione per scoprire il panorama nazionale dei microbirrifici, i produttori e le loro birre uniche. “La pubblicazione di una guida alla migliore produzione di birra del nostro paese è soltanto l’ultimo tassello dell’impegno ultradecennale di Slow Food nella diffusione dei prodotti di qualità. E non poteva certo mancare la birra. Tanta attenzione è stata meravigliosamente ripagata dalla stupefacente crescita del settore, in tutto il mondo. Quanto all’Italia, mi sento di dire che la realtà dei piccoli birrifici, che a partire dalla seconda metà degli anni Novanta sono spuntati in ogni angolo della penisola, è una delle storie più belle da raccontare a chi vuole ancora credere che un futuro “buono, pulito e giusto” per i nostri cibi (e le nostre bevande) è possibile» afferma Roberto Burdese, presidente Slow Food Italia”. All’incontro sono intervenutiRoberto Burdese, presidente Slow Food Italia, Dionisio Castello e Luca Giaccone, curatori della guida e Luca Iaccarino, giornalista.

NUOVI FORMATI DI CAVIT PER IL CANALE HO.RE.CA.Sono due i nuovi formati dedicati esclusivamente al canale Ho.Re.Ca. della linea di Bottega Vinai di Cavit, una delle più celebri etichette di alta ristorazione: il Magnum e il Jeroboam. Oltre al classico formato da 75 cl., nei migliori ristoranti, enoteche e wine bar d’Italia sarà possibile trovare le nuove bottiglie da 1,5 e 3 litri delle migliori espressioni del vino rosso trentino: il Lagrein Dunkel e il Teroldego Rotaliano. Il primo è un vitigno antico, autoctono e dalle più nobili caratteristiche qualitative. Coltivato fin dal XVII secolo dai Padri Benedettini a Gries di Bolzano, si è ben diffuso nel tempo anche in Trentino, al punto da autorizzare l’opinione a farlo derivare dalla “Vallagarina”. Il secondo, il Teroldego, è probabilmente il più antico vitigno di qualità prodotto in Trentino: già dal XIII secolo se ne parla e anche Cesare Battisti lo ha definito “vino principe del Trentino”. Presentati in eleganti cassette di

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di

legno, ideali per un regalo importante o per accompagnare le legno, ideali per un regalo importante o per accompagnare le legno, ideali per un regalo importante o per accompagnare le cene di amici e celebrazioni di anniversari, sono disponibili nel cene di amici e celebrazioni di anniversari, sono disponibili nel formato magnum sia il Trentino Doc Lagrein Dunkel sia il Teroldego formato magnum sia il Trentino Doc Lagrein Dunkel sia il Teroldego Rotaliano Doc mentre nel formato Jeroboam solo i l Rotaliano Doc mentre nel formato Jeroboam solo i l celeberrimo Teroldego Rotaliano Doc. Recentemente celeberrimo Teroldego Rotaliano Doc. Recentemente rinnovata con un’immagine più essenziale e moderna, pur restando elegante e raffinata, la linea Bottega Vinai è nata nove anni fa in collaborazione con l’Istituto San Michele all’Adige. Cavit, nata nel 1950 come consorzio di cantine con l’obiettivo di creare e di diffondere la “cultura” del vino in tutta la regione, oggi conta 11 cantine associate con un totale di 4.500 viticoltori e rappresenta il 65% della produzione trentina con oltre 5.700 ettari di coltivazione. Presente ai concorsi enologici internazionali più rinomati e prestigiosi, ha ottenuto, dal 2000 ad oggi, più di 300 tra premi prestigiosi, ha ottenuto, dal 2000 ad oggi, più di 300 tra premi e riconoscimenti.Cavit s.c. - www.cavit.it

CANTINE PELLEGRINO A IDENTITà GOLOSE PRESENTA IL LIBRO “LE TORRI DELLA CUCINA”Nella saletta dell’area Vip Lounge c/o il Congresso Identità Golose – Fiera MilanoCity il 1 Febbraio si è svolta la presentazione del quinto volume “Le Torri della Cucina” di Gerardo Antelmo e Martino Ragusa edito da Ali&no editrice. Presente anche Paolo Marchi, patron della prestigiosa Kermesse ma anche autore di un capitolo del volume, che ha sposato parzialmente il pensiero del “Manifesto della Cucina Nazionale Italiana” di Martino Ragusa. Patrizio Roversi, autore della prefazione del libro, ha divertito i giornalisti intervenuti con dei racconti di viaggio legati ai suoi incontri/scontri con il cibo e il vino ed al suo inscindibile connubio. A premiare la Chef Marta Grassi del Ristorante Tantris di Novara, la Sig.ra Caterina Tumbarello, azionista di Cantine Pellegrino, che ha voluto nel simbolico gesto della consegna del premio ringraziare tutte le donne che con passione e amore realizzano i propri obiettivi. A conclusione della conferenza stampa il ringraziamento dell’Amministratore Delegato Benedetto Renda che ha dato appuntamento al prossimo Pellegrino Cooking Festival e alla sesta edizione de “Le Torri della Cucina”. Carlo Pellegrino & C. S.p.A. - www.carlopellegrino.it

Page 42: Il Sommelier n. 2/2009

Vinitaly mette l’ambiente in bottiglia

Dal 2 al 6 aprile 2009 si svolge la 43a edizione di Vinitaly,la prima rassegna al mondo con più di 4.200 espositori

che provengono da 35 nazioni e 157 mila visitatori specializzati, di cui oltre 43 mila provenienti da 110 Paesi

“”

di Piera Genta

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 240

Puntuale come

la primavera,

ritorna Vinitaly

2009 l’agorà enologi-

ca che quest’anno si

presenta parlando di paesaggio: The world we

love “il mondo che amiamo” in cui il vino, protago-

nista dell’evento, viene valorizzato da un ambiente

tutelato e rispettato, dal lavoro dell’uomo e dalla

storia dei luoghi dove le vigne vengono da millenni

coltivate con attenzione e sacrificio.

Sicuramente i risultati della ricerca, condotta dalla

Bocconi Trovato & Partners in collaborazione con

l’ente organizzatore e presentata nel corso della

precedente edizione, hanno fatto riflettere.

I wine lovers italiani non solo sono numerosi, se

ne contano circa 2 milioni, ma sono disposti a

pagare un prezzo significativo per soddisfare la

loro passione e lo fanno con ragionata regolarità.

Inoltre frequentano enoteche, eventi dedicati al

vino e il 75,5 di loro è particolarmente interessa-

to alle tematiche ambientali (la media nazionale è

solo il 42%). La mag-

gioranza è consape-

vole che un vino di

qualità deve provenire

da un ambiente pro-

tetto e tutelato, una tutela che risulta carente in

Italia, e vorrebbe leggi speciali per la salvaguardia

del territorio dall’inquinamento industriale e dall’uti-

lizzo della chimica.

Sarà anche per questo che i vini prodotti con uve

provenienti da agricoltura biologica interessano

molto il consumatore moderno e l’Italia in questo

settore è leader europeo con oltre 38.000 ettari

di vigneti biologici, soprattutto al sud, seguita da

Francia, Spagna e Germania.

Ad ogni edizione, viene potenziata la sinergia con

Sol (Salone Internazionale dell’olio extravergine

di qualità), con Agrifood Club, una selezione di

aziende che rappresentano la migliore produzio-

ne agroalimentare nazionale, con Enolitech che

propone tecnologie per la cantina e il frantoio,

Page 43: Il Sommelier n. 2/2009

accessori per la degustazione e complementi

per la tavola. Il banco di assaggio Grappa tasting

organizzato in collaborazione con il Centro Studi

Assaggiatori di Brescia, l’unità di ricerca sull’analisi

sensoriale più avanzata e completa in Italia, ac-

compagna il pubblico a scoprire i distillati di alta

gamma.

Da oltre dieci anni, Vinitaly propone il Vinitaly World

Tour, uno strumento che coniuga l’esigenza delle

aziende di contenere i costi di partecipazione con

l’efficacia del contatto: workshop, seminari, wine

tasting sono le principali iniziative proposte nelle

più importanti città di Cina, Giappone, USA, India

e Russia. Il World Tour fa di Vinitaly un evento lun-

go un anno e il principale veicolo di promozione

commerciale e culturale della produzione vitivini-

cola e del sistema agroalimentare made in Italy

nel mondo.

Le prossime tappe saranno 29-30 gennaio 2009

con Vinitaly US Tour a Miami in Florida; giugno,

Vinitaly Russia, ottobre la seconda parte del

Vinitaly US Tour, novembre Vinitaly China e Vinitaly

Japan.

Al Vinitaly si trovano delle iniziative ormai consoli-

date che riscuotono molto interesse:

Taste Italy un invito rivolto agli operatori stranieri

per una degustazione della migliore produzione

delle aziende italiane assistita da un sommelier.

La conoscenza dei vini e le informazioni relative

all’aziende permettono ai buyer di contattare i pro-

duttori presso i loro stand nei giorni della manife-

stazione.

Vino, cultura, territorio

Palazzo Roccabruna – Trento, via SS. TrinitàTel. 0461 887101www.enotecadeltrentino.it

Ogni giovedì e sabatoscopri i vini e i prodotti del nostro territorio.

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Page 44: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 242

Tasting Ex...press, un giro del mondo alla sco-

perta dei vini formulato attraverso degustazioni

guidate,ricche di contenuti tecnici e culturali, re-

alizzate in collaborazione con le testate più impor-

tanti del settore a livello internazionale.

Taste and Dream per far sognare giornalisti e bu-

yers con verticali di grandi vini italiani scelti col cri-

terio dell’eccellenza.

Trendy Oggi e Big domani, presentazione dei

vini delle aziende emergenti selezionate da Luca

Maroni, capaci di presentarsi sul mercato non

solo per la qualità, ma per il rapporto tra qualità

e prezzo.

Il cibo di qualità non può mancare al Vinitaly. Per la

durata della manifestazione, in collaborazione con

chef di fama, vengono organizzati laboratori ga-

stronomici e degustazioni di ricette realizzate con

ingredienti della migliore tradizione italiana.

I Grandi Ristoranti di Vinitaly, Ristorante d’Au-

tore, dei Signori, Sol Goloso e Cittadella della

Gastronomia completano il menu della rassegna

e permettono di godere di una piacevole sosta

golosa.

Vinitaly si caratterizza inoltre per il suo impegno

ad incentivare il miglioramento qualitatitivo dei vini

e quello della loro comunicazione. Strumento di

questa politica sono i concorsi che ogni anno

premiano le eccellenze. Si tratta del Concorso

Page 45: Il Sommelier n. 2/2009

Enologico Internazionale (25-29 marzo 2009). La

scorsa edizione ha visto 3669 vini iscritti, prove-

nienti da 32 Paesi di tutti i cinque continenti e solo

il 3% di riconoscimenti assegnati da una giuria di

circa 100 giudici qualificati raccolti in 20 commis-

sioni.

Il Concorso Internazionale di Packaging (11 marzo

2009) nato per premiare la capacità delle aziende

di dare un’immagine efficace ai propri prodotti tra-

mite bottiglie, etichette, tappi e chiusure.

Il Premio internazionale Vinitaly che dal 1996 pre-

mia ogni anno chi, imprenditore o operatore del

settore, si è particolarmente distinto nel corso del-

la propria attività a favore del settore vitivinicolo. I

premiati entrano in un Albo che rappresenta il me-

glio dell’enologia mondiale: da Marvin Shanken

direttore editore di Wine Spectator (premiato nel

1996), a Nicolò Incisa della Rocchetta (1996)

l’inventore del Sassicaia, dall’astigiano Aldo

Conterno (2000) al regista di Sideways Alexander

Payne, il giornalista-scrittore Hugh Jhonson, il Giv

– Gruppo Italiano Vini e molti altri.

Il sito del Vinitaly riserva uno spazio alle regioni ita-

liane che possono presentare ben prima dell’inizio

della rassegna e per tutto il periodo seguente i pro-

pri territori e le loro produzioni oleicole e vitivinicole,

le attività promozionali e anche le iniziative che si

svolgono all’interno dei singoli stand durante Vinitaly.

Questa finestra privilegiata apre una panoramica

sulle molteplici diversità che contraddistinguono le

regioni italiane e che le rendono uniche al mondo.

I wine lovers hanno un evento collaterale che si

svolge nel palazzo della Gran Guardia, nel cuore

storico di Verona, in piazza Bra. Vinitaly for you è

l’Enoteca del Vinitaly con la degustazione dei vini

delle produttrici reunite nell’associazione naziona-

le “Le donne del vino”.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

Page 46: Il Sommelier n. 2/2009

di Cinzia Tosetti

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 244

È un luogo unico inimmaginabile, quasi

sognante, tra i suoi campi di girasole, di

grano e di orzo. Ma è vivo e vitale e lo

scopri percorrendo le sue campagne alla ricerca

delle persone più vere, di quelle che vivono e la-

vorano con i tempi scanditi dalla natura. E qui ti

puoi perdere nelle infinite e regolari colline ricche

di ulivi, e ancor più negli assolati, curati e ordinati

filari di vite.

E la vigna impera, portando alla maturazione il suo

grande frutto della cultivar d’eccellenza del territo-

rio: il sangiovese, che qui dà vita a quel grande

vino che è il Morellino di Scansano.

Ma la Maremma non è solo Morellino e proprio

Scansano, il comune principe nella produzione di

questo grande vino ha voluto inneggiare a tutto il

territorio con un evento svoltosi dal 28 al 30 ago-

sto dal titolo “Non solo Morellino nella Madia dei

Sapori” per far conoscere alla stampa specializ-

zata le peculiarità, la cucina e gli altri prodotti del

territorio.

L’incontro, giunto alla sua seconda edizione,

Non solo Morellinonella madia dei sapori

La Maremma è un territorio ricco di colori,

di sapori, di fascino istintivo“ ”

Grappolo di Sangiovese

Page 47: Il Sommelier n. 2/2009
Page 48: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 246

ha visto la partecipazione della “Strada dei Vini

e dei Sapori Colli di Maremma” e del Centro

Commerciale Naturale “Scansano in Vetrina”, e

poi delle attività ricettive “La Carletta” di Preselle-

Scansano, “Il Poderuccio” di Poggioferro, il

“Podere Perucci di Sopra” di Monogiali-Scansano,

la “Vigna Vecchia” di Pomonte-Scansano e il

“Borgo Salaioli” di Scansano.

Fortemente voluta dall’amministrazione comunale

e dal suo giovane Sindaco, Marzio Flavio Morini,

l’evento è un’occasione per parlare del territorio,

delle sue potenzialità e della volontà e capacità

delle persone che lo vivono: “È una manifestazio-

ne - dice l’arch. Morini - che coinvolge i produttori

di vino, ma anche di altri prodotti dell’agroalimen-

tare di cui il nostro territorio va fiero. Avvicinare i

produttori al consumatore finale aiuta quest’ultimo

a meglio apprendere la qualità del prodotto e i

sistemi di produzione. Da parte nostra, il compito

dell’Amministrazione Comunale è quello di crea-

re sinergie con tutte le aziende produttive, con la

Strada del Vino e dei Sapori Colli di Maremma e

con le realtà ricettive che diventano sempre più

efficienti e preparate per accogliere il turista”.

La città di Scansano

Page 49: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

IL MoRELLIno DI SCAnSAno DoCG

Dalla vendemmia 2007 il Morellino di Scansano,

eletto alla DOC nel lontano 1978, si avvale del-

la qualifica Garantita che porta questo vino nel

gota dell’enologia italiana. Tra le voci previste

dal nuovo disciplinare annotiamo la riduzione

della resa per ettaro che da 120 q.li discende

a 90 q.li., con una resa per ceppo, in coltura

specializzata, non superiore a 3 kg.

Il Morellino di Scansano DOCG deve essere

prodotto da uva Sangiovese per un minimo

dell’85% a queste possono concorrere altri vi-

tigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla

coltivazione nella regione Toscana fino ad un

massimo del 15%. Le uve devono essere pro-

dotte e vinificate (ma anche l’invecchiamento e

l’imbottigliamento del vino) all’interno della zona

comprendente la fascia collinare della provin-

cia di Grosseto tra i fiumi Ombrone e Albegna,

che include l’intero territorio del Comune di

Scansano e parte dei territori del comune di

Manciano, Magliano in Toscana, Grosseto,

Campagnatico, Semproniano e Roccalbegna.

Il vino Morellino di Scansano DOCG se desti-

nato alla tipologia “Riserva” deve essere sot-

toposto ad un periodo di invecchiamento non

inferiore a due anni di cui almeno uno in botti

di legno.

Per il Morellino di Scansano DOCG inoltre è

necessaria una gradazione alcolica non infe-

riore a 12,50% vol., mentre per il Morellino di

Scansano DOCG nella versione “Riserva” non

inferiore a 13,00% vol.

Le caratteristiche del vino:

Colore: rosso rubino, tendente al granato con

l’invecchiamento;

Limpidezza: brillante; Odore: profumato, ete-

reo, intenso, gradevole, fine;

Sapore: asciutto, caldo, leggermente tannico;

Acidità totale minima 4,5 g/l.

Page 50: Il Sommelier n. 2/2009

Con uno squisito Cous Cous a base di pe-

sce povero lo chef tunisino Chiba Ezzedine

ha vinto, per la sezione professionisti, il

Concorso internazionale di cucina, col tema “Il pe-

sce povero ed i sapori del Mediterraneo”.

Per la sezione allievi in equipe han-

no vinto gli studenti dell’Istituto

Alberghiero di Erice Giuseppe Certa

e Francesco Impiccichè, con deliziosi

Involtini di sarde con ricotta al cumino

e panatura di mandorle pizzute d’Avo-

la, con vellutata di patate al profumo

di curcuma.

Il concorso, ottimamente organizzato

dal giovane brillante chef–docente

prof. Paolo Austero, ha riscosso una

grande attenzione ed un folto coin-

volgimento di scolaresche, chef

professionisti, giornalisti, produttori

dell’agroalimentare, autorità ed estimatori dell’arte

culinaria.

Dai promotori dell’iniziativa è stato posto idealmente

al culmine di un interessante progetto di valorizzazio-

ne delle specie del cosiddetto pesce povero (sar-

da, musdea di fondale, bopa, gattuccio, sugarello,

merluzzetto giallo ed altri) ricco dei famosi Omega3,

preziose risorse naturali per la salute.

Il progetto Por sostenuto dal comune di Mazara

e dalla Regione Sicilia, presentato nel 2004 dalla

Aninga srl e dalla Made in Italy Promotion, col titolo

Promozione e commercializzazione del pesce pove-

ro di Mazara del Vallo, finanziato dall’Unione Europea

nel 2008, ha proposto tanti momenti interessanti,

quali quello de “Il pesce povero va a scuola” (con le

scolaresche di tutta la città impegnate

nella ricerca e nella conoscenza delle

proprietà nutritive delle specie), “A ta-

vola col pesce povero” (con un menù

a base del pesce in questione, offerto

a prezzo molto conveniente dai risto-

ranti mazaresi) e la Prima edizione del

“Concorso Internazionale di Cucina”,

a completamento di tutta una serie di

manifestazioni.

“Siamo molto soddisfatti dell’attenzio-

ne e del successo di pubblico e di cri-

tica che hanno avuto tutte le nostre

iniziative dirette alla promozione di

queste specie di pesce di mare – dice il responsabi-

le della società promotrice Aninga, Andrea Ingargiola.

Storicamente i pesci come la bopa, la sarda e tutti gli

altri cosiddetti pesci poveri, non sono stati valorizzati

com’è opportuno per le proprietà organolettiche e

nutritive. Noi abbiamo pensato di porli all’attenzione

coinvolgendo gli studenti, dai più piccoli ai più gran-

di, nonché i loro docenti, i mass media e gli operatori

del settore agroalimentare e dei servizi di ristorazio-

ne, affinché abbiano giusta valorizzazione”.

A Mazara del Vallo un grande concorso

internazionaledi cucina

Vincono il maghrebino Chiba Ezzedine per i professionisti e Giuseppe Certae Francesco Impiccichè per gli allievi“ ”

di Attilio L. Vinci

Fotografie di Domenico Annibale

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 248

Il giudice chef Paolo Austero

Page 51: Il Sommelier n. 2/2009

“Non poteva avere successo migliore la prima edi-

zione del concorso internazionale di cucina intento

a valorizzare Il pesce povero ed i sapori del medi-

terraneo – sbotta soddisfatto Natale Campisi, della

Made in Italy promotion - E per questo siamo già

al lavoro per la II edizione. Per la sezione professio-

nisti ha vinto un grande chef di cultura culinaria si-

culo maghrebina, insomma dell’area mediterranea,

che fa parte dell’equipe di cuochi della prestigiosa

cucina del Kempinski Hotel. E per la sezione al-

lievi in equipe hanno vinto i due bravissimi chef in

erba, studenti dell’Istituto Alberghiero e servizi per

la Ristorazione Vincenzo Florio di Erice, Giuseppe

Certa e Francesco Impiccichè, che, senza offesa

alcuna, in bravura, hanno superato anche alcuni loro

maestri. E con me ne ha dato atto la qualificata giuria,

che, nella motivazione del premio, ne ha dato i giusti

connotati”. Per la cronaca, 2° classificato sezione

professionisti, lo chef Giuseppe Gandolfo col piat-

to “Truscia del pescatore”; 3° posto a Maurizio Vinci

con “Girasoli al prezzemolo con tartare di sgombro e

bieta in vellutata di pesce e brounuase di pomodo-

ri”. Quarti ex-equo gli chef Antonio Rosolia, Maurizio

Gioia e Girolamo Ferro che hanno presentato, ri-

spettivamente, i piatti “Tartara di sauri in cuore caldo

di brassica sepparum su crostone di pomodori”, “

Parmigiana confusionaria” e “Timballo di bucatini con

sarde e cime di rapa”.

Per la sezione allievi al secondo posto in equipe

Giuseppe Ligiato ed Alessandro Riina con “Tortino di

sarde con patate e polpettine di sgombro con pana-

tura di pistacchio”. Terzo posto a Gaspare Marsala

e Giuseppe Parisi con “Soufflè caldo di merluzzo

con confettura di cipolle rosse profumate alla menta;

quarti ex-equo tre coppie: Riccardo Tilotta e Rocco

Mazzeo con il piatto “Coda di rospo allo zenzero”,

Giuseppe Giacalone e Giuseppe Messina con

“Filetti di sgombro alle erbe fini su letto di amaro-

gnola” e Gaspare Di Gregorio con Emanuele Bianco

con “Filetti di Triglie di scoglio con olive belicine e

pomodoro profumato al basilico”.

La giuria era composta da Matteo Giurlanda, presi-

dente dell’Associazione provinciale cuochi trapanesi,

da Mariano Diaconia, segretario della stessa associa-

zione; Natale Campisi, direttore artistico Kasba Fest;

Paolo Austero, sindaco dell’Unione regionale cuochi

siciliani; Giuseppe Mantione, Funzionario Regione

Sicilia, Andrea Ingargiola, Aninga; Mario Tumbiolo,

Cantine Foraci; Piera Pipitone, periodico l’Opinione;

Attilio L. Vinci, giornalista enogastronomo.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

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Page 52: Il Sommelier n. 2/2009

Torna il letame tra le vigne e, qualche

volta, anche il tannino nella lavorazione

dei mosti. Pratiche di antica memoria,

ancora eccellenti protagoniste tra moderni filari

a meccanizzazione avanzata e lucenti serbatoi

inox, pieni di sofisticati software. Una nota ditta

di materiali filtranti propone una versione moderna

dei sacchi olandesi.

Qualcuno si tiene le vasche in cemento al posto

di moderni serbatoi inox. Molti enologi in tutta Italia

si domandano: lieviti selezionati o naturali dell’uva

in vinificazione? Il dibattito è attuale. Mentre tra i

grandi rossi del Piemonte la grande botte si sta

prendendo la meritata rivincita.

Aria di restaurazione? Integralismo enoico? Rifiuto

degli eccessi biotecnologici?

Approfondiamo senza pregiudizi, fotografando

quello che avviene.

Sacchi olandesi

Teorizzata da Giovan Battista Croce nel 1616, la

filtrazione con i sacchi olandesi è stata largamente

usata per la filtrazione dei mosti.

Con i filtri pressa, il processo di filtrazione si

razionalizzò in tutto: minor manodopera e fatica

innanzitutto, poi qualità del prodotto, igiene

in cantina etc. Oggi si parla di tangenziale e

microfiltrazione. Ma una multinazionale della

separazione liquidi ha lanciato da un paio di

anni sul mercato un filtro speciale, in pratica

un’evoluzione dei sacchi olandesi. È prodotto

dalla soc. Eaton e distribuito da RTB di Asola &

Razzano.

Sentiamo il collega Marco Asola: “Si tratta di

un filtro a sacco composto di microfilamenti di

polipropilene, disposti a multistrato; al vino non

trattiene colore, profumi e colloidi, mentre dona

brillantezza. Adatto per filtrazioni finali su vini

bianchi e rossi di alta qualità. Il passaggio del vino

può avvenire a 1, 2 o 4 micron assoluti. Volendo

il sacco è lavabile con soda e anche riutilizzabile.

Il suo costo è limitato. Diffuso da pochi anni, oggi,

La nuova tendenza è quella di ritornare

all’antico

Cosa sta accadendo nei vignetie nelle cantine? “Indietro tutta”

si potrebbe dire con uno slogan“ ”

di Lorenzo Tablino

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 250

Page 53: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

è utilizzato da qualificate aziende del nord“.

Lieviti naturali

Leviti selezionati o quelli naturali dell’uva? Che

apporti differenti danno al nostro vino? È sempre

giustificata la spesa per acquistare i selezionati?

Siamo sicuri che prevalga il lievito selezionato

aggiunto sugli altri ceppi selvaggi? Cercando di

rispondere, per me è prioritaria la qualità dell’uva:

se è sana, se proviene da vendemmia con

buon andamento climatico è presumibile che

i lieviti naturali siano di buon livello qualitativo e

quantitativo e, di conseguenza, sono all’altezza

di garantire un andamento ottimale del processo

fermentativo. Se nell’uva sono presenti malattie,

se proviene da vendemmie con tempo avverso,

c’è il forte rischio di apporto al mosto di lieviti

cattivi o dannosi; in tal caso si rende pertanto

indispensabile il ricorso ai selezionati. Il vignaiolo

Guido Porro di Serralunga d’Alba utilizza solo

lieviti naturali per i suoi nebbioli; provengono tutti

da due splendidi e storici crus. “Per valorizzare i

caratteri specifici del nostro territorio” precisa.

“La vendetta della grande botte”

Una delle battute più significative che gira nelle

cantine in questi anni: difatti in varie regioni,

Piemonte, Toscana in primis, si assiste a grandi

acquisti di botti in rovere. I tecnici scelgono

soprattutto il formato di 25-35 ettolitri. I vantaggi:

costi di acquisto e ammortamento minori,

comodità nei travasi e nella gestione, durata

elevata, immagine tradizionale meglio vendibile e

altri minori. Donano, inoltre, nei primi anni anche

un boisè, non invasivo, non prevaricante.

Aggiungo che una botte da 25-35 ettolitri si può

stasare due-tre volte in quanto le doghe hanno

notevole spessore. “Barriques in ritirata“ verrebbe

da dire.

Vendemmia in cassette uva

Chi non ricorda le vecchie cassette quadrate di

legno della Cinzano. Contenevano circa 15 kg

d’uva Pinot Nero ed erano riempite e scaricate

due volte il giorno, grazie a veloci trasporti dal

Pavese.

Page 54: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 252

A metà anni settanta le cassette di legno furono

abbandonate per vari motivi, in particolare i costi

di trasporto e manodopera in cantina. In vero, nei

tendoni l’uva arrivava come poteva, “ma non si

può fare diversamente” raccontavano tutti. Oggi

si cambia: il disciplinare della doc “Alta Langa”

impone la raccolta in cassette per l’uva. Ottima

norma. In vero lo hanno sempre fatto tutti gli

spumantisti del Piemonte e del Veneto. Molti i

numerosi vantaggi, non ultimo un’accurata cernita

su tapis-roulant prima della pressatura.

Letame in vigna

Manca il letame perché mancano le stalle.

Quelle famigliari sono state chiuse anni fa, quelle

industriali non servono allo scopo in quanto gli

allevamenti intensivi non danno garanzie.

Senza il letame che era portato periodicamente

nei filari, si sono dovuti incrementare gli apporti

di concimi chimici. Ma i vantaggi del letame nei

confronti del terreno sono molteplici.

Humus, sofficità, microelementi, miglior habitat

per la vite. Il problema, dibattuto in vari convegni,

forse troverà soluzioni adeguate. Alcuni sindaci

cercano di attivare stalle comunali per fornire

letame nelle vigne.

Vinificazione a cappello sommerso con

lunga macerazione. ovvero steccare.

Una vinificazione particolare, complessa e

impegnativa. Dai grandi risultati, soprattutto nelle

grandi annate. Racconto come si faceva molti

anni fa (1971-Fontanafredda). Le difficoltà erano

Page 55: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 53

tante, imparai subito che erano pochi i cantinieri

in grado di steccare una vasca di nebbiolo.

Vigiu, Pino, Settimo lavoravano cosi tra l’odore

del gas, il viso accaldato e pieno di sudore e

le divise sporche di vinaccia. L’uva nebbiolo,

diraspata, si metteva nel tino, la fermentazione

iniziava regolarmente. Dopo qualche giorno, con

il cappello di vinaccia formato e ben compatto,

si steccava con assi di legno di pioppo. Era un

lavoro difficile e pericoloso per la presenza di

gas. Si stendevano assi orizzontali sulle vinacce

a distanza di pochi cm, sopra si stendevano altri

assi più grandi posti trasversalmente a maggiore

distanza; in seguito con paletti quadrati, posti

verticalmente, si puntellava l’intera struttura al

soffitto del tino. Per facilitare i movimenti del

cantiniere nella vasca si abbassava leggermente

il cappello di vinaccia togliendo poco mosto in

fermentazione. Occorreva invero sistemare bene

i listelli su tutta la superficie del cappello, anche

nei punti lontani dal boccaporto superiore. In tal

modo il reticolo di legno - se fatto bene - impediva

alla vinaccia di salire. A questo punto si colmava

il tino con lo stesso vino, preso ovviamente

da un altro recipiente. Si lasciava il mosto a

fermentare così per alcuni mesi. In realtà era una

macerazione tra vino e vinaccia con contatto

prolungato ma statico. In dicembre si toglievano

le assi e si svinava. Il vino era limpido con ottima

struttura per massima estrazione delle parti solide

dell’uva, il colore era stabile, anche se inizialmente

presentava un colore leggermente scarico. Al

termine il Barolo era messo, dopo alcuni travasi,

in grandi botti. Lentamente detta pratica sparì da

molte cantine. Rimase in quelle più tradizionali,

ma con tempi più ridotti. In un colloquio, nel

1998, Bartolo Mascarello, il grande patriarca,

ammise che la tendenza generale fosse, per tutti,

quella di ridurre molto i tempi di macerazione.

Oggi è di nuovo in auge: nella vendemmia 2008,

almeno 12000 hl di Barolo e Barbaresco sono

stati vinificati integralmente con questa tecnica. In

cantine piccole e grandi.

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Page 56: Il Sommelier n. 2/2009

Le Cinque Terre sono un territorio

mozzafiato: i suoi sentieri, attraverso i

secolari terrazzamenti, passano in poche

centinaia di metri dalle montagne sino al mare

verde smeraldo del “Golfo dei Poeti”, creando

un paesaggio affascinante e unico al mondo.

Percorrendo questi sentieri abbiamo la sensazione

di perdere l’equilibrio. L’Unesco (L’Organizzazione

delle Nazioni Unite per la cultura) l’ha classificato

come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Adesso

quest’area fa parte del Parco Nazionale Cinque

Terre e la parte del mare prospiciente è una delle

riserve marine più importanti. La produzione di

vino in Liguria è millenaria, i vigneti sono coltivati

a pergolato proprio sulle caratteristiche terrazze

create dall’uomo nel corso dei secoli, sostenute

con migliaia di chilometri di muri a secco creando

luoghi di straordinaria bellezza. Si pensa che siano

stati i Romani i primi a realizzare questi terrazzamenti

che hanno dato la possibilità ai residenti di lavorare

la terra. Fare il vino in quest’area è sicuramente

un’impresa molto impegnativa sia a livello fisico

sia economico. I vini prodotti su queste terre sono

denominati anche vini “eroici”. Sono pochi i mezzi

meccanici che possono aiutare l’uomo, ci vogliono

tante braccia, gambe e muscoli, sudore e fatica,

investimenti più alti e rese minori. Per questo

motivo sono nate alcune cooperative con l’intento

di raggruppare le forze dei “micro-produttori”,

migliorare la qualità e valorizzare questo vino sui

mercati nazionali e internazionali.

Da queste terre nascono due Doc: il Cinque

Terre DOC e il Cinque Terre Sciacchetrà DOC.

La zona di produzione delle uve destinate alla

realizzazione per questi vini a denominazione

d’origine controllata ricade nella provincia di La

Spezia e comprende i terreni vocati alla qualità

degli interi comuni di Riomaggiore, Vernazza e

Monterosso nonché parte del territorio del comune

di La Spezia. Il Cinque Terre DOC e il Cinque

Terre Sciacchetrà DOC, devono essere ottenuti

dalle uve prodotte solo dai vigneti nell’ambito

aziendale. Il vitigno principale deve essere il Bosco

di cui il disciplinare chiede almeno il 40%, ma

Cinque Terrela viticoltura “eroica”

Terra di marinai e agricoltori,una striscia di terra con montie bellissime località balneari“

di Luca Iacopini e Massimo Bracci

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 254

Page 57: Il Sommelier n. 2/2009

France

CAREMA

CALUSO

VAL SUSA

PINEROLESE

CANAVESE

COLLINA TORINESE

PERCORSO PRINCIPALE

Provincia di Torino

VARIANTI CONSIGLIATE

PERCORSO DI COLLEGAMENTO

PINEROLO

FROSSASCO

BRICHERASIO

CHIOMONTE

SUSA

TORINO

CHIERI

IVREA

www.provincia.torino.it

Brindiamo a un itinerario unico!La Strada Reale dei vini torinesi è un progetto che mette a sistema le eccellenze del settorevitivinicolo e l’offerta turistica della Provincia di Torino. Unico percorso enogastronomico che può vantare il richiamo promozionale delle Residenze Reali, l’itinerario offre una grande varietà dipaesaggi vitati, bellezze artistiche straordinarie e panorami di notevole fascino, dove scoprire tradi-zioni e peculiarità, come i “vini eroici”, prodotti da vigne coltivate in condizioni ambientali diff icili.

w w w . s t r a d a r e a l e v i n i t o r i n e s i . i t

600 km di percorsi 180 comuni vitati

25 vini DOC100 vitigni autoctoni

Il vigneto a bacca rossa più alto d’Europa250 produttori

8 laghi10 Residenze Reali

Più di 150 castelli e forti Più di 50 musei

Ristoranti, bed&breakfast, agriturismi Torino: prima capitale d’Italia

Page 58: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 256

normalmente è utilizzato dal 60% all’80%; mentre

possono concorrere alla produzione anche le

uve provenienti dai vitigni Albarola e Vermentino

presenti nei vigneti, da soli o congiuntamente,

fino a un massimo del 40%; con la possibilità di

aggiunta di uve da vitigni complementari, che

sono autorizzati o raccomandati per la provincia

della Spezia fino a un massimo del 20%. Il vino a

denominazione di origine controllata “Cinque Terre”

può essere designato con una delle seguenti

sottozone: “Costa de Sera”, “Costa da Posa”,

“Costa de Campu”, se esclusivamente ottenuti

da uve prodotte da vigneti situati nelle rispettive

zone indicate. Le viti sono allevate con un sistema

di potatura detto “a tendone basso”, e i pergolati,

che arrivano a un’altezza massima di un metro e

talvolta anche di soli 50-60 centimetri, proteggono

le viti dall’inclemenza dei venti primaverili. Il terreno

è permeabile all’acqua, e la felice esposizione al

sole con un clima mite e ventilato anche nei mesi

invernali e le stesse pietre dei muri a secco che

riflettono il calore dei raggi solari, contribuiscono

alla sana e ottimale maturazione delle uve.

Abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul Cinque

Terre Sciacchetrà DOC. Storicamente appartiene

all’elite dei nobili passiti del Mediterraneo che

hanno avuto origine dall’usanza prima dei

popoli Mediorientali, poi dei Greci di appassire

le uve migliori per trarne vini dolci da offrire nelle

occasioni più significative della vita della comunità.

La parola “Sciacchetrà” sembra derivi da “shekar”,

termine molto arcaico, indicante l’insieme delle

bevande fermentate. Questa è la tesi etimologica,

mentre la tesi popolare ligure fonda le sue radici

nella tradizione che voleva ogni famiglia, per un

mese, fornisse alla parrocchia il vino necessario

per la consacrazione. Naturalmente si forniva il

vino migliore e questo usualmente era custodito

in bottiglie dietro le botti. Nel dialetto delle Cinque

Terre “sciacca” schiaccia e “metatra” metti dietro

la botte sono termini assai comuni e quindi si

suppone che i termini dialettali uniti al gesto che

parroci e contadini compivano per custodire quel

prezioso nettare dietro le botti potrebbe aver dato

origine all’attuale: sciacchetrà. Le uve vengono

raccolte a mano perfettamente sane e vengono

eliminati gli acini di dubbia qualità che potrebbero

compromettere la qualità del vino. Dopo questa

scelta minuziosa, vengono lasciate appassire sui

graticci appesi al soffitto in freschi locali areati e

al riparo dall’azione diretta dei raggi solari, da uno

a tre mesi secondo l’annata, fino a garantire una

gradazione alcolica di 17°. Una volta pigiate le uve

rimangono in macerazione per ventiquattro ore

dando origine al vino principe delle Cinque Terre,

lo Sciacchetrà. La raccolta avviene a settembre

ma il processo di vinificazione non avviene prima

del primo novembre dell’anno della raccolta. Per

arrivare a ottenere il prodotto finale il vino viene

sottoposto a due fasi: la prima un invecchiamento

minimo di dodici mesi durante il quale lo

Sciacchetrà è sottoposto a travasi in piccole botti.

Un’altra fase, priva di travasi, in cui il vino può

essere fatto invecchiare anche 3/4 anni portandolo

a un’eccellente maturazione e concentrazione

di profumi e aromi. Di consuetudine la resa non

supera il 25% (per il disciplinare deve essere max

il 35%) quasi il 70% in meno di un normale vino. Si

ottiene così il passito Sciacchetrà, prodotto ogni

anno in quantità limitatissima, che rappresenta la

massima eccellenza della produzione vitivinicola

delle Cinque Terre. Prevista anche la variante

liquorosa realizzata con l’aggiunta di alcool etilico.

La frammentazione dei piccoli appezzamenti porta

alla produzione di uve da diversi microclimi e

conseguentemente a bere prodotti differenti. Lo

Sciacchetrà con una gradazione minima di 17°

vol., di cui almeno 13,5° svolti, non può essere

immesso al consumo se non dopo il 1° novembre

dell’anno successivo alla vendemmia, mentre lo

Page 59: Il Sommelier n. 2/2009

Primi,uniciinimitabili

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pagina A4 5-02-2007 11:16 Pagina 1

Page 60: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 258

Sciacchetrà Riserva non può essere immesso

al consumo prima del 1° novembre del 3° anno

successivo alla vendemmia.

Per la nostra degustazione abbiamo scelto il

Cinque Terre prodotto a Monterosso della cantina

Sassarini del 1998, un vino di costo medio per

questa categoria. Vista l’età, ben dieci anni, è

un vino brillante, trasparente con un colore giallo

ambrato carico, quasi viscoso, nel bicchiere il vino

si ferma immediatamente e gli archetti rimangono

sulle pareti dello stesso tranquillamente sino al

secondo sorso. Al naso si percepisce un grande

spettro di profumi secondari. I profumi sono molto

intensi, schietti e complessi, con una predominanza

di natura fruttata precisamente confetture di

frutti; il frutto che predomina è decisamente

l’albicocca. In bocca sentiamo la buona struttura

di questo vino, molto caldo e morbido, con una

buona rotondità, caratteristica principale per

queste tipologie dolci di vino, con una sempre

presente acidità e sapidità che fa da contrasto

con la sua elevata struttura. Sufficientemente

equilibrato perché in bocca rimane sempre una

predominanza della morbidezza e dolcezza; molto

intenso, si confermano note di frutto maturo ma

la caratteristica principale è il sapore del candito

che avvolge tutta la bocca. Finale lungo e molto

persistente. È un vino molto concentrato e l’elevata

gradazione alcolica si fa sentire, secondo noi è

arrivato all’apice della sua vita in bottiglia. È un vino

da bersi a una temperatura di 12-14° in piccoli calici.

Lo Sciacchetrà è un vino dolce molto interessante:

può essere considerato un vino da meditazione,

da bersi in compagnia, oppure abbinato a della

pasticceria secca, crostate o pasticcini farciti.

Per alcune versioni intense potremmo abbinarlo

anche a formaggi erborinati o piccanti. Purtroppo

il suo costo non è da sottovalutare, a causa

degli alti costi di vinificazione e della scarsa resa

delle piante. Questo è un vino unico, pochissime

bottiglie, realizzato per la vera caparbietà di alcuni

piccoli produttori, i veri produttori eroici, più

caparbi loro del terreno che lavorano. In questo

caso sicuramente potremmo dire che, anche se il

prezzo per l’acquisto di questo vino è medio alto,

dietro c’è un vero lavoro di ricerca e fatica, e non

solo marketing.

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Page 62: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 260

in l ibreriaStorie di grandi piattiAutore: Giampiero Rorato Editore: Dario De Bastiani - Vittorio Veneto

In questo volumetto ha raccolto 17 storie di piatti, prodotti e preparazioni tradizionali del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia precisamente: Il Baccalà dei veneziani (il baccalà mantecato); La Bondiola col lengual (piatto tradizionale per il giorno dell’Ascensione); il Boreto a la graisana (il brodetto di pesce secondo le tradizioni di Grado e Marano Lagunare); Caffè, Cappuccino e Brioche (dove si racconta l’origine del Cappuccino e della Brioche, avvenuta a Vienna nel settembre 1683); Il Carpaccio (quello originale, di Giuseppe Cipriani); La Castradina (piatto storico sia veneziano che triestino); le Castraure di Sant’Erasmo (prodotto tipico dell’Estuario veneziano); La Fritola (dolce carnevalesco di origine romano-persiano-araba, prodotto a Venezia fin dal Medioevo); La Frittata di San Marco (preparazione di origine preistorica, legata nel Veneto alle scampagnate del 25 aprile); Le Moéche (specialità veneziana presente dalla metà del ‘700); La Pinza epifanica (storia dell’antico dolce natalizio veneto-friulano ora legato all’Epifania); Il Risotto primavera (altra moderna creazione di Giuseppe Cipriani); Lo Sgroppino (recente creazione di Villa Revedin a Gorgo al Monticano); Gli Sfogéti in saòr (antica preparazione veneziana legata alla festa di Santa Marta); La Sòpa coàda (piatto rinascimentale di origine ferrarese presente oggi a Treviso e Motta di Livenza); Lo Strudel (dolce mitteleuropeo, affinato in Ungheria dall’evoluzione della “Baclàva” greco-turca); Il Tiramisù (creato a Treviso sul finire degli anni ’50 e ora presente in tutto il mondo).Si raccontano storie, dentro le quali i riferimenti ai dolci sono storicamente precisi e puntuali, per cui è possibile conoscere davvero la storia dei piatti e dei prodotti citati.

Vitenda 2009Autore: variEditore: Edizioni VitEn - Asti

È giunta alla quattordicesima edizione "Vitenda 2009", la classica agenda del “vitivinicoltore”, edita dalla società VitEn di Calosso d’Asti.Curata da Albino Morando, in collaborazione con i figli Mara e Davide e collaboratori, quest’anno si presenta con testi e spazi grafici quanto mai ottimali al fine di una rapida e ed efficace consultazione. Un vero vademecum con molte informazioni e risposte per tutti: per tecnici addetti del settore, per i semplici appassionati. Nelle oltre 300 pagine che scandiscono i giorni dell’anno continua il viaggio fra i vitigni autoctoni e minori, da riscoprire e preservare. Interessante la recensione dei migliori articoli tecnici usciti nel corso dell’anno sulle migliori riviste specializzate.Utili anche i contributi a carattere tecnico-scientifico in tema vigneto e cantina.Sono curati da Emilio Celotti, Franco Mannini, Alberto Caudana, Luca Rolle, Vincenzo Gerbi, Mario Castino e altri. Vari temi che spaziano a 360 gradi sull’intero settore: lieviti selezionati in enologia, invecchiamento atipico dei vini bianchi, acidificazione dei mosti, chiusure: stato dell’arte e molti altri. Completano la guida una ricca bibliografia e un calendario mirato agli interventi nel vigneto oltre ad un pratico indirizzario.

Page 63: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 61

in l ibreriaSua Altezza la patata tipica di BolognaAutore: Giancarlo RoversiEditore: Grafis - Bologna

A chi non piacciono le patate? Una buona parte di noi sa che l’ONU nel 2008 ha dedicato l’anno alla patata, così Giancarlo Roversi ha riesumato e ripresentato il suo volume del 1995 Sua Altezza la Patata tipica di Bologna.Un viaggio nella storia di questo prodotto della terra al quale va assegnata anche la medaglia di primo prodotto povero, vocato a sfamare i maiali, assurto alla tavola di Luigi XVI attraverso le mani di Antoine Parmentier.La patata il pane dei derelitti e miserabili. La patata primo vegetale nella bocca del bimbo da svezzare.Giancarlo ci racconta la sua storia dallo sbarco in Europa dalle Americhe fino ai giorni nostri ed alle moderne aziende che nel bolognese sanno presentarla e proporla sul mercato mondiale in vesti sempre diverse: congelate, con selenio ecc...E poi ci sono ricette antiche e moderne firmate da cuochi bolognesi a dimostrazione di come la patata sa essere una grande ruffiana della tavola.

I Terroir. Definizioni, caratteristiche e protezioneAutore: Emmanuelle VandourEditore: Fedagricole – Il Sole 24ore

Terroir, termine francese divenuto d’uso comune fra quanti si occupano di vino, definisce quell’insieme di fattori che vanno dall’ambiente alle tecniche di coltivazione.Terreno, ambiente, clima, genetica, sono alcuni dei fattori chiave per ottenere un vino di successo oltre che di qualità. Conoscerli nel dettaglio è indispensabile per chi si occupa in chiave professionale di vigne e vigneti, di cantine e di vini. Agronomo ed enologo, Emmanuelle Vaudour si rivolge con questo volume a viticoltori, cantinieri, enologi, sommelier, agronomi, tecnici e consulenti del settore vitivinicolo. L’autore affronta il problema in maniera concreta nei suoi aspetti ambientali, viticoli, enologici, costruendo il concetto di zonazione viticole e di cartografia del terroir.

Page 64: Il Sommelier n. 2/2009

Esperienza in Kazakhstan

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

news dal Mondo

62

La Repubblica Islamica del Kazakhstan, Kazaki-stan secondo la dizione Italiana, è uno Stato che nel Dicembre del 1991 ha ottenuto l’indipenden-za dall’Urss.Ricca di materie prime quali petrolio, rame, ferro e oro, fin dalla sua creazione ha bruciato le tappe nella rincorsa ai posti di comando dell’economia mondiale.Se fino a pochi anni fa era l’industria pesante a trainare l’economia, ora anche il settore terziario e dei servizi avanzati comincia a fare capolino; molti sono i business man europei che lavorano qui e, come spesso accade in questi casi, la cultura enogastronomica del Vecchio Continente costituisce un vero e proprio Trend Setter.Tra i fautori dello sviluppo e conoscenza dell’Italico Gusto si colloca in primissima posizione la Signora Elmira Berdiyarova. Innamorata dell’Italia, della sua cultura, della musica ed ovviamente del vino italiano, si è impegnata a fondo, quasi fosse una missione, spinta dalla passione e dalle emozioni che il Vino sa suscitare, nella divulgazione del mondo enoico e gastronomico dello Stivale.Con grandi sforzi, non fosse altro che per la distanza, diventa Sommelier Fisar presso la delegazione di Pordenone, gira per tutte le cantine più importanti da Nord a Sud, continua il suo studio e decide, ormai due anni or sono, di partecipare al Primo Master sul Servizio Avanzato organizzato dalla FISAR a Mestre (VE) e da me

condotto.In quel preciso momento scocca l’idea: portare la storia e l’esperienza della FISAR in Kazakhstan, divulgare ai professionisti del posto la poesia del nostro vino e le tecniche per meglio apprezzarla.Nel dicembre del 2007 ho il piacere nonché l’onore di condurre ad Astana, la capitale, un Master sul Servizio di tre giorni organizzato per la Brigata del Presidente della Repubblica del

Kazakhstan. Grande l’impegno mio e di Elmira che puntualmente traduce le mie parole ai 25 partecipanti, ma grande la soddisfazione sia per il clamore che il Master stesso suscita nei principali giornali del paese, economici e glamour, sia per gli apprezzamenti che la Brigata da quel

momento riceverà puntualmente nei Banchetti Ufficiali.Nel frattempo Elmira, instancabile Business Women, apre un angolo d’Italia ad Almaty, l’antica capitale del Paese, ma ancora la più grande città della Repubblica.In questo locale, chiamato Vinco Wines with Style, non solo è possibile bere il meglio d’Italia, dal Sassicaia all’Amarone Dal Forno, dallo Starderi di La Spinetta ai Super White di Lis Neris, dal Turriga di Argiolas al Casal di Serra di Umani Ronchi (a questo punto mi fermo altrimenti riempirei pagine di grandi nomi) ma trovare anche chicche come Parmigiano Reggiano 24 Mesi, Prosciutto Crudo San Daniele, confetture da agricoltura biologica, pasta De Cecco, Pecorino Toscano e perfetti

Elmira in enoteca

Page 65: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 63

Notizia inviata da Andrea Da Ros del CTN Fisar

news dal Mondopiatti cotti al momento.Vinco però non è solo un luogo dove bere e mangiare bene, ma anche e sempre più un ritrovo per Wine Tasting, dove Chef Italiani di spessore Internazionale presentano delle prelibatezze da abbinare ai migliori vini italiani ed allo stesso tempo un’aula di studio.Per quest’ultimo motivo Elmira mi chiese, lo scorso novembre, di condurre una Full Immersion enoica per 10 professionisti (Food&Beverage Manager, Chef Sommelier e Maître) dei migliori Hotel e Ristoranti della regione: presentazione delle più importanti zone vinicole d’Italia e d’Europa, teoria dell’abbinamento, tecnica della degustazione, gestione della cantina e per concludere un Wine Tasting alla presenza di testate giornalistiche e Tv Nazionali (www.wfin.zk, www.afisha.kz, www.season.kz). Non posso che rivelare la mia profonda soddisfazione per quest’ultimo viaggio, dove le difficoltà iniziali dovute alla lingua si sono dissolte velocemente grazie a quel traduttore

universale che è la passione per il vino; se in

un primo momento la mia è stata una lezione

cattedratica, in breve si è poi trasformata in un

dibattito aperto poiché anche in Kazakhstan il vino

di qualità è diventato spunto di studio e ricerca.

La forte presenza infatti nei migliori ristoranti del

gotha delle etichette mondiali è unita al desiderio

di accogliere e conoscere la professionalità che

contraddistingue la Fisar.

Finito qui? No ovviamente, perché di lì a pochi giorni

presso il locale Vinco verrà svolta una sessione

d’assaggio per tre personaggi d’altissimo livello:

il Presidente Kazako Nazarbayev, il Presidente

Russo Medvedev ed il Premier Russo Putin,

testimonianza a livello Nazionale dello stile e della

passione di Elmira.

Che dire ancora? Volete bere bene in Kazakhstan?

Volete trovare la professionalità FISAR?

Vinco Wines With Style, chiedete di Elmira e fatevi

guidare e magari ci incontreremo!

Elmira Berdiyarova e Andrea Da Ros

Page 66: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 264

news dall'ItaliaIl Tocai, un vino, un nome, una storia

Come sappiamo a seguito della richiesta

dell’Ungheria, di avere l’esclusiva per l’utilizzo

del nome Tocai, per il proprio vino prodotto

nella omonima zona del Tokaji la Commissione

Europea, con una molto blanda opposizione

dei nostri governi, ci ha tolto il diritto di chiamare

TOCAI un vino che era (ed è) un simbolo del

nostro territorio fin dai tempi dei nostri Avi e che

ha reso famose in tutta Italia e nel mondo la zona

Doc Lison-Pramaggiore nel Veneto e le zone Doc

del Collio nel Friuli Venezia Giulia.

A seguito di studi e ricerche, analisi chimiche

e organolettiche molto approfondite, era stato

scoperto già da tempo, e senza ombra di

dubbio, che il nostro Tocai è uguale ad un vitigno

Francese che si chiama SAUVIGNONASS, (vino

poco conosciuto anche in Francia, e prodotto in

quantità esigua rispetto alla produzione Francese

ca. 400.000 Ettolitri sui 50.000.000 Mln totali)

e che il nome Tocai lo ha preso dopo essere

arrivato in Italia, dalla Francia quindi, e non dalla

Ungheria.

Credo che se proprio si voleva distinguere i due

vini nel nome, sarebbe stato sufficiente chiamare

quello Italiano Tocai Italiano o Italico e quello

Ungherese Tokaji Ungherese, poiché nelle loro

caratteristiche, sono due vini completamente

diversi l’uno dall’altro; Passito e Dolce quello

Ungherese, prodotto da tre vitigni diversi (Furmint,

Harslevelu, e Muscat lunel), Secco con profumi

fruttati, e un piacevolissimo retrogusto di mandorla

amara, e prodotto da vitigno unico (Appunto il

Tocai) quello Italiano. La differenza organolettica

e di gusto, più la differenza di lingua se il

problema stava nelle etichette, avrebbero reso

impossibile anche ai consumatori più sprovveduti

di confondere i due Vini.

Ma forse nel futuro avremo qualche sorpresa a

conferma che il nome Tocai e molto probabilmente

anche il vitigno sono di origine Italiana. A seguito

di alcuni studi e ricerche condotti in Friuli sono

stati ritrovati documenti che attribuiscono il nome

Tocai ad un vitigno autoctono Friulano.

Leggenda vuole che già nel XIII secolo esistesse

in Friuli un vitigno di nome TOCCAI (scritto con

la doppia c) e che nel 1632 (e questa è storia)

la baronessa Aurora Formentini, di S. Floriano

del Collio, un bellissimo Paesino vicino Gorizia,

andando in sposa al Conte Ungherese Adam

Giovanni Batthyany portò con sé, oltre al resto

della sua ricca dote, anche 300 piante di… Vitti

di Toccai.

Nell’attesa che in futuro ci venga restituito il diritto

di chiamare questo vino con il suo nome i nostri

produttori si sono, nel frattempo, visti costretti

ad inventarsi un nuovo nome e cosi nella zona

DOC Lison – Pramaggiore viene chiamato Lison

e Lison classico mentre nel Friuli viene chiamato

Friulano e Friulano Classico.

Comunque, in conclusione, al di là della storia,

della leggenda, del Tokaji o del Toccai, delle

opinioni degli Ungheresi… e di quant’altri possano

averne di contrarie in merito a questo nome, per

noi in Veneto un calice di questo vino resterà

sempre “Un’Ombra de Tocai“, alla Salute.

Considerazione di Celio Sartori della Delagazione di Portogruaro - Lison Pramaggiore

Page 67: Il Sommelier n. 2/2009

news dall'ItaliaIl Pane di Lentini: il futuro ha il vero sapore del passato.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 65

Questa è una storia antica…fatta di tradizioni e

di un pizzico di magia, la magia dell’unione di

semplici elementi della terra che danno vita ai

due prodotti da sempre presenti nella mensa

quotidiana: il pane e il vino. Ma cosa unisce oggi

queste due prelibatezze? La formula moderna

si basa sulla ricerca di un percorso che ritorna

alla tradizione. Così come è stato fatto con i

monovitigni autoctoni siciliani, i quali mirano alla

produzione di vini in purezza, allo stesso modo è

stato fatto con il pane monovarietale che valorizza

antiche varietà di frumenti siciliani di grande

pregio. La Sicilia è da

sempre stata granaio

d’Italia grazie alle

condizioni climatiche

e alla ricchezza della

terra che hanno

favorito la produzione

di un grano di

qualità, dalle elevate

proprietà nutritive

ed organolettiche.

Maestro di panificazione e specialista nella

produzione di un pane biologico artigianale è Franco

Vescera, supportato e fortemente aiutato dai figli

Mattia, Jacopo, William e dalla moglie Marinella

Parisi, titolare dell’azienda Parisi, una donna

forte che, con determinazione, ha portato avanti

i segreti della preparazione del pane impartitegli

dalla nonna. Un progetto ambizioso il loro che

parte da un interesse attento verso un frumento

autoctono siciliano, “Tumminia” riconducibile al

Trimenaios greco, un cereale antico di colore

scuro coltivato a ciclo trimestrale in limitate zone

della Sicilia, tra cui i campi Leontinoi una delle

prime colonie greche di questa terra, ed utilizzato

per produrre un pane monovarietale lavorato a

mano e lievitato con crescente, una pasta acida

che agisce come lievito naturale. L’idea di Franco

Vescera di riportare sulle tavole un pane biologico

monovarietale è stata fortemente appoggiata

e attivamente portata avanti dall’Assessorato

all’Agricoltura, dalla Stazione Sperimentale di

Granicoltura, dal Consorzio Gian Pietro Ballatore,

dall’ Università di Catania e dal C.R.A. (Consiglio

per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura)

che, attraverso un grosso lavoro di equipe si

sono impegnati nella ricerca nel settore della

c e r e a l i c o l t u r a ,

riscoprendo 60

“cultivar” di grani

autoctoni siciliani.

La molitura di

questo grano

avviene seguendo

antiche procedure,

avvalendosi di mulini,

con mole di pietra,

che consentono

di amalgamare la parte amidacea con quella

lipidica contenuta nel germe dei chicchi di

grano, dando un prodotto finale ricco di enzimi,

vitamine, proteine e sali, ma soprattutto dalle

elevate proprietà antiossidanti: ecco perché oggi

il pane di Tumminia è un pane richiesto in Italia

e all’estero da grandi catene alberghiere, da

ristoranti di prestigio e recentemente anche da

farmacie ed erboristerie poiché le fibre presenti

sono consigliabili per la prevenzione delle malattie

coronariche e dei tumori. Così come per i vini

anche per il pane hanno importante rilievo sia

le caratteristiche del territorio, che conferiscono

particolari proprietà organolettiche ed olfattive,

Page 68: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

news dall'Italia

66

sia i processi di lavorazione che sono elementi

determinanti nel conferire alcune caratteristiche.

In questo senso grande importanza ha anche la

cottura che nei forni dell’azienda Parisi, realizzati

con vero cotto siciliano, avviene con legna locale:

dall’arancio, alla buccia delle mandorle fino ad

arrivare all’ulivo. Il grande lavoro di ricerca fatto

dall’azienda Parisi ha raggiunto gli obiettivi prefissati

da Franco Vescera e dalla moglie Marinella Parisi

che, grazie alla qualità, ai sapori e ai profumi di

questo pane, sono stati recentemente premiati a

Milano come produttori del “Miglior Pane d’Italia”.

A Carlentini il futuro ha il vero sapore del passato

e questo l’azienda Parisi lo sa bene… perché

come recita un antico proverbio “il pane di ieri è

ancora più buono domani!”

La vitivinicultura italiana ha subito negli ultimi trent’anni la pressione di tre diverse spinte omologatrici. La prima è stata quella che veniva da esperti marketing, dai guru del libero mercato, i quali suggerivano che per reggere il mercato globale era necessario che le nostre aziende si adeguassero ai trend internazionali e dunque adottassero i vitigni più diffusi, accorpassero le proprietà per ottenere una massa critica sufficiente, utilizzassero tecniche colturali ed enologiche meccanizzate per poter

reggere la concorrenza. Fortunatamente queste istanze sono state cancellate dal nostro mondo enologico, il quale ha creduto invece nel valore dei vigneti autoctoni e nelle possibilità di accedere al mercato caratterizzando l’offerta, anche piccola, su un legame forte vino-uomo-territorio. I successi del vino italiano hanno dato ragione a questa opzione. La seconda spinta omologatrice è stata quella di voler assegnare un valore esagerato alle tecniche di cantina, alle capacità quasi stregonesche di alcuni

Alcune riflessioni su una nuova strategia nel campo vitivinicolo

Notizia inviata da Genziana Cordopatri - Kubeitalia gruppo Computer Line

Page 69: Il Sommelier n. 2/2009

news dall'Italia

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 67

enologi di fama, in grado di assicurare quella modernità ai vini che garantiva il successo commerciale. La cantina insomma è diventata più importante della vigna e in quest’ottica sono state accolte con troppa facilità tutte le metodologie atte ad ottenere il risultato voluto: non solo barriques, ovviamente, ma rotomaceratori, osmosi inversa, concentratori, atmosfere e temperature controllate. Purtroppo oltre a questi accorgimenti fisico-meccanici sono diventati di uso comune i lieviti selezionati ed altre pratiche chimico fisiche assolutamente legali, ma che certamente non contribuiscono a conferire al vino quell’aura di naturalità che oggi molti consumatori pretendono. Questo tipo di omologazione è certamente più diffuso e pericoloso del precedente e se pure si avvertono segnali forti di cambiamento di tendenza in molti produttori – vedi ad esempio l’aumento di aziende prestigiose che adottano metodi biologici o biodinamici -, la maggioranza delle cantine importanti ancora perseguono quegli obbiettivi. E ad onor del vero va detto che in questo molta parte di responsabilità va ascritta ai critici ed alle guide vinicole, la nostra compresa, che per anni hanno premiato vini corrispondenti a questa idea di modernità: vini strutturati, iperconcentrati, colorati, e pure morbidi, accattivanti, immuni da qualsiasi tipo di caratterizzazione territoriale, tutti orientati ad un consumo colto e modaiolo.La terza spinta totalizzante è invece riuscita a influenzare la viticoltura di tutto il mondo, grazie alla capacità di far passare una certa ideologia produttiva come necessario adeguamento alla razionalità ed alla modernità: ed è quella che sta cancellando dal panorama enologico i vecchi impianti, i vecchi vigneti, che ha azzerato o quasi i sistemi di coltivazione tradizionali (alberello, pergola, tendone, ecc.) imponendo l’universale guyot o il cordone speronato, che ormai dominano dalla

Nuova Zelanda al Canada, che ha adottato tecniche di potatura stressanti per le piante, accorciandone la vita e esasperandone alcune caratteristiche a discapito di altre. E questa razionalizzazione, questa modernizzazione del vigneto ha comportato anche la monocoltura totale e dunque l’abbandono delle colture promiscue, delle siepi marginali, dei boschetti, delle aree umide. Mortificando così l’ecosistema e trasformando la viticoltura in una monocoltura esasperata che, come tutte le monocolture, è pericolosa per l’ambiente, per la sanità degli impianti e per la biodiversità della specie vitis vinifera. Questa concezione “moderna” sta cancellando le memorie ancora esistenti di una viticoltura tradizionale, che pure aveva le sue ragioni d’essere e che comunque, opportunamente adeguata, potrebbe garantire vini assai caratterizzati, fortemente territoriali. Dunque Slow Food intende orientare le sue strategie in campo enoico esattamente in

tal senso, cercando le sopravvivenze di questa enologia tradizionale, operando quasi un censimento non solo in Italia ma anche in altri paesi del Mediterraneo, là dove la coltura della vite ha una storia e un radicamento antico, e magari istituire Presìdi che abbiano come oggetto le vigne e non i vini: i vini diventano

lo strumento da utilizzare per salvare le vigne, come d’altra parte si fa quando si vuole intervenire per salvare razze da latte o da carne. Parallelamente si vuole sensibilizzare il mondo del vino perché si torni a rivitalizzare i territori viticoli, a prestare attenzione ad un equilibrio ambientale più ampio, che coinvolga il suolo, la vegetazione circostante, la vitalità delle viti, per mantenere quella complessità biologica che può consentire una coltura con basso impatto ambientale e pochissimi interventi chimici. Il che non vuol dire adottare tout court il metodo biodinamico, ma orientare la viticoltura su un percorso virtuoso, il più naturale e sostenibile possibile.

Riflessione inviata da Pippo Privitera - Presidente Slow Food Sicilia

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news dall'Italia

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Marco, mio nipote.

Potreste pensare subito ad un atto di presunzione

di chi, non siciliano, si mette a scrivere sui siciliani.

Naturale, giacché in nessuna altra regione italiana

vivono persone così ossessionate da se stesse

da dimenticare tutto il resto. Per capirci: un

genovese non parlerà sempre di Genova e di

Liguria, come un emiliano sente più il bisogno di

evadere dalla sua regione per parlarvi di quello che

vede oltre. I siciliani, invece,

si tormentano a rimestare

nella loro isola, cercando una

risposta al secolare dilemma

che li affligge: sapere chi

sono; nella convinzione che

debba spettare soltanto a loro

una simile ricerca, poiché la

stessa potrebbe risultare troppo complicata e

ingannevole per gente venuta da fuori. E questo

non è vero.

Sappiate che per entrare in questa benedetta

isola dalla porta principale è necessario prima

di tutto conoscere i luoghi che per Andrea Zanfi

sono rappresentati da un bagghiu.

Ma perché, vi domanderete? Qui occorre

comprendere che l’autore è maremmano ed è

abituato a vivere a contatto con una terra che è

impastata con il mare e con il cielo. E già questo

è un buon punto di partenza. Il bagghiu è, per chi

non lo sapesse, una masseria che può variare

molto come dimensioni, assumendo spesso

anche l’aspetto di un fortino pronto a respingere

attacchi che non arriveranno mai. Ce ne sono di

mare, quelli che chi di Sicilia non capisce nulla

chiama tonnare, dimenticando che si tratta di una

struttura architettonica subacquea, e ce ne sono

di terra, i quali possono essere bizzosi, arroganti,

barocchi, presuntuosi come quelli che li hanno

costruiti nel corso dei secoli a loro immagine e

somiglianza. Attorno ai bagghiu non c’è terra, ma

soltanto vigne a perdita d’occhio, colorate di un

verde inatteso che resiste alla calura, mentre tutto

il resto si fa giallo; un verde che si mischia ad altre

sfumature di verde, quello dei giardini di agrumi

lungo le coste e quello più triste delle chiuse degli

uliveti. Tanti tipi di verde che sono ben diversi e

lontanissimi da quello della vigna.

Dovete sapere che Andrea Zanfi

è rimasto contagiato sia da quel

verde della vigna, che era sempre

ben allineato, geometrico e che

partiva da quei silenziosi bagli

fortificati, sia da quei vignerons

siciliani che ha intervistato per un

suo libro sui vini di Sicilia uscito

qualche anno fa.

Ha capito subito che quella del vino era una

scusa bella e buona. Quei personaggi curiosi,

strambi, arroganti, fuori dal tempo, che vivono e

fanno il vino su quest’isola non hanno nulla a che

vedere con gli altri italiani che vivono la campagna

e producono un buon vino.

Ci poteva essere un luogo più ispirato per parlare

dei siciliani? Del resto è risaputo che gli italiani non

hanno mai avuto fama di essere particolarmente

stravaganti o di essere ossessionati dalla morte

come i siciliani. Essi nel corso dei secoli sono

stati definiti con una moltitudine di luoghi comuni:

ospitali, brava gente, simpatici, “attori nati” o

magari anarchici o inaffidabili mandolinari. Ma

nessuno aveva pensato prima di definirli eccentrici.

Ecco la scoperta: in Sicilia Zanfi ha trovato gli

unici eccentrici sopravvissuti. Eccentricità che

è svelata, a un buon osservatore come lui, da

un atteggiamento dello spirito, un carattere, un

Il libro di Andrea Zanfi su Marco De Bartoli

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news dall'Italia

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 69

modo di vedere le cose per estremi prima ancora

di essere o diventare circoscritti da semplici dati

geografici. È forse quel tenebroso meridionale,

greco o mediterraneo, che ha trasformato

in personaggi-mimi i protagonisti di tragedie

antiche o di drammi borghesi che incantarono

Pirandello.

Zanfi riesce a farsi raccontare un’intima storia di

vita da una persona felicemente sofferente di

una blanda forma di pazzia diagnosticata come

sicula bizzarrìa e in questo racconto ci porta a

respirare, fin dalle prime pagine, un’aria di Sicilia

che ha un retrogusto di vini fatti di sole, odore

di femmine da gineceo, violenza di parole,

profumi e colori di essenze esotiche oltre che

di arroganza di sentimenti e risentimenti. Nel

libro c’è il dialogo mai spento fra le generazioni,

grazie a quell’anello misterioso che sono i Morti

che sull’isola provvedono a sostituire ai bambini

Gesù Bambino, Babbo Natale o la Befana,

portando loro gli stessi doni che, da secoli,

stregano e incatenano generazioni e parentele

spesso inestricabili. C’è un uomo al tramonto che

raccoglie le residue gioie terrene assieme ai colori

del rimpianto e l’illusoria fioritura dell’autunno,

facendosi accompagnare nel suo ultimo

cammino dall’aleggiante solennità della Morte

amica. È così che Gaetano Basile interpreta

questa piccola storia che spalanca le porte a un

mondo che è sempre più necessario interpretare

per prenderne le distanze al fine di comprendere,

se si ha voglia di farlo, le opportunità che offre.

Un romanzo etereo di anime che si incontrano,

si parlano e aprono i loro cuori alle memorie e

alle passioni di una Sicilia posta a confronto fra

un recente passato e un presente, in un tempo

che scorre, ma che sembra immutabile. Storie di

uomini, di Marco che incontra Marco, di un’isola

che solo all’apparenza sembra lontana, ma che

invece contiene in sé quella folle anarchia che

appartiene a ognuno di noi. È questo quanto

Andrea Zanfi ha voluto comunicare nel suo ultimo

lavoro editoriale il cui contenuto è stato stimolato

da un’attenta riflessione dettata dall’esperienza

di un viaggio lungo qualche anno in Sicilia dove

si è trovato a contatto con storie, aneddoti e

uomini unici, come unica è ogni sfera umana, fra

cui, frugando e rovistando, ha scoperto quella

di Marco De Bartoli che lo ha affascinato. Un

romanzo che sembra essere pronto per essere

trasferito su un palcoscenico teatrale nella più

classica tradizione pirandelliana. Un testo da

leggere tutto di un fiato, avendo poi il gusto di

rileggerlo nuovamente, così da assaporare, con

più attenzione, le mille sfumature e i profumi

emozionali che si nascondono tra quelle righe

che raccontano i valori che regolano i legami

di parentela, di amicizia e d’amore per questa

nostra bella e meravigliosa esistenza. Un libro

curioso, che invitiamo a leggere per vivere delle

belle emozioni.

Fonte Studio Editoriale "Pizza al Taglio"

Venerdì 3 Aprile ore 15,30Sala degustazione 1° piano - pad. 8-9

la FiSAr presenta: "Scopriamo un'altra Siclia quella di Marco de Bartoli"Andrea Zanfi illustra il libro

"Marco mio nipote"con degustazione di Vecchio Samperi

guidata da Marco de Bartoli.

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

news dall'Italia

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“Abbiamo realizzato un sogno- ha dichiarato

Marco Magnifico, Direttore Generale Culturale FAI

(Fondo per l’Ambiente Italiano) – rappresentato

da una testimonianza architettonica dell’ingegno

umano che rincorrevamo da tempo. E che

siamo riusciti ad avere, per farne patrimonio di

tutti, grazie alla generosità ed alla sensibilità della

famiglia Rallo. A tal proposito debbo rivelare un

aneddoto molto speciale: avendo conosciuto il

professore Giuseppe Barbera in un’occasione

che ci ha visti impegnati per un caso di

salvaguardia dell’Ambiente,

abbiamo approfondito la

conoscenza ed i nostri

interessi. Fu allora che

mi parlò, in maniera a dir

poco affascinante della

peculiarità del giardino di

Pantelleria. E da allora nutro

questo grande desiderio,

finalmente gratificato. Gli

chiesi perentoriamente:

cercami un donatore che ne omaggi uno al

FAI. Ed il gentilissimo professore individuò in

Giacomo Rallo la persona giusta. Gliene parlò,

me lo presentò, il dott. Rallo fece un progetto

di restauro, ed ora eccoci qui a vivere uno dei

momenti più significativi degli obiettivi della nostra

Fondazione nazionale, senza scopo di lucro, che

ha nei suoi obiettivi primari la tutela, la promozione

e la valorizzazione dei beni di interesse artistico,

storico e paesaggistico”.

Il giardino pantesco è l’esempio virtuoso di un

piccole bene dedicato alla cura dell’acqua, che

ha una storia di oltre 3000 anni. La più antica

rappresentazione di questi giardini è incisa su una

tavoletta sumerica del 3000 a.C. nella quale si

vede un albero di frutta circondato da un muro.

Infatti, il giardino tipico di Pantelleria (Trapani) è

un edificio cilindrico realizzato in pietra a secco,

privo di copertura, dotato di un ingresso munito

di porta, che contiene spesso una sola pianta di

agrumi; ideato con una tecnica agraria capace

di recuperare ogni singola goccia di rugiada per

far crescere e vivere anche piante con elevati

fabbisogno idrici, come appunto gli agrumi, in un

territorio ostile, arido e ventoso.

“Prima di essere donato

al FAI – precisa il dott.

Giacomo Rallo di

Donnafugata - il giardino

è stato restaurato con

la supervisione del

professore Giuseppe

Barbera, docente di cultura

arboree dell’Università di

Palermo, e dell’architetto

Gabriella Giuntoli, che si è

avvalsa dall’esperienza di manodopera qualificata

di anziani abitanti dell’isola che si sono sempre

dedicati alla costruzione di muretti a secco in

pietra.” Il prof. Barbera e l’architetto Giuntoli hanno

sottolineato come questa straordinaria soluzione

architettonica agricola costituisca uno dei

manufatti più rappresentativi del paesaggio agrario

di Pantelleria, e che in un’isola caratterizzata dalla

scarsità d’acqua il giardino pantesco rappresenta

un tesoro di sapienza.

Molto soddisfatti tutti vertici del FAI presenti

che hanno mostrato alto gradimento nel gesto

dedicato all’opera di attenzione e di recupero

della Fondazione per l’Ambiente Italiano.

Il giardino pantesco Donnafugata è stato donato al FAI

Notizia inviata da Attilio L. Vinci

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Notizia inviata dal Consorzio Vini Valdichiana - Arezzo HYPERLINK "mailto: [email protected]" [email protected]

Il Consorzio Vini Valdichiana si presenta

Nel cuore della Valdichiana, nella suggestiva

Galleria Furio del Furia, ricavata negli antichi

scantinati di un convento benedettino nel centro

storico di Foiano della Chiana, ripristinati in modo

intelligente dal Comune, si è svolta recentemente

la seconda edizione della manifestazione “I vini

della DOC Valdichiana”.

Hanno risposto ed aderito

con entusiasmo le cantine

cooperative che vinificano

la gran parte della

produzione della DOC

Valdichiana, tra cui la

Cantina Viticoltori Senesi

Aretini di Sinalunga che

vinifica in particolare le

uve prodotte nei comuni

di Foiano e Sinalunga, la

Cantina dei Vini Tipici dell’Aretino

che vinifica in particolare le uve

prodotte nei comuni di Arezzo, Civitella,

Monte Sansavino e Castiglion. F.no, e la Vecchia

Cantina di Montepulciano che vinifica le uve dei

produttori dei comuni di Montepulciano, Torrita di

Siena e Cortona. Oltre a questa cantine hanno

presentato i loro vini le aziende Papini Zelindo (La

Pievuccia) di Castiglion F.no, Buccelletti (Casali

in Val di Chio) di Castiglion F.no, Bernardini

(S.Stefano) di Castiglion F.no, Ziantoni (S.Luciano)

di Monte Sansavino, Niccolai (Fattoria S. Vittoria)

di Foiano della Chiana, l’azienda agraria dell’Istituto

Tecnico Agrario Statale “A. Vegni” di Cortona, ed

infine l’azienda Vino Sorelli spa di Figline V.no,

che imbottiglia e commercializza anche i vini della

DOC Valdichiana.

Sono stati presentati tutti i vini della vasta

gamma della DOC Valdichiana (Bianco,

Chardonnay, Grechetto, Rosso,

Rosato, Sangiovese e

Vinsanto).

Dopo la relazione del

presidente del Consorzio

Enol. Esposito Amedeo

Antonio, che ha

sottolineato i notevoli

progressi sul piano

qualitativo della DOC,

hanno portato il loro saluto e

l’apprezzamento per l’iniziativa

l’assessore provinciale all’agricoltura

della prov. di Arezzo, dott. Roberto Vasai,

il Sindaco di Foiano della Chiana, dott. Franco

Parigi, il presidente, dott. Tulio Marcelli, della

Coldiretti Toscana. È seguita la presentazione

delle aziende partecipanti e quindi si è passati alla

degustazione guidati dal servizio impeccabile dei

sommelier della FISAR delegazione Valdichiana.

I vini degustati hanno riscontrato un notevole

apprezzamento anche per l’ottimo rapporto

qualità prezzo.

news dall'Italia

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 71

Page 74: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

in famiglia

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Marotta (PU). Si è svolta al famoso ristorante

PerBacco la cena “Il Grande Piemonte”

organizzata dalla F.I.S.A.R. Castelli di Jesi a

scopo didattico per gli attuali corsi di secondo

livello attivi.

Al fine di valorizzare i vini scelti, il Sommelier Stefano

Cantarini, che ha curato tutta l’organizzazione

dell’evento, ha concordato con gli chef Mattia

Serfilippi, Paolo Maturo e Alex Divani un menù

composto da: affettati misti e pinzimonio, ravioli

gorgonzola e noci, tartara di filetto di manzo,

bistecca e costata di vitello scaloppata. Certo

il Piemonte non si può raccontare tutto in una

cena, comunque Stefano ha scelto per noi:

Dolcetto d’Alba 2007 Vigna Lunga Albino Rocca,

Barbera d’Asti 2000 Bricco dell’Uccellone Braida,

Barbaresco 1999 Vigneto Starderi La Spinetta

Rivetti. Non poteva mancare, per concludere

in grande stile, del cioccolato fondente 70% e

85% in abbinamento con il raro e pregiato Barolo

Chinato Marcarini.

Castelli di Jesi Cena “Il grande Piemonte”

Dalla delegazione Versilia

Inviato da Giovanni Elce Fabbretti

Notizia inviata dalla Delegazione Versilia

Presso il Risorante La Martinatica di

Pietrasanta si è svolta la consueta Cena

degli Auguri di Natale 2008 alla presenza

di numerosi soci della Delegazione stessa.

Oltre a fare il consueto punto dell’attività svolta nel

2008 e dei programmi per il 2009 è stato premiato

il sommelier Marco Coluccini con il Tulipano

d’Argento per la sua preziosa collaborazione ed

è stata consegnata una targa ricordo all’Azienda

Agricola Boriassi di Fosdinovo (Ms) e al ristorante

ospitante.

Era presenta il Consigliere Nazionale Roberto

Salvetti.

Page 75: Il Sommelier n. 2/2009

in famigliaFesta degli Auguri della FISAR pisana

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 73

Serata natalizia organizzata dalla Fisar di Pisa in

occasione della Festa degli Auguri al ristorante

“Bagus”, in piazza Facchini, a Pisa, ricavato da

una ristrutturazione armonica di tutto l’edificio

nei locali dell’antico Banco della Berlina. Gli

attuali giovani gestori, Francesco Saettini, Valerio

Spagnoli (chef) e Francesco Costa, propongono

una cucina terragna, legata al territorio mediante

l’olio extra vergine di oliva franto con macine di

pietra ed il vino proveniente

da terreno misto sabbia,limo,

argilla, ambedue prodotti

nella tenuta di proprietà “La

Valletta”, a Lorenzana, e così

spiegano il significato del

nome Bagus : è una parola

indonesiana che racchiude

un significato estremo per

dire che si sta bene, che

va tutto bene e che non

potrebbe andare meglio. Per indicare ciò che è

bello e che supera la soglia del positivo viene

usato la parola “bagus”. La piazza , invece, trae il

nome dal fatto che, prima della seconda guerra

mondiale, solevano stazionare sotto i portici

adiacenti la piazza numerosi e robusti uomini pronti

ad accollarsi lavori duri e faticosi. Commercianti,

artigiani e signorotti della città sceglievano e

contrattavano per la giornata di lavoro, per lo più

di facchinaggio.

L’atmosfera dell’ambiente è stata riscaldata dal

calice di benvenuto Prosecco Valdobbiadene

DOC con crostini di pomodoro e fegatini a buffet.

Quindi si è continuato ai tavoli con un flan di

spinaci e carote su letto di fonduta di formaggio.

Il successivo Risotto alle verdure miste e cubetti

di salciccia di cinghiale è stato abbinato al Bianco

di Torgiano DOC, Torre di Giano Vigna il Pino

2006 delle Cantine Longarotti, risultato molto

strutturato dal passaggio in barriques. A seguire

Saccottini ripieni di grana e pera con salsa di

taleggio e pinoli con i quali i fisariani hanno voluto

raffrontare sia il precedente Bianco che il Chianti

delle Colline Pisane DOCG 2006 dell’Azienda

Agricola gli Archi di Fauglia, innescando dotte

e contrastanti opinioni scaturite dalle diverse

sensibilità e persistenze in bocca dei sapori di

pera o di formaggio. Con le

carni, trancio di maialino

in porchetta con fagioli

cannellini all’olio della casa e

carrè d’agnello con patatine

arrosto, è stato servito

il principe della serata:

Dimezzo 2006, Toscana

IGT del Podere di proprietà,

70% uve Merlot e restante

Cabernet, ricco di sentori di

mora con bagliori di vaniglia, dai tannini setosi e di

gusto morbido, grazie alla fermentazione alcolica

in vasche d’acciaio inox ed invecchiamento in

barriques nuove di rovere dell’Allier ed affinamento

in bottiglia almeno sei mesi prima dell’immissione in

commercio. Per finire come dessert un Fondente

al cioccolato col cuore caldo su letto di crema

inglese accompagnato da Zibibbo di Sicilia IGT

dell’Azienda Buffa.

Ottimo il servizio vini espletato dal Sommelier

Paolo Rossi. Grandi applausi al Rango di servizio

ed alla Brigata di cucina durante la tradizionale

consegna del gagliardetto FISAR da parte del

consigliere Cristina Messina regista e conduttrice

della conviviale degli Auguri. Nella foto al momento

della consegna del riconoscimento da sinistra:

Francesco Saettini, Valerio Spagnoli, Cristina

Messina, Paolo Rossi e Francesco Costa.

Notizia invia da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale.

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

in famiglia

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Dopo un mese di preparativi e di spasmodica

attesa, il 29 novembre 2008 si è scesi in campo

per la “Partita del Cuore” che ha visto il Sannio

quale protagonista della solidarietà.

Infatti, la nazionale dei parlamentari sanniti si è

scontrata con la nazionale cantanti (tra gli altri,

Pupo, l’attesissimo Raoul Bova in prestito ai

cantanti, Paolo Belli, Paolo Vallesi, Mogol, Luca

Barbarossa, Enrico Ruggieri, Paolo Mengoli,

Francesco Rapetti, i Lost, i Riquadro).

L’obiettivo è stato quello di contribuire all’acquisto

di un’ambulanza al servizio operativo della clinica

«Le Samaritain» costruita a Diego Suarez di

Antsiranana nel Madagascar ad opera del medico

sannita Luigi Bellini, fondatore dell’associazione

Next onlus, oggi riconosciuta come associazione

ufficialmente idonea alla cooperazione

internazionale. Il centro medico-chirurgico fu

inaugurato ufficialmente il 4 ottobre del 2007 e

viene ora considerato tra le più importanti opere

sanitarie del Madagascar, certamente la più

grande della regione nord del Paese. Il centro

lavora anche per le strutture pubbliche, con tariffe

modestissime, ed eroga assistenza gratuita per i

poveri.

Ma veniamo a noi sommelier, la sera prima del

match si è tenuta una cena di gala il cui servizio

sommelier è stato eseguito dai sommeliers

La partita del cuore con la Delegazione di Benevento protagonista

Page 77: Il Sommelier n. 2/2009

in famiglia

Al Mercatino di Natale con la Delegazionedi Pordenone

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 75

La Fisar, Delegazione di Pordenone, domenica 21

dicembre ha partecipato al Mercatino di Natale

di Sclavons-Cordenons, con un gazebo ricco di

materiale pubblicitario ed informativo delle attività

Fisar sia nel campo enogastronomico che culturale.

In tale sede è stato anche presentato il mini-corso

che partirà il prossimo febbraio, presso la sede

del Centro Culturale Aldo Moro di Cordenons.

Apprezzata è stata l’iniziativa che ha avvicinato

diverse persone interessate a conoscere il

sempre affascinante mondo del vino.

F.I.S.A.R della Delegazione di Benevento (Rillo

Giuseppe, Rapuano Teresa, Vitale Ermanno,

Goglia Maria Nieves).

Alla cena hanno partecipato numerose autorità

quali il sottosegretrio al Welfare Sen. Pasquale

Viespoli, il Sen. Mino Izzo, l’On. Costantino Boffa,

l’On. Nunzia De Girolamo, il Presidente della

provincia di Benevento Aniello Cimitile, il Sindaco

di Benevento Fausto Pepe, il Presidente delle

ACLI di Benevento, il responsabile regionale delle

ACLI, il responsabile al controllo antidoping della

FIGC.

Tra i cantanti partecipanti alla cena: Enrico Ruggeri,

Paolo Vallesi, Sandro Giacobbe e molti altri.

La serata, organizzata da Tonino Meola

organizzatore dell’evento, è stata presentata dal

giornalista sportivo Enrico Varriale.

Tra i vini selezionati per accompagnare la cena,

tutti dell’azienda agricola Fontanavecchia, ne

vanno menzionati due che hanno ricevuto

numerosi riconoscimenti:

il Facetus (Falanghina in purezza fermentata in

barriques di rovere francese, che presenta sentori

netti all’olfatto di ananas, mela gialla, pesca

matura, melone e vaniglia) e l’Orazio (un blend

di Aglianico e Cabernet Sauvignon, figlio della

nuova enologia campana, capace di mostrare

classe e finezza. In bocca è fitto e gradevolmente

tannico, caldo ma equilibrato dall’ottima acidità

e dall’intrigante vena sapida. Lungo finale, con

esotici ritorni di speziatura che invitano a godere

di un nuovo sorso. Vinificato con macerazione di

circa 20 giorni, si è elevato in barrique di rovere

francese per 12 mesi).

Notizia inviata da Mariagrazia De Gregorio della Delegazione di Benevento

Notizia inviata da Antonietta Turrin

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

in famiglia

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Festa con brindisi per la consegna dei diplomi

ai nuovi sommelier della delegazione Fisar di

Livorno, che vanta storiche radici in città, dove

fin dagli anni Settanta ha contribuito a formare

generazioni di esperti. Nella sala del Ristorante

Villa Margherita, a Quercianella, hanno ricevuto

l’attestato di qualifica i 23 “neo-intenditori”: Ilaria

Agostinelli, Gianfranco Battisti, David Bracci,

Maria Francesca Cassibba, Michele Catone,

Davide Cecio, Eleonora Cozzella, Stefano De

Ranieri, Alberto Diara, Marco Fabbrini, Claudia

Ficcanterri, Mario Fornaciari, Manola Frediani,

Francesco Frosali, Andrea Gentili, Massimo

Giachetti, Corrado Malfanti, Valerio Moggi,

Marco Paglioni, Lorenzo Panarella, Arianna

Setzu, Roberto Tumio e Igor Vanni. Un corso

impegnativo e appassionante in tutti e tre i livelli,

intervallato da visite guidate in prestigiose cantine

(tra cui Ornellaia – vedi fotografia) e manifestazioni

(come il Vinitaly) e concluso con l’esame di

merito, in cui si sono particolarmente distinti

Agostinelli, Ficcanterri, Setzu, Cecio e Diara.

La cena, accompagnata dai vini Montresor, è

stata anche l’occasione per parlare di sicurezza

sulla strada: bere bene infatti non vuol dire

bere tanto. Per questo prima della serata il

dott. Roberto Bottici ha tenuto una conferenza

sugli effetti dell’alcol e, dopo la cena, l’ispettore

capo Daniele Lemmi della polizia municipale

di Livorno ha fatto il test alcolemico ad alcuni

sommelier volontari. Un test senza confische di

auto: non solo perché era una prova ma perché

praticamente nessuno ha superato i valori di legge,

a riprova di un giusto equilibrio tra cibo e vino.

La Fisar di Livorno festeggia i suoi nuovi sommelier

Notizia inviata da Eleonora Cozzella della Delegazione di Livorno

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in famigliaSui navigli un soffio di Romagna

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 77

La bella terrazza coperta della società Canottieri

Milano ha ospitato, il 26 gennaio, un incontro di

degustazione organizzato dalla delegazione FISAR

di Milano in collaborazione con Romagna Terra del

Sangiovese. Tredici produttori di vino, provenienti

da Imola, Forlì, Cesena, Faenza e Rimini, hanno

avvicinato il folto pubblico intervenuto ai sapori e

ai profumi della loro terra.

Grandi protagoniste della serata sono state

le diverse e numerose tipologie di vino della

eclatante riscossa enologica dei territori di

Imola, Faenza, Forlì-Cesena e Rimini. La qualità

e la storia dei grandi Sangiovesi (Superiore e

Riserva) delle migliori cantine dei quattro territori

romagnoli, Albana Docg nelle versioni Secco,

Amabile, Spumante e Passito, Pagadebit Doc,

alcuni grandi Igt di Romagna, il Centesimino

stupendo quanto sconosciuto vitigno autoctono

dai profumi esagerati sono state “raccontate” in

prima persona dai produttori.

Ad accompagnare queste grandi eccellenze

enologiche tanti prodotti tipici: gli straordinari olio

extravergine di oliva delle colline romagnole, il

Formaggio di Fossa Dop di Sogliano al Rubicone,

Squaquarone di Romagna, l’Ubriaco all’Albana,

le confetture e e marmellate della tradizione

contadina come il Savor e i fichi caramellati,

sottoli come lo Scalogno di Romagna Igp.

Sono stati proposti inoltre il cioccolato al Sale

Dolce di Cervia, al Sale Dolce e Olio Brisighello,

il cioccolato con Sangiovese ed Albana e i liquori

di fattoria (Nocino, Rosolio, Cordiale alle Erbe).

Ovviamente presente la mitica Piadina ed i salumi

romagnoli, la salsiccia passita e i ciccioli frolli.

L’ “atmosfera di Romagna” è stata evocata

anche da musiche, video, slides e materiale

promozionale. In questa terra l’eno-gastronomia

di qualità si sposa, con naturalezza e proprietà,

ad un paesaggio dolce ed armonioso, al turismo

attivo, ai trattamenti termali di bellezza-benessere,

alla scoperta di siti e musei straordinari di arte e

storia: il vero trionfo dei cinque sensi.

Romagna Terra del Sangiovese è l’aggregazione

delle eccellenze delle quattro Strade dei Vini e

dei Sapori della Romagna. Trentadue aziende ed

imprese selezionate tra gli oltre 270 associati alle

Strade di Imola, Faenza, Forlì-Cesena e Rimini:

cantine, agriturismi, alberghi del territorio, aziende

agricole, produttori di straordinarie tipicità.

Questa rinnovata immagine della Romagna,

come destinazione emergente dell’enoturismo e

dello slow tourism, è anche merito della notevole

effervescenza del settore vitivinicolo romagnolo:

un vero fenomeno di rinascita dell’enologia di

Romagna, che nell’ambito del Sangiovese e

dell’Albana Passito assurge a livelli di assoluta

eccellenza!

Romagna terra del Sangiovese ha sede a

Forlimpopoli (FC) presso Casa Artusi dove

il turista e l’appassionato degustatore potrà

approvvigionarsi dei migliori vini di Romagna e

tipicità prodotte da cantine ed agriturismi di questa

mitica terra. La serata si è conclusa con grande

soddisfazione dei partecipanti, dei produttori,

degli organizzatori. Ci proponiamo di ripetere

questa esperienza con altre realtà territoriali meno

conosciute, ma altrettanto capaci di regalare tanti

prodotti d’eccellenza.

Notizia inviata da Gianni Longoni della Delegazione di Milano

Page 80: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

in famiglia

78

È domenica 21 dicembre quando la Delegazione

FISAR di Pavia inaugura una nuova “figura

professionale” nell’ambito sommelieristico: il

Sommelier-Clown.

Qualcuno dirà che ce ne sono già molti in giro al-

cuni addirittura in televisione… e non mi riferisco

a comici più o meno affermati suvvia, non scher-

ziamo!

E’ successo che una nostra corsista, da noi or-

mai ben avviata sulla strada dell’alcolismo con-

sapevole (ciao, Paola!), sia anche volontaria di

un ‘Associazione di medici-clown operante nella

provincia di Pavia, “la giostra dell’allegria”, che,

oltre alle varie attività in corsia, organizza ed anima

il pranzo natalizio dedicato ai bambini ricoverati

nella Clinica di Oncologia Pediatrica del Policlinico

San Matteo di Pavia.

Sorge naturale alla neo-corsista chiedere in

Delegazione la disponibilità ad organizzare il ser-

vizio di mèscita durante il suddetto pranzo: detto,

fatto!

La risposta è unanimemente entusiastica, ma,

poco a poco, si fa strada un dubbio atroce, un

tarlo ci rode… ma se i medici si presentano ag-

ghindàti come clown, noi restiamo vestiti da pin-

guini?

E così, la Brigata di Servizio si presenta domenica

mattina con mezz’ora di ulteriore anticipo, rigoro-

samente in divisa, per sottoporsi alla “truccatura”:

risultato eclatante, alla fine tutti siamo risultati mi-

gliori dell’originale…

Sono state 4 ore intense, di lavoro sì, ma soprat-

tutto di emozioni; abbiamo vissuto, seppure per

poco, insieme a bambini, cuccioli d’uomo, che la

sorte ha voluto sfortunati e che devono combat-

tere con tutte le forze, insieme ai loro genitori ed

ai medici che li seguono, una battaglia dall’esito,

spesso, incerto.

Vogliamo quindi lanciare, da queste pagine, il

sasso, affinchè la nostra non resti un’iniziativa iso-

lata e possa acquisire un significato ulteriore.

Perché non creare, delegazione per delegazione,

Una figura nuova per un sorriso in più

Page 81: Il Sommelier n. 2/2009

in famiglia

La Fisar di Portogruaro invitata in Vaticano

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 79

La Fisar di Portogruaro nelle persone dei

Sommelier Sandron Mario e Cadamuro Zeffiro è

stata invitata in dicembre stati a presentare i vini

DOC del territorio Lison Pramaggiore nell’ambito

di una cena tipicamente Veneta in vaticani.

I piatti e i vini abbinati sono stati: torta salata al

baccalà, baccalà mantecato alla Veneziana con

un Prosecco di Valdobbiadene, baccalà alla

Vicentina con polenta di mais di Marano calda in

fetta con uno Chardonnay doc Lison Pramaggiore,

assaggio di Renga alla Concordiese e polenta

“Brustolà” con un Raboso Rosato del Veneto IGT,

bocconcino di Vezzena stravecchio dell’altopiano

di Asiago con un Cabernet sauvignon riserva

2004. Per finire un mini soufflé al cioccolato con il

cuore d’olio d’oliva con un Incrocio Manzoni 613

passito.

Hanno Presenziato alla cena i Cardinali Re,

Martinez ,Rizzato e Sancez oltre al Senatore

Scarpa Bonazza Buora e il presidente dell’Enea

Enrico Montesano con la sua Signora.

La cena si è tenuta nella Casina Pio IV presso i

Giardini del Vaticano.

Notizia inviata da Sandron Mario della

Delegazione di Portogruaro

una task-force di Sommelier-Clown, in sinergìa

con le Associazioni locali di medici-clown, che si

riconosca sotto la bandiera FISAR, con unificazio-

ne della comunicazione e dell’immagine?

Noi crediamo che possa essere un passo impor-

tante a definire l’attività di FISAR nel sociale, con

un tratto distintivo ed unico, una possibilità per

migliorare e veicolare la nostra immagine, nonché

un’opportunità per arricchire il personale bagaglio

di esperienza del singolo.

Il sasso è lanciato; vediamo se lo stagno fa le

onde.

Chiudo con un doveroso e sentito ringraziamento

agli amici Vignaioli di Oltrepò che ci hanno soste-

nuto, mettendo a disposizione, con encomiabile

entusiasmo, i loro vini: AnTEo, con il suadente

Martinotti Brut OP DOC – BRUno VERDI, con il

suo eccellente Sangue Di Giuda OP DOC.

Ed ecco la Brigata di Servizio: Laura Bergamaschi,

Michele Cavallo, Ambrogino Geranzani, Rosanna

Gioia, Roberto Pace, Paola Spelta.

Notizia inviata da Roberto Pace Segretario della Delegazione di Pavia

Page 82: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

in famiglia

80

Una rappresentanza della delegazione F.I.S.A.R.

Lodi guidati dalla delegata Annarita Granata e dal

segretario Fabio Gallorini, si è recata in visita alla

storica azienda vitivinicola di Angelo Gaja in quel di

Barbaresco.

La mattinata all’azienda, racconta la delegata

Annarita, inizia quando entrati nel cortile di quella

che sembra un antico cascinale ristrutturato, siamo

ricevuti prima dal receptionist e poi da Valentina una

simpatica e dinamica ragazza, la quale sarà la guida in

azienda. L’accoglienza è calorosa, genuina e sincera.

Dopo le presentazioni, iniziamo la nostra visita.

All’ingresso della cantina,

si nota la mano artistica ma

funzionale dell’architetto Bo,

che l’ha concepita. Una

sola vasca per la raccolta

delle uve rosse e una sola

diraspatrice, testimoniano

quanto detto dalla guida

circa la conduzione

famigliare di un’azienda

che ha saputo negli anni

conquistarsi con merito un

posto nell’olimpo del monte vitivinicolo.

Scesi ai piani bassi, meraviglia la pulizia che si trova

in cantina, non si vedono ragnatele, tutto è ordinato,

le barrique (confezionate in Italia con legno francese

ed europeo) e le botti grandi ne sono la splendida

coreografia. Passando da un livello all’altro, ci si

trova sotto il castello di Barbaresco, unito da un

passaggio/galleria alla cantina di Gaja. Il castello,

proprietà dell’azienda, dopo la dovuta ristrutturazione,

era destinato a diventare un Relais Château, ma

per una discordanza di pareri, i locali sono stati

riservati a Gaja Distribuzione, altra importante realtà

aziendale che si occupa dell’importazione e relativa

distribuzione di vini e accessori legati al mondo

vitivinicolo. Sempre cordiale e gentile, Valentina

ci accompagna in una sala, dove c’è modo di

apprezzare una tavola apparecchiata con tovagliette

e bicchieri differenti adibiti a degustare i vini che

saranno proposti. Per avere una visione allargata

dell’azienda, sono proposti sei differenti vini. S’inizia

con dell’ottimo champagne Gosset Gran Riserva,

passando per la Toscana con il Magari 2005, vino

che riflette l’espressione dell’alta Maremma, dove il

Merlot esprime un frutto lussureggiante e il Cabernet

evidenzia sentori più speziati.

Si prosegue con vini delle Langhe, il Sito

Moresco2006 vino ottenuto con la longevità del

Nebbiolo e la bevibilità del Cabernet e Merlot.

Siamo nei comuni di Morra

e Serralunga degustando

il Barolo Dagromis2003,

proseguendo con

il Conteisa2004 e

concludendo in bellezza con

il Barbaresco2005, uno dei

più grandi rossi italiani. La

classe di questo prodotto

verrà ancora più apprezzata

nei prossimi anni, come si

addice a un grande vino,

vino che è nella storia della famiglia Gaja.

Ora siamo veramente al termine di questa giornata

e, prima di rendercene conto, entra la Sig.Lucia,

moglie di Angelo Gaja, la quale si mostra disponibile

a suggellare il nostro incontro con una foto.

Per ringraziare dell’ospitalità e la disponibilità

riservataci, doniamo alla sig. Lucia un bellissimo

piatto in ceramica “Vecchia Lodi” con il simbolo

della nostra Federazione di Sommelier, piatto fatto

completamente a mano, veramente unico nel suo

genere con dedica personale alla famiglia Gaja.

Ogni giornata passata a contatto con il vino ha il suo

fascino, una sua filosofia, che può essere vissuta in

modo differente da ognuno di noi. Ogni momento è

a sé e in quest’azienda ogni momento della giornata

è sembrato magico.

I sommelier della Delegazione F.I.S.A.R. di Lodi ospiti da Angelo Gaja

Notizia inviata da Fabio Gallorini della Delegazione di Lodi

Page 83: Il Sommelier n. 2/2009

in famigliaChampagne per tutti alla Delegazione di Versilia

A Volterra un finale d’anno d’eccezione ed un inizio promettente

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 81

Lunedì 2 Febbraio, presso il Rist. te Gusmano

di Viareggio la Delegazione Versilia, in

collaborazione con la distribuzione “Champagne

per tutti” di Viareggio, ha organizzato una cena/

degustazione con Champagne per i propri soci

proponendo loro in abbinamento con piatti a

base di pesce - splendidamente preparati

dal patron Gusmano Del Carlo - ben cinque

Champagne diversi fra loro per tipologia: Guerlet

Deguerne Brut Trad. 1er Cru, Heriot Blanc

Souverain, Derouillat Arthemia Rosè Brut, Valentin

Driant Reserve 1er Cru ed Henriot Brut Mill.

2000. Al termine della piacevole serata,

alla quale erano presenti fra gli altri il

Consigliere Naz. le FISAR Salvetti e il Segretario

Naz. Del Debbio, sono stati consegnati i tulipani

d’argento per i 25 servizi ai sommelier Massimo

Nicoletti e Gianluca Ricci.

Notizia inviata da Piero Lapiana

della Delegazione VERSILIA

L’anno 2008 si è concluso positivamente per la

delegazione “storica” di Volterra, che pur nella

sua limitata base associativa (66 soci) è riuscita

a realizzare importanti eventi che hanno dato

lustro a tutta la Federazione. Dal 18 marzo al

15 aprile è stato organizzato con successo

il 2° minicorso di avvicinamento al vino che ha

visto la partecipazione di 15 nuovi soci, dove

sono stati spiegate dai docenti Fisar gli elementi

di base per conoscere, servire ed abbinare il

vino, con il rilascio al termine di un attestato di

partecipazione. Dal 18 aprile al 19 dicembre si

è svolta la terza edizione dell’iniziativa, ormai di

risonanza internazionale, delle “Cene Galeotte”,

ovvero delle cene all’interno del carcere di

Volterra. In questa iniziativa la nostra delegazione

è partner insieme allo sponsor Unicoop Firenze

ed al Ministero di Grazia e Giustizia. Le 8 serate

enogastronomiche (realizzate per uno scopo di

solidarietà “il cuore si scioglie”, i cui fondi raccolti

quest’anno ammontano a L 25.000) sono state

dirette dall’esperto giornalista Leonardo Romanelli

a cui è stata affidata la scelta dei cuochi, tutti di

provata fama ed abilità. Alla Fisar è stato affidato

Page 84: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

in famiglia

82

Notizia inviata dal Delegato di Volterra Flavio Nuti

il compito di abbinare i vini del territorio secondo

i menù prescelti. Sono stati abbinati i vini della

zona Doc Montescudaio (Podere la Regola e

Fattoria di Sorbaiano), della zona Doc Bolgheri

(Michele Satta); della zona Doc Val di Cornia

(Gualdo del Re); della zona della doc Grosseto

(az. Agr. Poggio al Lupo) della zona delle colline

Pisane (I Giusti e Zanza; Tenuta Podernovo;

Pieve dei Pitti). La cena conclusiva del 19

dicembre 2008 ha visto la partecipazione del

noto chef “stellato” Trovato del ristorante Arnolfo

di Colle di Val D’Elsa (Siena). Peraltro come già

noto per questa iniziativa la nostra Federazione

Nazionale, in occasione dell’assemblea nazionale

di Ragusa, ha premiato la direttrice del Carcere di

Volterra, dott.ssa Maria Grazia Gianpiccolo con

l’onoreficienza di “sommelier onorario”.

Non ultima per importanza è stata la nostra cena

degli auguri di fine anno presso il ristorante, nuovo

associato, Il vecchio Mulino dei fratelli Bassini,

cui hanno partecipato circa 60 persone tra soci

ed ospiti (rappresentanti degli enti ed istituzioni

del nostro territorio), dove è stata chiamata a

partecipare gratuitamente, e di qui va il nostro

sentito ringraziamento, l’azienda “Le Macchiole” di

Bolgheri, una delle migliori e più affermate aziende

non solo della Toscana ma d’Italia, rappresentata

della proprietaria Cinzia Merli Campolmi. I vini “le

Macchiole” Doc Bolgheri e “Paleo” IGT, bianco e

rosso, offerti dall’azienda sono stati abbinati ad

un menù della tradizione natalizia: dagli antipasti:

cotechino con polenta fritta e sedano rapa su

crema di lenticchie; buristo e crostini di fegatini; ai

primi piatti: risotto ai porcini, zafferano e granella

di pancetta croccante; Straccetti freschi di

farina di castagne con ragù bianco di anatra e

castagne; ai secondi piatti: tagliata con olio ai 3

pepi e misticanza; Piccione arrostito con salsa di

fegatini alla diavola e sformato di cardi; formaggi

e dessert: Cannoli siciliani, cui è stato abbinato il

passito “Sondrete” offerto dall’azienda “Podere la

Regola” di Riparbella.

Per l’anno 2009, la nostra delegazione sarà di

nuovo impegnata in una nuova edizione delle Cene

Galeotte, questa volta interessando la cucina delle

regioni italiane con il relativo abbinamento dei vini

del territorio di riferimento, dalla Sicilia al Trentino,

passando per le regioni dell’Italia centrale. Vi sarà

anche una partecipazione diretta con corsi di

avvicinamento al vino nella tradizionale rassegna

annuale sul tartufo e prodotti tipici “Volterra

Gusto”. Sarà dato inizio anche un nuovo corso per

sommelier di I° livello non appena sarà raggiunto

un minimo di partecipanti. Un ringraziamento per

la riuscita di tutte queste attività ai sommelier della

delegazione, che ancora con encomiabile spirito

si mettono a disposizione, perlopiù gratuitamente,

per dare lustro alla nostra associazione, in

particolare: al segretario e direttore di Corso

Del Testa Enrico, al responsabile dei servizi

Bartolini Renzo, ed ai sommelier in attività: Bittini

Fiorisa, Gazzarri Graziano, Totani Marcello,

Gamberucci Francesca e Lippi Luigi. In ultimo un

ringraziamento al nostro socio Giustarini Alberto,

Responsabile del Centro Tecnico Nazionale, per

il suo autorevole sostegno, ed a tutti i nostri

soci, giovani e meno giovani, tra cui è doveroso

ricordare l’onnipresente Fabbrichesi Anna, ed il

socio onorario Aulo Gasperini, attuale unico socio

“fondatore” vivente della nostra Federazione

Nazionale dall’anno 1972, i quali continuano a

credere nello spirito fisariano ed a condividere e

sostenere la nostra delegazione.

Page 85: Il Sommelier n. 2/2009

Anche nel 2008 notevole è stata la partecipazione ai corsi formativi organizzati dalla Delegazione di Torino nelle diverse sedi di corso (San Mauro T.se, Rosta e Frossasco).Quaranta associati hanno terminato con successo l’iter conseguendo l’attestato di qualifica di sommelier aggiungendosi ai 150 già presenti nella delegazione.I nuovi sommelier sono: Berlen Giuseppe, Bianco Alessandro, Borgiattino Cassinino Ramona, Buscetto Pietro, Borsarelli Marco Stefano, Langowska Andrzelina, Morino Alessio, Nigris Lorenzo, Novarina Roberto, Odisio Daniela, Oliverio Paolo, Rocchi Egidio, Russelli Giuseppe, Tronu Stafano, Vaschetto Sergio, Bratta Emilio Antonio,

Carcieri Antonella, D’Alfonso Alessandra, D’Angelo Felice, La Torre Rosetta, Livi Alberto, Maina Luca, Massaglia Luciano, Mecaj Danjela, Morea Vittorio,

Patella Carmela, Pelosi Cristiana, Vinci Giuseppe, Zanutel Luciano, Zeni Francesco, Andriulli Roberta, Bracotto Silvana, Celentano Gaetano, Gallo Paolo, Lucarelli Vito, Moscia Lorenza, Rossi Alessandro, Sorce Rosa Maria e Valfrè Rita. Un grazie sincero va ai Direttori di Corso Claudio Genova e Roberto Rossi

e ai docenti Giuseppe D’Eramo, Saverio Scarpino, Andrea Ricciardi, Vincenzo Fragomeni, Giuseppe Malfi, Paolo Ghignatti, Roberta Polionato e Fiorenza Cambiaghi. Bravi e disponibili come sempre i sommelier di servizio ai corsi.

Quaranta nuovi sommelier nel 2008 a Torino

Conferenza sul Gavi alla Delegazione di Torino

Notizia inviata dalla Delegazione di Torino

Notizia inviata dalla Delegazione di Torino

Un importante incontro con protagonista il Gavi si è svolto presso la sala conferenze dell’Hotel Glis di San Mauro T.se nel mese di febbario 2009.L’evento, che vedeva invitati a numero chiuso i soli soci della Delegazione di Torino, si è dimostrato un intenso momento di carattere didattico. Unico rammarico è stato non aver potuto soddisfarre tutte le richieste di partecipazione. Relatrice del convegno Chiara Soldati Caracciolo di Vietri, nipote dell’indimenticabile scrittore Mario Soldati e Presidente del Movimento Turismo del Vino del Piemonte.La serata si è conclusa con una degustazione di Gavi della prestigiosa azienda La Scolca che proprio quest’anno compie i suoi

primi 90 anni di storia.Sono stati soggetto di degustazione guidata da Chiara Soldati e dall’Enologo e contitolare dell’azienda Giorgio Soldati un Brut millesimato “D’Antan” del 1997, un Gavi fermo “D’Antan” del 1999, un Gavi “Soldati La Scolca” del 2001, un metodo classico Brut “Soldati La Scolca” del 2006 e un “Rugrè”. Il servizio ai vini è stato gestito dai sommelier Roberta

Di Rocco e Alessandro Frand Genisot. Alla dott.essa Chiara Soldati Caracciolo di Vietri è stato donato in segno di ringraziamento un Tastevin ed il distintivo della FISAR.La serata è stata la prima di una serie di appuntamenti che vedranno protagonisti i più grandi vini della nostra Italia.

in famiglia

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 83

Page 86: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2

in famiglia

84

Un servizio molto rappresentativo è stato quello

che ha visto la Delegazione Fisar di Roma impe-

gnata, giovedì 18 Dicembre, presso la “Sala della

Regina” di Palazzo Montecitorio: la cena per gli

auguri di Natale fra Deputati, stampa di settore ed

ospiti d’onore.

È, da sempre, consuetu-

dine della Camera dei De-

putati riunirsi in prossimità

delle feste di fine anno per

il tradizionale scambio di

auguri. E come ogni anno

questa occasione viene ar-

ricchita, tramite la collabo-

razione della Commissione Agricoltura, dalla pre-

senza di prodotti di punta a marchio DOP, DOC

ed IGP: una sorta di contributo istituzionale alla

valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità

delle nostre regioni, quest’anno specificatamente

dedicato alle produzioni enologiche e

gastronomiche di Piemonte e Sicilia.

La serata è stata aperta dall’in-

tervento del Ministro alle Politiche

Agricole Luca Zaia (sommelier

onorario Fisar) che, oltre a ricorda-

re come e quanto i prodotti eno-

gastronomici italiani siano il fiore

all’occhiello del nostro export,

nonché volano di un’economia

di fondamentale importanza sia

dal punto di vista economico che

come numero di addetti impegnati

nel settore, ha voluto ribadire l’im-

pegno costante e doveroso del

Governo al sostegno al sistema agroalimentare

italiano. Il Ministro ha voluto inoltre rimarcare come

e quanto i prodotti del made in Italy nel campo

enogastronomico riescono a rappresentare il le-

game tra produzione, tradizione e territorio.

A seguire l’intervento di

Luca Maroni, che ha intro-

dotto gli ospiti alla degu-

stazione dei tanti vini della

serata.

Piacevole sorpresa della

serata è stata la compe-

tenza dimostrata da parte

di molti deputati rispetto ai vini che venivano ser-

viti, ai vitigni autoctoni delle 2 regioni, ai metodi di

coltivazione, impegnando così i nostri sommelier

in piacevoli conversazioni sulle 2 importantissime

zone enologiche italiane protagoniste dell’evento:

la Sicilia ed il Piemonte.

In testa a tutti lo stesso ministro

Zaia, che non ha perso l’occasio-

ne per ricordare come, in gioven-

tù, prendeva parte attivamente alla

vendemmia nelle campagne della

sua regione, il Veneto.

La serata si è conclusa con il brin-

disi inaugurale per un 2009 carico

di soddisfazioni e riconoscimenti

per le produzioni agricole italia-

ne, strumento indispensabile per

combattere la crisi economica

che investe ogni settore.

La Fisar di Roma a Palazzo Montecitorio

Notizia inviata dalla Delegazione di Roma

Page 87: Il Sommelier n. 2/2009

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 2 85

Premio Vini di Toscana 2008

La Regione Toscana assegna il Premio Vini 2008 ai Sommelier. Un premio prestigioso che conferma quanto la figura del Sommelier sia

importante nella diffusione della Cultura del Bere. È con vero piacere che pubblichiamo la lettera del Presidente della Regione Claudio Martini

che ringraziamo sentitamente.

“”

di Mario Del Debbio

Abbiamo voluto dare un riconoscimento a questa folta schiera di professionisti che da tanti anni con grande passione contribuiscono in maniera determinante a far conoscere il vino e a promuoverne correttamente il consumo. Sono state premiate la FISAR e l’AIS Toscana.Il nostro territorio da sempre ha puntato sulla qualità dei propri prodotti agroalimentari e il vino è uno dei principali ambasciatori della Toscana dei sapori nel mondo. I sommelier hanno svolto un ruolo importante per la crescita del settore diffondendo la cultura del vino presso i consumatori e sempre più spesso collaborando anche con le aziende produttrici di vino.Sono dunque degli apprezzati professionisti che seguono tutta la filiera del vino: dalla produzione fino al consumo. Un compito affascinante, delicato e importantissimo. Soprattutto per un territorio come il nostro che può vantare vere e proprie eccellenze mondiali tra i vini. Dal Chianti al Morellino, dal Brunello di Montalcino al Nobile di Montepulciano: sono questi solo alcuni dei nomi che fanno la storia del vino, sono le etichette il cui blasone si riconferma ogni anno, grazie alla qualità delle produzioni, e alla creatività dei produttori. Il vino toscano detiene il record delle denominazioni di origine: ben 36 sono i vini a denominazione di origine controllata, e 5 quelli che hanno una certificazione ancora più forte, la Docg. 11mila (su un totale di 30mila) sono le aziende che si sono specializzate nel produrre vini di qualità destinati al mercato interno e all’export. Sfiora i 500 milioni di euro l’export annuale, pari al 17% di quello nazionale.

Il premio Vini di Toscana è nato nel 2002 per dare un riconoscimento a chi in questo settore, che ha un ruolo importante all’interno della cultura, dell’economia, della gestione del territorio toscano, si distingue per capacità, impegno e amore per il vino. Negli anni passati i riconoscimenti sono andati al mondo del giornalismo specializzato, ai giovani viticoltori, ai giovani enologi. Assai significativi anche i riconoscimenti che abbiamo voluto dare nelle due ultime edizioni al mondo della ristorazione e al mondo della ricerca scientifica.Senza i sommelier e tutti questi attori del mondo del vino non sarebbe stato possibile per la Toscana essere ancora ai vertici della qualità mondiale.

Claudio Martini (Presidente Regione Toscana)

Page 88: Il Sommelier n. 2/2009

Centro Servizi ArenAStAnd n. 23

Nel tardo pomeriggio di martedì 3 febbraio Bruno Ianett ci ha lasciati. A Sirmione, durante la convention dedicata ai 35 anni dell’associazione, aveva ricevuto l’onorificenza di Cavaliere FISAR. Ci mancherà l’amico come ci mancheranno Il suo contributo, la sua competenza e la sua signorilità.

ciao Bruno.dal giugno scorso lottava contro una malattia iniziata in maniera insidiosa e subdola ma diventata poi inesorabile. in autunno si era accesa una speranza, lo si percepiva dalla sua voce, dal suo fervore, dalla sua ritrovata ironia toscana e garbata, ma non è durata molto. in Fisar ci eravamo incontrati nel '78, erano i tempi di Villa Kinzica e del cav. Venturini: entrambi ancora con i capelli e neri, Bruno già magistrale e sicuro nelle sue intuizioni di cucina e vino. Suscettibile anche, se dopo aver ammirato la sua profonda e strepitosa cultura gastronomica, si avanzava qualche dubbio scherzoso sulle sue capacità di sommelier. e poi per anni in giro per l’italia dall’incontro a reggio calabria con un giovane Vissani, non ancora famoso ma già riconoscibile per certi suoi tratti caratteriali, alle commissioni di esame della Fisar dove spesso eravamo insieme, alle lezioni in germania con i termometri, mi diceva, dai quali era scomparso il mercurio tanto faceva freddo. la nostra Federazione deve molto alla sua cultura, alla sua disponibilità alla sua capacita di formare nuovi sommelier. Quanti ne ha formati! per non parlare della sua attività in provincia e regione toscana sempre mirata alla realizzazione di corsi di formazione per le attività enogastronomiche. toscana sempre mirata alla realizzazione di corsi di formazione per le attività enogastronomiche. tAveva partecipato anche a piccole serie di trasmissioni su tV regionali lasciando sempre il segno lieve, ironico e gustoso della sua piacevole eppur sterminata cultura della tavola, del cibo e del vino. Da poco tempo aveva finito di distillare, mi sembra il verbo adatto, un testo snello e completo che sta per diventare libro di testo per il iii corso sommelier della Fisar: non ha fatto in tempo a gustare il successo che avrà con i nostri corsisti e con tutti coloro che vogliono apprendere la non facile arte di unire cibo e vino. tutti siamo certi che la Federazione si impegnerà per la migliore riuscita della sua fatica: è un tributo che gli dobbiamo tutti siamo certi che la Federazione si impegnerà per la migliore riuscita della sua fatica: è un tributo che gli dobbiamo tperché ci sentiamo tutti suoi allievi, grati sempre per tutto ciò che ci ha trasmesso. ne faremo tesoro Bruno, promesso.

Marzio Berrugi

Page 89: Il Sommelier n. 2/2009

diVinandoTorna la sfida tra le Delegazioni

2009

FederAzione itAliAnA SoMMelier AlBergAtori riStorAtori

Page 90: Il Sommelier n. 2/2009

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Page 91: Il Sommelier n. 2/2009

A�iamo a�iunto due pagine esclusive alla storia della nostra famiglia.

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S.Margerita- IL SOMMELLIER FISAR1 1 27-02-2009 15:25:47

Page 92: Il Sommelier n. 2/2009